Titolo: Frammenti di emozioni
Autore: Vahly
Rating: Pg13
Riassunto: La guerra avanza, ed Hermione si trova costretta a passare
del tempo con Malfoy proprio quando sembra decisa a non voler avere nessun tipo
di contatto con gli altri…
Avvertimenti: Non credo sia più necessario dirlo, ma contiene piccoli
spoiler del sesto libro.
Ringraziamenti: Ringrazio molto la persona per cui ho scritto questa fanfiction,
perché nonostante tutto è stato bello sperimentare qualcosa di nuovo.
All’inizio l’ho maledetta per avermi messo un pairing del genere (cioè, per
avermi messo quei due pairing assieme) ma alla fine non è stata una difficoltà
insormontabile. Ringrazio molto anche Kit, sia perché il fixchange è davvero
una splendida iniziativa, sia perché ha avuto la pazienza di aspettarmi e di
rispondere alle mie e-mail.
Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma appartengono a J.K. Rowling,
alla Salani ed a tutti gli aventi diritto.
SCRITTA PER LA SECONDA EDIZIONE DEL FIXCHANGE (http://community.livejournal.com/hp_ficexchange/)
Frammenti di emozioni
La guerra non era finita, e non sapevo quanto sarebbe durata.
Nessuno di noi lo sapeva.
Continuavamo a combattere, giorno dopo giorno, e nel suo piccolo ognuno faceva
ciò che poteva, sperando che infine l’alba sarebbe giunta di nuovo,
strappandoci dalle tenebre del dolore e del silenzio, che sempre più ci
avvolgevano.
Tutti noi credevamo in ciò che facevamo.
Tutti noi “sapevamo” con certezza di essere dalla parte del giusto, sapevamo
che i mangiamorte erano i cattivi della situazione ed andavano puniti per
questo. Può sembrare infantile, ma era davvero così.
E giorno dopo giorno ci scordavamo sempre di più di combattere contro delle
persone: quelli che sempre più spesso ci trovavamo di fronte non erano più
uomini che soffrivano e provavano emozioni. Erano dei mostri, nient’altro. Niente.
*** *** *** *** *** *** ***
Due braccia mi afferrarono da dietro, mentre ero accucciata a terra, osservando
un buco nel muro, probabilmente tana di un topolino. Il mio ultimo pensiero,
prima di sentirmi sbilanciata all’indietro, fu che c’era del filosofico, in
tutto ciò.
“Che cosa c’è?” domandai, realmente stupita, al ragazzo dai capelli rossi che
mi sorrideva sornione.
“Niente. È solo che non stai mai con noi — con me ed Harry, intendo… e ci
mancavi, insomma. Volevo solo chiederti se ti va di venire su a fare quattro
chiacchiere, o a giocare a qualcosa… stavamo giusto iniziando una partita a
scacchi…”
“Ron,” lo chiamai col mio solito tono, quello che lui definiva: così
tremendamente Hermione, “Non ho MAI giocato con voi… men che meno a
scacchi.”
“Beh, scusa, era solo un’idea.”
Borbottò contrariato.
“E rimarrà tale. Ho da fare. Devo studiare, e poi fare delle ricerche per
Remus, sono molto importanti… me l’ha chiesto giorni fa ed ancora non ho concluso
nulla, e poi…”
“Hermione!” mi interruppe lui, “Non puoi fare così! Non puoi evitarci in
eterno!”
Abbassai lo sguardo.
Sì che posso farlo. Lasciatemi sola. Lasciatemi in pace.
Avrei voluto dirlo, ma le parole mi morirono in gola, ed all’improvviso ebbi
una sensazione di vertigine, mentre gli occhi cominciarono a bruciarmi.
“Non vi sto evitando.”
Non vi sto evitando. Furono le mie ultime parole, prima di uscire dalla
stanza.
*** *** *** *** *** *** ***
Avrei preferito che sbattesse la porta, andandosene.
Ed invece no, era uscito in punta dei piedi, facendo talmente piano che a volte
avevo l’impressione che si trovasse ancora lì.
Ma non c’era, e la porta del mio cuore era ormai chiusa.
Sprangata e sigillata, per lui come chiunque altro: non volevo soffrire ancora.
Probabilmente questo fu un grosso errore, che mi spinse ad allontanare persone
che non c’entravano nulla, che non mi avevano mai fatto nulla. E soprattutto,
che mi fece rimanere sola. A volte avevo l’impressione di essere circondata dal
vuoto più totale ed assoluto.
Ron non sbatté la porta, quando uscì dalla mia vita in un modo che non riusciva
ad essere né momentaneo né definitivo.
Non sbatté la porta, ma lo feci io ogni volta che in seguito provò ad
avvicinarsi, a porgermi le sue scuse. Perché il suo silenzio mi aveva fatto più
male di quanto non avrei mai creduto, ed era stata colpa mia, perché glielo
avevo permesso.
*** *** *** *** *** *** ***
La luce dell’alba era meravigliosa e romantica quasi quanto quella del
tramonto, quando stavamo assieme. Spesso mi alzavo prestissimo per vedere il
sole spuntare, per sentirmi viva e parte del mondo: può sembrare sciocco, ma
amavo profondamente quello spettacolo che si ripeteva ogni mattina, in modo
sempre simile eppure nuovo.
Amavo l’alba. E amavo Ron, la mia famiglia, amavo la magia e lo studio. Amavo
anche un po’ Harry, seppur in modo diverso, e tutti i componenti dell’ordine.
Pensandoci, forse allora amavo troppo.
Pensavo che Ron fosse in cima alla lista, lo pensavo fin da quando mi ha detto
in modo impacciato e col viso paonazzo che gli piacevo, ma forse lo pensavo già
da prima. Dal ballo del ceppo, quando invitò Padma al mio posto, quando fui sul
punto di rinunciare all’invito di Krum per accettare il suo.
E l’avrei fatto, se non fossi stata tanto orgogliosa. Odiai lui per averla
invitata, e lei per non aver rifiutato l’invito. Ma ero troppo presa dallo
studio e da Voldemort per capire totalmente ciò che provavo per lui.
Me ne resi definitivamente conto durante il sesto anno, quando si fidanzò con
Lavanda Brown.
Lei era molto carina, ripensandoci, molto meglio di quanto non mi sembrasse
allora. Ancora adesso, però non capisco che cosa li spinse l’uno verso l’altra.
