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Autore: PrincipessaLes    28/12/2012    3 recensioni
Tutte le ragazze desiderano essere invitate al Ballo...tutte tranne una.
Astoria vorrebbe tanto cedere a qualsiasi altra ragazza il suo posto (e l'invito che ha ricevuto). Ma non si può rifiutare un invito al Ballo, nessuno può farlo, nemmeno lei che non si è mai interessata alle regole che governano il mondo dei Purosangue.
E questo non è il suo unico problema... Astoria non vuole indossare l'abito da ballo preso per lei dai suoi genitori, o meglio, non vuole indossare NESSUN abito da ballo. Lei detesta gli abiti eleganti, perchè è convinta che nessun abito elegante possa esere adatto a lei.
Una chiacchierata con la sua migliore amica e il ricordo di un quadro Babbano, però, potrebbero farle cambiare idea.
La storia ha partecipato al contest "Ritratto di signor.." indetto da MagenthaRigbie sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Astoria Greengrass, Luna Lovegood
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Ciao a tutti bella gente!!!
Qualche informazione su questa storia. Questa one-shot ha partecipato al contest "Ritratto di signor..." indetto da MagenthaRigbie. Il contest chiedeva di descrivere un personaggio a scelta, facendo risaltare in particolare alcune caratteristiche, positive o negative, che si potevano scegliere da un elenco. Il personaggio da me scelto è Astoria Greengrass e le caratteristiche erano bellezza/eleganza  e irrequietezza.
Le note dell'autore sono a fine capitolo. Vi lascio alla storia e spero che sia di vostro gradimento.


Astoria fissò l’abito, sospirando. Fino al giorno prima, nemmeno sapeva di averlo…e, per quanto la riguardava, avrebbe preferito continuare a non saperlo, se questo avesse significato non essere costretta a partecipare ad un Ballo in cui, molto probabilmente, anzi, quasi sicuramente, sarebbe stata l’unica della sua età in mezzo a più di un centinaio di ragazzi e ragazze e, per di più, avendo come cavaliere un ragazzo che conosceva a malapena.
Quell’abito era bellissimo, ma Astoria l’avrebbe volentieri rifiutato, per poter declinare l’invito al Ballo. Ma sapeva benissimo che dietro l’invito di Theodore Nott si nascondeva un piano ben preciso, lo stesso che giustificava l’invito che sua sorella aveva ricevuto da Adrian Pucey, quello che regolava tutti gli inviti rivolti alle nobili ragazze Purosangue, come lei. Lei, però, a differenza di sua sorella, non sapeva che sarebbe stata invitata…lo sapeva Daphne, però, del resto, era lei che aveva custodito nel suo baule quell’abito, affidatole dai genitori prima di tornare a scuola. E con che orgoglio l’aveva guardata, quando gliel’aveva consegnato.
