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Autore: drawandwrite    25/12/2012    1 recensioni
Protagoniste di questa storia saranno Nagisa e Honoka, una buona parte sarà assegnata a Shogo Fujimura e farà la sua apparizione anche Hikari.
Dopo un lungo tempo di pace, le amiche sono ormai convinte di aver chiuso con l'esercito del male. Ma un avvenimento inaspettato le costringerà a sfoderare le loro armi migliori per contrastare l'ormai imminente ritorno del male. Per una sfortunata coincidenza Shogo verrà coinvolto e spetterà alle Pretty Cure trarlo in salvo senza farsi smascherare.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nagisa cercò a tentoni il tasto per far tacere la sveglia che aveva preso a suonare ad un livello fuori dal normale.
Quando finalmente riuscì a zittirla si rese conto che, come sempre, era terribilmente in ritardo.
Balzò fuori dalle lenzuola e tentò di trovare le sue ciabatte, immerse nella confusione della camera.
Scese in cucina e fece colazione frettolosamente, poi si pettinò e si vestì.
Per far sì che si svegliasse completamente si gettò dell’acqua freddissima sul viso; Le mancò il fiato, ma almeno funzionò.
Mentre stava infilando i piedi nelle scarpe da tennis, comparve sua madre.
-Dove vai Nagisa?-
-Esco- rispose semplicemente lei.
-Oh, già, vai alla festa- disse Rye, con fare da finta tonta.
-Si- confermò Nagisa.
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante.
-E con chi ci vai?-  Riprese Rye, mentre un sorrisetto astuto si faceva strada sul suo viso.
Nagisa si voltò a guardarla con aria perplessa.
-Con Honoka, ovviamente- Rispose infine.
-Oh, solo con lei?-
-Mamma, sono in ritardo-
-Oh, avanti dimmi solo se c’è anche …-
-Ciao, mamma-
Nagisa troncò il discorso uscendo affrettatamente di casa.
La sua caviglia era tornata quasi del tutto come prima, perciò si poteva permettere una leggera corsettina .
E dal momento che era spaventosamente in ritardo, ne approfittò con piacere.
Vide in lontananza che Hikari, Shogo e Honoka erano già sul luogo prestabilito per il loro incontro.
-Ciao- Salutò quando li ebbe raggiunti.
-Mai in orario, eh, Misumi?- Scherzò Honoka, agitandole l’indice davanti al naso.
-Ehm … scusate- Rise lei.
 
I quattro si inoltrarono nella festa di quel pomeriggio e, per un attimo, le Pretty Cure parvero dimenticarsi delle loro preoccupazioni.
Giunsero in prossimità della pista da ghiaccio.
-Nagisa, ti va una pattinata?- Gridò Hikari
La ragazza forzò un sorrisetto ironico –Andate voi, se volete. Ma io con i pattini ho chiuso- Rise, portando alla mente il ricordo dell’ultima volta in cui i suoi piedi avevano calzato dei pattini. Be’ aveva dedotto che lei e il ghiaccio non andavano decisamente d’accordo.
Ricordava anche che se non fosse stato per Shogo si sarebbe schiantata contro la balaustra. E forse ora sarebbe ancora spiaccicata là.
Lo cercò con lo sguardo, ma si accorse che non c’era.
Fu assalita dal panico.
-Dov’è Shogo?- Chiese, allarmata.
Honoka si guardò attorno –Non lo so, era qui fino a qualche minuto fa …-
Nagisa cominciò ad agitarsi e il pensiero che il Nemico l’avesse attaccato le fece salire un’ondata di gelo lungo la spina dorsale.
Si voltò e prese fiato per chiamarlo.
-SHOG....!!!-
Si interruppe bruscamente, trovandosi di fronte al ragazzo.
Si sentì avvampare.
E si ritrovò a dire qualcosa di molto intelligente, come –Ah, p-pens… cioè,i-io … o meglio … -
Lui le sorrise –Ero solo andato a prendere qualcosa da bere. Vuoi?- Disse, porgendole una lattina di tè al limone.
Lei prese la lattina farfugliando un “grazie” piuttosto impacciato.
Andò a sedersi ad un tavolo non lontano dalla pista da pattinaggio, aprì la lattina e cominciò a aspirare il tè attraverso una cannuccia a strisce bianche e rosse.
Cominciò a soffiare nella cannuccia, producendo un brontolio causato dalle bolle nella lattina. Ora che era sola  e in silenzio, i pensieri  la ricondussero all’Esercito Del Male. Cominciò ad immaginarsi un possibile attacco nemico proprio lì, in quel momento: Viblis e Regine avrebbero potuto sbarazzarsi di loro con facilità, e per Shogo non ci sarebbe stata speranza. Forse non era stata una buona idea accettare quell’invito.