Quando mi disse ciò che provava per me, fu molto dolce, molto più di quanto mi
aspettassi da lui. Erano i primi di Maggio, e mi aveva chiesto di uscire
assieme, perché aveva bisogno di parlarmi. Quando arrivai nel luogo
dell’appuntamento, quasi mi cadde la mascella dallo stupore. Vestito
elegantemente, con un rossore in volto che faceva invidia ai suoi capelli ed un
mazzo di rose in mano, Ron mi aspettava su una panchina scrostata in riva al
laghetto. Non sapevo ci fosse un posto come quello vicino casa sua, e non mi
sarei mai aspettata di andarci con lui.
Fu un pomeriggio stupendo, e quando risposi alla sua dichiarazione baciandolo,
sentii che era la cosa giusta, che finalmente potevo stare con la persona che
amavo. Che saremo stati insieme per sempre.
Purtroppo, spesso le cose non vanno come si desidera. A causa degli eventi, a
causa nostra, questo non lo so.
Restammo assieme per un anno, un anno meraviglioso, che scivolò via come acqua
fra le mie dita.
Poi cominciammo ad allontanarci sempre di più, a costruire muri e barriere così
alti che a volte mi sembravano impossibili da abbattere. Spesso passavamo il
nostro tempo in silenzio, un silenzio diverso da quello degli inizi della
nostra storia, carico di imbarazzo e di aspettativa. Questo silenzio suonava
più come un astio profondo ed immotivato che ci impediva di confrontarci
lealmente l’uno con l’altra. Era insopportabile, e presto qualcosa si ruppe.
Mi piace pensare che sia stata colpa della guerra, e del peso che comportava. Perché
mi solleva da ogni responsabilità. È facile dirsi “Non è stata colpa mia”,
crederci e biasimare coloro che non vogliono farlo. Non è stata colpa mia. Una
parte di me ci crede ancora, davvero, un’altra mi grida che avrei potuto
salvare il nostro rapporto. Ma non ce la facevo, ero troppo stanca e troppo
presa da me stessa per pensare anche a qualcun altro. Ero troppo egoista.
*** *** *** *** *** *** ***
E così mi ritrovavo ad evitare Harry e Ron, che mi chiedevano solo di giocare a
scacchi o parlare con loro. Volevo evitare tutto.
“Ottimo lavoro, complimenti.” Disse Remus compiaciuto, quando ebbe finito di
leggere le ricerche e la relazione che gli avevo consegnato.
Abbassai lo sguardo, intimidita, mormorando un imbarazzato “Grazie”.
Non so neppure perché ebbi quella reazione. Forse fu semplicemente perché era
molto tempo che qualcuno non si complimentava con me per qualcosa.
Sorridendo, Remus scostò le carte dalla scrivania, e mi invitò a sedermi di
fronte a lui. Lo feci.
“Hermione, c’è una cosa di cui ti dovrei parlare.” Esordì, con voce sicura ma
cauta.
Io annuii, insicura, e domandai “Cosa?”
Remus tentennò.
“Vedi, lo so che questo non è un bel periodo per te, ed ho notato che spesso
rifiuti la compagnia degli altri, perfino di Harry e Ron…”
“Scusi, ma non mi va di…”
“No, non voglio costringerti a parlarne. Comunque, non servirebbe a nulla, no? Però…
devo chiederti un favore.”
“Quale?”
“Beh, vedi… abbiamo, come dire, un ospite. So che non apprezzi molto la sua
compagnia, ma non mi pare giusto lasciarlo solo con sé stesso dopo quello che
ha passato, ed affidarlo alle cure di Harry o Ron equivarrebbe ad ucciderlo,
temo. Così mi chiedevo se potessi passare un po’ di tempo con lui”
“Ancora prima di sapere chi è?”
Remus tentennò di nuovo. Poi rispose. “Draco Malfoy.”
*** *** *** *** *** *** ***
Non mi era mai piaciuto quel ragazzo, ma non avrei saputo dirne con esattezza
il motivo.
Certo, era uno spocchioso figlio di papà insensibile e strafottente, ma a volte
mi chiesi se la rabbia che provavo nei suoi confronti non fosse esagerata.
Quando me lo ritrovai davanti, ad ogni modo, non provai astio o voglia di
rivalsa. Forse un po’ di fastidio, ma nient’altro.
“Allora, mezzosangue, sei contenta di passare un po’ di tempo col
sottoscritto?” Ghignò ironico.
Ok, in quel momento provai anche molta pena per la sua testa, priva di
cervello.
Remus alzò il sopracciglio, in una muta domanda. Quando mi vide annuire,
sospirò sollevato.
*** *** *** *** *** *** ***
“Dove sei stata oggi?” Mi domandò curioso Harry, al mio ritorno. Con lui c’era Ron,
che per qualche motivo, sembrava in apprensione.
“Da nessuna parte.” Risposi annoiata, sistemando la giacca sul portabiti, ed
era vero in effetti. Ero sempre rimasta nella sede dell’ordine, semplicemente
mi trovavo in un’altra stanza. Il fatto che dopo un’ora e mezza con Malfoy avevo
avuto bisogno di una boccata d’aria per smaltire la crisi di nervi che sembrava
avvicinarsi, non era di nessuna rilevanza.
Ron prese fiato, prima di cominciare a parlare.
“Sai, ci eravamo un po’ preoccupati. In genere stai sempre dentro a studiare e
fare ricerche, e…”
“E oggi ho consegnato la mia ricerca a Remus, quindi direi che mi sono meritata
un po’ di riposo. Ora, se volete scusarmi, credo che andrò nella mia stanza.”
Ribattei decisa.
Come si permetteva di farsi gli affari miei?
Subito dopo averlo pensato mi resi conto di quanto fossi ingrata,
nell’arrabbiarmi con i miei amici sono perché erano stati in pensiero per me.
Ma un’altra parte del mio cervello continuava a dirmi che non erano affari
loro, che io non dovevo dargli nessuna spiegazione, assolutamente.
“Aspetta,” mi fermò Harry, prima che potessi salire le scale “noi… volevamo
solo dirti che se hai un problema, qualunque sia… puoi parlarcene.”
Mi sforzai di sorridere, ma non sono sicura di quanto potesse sembrare un
sorriso sincero.
“Lo terrò a mente” Ribattei, per poi incamminarmi verso la mia camera.
*** *** *** *** *** *** ***
“Che hai oggi, Granger? Sembri nervosa.” Ghignò Malfoy non appena entrai nella
sua stanza.
Quel giorno sembrava quasi di buon umore, però, e speravo saremmo riusciti a
non darci addosso. Non troppo, almeno.
