Questa è la prima vera e propria fanfiction che scrivo. Siccome l'ho scritta tutta d'un fiato, diciamo che è una one-shot abbastanza lunghetta. E' dedicata alla coppia di Harry Potter che preferisco: Ron e Hermione. In questi giorni, riguardando tutti i film (in particolar modo il quarto) mi sono trovata a pensare: "e se al Ballo del Ceppo fosse andata diversamente?"Allora mi sono divertita a cambiare un po' la storia e immaginare un altro finale. Già in partenza dico che sono un'inguaribile romanticona, quindi se magari preferite storie di altro genere, potrebbe non piacervi più di tanto...All'inizio del racconto ho inserito parti del testo originale “Harry Potter e il Calice di Fuoco”. Sono quelle scritte in corsivo, come potete vedere sotto. Inoltre ci tengo a sottolineare che tutti i personaggi di questa fanfiction appartengono solo ed esclusivamente a J.K. Rowling.
Il
Ballo del Ceppo: e se...
Ron
stava fissando Hermione come se all'improvviso la vedesse in una
nuova luce. «Hermione,
Neville ha ragione...tu sei una ragazza...»
«Però,
sei un fulmine» ribatté lei, acida.»
«Be'
... puoi venire con uno di noi due!»
Hermione
ancora non riusciva a credere alle proprie orecchie: Harry e Ron
avevano avuto a disposizione tutto il tempo necessario per trovare
una ragazza che li accompagnasse al Ballo del Ceppo e, non essendo
riusciti nel loro intento, un po' per sfortuna e un po' per mancanza
di coraggio, si stavano rivolgendo a lei...o meglio, Ron si stava
rivolgendo a lei, nel tentativo disperato di ottenere una risposta
positiva, e poter finalmente dormire sonni tranquilli, senza dover
più temere di diventare lo zimbello di tutta Hogwarts.
E
lei davvero non sopportava di essere semplicemente considerata
come ultima risorsa: dopotutto era legata a Harry e Ron da una
profonda amicizia che durava ormai da diversi anni, e con loro aveva
condiviso gioie e dolori, aveva affrontato innumerevoli pericoli,
aveva aiutato Harry nella lotta contro il male utilizzando il suo
ingegno e la sua brillante astuzia, aveva permesso e continuava a
permettere loro di copiare i suoi compiti in modo che non finissero
nei guai anche con la scuola, e come ringraziamento veniva trattata
quasi come se non esistesse, anzi, come se non fosse nemmeno
una ragazza, cosa che le bruciava da morire e la feriva
nell'orgoglio. Per questo che, fissando Ron dritto negli occhi,
replicò bruscamente:
«No,
non posso»
«Oh,
andiamo» disse lui impaziente, «abbiamo bisogno di
una
compagna, faremo la figura degli stupidi se non troviamo nessuno,
tutti gli altri hanno...»
Non
sapeva perché, ma era stranamente convinta che Ron stesse
parlando per sé, usando il plurale per non dover affrontare
e
gestire una situazione potenzialmente, o forse, sicuramente
imbarazzante.
Per
questo motivo, senza riflettere, rispose:
«Non posso venirci con te»
Pensò "E ora cosa mi invento?" Arrossì e disse con voce un poco tremante:
«perché ci vado già con un altro»
Gli occhi azzurri di lui si accesero per lo stupore:
«No,
non è vero!»
Hermione scorse un leggero tremolio nella voce di Ron
«L'hai
detto solo per liberarti di Neville!»
"E adesso cosa diavolo c'entra Neville? Solo perché al momento non ero tanto sicura di volerci andare con lui, forse perché stavo aspettando che qualcuno come te mi invitasse... Tanto Ginny mi ha detto che a lei non dispiace prendere il mio posto, e farmi un favore..." Pensò di nuovo.
«Oh,
davvero?» Quasi con
paura Ron notò un bagliore negli occhi castani di lei, e da
quello comprese che una lite furibonda era prossima a scoppiare.
«Solo
perché tu ci hai messo tre anni per
accorgertene, Ron,
non vuol dire che nessun altro ha capito che sono
una
ragazza!»
Ron
ammutolì. La fissava sempre più stupito, pensando
al
modo migliore per cercare di uscire dalla fossa che si stava scavando
con le proprie mani. Nel frattempo Harry assisteva in silenzio alla
scena, abituato com'era ai frequenti litigi tra i due.
Alla
fine Ron comprese che forse il modo migliore per risolvere la
spiacevole situazione che si era venuta a creare era dare ragione a
Hermione. Abbassando per un momento lo sguardo, esitando appena
disse:
«Ok, ok, lo sappiamo che sei una ragazza»
Ma
non riuscì a trattenersi dall'aggiungere uno speranzoso: «Va
bene? Adesso ci vieni?»
Hermione
lo guardò. Notò che il suo sguardo era
implorante,
quasi disperato, e forse non solo perché aveva paura di fare
la figura dell'idiota al Ballo del Ceppo.
Ma
lei era decisa a fargliela pagare lo stesso, per come si era sentita
umiliata prima.
«Te l'ho già detto. Ci vado con un altro»
E dopo quest'affermazione, senza guardare in faccia né Ron né Harry, si diresse a testa alta e con passo spedito verso la porta del dormitorio femminile e, una volta entrata, riuscì a chiuderla gentilmente accompagnandola con la mano, senza sbatterla come avrebbe voluto fare. Corse su per le scale e, giunta all'ultimo gradino prima della porta della stanza dove dormivano le ragazze del quarto anno, si fermò, crollò sul freddo scalino di pietra e scoppiò in lacrime.
