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Autore: Bryluen    11/07/2007    2 recensioni
Piena estate, il sole brilla accarezzandovi la pelle, il mare vi invita a buttarvi tra le sue onde cristalline. Le sentite le risate di quella piccola comitiva? Due gemelli albini e due amiche del cuore stanno dando vita ad appassionate schermaglie d'amore. Provate a scorgere i fili invisibili che già si annodano e si sciolgono tra di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hola a todos dalla vostra Bry! Non sapete quanto mi siete mancati... Mi spiace per il protratto ritardo, ma ero in vacanza e non avevo internet per aggiornare :(   In compenso dal mare vi ho portato come souvenir, un nuovo capitolo della ficcia bello lungo e succoso! Spero tanto che vi piaccia, (leggete e lasciate tanti commentini^^ please!!)...La storia va avanti:

Il copriletto era rosa, il marmo che ricopriva la scrivania era rosa, il legno dei mobili graziosamente intagliato; tutto in quella camera ispirava un che di romantico, eppure... il chaos. Vestiti pressocchè ovunque, piegati, ammappinati, disordinati,  per terra, sul letto, sulle sedie; insieme a questi, giacevano gioellini, fasce per capelli, carica batterie per ogni sorta di oggetto moderno, penne quaderni e tutte le cianfrusaglie che possono essere indispensabili per un adolescente.
No, non stava traslocando
No, non c'erano stati i ladri.
Si, Sveva stava facendo la valigia. Aveva detto alla sua amica che sarebbe partita presto, il tempo di mettere mezza casa in un trolley. Federica non poteva sapere che Sveva non stesse scherzando.  La ragazza infatti, sebbene non pensasse molto alla moda, aveva imparato da sua madre che  per andare in vacanza è  indispensabile quasi ogni cosa: abiti da mattina, pomeriggio e sera, per il caldo e per il freddo, per cene eleganti ed informali, e con questi ogni sorta di accessori, dalle scarpe al mascara, dalla borsa al bracciale. Se si aggiungeva che la ragazza tenesse molto, anche troppo a quello che la mamma considerava  futile, alias libri, computer, i pod, magliette assurde e completi improponibili, si sarebbe capito perchè era la terza volta che  faceva la valigia ma questa rifiutava di chiudersi.
Uno squillo prolungato: il cellulare, anche quello sepolto da qualche parte. - Oh cavolo- Gemette la ragazza guardando la sua bella camera assomigliare ad un campo nomadi, ma nomadi molto disperati e disorganizzati.  Con velocità strabiliante iniziò a gettare tutto all'aria, per cercare la fonte della musichetta, -Andiamo lo so che sei qui, cellularino, dove sei? Per favore vieni fuori-  Si, stava proprio parlando all'apparecchio come se questo la potesse ascoltare, la melodia continuava,-Ti preeego- Un ultimo lamento, Sveva sapeva che non avrebbe trovato il cellulare prima di mezz'ora, si accasciò al suolo. Eccolo! Il cassetto della biancheria intima mezzo svuotato faceva intravedere un filo di luce tra i pizzi - Chi è?- Aveva risposto subito, senza neanche guardare il display.
-Scema come sarebbe a dire chi è? Ti si è resettata la memoria, che non vedi il mio numero? E comunque dovresti saperlo a memoria, quindi non hai scuse!! Ahaha- La voce di Federica, esageratamente alta, le ferì l'orecchio. E l'ultima risatina ironica non le era piaciuta per niente.
- Non disturbarti a riprendere fiato! E comunque la mia memoria è a posto, solo non ho guardato il display. -
-Allora sei scema!- Rise in modo aggraziato stavolta - Che fai? - Eccola, la domanda a cui sveva non avrebbe mai voluto rispondere. Non c'era altro modo: non sapeva mentire. Si guardò intorno, e sospirò rumorosamente.
-Faccio la valigia- La biondina pronunciò la frase con una gravità degna di un imperatore che annuncia al popolo la guerra imminente. Un urlo dall'altra parte
-Ancora???- La faccia di Federica sembrava il muso di un pesce palla, la sua sorpresa era totale -Ma ti ho chiamato stamattina, e la stavi facendo, ieri e la stavi iniziando.... voglio dire andiamo in un paesetto sperduto mica a Miami, infila qualche top, costumi, e sandali, no?- La brunetta parlò come se avesse appena rivelato all'amica un Dogma.
-Si ma la mattina si muore dal caldo e la sera fa freddo, e poi se andiamo a ballare? Se mi schizzo di olio mangiando gli spaghetti? E  se...- Sveva non sapeva che Federica aveva smesso di ascoltarla già da un pezzo. Sospirò fortemente, era stressata, la camera era un casino, e lei scoppiava di caldo..-Ok, faccio come dici tu. ti chiamo appena ho finito.- La comunicazione fu interrotta, Federica non ebbe il tempo nemmeno di esprimere la sua soddisfazione di aver avuto ragione.