“Sarà che devo passare il pomeriggio con un povero recluso che tenta in tutti i
modo di rendersi nemica l’unica persona che ha voglia di perdere il suo tempo
con lui…” Ribattei, senza troppo astio nella voce.
“Secondo me sei solo totalmente presa dal mio incredibile fascino.”
Ridacchiai, per la prima volta da mesi. “Già. L’importante è crederci, no?”
Lui sorrise. Probabilmente il suo scopo era proprio quello di allentare la
tensione, per evitare i lunghi silenzi imbarazzanti della volta precedente. Ed
inspiegabilmente ci era riuscito.
“Partita a scacchi?” Mi domandò, pronto ad alzarsi dalla sedia dove si trovava.
“D’accordo.”
*** *** *** *** *** *** ***
Ron era seduto su una vecchia poltrona logora, quando scesi in salotto.
Vedendomi passare, bofonchiò qualcosa che non compresi. Avrei voluto ignorarlo,
ma notai che mi stava fissando, e così gli rivolsi la mia attenzione.
“Hai detto qualcosa?” Chiesi, vedendolo aspettare una risposta.
Lui sbuffò.
“Sembri più allegra oggi.” Mi ripeté.
“Già, credo che tu abbia ragione.” Constatai.
Stare un po’ con Malfoy mi aveva fatta stare un po’ meglio, fosse stato anche
solo per il fatto che con lui potevo essere me stessa. Potevo fare la stronza,
sbraitare e prendermela per nulla senza che cominciasse a preoccuparsi e a
chiedermi cosa non andasse.
“Sono contento.” Disse semplicemente, per poi alzarsi ed andare in cucina a
prendere qualcosa da bere.
Lo seguii, ma non ebbi il coraggio di dire nulla.
L’avrei affrontato un’altra volta.
Presi un bicchiere d’acqua, e poi uscii, sentendomi un po’ vigliacca.
*** *** *** *** *** *** ***
“E così hai rotto con i tuoi amichetti, se ho capito bene.”
“Esatto” Confermai, senza una particolare intonazione nella voce. Mi chiesi
perché glielo avessi detto.
“Non perdi nulla. Non mi sono mai stati simpatici.”
“Nemmeno tu a loro.”
“Non sono in grado di comprendermi. Sono troppo superiore a loro, è ovvio che
mi odino. Sono invidiosi.”
“Invidiosi?” Domandai voltandomi a guardarlo, cercando di capire se
fosse serio o meno.
Non lo era.
“Certo che lo sono. Ed anche tu lo sei. Sei divisa tra l’attrazione che provi
con me ed il desiderio di uccidermi.”
Non sapevo se ridere o ribattere a tono. Di sicuro stava cercando di tirarmi su
il morale. Ma… perché? Nonostante in quei pochi giorni fossimo riusciti a
coesistere più o meno pacificamente, non eravamo mai stati troppo gentili l’uno
con l’altra.
Forse avrei dovuto lasciar perdere… ma c’era una cosa che non potevo lasciargli
passare liscia.
“E, comunque, io non sono attratta da te.”
“Ah no?” Ghignò.
“Nel modo più assoluto.” Affermai sicura, quando in realtà non lo ero affatto.
Lo avevo davvero sentito farmi quella domanda?
“Quindi se ora provassi a baciarti…” Continuò lui, lasciandomi finire la frase,
mentre si avvicinava a me in modo studiato, ed il suo sguardo diventava più
serio. Non poteva volerlo davvero, non poteva…
“Ti ucciderei lentamente e in modi così terribili che nemmeno li immagini”
Risposi io, con voce tramante. Da dove arrivava tutta quell’insicurezza? Non
eravamo neppure mai stati amici, quindi per quale motivo non riuscivo a
respingere le sue avanches in modo più deciso?
Fu allora che si avvicinò, con gli occhi velati di desiderio e le labbra
leggermente dischiuse, che per un breve istante sfiorarono le mie. Rimasi
talmente sconvolta da quel gesto, che per un attimo non riuscii a muovermi.
Poi gli diedi uno schiaffo, ed uscii correndo.
*** *** *** *** *** *** ***
Remus mi guardò sorridendo, come sempre.
“E perché non vuoi più stare con Malfoy?”
Come suonava male quella frase…
“Perché… perché non lo sopporto.”
“Strano, mi sembrava che riusciste ad andare piuttosto d’accordo.”
Sospirai. Era vero, prima che mi baciasse, andavamo quasi d’accordo. Ma in quel
momento… la cosa mi turbava tanto da non riuscire a pensare ad altro.
“Non puoi fare un altro tentativo? Sembravate entrambi sereni quando stavate
assieme, e sono sicuro che qualunque divergenza abbiate si potrà risolvere.”
Annuii, senza riuscire a ribattere.
Quella sera anche Harry e Ron notarono il mio nervosismo.
Nessuno dei due provò a parlarmi, né a chiedermi cosa mi fosse successo. In
quel momento mi dispiacque, e mi resi conto che mi mancava il vecchio rapporto
che avevo con loro. Quell’amicizia che io avevo stupidamente distrutto.
In quel momento, mi resi conto che non potevo andare avanti così. Nessuno può
vivere da solo, tanto meno io.
E forse, era tempo di chiarire anche con me stessa cosa volevo veramente.
*** *** *** *** *** *** ***
“Ce ne hai messo di tempo…” Disse stancamente Draco, non appena aprii la porta
della sua stanza, senza neppure salutarmi.
Stavo per aprire la bocca e dire qualcosa, quando con un gesto della mano mi
bloccò.
“Ok. Scusa, d’accordo? Non mi va di discutere.”
Mi sentii irritata oltre ogni mia aspettativa, da quell’affermazione. E
soprattutto delusa.
“Non puoi chiudere l’argomento così. Perché l’hai fatto?”
Perché? Questa domanda mi rimbombava in testa. Era ovvio il perché, ovvio
il motivo per cui una persona vorrebbe baciarne un’altra. Semplicemente la mia
mente rifiutava di crederlo, o forse temeva di illudersi. Volevo saperlo da
lui, volevo esserne certa. Perché, in qualche modo, credevo di poter volere che
lui mi baciasse ancora, ma non volevo farlo senza avere delle certezze. Volevo
solo che mi dicesse perché. Forse, senza accorgermene, avevo già
superato la fase in cui avrei dovuto chiedere se. Non c’erano se, lo
sguardo nei suoi occhi era stato sufficiente a farmi comprendere, a livello
inconscio. Ma la parte di me ancorata alla realtà, faceva di tutto per non
arrendersi ai miei desideri e a continuare a porre domande.