Lei e Daphne erano così diverse, tanto che, spesso, i suoi amici si stupivano a scoprire che erano sorelle. Daphne era la personificazione dell’orgoglio Slytherin: una bellissima giovane Purosangue, superba, sprezzante e altezzosa, una ragazza elegante e vanitosa, che sapeva pensare solo a feste, abiti e gioielli, rispettosa delle tradizioni e obbediente in tutto ai genitori. Daphne era orgogliosa della sua perfetta bellezza da bambola di porcellana, così come del suo albero genealogico impeccabile, requisiti indispensabili, in futuro, per un buon matrimonio, coronamento ideale delle sue ambizioni, le stesse che nutrivano i suoi genitori. In poche parole, Daphne era tutto ciò che Astoria era bene felice di non essere. Innanzitutto, Astoria aveva esultato dentro di sé quando era stata smistata a Ravenclaw, con grande disappunto dei genitori. Fin dall’inizio, si era trovata molto bene in quella Casa, dove nessuno giudicava quanto il suo comportamento fosse adatto al nome della sua famiglia. Essere Astoria Greengrass non le aveva impedito, l’anno precedente, con grande disappunto di Daphne, di partecipare alle selezioni per la squadra di Quidditch, di cui era entrata a far parte, diventando da subito la mascotte della squadra, soprattutto dei ragazzi, che erano molto divertiti dalle sue incredibili performance(Michael diceva che quando c’era lei in campo, sembrava che si fosse scatenato un tornado) e guadagnandosi l’appellativo di “Cacciatrice più scatenata” nella storia della casata di Ravenclaw, almeno così la definiva Roger, che la considerava come una sorella minore. E lei era orgogliosa di questa definizione, come lo era dei suoi risultati…e anche di ogni minimo graffio o livido che si era procurata giocando, così come del colorito sano della sua pelle, lievemente abbronzata dal sole e screpolata dal vento, poiché trascorreva l’intera estate all’aperto, leggendo e correndo nel parco di Greengrass Manor, nonostante i continui rimproveri della madre. I genitori non approvavano  per niente questi suoi comportamenti, soprattutto la sua passione per il Quidditch, e la mettevano sempre a paragone con Daphne, Daphne la perfetta, che, in inverno, non usciva mai di casa senza guanti per non fa arrossare le mani e d’estate, quando si recavano al mare, non camminava ma sulla spiaggia a piedi nudi, per evitare che un sasso le graffiasse un piede o che la ghiaia le rovinasse le unghie. Tutte queste precauzioni, ottenevano buoni risultati: infatti, la sua pelle era sempre perfetta, liscia e candida come la porcellana i suoi capelli, una profusione di boccoli biondi, le ricadevano sulle spalle sempre perfettamente ordinati e senza nodi, anche quando non li pettinava, le sue mani, eleganti ed affusolate, quelle che i Babbani avrebbero definito mani da pianista, erano sempre candide e curate, con unghie perfette, accuratamente limate. Alta, snella e ben proporzionata, Daphne, dal punto di vista fisico, era la personificazione dell’eleganza e della nobiltà della famiglia, come traspariva chiaramente dall’espressione altera e spesso gelida dei suoi occhi, quegli splendidi occhi verdi ereditati dalla madre. Gli occhi erano l’unico tratto in comune tra le due sorelle e, allo stesso tempo, erano anche ciò che meglio stabiliva la più netta differenza tra loro. “Gli occhi sono lo specchio dell’anima”…Astoria era perfettamente in accordo con questo antico adagio e ciò era assolutamente vero, nel suo caso, perché bastava guardarla negli occhi per riconoscere in lei una persona semplice, concreta, disponibile, genuina, in poche parole, l’esatto opposto della sorella.
E questa forte differenza si dimostrava una volta di più considerando i sentimenti che provavano al pensiero del Ballo: trepida attesa, piena di orgoglio e aspettative, per Daphne, un senso di vuoto e di completo rigetto, mischiato ad una strana ed inspiegabile paura per Astoria. La ragazzina contemplò sospirando l’abito che avrebbe dovuto indossare: era così bello, con quel corpetto bianco plissettato e la gonna a balze di un delicato color acquamarina, ma era troppo elegante per lei, non si adattava di sicuro alla sua figura esile e spigolosa. Lei non era slanciata e flessuosa come Daphne, ma era semplicemente magra, troppo magra, aveva un aspetto così,,,così infantile, anche se aveva già tredici anni. Era una ragazzina ossuta, tutta gomiti e ginocchia, senza un accenno di forme…almeno, questo era quello che vedeva lei quando si guardava allo specchio. Astoria non si rendeva conto di quanto in realtà il suo corpo, magro e ben proporzionato, la sua figura longilinea, il suo portamento naturalmente elegante ed aggraziato le dessero un’aria quasi eterea, nei momenti in cui non si comportava come un autentico maschiaccio, naturalmente… Questa impressione era acuita in chi la guardava dall’espressione dolce e spesso pensierosa dei suoi occhi. Occhi che, secondo lei, sottolineavano una volta di più quanto lei fosse ancora bambina. Occhi grandi e curiosi, sempre spalancati sul mondo, occhi limpidi, schietti e non maliziosi come quelli della sorella. Questo, però, era per lei un vanto quando si confrontava mentalmente con Daphne. Infatti, gli occhi della sorella, maliziosi e quasi sempre ombreggiati dalle lunghe ciglia accuratamente truccate(occhi da gatta, come li definivano le amiche di Daphne), erano come tutti i suoi lineamenti perfetti da statua greca, belli ma duri, come se il suo viso fosse stato scolpito nel marmo.
