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Autore: Polveredigente    31/12/2012    5 recensioni
E' una notte silenziosa ad Hamilton.
Una solita e nevosa notte nel cuore del Canada.
Il mondo tace, solo qualche animale lontano rincorre la propria preda, un ululato squarcia il silenzio, chi rivedrà la luce del sole?
Io scommetto sul più grande, qualsiasi cosa sia.
E' una notte silenziosa ad Hamilton ed una ragazza è pronta a cambiare vita, ancora una volta, ma lei ancora non lo sa.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Everything leads to you






Mi guardo allo specchio e fra la nuvola di vapore acqueo scorgo i miei lineamenti leggeri e quasi infantili, i grandi occhi grigi e le lentiggini chiare. I capelli sono disordinati e arruffati, le labbra secche e screpolate. Ho perfino i brufoli.
Dove si nasconde la mia parte angelica?
Scuoto la testa e sbuffo.
Sono una nephilim.
Mezza umana mezza angelo.
Un sussurro nella mia testa mi ricorda che in qualche modo l’ho sempre saputo, ma un’altra voce, più nitida e decisa, continua a implorarmi di scappare, di non credere alle parole di quel truffatore e di immergermi nella realtà.
Ma oggi, per me, esiste realtà più certa di Adrian?
Riepilogando.
Sono Hope Evans, ho 18 anni e sono una nephilim. Mia madre è morta, mio padre non si è mai fatto vivo. La donna che mi ha cresciuto si chiama Helen, e mi manca.
Lei è un angelo ed è la direttrice dell’unico istituto per gente come me.
Lì ho incontrato Adrian, un angelo di cui mi sono pazzamente innamorata e che mi ricambia, in un modo assurdo e inspiegabile.
Poi?
Come si arriva a tutto il resto?
Cosa c’è dopo questo?
“Se non scendi immediatamente giuro che ti prendo per capelli e ti faccio fare tutte le scale di testa.” Sorrido fra me e me e scuoto la testa leggermente nervosa.
Danielle e Jake sono al piano di sotto e mi aspettano sicuramente davanti ad una pizza e ad un paio di birre, il nostro venerdì scivolerà via così, come al solito.
Ed Adrian non c’è.
Quando mi ha accompagnato mi ha detto che aveva alcuni problemi da risolvere e che si sarebbe fatto vivo il prima possibile.
Ancora nessuna traccia.
Lancio ancora una volta uno sguardo leggermente deluso verso il riflesso nello specchio e ci vedo una ragazza comune, nemmeno tanto carina, con un enorme punto interrogativo disegnato in faccia.
Un paio di occhi azzurri come il mare a giustificare la mia parte angelica?
Un accenno di ali?
Un qualche potere superiore, tipo leggere la mente, volare o trasformarsi in un pipistrello?
Credo di essermi confusa un tantino adesso.
Ma nulla giustifica le parole di Adrian, nessuno può confermarmi la sua spiegazione, nessuno può dirmi ha ragione, fidati di lui.
Eppure lo faccio completamente, ormai mi pare quasi che le sue parole siano l’unica verità che abbia mai ascoltato, l’unica parte della mia vita che non sia una recita destinata a qualcun altro. Qualcuno che mi guarda vivere vite che non sono mie, prendere decisioni che non mi spettano e cadere preda dei miei incubi, e ride.
Ride di me.
Ride delle mie sventure.
Ride delle mie speranze, dei miei sogni, del mio amore.
Una recita, dove l’unica parte improvvisata è causata dalla comparsa di Adrian.
Comparsa che arriva ogni volta, e che stravolge tutto.
Ma le cose più belle della vita, delle volte, sono quelle improvvisate.
Sono una nephilim, e adesso?
Sento la testa pesante ed il cuore accelera come al solito quando non so spiegarmi qualcosa, quando il mondo gira ed io rimango ferma in ginocchio a farmi mille domande che la maggior parte delle volte non hanno risposte soddisfacenti.
Nulla ha senso.
Metto le mani sotto il getto dell’acqua freddo e le porto sul viso, cercando un minimo di lucidità.
Sono una nephilim e ho Adrian, l’amore della mia vita, anzi della mia esistenza, al mio fianco.
Va tutto bene.
 
 
 
Per le scale aleggia un profumo famigliare che mi invade i polmoni e mi lascia piacevolmente colpita, scendo i gradini due per volta e arrivo subito alla fonte dell’odore.