“Perché sì.” Ribatté, con un tono simile a quello che avrebbe utilizzato un
bambino di quattro anni.
“Non è una risposta!”
“Perché mi andava, ok? Lo volevo io e lo volevi tu, altrimenti non mi avresti
lasciato avvicinare. E comunque non è successo niente, per cui dimmi… se
davvero non ti interesso, perché ne stai facendo una questione?” Disse tutto
d’un fiato, perdendo la calma che lo aveva sempre contraddistinto da quando era
arrivato lì.
In quell’attimo mi sentii morire. Aveva capito ciò che volevo prima ancora che
lo facessi io stessa, oppure aveva semplicemente sperato che fosse così?
Quindi era attratto da me? O provava qualcosa di più?
Ma non potevo più pormi tutte quelle domande. Non potevo continuare ad andare
avanti così. Quindi, feci l’unica cosa che mi sembrò possibile: mi avvicinai, e
lo baciai.
Per un attimo mi sentii stordita, eppure stavo bene. Non ricordavo fosse tanto
bello baciare qualcuno.
Dovetti averlo colto di sorpresa, perché ci mise un po’ prima di rispondere al
mio bacio.
Quando ci separammo, mi guardò con una luce negli occhi differente, con uno
sguardo più intenso.
“Draco, io…” Mormorai. Cosa potevo dirgli adesso?
“Tranquilla, Granger. Non devi darmi spiegazioni, non ne ho bisogno.”
Non ne ho bisogno. In quel momento le sue parole mi furono d’aiuto, ma
ora… ora vorrei avergli detto ciò che provavo, anche in maniera confusa.
Preferirei essere riuscita ad esprimere un po’ del mio sollievo e della mia
gioia quel giorno, in quell’attimo. Invece, non ero riuscita a trovare le
parole giuste per farlo, e probabilmente non ne avrei avuto comunque il
coraggio.
E quello, fu uno sbaglio.
*** *** *** *** *** *** ***
Ripresi a svegliarmi all’alba, ed a guardare il sole che sorgeva. Era una bella
sensazione, farlo dopo tanto tempo. Farlo quando avevo capito che potevo
ricominciare ad amare. Che potevo continuare ad esistere come avevo sempre
fatto, senza lasciare che la mia vita ed i miei sentimenti fossero soffocati
dalla paura o dal senso di dovere, né da nulla che potesse interferirvi.
Cominciai a prendere seriamente in considerazione l’idea di chiarirmi con Ron
ed Harry, se loro avessero voluto farlo.
E forse avrei potuto anche parlar loro di Malfoy. Non di tutto ciò che era
accaduto, ma di come stavamo diventando lentamente amici… questo potevo farlo.
Avevo ancora la luce dorata del sole appena sorto impressa sui miei occhi,
quando qualcuno mi venne a chiamare. Sentii dei passi dietro me, e mi voltai di
scatto.
Mi trovai faccia a faccia con Tonks, che mi sorrise.
Mi domandai cosa fosse venuta a fare: era tanto che non la vedevo, ed il
rapporto con Remus non sembrava procedere per il verso giusto. Perché si
trovava lì?
Improvvisamente, un senso di angoscia mi pervase la mente.
Se era arrivata così, all’improvviso, questo poteva voler dire solo brutte
notizie.
Quando arrivai in cucina, trovai i signori Weasley e Remus già alzati, seduti
attorno al tavolo, con un’espressione scura in volto.
Mi trattenni dal chiedere cosa fosse successo, sebbene ognuno di loro avesse sicuramente
immaginato che io mi stessi ponendo delle domande.
Fu Tonks a parlare per prima, lenta e coincisa, ma terribilmente chiara.
C’era stato un attacco da parte dei mangiamorte pochi minuti prima, e c’erano
stati molti feriti gravi. Nessuno era morto, fortunatamente, ma le condizioni
di alcuni di loro erano davvero incerte, e si temeva che non tutti ce l’avrebbero
fatta.
Tra di essi, c’erano Bill e Charlie.
*** *** *** *** *** *** ***
C’erano stati altri baci fra me e draco, dopo il primo.
All’inizio incerti, poi sempre più sicuri, come se stessimo stabilizzando la
cosa, come se pian piano fossimo riusciti ad abituarci a quel rapporto che
andava solidificandosi.
Continuavamo a parlare del più e del meno, e a conoscerci un po’ meglio.
Continuavamo a mostrare noi stessi l’uno all’altro, ed a capirci sempre di più.
Non avrei mai creduto di poter provare qualcosa per quel viscido serpeverde che
mi aveva sempre insultata, ma era così.
Passavo interi pomeriggi nella sua stanza, e lui mi parlava della sua infanzia,
di come era stato costretto a diventare mangiamorte, e di quanto gli mancasse
la sua vecchia vita, con sua madre, suo padre, i suoi amici.
Io gli raccontavo di me, di come avevo scoperto i miei poteri, della storia con
Ron, di quello che c’era stato con Krum, di come era il mondo babbano.
Quando ero lì dentro, mi sembrava di essere in un’oasi, dove tutte le angosce
della vita quotidiana scivolavano via dal mio corpo e dalla mia mente,
lasciando posto solo al sollievo e ad una genuina voglia di tornare ad essere
una ragazza della mia età come tante.
Mi lasciavo alle spalle non solo i problemi con Ron, ma anche la guerra, i
piani che studiavamo tutti assieme per portare avanti gli attacchi ed il senso
di responsabilità che tutto ciò comportava.
Lì dentro ero io, semplicemente io, e questo sembrava poter farmi star meglio.
Ma non quella sera. Non dopo aver saputo che degli amici, delle persone che
conoscevo non solo erano ferite, ma erano in pericolo di vita.
Mi sentivo in colpa per tutte le volte in cui non avevo provato nulla sapendo
che delle persone erano rimaste ferite o uccise, semplicemente perché non li
conoscevo, e quindi la cosa non mi toccava. Ero davvero un mostro.
E stavo male, perché mi ero improvvisamente resa conto di quanto quella guerra
fosse reale. Non che non lo sapessi, ma l’avevo dimenticato per molto, troppo
tempo.
C’erano stati altri baci fra me e Draco, ma quella fu la prima volta che ci fu
anche tutto il resto.