*°*°*°*°*
Il
giorno dopo Hermione si svegliò di pessimo umore. Dopo
essersi
alzata guardò fuori dalla finestra del dormitorio e
notò
che era una mattinata fredda e limpida. La neve brillava cristallina
sotto la luce di quel pallido sole mattutino, e una lieve brezza
sollevava dagli alberi al limitare della foresta proibita piccoli
fiocchi di neve, che vorticavano nell'aria come polvere, rendendo
incredibilmente scintillante il gelido scenario invernale.
Per
chiunque quella sarebbe stata una magnifica giornata, per chiunque
tranne che per Hermione Jane Granger.
Oltretutto,
come ebbe modo di notare quando scese nella sala comune dei
Grifondoro, coloro che avevano deciso di rimanere a Hogwarts durante
le festività natalizie-praticamente tutti dal quarto anno in
su-erano presi da una straordinaria frenesia nel dedicarsi ai
preparativi per i festeggiamenti, in occasione dell'attesissimo Ballo
del Ceppo. Siccome quella mattina sentiva di aver bisogno di
tranquillità, non riuscendo a sopportare i continui
gridolini
estasiati di Calì e Lavanda che discutevano animatamente
sull'abito che avrebbero indossato quella
sera, e continuando a voltarsi verso la
porta del
dormitorio maschile, sperando che Harry, e soprattutto Ron non
facessero la loro comparsa, decise saggiamente di ritirarsi in
biblioteca. Non aveva nemmeno voglia di scendere in Sala Grande a
fare colazione.
Trovò
la biblioteca deserta. Solo Madama Pince le sorrise da dietro gli
occhiali, salutandola più allegramente del solito. Hermione
prese un antico e voluminoso libro dallo scaffale di Storia della
Magia, il primo che le capitò tra le mani. Lo
sbatté
sul tavolo, si sedette, lo aprì e iniziò a
leggere.
Quando
però si rese conto che stava leggendo la stessa riga da
circa
cinque minuti-cosa che non era assolutamente da Hermione
Granger-alzò
lo sguardo dal volume polveroso, appoggiò stancamente la
guancia morbida sulla mano destra e si fermò,
così, con
gli occhi persi nel vuoto. All'improvviso fu colta da un'improvvisa
sonnolenza, allora si lasciò andare, e si
appisolò sul
pesante libro, che era ancora aperto alla prima pagina.
Hermione aprì gli occhi di colpo. Si era addormentata quasi senza accorgersene, e ora le doleva la testa. Forse per colpa dello scomodo e rigido cuscino di pergamena. Si voltò lentamente a destra, con gli occhi ancora leggermente appannati dalla stanchezza, e da come poté notare, fuori dalle grandi finestre della biblioteca il sole splendeva alto in cielo. Doveva essere all'incirca mezzogiorno. Da fuori le giungevano le grida e le risate degli altri studenti che stavano giocando a palle di neve nel parco e pattinando sul ghiaccio. Con tristezza Hermione pensò che probabilmente anche Harry e Ron erano lì fuori e si stavano divertendo senza di lei...E la mente le si soffermò su quello che era successo la sera precedente, la sua lite con Ron, come se n'era andata senza dire una parola e lo aveva lasciato lì, e sapeva per certo che lui l'aveva guardata smarrito mentre si dirigeva verso la porta del dormitorio. Come le era venuto in mente di dire che andava al Ballo con un altro ragazzo? Nessuno l'aveva invitata, a parte Neville, e su questo purtroppo Ron aveva ragione, ma non era disposta a riconoscerlo, nemmeno a costo di dover invitare lei personalmente qualcuno all'ultimo minuto: sarebbe andata al Ballo anche con il più brutto dei Serpeverde, se fosse stato necessario. Oh, perché era stata così maledettamente stupida e testarda?
Ma
questo suo proposito si rivelò inutile. A distrarla dai suoi
pensieri fu un rumore di pagine sfogliate rumorosamente da dita che
non avevano il suo stesso tocco leggero e amorevole verso i libri, ma
che erano sicuramente capaci di stringere con forza un boccino d'oro
per impedirgli di sfuggire. Si voltò e notò che
alla
sua sinistra, apparentemente assorto in una profonda lettura, sedeva
Viktor Krum, il famoso giovane cercatore della nazionale bulgara di
Quidditch, nonché Campione rappresentante della scuola di
magia di Durmstrang, ospite a Hogwarts in occasione del Torneo
Tremaghi.
Krum
alzò gli occhi dal libro, guardò Hermione e le
sorrise.
Non era la prima volta che lei lo trovava in biblioteca, con il capo
chino su complicati libri di magia. In
realtà sapeva
benissimo che Krum non poteva avere il minimo interesse per quei
libri estremamente difficili, e ogni volta lo sorprendeva mentre la
sbirciava di sottecchi.
Lui
la salutò timidamente: «Ciao Hermi-un»
Hermione
sorrise tra sé. Era buffo sentire come Krum pronunciava il
suo
nome.
Di
rimando, gli disse: «Ciao Viktor»
«Mi
dispiace, non ti folevo svegliare.»