“CINESE.” Urlo saltando e battendo le mani come una qualsiasi bambina di cinque anni.
“Cinese freddo.” Esclama Danielle con indosso uno dei suo soliti vestitini e delle calze scure e pesanti. “ Freddo, solo per colpa tua.” Riprende facendo battere il piede ancora più freneticamente sul pavimento.
“Lasciala stare. E’ innamorata la ragazza.” Dice Jake aprendo le braccia e facendomi accucciare contro di lui. “Vero, tesoro?”
“Mh..” Sussurro e prendo un respiro profondo. “Come mai cinese?”
“Lui ha detto che sei depressa e quindi ha pensato di farti felice.” Risponde Danielle ridacchiando e togliendosi le scarpe.
“Danielle!” La rimprovera Jake buttandole contro un cuscino che lei scansa a occhi bassi.
“E’ la verità, mangiamo?” Domanda sorridente e pienamente soddisfatta, con gli stivali abbandonati dietro al divano.
“Tu sei cattiva, niente cibo per te oggi, a letto senza cena.” Riprende divertito e inizia nel frattempo a giocare con i miei capelli, arricciandoli fra le dita e facendomi rilassare incredibilmente.
Soliti battibecchi, solito rumore di pioggia contro le finestre, solite risate fra gente che si vuole bene, ma l’ansia si insinua fra le mie ossa e le fa battere, una a una, dovrò dire addio a tutto.
Sono davvero pronta?
Un anno, dodici mesi, trecentosessantacinque giorni e non ci sarà più nulla.
Non ci sarà più Danielle con i suoi inconfondibili capelli e le sue assurde idee sulla moda e sui trucchi, non ci sarà più Jake con la sua dolcezza, il suo amore, le sue braccia calde che mi accolgono sempre, non ci saranno più le cheerleader che mi squadrano dalla testa ai piedi e mi riservano il solito sorrisetto, non ci sarà più nulla, non ci sarà neppure nessuna Hope in questa casa.
Loro non ci saranno più per me.
Cosa sarà la mia vita?
Della vita della ragazza che loro conoscono perlomeno?
Diranno che sono morta?
Adrian si occuperà di trovare un corpo e di seppellirmi, oppure mi faranno sparire nel nulla?
Io, io andrò lontano, magari in America, o forse attraverserò l’Europa, ma qui la vita come andrà? Cosa succederà ai miei amici? Bristol rimarrà sempre la stessa, che differenza può fare l’assenza di una stupida ragazza?
Vengo strappata via da quel labirinto in cui mi ero cacciata intenzionalmente da un Jake abbastanza divertito che continua a tirare una ciocca dei miei capelli.
“Ragazza, a cosa pensi??”
“A quanto vi voglio bene!” Annaspo ancora fra l’assoluta certezza di perderli, non me ne faccio ancora una ragione, ma perlomeno devono essere consapevoli di quanto fondamentali siano stati nella mia vita, qui a Bristol.
Faccio segno a Dan di avvicinarsi ed io mi stringo ancora di più contro il petto di Jake respirando forte il suo odore di arance e pensando a come possa essere bizzarra la vita.
Ho degli amici fantastici, una casa meravigliosa, Adrian, e conosco il mio passato.
Amicizia, amore, sogni, speranze, un miscuglio perfetto che potrebbe rendere la vita eterna, ma che al contrario me la riduce, me la annienta e annulla completamente.
Un anno, o poco meno e dirò addio.
Addio a tutto.
“Fatemi respirare o rischio di morire!” Danielle a quelle parole si scaraventa ancora più sopra Jake e schiaccia di conseguenza anche me.
“E’ la volta buona che ci liberiamo di te!” Urla iniziando a saltare e a ridere su di noi.
“Dan, Dan.” Le tiro un pizzico mentre i suoi capelli mi finiscono in bocca e rischio di soffocare.
“I’m on the floor, floorI love to dance. I’ll give me more, to lucky stand. Get on the floor, floor like a chola’s dance, if you want more, more then here I a.” Sta praticamente ballando su di noi e si muove divertita e allo stesso tempo fa la sexy, da quello che vedo. La mia testa è incastrata fra il petto di Jake e lo stomaco di Danielle.“Starships were meant to fly, hands up and touch the sky.” Si slancia come se potesse toccare il cielo e  praticamente prende il volo.
