Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: Tomi Dark angel    26/12/2012    5 recensioni
-In realtà avrei bisogno del vostro aiuto, tesorini. O meglio, non io, ma Castiel.- spiegò.
Dean sbarrò gli occhi e sentì una punta di apprensione farsi spazio nel suo petto. –Castiel? Che è successo?-
Gabriel spostò il peso del corpo da una parte all’altra, a disagio.
-C’è stato un incidente durante un combattimento con i demoni e…
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando Castiel raggiunge Raphael è ormai sera e l’angelo si libra nel cielo avvolto da un mare di piume azzurrine che sbattono lentamente e con pazienza per trattenere l’angelo nell’abbraccio del vento. Gli da le spalle, ma Castiel sa che Raphael si è accorto del suo arrivo, perciò non si sforza di nascondersi o di attaccarlo all’improvviso.
-Ti aspetto da un pezzo, Castiel.-
-Mi dispiace. Credevo che fossi molto attaccato alla vita, ma a quanto pare sei ansioso di trapassare.-
Raphael ride, si volta e lo trapassa con uno sguardo di ghiaccio, le labbra contratte in un ghigno crudele. Castiel lo osserva, ma non ha paura. Non ne ha motivo.
Il suo unico pensiero è Dean. Il suo umano, colui per il quale sta per sacrificare anche l’ultimo pezzo di se stesso. È un ottimo modo per andarsene, per questo non ha motivo di pentirsi della scelta che ha fatto. Il suo unico rimpianto appartiene alle diverse occasioni in cui avrebbe potuto e voluto stringerlo a sé, baciarlo e poi fuggire con ancora il suo sapore sulle labbra.
Inutile, piccolo angelo. Lui, così insignificante rispetto alla magnificenza di un arcangelo le cui sei ali sbattono pericolose, tagliando il vento in miliardi di pezzi. Castiel è ferito, indifeso, e non ha intenzione di combattere. Non ne ha la forza.
-Mi prendi in giro, traditore? Pensi che con questo tuo gesto eroico salverai il biondino dalla forca?-
-Penso che così salverò molte più persone.-
-E dimmi, cosa ti porta ad illuderti tanto?-
Allora Castiel incrocia fieramente lo sguardo di Raphael e sorride con dolcezza, senza aggressività o cattiveria. È un sorriso puro, sincero, che richiama alle migliaia di volte in cui si è sentito felice. Incredibile a dirsi, ma tutti coloro che hanno scatenato in lui questa emozione se li è lasciati alle spalle. L’ha fatto perché loro meritano la vita, perché è giusto che Dean viva una vita serena senza angeli e demoni. Per questo lui deve sparire.
-La consapevolezza che, al contrario di te, io non ho niente da perdere.-
Raphael digrigna i denti e in pochi istanti le sue ali sbattono con rabbia e l’arcangelo estrae la spada angelica. Si slancia in avanti mentre Castiel inclina il capo con espressione pacifica e spalanca le braccia.
Il colpo è preciso, diretto, e va a segno senza sforzo.
Castiel sbarra gli occhi per la sorpresa, le labbra schiuse in un muto lamento. Il suo sguardo si fa spaventato per qualche istante prima di essere invaso da un’ondata di gelida decisione. Afferra entrambe le mani di Raphael, stringendogli le dita contro l’elsa gelida della spada e affonda ancora di più il colpo per essere sicuro che l’arma non venga estratta dal suo corpo.
-Che diavolo stai facendo?!- ruggisce Raphael, sbattendo le ali preoccupato, ma Castiel non risponde. Si posa due dita sulle labbra schiuse e le ritrae sporche di sangue e Grazia che sgorga come un sottile rivolo luminoso insieme al liquido rosso scuro.
-No, fermo!!!- grida allora Raphael, lottando per liberarsi dalla presa ferrea di Castiel, che sbatte le ali con forza e le piume ora affilate incidono le ali più piccole dell’arcangelo, facendolo gemere. La mano dell’angelo dagli occhi blu corre fulminea alla fronte di Raphael e vi disegna un simbolo complesso, che tuttavia Castiel conosce così bene da riuscire a tracciare le linee in una manciata di secondi.