«Ah,
no, non ti devi preoccupare. Mi sono svegliata da sola...Che stupida,
addormentarmi così su un libro...tu sai che ore
sono?»
Quando Krum comprese tutto quello che Hermione gli aveva detto, rispose:
«Mezzogiorno
meno un qvarto» poi guardò la ragazza con tutta la
dolcezza che i suoi severi occhi scuri potevano permettergli, e
aggiunse: «Hermi-un, tu non stupida! Tu sei molto
intelligente. E anche carina, qvando studi.»
Hermione
si sentiva imbarazzata per quel complimento, ma lusingata allo stesso
tempo. Non sapeva cosa dire. I suoi occhi nocciola si abbassarono
quando incontrarono quelli di Krum.
«Non
solo qvando studi...»
Krum
le stava sorridendo. I tratti spigolosi e duri del suo volto si
addolcirono, e Hermione sorrise a sua volta. Le mancavano le parole.
Non credeva a quello che stava succedendo: un ragazzo le stava
rivolgendo le sue attenzioni! E non un ragazzo qualunque: Viktor
Krum, l'atleta famoso in tutto il mondo magico, il cercatore
più
famoso di tutti i tempi...Era sicura che ogni ragazza di Hogwarts
avrebbe voluto essere al suo posto. Se solo Ron l'avesse
saputo...probabilmente sarebbe scoppiato in uno dei suoi soliti
attacchi di gelosia.
Si
ritrovò a pensare: “Certo che se uno come Krum mi
invitasse
al Ballo, Ron la smetterebbe di darmi così per
scontata...”
Improvvisamente,
il silenzio che si era venuto a creare tra i due fu rotto da un
lamento dello stomaco di Hermione, che si scoprì essere
molto
affamata.
«Ah,
sì, volevo dire...grazie...Ora però,
ecco...dovrei
andare. Sai ho un po' fame, stamattina non ho fatto
colazione...»
Le
sembrava di essere stata troppo brusca, e si stupì quando
Krum
si alzò insieme a lei, e le chiese:
«Posso
accompagnarti?»
Stupita,
Hermione rispose: «Oh, se vuoi...grazie, mi farebbe
piacere»
Krum
la scortò fino all'ingresso della Sala Grande, dove la
maggior
parte degli altri studenti era impegnata nel consumare un lauto
pranzo.
«Grazie,
sei stato davvero molto gentile. Ehm...Tu hai già
mangiato?»
«Sì,
io afere già mangiato prima»
Hermione
si morse il labbro, nervosa. Peccato, le sarebbe piaciuto fare la sua
comparsa in Sala Grande al fianco di Viktor Krum.
«Beh,
allora...ci vediamo.»
«Aspetta,
Hermi-un»
«Sì?»
Chiese lei, piena di curiosità
«Io
ti folevo chiedere se...se tu folere essere mia dama al Ballo»
Oddio.
Hermione si sentì mancare. Krum, Viktor Krum le stava
chiedendo di andare al Ballo del Ceppo con lui... “E adesso
cosa
diavolo gli dico?” Lui aspettava paziente una risposta,
guardandola
dritta negli occhi. Poi le venne in mente ancora una volta la
sfrontatezza di Ron, e concluse che forse questo era il modo migliore
per fargliela pagare. “Così impara a trattarmi
come una
bambina! Viktor è più grande e sicuramente
più
maturo di lui...e finalmente avrà un valido motivo per
essere
geloso...no, ma...cosa sto dicendo? Pensa Hermione, pensa...”
E
con una voce che quasi non riconobbe sua, disse:
«Sì
Viktor, sarei felice di venire al Ballo con te»
Lui
le fece un inchino elegante, le prese la piccola mano dalle dita
sottili, e vi posò un bacio.
«Ci
fediamo lì allora»
E
se ne andò, lasciandosi alle spalle una sempre
più
confusa Hermione.
*°*°*°*°*
Per
tutto il giorno Hermione era riuscita ad evitare Harry e Ron. Si
sentiva un po' in colpa nei confronti di Harry, perché lui
in
fondo in quella storia non c'entrava nulla. Quella sera stessa si
ritrovò nella sala comune insieme a Ginny, e alle solite
Lavanda e Calì. Su una poltrona di fronte al fuoco sedeva
Neville, che coccolava il suo rospo Oscar con affetto. La maggior
parte degli altri Grifondoro era ancora in Sala Grande, oppure in
giro per il castello.
Hermione
sentiva il disperato bisogno di parlare con qualcuno, di confidare i
pensieri che la stavano tormentando a una persona disposta ad
ascoltarla. E quella persona era Ginny. Stava solo aspettando che
Calì e Lavanda si allontanassero in modo da non poter udire
nulla.
Si
fece improvvisamente vigile quando sentì Calì che
diceva:
«Oooh,
che bello! Harry mi ha invitata al ballo! Spero di essere abbastanza
elegante per l'occasione...sarò la dama di uno dei Campioni,
e
ho anche sentito dire che i Campioni e loro dame dovranno aprire le
danze...che emozione!» E questa esclamazione fu seguita da un
gran numero di risolini tra le due pettegole. E Calì
continuò:
«E poi pensa come sono stata fortunata! Io e mia sorella
Padma
siamo praticamente uguali, solo che lei al Ballo ci va con
Weasley...sono proprio curiosa di vedere come si
vestirà...scommetti
che si renderà ridicolo davanti a tutti...poverino, Ron mi
fa
pena qualche volta...”
