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Autore: elyxyz    18/07/2007    31 recensioni
Un’interpretazione alternativa al finale dell’episodio n°13, ‘Fuoco contro Acciaio’.
“Cos’è?! Oggi piovono cani e gatti?” ipotizzò, tra il polemico e il divertito. “E’ la Giornata del Randagio e nessuno me l’ha detto?!”
(Roy x Ed)
Storia partecipante al Contest 100 Prompts! indetto da Fanfiction Contest ~ {Collection of Starlight since 01.06.08}
Dopo quasi 5 mesi d’attesa, ecco postato il nuovo capitolo. Avviso comunque i lettori che i futuri aggiornamenti saranno più frequenti ma ancora irregolari.
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non dire gatto… se non l’hai nel sacco

Note: il seguente scritto contiene riferimenti yaoi.

Per ulteriori spiegazioni, vi rimando alla conclusione della fic.

 

 

Dedicato a chi ha commentato i precedenti capitoli della raccolta.

(Con particolare menzione, stavolta, ai lettori di vecchia data.)
Con immensa gratitudine.

 

 

 

Non dire gatto... se non lhai nel sacco!

 

 

by elyxyz

 

 

 

 

 

“Roy… mmm… Roy… ahhh…” le labbra di Mustang percorsero la pelle delicata del suo collo, soffermandosi poi a stuzzicare il pomo d’Adamo con gli incisivi.

Ed miagolò nuovamente, voltando il capo di lato, quando il fiato caldo del compagno giunse a lambirgli il padiglione auricolare, mentre le sue mani esperte vagavano altrove…

 

“Roy!” lo invocò, “ROY!” alzando il tono con urgenza, e il Generale di Divisione Mustang si beò di quei gemiti. Come sapeva essere rumoroso, il suo Fagiolino...

 

“ROY!!” ripeté, allontanandolo di scatto da sé.

 

L’uomo si bloccò stupito, adocchiando l’espressione allarmata del suo amante, che tuttavia fissava altrove.

“Credevo ti stesse piacendo…” gli disse, tra lo sconcerto e il fastidio. Ma l’altro si ostinava a guardar via. Gli ci volle qualche istante per capire che il Colonnello Elric gli stava indicando qualcosa. Si volse quindi in quella direzione, faticando ad ignorare l’incipiente rigonfiamento sotto il puntovita.

 

Il loro felino troneggiava sopra la specchiera, qualche metro da loro, e sembrava li contemplasse attentamente. Il Flame Alchemist ghignò. “Abbiamo compagnia, stasera!” disse, riprendendo il lavoro lasciato a metà.

 

Edward lo cacciò via malamente, frapponendo un braccio teso tra i loro corpi seminudi.

“No, Roy. Tora ci sta guardando…” protestò, arrossendo.

 

L’altro scoppiò a ridere per la sua espressione deliziosamente imbarazzata.

“Uhm… ci ha sempre tenuti allo scuro di questo suo lato voyeuristico… ma non è più un cucciolo da anni… è un gatto vaccinato, ormai! Lasciamolo guardare…” e ritentò l’assalto alla sua rocca personale.

 

“No che non possiamo!” s’alterò il più giovane. “Non ci riesco! Mandalo via!”

 

Sollevandosi dall’accogliente corpo del biondo, trattenne a stento un’imprecazione, realizzando che la loro serata romantica sarebbe finita ancor prima di cominciare, se non si fosse sbrigato.

S’alzò malvolentieri a sedere, cercando di darsi un contegno.

 

“Vecchio mio,” lo chiamò gentilmente “potresti lasciarci soli?”

 

Il micio mosse la coda, sferzando l’aria in un gesto secco, come a dar l’impressione di aver capito. Tuttavia non si mosse da lì.

 

Al moro non rimase altro che abbandonare, a malincuore, il caldo giaciglio, anche se l’eccitazione pulsava pressante e dolorosa al di sotto della cintola.

Fingendo di non sentire questo suo bisogno impellente, si diresse verso il mobile, anticipando le sue intenzioni. “Su, lasciaci un po’ di privacy…”

 

La bestia tigrata parve udirlo, perché si risollevò. Ciò nonostante, anziché uscire dalla camera, con un agile balzo scattò sulla bassa poltroncina ai piedi del letto, alle sue spalle.

 

Tora, via di qui!” gli ordinò, improvvisamente infastidito, andandogli dietro per prenderlo. Quando gli fu vicino, il gatto saltò sull’alto armadio di noce, accucciandosi lì.

Ed si mise a ridere di gusto, alla faccia seccata del compagno.