*** *** *** *** *** *** ***
Ron divenne intrattabile in quei giorni, mentre Ginny continuava a sorridere
tristemente e a non parlare.
Egoisticamente, pensai che ero stata davvero una stupida a non chiarire prima:
fintantoché Bill e Chalie restavano in ospedale, in coma, non avrei potuto
rivolgere la parola a Ron.
Harry, invece, pochi giorni dopo la notizia, si avvicinò a me.
Sospirò, prima di parlare, e vedevo chiaramente la tensione che lo avvolgeva.
Mi dispiace.
Avrei voluto scusarmi, per come mi ero comportata sino ad allora. Ma non
sarebbe servito a molto, se non a farmi sembrare patetica.
Quando infine si risolse a parlare, mi resi conto che la sua voce era roca,
come se avesse urlato fino ad un secondo prima.
“Lo so che forse non te la senti,” esordì, “ma… Ron sta molto male, e credo che
gli farebbe bene se tu gli parlassi… se cercassi di stargli un po’ vicino.”
Annuii, senza nemmeno pensarci.
“Credevo che non avrebbe voluto vedermi gironzolargli attorno, dopo quello che
è successo, dopo come…”
Dopo come vi ho trattati. Non riuscii a dirlo, ma Harry dovette averlo
intuito, perché, nonostante l’espressione sorpresa, mi sorrise dolcemente e
tentò di rassicurarmi.
“Non preoccuparti, Hermione. Capisco che hai passato un periodo difficile, e
sono sicuro che lo sappia pure Ron. È per questo che te lo sto chiedendo, lo
faceva star male il fatto di non poter parlare con te, ed ora la notizia di Bill
e Charlie lo ha distrutto. So che non lo odi così tanto, per cui…”
Si interruppe, e mi guardò.
Aveva ragione, non odiavo Ron tanto quanto credevo.
Eravamo stati amici, ed io volevo esserlo ancora, sebbene me ne fossi resa
conto solo in quel momento.
“Ok, Harry. Farò un tentativo.”
“Grazie.”
*** *** *** *** *** *** ***
Draco guardava il soffitto, mentre con aria pensosa mi domandava: “E quindi,
esattamente, com’è che è finita fra te e Wealey?”
Io ridacchiai. “Sai, non credevo fossi il tipo da chiacchiere da letto.
Evidentemente mi sbagliavo.”
“Stai cercando di cambiare argomento?” Mi domandò indispettito.
“Uhm… sì, direi di sì. Non mi va di parlarne. Dovrai cercare di contenere la
tua gelosia senza le mie rassicurazioni, mi dispiace.” Affermai seria, mentre
mi voltavo leggermente per cercare di sbirciare la sua reazione, che non si
fece attendere.
“Geloso? Figurati. So benissimo che Weasley non può competere con me, nemmeno
lontanamente.”
Non lo contraddissi, ma mi voltai del tutto per accoccolarmi contro il suo
petto.
Perché dovevamo parlare proprio di Ron?
Draco mi circondò la schiena con un braccio, e con la mano libera mi accarezzò
i capelli.
“Credi… che quando la guerra sarà finita, e… e non avrò più bisogno di rimanere
qui…” sospirò, “credi che potremmo continuare a vederci, qualche volta?”
La sua domanda mi colpì nel profondo, agitando qualcosa dentro di me che
credevo di non poter più provare.
Era vero, la sua situazione era temporanea, ed io non ci avevo mai pensato. Che
stupida.
Continuavamo a vivere alla giornata, senza preoccuparci del domani… o meglio, io
lo facevo, senza rendermi conto che il domani stava arrivando. E troppo in
fretta.
“Sì. Penso di sì.” Risposi, sostituendo con un penso quello che invece
avrebbe dovuto essere un vorrei. Ma non ero brava con le parole, e lui
era una persona intelligente. Mi piace pensare che avesse capito.
*** *** *** *** *** *** ***
Ron mi evitò per tutto il giorno seguente, e per quello successivo. Non
riuscivo a parlargli, ed ogni volta che lo trovavo era assieme a qualcuno. Se
per caso gli chiedevo di seguirmi un attimo, addiceva qualche scusa per non
farlo.
“È la legge del contrappasso.” Disse pensoso qualcuno alle mie spalle, dopo
l’ennesimo tentativo fallito.
Mi voltai lentamente, per nulla preoccupata. Conoscevo bene quella voce.
“Remus.” Dissi solamente. Solo un mesetto prima l’avrei odiato per non essersi
fatto gli affari propri.
“Dagli tempo. Non sta passando un bel momento.”
“Ed io non gli sarei comunque d’aiuto, anzi. Volevi dirmi questo?”
Sorrise, come sempre. “No. C’è un problema, temo.”
“Di che si tratta?”
Uscimmo in giardino, dove nessuno ci avrebbe disturbati. Non c’erano pericoli grazie
agli incantesimi di protezione che tutti gli abitanti di Grimmauld Place si
erano adoperati per apporvi, e così spesso uscivo a prendere una boccata
d’aria.
Oramai mi sentivo più a mio agio lì fuori che non in casa, e remus doveva
essersene accorto.
“Cosa volevi dirmi?” Domandai, vagamente preoccupata. C’era qualcosa nel suo
atteggiamento che non presagiva nulla di buono.
“Vedi, si tratta di Draco.”
“È successo qualcosa?”
“No. Non ancora, almeno.”
Dopo aver detto questo si voltò, ed io non ebbi la forza di chiedergli nulla.
Semplicemente, aspettai che continuasse.
“Sai perché si trova qui?” Mi domandò, ed io avrei tanto voluto limitarmi a
scuotere la testa, ma non avrebbe potuto vedermi.
“No.” Mormorai, con la gola secca.
Non stava succedendo niente. Perché mi angosciavo tanto?
“Bene, lo immaginavo. Come sai, lui è un mangiamorte. Dopo aver fallito con
Silente, però, Voldemort si è vendicato uccidendo sua madre.” Si bloccò,
dandomi il tempo di digerire la notizia, per riprendere molti istanti dopo. “Malfoy
ne ha sofferto moltissimo, naturalmente. A quel punto, però, non aveva più
niente da perdere, e si è rivolto a noi. So che Silente non lo avrebbe
abbandonato a sé stesso: se ha agito come ha fatto l’anno scorso, è stato solo
perché vi è stato costretto. Così, ne parlai a Tonks ed al signor Weasley, che
si dissero d’accordo, sebbene con qualche riserva. Molly invece accettò
subito.”