Hermione
smise di ascoltare. Era furibonda. Avrebbe voluto strozzare
Calì
con le proprie mani, anche se non sapeva bene il perché. No,
assolutamente no. Lei non poteva essere gelosa di
lui! E poi
perché difendere uno come Ron?
Ginny
notò una certa tensione nell'amica, e quando vide che
Calì
e Lavanda avevano lasciato la sala comune per andare a dormire, le
chiese:
«Cosa
c'è che non va, Hermione? E' tutto il giorno che stai sola,
eviti Harry e Ron, a tavola non hai quasi toccato cibo...»
«Non
è nulla, Ginny, dico davvero...» la voce le si
ruppe in
un singhiozzo.
Ginny
le prese la mano, le disse seria: «guardami,
Hermione.»
Hermione
alzò gli occhi e guardò l'amica nei suoi occhi
azzurri.
Vide la figura di Ginny tremare. Le si stavano riempiendo gli occhi
di lacrime, che ben presto cominciarono a scorrerle calde lungo le
guance. Sapeva che di Ginny si poteva fidare.
Prima
ancora che potesse replicare, questa però aggiunse:
«E'
per mio fratello, vero? Per Ron?»
Hermione
si limitò a guardare Ginny in silenzio. Era così
evidente?
«Ecco,
vedi, ieri sera...ho visto quello che è successo. E ti
assicuro che dopo che te ne sei andata lui non ha più
parlato.
Neanche con Harry.»
Hermione
non diceva nulla. Ascoltava soltanto quello che l'amica le diceva.
«Sai
credo che...che ci sia rimasto davvero male. Sono sicura che lui ci
teneva molto ad andare al Ballo con te...»
Hermione
non poté più trattenersi: scoppiò in
singhiozzi
profondi, mentre le lacrime le scendevano copiose, come un fiume
inarrestabile, e le cadevano sulla gonna.
Neville
si avvicinò con la poltrona alle due, deciso a
prendere
parte alla conversazione. Ginny non protestò. Hermione, dopo
una lunga serie di colpetti amichevoli sulla schiena, e dopo la
gentile offerta da parte di Neville di Oscar da coccolare per un po',
in assenza di Grattastinchi che era uscito a caccia di topi, parve
riprendersi.
Tra
un singhiozzo e l'altro, disse:
«Ecco...io...sai...non
so perché, ma sono stata davvero stupida. Volevo solo
fargliela pagare, fargli capire che non deve dare per scontato che io
sia sempre a sua disposizione...anche
io sono una persona...e per quanto possa sembrargli assurdo, io sono
una ragazza. Una ragazza come le altre»
«Hermione,
lui lo sa, lo sa che sei una ragazza. E sa anche
che sei
meglio di tante altre. Mio fratello ci tiene a te, dico sul serio.
»
A
Hermione pesava quello che stava per dire, non aveva mai parlato con
nessuno delle emozioni che provava, si era sempre tenuta tutto
dentro...
«Ma...io...per
lui sono solo un'amica. Amica e nient'altro. Esagerando potrei dire
che sono come una sorella, ma...forse nemmeno quello!»
E
consapevole di quello che aveva appena detto, si nascose la faccia
tra le mani e scoppiò nuovamente a piangere. Neville era
senza
parole. Non pensava che Hermione potesse soffrire tanto per Ron.
Oltretutto in quella situazione si sentiva perfettamente inutile.
Ginny,
dopo aver lasciato sfogare ancora un po' l'amica, riprese:
«Non
dire così...Te l'ho già detto, Ron ti vuole bene,
un
gran bene.»
E
cercò di cambiare argomento.
«Comunque
non vorrai farti vedere così triste? Sai bene che mio
fratello
è un gelosone, quindi devi assolutamente trovare qualcuno di
interessante con cui andare al Ballo...»
Sempre
piangendo, Hermione rispose: «Ce l'ho
già...»
«Davvero?
E chi è? Dimmi, dimmi tutto»
Anche
Neville si sporse curioso dalla poltrona.
«Ecco...è...è
Viktor Krum»
Ginny
si portò le mani alla bocca. «No! Dici sul serio
Hermione?» Neville fu sul punto di cadere a terra per lo
stupore. Hermione annuì lentamente, mentre con il dorso
della
mano si asciugava le lacrime dagli occhi.
«Ma...come...quando...dove?»
«Stamattina...l'ho
incontrato in biblioteca. E poi mi ha chiesto se volevo andare al
Ballo con lui.»
«E?»
«E
io ho accettato. Che dovevo fare?»
Ginny
era entusiasta della notizia:
«Oddio,
aspetta che lo venga a sapere mio fratello! Si ingelosirà da
morire!»
Hermione
fece un sorriso amaro. Ginny continuò: «Anzi, sai
cosa?
E' meglio che lo veda lui di persona, al Ballo. Così impara
a
preferire Padma Patil a te!»
Riuscì
a strappare un sorriso a Hermione.
«Non
ti devi preoccupare, ti aiuterò io a prepararti, sarai
bellissima, vedrai! Ah, mi raccomando, Neville!»
«Sì?»
Neville scattò nervosamente sulla poltrona
«Non
lasciarti scappare nulla su questa storia, d'accordo? Con nessuno.
Sennò te lo puoi scordare che vengo al ballo con
te.»