 

“Allora se ne occupi lei, Taisa Elric, visto che ci tiene tanto alla sua riservatezza!” lo redarguì Mustang, con quel tono imperioso con cui sferzava le reclute indisciplinate.

 

Fullmetal sorrise affettuosamente tra sé. Forse aveva toccato il tasto dolente dell’orgoglio, e lui sapeva - oh, se sapeva! quant’era permaloso e vendicativo il suo uomo. Soprattutto se si disattendevano i suoi ordini… tuttavia stette al gioco, perché fu più forte di lui.

 

“Signornò, signore. Lascio a Voi questo gravoso compito, mio Generale, poiché sono certo che, col Vostro immenso genio militare, abbiate la situazione perfettamente sotto controllo!” lo canzonò, pur mantenendo un tono ossequioso e deferente.

 

A quelle parole, Roy fece un ghigno assai poco rassicurante. “Poi faccio i conti anche con te.” Lo avvisò, e suonava un po’ come un’intimidazione. Quindi si riconcentrò sul suo obiettivo primario.

Sembrava che Tora lo stesse aspettando, producendo il caratteristico ron ron’ che emetteva solo quando faceva la lotta col suo topolino meccanico.

 

“Stasera vuol giocare!” intercedette Edo indulgente, dando voce al desiderio felino.

 

“Anche io, ma con te!” ringhiò l’altro, fulminandoli a turno con lo sguardo. “Tora! Scendi! Giù, dannazione, GIU’!!” lo chiamò, gli ordinò, lo supplicò. Ma l’animale non sembrava intenzionato a dargli retta. Nemmeno le sue braccia alzate verso di esso, in un inequivocabile invito, sortirono l’effetto agognato. Tentò persino di dissuaderlo dal rimanere lì, tirandogli la prima cosa che aveva adocchiato: il tubetto di vaselina ancora intonso. Ma fu inutile. Perché la bestiola non si scompose minimamente. E perché, nella concitazione, aveva clamorosamente sbagliato mira, ma Edward ebbe il buon cuore di non rinfacciarglielo.

Quindi non gli rimase altro che prendere la sedia dello scrittoio come sgabello, e si inerpicò alla sua altezza. Issatosi che fu, cercò di acchiapparlo con le mani. Ma in quell’istante il felino saltò giù fino ad atterrare sul morbido tappeto con una elegante parabola discendente e lui perse l’equilibrio, cadendo disastrosamente sul letto.

 

“Roy! Ti sei fatto male?!” gli chiese Acciaio, spaventato.

 

E lui gemette, più per frustrazione che per vero dolore.

“Solo la mia dignità ne è uscita malconcia. Brontolò, infastidito. “Ma non mi farò mettere nel sacco da uno stupido ammasso di pelo!” giurò, risollevandosi incolume.

 

Tora li scrutava ancora, dal basso, stavolta, passandosi la linguetta ruvida sugli esili baffi.

 

“Forse pensa che sia una caccia…” suggerì Ed, preoccupandosi quando Roy fece schioccare le dita in un riflesso condizionato, e ringraziando mentalmente che non indossasse i suoi guanti, in quel momento.

L’Alchimista di Fuoco, però, trovò la soluzione ugualmente.

 

“A noi due, gattastro! Stavolta ti scuoio!” e, con un movimento lesto, prese la coperta sfatta in fondo ai loro piedi e la lanciò sul gatto, come trappola. Velocemente lo raccolse, a mo’ di sacco.

Tora, da dentro, miagolava e soffiava furiosamente.

 

“Ecco qua!” gongolò, soddisfatto di sé, sbatacchiando il bottino come se fosse stata spazzatura da portar fuori. Con la stessa disinvoltura, rivolse a Fullmetal il suo trofeo di cacciagione.

 

“Ma sei impazzito?!” gridò invece questi, alzandosi di scatto e attraversando la camera in larghe falcate, ricomponendosi la camicia sbottonata. “Gli farai male! Potrebbe soffocare!”

 

“Macché! Ha ancora quattro o cinque vite da consumare… è peggio di un homunculus!” Scherzò, senza tuttavia accennare a liberarlo.

 

“Non mi dirai che non è la prima volta che lo maltratti!!” ringhiò, facendo scricchiolare l’auto-mail in modo sinistro.

 

Roy lo guardò ma non rispose. Il suo silenzio parlò per lui.

 

“Deficiente di un Taisa!” ruggì Edo, battagliero, strappandogli l’involucro dalle mani. “E che non succeda più!” e si apprestò ad uscire da lì, liberando un Tora assai indispettito.

