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Autore: Rain_bow    28/12/2012    1 recensioni
E se Twilight non fosse stato scritto, ma gli eventi si sarebbero comunque sviluppati nello stesso modo? Ed ora, i Cullen dopo 5 anni se ne sono andati da Forks lasciando la cittadina al suo quieto vivere?
Quieto fino all'arrivo di Lola, che porterà scompiglio e il ritorno di chi se ne era andato.
Tratto dal racconto:
Il silenzio è amico di chi lo abita, per gli altri è un'eterna tortura.
C'è chi si ciba di quegli attimi di silenzio della vita, chi invece preferisce vivere l'attimo, chi se ne ciba di ogni singolo attimo presente e chi invece si ciba di vita.
In casa, quella sera vi erano tre presenze. Una non la si poteva definire umana, una non la si poteva definire del tutto viva dato che con la sua tazza ancora fumante di caffè fissava un punto vuoto nella sua mente.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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La mattina dopo fu un incubo. Era la mia prima domenica a Forks e tutti i miei amici erano spariti, Alyssa e Madison erano andate ad una specie di campeggio, i gemelli erano partiti per le nozze della sorella e non volevo passare del tempo sola con Alexander.
Se solo avessi trovato Logan... non lo conoscevo affatto, però quel tizio aveva un certo effetto su di me, mi sentivo attratta da lui, ma non solo per la sua bellezza o per il suo fisico, c'era qualcosa di più antico che ci univa. 
Così decisi di andare a fare un giro da me, verso il mare di La Push, con un bel po' di fortuna avrei potuto trovare davvero Logan.
Mi preparai e poi chiamai mio zio, che aveva deciso di uscire a pesca insieme a Charlie. Mi feci dare delle indicazioni per sapere all'incirca dove abitava Logan.
Il tempo era come sempre grigio, ma se avrei avuto un po' di fortuna non si sarebbe messo a piovere prima dell'arrivo del pomeriggio.
Così con la vecchia bicicletta scassata di Keyne mi avviai verso il mare. Dovevo assolutamente prendere la patente.
Dopo circa mezz'ora di pedalate, raggiunsi finalmente la riserva. C'era un grosso cartello di legno che dava il benvenuto ai visitatori. Mi trovavo lungo una strada in discesa, costeggiata da entrambi i lati da una grande foresta di alberi a foglie larghe. Non mi sentivo al sicuro in quel posto, mi sembrava quasi di essere osservata. Presto il paesaggio cambiò, e alla mia destra gli alberi si diradarono mostrando in lontanza un mare scuro e tempestoso.
Decisi di passare da una via laterale, che secondo le indicazioni di mio zio portava ad un piccolo parco e un negozio di souvenit. 
Hunter, il padre di Logan, era il proprietario del negozio e forse anche suo figlio lavorava lì.
Iniziai a scorgere in lontananza la piccola costruzione in legno, più mi avvicinavo più il mio sorriso si faceva grande e iniziavo a pensare con quale scusa avrei avvicinato Logan, decisi che avrei improvvisato, l'importante in quel momento era trovarlo.
Quando ormai mancavano pochi metri il mio sorriso si spense. Il negozio era chiuso. Che stupida, naturalmente di domenica mattina non potevo aspettarmi di trovarlo veramente aperto.
Mi guardai intorno, non c'era niente e nessuno.
Ripresi la bicicletta e mi diressi verso il mare.
Camminai per un po' lungo la spiaggia di sassolini, poi mi misi a sedere sopra uno scheletro bianco di un vecchio tronco, iniziava a fare davvero freddo e mi strinsi nel mio giaccone.
Ascoltavo le onde che terminavano la loro corsa e si infrangevano sulla battigia, erano così rilassanti, che non sentii alcun rumore di passi.
"Cosa ci fai tu qui?" Impossibile che fosse davvero lui. Eppure, quegli occhi talmente scuri, nascosti dalle folte sopracciglia erano fin troppo familiari.
"Finalmente sei arrivato" dissi disincantandomi.