Raphael rovescia gli occhi e la testa all’indietro e scatena nell’aria un grido straziato. Dei potenti raggi di luce sgorgano come fiotti di vita dagli occhi e dalla bocca, riversandosi nel corpo di Castiel, avvolgendolo in un abbraccio lucente che quasi soffoca il suo tramite. Per un istante il sole si oscura, coperto dalla luminosità dell’arcangelo morente e il cielo si annuvola, preavvisando la catastrofe che sta per avvenire.
Castiel sente l’anima di Raphael schiacciare la sua, lottare per uscire dal corpo che egli stesso ha trafitto a morte, ma Castiel lo afferra con le sue ultime forze e ordina alla mano di Jimmy Novak di ruotare il polso, costringendo la lama a incidere in un’ultima, definitiva stoccata.
Il dolore esplode, Castiel e Raphael urlano straziati, spandendo nell’aria la gravità delle loro vere voci. Infine, il corpo di Jimmy e quello del tramite di Raphael crollano verso il suolo come gocce di pioggia. Le ali scompaiono, disintegrandosi in uno schiocco di ossa spezzate e le poche piume che si staccano da esse si sbriciolano ancor prima di toccare il suolo. Quando la luce fuoriesce dagli occhi e dalla bocca del tramite di Castiel, l’angelo non ha più la forza di urlare.
Dean.
Il suo ultimo pensiero corre agli occhi di giada del cacciatore, alle sue incomprensibili battute sarcastiche e alla pelle morbida che Castiel si è concesso di sfiorare un’ultima volta prima di lasciarlo per sempre. Vorrebbe chiedergli perdono per essergli stato di peso più volte, vorrebbe ringraziarlo per averlo salvato. Sì, perché in realtà Castiel sente di non aver mai tratto in salvo Dean, semplicemente perché, facendosi tirare fuori dall’inferno, è stato il cacciatore a salvare l’angelo da una vita senza emozioni e senza amore.
Castiel chiude gli occhi e la sua anima va in frantumi, sbriciolandosi con gli ultimi pezzi di luminosità rimasti. Non avvertirà mai il dolore dell’impatto con il terreno, semplicemente perché quando il corpo di Jimmy Novak cadrà di schianto al suolo, il suo angelo sarà già morto.
Poco lontano dalla scena, un giovane uomo cade in ginocchio, coprendosi gli occhi con le mani trasparenti di fantasma. In sogno come nella realtà, Dean Winchester grida la sua perdita al cielo e al mondo intero.
 
La prima cosa che Dean vide appena schiuse lentamente le palpebre fu il leggero fascio di luce dorata che cadeva a bagnare il piccolo muro bianco inalberatosi sul davanzale della finestra spalancata. Faceva freddo, ma l’aria era frizzante, pulita.
Dean si alzò a sedere, debole ma in salute. Gli sembrava di essere appena uscito dal coma. Ricordava di essere svenuto, ricordava le dita di Castiel sulla fronte e poi il buio, subito sostituito dalla terribile visione di… lui… che moriva.
Dean si prese la testa tra le mani, incapace di chiudere gli occhi per paura che le visioni tornassero. Voleva chiamare Castiel solo per sentirsi dire che aveva fatto solo un brutto sogno, che era tutto a posto e che l’angelo era vivo. Dean pregò che quegli occhi blu mare lo guardassero ancora, che quella voce baritonale parlasse per lui, anche solo per pronunciare il suo nome.
Inutile. Tutto inutile.
Dean sapeva e aveva capito. Si guardò l’impronta impressa a fuoco sul braccio e sbarrò gli occhi quando notò che questa si vedeva appena: il marchio di Castiel stava sparendo.
-Dean?-
Sam entrò nella stanza, guardandolo come se non credesse ai suoi occhi. Dean lo fissò smarrito, gli occhi colmi della domanda che suo fratello temeva. Sam tremò, incapace di parlare, di dirgli che Castiel non c’era più. Avrebbe mai avuto il coraggio di spezzargli il cuore due volte, menzionando a voce alta colui che Dean avrebbe cercato in eterno come un pezzo d’anima perduto?