Sul
volto di Neville si dipinse un'espressione di puro terrore
«Sì...sì,
non ti preoccupare. Nessuno saprà niente.»
In
quel preciso momento, sentirono il ritratto della Signora Grassa
aprirsi, e delle voci che si avvicinavano. Hermione aveva ancora il
viso arrossato e gli occhi gonfi. Si spostò una ciocca
ondulata che le aderiva alla guancia bagnata di lacrime. Da quello
che poté notare dall'espressione di Ginny, sulla soglia
della
sala comune erano comparse le uniche persone che non voleva vedere.
«Ciao
Ginny, ciao Neville» La sua voce. E non
vi fu un “Ciao
Hermione”, perché la ragazza si alzò
rapidamente dal
divano, senza voltarsi, e quasi corse verso la porta del dormitorio
femminile, dove svanì nell'oscurità.
*°*°*°*°*
Sera
di Natale. Ore Diciannove e Trenta. Ronald Weasley guardava con
crescente preoccupazione il suo riflesso nello specchio. I suoi
capelli rosso fiamma erano scompigliati all'inverosimile, e anche sul
volto l'intenso rossore lo tradiva, mostrando il panico totale che lo
stava
invadendo. “Non è possibile, non è
possibile...miseriaccia!”
Si
sentiva davvero un caso senza speranza. Come avrebbe fatto a
presentarsi così conciato in pubblico, con quella roba
addosso? Altro che abito da cerimonia! Quel vestito marrone sembrava
terribilmente un abito da donna. Tutto pizzi e merletti sul davanti,
con lunghe maniche che terminavano ai polsi con altrettanto pizzo
bianco e vaporoso...dopo aver visto l'abito da cerimonia di Harry e
dei suoi altri compagni si incupì ulteriormente.
Perché
loro dovevano sempre essere perfetti, e lui invece era un disastro?
Fortunatamente
(o sfortunatamente) riuscì grazie ad un incantesimo
Tagliuzzante a sfoltire la foresta di merletti, trasformando il suo
abito in qualcosa di forse un po' meno femminile, ma in compenso
ricco di orli sfilacciati.
Alle
Venti Ron e Harry si presentarono in Sala d'Ingresso, dove avrebbero
dovuto incontrare le loro dame, le gemelle Calì e Padma
Patil.
Le due ragazze erano entrambe molto eleganti, Harry era un vero
splendore in abito da cerimonia nero, e a Ron venne solamente voglia
di scomparire per sempre dalla faccia della terra.
Harry
si allontanò per prepararsi all'ingresso in Sala Grande
assieme agli altri Campioni, mentre Ron e Padma si avviarono
direttamente verso la Sala Grande. Era stupito, anche se non troppo,
di non avere ancora visto Hermione. Nei giorni seguenti il loro
battibecco non si erano parlati più di tanto. Più
che
altro lei aveva preferito rivolgere la parola a Harry.
Comunque
tutto ciò ora non gli importava. Non aveva voluto crederle
quando gli aveva detto che sarebbe andata al Ballo con un altro. Si
rifiutava di crederci, non era possibile. Cercò di mostrarsi
indifferente a tutto questo, ma purtroppo gli bruciava. Era geloso,
orribilmente, terribilmente geloso.
Quella
sera la Sala Grande si era trasformata in un enorme salone che pareva
scolpito nel cristallo. Tutto sotto quelle scintille di luce
diventava magico.
Quando
il pesante portone si spalancò, la folla di studenti accolse
con un fragoroso applauso i Campioni con i rispettivi accompagnatori,
in prima fila la bellissima Fleur Delacour al fianco di Roger Davies,
seguita da Viktor Krum e...
*°*°*°*
Ron
non credeva ai propri occhi. No...non era lei. Non poteva essere lei!
Quando però Padma esclamò: «Ehi,
ma...quella è
Hermione Granger! Con...Viktor Krum!» Ebbe la conferma di
ciò
che aveva pensato non appena l'aveva vista varcare quella soglia. Era
Hermione. Bellissima Hermione. Fasciata in un abito blu pervinca che
le metteva in risalto le forme gentili, le spalle nude, libere dai
suoi capelli lunghi e cespugliosi, ora raccolti elegantemente in un
nodo dietro la testa, che lasciava ricadere morbide alcune ciocche
ondulate ai lati.
Ed
era a braccetto di Viktor Krum, che la esibiva come un trofeo.
Ron
si sentì arrossire fino alle orecchie mentre la fissava
camminare altera, appoggiata al forte e muscoloso braccio di Krum.
Non era possibile...
Hermione
si sentiva come in un sogno. Pareva che quella sera tutte le luci
fossero puntate su di lei, che tutte le stelle in cielo brillassero
per lei. Non si era mai sentita così in vita sua, le
sembrava
di essere cresciuta di colpo, di essere diventata adulta, di essere
diventata donna.
Mentre
guidata dal braccio di Krum si faceva largo tra la folla di
studenti, notò la testa rosso fiamma di Ron. Lui la stava
osservando. Non riusciva letteralmente a staccarle gli occhi di
dosso. E allora perché, nonostante tutto, avvertiva quella
punta di insoddisfazione che continuava a crescere sempre di
più? Si accorse di avere un grande senso di vuoto dentro di
sé, vuoto
che il duro sorriso di Krum non bastava a colmare.