Mi guardò a lungo con aria confusa. Mi sembrò quasi di vedere gli ingranaggi del suo cervello che si sforzavano di ricordare quando mai ci eravamo dati appuntamento.
Non riuscii dal trattenermi dal ridere.
"Ok, stavo scherzando. E' che volevo muovermi da casa mia, e ho ricordato La Push, con un po' di fortuna avrei anche potuto trovarti" spiegai. Quelle parole suonavano un po' come una scusa, del resto io lo stavo davvero cercando.
"Allora hai avuto molta fortuna" disse, mentre si sedeva vicino a me.
Ci fu un silenzio imbarazzante. Stavo cercando un argomento per continuare a parlargli.
"Proprio non ti piace indossare magliette, eh?" avevo notato solo ora che ancora una volta era a dorso nudo.
Si avvicinò ancora più a me e mi abbracciò. Cercai di ritrarmi, ma poi capii il suo gesto. Sembrava una piccola stufa, tanto era caldo, solo allora mi accorsi di quanto freddo avevo patito finchè non mi aveva abbracciato.
"Non so come sia possibile, tu bruci" gli dissi.
Lui sospirò e guardò il mare, con aria pensierosa. Non lo avevo ancora notato, ma i suoi capelli, non erano corti, come avevo creduto. Erano legati in un piccolo codino alla base del collo.
"Sai, me ne sto preoccupando anche io" disse triste.
"Sarà la mia presenza a farti questo effetto" azzardai, per alleggerire la situazione.
Ci riuscii, perchè mi sorrise. "Non credo proprio, anche quando non ci sei mi succede lo stesso" 
Stava continuando a tenermi il braccio intorno alla vita. Non mi era mai piaciuto particolarmente mostrare segni d'affetto con baci e abbracci, se non in situazioni occasionali, ma con lui era così naturale, che non mi sentivo affatto in imbarazzo, anzi, mi piaceva, e mi rannicchiai addosso al suo corpo.
Mi guardò a lungo.  "Sembra impossibile che è solo da ieri che ci conosciamo" disse confuso.
"A me sembra di conoscerti da sempre" dissi. Era stupido ammettere una cosa del genere, soprattutto ad uno sconosciuto.
"A me piacerebbe conoscerti meglio" ammise lui a bassa voce.
Non so cosa scattò in me, non so cosa accadde di eccezionale, ma sentii il bisogno di confidarmi con lui. 
Così rivelai a quel mezzo sconosciuto tutta la mia storia, come mai avevo fatto con nessun altro.
Gli raccontai delle ragioni che mi avevano spinto a Forks, della misteriosa sparizione di mia madre, della mia infanzia e di alcuni divertenti aneddoti che mi passarono per la testa.
Mi guardò sorpreso, mentre gli sputavo tutto d'un fiato ciò che mi passava per la testa, e quando finalmente mi zittii fu lui a parlare.
"Ora tocca a me," disse. Così mi raccontò anche lui della sua storia.
Era nato e cresciuto nella riserva, come i suoi discendenti, ed aveva trascorso la sua vita serenamente, finchè da poche settimane aveva iniziato a soffrire il caldo, niente di preoccupante, insomma, ma ciò che lo faceva arrabbiare erano i suoi genitori, che sembravano non interessarsene, o almeno non molto. Tutto ciò lo rendeva ancora più arrabbiato, e spesso si sentiva scoppiare.
Quando anche lui terminò il suo racconto gli sorrisi. "Non pensavo di poter trovare un amico, a Forks" 
Ricambiò il sorriso. 
Passammo il resto della mattinata a parlare di noi, gli dissi anche che pure i nostri genitori erano amici. Lui mi parlò dei suoi amici di La Push, e io dei miei di Forks.
Le parole scorrevano, sovrapponendosi tanto volevamo raccontarci l'un l'altro. Non avevo mai avuto un vero amico maschio, e credevo che quello che avevo appena trovato era fantastico.