Ci pensò il maggiore dei Winchester a sollevare Sam dal dubbio amletico che lo affannava. Si costrinse a sorridere lievemente, stringendo i pugni in grembo al punto di conficcarsi le unghie nella carne.
-Va tutto bene, Sammy. Ho capito.- disse con voce stanca, distogliendo lo sguardo dall’espressione distrutta di suo fratello.
-Dean, io…-
-Sto bene. Ora lasciami solo.-
-Dean…-
-FUORI!!!-
Sam sussultò, colto di sorpresa dall’urlo di suo fratello. Dean tremava e aveva gli occhi sbarrati per impedire alle lacrime di fuoriuscire. Era dalla morte di suo padre che non sentiva il bisogno di piangere in quel modo, ma non voleva farlo davanti a Sam, perché lui, Dean, era il maggiore, e doveva essere forte per tutti e due.
-No.- rispose Sam deciso, chiudendosi la porta alle spalle. Si sedette per terra e poggiò la schiena contro la fiancata del letto, rivolgendo gli occhi altrove per evitare a Dean l’umiliazione di farsi vedere in lacrime. Sapeva che suo fratello era un tipo solitario, ma stavolta Sam avrebbe fatto come richiesto da Gabriel: non avrebbe lasciato Dean da solo e se necessario, avrebbero sofferto insieme.
Dean sbuffò.
-Non ho dieci anni, Sammy, perciò porta il tuo culo fuori di qui.-
-No.-
-Conosci solo questa parola? Cos’è, il tuo cervello retrocede, Benjamin Button?-
Sam rimase in silenzio, evitando di regalare al fratello una buona scusa per attaccare briga. Chinò il capo, fingendo di non guardare, di non ascoltare. Dean sembrò capire e apprezzare il gesto perché tornò a distendersi tra le coperte, dandogli però la schiena.
-Non gliel’ho mai detto.- disse all’improvviso con voce incolore. –Non gli ho mai detto grazie. Io lo guardavo sacrificarsi e non dicevo niente, davo per scontato che combattesse per noi e spesso sputavo anche sui suoi sforzi. Adesso l’ho perso e… e mi accorgo che non gli ho mai detto…-
Dean tremò, afferrandosi il bicipite sul quale era impressa a fuoco la flebile impronta di Castiel, l’ultima traccia di lui che aleggiava sulla terra. Gli sembrava quasi di sentirlo respirare nuovamente attraverso quel contatto e se si sforzava forse avrebbe potuto immaginarselo lì, in piedi davanti alla porta con quegli occhi azzurri, brillanti di mille domande da bambino.
Dean strizzò gli occhi, graffiandosi il braccio con rabbia. Non c’era più, Castiel era scomparso.
-Lui lo sa.- disse Sam all’improvviso.
Dean si voltò e lo vide osservare sereno il raggio di sole che filtrava dalla finestra. Dean non lo vedeva così tranquillo da anni e sembrava che Sam avesse ritrovato la fiducia nel futuro, una fiducia che lui, Dean aveva perduto.
-Castiel era un angelo, Dean. Lui guardava attraverso i tuoi occhi per spiare la tua anima. Sono certo che abbia già visto quanto bastava per sapere cosa avresti voluto dirgli. Una volta ti disse che non avevi fede, ricordi? Me lo raccontasti tu. Be’, stavolta sono io a dirti che devi credere in lui e non abbandonare l’idea che da qualche parte, fosse anche solo dentro di te, Castiel vive ancora. Non lasciarlo morire anche nei ricordi e ringrazialo a modo tuo, senza dimenticare.-
Dean inspirò lentamente, chiudendo gli occhi per calmarsi. Alla fine le lacrime uscirono, e pesarono come macigni. Dean le sentì scivolare lungo le guance, il mento, e infine cadere nel vuoto come era accaduto al suo angelo. Ma per cosa stava piangendo il cacciatore? Per Castiel o per se stesso?
Sam lo ascoltò singhiozzare e chiuse gli occhi, impotente. Sapeva che Dean ci avrebbe messo tempo per riprendersi e che forse l’ombra della morte di Castiel non avrebbe mai abbandonato del tutto il cuore di suo fratello.
