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Autore: Wendigo    29/12/2012    2 recensioni
Era notte. Tutti dormivano, eccetto una persona che, non riuscendo a prendere sonno, si alzò dal letto e si diresse verso la cucina. Durante il tragitto, notò però una debole luce provenire dallo studio: pensò che suo padre avesse nuovamente lasciato acceso il camino, ma, aperta la porta, notò un uomo seduto sulla poltrona. Che non era poi suo padre.
"Entra pure, non essere timido". Incoraggiò l'uomo seduto sulla poltrona. Teneva in mano un piccolo libro che, da come era stato posto il segnalibro, aveva appena iniziato a leggere. "Che ne dici se ti racconto una bella storia?".
La persona si guardò attorno, sospettoso. Si domandava chi fosse quell'individuo ma, dato l'aspetto innocuo, decise di assecondarlo e in pochi secondi era già seduto di fronte a lui. "Chi sei?". Domandò comunque alla fine...
"Chi sono? Se proprio ci tieni te lo dirò dopo averti raccontato qualcosa", si fermò un secondo, "Ti piacciono le storie dell'orrore?".
La persona si chiese perché fosse così ossessionato a raccontarle delle storie ma, non vedendoci niente di male, accennò un "sì" con la testa. L'uomo aprì allora il libro, da cui iniziarono ad uscire fumi neri e voci. "Bene iniziamo".
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Tutto… >>. Silenzio. << Tutto… >>. Di nuovo silenzio. Un silenzio quasi anormale, a tal punto che Elisa riusciva a sentire il cuore dello strano individuo battere nonostante un intero tavolo si interponeva tra loro. Tanto silenzio che le pareva improvvisamente tangibile. E la stava soffocando. Non le serviva lui, si disse.
“È  inutile” pensava in quegli istanti “non ci riesco”. Non riusciva a crederci ma era così. Si sentiva debole e indifesa, priva di ogni protezione come un perla priva del suo guscio. Se chiudeva gli occhi, vedeva ancora l’immagine dilui che la fissava con i suoi occhi rosso sangue nel buio ma neri alla luce. Strano, vero?
Aprì gli occhi. Adesso c’era solo quell’uomo che sperava, o imponeva, di voler sentire la sua storia. Alzò lo sguardo sperando di trovare un po’ di coraggio come prima. E fu allora che rivide la strana somiglianza.
Perché erano così simili a quelli di lui? Solo perché le facevano accapponare la pelle come lui? No, c’era qualcosa altro sotto, ma le sfuggiva. Non aveva però il lusso di perdere tempo con simili sciocchezze: adesso doveva solo parlare.   
<< Allora? Devo aspettare di morire prima di sentire qualcosa?! >>. Urlò rudemente il tizio, sbattendo involontariamente una gamba contro il tavolo. Non si scusò neanche, ma a nessuno dei due importò molto.
 << Tutto è iniziato quando Rosalia ha finito di leggere l’ennesima rivista di moda che tengo in camera mia >>. Nonostante fossero poche parole, Elisa già si sentì più leggera, e libera. Non si sentiva così da quando il suo incubo era incominciato. << Io e lei avevamo deciso di uscire a divertirci ma, quando è arrivava a casa mia, ha iniziato a piovere. Abbiamo così deciso di aspettare che finisse >>.
<< Quindi mi confermi che non siete più uscite da casa tua fino al momento dell’omicidio? >>. Il tizio aveva recuperato il controllo ed aveva anche cominciato ad annotare le diverse informazioni su un taccuino.
<< Si. Non siamo più uscite fino alla morte di … >>. Le veniva da piangere. Le stava già scendendo una lacrima per il volto e quell’uomo le stava già urlando di non fermarsi, quando Elisa ricominciò a parlare. << Abbiamo cercato qualcosa da fare: io ho preso il mio computer portatile e ho navigato in rete per tutto il tempo, mentre lei ha preso le mie riviste di moda e si è messa leggere. Erano le uniche cose che Rosalia leggeva. Però dopo averne letto due o tre mi ha chiesto se potevamo fare qualcosa insieme >>.
Per un breve attimo la luce si spense. L’uomo si stava già alzando a controllare la lampadina da quattro soldi tra uno sbraitare e l’altro, ma la luce ritornò poco dopo senza problemi. Elisa aveva capito cosa voleva dire.
<< È successa la stessa cosa quel giorno -. Riprese a dire - quando abbiamo trovato il baule di mia nonna >>.
<< Quale baule?! Sul documento non si accenna a nessun baule. E cosa c’entra il baule con l’omicidio? >>.
<< Ricapitolando: Rosalia mi aveva chiesto cosa avremmo fatto insieme >>. Elisa ignorò completamente la domanda del detective. << Neppure io sapevo però come passare il tempo ma infine le ho proposto di andare su in soffitta >>.
<< Il luogo dell’omicidio. In quel momento hai visto qualcuno o qualcosa di sospetto, ad esempio porte o finestre alzate? >>. Elisa fece cenno di no.
<< Rosalia non era proprio entusiasta, anzi aveva un po’ di paura. Non le piacevano luoghi chiusi come la soffitta ma l’ho convinta alla fine. Ricordo i vari commenti di Rosalia su quanta polvere o cianfrusaglia ci fosse >>. Elisa si bloccò per un attimo. << Abbiamo cercato tra la roba di mia nonna, morta da diversi anni (avevo solo 6 anni quando è successo) trovando così questo baule: era vecchio e malridotto, più di quella telecamera >>. Elisa indicò con l’indice a cosa si riferisse. << A differenza di ogni altro oggetto lì presente, non aveva un foglietto attaccato sopra che indicasse cosa ci fosse dentro. Rosalia mi chiese il permesso di aprirlo: dopotutto quel baule era pur sempre appartenuto a mia nonna >>.
<< Ripeto la domanda: cosa c’entra il baule con l’omicidio di Rosalia? Non dirmi che l’assassino era nascosto lì dentro, perché non so se riuscirei a crederti >>.
<< È vicino >>. Rispose Elisa. << Dopo aver preso il baule, l’abbiamo immediatamente aperto. Come gli ho detto prima, ci fu un breve calo di corrente che abbiamo subito associato al tempaccio di fuori. Ritornata la luce, abbiamo scoperto il perché del foglio mancante: dentro non c’era nulla >>. Elisa si guardò attorno, ma ancora nessuna traccia di lui. << Comunque l’incubo è iniziato proprio da quel momento in poi. Capito di aver preso un granchio, abbiamo chiuso il baule e abbiamo deciso di andare giù in cucina a prepararci qualcosa, quando vidi dietro le spalle di Rosalia due puntini rossi fissarci e poi muoversi. Iniziai a sudare freddo per il terrore >>.
Il detective smise di scrivere e prestò ancora più attenzione di prima.
<< La stavo per dirle che c’era qualcuno dietro le sue spalle, ma non feci in tempo perché Rosalia venne trascinata improvvisamente per le gambe verso quegli occhi rossi. La sentii urlare, combattere per la sua vita ma poi smise e una scia di sangue comparve poco dopo. Piansi per la paura: credevo che sarei morta ma gli occhi rossi mi fissavano e basta >>.
<< Perché non ti ha ucciso in quel momento? >>. Domandò il detective, curioso.
<< Penso per via di mia madre: era appena ritornata. Ma se aveva ucciso Rosalia senza problemi, non capisco perché sia rimasto intimorito di mia madre: avrebbe potuto uccidere anche lei, giusto? >>. Un altro breve calo di corrente. << Guardai il corpo di Rosalia: i vestiti non erano rovinati, non aveva graffi od altro da nessuna parte ma i suoi occhi erano spariti >>.
<< Ha detto qualcosa l’assassino prima di andarsene? >>.
<< Sì, solo una frase: “Non parlare di Lui ad anima viva” >>.
<< Può bastare. Sappiamo già il resto da tua madre >>. Disse il detective che, alzatosi, posò la sedia dove l’aveva presa e infine uscì. Elisa tirò un sospiro, sperando tutto si sarebbe concluso alla svelta.

