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Autore: Rain_bow    30/12/2012    1 recensioni
E se Twilight non fosse stato scritto, ma gli eventi si sarebbero comunque sviluppati nello stesso modo? Ed ora, i Cullen dopo 5 anni se ne sono andati da Forks lasciando la cittadina al suo quieto vivere?
Quieto fino all'arrivo di Lola, che porterà scompiglio e il ritorno di chi se ne era andato.
Tratto dal racconto:
Il silenzio è amico di chi lo abita, per gli altri è un'eterna tortura.
C'è chi si ciba di quegli attimi di silenzio della vita, chi invece preferisce vivere l'attimo, chi se ne ciba di ogni singolo attimo presente e chi invece si ciba di vita.
In casa, quella sera vi erano tre presenze. Una non la si poteva definire umana, una non la si poteva definire del tutto viva dato che con la sua tazza ancora fumante di caffè fissava un punto vuoto nella sua mente.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Molto probabilmente era un ragazzo della mia età, ma la sua pelle era talmente chiara che mi tornò in mente l'uomo sull'aereo. Non riuscivo a comprendere di che colore avesse i capelli, tanto era il buio, ma nascondevano gli occhi. Fece un passo, con gesti lenti a testa bassa. Aveva indosso dei pantaloni scuri, dove nascondeva una mano in tasca, e un giacchetto lungo, non indossava nessuna maglia, così potevo osservare gli addominali marmorei perfettamente scolpiti. Feci un passo in dietro. C'era qualcosa che mi faceva paura, forse la voce, forse il fatto che si trovava da solo in un bosco con un abbigliamento così poco consono, forse erano gli occhi.
Sin da quando ero piccola, giudicavo le persone dagli occhi, dalla loro grandezza, dalla loro profondità, dal loro colore. Ma nascosti com'erano tra i capelli non potevo vederli.
Feci un altro passo indietro, ora ero almeno ad un metro dalla roccia su cui ero seduta. 
Sentivo il cuore martellarmi nel petto, talmente tanto da farmi male.
Il tizio alzò lentamente la testa, con una strana angolatura obliqua, ora riuscivo a distinguere i contorni del suo viso, il naso diritto e la bocca larga, le labbra sottili. Ma gli occhi.. li teneva chiusi, ed era impossibile capire la loro forma nonostante ora non fossero coperti dai capelli.
Alzò il viso al cielo. Poi ci fu silenzio.
Mi domandai cosa volesse fare, se volesse saltarmi addosso, o se volesse picchiarmi. Invece restava fermo.
Poi fece l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata. Annusò l'aria.
Il modo stesso in cui lo fece era inquietante, anche da lontano riuscivo a vedere il fremito di piacere che lo percorreva, le labbra curvarsi in un ghigno.
Non azzardavo a parlare, temevo che potesse accorgersi di me.
Tentai un altro passo. 
Avvenne qualcosa, talmente veloce, che non potei esserne del tutto sicura finchè non me lo trovai davanti. D'un tratto aveva percorso la decina di metri che ci separava, e ora aveva la faccia a pochi centimetri della mia. Mi sentii scombussolata, era come se i miei occhi non avessero visto il ragazzo spostarsi verso di me. Semplicemente prima era in un posto e l'attimo dopo in un altro. Forse quello era un incubo.
Poi, aprì gli occhi. Okay, quello era sicuramente un incubo.
Nella mia breve vita, avevo visto forme e colori d'occhi d'ogni tipo, mi piaceva osservare le persone attraverso quello che ritenevo lo specchio dell'anima, ma quelli non erano occhi, ricordavano solo due macchie di sangue scuro. Pozze di morte, che mostravano soltanto un mio futuro orrendo, come carneficina di quel pazzo.
Ero paralizzata dal terrore, la mia espressione lo fece sorridere. Mostrò i denti, sembravano brillare, candidi come la sua pelle.