-Buon natale, fratellone…-mormorò a bassa voce, mescolando gli auguri al respiro spezzato di Dean.
§§§§
Dean e Sam ripresero a cacciare dopo poco più di un mese e straordinariamente, Dean permise a Sam di guidare per tutto il tragitto che li avrebbe portati a Ohaio, dove un poltergeist particolarmente violento si era divertito a fare a pezzi cinque persone in due mesi.
Il fatto che Sam fosse al volante decretava quanto Dean stesse male: fino ad allora aveva dormito poco e male, svegliandosi in piena notte tra le urla e il sudore, per non parlare dell’indifferenza che ostentava davanti ad ogni cosa. Non sorrideva, non scherzava più. Sembrava che qualcosa, o meglio qualcuno, lo avesse svuotato di ogni umana emozione.
Sam e Bobby avevano cercato di risollevargli il morale in tutti i modi (Bobby era arrivato addirittura a ordinargli una torta), ma non c’era stato verso di rivedere il suo sorriso. Dean sembrava morto, spento e perfino quando, una volta arrivati a Ohaio, lui e Sam si trovarono a lottare con il poltergeist e i coltelli da cucina con cui cercava di infilzarli, non riuscì a provare un minimo di soddisfazione nel rispedirlo da dove era venuto. Ormai neanche la caccia aveva un senso, e quando Dean realizzò questo pensiero si sentì perduto, perché senza la caccia, lui non era niente.
-Io esco.- annunciò Dean, alzandosi in piedi. Non ne poteva più di sentirsi pensare, aveva bisogno di svago e di una birra.
-Dove vai?- si preoccupò Sam.
-A bere una birra. A più tardi.-
Dean uscì all’aria fresca della sera e salì sull’Impala. Inserì le chiavi nel quadrante e accese, partendo con una sgommata e un ruggito furioso del motore. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, di alleggerire quel peso che gli gravava sul petto. Ovunque si girasse vedeva Castiel, anche nelle cose più stupide, e questo lo stava uccidendo. Erano quasi tre mesi che andava avanti così, ma per quanto si sforzasse, Dean non riusciva a dimenticare, a vivere come un tempo.
Dean accelerò e accese lo stereo, spandendo nell’abitacolo dell’auto le note ruggenti di “Back in Black” degli ACDC. Era una musica rabbiosa, proprio come i suoi pensieri.
Odiava se stesso perché si stava dimostrando terribilmente debole.
Odiava Castiel perché si era lasciato ammazzare in quel modo, abbandonandolo.
Odiava il mondo perché restava indifferente e immutato alla morte del più bello degli angeli.
Dean socchiuse gli occhi, imboccando la strada che portava fuori città. Si allontanò dal centro abitato, diretto ovunque gli ordinasse la mente. Stava andando veloce, troppo veloce. Toccare i duecento all’ora non era da lui, ma Dean non ci badò.
Accadde tutto in un istante e Dean a stento riuscì a focalizzare la sequenza di avvenimenti.
Una voce gli sfiorò l’orecchio; lontana, remota, eppure reale, colma di un muto avvertimento.
-Dean.-
Dean sbarrò gli occhi, stringendo le dita sul volante con tutta la forza che aveva. Lo spavento e la confusione lo condussero a schiacciare il freno con più foga del dovuto. I freni dell’Impala stridettero, le gomme sfregarono sull’asfalto, bloccandosi mentre Dean sterzava per evitare lo spartitraffico laterale. L’auto virò in un principio di testacoda e il suo conducente fu sbalzato contro il volante, dove sbatté la testa quando riuscì a inchiodare, non senza aver urtato qualcosa di grosso e pesante.
-Porca puttana…- gemette, premendosi una mano sul naso dolorante che grazie al cielo non perdeva sangue. Scrollò il capo per cercare di schiarirsi le idee scombussolate dopo la botta e scese dall’auto. La aggirò con cautela, pregando il cielo e tutti i santi nei quali non credeva di non trovare ammaccature.
-Che cazz…-
Aveva.Investito.Un.Cane. Un fottutissimo cane grosso, massiccio, dal lungo pelo talmente nero da rasentare sfumature bluastre e due grandi orecchie a punta. Era una bestia magnifica, Dean doveva ammetterlo.