“Quindi, gli unici a non sapere…”
“Sono Harry ed i ragazzi Weasley. Non volevo tenerlo nascosto, ma avete già troppo
a cui pensare, e così ho pensato fosse meglio tacere. Ma Malfoy aveva appena
perso sua madre, e non mi sembrava giusto lasciarlo da solo con il suo dolore.”
Scossi la testa.
“Non mi ha mai detto nulla… e non ho mai capito… che stesse male.”
Mormorai, colpita dai sensi di colpa. Certo, Draco non mi avrebbe mai detto di
ciò che gli era successo, soprattutto durante i nostri primi incontri: era
troppo orgoglioso per farlo. Però… come avevo potuto non accorgermi di nulla?
Come al solito, ero sempre stata tanto presa da me stessa da non porre
abbastanza attenzione agli altri.
“Non fartene una colpa. Malfoy è abituato a nascondere i propri sentimenti, e
lui stesso mi ha chiesto di non dirti nulla. Non voleva che accettassi di
passare del tempo con lui mossa dalla pietà.”
“Non l’avrei mai fatto.”
“Lo so, Hermione.”
Ci fu un breve attimo di silenzio, durante il quale ebbi il tempo di rimettere
ogni pezzo del puzzle al suo posto.
Malfoy era sempre stato cordiale, e non aveva mai avuto voglia di litigare. Non
mi aveva neppure più chiamata mezzosangue… a parte il nostro primo incontro, ma
credo che quella volta lo fece solo per salvare le apparenze.
Per un attimo mi domandai se quella volta mi baciò perché aveva bisogno di me,
o solo di un po’ di conforto.
“Ad ogni modo,” proseguì, “Voldemort ha continuato a cercarlo, e non credo
sappia che la sua è stata una fuga. Questo potrebbe tornarci utile,
considerando le notevoli perdite che abbiamo subito.”
“Non… non riesco a seguirla. Che cosa… che cosa sta cercando di dirmi?”
Domandai, incredula di ciò che stavo sentendo. No, dovevo aver capito male.
“Io… devo chiedere a Draco di tornare da Voldemort con l’incarico di scoprire i
suoi prossimi attacchi. So che è rischioso, ma… questa guerra, la stiamo
perdendo. Vorrei non dover dire così, ma la stiamo perdendo, e dobbiamo tentare
qualunque cosa per - ”
“Non gli crederà MAI!” Lo interruppi, alzando il tono di voce. Troppo, forse.
“Non lo accoglieranno a braccia aperte! Lo tortureranno, e potrebbero anche
decidere di ucciderlo! È questo che vuole?”
“Sai che non è così.”
“Non ne otterrebbe comunque nulla. NULLA! Come pensa che si possano ancora
fidare di lui? Pensa forse che Voldemort gli spieghi tutti i suoi piani, in
modo che possa riferirli a noi?”
“Hermione, ti prego… abbiamo vagliato ogni altra possibilità, e credo che
questa possa essere davvero quella che offre più possibilità di successo. Te ne
ho parlato solo per chiederti se ti andava di parlarne a Malfoy, che credo
possa sentirsi più a suo agio con te che con noi.”
Avrei voluto chiedere “a suo agio per cosa?”, ma avevo capito benissimo
cosa intendeva Remus.
Se Draco avesse voluto incazzarsi, disperarsi, o avere un qualunque altro tipo
di reazione, con me avrebbe avuto molto meno problemi.
Non avrebbe dovuto mascherare la sua vera reazione, e questo l’avrebbe
facilitato. Ma di quanto?
Era comunque una situazione senza via d’uscita, ed io non potevo fare
assolutamente nulla per aiutarlo.
Mi sentii inutile ed impotente. Era una situazione orribile.
*** *** *** *** *** *** ***
Ne parlai a Draco quella sera stessa. Era l’unica cosa che potevo fare.
Lui mi rispose semplicemente “D’accordo, ci penserò.”
Poi mi cinse la vita con le braccia, e mi baciò dolcemente.
“Draco,” lo chiamai, per poi proseguire senza attendere che mi desse un qualche
segno, “mi dispiace. Ho saputo di tua madre… non so cosa dire. Mi dispiace.”
Lui si strinse più a me.
“No, non farlo. Non pensare a me in questo modo. Fai finta che non sia accaduto
nulla, per favore.”
Era la prima volta che mi parlava così, e sembrava indifeso… vulnerabile. Troppo.
“Va bene,” risposi poggiando la testa alla sua spalla, “va bene.”
*** *** *** *** *** *** ***
“Voglio parlarti.” Dissi secca, tentando di escludere ogni possibilità di
replica.
“Ah sì? Strano, credevo di dover essere d’accordo per potermi parlare. Mi sarò
sbagliato.”
Strinsi i pugni, tentando di restare calma.
“Smettila di fare così, Ron. Mi dispiace, davvero, per tutto quello che
è successo.”
“Non è vero. Ti faccio pena e ti senti in colpa, mi stai parlando solo per
questo.”
“L’avrei fatto comunque!” Affermai, decisa. Non ero sicura di quanto fosse
vero, ma di certo avevo intenzione di rivolgergli la parola comunque. Prima o
poi.
“Ok, allora accetto le tue scuse. Che altro vuoi?”
Inspirai profondamente. Era più difficile del previsto. “Io… volevo tornare ad
essere amici.”
Ron ridacchiò, e la cosa mi fece un male immenso. Sentii qualcosa agitarsi
all’altezza dello stomaco, e gli occhi bruciarmi.
“Ah, ma davvero? Guarda un po’, adesso sono io a non volerlo.” Ribatté con
astio, per poi uscire dalla cucina.
Il bicchiere che avevo ancora in mano mi cadde, con tutta l’acqua che c’era
dentro. Ero andata a bere qualcosa perché l’avevo visto lì dentro, e le mie
labbra non ne avevano neppure sfiorato il vetro liscio e freddo. No, non era
freddo. Quando mi chinai a raccoglierne i pezzi, mi accorsi che era
sorprendentemente caldo.
Si era scaldato di me.
Quel bicchiere era un po’ come il mio cuore. Si lasciava modificare da
qualunque cosa lo toccasse, adattandosi a ciò che lo circondava. Ma quando le
mani calde dell’amore lo lasciavano cadere, senza curarsi minimamente della
cosa, allora andava in mille pezzi, senza possibilità di essere riparato.
O forse no. Sorrisi, ed alzai la mia bacchetta, riaggiustandolo.