Forse, se fossimo stati in un altro contesto, avrei anche potuto giudicare quello un ragazzo anche carino, se non avessi visto gli occhi.
Probabilmente era un'allucinazione. Conclusi. Forse la mia intera vita era un enorme e a tratti orrenda allucinazione, oppure un sogno. Forse mi sarei svegliata ancora piccola tra le braccia dei miei genitori. 
Ma non potevo illudermi.
"Chi sei?" mormorai piano, temendo la risposta.
"Vedi.." no, a dir la verità non lo vedevo più, ora era sparito dalla mia vista. "La domanda giusta è," mi voltai, e lo trovai seduto su un ramo alto di un albero. Tanta era la paura, che non mi chiesi come avesse fatto. "che cosa sono" lo aveva detto sussurrando, ed ora che era di nuovo sparito, la sua voce sembrava portata dal vento.
Mi guardai alle spalle, sobbalzai, mi stava talmente vicino che se avesse fatto un movimento sbagliato lo avrei toccato. Per un attimo, mi domandai che consistenza potesse avere la sua pelle, tanto era stravagante.
Ebbi un fremito. Impossibile, che sapessi davvero la risposta. "Tu.." non riuscivo a continuare, la parola mi moriva in bocca.
"Si." mi incitò lui, strusciando la sillaba.
"Un mostro" erano quelle le parole che avrei voluto dire, ma avevo davvero paura di dirlo, così interdetta com'ero lo mimai con le labbra, sicura che non mi avesse vista, dato che ero parzialmente voltata.
Me lo ritrovai davanti, gli occhi enormi, di quel colore squallido, impossibile, a pochi centimetri dai miei. 
Sentii qualcosa di freddo sfiorarmi il mento. Mi stava accarezzando, con la mano avvolta in un guanto nero, ma la glaciale temperatura del suo arto riuscivo a sentirlo tramite quel distante contatto.
"No" alitò nel mio orecchio. Sentii un brivido percorrermi la schiena. "Sono molto meglio" disse continuando a sussurrare.
Ricordai allora la storia di Logan; non so come riuscii a pensare a quelle stupide leggende, ma quel contatto col guanto ghiacciato mi aveva schiarito la mente.
"Freddo" dissi, imitando il suo tono di voce e chiudendo gli occhi, per interrompere il contatto inquietante con i suoi.
Se avesse capito ciò che volevo dire, ero davvero in pericolo.
Lo sentii trattenere un risolino eccitato che mi fece di nuovo spalancare gli occhi.
Il problema fu invece che non me lo trovai più davanti. Nonostante mi girai più volte non lo vidi da nessuna parte.
Sentivo il mio corpo gridare al mio cervello di scappare, ma sapevo che appena ci avrei provato, per me sarebbe giunta la fine, tutto ciò che potevo fare era continuare a parlare, perchè come prima sentivo la sua presenza incombere su di me.
Mi sforzai di pensare a qualcosa da dire, il tempo poteva essere mio alleato, in quella battaglia già persa.
"Dove sei?" ora stavo gridando.
"Sono dove tu mi vuoi" e me lo trovai di fianco, con gli occhi magnetici che catturavano il mio sguardo, sembrava un pazzo.
"Vattene" tentai. Sapevo che non se ne sarebbe mai andato davvero.
"Oh no.. " sembrava quasi ferito dalle mie parole. Abbasso per un attimo gli occhi, e riuscii per un attimo ad osservarlo senza provare ribrezzo per quel rosso innaturale. "Io voglio.." non terminò la frase, ma era talmente ovvia che la conclusi io per lui.
"Vuoi farmi del male?" ero stupida, ma ormai avevo capito che le parole non mi avrebbero salvata.
"Fare del male," ora lo vidi seduto, a imitare la mia posizione con le gambe incrociate. "pensiero stravagante, troppo positivo" continuava a guardarmi, con le mani a sostenere il mento. "cara, io voglio ucciderti" quelle parole mi colpirono dritte in petto, e fu un dolore fisico, sentii il cuore perdere un battito. 