-Merda…-
Dean si chinò per affondare la mano nel pelo soffice del cane, che non si mosse. Respirava. Era tramortito, con un rivolo di sangue che sgusciava tra le zanne candide della bocca schiusa, ma quantomeno respirava ancora.
Perfetto. E adesso?
Dean si agitò sul posto, a disagio. Non poteva lasciarlo lì, anche perché non poteva ignorare di essere stato lui a metterlo sotto. Poteva avergli spezzato qualche osso, e poi se lo avesse semplicemente spostato e fosse andato via, molto probabilmente il cane sarebbe morto. Non sembrava un randagio, anche perché sembrava un animale di razza e anche molto ben curato, visto il pelo perfettamente pettinato e lucido come il manto di un corvo… già…
Dean accarezzò nuovamente il cane, riavvolgendo il nastro dei ricordi a quando una versione più serena di lui affondava le dita in un mare di piume argentate. La loro morbida consistenza era lontana anni luce da quella del pelo di un banale cane, ma questo aveva qualcosa di diverso, come se il suo manto si avvicinasse a qualcos’altro, una parte di Castiel che Dean aveva dimenticato.
-Cazzo…- Dean si guardò intorno alla disperata quanto inutile ricerca di un eventuale soccorso che lo sollevasse dalla responsabilità di portarsi dietro un cane più morto che vivo. –Coglione il cane che attraversa al momento sbagliato e coglione io che l’ho investito… e che cazzo!-
Alla fine, dopo mezz’ora di ripensamenti, Dean imboccò la via del ritorno con in bocca un fiume di bestemmie e un grosso cane nero disteso sui sedili posteriori. Se gli riempiva la macchina di peli sarebbe stato meglio per la bestiaccia trapassare, e subito anche.
Dean parcheggiò l’Impala e aprì una delle porte posteriori, inspirando a fondo. Era ormai rassegnato all’idea di fare la figura dell’idiota, sperando che in quel motel accettassero la presenza di altri cani, o sarebbe stata la fine. Ma era possibile rischiare? E se avessero cacciato lui e Sam?
-Maledizione! Che giornata di merda…- mormorò, digitando il numero del fratello, che rispose al primo squillo.
-Dean?! Stai bene?-
-Sì Sammy, ma devi scendere, ho…-
Sam attaccò il telefono e pochi istanti dopo comparve trafelato nel parcheggio con indosso i suoi soliti jeans scoloriti e una canottiera messa al contrario. Sembrava sconvolto.
-Che è successo?! Sei ferito?-
-No, e piantala di starmi addosso. Ho… investito un cane.-
Sam sbarrò gli occhi.
-Che?!-
Dean si fece da parte per permettergli una breve visione dell’animale steso sui sedili posteriori dell’Impala. Sam si passò una mano sul viso, ma straordinariamente sorrideva.
-Non ci posso credere, te lo sei caricato in macchina…-
-Cosa cazzo dovevo fare, lasciarlo lì e andarmene?-
-Ma che cuore d’oro ha il nostro Deanuccio…-
-Chiudi quella cazzo di bocca, Samantha.-
-Coglione.-
-Puttana.-
Sam sorrise sollevato quando notò un leggero cambiamento nell’atteggiamento del fratello. Certo, Dean non sorrideva e non alzava la voce come avrebbe fatto di solito, ma il fatto che rispondesse con prontezza era già qualcosa.
-Perfetto, cosa facciamo ora? Lo portiamo da un veterinario?-
-No, chiami Gabriel e gli chiedi di curarlo.-
Sam trasalì al nome dell’arcangelo. Era dalla vigilia di natale che Gabriel non si faceva vedere, ma il loro ultimo bacio, il tocco delle sue dita sulla pelle, non erano mai usciti dalla sua testa. Sam pensava a lui giorno dopo giorno, chiedendosi spesso cosa provasse in realtà nei confronti dell’arcangelo, ma l’unica risposta che il suo santissimo cervello gli inviava era un mare di immagini assolutamente indecenti di Gabriel disteso gemente e sudato su un letto, le ali per metà distese lucenti alla penombra della stanza, i muscoli tesi nel piacere estremo che lui, Sam, gli procurava nei modi più disparati.