Quando riesco a muovermi la vedo sul tappeto con una mano sul fondoschiena, gli occhi chiusi e un’espressione dolorante sul viso. “Il culo!!”
Jake invece esce titubante dalla tenda che i miei di capelli avevano creano sul suo viso e scoppia a ridere sguaiato, con gli occhi chiusi e la faccia rossa.
“Jake io al posto tuo non riderei tanto!” Urla isterica ancora per terra massaggiandosi la parte dolente e bestemmiando sottovoce contro chiunque.
“E’ una minaccia, Bull?” Chiede socchiudendo un occhio e facendo ridere anche me con la sua solita faccia da prendere a schiaffi.
“Assolutamente!” Esclama lei e in un attimo è  in piedi e tira ridacchiando i capelli chiari di Jake.
“Ahia, ahia.” Danielle adesso è soddisfatta e per nulla dispiaciuta. “I capelli, no. Dan, ti prego.”
“Ora ti lamenti? Io mi sono schiantata di culo per terra!” E tira con più forza. Io mi trattengo dal ridere ma poi la faccia cattiva di lei mi fa scoppiare e lei contenta della mia reazione continua imperterrita.
“Scusa, scusa. Dan, dai.” La sta praticamente implorando, ma lei lo ignora e guarda verso di me.
“Hope, ma secondo te fa più male una gomitata dritta nelle palle o una tirata di capelli forte, ma forte proprio?”
“Non chiedermelo.” Rido, divertita dall’espressione seriosa che le si dipinge in volto.
“Jake tu, cosa dici?” Appoggia un braccio al divano e mi sorride facendomi un occhiolino.
“Che ti odio da impazzire!” Sbotta lui con una voce isterica che fa ridere entrambe.
“Okay, basta. Ho fame.” Io e Jake ci guardiamo negli occhi e rimaniamo per alcuni secondi scioccati per il cambiamento improvviso di rotta e poi scuotiamo la testa in sincrono. “Chi tocca i miei Wonton è morto!!” Esclama portando tre birre per mano.
Ora cadono, ora cadono. Mima Jake con le labbra, ed invece tutte le bottiglie arrivano al tavolo, sane e salve.
Ci fiondiamo sul tavolo ed io cerco giusto qualcosa da mandare giù, cosi a caso, sono convinta che qualsiasi cosa mi farà impazzire, ma poi capita sotto le mie bacchette  il maiale in agrodolce e inizio a gracchiare come un’adolescente davanti ad una vetrina di abiti firmati.
“Non so quale sia lo spettacolo peggiore, se questo o Hope che guarda Adrian.” Sento dire a Danielle in tono sarcastico ed è proprio in quel momento, quando ho appena ingoiato una pepita e sto quasi per svenire per l’agglomerato di sapori contrastanti, che il campanello suona.  Ed io sono immediatamente in piedi, con ancora la salsa agrodolce che mi raschia la gola mi muovo veloce verso la porta e la spalanco sorridente.
E lo guardo.
Il mio sguardo scivola su quelle labbra, su quegli occhi, su quella mascella.
Scivola su quel viso e si ferma.
Un brivido di freddo mi corre per la schiena. Perché adesso?
Il cuore si stringe per un attimo ed è solo per lui.
Un pugno di ghiaccio in un mare di fuoco.
Lo guardo, lo faccio con la consapevolezza che la fine è vicina, ma allo stesso momento un’altra certezza si fa spazio dentro di me, ed è totale, spiazzante, demolente.
Mi stavo divertendo, ero con i miei amici, andava tutto bene, eppure mi mancava.
Mi mancava come ad Agosto può mancare il mare.
Mi mancava come alla luce manca il buio.
Mi mancava come ad un bambino manca almeno un dente nel giorno del suo sesto compleanno.
E me ne rendo conto adesso, adesso che sorridente e bellissimo si presenta davanti a me con in mano una rosa rossa e gli occhi azzurri, splendidi come al solito, accesi dalla quell’insolita luce che mi ricorda perché la terra continua a girare intorno al sole ed ogni mattina 5 miliardi di persone si svegliano e affrontano una nuova giornata. 
Lo amo e nessuna maledizione potrà cambiare questo dato di fatto.
 
 
 
“Perché adesso mi hanno permesso di sapere?” Siamo usciti sul dondolo in veranda da alcuni minuti e la sensazione di non sapere ancora abbastanza mi infastidiva al tal punto da rovinare l’atmosfera che si era creata.