"No.." il mio tono era supplichevole, ma del resto, lo stavo davvero supplicando.
"Uscire nel bosco, di notte.." aveva un aria contrariata "non va bene, ragazzina", ora stava camminando lentamente avanti e indietro davanti al masso, incredibile che non riuscissi a scorgere i suoi movimenti veloci.
"Ti prego" sentii le lacrime rigarmi la faccia, e le gambe tremare incontrollabili.
Si bloccò e mi guardò di nuovo. Mi stava studiando.
"Mi ricordi una persona" disse sogghignando.
"Allora salvami" lo stavo supplicando, sapevo che tutto era inutile, ma dovevo pur tentare. Sentii le gambe cedere, e rimasi inginocchiata a terra, con le braccia lungo i fianchi.
"Dimmi qual'è il tuo nome" disse. Non sapevo perchè stava temporaneeggiando. Ma lo assecondai.
"Lola, mi chiamo Lola"
"Quanti anni hai?" chiese.
"Ho diciassette anni" risposi come ad un suo ordine.
Lo sentii ripetere il mio nome tra le sue labbra, e sembrava quasi macabra e orribile quella parola pronunciata con la sua voce tranquilla e inadatta alla situazione.
Dai pochi film che avevo visto, sapevo che l'assassino era sempre preso da una frenesia nell'uccidere la propria vittima, invece lui sembrava godere di quegli attimi.
Il mio tatto, fu più veloce dei miei occhi. Non era passato nemmeno un secondo, che mi sentii le sue mani sulle mie guance, poi lo vidi, i suoi occhi sembravano più luminosi, orrendi ma più umani, ricordavano quasi i miei quando erano esposti al sole, mi fissava attentamente, corrugando la fronte semi-nascosta dai capelli che avevano assunto una tonalità rossiccia.
"Cosa vuoi fare?" sentii quelle parole sfuggirmi di bocca, e nello stesso istanti mi arrabbiai con me stessa. Io non volevo sapere la risposta.
Non mi rispose, ma continuava a mantenere la stessa posizione.
Sembrava frustrato, alla fine si allontanò da me, questa volta lentamente, e potei osservare i suoi movimenti fluidi.
Sembrava quasi impaurito, una domanda muta gli stava passando sopra la sua faccia. Il problema era che io non riuscivo proprio a capirla.
"Ti prego" ripetei con nuova forza, forse per il suo cambiamento d'umore. Riuscii ad alzarmi di nuovo in piedi
"Tu sei morta.." disse a bassa voce, non riuscii a trattenermi da un pianto isterico e rumoroso. Ormai tutto era finito. "Se proverai a dire a qualcuno di me" sentii quelle parole sussurrate nel mio orecchio, eppure lui non c'era. Era di nuovo sparito.
"Fuggi!" sentii la sua voce perdere il controllo, ma ormai doveva essere lontano, perchè i rumori del bosco erano di nuovo tornati ad aleggiare nell'aria.
Ero salva, non sapevo come o perchè ma lo ero.
Non aspettai che l'idea della mia salvezza mi travolgesse, che già stavo correndo a perdifiato verso casa.


Quando uscii dal bosco, era buio, e doveva esserlo già da un pezzo, perchè la luna e le stelle brillavano nel firmamento. Solo quando mi sentii al sicuro, tra le villette con giardino decisi di voltarmi. 
Mi sembrò di notare due occhi rossi osservarmi. Rabbrividii e mi voltai.
Impossibile. Mi dissi





NOTE: Spero che questo capitolo vi sia piaciuto più dei precedenti, sapete questo capitolo ho cercato in tutti i modi di impegnarmi, e rendere le reazioni di entrambi il più logiche possibili. Spero che non sia un fiasco totale, e che mi scriviate i vostri pensieri. Grazie :)
  
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