L’acqua poteva essere ancora a terra, versata come innumerevoli lacrime, ma il
bicchiere era tornato come prima.
E così, forse, stava facendo il mio cuore.
*** *** *** *** *** *** ***
“Mi spiace che tu non sia riuscita a chiarire…” Mormorò Draco fra un bacio e
l’altro.
“È colpa mia. Mi sono sempre comportata da stupida, è ovvio che ora non voglia
darmi un’altra possibilità. Neppure io lo farei al suo posto…”
“Credevo vi foste lasciati per colpa sua.” Ammise candidamente Draco, senza
apparentemente preoccuparsi del fatto che essersi fatto un’opinione in merito
voleva dire averci pensato.
“Anche. Diciamo che non eravamo più in grado di capirci…” Risposi, per
attirarlo in un altro lungo bacio, che si risolse con entrambi nudi, sdraiati
sul letto.
“Sono contento che vi siate lasciati.” Mi sussurrò, ed io quasi non credetti
alle mie orecchie.
Dopodiché le parole diventarono inutili, ed i nostri corpi parlarono per noi.
*** *** *** *** *** *** ***
La mattina dopo, Draco scese a far colazione con noi.
Non dimenticherò mai le espressioni sconvolte dei miei amici — sempre che fosse
giusto chiamarli così.
Harry rimase a bocca spalancata per un paio di secondi. Poi, scatenò il
putiferio.
“Da dove arriva Malfoy? Che cosa ci fa qui?” Sbraitò, sbattendo i pugni sul
tavolo.
Remus tentò di farlo ragionare. “È qui per aiutarci.” Disse.
A quelle parole mi voltai a guardare stupita quello che avevo preso a
considerare un po’ come il mio ragazzo.
E così hai deciso.
Lui evitò il mio sguardo.
Perché non me l’hai detto?
Remus spiegò a grandi linee il suo piano, tralasciando di dire perché Draco si
trovasse lì, o dove fosse stato tutto quel tempo.
Né Harry né Ron sembravano disposti ad essere amichevoli con il serpeverde, ma
alla fine accettarono la sua presenza tra noi. Non perché facesse oro piacere,
ma Draco era molto più sacrificabile di chiunque altro di noi, e dunque valeva
la pena tentare.
Non sarebbe stato un problema se fosse morto, anzi, ne avrebbero gioito, e
nessuno dei due ne faceva mistero.
Dopo aver fatto colazione, Draco si appartò con Remus ed Arthur Weasley per
parlare dei dettagli del piano, probabilmente, mentre Molly e Tonks
intercettarono Ginny, che stava scendendo in quel momento, e le spiegarono la
situazione. Così rimasi sola con Ron ed Harry.
“Un mangiamorte. Non ci posso credere, hanno deciso di ospitare un mangiamorte.”
Si lamentò Ronald con aria disgustata, mentre Harry annuiva e borbottava
insulti rivolti a Draco.
“È dalla nostra parte…” Tentai di dir loro, ma in quel momento il mio
ex-ragazzo mi guardò con rabbia.
“E tu cosa ne sai? Ti bastano un paio di occhini grigi che ti guardano languidi
per farti cambiare idea su una persona?” Sbraitò, mentre Harry mi guardava con
rabbia.
Io distolsi lo sguardo. Davvero mi guardava languido?
In quel momento Harry sembrò avere un’improvvisa realizzazione.
“TU! Tu lo sapevi!” Esclamò, puntandomi un dito contro. “Ecco
dove passavi i pomeriggi!”
“Io…”
“Perché non ce lo hai detto? Come puoi essere sua amica?”
Continuò, come se ciò che avevo fatto fosse stato orribile. Forse non mi ero
comportata bene nei loro confronti, ma di certo non gli avrei mai parlato di Malfoy
senza il consenso di Remus, o il suo.
“Lui… è cambiato, Harry…”
“No che non è cambiato! E’ sempre il lurido mangiamorte che ha ucciso Silente.
È un assassino, e non esiterà ad ammazzarci tutti!”
“Ti dico che è dalla nostra parte…”
Il dibattito stava avvenendo solo fra me ed Harry. Ron taceva, come se la cosa
gli facesse troppa rabbia, o troppo male, per parlarne.
Così, a malapena mi accorsi che si stava alzando per uscire dalla stanza.
Harry invece lo notò subito, e tentò di fermarlo.
Inutilmente.
Mi lanciò uno sguardo veloce, poi disse solo: “Vado a parlargli.”
Ed io rimasi sola, di nuovo.
*** *** *** *** *** *** ***
Non mi salutò nemmeno, quando se ne andò.
Trovai la sua stanza vuota, perfettamente in ordine.
Avrei voluto gridare di rabbia, ma non ci riuscii. L’unica cosa che feci, fu
gettarmi sul suo letto e versare lacrime silenziose, con la paura che qualcuno
potesse entrare e vedermi.
Non avevo mai pregato in vita mia, ma quella sera lo feci, inginocchiata
davanti al mio letto.
Ti prego, fa che non gli accada nulla.
Dio doveva avercela con me in quel periodo.
*** *** *** *** *** *** ***
Harry era seduto sulla vecchia sedia di legno che nessuno usava mai, perché
scricchiolava ad ogni movimento, la testa poggiata sulla mano, mentre sfogliava
lentamente un vecchio album.
Presi una sedia e mi sedetti accanto a lui, lasciandomi cadere in avanti per dare
un’occhiata a quello che stava guardando.
Lui avvicinò l’album a me, facendolo scivolare sulla ruvida superficie del
tavolo, e mi indicò una foto.
“Sai, anche i miei genitori litigavano spesso.” Mi disse, ed io per un attimo
mi domandai come facesse a saperlo. Ma ero troppo contenta del fatto che non
fosse infuriato con me per chiedere qualunque cosa.
Fissai la foto, che ritraeva James e Lily abbracciati. Lei aveva un fagottino
in mano, un bellissimo bambino dai capelli neri.
Harry sospirò, poi riprese a parlare. “All’inizio si odiavano, ma poi è nato
qualcosa fra di loro. E nonostante le discussioni, quel qualcosa ha continuato
ad esistere.” Si voltò a guadarmi, e mi sorrise. “Sono sicuro che ti
perdonerà.”
Io annuii, senza trovare il coraggio di dirgli che non amavo più Ron. Gli
volevo bene, ma in modo diverso.
“E tu? Lo farai un giorno?”
“L’ho già fatto, Herm.”
*** *** *** *** *** *** ***
Il giorno che Remus mi diede la notizia, mi sentii morire a mia volta.