E
ora volteggiava sotto quel cielo stellato, volteggiava tra le braccia
di Krum, mentre fuori la neve scendeva piano dal cielo, soffice e
silenziosa. Era come una principessa, osservata da tutti, ammirata da
tutti. Ma non era felice, anche perché aveva
appena visto Ron da solo in un angolo.
Un
nuovo gioiello splendeva ora sul volto della principessa, una goccia
di luce che, così rapidamente com'era nata da quei profondi
occhi nocciola, svanì perdendosi sulle sue guance rosee e
morbide.
Harry
ballava
ancora con Calì, e Padma era andata alla ricerca di un altro
compagno che magari fosse un tantino più allegro. Ron
infatti era
disperato. Non sapeva più cosa fare. Solo ora si rendeva
conto
di quanto fosse stato stupido. Se avesse invitato subito Hermione al
ballo, ora non sarebbe costretto ad assistere a quello
spettacolo orripilante. Si sentiva fremere di gelosia, ogni fibra,
ogni parte di lui pareva urlargli quanto desiderasse avere Hermione
al suo fianco, sembrava ordinargli di dirigersi verso il centro della
pista e portarla via da Krum.
Ad
un certo punto non resistette più.
Hermione
era ancora presa da un Valzer che avrebbe dovuto essere romantico,
ma che in lei non suscitava alcuna emozione, quando dall'altro capo
della
sala vide Ron che usciva di fretta. Se ne stava andando.
Improvvisamente, si fermò di colpo, in mezzo alla pista da
ballo, con gli
occhi sbarrati e il cuore che accelerava i battiti. Iniziò a
respirare affannosamente, colta da un
attacco di panico.
Krum
se ne accorse, così come tutti i presenti, e seriamente
preoccupato le chiese:
«Va
tutto bene?»
Lei
non rispose. Tutto le appariva così confuso...le sembrava
che
il tempo si fosse fermato.
Passarono
diversi momenti, finché non capì. “Io
non dovrei
essere qui, adesso”
Krum
le aveva preso la mano.
Si
voltò, con le lacrime agli occhi che erano già
pronte a
scendere. Guardò Krum negli occhi, e decise di smettere di
mentire, sia a lui che a se stessa.
«Io...Viktor...mi...mi
dispiace.»
E
con un lieve strattone la piccola mano di lei sfuggì da
quella
salda e forte di Krum. Nemmeno lei si rese conto di quello che stava
facendo. Si voltò un'ultima volta e vide intorno a
sé
sguardi interrogativi e curiosi. Harry, Neville, Ginny, tutti la
stavano guardando. Persino la musica si era arrestata. E prima che
l'imbarazzo o qualsiasi altro sentimento prendessero il sopravvento,
si lasciò guidare unicamente da ciò che le diceva
il
suo cuore.
Iniziò
a correre, prima lentamente, poi sempre più velocemente. I
tacchi alti la intralciavano.
Si
arrestò per un brevissimo istante e con gesto svelto si
tolse
le eleganti scarpe da sera, mentre tutti in sala avevano gli occhi
puntati su di lei. Riprese a correre, più in fretta di
prima,
e come un cigno avvolto in veli blu pervinca, uscì dalla
Sala
Grande, lasciando dietro di sé una scia di lucenti lacrime.
Percorse
più rapida che poté la Sala d'Ingresso, correndo
scalza, i piedi nudi sulla gelida pietra. Ad ogni passo tuttavia
sentiva crescere dentro di sé un'emozione indescrivibile,
che
ardeva come fuoco nel suo petto. Uscì e si diresse verso i
giardini. Sentiva l'aria ghiacciata entrarle nei polmoni mentre
correva sulla neve appena caduta. Dall'alto scendevano grossi fiocchi
bianchi ovattati che le si insinuavano nei capelli e che si
scioglievano a contatto con la pelle nuda delle sue spalle.
Era
sola, sola correva nella notte, dove le sole luci oltre a quelle
della Sala Grande in lontananza erano quelle delle fatine dei
giardini che le volteggiavano intorno.
E
lo vide.
Era
proprio davanti a lei, le voltava le spalle, e non l'aveva sentita
arrivare. Solo una decina di metri li separava. Hermione non mosse
un muscolo. Sentì i piedi nudi affondare nella neve bianca e
soffice mentre lo guardava. Era immobile anche lui, i capelli di
fuoco che parevano ardere sotto la fredda neve che cadeva dal cielo.
Hermione
chiuse lentamente gli occhi, e rivide il suo limpido e sincero
sguardo blu, così come lo aveva visto pochi attimi prima
nella
Sala Grande. Lo vide mentre, solo in un angolo, la fissava
intensamente, tristemente, con aria quasi rassegnata. E lo vide
piangere.
«RON!»
Il
ragazzo rimase immobile. Non riusciva a capire se aveva sentito
davvero quella voce chiamarlo. Poi si voltò. E la vide.
«Hermione...»
disse lui piano, stupito, sorridendo con dolcezza.
Hermione
non si mosse. Il tempo sembrava scorrere più lentamente
mentre
lo guardava avvicinarsi a lei. Abbassò timidamente lo
sguardo,
e rimasero così uno di fronte all'altra per qualche istante.