-A che pensi, Nagisa?-
Per poco lei non ingoiò la cannuccia intera.
-Shogo! Credevo fossi con le altre a noleggiare i pattini- disse
Lui scrollò le spalle –Non è divertente se non pattini anche tu-
Nagisa rimase interdetta  -Co-cosa?-
In tutta rispose il ragazzo le rivolse uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
Nagisa abbassò lo sguardo, riprendendo a bere il tè.
-Che ne dici, andiamo a fare un giro?- chiese lui ad un tratto.
Lei si grattò la fronte –Ehm, prima aspettiamo che facciano almeno una pattinata. Hikari mi ucciderebbe se la portassi via subito-
Shogo si mise a ridere.
Nagisa arrossì fino alla radice dei capelli –che c’è?- chiese imbarazzata
-Intendevo io e te- Disse lui.
Lei rimase a fissarlo con la bocca mezza aperta e un’espressione che, lo sapeva, non doveva farla sembrare molto intelligente.
Nagisa indicò Hikari e Honoka –Loro non vengono?- chiese in un soffio.
Shogo si trattenne dallo scoppiare a ridere nuovamente.
- solo noi due- confermò.
Nagisa sentì il suo stomaco fare una capriola. Incapace di formulare una frase che avesse senso, si limitò ad annuire.
Il ragazzo sorrise e, alzatosi, fece strada.
Camminando uno di fianco all’altro,s’ inoltrarono in uno di quei giardini pieni zeppi di fiori di ogni foggia e colore.
Il vento soffiava caldo sulle loro schiene, sollevando turbinii di petali dalle sfumature splendide.
-Ti piace?- Chiese Shogo
-Eh? Ah … si, certo- rispose Nagisa in tono un po’ confuso.
Si sedettero su una panchina.
Da lì pareva che i fiori formassero una distesa enorme simile al mare. Il vento ne muoveva gli steli, simulando onde morbide.
Shogo si appoggiò con i gomiti sulle ginocchia, in una posa piuttosto sciolta, come se si trovasse perfettamente a suo agio.
Nagisa invece era dritta e rigida come un pezzo di legno, e continuava a tormentarsi le mani sudate.
-Sei preoccupata?- Esordì lui.
-un po’- fu la risposta
Shogo alzò lo sguardo su di lei –io credo in voi. Sei tu che non credi più in te-
Nagisa si agitò sulla panchina. Mi legge nella mente. Pensò turbata.
-Il fatto è che prima…- cominciò lei
-prima? Da quanto tempo combattete?- la interruppe lui
-Qualche anno-
Shogo sembrò stupito. –Non deve essere stato facile-
Lei sospirò -Be’ perlomeno prima i nostra amici non rischiavano la vita-
Dopo quell’affermazione, Shogo si chiuse stranamente in un silenzio ostinato.
Nagisa cominciò a temere di aver detto qualcosa che non andava.
Passò ancora qualche secondo, poi Nagisa non riuscì più a trattenersi: -Ho detto qualcosa che non va?- chiese timorosa.
Lui rimase impassibile –amico- disse
-cosa?-
-Nagisa, sono un amico per te?-
Il cuore della povera ragazza prese un colpo.
-Ce-certo che lo sei-
No, dannazione! Non era questo quello che avrei dovuto dire! Pensò
Lui si raddrizzò, fino ad adagiarsi sullo schienale della panchina.
Di nuovo un attimo di silenzio scese a torturare Nagisa, mentre lei si malediceva in tutte le lingue di sua conoscenza.
Non ho paura di affrontare un esercito del Nemico e ho paura di parlare con Shogo?  Si chiese con rabbia.
Prese un gran respiro e ricordò le parole incoraggianti di Honoka e Hikari.
-No!- Urlò, rompendo il silenzio –No che non lo sei, dannazione!-
Shogo si voltò a guardarla, sorpreso.
Lei sentì il suo viso andare letteralmente a fuoco.
Sul viso di Shogo andò disegnandosi un sorriso.
-Allora lascia che…-
Una folata di vento improvvisa li travolse con tanta violenza da far mancare loro l’appoggio della panchina.
Nagisa cominciò a sudar freddo.
Rimase a guardare agghiacciata due figure femminili che si stagliavano sul cielo, paradossalmente sereno e splendente.
-Scappa!- Urlò a Shogo.
  
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