“Perché cosa sai?” Mi risponde lui scetticamente, il suo petto si alza e si abbassa ritmico contro la mia schiena.
“So che sono una nephilim, so che ti amo da quando la mia vita doveva essere solo una, so che per qualche assurdo motivo una maledizione si è abbattuta su di noi e so che ogni due anni mi resettano, come se fossi un vecchio computer che da problemi.”
“Come sai della maledizione?”
“Un sogno, uno dei tanti e innumerevoli sogni che mi attanagliano le notti, ma che in compenso mostrano stralci di passato che sembra io abbia dimenticato.”
Il primo sogno che feci parlava di promesse, di speranze infrante come onde sugli scogli, non gli diedi peso, sarà la stanchezza del viaggio pensai, lo accantonai, come feci con l’assoluta inadeguatezza che sentivo pesarmi addosso. Subito dopo  i sogni diventarono più reali, riconoscevo i volti, correvo, urlavo, e poi ritornavo pacifica, felice, ridevo abbracciata a qualcuno di cui mai sono riuscita a riconoscere il viso. Un unico viso non sono mai riuscita a decifrare, ed era quello della persona che mi faceva cosi felice.
Era il viso di Adrian.
Amore volete e amore abbiate.” Recito con fare teatrale “Sarà un amore nero, agitato, ansante e tremante.” I suoi respiri accelerano e decido che è arrivato il momento di finirla, ha capito che non bleffo, ha capito che davvero so. “ La vita può essere cattiva, ma l’amore può fare molto più male.”
“E’ come..” La prima volta che vedo Adrian in difficoltà lascia senza parole anche me. “E’ come se si fossero create alcune lacune nella barriera che avevano creato nel tuo cervello. Alcuni ricordi trapelano sotto forma di sogni.”
“Perché?”  Mi sembra di non respirare per alcuni secondi, perché esiste questa barriera che mi ha praticamente annullato e che ogni due anni continua a farlo?
“Bella domanda.” Lo sento muoversi come divertito da quella frase o dalla domanda innocente che gli ho fatto. “Me lo chiedo da sempre. Perché? Perché ci amavamo troppo. Perché un angelo non dovrebbe provare il tipo di sentimenti che io provo per te. Perché l’amore fraterno non ci bastava. Perché volevamo cadere nel fuoco dell’inferno e rinascere angeli dalle nostre ceneri.”
“Perché il nostro amore è cosi forte da far paura anche a Dio.” Rispondo con la stessa innocenza nella voce, con la stessa assenza di malizia di sempre.
“Esatto, piccola mia.” Le sue mani si stringono con più forza intorno al mio bacino e lo sento sospirare sui miei capelli. “Eravamo semplicemente troppo vicini al cielo per essere felici.”
“Cosi adesso siamo destinati a rincorrerci per sempre, senza averci mai davvero.” Sussurro io, quasi ancora inconsapevole, come se non si parlasse di noi due, come se non parlassimo delle nostre vite, come se noi fossimo persone normali, che invecchieranno e avranno dei figli, e quelli di cui parliamo sono i personaggi di un film che andremo presto a vedere al cinema.
Ed invece, mi rendo conto, che si parla di noi, perché non abbiamo fatto altro che trovare l’amore, l’amore quello di cui tutti parlano, quello con la a maiuscola,  ed adesso proprio questo amore ci sta dilaniando, ci sta facendo a pezzi e poi mangiando.
“Ed è tutta colpa mia.” Dice con tanta cattiveria nella voce che mi verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi, e poi a pugni, come può anche e solo pensare che gli dia la colpa di tutto questo? “Non avrei dovuto innamorarmi di te.” Di colpo tutto ciò che sento è il gelo. Il freddo artico che taglia via la pelle e ti congela le ossa, e lo fa con gusto, si diverte, e lo senti fischiare lontano e rumoroso, mentre tu lentamente perdi il controllo di ogni articolazione, mentre tu vedi gelarsi e poi cadere a pezzi tutto ciò in cui hai sempre creduto, mentre tu silenziosamente muori.
“Pensi che le cose sarebbero andate diversamente? Pensi che non mi sarei comunque innamorata di te? Pensi forse che non essendo ricambiata sarei stata felice? Ci siamo incontrati perché doveva succedere, e non potrei esserne più felice.”