Quando lui notò che Hermione stava piangendo,
trovò il
coraggio di alzare piano una delle sue grandi mani e di asciugarle
le lacrime da una guancia. Hermione sentì il tocco leggero
ed
esitante di Ron, e ne fu commossa. Delicatamente lei posò la
sua piccola mano fredda sulla mano calda e grande di lui, mentre le
carezzava il volto con affetto. Hermione alzò lo sguardo e
vide il dolce e timido sorriso di Ron. Aveva i grandi occhi azzurri
lucidi per l'emozione, e le chiare guance si stavano tingendo di
rosso.
«Ron,
io...»
Solo
allora Hermione si rese conto che stava tremando, ma non era del
tutto sicura che fosse solo per il freddo. All'improvviso si
portò
una mano alla fronte, e fu presa da un violento capogiro.
«Hermione!»
Urlò Ron, chinandosi immediatamente su di lei, e cingendole
la
vita con un braccio per impedire che cadesse a terra. «Hermione,
cos'hai? Hermione!»
Ron
sentì che Hermione aveva abbandonato tutto il suo peso su di
lui. La testa le si rovesciò indietro, mostrando il bel
collo
dalla pelle candida. I lunghi boccoli castani si liberarono dalla nuca,
ricadendo morbidi intorno al suo volto esanime. Era svenuta.
«He-Hermione...»
Preso dal panico, Ron sentì che Hermione era fredda come il
ghiaccio. Ma posando una guancia su quella di lei sentì che
lì
era rovente. Aveva la febbre molto alta.
Ron
allora si affrettò a prenderla in braccio per portarla in
infermeria. Corse più veloce che potè, stringendo
l'esile corpo di lei tra le sue forti braccia. Salì le scale
precipitosamente e, dopo quella che gli sembrò
un'eternità,
giunse finalmente in infermeria.
Nessuno si era accorto di nulla, erano ancora tutti al Ballo, a festeggiare. Madama Chips era riuscita lo stesso a somministrare a Hermione una medicina, nonostante non si fosse ancora svegliata. Ora giaceva su un piccolo letto dalle lenzuola candide, e Ron era lì, accanto a lei, che le stringeva la mano e cominciava a tranquillizzarsi, sentendo che non era più gelida come prima. Si sentiva in colpa per quello che aveva fatto nei giorni precedenti e, pur sapendo che Hermione si sarebbe risvegliata da lì a qualche ora, fissava terrorizzato il suo volto addormentato, immaginando che non dovesse mai più aprire gli occhi.
*°*°*°*
Hermione
sentì il sole caldo sul suo viso. Socchiuse lentamente gli
occhi, e
inizialmente non capì dove si trovasse. Poi si accorse
che
qualcuno le stringeva la mano.
Si
voltò, e alla sua destra vide Ron addormentato, i capelli
fulvi
e arruffati di lui sulle bianche coperte, proprio lì accanto
a
lei. Aveva un respiro lento e regolare, il volto illuminato dalla
luce che filtrava dalla finestra. Hermione notò quanto
pareva
un bambino, con gli occhi chiusi, la bocca distesa in un'espressione
di assoluta tranquillità, le guance picchiettate qua e
là
di piccole efelidi. Sentiva la stretta calda di Ron, e
arrossì
lievemente pensando a come lui fosse rimasto al suo fianco
probabilmente per tutta la notte, senza mai lasciarle la mano.
Forse
Ron percepì questi suoi pensieri, perché
iniziò
a muoversi, e aprì gli occhi.
«Buongiorno»
Nemmeno Ron parve capire dove si trovasse, ma poi si
ricordò
quello che era successo.
«Oh...Hermione.
Ti sei svegliata...»
Ron
non riuscì a trattenere uno sbadiglio. Era visibilmente
molto
stanco. Lasciò libera la mano di Hermione, e le chiese
subito:
«Come
ti senti?»
«Ora
meglio...»lo guardò negli occhi ancora assonnati
«Ah,
Ron, ecco...io...io ti volevo ringraziare. Mi sono sentita poco bene,
ho avuto come un capogiro, e...tu mi hai portata in infermeria,
vero?»
«Sì,
sei svenuta e ti ho portata subito qui. Avevi la febbre molto
alta...»
Poi
Ron si ricordò che la sera prima Hermione era uscita nei
giardini senza essere abbastanza vestita, addirittura con i piedi
scalzi. Un
lampo d'ira scintillò nei suoi occhi e disse:
«Ma
Hermione, come ti è saltato in mente?» Hermione
vide che
cominciavano a diventargli rosse le orecchie. Perché adesso
Ron era arrabbiato con lei?
«Perché
te ne andavi in giro senza scarpe e senza nemmeno un cappotto
addosso? Mi hai fatto preoccupare, non sai che avresti potuto
ammalarti anche peggio di così?»
Hermione
era senza parole. Non pensava che Ron potesse preoccuparsi tanto per
lei. Non sapeva cosa dire.
«Io...io...»
Hermione
abbassò lo sguardo. Non aveva il coraggio di rivelargli la
verità. Neanche Ron parlò, e tra i due cadde il
silenzio, ma fu lui a ricominciare il discorso.
«Sai,
non capisco come mai tu sia uscita. Non eri lì con Krum, a
ballare?»
Hermione
non ne poteva più della situazione che aveva creato lei
stessa. Credeva anche di averlo ormai punito abbastanza.
«Oh,
Ron!» sbottò «Sei proprio uno stupido!
Secondo te
se mi importasse veramente qualcosa di Krum, l'avrei piantato
lì
in Sala Grande, sotto gli occhi di tutti?»