-Perché devo chiamarlo io?!-
Dean scrollò le spalle, ritrovando la solita maledetta indifferenza. –Pensavo che potesse esserci utile, visto che mi disturberebbe correre dal veterinario a quest’ora. Sappiamo tutti e due che risponde volentieri quando sei tu a chiamarlo.-
Sam avvampò, ma non poteva dargli torto: era chiaro come il sole che tra i due Winchester, Gabriel favorisse il minore, anche se grazie a Dio, Dean non sapeva fino a che punto.
-Io… dannazione, e va bene!- capitolò Sam, alzando le mani al cielo. Doveva confessare a se stesso che in realtà l’intera situazione gli dava solo un’ottima scusa per rivedere Gabriel, ma temeva che l’arcangelo avrebbe fatto qualche stupidaggine davanti agli occhi di Dean, e allora sarebbe scoppiato il finimondo.
-Perfetto, chiamalo.-
-Qui?-
-L’alternativa è distrarre il receptionist mentre l’altro attraversa mezzo albergo con un cane tramortito in braccio.-
Sam sospirò sconfitto. Dean non aveva tutti i torti, dopotutto. Trasse un profondo respiro, chiuse gli occhi e per sicurezza sfiorò il ciondolo che aveva appeso al collo, pensando con tutte le sue forze a Gabriel.
-Gabriel, verresti giù, per favore?- chiamò a mezza voce.
Ci fu un attimo di silenzio, di trepidante attesa, dopodiché Gabriel comparve. Sam si stupì e rimase un po’ deluso di vederlo vestito nuovamente dei soliti abiti umani e senza le ali in bella vista. Al contrario, l’arcangelo aveva i capelli scompigliati e il suo tramite sembrava dimagrito di qualche chilo.
-Ehilà, zuccherini! Tutto bene?- domandò, gustando con piacere il solito lecca lecca.
Dean arrivò subito al punto: -Ascoltami bene, testa pennuta, abbiamo un problema: non so quanto tu sia esperto in veterinaria, ma abbiamo un cane più morto che vivo in macchina e tu devi aiutarci.-
Gabriel inarcò il sopracciglio e allungò il collo per guardare oltre le spalle di Dean la figura massiccia del cane nero. Lo oltrepassò e, senza guardare Sam in faccia, andò a inginocchiarsi nell’abitacolo dell’auto, incastrandosi tra i sediolini posteriori e quelli anteriori. Accostò il viso al muso del cane, affondò una mano nel pelo liscio e morbido.
-Complimenti, hai messo sotto un bellissimo pastore belga groenendael* . Non ne ho mai visto uno così bello e grosso, devo ammetterlo. Questo qui è poco più basso di un alano… e sì, gli hai spezzato una zampa, fratturato una spalla e incrinato due costole. Facevi meno danni se gli passavi sopra e lo investivi di nuovo in retromarcia… complimenti, dolcezza.-
-Stai un po’ zitto e dicci se puoi aiutarlo e teletrasportarlo nella nostra camera.-
Gabriel lo guardò con un accenno di ilarità. Schioccò le dita e in un batter d’occhio il tutti e quattro si trovarono nella stanza del motel. Il cane era disteso sul letto, dove era anche inginocchiato Gabriel.
Sam osservò l’arcangelo, non mancando di notare che in qualche modo, Gabriel lo stava evitando. Non era da lui comportarsi così.
-Posso rimetterlo in sesto, tesorini.- annunciò alla fine Gabriel, battendo le mani. Dean respirò a fondo, rilassandosi e allora Gabriel premette una mano sulla fronte del cane e chiuse gli occhi.
La stanza buia fu inondata all’improvviso da un tenue bagliore dorato che Sam riconobbe subito. Si udì uno strappo di abiti lacerati e con lentezza estenuante, il giubbotto di Gabriel andò in pezzi grazie alle piume affilate che lo sbrindellavano insieme alla maglietta.
