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Autore: Lily Moon    26/12/2012    6 recensioni
Chiusi gli occhi, e inspirai il sapore di quella sensazione magica. Mi lasciai andare al ritmo di quella musica, la lasciai entrare in me e raggiungere ogni parte della mia anima.
Le appartenevo, completamente, perché grazie ad essa ero diventata la ragazza che ero.
Quello era il mio elemento, scritto ad inchiostro indelebile nel mio destino.
Vivevo per quello, per la musica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

 
Ed eccomi lì, puntuale alle sette, seduta sullo scalino d’entrata davanti alla porta di casa mia. Dovevo ammetterlo, probabilmente quella della puntualità era sempre stata una mia mania, ma, comunque fosse, non ero mai stata agitata come in quel momento.
Feci passare di nuovo il pollice sul tasto del mio cellulare, per ricontrollare l’ora. Zayn doveva essere lì a momenti.
«Allora alla fine hai letto il messaggio.»
Come suo solito mi prese completamente alla sprovvista, facendomi sussultare. Alzai lo sguardo. Eccolo lì, davanti a me, in tutto il suo splendore. Era strano vederlo davanti a casa mia, lo rendeva in qualche modo irreale ai miei occhi.
«Certo. E per la cronaca, sappi che se mi si è ibernato il sedere ti considererò completamente responsabile.» risposi, ironica.
Scoppiò a ridere, allungandomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.
«Allora, che si fa?» chiesi poi, quando fui in piedi.
«Un giro.» rispose evasivo, cingendomi le spalle con un braccio e cominciando a camminare verso il centro.
Alzai gli occhi al cielo, per poi incontrare i suoi, che mi guardavano con aria maliziosa e con un ghigno divertito.
Era la vigilia di Natale. Anche se non lo avessi saputo, arrivando in centro probabilmente lo avrei capito. La piazza era gremita di gente, ferma a chiacchierare davanti ai vari mercatini posti a lato dello spiazzo. Potevo vedere tutti i loro sorrisi, i loro abbracci. La loro felicità penetrò in me, dandomi un certo senso di calore e di accoglienza. Sopra di noi scendevano cascate di lucine colorate, che si incrociavano e si espandevano fino a raggiungere la grande pista di pattinaggio, che era stata allestita proprio per l’occasione al centro della piazza.
«Wow.» riuscii a sospirare, sorpresa.
«Sì, credo che “wow” sia l’esclamazione più appropriata per questo.» commentò lui. Scoppiai a ridere.
Ci dirigemmo verso il bancone di un bar, che per quella sera era stato allestito all’esterno. Zayn ordinò due birre, ma quando scambiai la mia con una cioccolata calda, mi guardò con aria interrogativa.
«Ho promesso a mio fratello che avrei evitato di bere. O almeno, gli ho promesso che ci avrei provato. E sinceramente, questa sera vorrei davvero rimanere lucida.» mi spiegai, con un’alzata di spalle.
«Se lo dici tu.» rispose, alzando il suo boccale verso di me.
Poi, guardandomi negli occhi con un’aria che sembrava di sfida, brindò. «A noi.»
«A noi.» ripetei, facendo tintinnare il mio bicchiere sul suo.
Sorseggiai un po’ della mia bevanda fumante, scottandomi la lingua. Sotto i miei guanti non sembrava poi così calda, ma evidentemente era solo un’impressione. Quel liquido fumante, però, ebbe il potere di rianimarmi e infondermi una fortissima sensazione di calore.
Lui, dopo avermi guardata per tutto quel tempo, scoppiò a ridere.
«Cos’hai?» gli chiesi, con sguardo sospettoso.
«Sai di essere tremendamente buffa, vero?» commentò, ancora ridendo.
Mi guardai. Controllai di non aver dimenticato cose fondamentali, come i pantaloni o le scarpe, ma era tutto regolare. I miei soliti jeans e i miei stivaletti erano al loro posto, come lo spesso cappotto che mi ricopriva.
Questo mio comportamento parve divertire ancora di più il moretto.
«Stronzo.» dissi, allontanandomi dal locale, io e il mio stupido orgoglio. Trovai una panchina lì vicino, e mi sedetti su di essa, a braccia incrociate.
Zayn mi raggiunse poco dopo, dopo aver pagato il conto. Dovevo ricordarmi di ridargli i soldi, prima o poi.
«Sono ancora buffa?» gli chiesi.
«Assolutamente sì.» rispose.
Feci per andarmene di nuovo, ma lui mi afferrò un braccio, fermandomi. «…ed è proprio questo che ti rende diversa dalle altre.» finì.
Alzai gli occhi verso di lui. «Lo pensi davvero?»
«Secondo te?»
«Mmm, secondo me è solo un’amabile presa per il culo.» risposi.
«Precisamente.» confermò lui, ridacchiando. Io, esasperata, finii per ridere con lui.
«E ora come credi di farti perdonare?» gli chiesi, tra una risata e l’altra.
«Cosa?» replicò, questa volta confuso.
«Sì, non crederai davvero di passarla liscia dopo quello che mi hai detto. Mi dispiace, caro mio, ma ti sei messo contro la persona sbagliata.» risposi, con aria maliziosa.
Lui sembrò davvero preoccupato per la prima volta. «Sentiamo, cosa dovrei fare?»
Ammiccai verso la pista di pattinaggio.
«Non ci penso proprio.» disse.
«Dai Zayn, per favore!»
«No.»
«Ti prego.»
«No.»
«Che c’è, hai paura?» gli chiesi, con un ghigno.
«Io, paura? Hai sfidato la persona sbagliata, irlandese.» rispose, prendendomi per mano e scortandomi verso la pista.
 