Ad un tratto mi scappò una parola di troppo. "E io che pensavo che gli i nativi americani andassero in giro con piume in testa, armati d'arco e frecce"
Mi guardò con aria offesa, e temetti davvero di perderlo per quella stupida frase. Invece cominciò a ridere.
"Non ho ancora visto nessuno armato d'arco e frecce o con piume in testa, ma ti posso dire che qui ci sono gli anziani che raccontano le leggende sui nostri antenati, e certe volte sono davvero inquietanti"
Lo guardai incuriosita, dal suo tono di voce era chiaro che quelle leggende non gli andavano tanto a genio.
"Racconta" gli ordinai.
Mi fece segno di no con la testa.
"Ora sono curiosa, racconta" continuai.
Non bastò ripeterlo una volta sola, ma decine e decine di volte, finchè non si arrese.
"Ok, ma solo una breve" si arrese.
Applaudii come una bambina. "Perfetto" dissi esultante.
"Allora.." non sapeva cosa dire, "C'era una volta.." 
Lo guardai offesa. "Non voglio una favola, voglio una leggenda" puntualizzai.
Alzò gli occhi al cielo, e sbuffò.
"Sai, si dice che in queste zone un tempo abitavano dei mostri" disse misterioso.
"Certo come no.." Mo padre, fin da quando ero piccola mi aveva insegnato a diffidare da chi invece credeva nel sovrannaturale, e la parte razionale di me aveva preso il sopravvento.
"Questa è una leggenda" puntualizzò arrabbiato.
"Scusa" mugugnai. "Prometto di starmente zitta, però tu continua" 
Fece un respiro. Poi riprese. "Allora, questi mostri erano chiamati in molte maniere differenti, la nostra tribù li chiamava i freddi" disse questa parola abbassando la voce, forse per farmi paura.
Lo guardai dritto negli occhi. "Quindi posso stare certa che tu non sei un mostro, sei talmente caldo!"
Non riusciva a stare serio. "Ma sai già il resto della storia?" chiese.
"Certo che no!"
Ora ero davvero incuriosita. " Sai, perchè le leggende dicono che proprio i discendenti dei fondatori della mia tribù riuscivano a scacciare questi mostri"
"E come?" chiesi confusa, perchè prima si era messo a ridere?
"Sciogliendoli" disse scherzando. Capii che non avrebbe approfondito di più l'argomento, così feci un ultimo tentativo.
"Perchè non ne ho mai visto uno di questi mostri?" chiesi scettica.
"Forse perchè si nascondono fra di noi, nessuno può riconoscerli in tempo, loro ti uccidono, prima ancora di accorgerti chi sono veramente"
Stavo quasi per avere paura. "Chi sono allora?"
Fece una lunga pausa, per aumentare la mia curiosità. "Spesso vengono chiamati.." altro silenzio. "Vampiri"
Lo guardai per molto tempo, alla ricerca di un suo cedimento, del momento in cui sarebbe scoppiato a ridere gridando -scherzo, scherzo!- Invece quella che perse il controllo fui io.
"Tu sei matto!" dissi quando mi ripresi.
"Ehi!" urlò offeso, "Non ho detto che ci credo, io!"
Così iniziammo a ridere insieme finchè sentimmo i nostri stomaci brontolare. Doveva essere passato parecchio tempo da quando ero partita da casa mia.
A malincuore dovetti congedarmi da Logan, lui promise di passare a trovarmi a Forks presto.
La strada per casa fu molto più faticosa da percorrere, ora avevo una lunga salita ad aspettarmi. Impiegai molto più tempo del dovuto per raggiungere casa. La fame mi stava togliendo le forze.
Quando arrivai però, scoprii che mio zio non era ancora tornato, e mi sentii un po' delusa, proprio non mi andava di starmene da sola in casa.
Così approfittai del fatto che non fosse ancora piovuto e che non era ancora arrivato il buio per fare una piccola girata a piedi.
Decisi di percorrere una stradina poco trafficata che mi aveva indicato Keyne, portava nel sottobosco, vicino ad una serie di case con giardino.