Le ali si allargarono dalla schiena, sbocciando come sei piccoli soli nascenti. Enormi, dorate come il più brillante dei tesori e fruscianti come il vento che sembrava averle generate con mani di artista, modellando con cura ogni piuma, ogni osso lungo e sottile. Era come osservare la creazione di un astro luminoso.
Le ali, costrette a rimanere piegate sulla schiena, occuparono l’intera stanza, costringendo Sam e Dean a retrocedere contro il muro. Dean si ritrasse per impedirsi di toccarle, ben sapendo cosa significasse farlo.
Una luce tenue proruppe dal palmo di Gabriel e, come quando aveva curato Dean, sfarfallò e si divise in tanti piccoli filamenti che avvolsero il cane e l’arcangelo. Fu un attimo, poi tutto finì: la luce si estinse e il cane guaì.
Gabriel si ritrasse, sorridendo. –Bentornato tra noi, cucciolotto.-
Il cane si agitò sul posto, come se avesse difficoltà ad alzarsi. Dean lo raggiunse sul letto e gli accarezzò il pelo morbido, incrociando finalmente gli occhi dell’animale. Rimase folgorato.
Gli occhi del cane erano di un colore così intenso e brillante che Dean si stupì a sovrapporli ad un paio d’iridi già viste in precedenza su un volto pallido d’uomo. Quelli erano occhi di un blu marino straordinario, occhi intelligenti e colmi di un’espressività straordinaria. Erano gli occhi di un angelo.
 
*pastore belga groenendael:
http://www.capb-club.com/fotografie/Brooklin_corpo.jpg
http://www.petclic.es/sites/default/files/library/pastor_belga_groenendael_-_razas_de_perro_-_petclic.com_2.jpg
Angolo dell’autrice:
Dunque, ecco a voi un altro capitolo scritto da un Neanderthal particolarmente stupido (Vedi: Autrice), ma che volete farci, non so nemmeno come ho fatto a scrivere tanti capitoli di una storia che in partenza doveva raggiungerne al massimo due… cooooomunque, colgo l’occasione per augurare buon Natale e felici angeli e arcangeli tutti ai miei angioletti recensori, vi auguro di ricevere un Babbo Castiel in visita ogni notte, ma se non vi piace, sappiate che è intercambiabile. Della serie: passa al lato oscuro, abbiamo gli angioletti XD I demoni no, quelli non li vuole nessuno, e ci credo che sono diventati così cattivi!
Comunque, tornando seri, giustifico il ritardo causa problemi familiari, abbiate pietà, questo è un periodaccio, ma nonostante tutto amo questa storia e amo rifugiarmi in essa e sapere che in qualche modo anche altri sono legati ad essa, per questo sorrido ogni qualvolta leggo i vostri commenti. Siete davvero degli angeli, certo non con le ali, ma il sorriso che mi date con il vostro entusiasmo è quanto di più bello possiate regalarmi. Dunque, vi ringrazio ancora e vi annuncio che vi meritate una piccola anticipazione per giustificare il ritardo e lo schifo che vi costringo a leggere XD
Anticipazioni: L’arcangelo si avvicinò alla finestra e vi appoggiò i gomiti, piegando il busto e dando le spalle a Sam, il quale lo guardò smarrito, confuso dal suo comportamento. Era strano e raggelante avere a che fare con quella freddezza che fino ad allora Sam aveva associato soltanto a Castiel. Strinse il ciondolo tra le dita, chiudendo gli occhi in una silenziosa preghiera che lo aiutasse a capire, ad avvicinarsi al suo arcangelo improvvisamente diffidente. (………………..)
Anticipazione 2: Dean aprì la bocca per parlare, quando un ringhio alle sue spalle lo costrinse a voltarsi. Una donna dall’aspetto scarmigliato avanzava verso di lui, gli occhi di un bianco spiritato, attraversati da una sottile pupilla ellittica fissi sul suo viso e gli artigli ricurvi lucenti alla luce dei lampioni: Dean non ci mise molto a riconoscere un licantropo femmina, affamata e pronta al balzo sulla preda.