***

Improvvisamente ci fu un altro calo di corrente. Si guardò attorno e, con estremo terrore, scorse i due occhi rossi, gli stessi che aveva visto in soffitta, gli stessi che avevano ucciso la sua amica.
<< Chi sei? >>. Gli urlò Elisa poco convinta, e già singhiozzante. << Perché ce l’hai con me?! >>.
Gli occhi rossi cominciarono a muoversi ed a diventare neri man mano che l’assassino usciva allo scoperto e veniva illuminato dalla luce della lampadina. Elisa non riusciva a crederci ma quegli occhi erano di Rosalia. Come poteva essere ancora viva! L’aveva vista morire!
<< Non avremmo mai dovuto aprire il baule >>. Cominciò a dire, come in trance. << Ma lui è disposto a perdonarti. Devi solo dargli una cosa, una piccola cosa. Lui vuole i tuoi occhi >>.

***

Il detective aprì la porta dell’interrogatorio; stava per comunicare ad Elisa che era tornata sua madre a prenderla assieme ad una scorta, quando la ritrovò stesa a terra e senza occhi.
Mise due dita sul suo collo: niente battito. Era morta.
Stava per chiamare aiuto quando la porta si chiuse da sola. Ci fu un altro calo di corrente. Al detective non importò molto, finché non gli comparvero poco dopo due occhi rossi dall’altra parte della stanza. E fu allora che il detective … sorrise.
<< Sei arrivata, finalmente >>. Cominciò a dire il detective, come se stesse parlando ad un amico. << Mi hai fatto aspettare troppo, Rosalia >>. Dopodiché le si avvicinò, tendendole la mano destra.
Questa, come risposta al suo gesto, lasciò cadere sopra due bulbi oculari, quelli di Elisa.
<< Per fortuna la tua amica non aveva ancora parlato di Lui ad anima viva ed io ho fatto il modo che nessuno le si avvicinasse per lasciarglielo fare: mi devi un grosso favore, sai? >>. Detto questo, il detective le voltò le spalle per poi avviarsi verso l’uscita, mentre i suoi occhi diventarono rosso sangue, come quelli di Elisa. << Andiamo a dargli la buona notizia >>.
   
 
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