Le riflessioni di Astoria furono interrotte da una voce allegra, quella di Luna, che era appena rientrata nel dormitorio ed era rimasta affascinata dal suo abito.
“Ciao Tori. Quel vestito è bellissimo, lo indosserai al Ballo, vero?”
Astoria annuì con aria afflitta.
“Oh, sì, è molto bello, ma non mi starà bene sicuramente.”
“Perché dici così, Tori? Secondo me, qualsiasi ragazza, con un abito così bello indosso sembrerebbe una principessa. E poi, credo che quei colori ti donino particolarmente...”-affermò Luna con aria sicura.
“Sarà come dici, comunque, credimi, io non potrei mai sembrare una principessa, nemmeno con l’abito più bello del mondo indosso e il diadema di Rowena Ravenclaw sul capo. E poi, per quanto questi colori mi donino, un abito così elegante non potrà mai essere adatto a me.”
Luna sollevò delicatamente l’abito, si avvicinò all’amica, che stava in piedi davanti allo specchio, e lo poggiò contro il suo busto.
“Tu dici? Guardati, questo abito sembra fatto apposta per te, per la tua personalità. Così semplice e, allo stesso tempo, così elegante. Perché tu hai un’eleganza innata, molto particolare, anche se solo gli altri possono notarla… Prova ad indossarlo, sono sicura che cambierai idea!”
Astoria si lasciò convincere dall’amica, le prese di mano l’abito e si diresse verso il bagno per indossarlo. Avrebbe dovuto comunque indossarlo, prima o poi, non poteva certo presentarsi al Ballo indossando la divisa della scuola.
Quando uscì dal bagno, Luna la fissò estasiata.
“Ti sta d’incanto. Sai, somigli a quella regina Babbana di cui ci aveva parlato Sylvia.”
Astoria sorrise, ricordava quel magnifico dipinto di cui Sylvia Fawcett le aveva mostrato la riproduzione l’anno prima, che mostrava quella regina, così bella che non sembrava nemmeno umana, se non avesse saputo che era Babbana, avrebbe creduto che discendesse da una Veela. Si guardò allo specchio. Effettivamente, quell’abito non le stava poi così male. Guardando i suoi capelli, una cascata di riccioli castano-dorati, che le ricadevano dolcemente sulle spalle, pensò che forse, un seppur minima somiglianza con quella regina si poteva notare, ora che indossava quell’abito. Ripensò a quel dipinto e, soprattutto, all’acconciatura della regina, a quegli splendidi ricci, così simili ai suoi, decorati da una moltitudine di spille argentate a forma di stella.
Sylvia aveva delle spille simili a quelle. Astoria pensò che avrebbe potuto chiederle in prestito, sempre se Sylvia non ne aveva bisogno quella sera. Un giorno, Sylvia aveva provato a crearle un’acconciatura simile a quella della regina, con quelle spille,  e tutti dicevano che, pettinata così, le assomigliava molto.
“Avevi ragione, Luna. Questo abito è proprio adatto a me. Pensavo di chiedere in prestito a Sylvia le sue spille, sai, quelle a forma di stella, se non vuole usarle lei…”
Luna la interruppe.
“Che magnifica idea! Vado subito a chiederle se te le presta.”