Sherlocked: Dopo questa storia, Dean sarà costretto a credere in qualcosa, e come hai detto, questo qualcosa si chiama karma. Il problema è che anche la qui presente autrice si troverà costretta a fare lo stesso quando Castiel mi avrà staccato la testa per aver torturato il suo protetto… be’, quantomeno continuare a scrivere stando rinchiusa nella stanza antipanico di Bobby serve a qualcosa, sono certa che anche lui abbia costruito questa stanza dopo aver scritto una cosa del genere… oddio… Bobby, chi hai slashato? Deeeeeaaaaan, mettigli la casa sottosopra finché non trovi materiale compromettente, se si incazza gli diciamo che è stato Sammy (Non chiamarlo Sammy! Nd Dean)! Ohohoh, dopo questa penso che comincerai a detestare anche Gabriel, tanta freddezza nei confronti di Sam fa rabbia anche a me, ma avremo modo di vendicarci e di far prevalere l’amour tra quei due imbecilli! Spero che questo ennesimo capitolo di cacca non ti abbia messo di nuovo di cattivo umore, giuro che se l’effetto è questo cancellerò la storia per il benessere universale e per la mia sopravvivenza XDXD ti ringrazio, le tue recensioni sono sempre uno spasso e non mancano mai di sollevarmi il cuore di un metro in più da terra! Un bacio e a prestissimo!!!
xena89: Dean e Cass avranno tante grane a cui pensare prima di raggiungere l’agognata pace, ammesso che quella testa di fagiolo di Dean lo consenta… c’è da chiedersi se Cass si sia fatto ammazzare per fare il supereroe o semplicemente perché non ne poteva più della stupidità del suo umano. Buona la seconda XD tranquilla, per ora non chiudo baracca, almeno finché una di voi non assolderà un killer per farmi fuori e togliere di mezzo gli orrori che scrivo XD oddio, anche i cani ci infilo in questa storia, di questo passo diventerà uno zoo! X°°°D LOL!!! Be’, che dire? Auguri anche a te angioletto, dolce e gentile anche quando mi minacci di morte nelle tue recensioni XD a presto e auguri anche a te!
  Blacasi: spero davvero che anche questo capitolo sia scritto in modo decente, ogni volta sono poco convinta di tutte le schifezze che scrivo! Comunque sono stata capace di allontanare di nuovo Sam e Gabriel, sono peggio di uno dei mostri che cacciano i nostri bei cacciatori! XD a te il diritto di massacrarmi se e quando servirà, giuro che nel testamento scriverò di non sporti denuncia! Sai, anche io immaginavo gli angeli vestiti alla greca, ma un Gabriel muscoloso, alato e A PETTO NUDO lo butti via? Tranquilla, c’è chi lo raccoglie secondo me XD fossero tutti così fighi gli angeli ci sarebbe da tendergli vere e proprie trappole per acciuffarli e chiuderseli nell’armadio per tenerli tutti per noi! XD signori, la stagione di caccia angelica è aperta, rivolgetevi a me per le iscrizioni! XD ancora una volta, in tutta la mia noiosità colgo l’occasione per ringraziarti e abbracciarti virtualmente per la forza di andare avanti che mi donano le tue recensioni, sempre pronte a farmi sorridere. Grazie e a prestissimo!
ThanatosTH: tranquilla, oggi al supermercato ho trovato l’offerta “Paghi un angelo, prendi due”, perciò se vuoi posso portarti anche un pennuto di riserva… scegli tu chi vuoi, così te li impacchetto e te li invio per posta! Ohohoho, Cass tornerà, ma a quanto vedi probabilmente non nel modo più logico che ci si potrebbe aspettare XD ammazzo questa storia ad ogni capitolo che scrivo! Adesso anche i cani ci si mettono! A breve Dean si trasformerà in Noé e potrà costruirsi l’arca con tutti gli animali dentro, a partire da Gabriel, quando l’avrà impagliato come una poiana particolarmente grossa… coff coff, dicevo? Ah sì, come al solito non posso che ringraziarti e ricordarti quanto le tue recensioni siano importanti per questa storia. Uniti agli altri, i tuoi commenti mi danno la forza che mi occorre per non abbattermi e continuare a scrivere, a sapere che forse non sono così male a mettere due parole in fila… grazie di cuore, grazie di tutto. A presto!
Tomi Dark Angel
 
 
 
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Tomi Dark angel