“Make my wish come true, all I want for Christmas is you.”
 
Nell’ora successiva, non ricordo un momento in cui non lasciai la sua mano.
Sarà perché quella sua stretta tutto sommato mi piaceva, sarà perché scoprii che era totalmente negato a pattinare, sta di fatto che le nostre mani rimasero incollate l’una all’altra, indivisibili.
Dopo solo mezz’ora, però, potei dire di non poter più riconoscere l’impacciato ragazzo di poco prima, che in quel momento viaggiava con relativa sicurezza di fianco a me.
«Sai, tutto sommato non te la stai cavando male.» ammisi.
«Tutto sommato? Io direi che sto andando alla grande.»
«Molto modesto, vedo.»
«Come sempre.» si lasciò scappare un sorriso.
«E devi ammettere anche che ti stai divertendo, e che la prossima volta che ti chiederò qualcosa mi ascolterai.» aggiunsi.
«Ora non esageriamo.» rispose.
Lo guardai male.
«Ok ok, ma è solo perché sono in buona compagnia.» disse, sorridendomi.
Ricambiai il sorriso, arrossendo leggermente.
Poi Zayn fece per dire qualcos’altro, ma la voce gli morì in gola. A causa del cambio di velocità perse l’equilibrio, cercando di afferrarmi per un braccio nel vano tentativo di rimanere i piedi.
Cadde per primo, seguito poco dopo da me, che atterrai molto elegantemente con un tonfo al suo fianco. La gente attorno a noi continuava a pattinare come se niente fosse.
«Tutto bene?» gli chiesi, temendo si fosse fatto male.
«Sì, tu?»
«Tutto a posto.» risposi. Poi, all’improvviso, scoppiai a ridere.
«Perché ridi?» chiese lui.
«Ora chi è quello buffo?» domandai, con una risatina.
«Stronza.» sbuffò.
«Come te.»
Ci volle un po’ per riuscire a rimetterci in piedi, perché ogni volta che uno si rialzava, l’altro ricadeva. Quando finalmente fummo tutti e due in equilibrio sulle nostre gambe, eravamo piegati in due dalle risate.
«Direi che per oggi basta pattinare.» disse Zayn.
«E cosa facciamo allora?»
«Vieni con me, ho una sorpresa.»
 