Casa Parini: un telefono squilla, - Fede è per te!!- Una voce di donna .
-Chi è???- La voce di Federica distorta.
-Sveva - Ancora la voce di donna: la madre di Federica
-Ho finito!-
-Ciao Svevy, anche io sto bene, grazie!- Disse Federica ironica
-Scusa, hai ragione è solo che....ho finito!!- Il vecchio legno del letto che si ricordava almeno tre generazioni di ragazze Mirelli, scricchiolò quando Sveva vi si gettò a peso morto. La camera era tornata normale, il che voleva dire un disordine accettabile. La famosa valigia era davanti al letto, molto rigonfia, perchè nonostante tutto la biondina non aveva rinunciato ad infilarci almeno due o tre capi per ogni occasione.-Mi sembra impossibile, la valigia è chiusa, cioè hai presente quando i due lembi della cerniera combaciano, e non si vede la roba che ci sta dentro??- La biondina era estasiata, parlava come una bambina che vedeva per la prima volta un ruota panoramica.
-Ahhh...insomma è come una valigia chiusa!- Federica ruppe l'incanto, con una voce un po' secca, un po' ridente.
-Tu hai finito la tua?-
-Io si da un pezzo! Senti però adesso devo scendere, ci sentiamo dopo.- La comunicazione fu di nuovo chiusa. La ragazza volse lo sguardo, era ancora in pigiama,  la camera  sembrava un mare in tempesta, la valigia, dopo essere stata disfatta cinque volte, aspettava ancora il suo carico definitivo.
L'indomani: 
occhiali da sole sul naso,T- shirt,  pinocchietti per una, jeans lunghi per l'altra, nella stessa città ma in quartieri differenti le due amiche salivano sulla macchina dei genitori. Il viaggio per la costiera non sarebbe stato lunghissimo, ma con  quel caldo, e le auto ingombre di bagagli il  percorso sarebbe risultato pesante. Nelle due ore che seguirono  i genitori delle due amiche furono ossessionati da piccole melodie e trilli, segni di un continuo scambio di sms fra le due. Sveva a cui piaceva  il paesaggio montano che si stendeva poi quasi a picco verso il mare, guardava insistentemente dal finestrino della loro macchina metallizzata. Ad un certo punto l'auto dei genitori fu superata da una lussuosissima Porche, vide una donna al volante, qualcuno accanto a lei era immerso in una cartina stradale, cercò di guardare gli occupanti dei sedili posteriori, vide solo una figura possente dal  capo argentino.