Non l’aveva ancora detto agli altri, ma l’avrebbe fatto di lì a poco. Oramai
non c’era più acampo, e dovevamo tutti scendere in campo al più presto.
Ma non in quel momento, non ce l’avrei fatta.
Mi sentivo il cuore spezzato in due, le porte che si richiudevano velocemente.
Perché? Mi chiesi. Perché?
Mi diressi nella sua stanza, senza trovare più lacrime per piangere. Ne avevo
versate troppe alla sua partenza, ed ora che sapevo non sarebbe tornato mai
più, non riuscivo neppure a disperarmi.
All’improvviso, non sentii più nulla, proprio mentre credevo che il dolore
sarebbe diventato insopportabile.
Non mi importava più nulla dei miei amici, dei miei compagni, né della guerra,
o di me stessa.
Nulla.
Il mio unico pensiero era lui, il suo sorriso, le sue mani che mi sfioravano, i
suoi occhi grigi che brillavano quando il sole li colpiva.
Non l’avrei mai più rivisto, e non gli avevo mai detto che lo amavo.
Non è giusto. Non è giusto.
Per un istante mi domandai se non fosse stato meglio farla finita, e
raggiungerlo. Ma sapevo che non avrei mai trovato il coraggio di farlo, e che
lui non avrebbe voluto che facessi una cosa tanto stupida.
Perché? Perché te ne sei andato?
Era diventato il mio unico punto di forza, l’unica persona che riuscisse a
farmi star bene. Lo odiai per avermi lasciata.
Lo odiai con tutte le mie forze.
*** *** *** *** *** *** ***
“Hermione… ho saputo di Draco, e…”
“Risparmiami la tua pena, Ron, ti prego.”
“Forse avrei dovuto essere più gentile con lui.”
Mi voltai a fissarlo, sorpresa. I miei occhi erano gonfi per le notti trascorse
insonni, e le mani mi tremavano leggermente.
“Già, forse avresti dovuto.” Mi limitai a ribattere, per rimettermi a sistemare
il tavolo.
Non c’era granché da mettere a posto, in realtà. Un vaso sopra un centrino, e
qualche rivista lasciata lì dagli altri. Ma avevo bisogno di tenermi occupata,
e non avevo la testa per studiare.
“Insomma, se fosse stato davvero dalla loro parte, Voldemort non l’avrebbe
ucciso, giusto?”
Una scarica d’ira mi attraversò tutto il corpo.
“Ron, cambiamo discorso, d’accordo?”
Lo sentii sospirare. “D’accordo.”
“Bill e Charlie si sono ripresi, vero?”
Lo vidi annuire con la coda dell’occhio, ma il sollievo non fu molto.
“Bene. Mi fa piacere.” Dissi, senza dare un’intonazione alle mie parole.
Non riuscivo neppure più ad essere contenta per il fatto che Ron sembrava
riavvicinarsi a me.
Non riuscivo a gioire di nulla.
*** *** *** *** *** *** ***
Mi faceva male entrare nella sua stanza, ma volli entrarci ugualmente quel
giorno.
Capivo che dopo la sua morte non aveva senso lasciare le sue cose lì dentro, ma
non volevo che fosse qualcun altro a raccogliere i suoi effetti personali.
Volevo essere io a farlo.
Misi nella borse i suoi vestiti, i suoi libri, e le poche cose che aveva con
sé.
Fu quando ebbi svuotato il cassetto che la trovai.
Aprii la lettera con un vago senso di colpa, sapendo bene che non fosse giusto
farlo, e che forse gli avrebbe dato fastidio. Ma non resistetti, e per un
attimo mi mancò il fiato nello scoprire che era per me.
“Vorrei trovare il modo di cacciarti dai miei pensieri, ma tutto ciò che
posso fare è lasciare che essi tornino a te.
Non avrei voluto andarmene in questo modo, ma odio gli addii, e credo che un
po’ li odierai anche tu. Perché sappiamo entrambi che di questo si tratta.
Avrei dovuto dirti ciò che provavo, prima di varcare la soglia, avrei dovuto
dirti che mi saresti mancata. Spero che tu lo sappia, senza il bisogno di
leggerlo.
Per un attimo mi sono chiesto, se non fossi andato, cosa sarebbe successo.
Saremmo rimasti assieme anche dopo che la guerra fosse finita? Temo che non lo
scopriremo mai.
Avrei tante cose da dirti, ma non so come farlo.
Così, ti dirò l’unica cosa che sento davvero di poterti dire, e ti assicuro che
sei la prima in assoluto ad avere questo onore: mi dispiace.
Mi dispiace, per tutto.
Spero che non mi dimenticherai, Hermione.
Addio.
Draco.”
Strinsi la lettera fra le mani, e per un po’ piansi.
Le lacrime, che senza rendermene conto avevo trattenuto fino a quel giorno,
cominciarono a scendere copiose lungo le mie guance accompagnate da numerosi
singhiozzi.
Dispiace anche a me, Draco.
Addio.
*** *** *** *** *** *** ***
C’è stato un attimo della mia vita in cui credevo che non avrei mai più
ricominciato a vivere.
Eppure, nonostante la guerra, nonostante la morte, riuscii a trovare il
coraggio di andare avanti, e di guardare verso il mio futuro.
Le braccia di Ron si avvolsero attorno alla mia vita, ed io non feci nulla per
respingerlo.
“Scusami, Hermione.” Perché detto da lui non aveva lo stesso significato, la
stessa forza emotiva?
Sospirai. “Scuse accettate.”
Il giorno dopo saremmo scesi tutti in campo, assieme agli auror.
L’avevamo deciso di comune accordo, ed io non avevo motivi per rifiutarmi di
rischiare la vita.
Non più, oramai.
Mi divincolai dall’abbraccio di Ron, e lo guardai negli occhi.
“Quindi siamo di nuovo amici?”
Non potei non notare la traccia di delusione nei suoi occhi, ma non potevo
stare con lui.
Forse, un giorno… Sì, forse un giorno o l’altro avrei potuto farlo. Ero
certa che la porta del mio cuore era ancora in grado di aprirsi, e forse avrei
potuto innamorarmi di nuovo.
Ma non in quel momento.
Draco era ancora troppo vivo di me, ed io volevo che lo fosse.
Non lo avrei mai dimenticato, mai.
Ron sembrò pensarci un attimo, poi annui, e si sforzò di sorridermi.
“Sì, siamo di nuovo amici.”
***fine***