Ron
la guardò sconcertato. Aprì la bocca come per
parlare, ma
non riuscì a trovare nulla da dire. Poi la richiuse. E
Hermione continuò:
«Ma
non l'hai ancora capito, Ronald?» Sembrava sull'orlo delle
lacrime. Ron era sempre più perplesso. Hermione ne aveva
davvero abbastanza del suo silenzio.
«Se
Krum non mi avesse invitata al ballo, non ci sarei potuta andare,
nemmeno con te, perché tu eri già occupato con
Padma
Patil!»
Per
Ron fu come ricevere un secchio d'acqua gelata in testa. Si
destò
dal suo mutismo.
«Cos...cosa?»
e continuò: «Vuoi dire...che quando ti ho chiesto
se volevi venire al ballo, tu...Tu non dovevi ancora andarci con
nessuno?»
A
Hermione scocciava ammetterlo.
«Sì»
e sospirò profondamente, come se si fosse liberata da un
grande peso.
«Ma
perché...perché hai fatto
così?»
«Perché
non sopportavo che tu e Harry mi trattaste come ultima
risorsa»
e continuò, con a voce più bassa «e
soprattutto
perché mi dava fastidio che tu non ti fossi deciso prima a
invitarmi.»
Ron
rimase esterrefatto. Allora a Hermione importava qualcosa di lui!
Dopo un breve silenzio, disse:
«Hermione?»
«Sì?»
«Ieri...ieri
sera, prima che ti sentissi male...ecco, tu mi stavi dicendo
qualcosa»
Hermione
annuì. Ron la stava fissando intensamente e le sue orecchie
stavano
arrossendo pericolosamente. Sotto quello sguardo anche Hermione si
sentiva arrossire.
«Oh,
sì, ma non era nulla di così importante...ecco,
io
volevo...volevo solo scusarmi»
«Ah.
Capisco»
Ron
arrossì ancora di più
«Anche
io dovevo dirti una cosa ieri sera»
Hermione
sgranò gli occhi «Da...davvero? E cosa?»
«Sì,
insomma, ecco...io...Hermione...io»
Ron
era diventato più rosso anche dei suoi capelli. Hermione era
come paralizzata, in attesa di sentirlo parlare.
«Io...io»
chiuse gli occhi «Io ti amo»
Hermione
rimase a bocca aperta, mentre Ron non aveva ancora riaperto gli
occhi. Sembrava quasi che avesse paura di ricevere una sberla da un
momento all'altro. Ma non fu così.
Un
attimo dopo Ron sentì il frusciare delle lenzuola e il
respiro
di Hermione vicino al suo volto. Prima che potesse rendersi conto di
quello che stava accadendo, sentì le labbra di lei sulle sue.
Hermione
non aveva mai baciato nessuno nella sua vita, e nemmeno Ron. Per lui
fu una vera sorpresa, e quando si separarono, Hermione disse:
«Anche
io ti amo, Ron, e da più tempo di quanto tu ti possa
immaginare»
Quelle
parole risuonarono a lungo nella testa di Ron. Non aveva mai provato
nulla di simile. Ma sapeva che gli piaceva sentire Hermione
così
vicina.
Senza
quasi sapere quello che stava facendo, prese il volto di lei tra le
grandi
mani, e l'avvicinò piano al suo. Di nuovo le loro labbra si
toccarono, grandi e morbide quelle di lui, fresche e delicate quelle
di lei. A lungo inspirò il suo profumo. Sapeva di fiori, ma
anche di qualcosa di fresco...
Hermione
gli mise le braccia intorno al collo, e gli accarezzò i
capelli fulvi, che parevano fiamme tra le sue dita. Anche se non
aveva mai voluto ammetterlo, nemmeno a se stessa, lei era pazza di
Ron, e solo ora le pareva che i sentimenti che provava per lui
stessero uscendo allo scoperto.
Ron
era confuso, era inebriato dal profumo che Hermione sprigionava, e
quando prese a accarezzarle i lunghi e folti capelli ebbe la
sensazione di trovarsi lontano miglia e miglia da Hogwarts, in un
luogo che probabilmente non era sulla terra.
Sfortunatamente
entrambi dovettero ritornare ben presto alla realtà, quando
sentirono distintamente i passi di Madama Chips a pochi letti da
quello di Hermione.
Hermione
non aveva mai visto Ron così rosso in tutta la sua vita.
«Ron...promettimi
che se mai ci sarà un altro ballo mi inviterai
subito»
Lui
sorrise «Promesso»
Poi
Hermione si accorse che Ron indossava ancora l'abito da cerimonia con
gli orli sfilacciati, e non riuscì a trattenere una risata.
«E
promettimi anche che la prossima volta aggiusterai...ehm...gli
orli»
Ron
si guardò il vestito orrendo, che si era dimenticato
di avere ancora addosso
«Promesso
anche questo» e aggiunse sinceramente «anche
perché
credo che con al proprio fianco Hermione Granger anche Viktor Krum
sfigurerebbe»
Ed
entrambi scoppiarono a ridere, mentre nel frattempo Madama Chips si
stava affannando per tenere a bada il numeroso gruppo di studenti e
professori che volevano entrare in infermeria, per salutare la
ragazza che la sera prima aveva incantato tutta Hogwarts.
Se siete arrivati a leggere fino a qui, vi ringrazio per la pazienza, e spero anche che vi sia piaciuta!