Sin da piccola, avevo sempre amato il bosco. Quell'aria così magica e quel silenzio innaturale, lo rendeva un luogo perfetto per pensare.
Dentro la mia testa sentivo una grande confusione, volevo capire cosa provassi davvero per Logan. Anche se ero sempre stata una persona solare e amichevole, non mi ero mai spinta dal volere così intensamente conoscere un ragazzo, come invece mi era successo con lui. 
Nel bosco c'era un piccolo sentiero, decisi di percorrerlo finchè non fui esausta e mi sedetti su una roccia. Ero troppo stanca per proseguire, e temevo di perdermi a causa della notte incombente.
Incrociai le gambe, e appoggiai i gomiti sulle ginocchia, con le mani sotto il mento. Sbuffai.
Perchè mi interessava così tanto Logan? Neanche sapevo qual'era il suo cognome e già pretendevo di conoscerlo.
Passai molti minuti nel silenzio più assoluto, credevo di essere arrivata ad una conclusione: Logan mi ricordava mio padre, avevano lo stesso modo di sorridere con gli occhi, oltre che con la bocca, forse era per quello che con lui non mi sentivo a disagio, perchè infondo mio padre mi mancava davvero.
Stavo quasi per alzarmi e tornare indietro, quando ebbi una brutta impressione. Mi sentivo osservata, sentivo quasi formicolarmi la schiena, dove immaginavo puntati degli occhi sconosciuti.
Mi voltai di scatto, ma non vidi niente.
Scossi le spalle. Forse era stata una mia impressione.
"Chi c'è là?" urlai per tranquillizzarmi. Non sentii alcuna risposta.
Mi misi in piedi, e mi guardai di nuovo in torno, quasi certa di trovare un paio d'occhi a fissarmi. Forse stavo diventando matta, eppure..
Ad un tratto sentii qualcosa, anzii, a dir la verità non sentiii niente, e fu quello a preoccuparmi davvero. Anche se mi trovavo nel silenzio del bosco, sentivo comunque gli uccellini cinguettare e gli animaletti strisciare tra il fogliame, solo quando tutti i rumori si interruppero mi accorsi di tutti i suoni a cui ero esposta fino a quel momento.
E fu talmente terrificante scoprire quella verità che mi convinsi che là c'era davvero qualcuno. Ad un tratto mi venne in mente la storia che Logan mi aveva raccontato sui mostri. Chi altro era così terrificante da far zittire un bosco intero?
"C'è qualcuno?" Urlai, racimolando tutto il mio coraggio.
Il silenzio divenne se possibile ancora più inquietante.
"Ehy piccolina ci sono qui io" sentii dire come un sussurro. 
Mi voltai in tutte le direzione, ma non riuscivo a vedere nessuno in giro. 
Cercai di mantenere la calma, ed analizzai quella voce. Non sembrava malvagia, e di certo non era tono di un adulto malvagio, ma che ne sapevo io? Sembrava la voce di un giovane uomo, era ferma e modulata, ma riuscì lo stesso a mettermi i brividi, perchè seppur mi poteva essere sembrata innocente, compresi presto che era fredda e spietata.
"Chi c'è?" Urlai. Mentre una paura primordiale mi assaliva. La paura di chi sa che è debole per riuscire ad affrontare il nemico.
"Eccomi" sentii dire dalla stessa voce così sicura di sè. Mi voltai, e seppur nella penombra lo vidi.







Nota dell'autore: allora.. spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e non vi sia sembrato noioso o troppo lento. Ho inserito due personaggi fondamentali per questa storia. Uno è sicuramente Logan, il ragazzo della riserva da cui Lola si sente attrattà.. e l'altro chi è? 
Lo approfondiremo nel prossimo capitolo. Ricordatevi però che questa Lola, nonostante si trovi spesso in situazioni simili a quelle di Twilight, non è affatto Bella, e davanti agli ostacoli non reagisce affatto come lei.
Ditemi pure se vi è piaciuto o no, accetto anche critiche negative naturalmente.
Ora non voglio più annoiarvi, al prossimo capitolo
  
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