Eva sostava in un punto preciso del corridoio, guardava alternativamente da un lato e dall'altro, senza riuscire a capacitarsi. da dove si trovava, infatti,  poteva vedere contemporaneamente le stanze dei figli. Due camere, di ugual misura, una di fianco all'altra, eppure sembravano appartenere a due case, forse a due mondi diversi. E quel giorno si notava ancora di più.
Dante, in bermuda e torso  nudo, girava per la stanza, saltellando come un capo indiano, sulle note di uno sconosciuto gruppo rock, di cui l'unica cosa notevole era la chitarra elettrica che, come diceva lui, "spaccava di brutto."  Dandosi grandi aria da star,  aveva aperto, o per meglio dire spalancato  tutti i cassetti della camera, tutte le ante degli armadi, sorprendendosi della roba che c'era dentro, come se quella non fosse la sua stanza, e lui fosse una specie di capitano di polizia alle prese con una perquisizione. L'unica cosa ancora chiusa era il balcone.Il fratello che stava passando nel corridoio vide l'opera di Dante
- Ma perchè diamine non apri il balcone, fa un caldo insopportabile- Stava per mettere la mano sulla maniglia quando qualcosa gli passò a pochi centimetri dalla testa, facendo una grande evoluzione in aria,
-NOOOOOOOOOO- Urlò Dante, Vergil aveva aperto il balcone per qualche millimetro,e qualcosa di quel carico aereo si stacco dal mucchio e cadde sui vetri, senza danno.
-Ma che cavolo stai facendo sei impazzito- Pausa ad effetto -Peggio del solito?- Il bell'albino aveva il volto paonazzo; mentre parlava il misterioso carico aereo era caduto vicino al letto dove stava la valigia del fratello, e disfacendosi  si era potuto constatare che altro non era se non una ventina di maglie arrotolate.
-Ma sei tu il pazzo- La mano di Dante sui vetri del balcone a rischiare di romperli. -Volevi far cadere tutta la mia roba di sotto?Ammettilo!- La faccia di Dante, era quella di un bambino offeso, quando i genitori lo mettono lo mettono in castigo senza ragione.
- Ti pare normale, che tu per farti il bagaglio fai volare la roba per la stanza, e magari ti metti anche ad urlare strike, se centri la valigia?- Disse Vergil,  Dante era sorprendentemente serio, il fratello non capiva come mai non gli fosse riuscito di offenderlo.
-Conosci altro modo di fare la valigia?- Prese una serie di jeans dall'armadio e li scagliò nella valigia, centrandola, i capi di vestiario era spiegazzati e ammassati -Strike- Urlò Dante saltando furiosamente sull' assolo di chitarra del cd rock.
Vergil uscì dalla camera, lasciando che il fratello lanciasse il resto della sua roba per la camera, chiedendosi in quel mare di t- shirt e jeans strappati se si sarebbe portato anche qualcosa di decente.
Eva ritornò nella sua postazione, dopo essersi allontanata per un poco. Questa volta si volse e dalla stanza rossa e nera piena di poster e biglietti di chissàcosa, passò alla camera blu e grigio chiaro, in cui stava Vergil , osservò per un po' la stanza, come sempre perfettamente in ordine, i pesanti mobili di legno scuro, e i disegni appesi alle pareti davano un atmosfera di autorevolezza gotica, che contrastava con quella euforia rockettara  che si respirava in camera di Dante.
Vergil era chino sulla sua valigia, piena quasi per metà, le camice i pantaloni e il resto della biancheria, erano perfettamente piegati, il tutto era disposto in ordine, come se ogni panno avesse un posto già predisposto, il ragazzo in tuta nera, andava e veniva dalla cassettiera e dall'armadio, prendendo poche cose alla volta, e riponendole con gran cura, i suoi gesti erano sempre equilibrati e rilassati. La madre sorrise avvicinandosi a quella camera, in cui non si sa come si riusciva a sentire della delicata  musica da camera in cui predominavano gli archi, senza che il rock spacca timpani della camera affianco disturbasse quella concentrazione.
-Ciao mamma- Il giovane regalò alla donna uno dei suoi sorrisi più belli, gli occhi azzurri guardavano teneri Eva, come un cucciolo appena nato guarda la mamma. Dimenticò i preparativi, si alzò mettendosi dritto in tutta la sua statura, raggiunse la donna e la cinse per le spalle, silenziosamente in un gesto d'affetto. Eva che posava la testa sul petto del figlio pensò che tutto in lui era quieto, Vergil sapeva manifestare anche la peggiore furia restando calmo, pensò mentre rifletteva su quanto fosse cresciuto e di quanto ora la superasse. Rivide nella sua naturale eleganza un tratto di Sparda, ciò la commosse, ma non permise alle lacrime di rigarle il viso: non voleva inquietare i gemelli.   Proprio in quel momento, dalla camera attigua giunse un urlo distorto, Dante imitava il suono di un basso. Vergil sospirò e si sedette sul letto. -Cosa bisogna  fare con lui mamma?- Chiese ingenuamente Vergil, sentendosi  di gran lunga superiore a quella bestia di fratello; la madre con un sorriso duro lo scosse il capo
-Nulla, bisogna solo avere tanta pazienza,ed amarlo per come è.  Ha l'energia di un bambino, e la stessa voglia di fare. Entrambi avete la forza di vostro padre, ma tu la tieni silenziosamente riposta, mentre lui la esprime e la mostra alla gente, non per questo è da rimproverare - Così si espresse ancora una volta la saggia Eva. Non appena il suono della sua voce si estinse, si udì un tonfo: un boxer  era sbattuto contro la parete del corridoio, la testa di Dante fece capolino.
-Ho sbagliato mira- Disse facendo una smorfia buffa.

Sembrava un arcobaleno racchiuso in un portabagagli. Rosso fuoco, blu elettrico, giallo acceso, nessuno degli Sparda aveva rinunciato ad un bagaglio colorato. Stremati dopo molte ore di aereo ed una breve sosta all'aeroporto di Napoli, con un jet-lag pesantissimo sulle palpebre, disposero i bagagli nella porche noleggiata da Eva, per percorrere gli ultimi kilometri che li separavano dall'arrivo.
La strada si biforcava, di nuovo, per la terza volta senza dare indicazione, Eva spazientita aveva acceso le quattro frecce, mentre i gemelli guardavano nervosamente gli stradari, insultandosi a vicenda- Di qua imbecille- -Ma no a destra troglodita-; -DRITTO HO DETTO!-  Al sedile posteriore,  Vergil spazientito aveva alzato la voce con un tono basso e che non lasciava spazio alle contraddizioni, non per niente finora avevano seguito le sue indicazioni e sembrava che ancora non si fossero persi Eva ingranò la marcia e filò dritto. Un cartello pochi chilometri dopo indicava la loro destinazione, mentre Vergil si rilassava guardando le montagne beandosi di avere avuto ragione ancora una volta, mentre Dante accanto alla madre osservava ancora lo stradario, benchè fossero in una strada senza incroci, chiedendosi ancora come avessero trovato il percorso giusto. superarono una macchina metallizzata; dopo un altri quaranta minuti smontarono dalla macchina.
-Finalmente siamo arrivati!- Gridò Eva felice come una bambina
-Ci voleva, non ne potevo più di viaggiare senza raggiungere la meta- Disse Vergil massaggiandosi la nuca e guardando verso il mare .
-Eh, eh vecchia volpe- Una manata di Dante, che non sembrava per niente stanco,  sorprese il fratello- Davvero carine eh?-

Davanti al mare due ragazze una bionda, una castana, occhiali da sole sul naso,T- shirt,  pinocchietti per una, jeans lunghi per l'
altra, si stavano abbracciando rumorosamente.
  
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