“Per te è tutto cosi facile.” Con il naso mi sfiora l’orecchio ed il caldo adesso ritorna formicolante a percorrere i numerosi chilometri che formano le mie vene, passa sfrecciante per ogni lambo di pelle e scalda con forza ogni piccolo pezzo di ghiaccio che era rimasto impavido. “Sarei dovuto sparire dalla tua vita.”
“Avresti lasciato vuoto il cratere che il tuo arrivo aveva provocato.” Esclamo senza farlo finire di parlare, sono irremovibile. Il nostro amore non può essere una colpa. Amare è sempre e solo coraggio.
“Oggi sei decisa a non darmela vinta, noto.” Scherza tirandomi un pizzicotto alla pancia.
“Come al solito.” Ridacchio leggermente divertita dalla situazione, viviamo da chissà quanti anni, abbiamo sulle nostre spalle la pesantezza di una maledizione che rende entrambi immortali ed infelici, eppure ci amiamo. Eppure quando siamo insieme ogni cosa sparisce, perché il nostro amore occupa tutto il resto. Lui si stringe con più forza a me ed io sento il suo cuore attraversarmi la spina dorsale e arrivare al mio. Qualcuno diceva che nella schiena di un uomo c’è un punto dove, se ci affondi una lama, riesci a trapassargli il cuore e a spezzargli la spina dorsale con un colpo solo, ed io sento che è proprio quello il punto in cui il cuore di Adrian batte adesso. “Coelho diceva che abbracciare qualcuno in modo sincero ci fa guadagnare un giorno in più di vita. Quindi mettiamola in questo modo: ti ho amato in modo cosi sincero e sconfinato da aver reso la mia vita infinita.”
“Ho guardato tante persone negli occhi, delle volte anche per molto tempo, e spesso ho rincontrato quello sguardo perso. Lo sguardo di chi aspetta, di chi è in trepidante attesa e non sa nemmeno cosa sta aspettando. E sai cosa? Tutti loro cercavano l’amore. Perché è proprio l’amore che rende la nostra vita qualcosa di giusto da fare. Qualcosa da vivere con il gusto di viverla. Ed è questo che hai fatto tu. Hai dato sapore, hai dato speranza, hai dato colore. Sei riuscita a farmi restare nonostante tutti mi urlassero di scappare, ma ho imparato a stare fermo e ad aspettare solo per il gusto di vedere i tuoi occhi accendersi ed il tuo sorriso esplodere quando dico che ti amo.” L’aria è qualcosa di cosi inutile quando puoi bearti del suono di queste parole che trattengo il respiro fin quando mi rendo conto di poter implodere da un momento all’altro. Per lui sono l’amore, come lui lo è per me. Ed io me ne sto zitta, immobile, con il fiato sospeso e la paura di sbagliare ogni cosa, non pensi mai che anche una sola sillaba di troppo o di meno possa rovinare tutto? Possa portare a situazioni diverse e magari disastrose? Cosi cerco solo le sue labbra e nonostante sappia benissimo che proprio queste labbra sono la mia condanna, e inevitabilmente la fonte della mia maledizione, non riesco a staccarmene, come se ogni terminazione nervosa fosse attratta da quella bocca e ogni altra persona sulla faccia della terra mi consigliasse di fare ciò che sento. Cosa sento?
Sento che il mio posto è fra quelle labbra, lì dove l’amore la fa da padrone.
“Non riesco quasi a parlare, ma posso dirti che finché avrò la possibilità di scegliere, sarai sempre tu la mia scelta.” Sussurro a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Perché?” Ansima sorridendo sulla mia bocca e prima di rispondere mi faccio cullare dal suo respiro che continua inspiegabilmente a darmi, oltre che di liquirizia e tabacco, di casa.
“Perché guardaci, guardami, ogni mio viaggio, anche quello più improvviso, porta da te.”






Buonasera persone!
Ho avuto pochissimo tempo, e soprattutto non volevo che uno degli ultimi capitoli fosse frettoloso o pieno di errori.
Anche se, in fin dei conti, siete ormai pochissimi a leggere e soprattutto a recensire. 
Comunque ormai si è svelato praticamente tutto e Adrian e Hope andranno incontro a questa maledizione. 
Ma come??
Vorrei sapere come al solito la vostra, se vi piace, se vi fa schifo, o se debba ritirarmi.
Grazie a tutti.
Un bacio.

-Allen
  
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