Per quanto avessi smesso di amare il Natale, quell’atmosfera non poteva che riscaldarmi il cuore. Vedere tutte quelle famiglie felici passeggiare mano nella mano, coppie di anziani che sedevano mano nella mano sulle panchine e bambini che si rincorrevano allegramente mi faceva sempre compiere un tuffo nel passato, puntualmente doloroso e insopportabile per la mia mente.  Ma non quella volta.
Sarà perché era merito del Natale, sarà perché la mano di Zayn che stringeva la mia mi tratteneva saldamente nel presente, sta di fatto che non smisi di sorridere neanche per un secondo, mentre lui mi trascinava verso la sua “sorpresa”.
Ed eccola lì. La piazza di poco prima, in tutta la sua atmosfera, non era niente in confronto alla vista che mi si parò davanti. London Eye non poteva essere più bella che a Natale. Le luci che l’adornavano risaltavano nel buio della notte, catturando lo sguardo su di esse per non mollarlo più.
«Ci sei mai stata?» mi chiese Zayn con un sorriso. Scossi la testa, gli occhi che già mi brillavano per quello che mi aspettava.
Pagammo l’entrata, e ci precipitammo dentro un cubicolo, assicurandoci di essere soli. Mentre la cabina saliva, sempre più in alto, rimanemmo in silenzio. Il Big Ben si mostrò a noi, in tutto il suo splendore, seguito da Westminster Abbey. La visuale si faceva sempre più alta a mano a mano che i secondi passavano, fino ad vedere l’intera Londra estendersi davanti a noi. Forse da lì avrei potuto vedere casa mia, e forse anche quella di Harry…
Harry. Decisi di non pensarci, di non fare caso al senso di colpa che provai in quel momento quando pensai a lui. Perché mi sentivo così? In fondo non stavo facendo niente di male. Giusto?
Ci sarebbero state tante cose che avrei voluto dire in quel momento, che mi occupavano la mente: quanto mi ero divertita quella sera, quanto ero stata felice quando Zayn mi aveva invitata ad uscire, quanto era bello il panorama che avevamo davanti. Ma non ci riuscii. Esprimere le mie emozioni per me era qualcosa di difficilissimo, era come spostare il mondo con un sol dito.
«È la cosa più bella che abbia mai visto.» mi lasciai sfuggire, in un sussurro, lasciando vagare lo sguardo fuori dalla vetrata.
«Per me no.» rispose, con uno strano tono. Mi voltai verso di lui. Mi stava guardando con una strana luce negli occhi. «Perché qui vicino a me ho qualcosa di ancora più bello.»
Lentamente alzò il braccio e con la mano mi accarezzò una guancia, indugiando con il pollice sulla mia pelle. Poi si avvicinò, e mi diede un bacio talmente delicato che a malapena sentii il tocco delle sue labbra sue le mie. Poi si allontanò, guardandomi di nuovo negli occhi.
Per un attimo rimasi impietrita, resistendo ai brividi che mi percorsero tutto il corpo. Poi, senza aspettare che dicesse qualcosa, senza riflettere se quello che stavo facendo fosse veramente giusto, riunii le mie labbra alle sue. Allacciai le mie braccia al suo collo, e subito sentii le sue stringere i miei fianchi. Mentre ero stretta a lui, mentre le nostre bocche si cercavano ed accarezzavano l’un l’altra, capii che l’avevo sempre aspettato, capii che dal primo momento in cui l’avevo incontrato ero destinata ad essere sua, che era lui che desideravo e che avevo sempre voluto.
Smisi di respirare. Temevo che l’uragano di sentimenti che ormai si muoveva al mio interno potesse esplodere al mio primo respiro. Sentivo le gambe pietrificate, come se fossi destinata a rimanere lì, tra le sue braccia, per sempre. Aprii gli occhi e vidi il suo viso, talmente vicino al mio che riuscivo a contargli le lunghe ciglia che gli incorniciavano gli occhi, che in quel momento desideravo vedere come non mai. Fu quella l’unica cosa che mi dette la forza di staccarmi da lui. E finalmente il suo sguardo incontrò il mio, pieno di una felicità che non gli avevo mai visto.
«Hai presente quando hai una sensazione stranissima, come se milioni di farfalle avessero preso il volo dentro di te?» gli chiesi.
«Credo di sì.» rispose, con un sorriso sghembo.
«Allora hai una vaga idea di come io mi senta in questo momento.»
Mi strinse a sé, ed appoggiai la testa sulla sua spalla. Avrei potuto restare lì per sempre, non avevo bisogno di altro.
Quasi non mi accorsi che stavamo per atterrare. Lui mi cinse le spalle con un braccio, e scendemmo dalla cabina, diretti di nuovo verso il centro.
L’aria era gelida, ma quasi non la sentii grazie al calore che mi infondeva la presenza di Zayn. Eravamo stati insieme tutta la sera, ma non mi ero mai sentita così vicina a lui prima d’ora. Era come se con quella stretta volesse proteggermi, nascondermi, farmi diventare parte di lui. E non potei sentirmi più rincuorata che in questo.
«Zayn, nevica!» esclamai all’improvviso.
Ed era vero. Piccoli fiocchi candidi cadevano silenziosamente dal cielo. Tutta la gente intorno a noi alzò la testa verso la notte, sospirando di gioia a quell’avvenimento.
«Ha aspettato noi per arrivare.» sussurrò lui.
«Non poteva scegliere momento più perfetto.» commentai, commossa.
Arrivammo in piazza quando suonarono le campane. Era ufficialmente Natale.
Le persone intorno a noi cominciarono a festeggiare, mentre le coppie si riunivano per scambiarsi dolci baci d’augurio.
«Buon Natale, Zayn.»
«Buon Natale, Emma.»
E le nostre labbra si incontrarono ancora una volta.




Buon Natale a tutti!
Eccomi qui, vi sono mancata?
Questo è il mio regalo di Natale per voi, che ne pensate?
Ci ho messo molto per scrivere questo capitolo, volevo renderlo il più perfetto possibile.
Fatemi sapere cosa ne pensate con qualche recensione, mi farebbe molto piacere.
Vi auguro buone feste, e tanta tanta felicità.
Lily

  
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