Non aveva neppure finito la frase che già si era precipitata fuori dalla stanza. Tornò in un battibaleno, accompagnata da Sylvia.
“Accidenti, Astoria, quell’abito ti sta divinamente!”-esclamò quest’ultima guardandola-“Ti presto volentieri le mie spille, meriti proprio di brillare come una stella questa sera. Se ti va, vorrei pettinarti io. Sai, l’acconciatura della principessa Sissi è difficile da riprodurre e, non per essere immodesta, ma credo che poche ragazze qui dentro la sappiano rifare precisamente come me. Sai, ammiro così spesso quel quadro che ormai ne conosco i particolari quasi a memoria.”
Astoria la ringraziò sorridendo, poi appellò uno sgabello e si sedette davanti allo specchio, per farsi pettinare.
“Hai proprio dei bei capelli, così simili a quelli di Sissi.”-osservò ancora Sylvia, mentre la pettinava.
Effettivamente, i capelli di Astoria erano veramente molto belli, forse l’unica parte del suo corpo su cui lei non avesse da ridire. Innanzitutto, adorava quel loro colore particolare, un delicato castano dorato che si accendeva di mille riflessi e mille sfumature ogni volta che un raggio di sole li colpiva. Ma non era solo quello che le piaceva così tanto. Quei capelli parevano vivere di vita propria. Quando non li teneva legati in una lunga treccia o in un’elegante crocchia trattenuta da una vezzosa spilla a forma di fiore, essi le ricadevano sulle spalle e lungo la schiena in mille onde e riccioli, che le davano una sensazione di grande libertà. Le sue amiche li definivano ricci ribelli e questo al faceva sorridere, del resto, come potevano essere i suoi capelli, se non ribelli come lei?
Quando Sylvia ebbe finito di pettinarla, Astoria si alzò e si guardò allo specchio, tra gli sguardi ammirati delle due amiche.
“Wow, Tori, sembri proprio una regina…e lo sarai questa sera, sarai la regina della festa.”-esclamò Sylvia con entusiasmo.
Astoria sorrise e si voltò ad abbracciare le amiche. Si sentiva incredibilmente leggera, tutta l’ansia per il Ballo era scomparsa. Voleva solo divertirsi, quella sera, e dimenticare tutte le preoccupazioni sulla sua famiglia e sul suo futuro. Voleva ballare, scherzare e chiacchierare di cose frivole. Ma, soprattutto,  per la prima volta nella sua vita, voleva sentirsi ed essere considerata bella, perché anche la Cacciatrice più scatenata nella storia di Ravenclaw può sognare di essere una principessa. E ogni ragazza ha il diritto di diventarlo,anche se solo per una sera. 

Note dell'autrice:

Non avendo informazioni precise su Astoria e sula sua vita, ho inventato quasi tutto da zero.
M sono presa anche alcune libertà riguardo alle informazioni date dalla Rowling, adattandole a quanto mi era utile ai fini della storia. Innanzitutto, la "mia" Astoria non ha due anni in meno del "Trio", ma solamente uno(quindi, ha l'età di Ginny) e non è una Serpeverde, ma è stata smistata a Corvonero. Riguardo agli altri personaggi citati, Sylvia Fawcett è un personaggio esistente nella saga, ma sapevo solo l'iniziale del nome, che quindi ho inventato. Il ritratto della principessa Sissi citato nella storia è un dei più conosciuti, quello dipinto da Winterhalter, in cui Sissi "indossa" l'arcinota acconciatura a stelloni, immortalata anche in uno dei film della celebre trilogia con Romy Schneider. Può sembrare strano che Astoria ammiri una regina Babbana, ma io la immagino molto diversa dalla famiglia, soprattutto più aperta verso chi non è Purosangue.
Bene, penso di aver spiegato tutto ciò che andava spiegato. Ringrazio chiunque abbia letto fino a qui e spero che la storia vi sia piaciuta.
  
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