 

Ed era quasi ironico, che Acciaio lo chiamasse con il suo vecchio, nostalgico grado, solo quando era preda dell’estasi dell’eccitazione o solo se era altrettanto fortemente furibondo con lui. E di sicuro doveva scartare la prima ipotesi…

 

“Ma… Ed… e la nostra serata?!” sbottò, sbigottito dalla piega improvvisa che avevano preso gli eventi.

 

“Io e Tora andiamo a dormire sul divano.” Lo punì. “Così avrai modo di riflettere sulla tua condotta deplorevole!” e sbatté la porta, uscendo dalla camera da letto.

 

Roy sospirò affranto. La scatoletta vuota di vaselina che lo fissava beffarda, sopra le lenzuola sfatte, a ricordargli che, quella sera, sarebbe andato in bianco…

 

E gli sfilò davanti agli occhi il ricordo degli anni della repressione forzata. Gli anni della continenza auto-imposta e del vitale self-made, giusto per non soccombere. Fino a quando il suo Mamechan non aveva ceduto al suo corteggiamento paziente e sfiancante e alla fine aveva capitolato offrendogli il suo cu- …ore immacolato.

E allora era iniziata la seconda fase della sua personale sofferenza, una mortificazione che avrebbe poi temprato il suo spirito – ma soprattutto il suo corpo – nell’attesa sfibrante che il suo Fagiolino biondo si decidesse a donargli, oltre che il suo amore, anche la sua parte più fisica.

E adesso, che un brivido freddo gli solcava la schiena alla reminiscenza di tanta tribolazione, ci si metteva di mezzo anche quella tigre malcresciuta a rompergli le uova nel paniere!

 

Lui aveva diritto – diritto! – a del buon, sano sesso quotidiano!

Era il suo scambio equivalente, per la miseria!

 

Osservò distrattamente il disordine che regnava nella stanza, maledicendo quel mangia-crocchette-a-tradimento e il suo koibito, che forse già dormivano, oltre quel muro che li separava.

Però anche Edward aveva avuto un bel coraggio a lasciarlo lì, così!

 

…Niente tiepido calore di Ed, quella sera.

Niente coccole e sospiri affannati.

Niente sesso bollente e visceralmente bramato…

…E pensare che l’aveva fatto per lui!!

 

Fu in quel momento che cercò disperatamente di ricordare gli ingredienti per quel preparato antico e ormai perduto, che aveva sentito tramandare oralmente, in modo distratto anni addietro, quando, non ancora Maggiore, era di stanza in una provincia dispersa tra i monti, al confine Nordest di Amestris… quel segreto che, se non sbagliava, si chiamava ‘Gato in tecia’… perché – e rimpianse che i suoi guanti alchemici fossero in soggiorno – se non poteva incenerirlo, se lo sarebbe almeno cucinato, quel traditore!

 

 

Fine



Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Nota tecnica: Ok. Ditelo, dai!, che è un capitolo col botto!! Non ve lo aspettavate, eh?! ^____^
Ambientato tre anni  mezzo dopo l’inizio, quindi Ed è abbondantemente maggiorenne! *ç*

Questo capitolo è per quelli di voi che hanno detto che Roy è troppo buono con Tora e lo tratta troppo bene. ^___^
Come promesso, questo è l’ultimo prima di partire per ferie… ci rivedremo dopo metà agosto, miei cari.

 

Note varie: Koibito, per chi non lo sapesse, in lingua giapponese significa ‘innamorato, amante’.

Riguardo all’ultimissima parte del capitolo…
Ehm… chi conosce i miei natali, è anche al corrente dell’infelice usanza dei miei conterranei.
Generalmente, a chi ama fare dell’ironia con me, vado ripetendo che personalmente io adoro i cani, e non amo i gatti. Assolutamente no. Sono grassi e stopposi. ^___=

 

Spunto di riflessione: Premetto che questo discorso NON vuol assolutamente essere polemico, e spero che sia ben chiaro.
Il fatto è che ho notato, a malincuore, un considerevole calo di letture e recensioni negli ultimi capitoli che ho postato. Spero sia solo un calo fisiologico dovuto alle vacanze e alla gente che è partita giustamente per la villeggiatura, e che i miei lettori abituali, al ritorno, mi faranno dono delle loro impressioni su tutti i capitoli che ho postato di recente.

Tuttavia, non posso fare a meno di chiedermi come mai, paradossalmente, in questi stessi giorni di diminuzione, le mie storie siano state inserite in modo vorticoso tra le fanfictionpreferiti’ delle varie personal page.
Alcuni dei lettori che dimostrano di stimare e apprezzare le mie storie, di fatto non hanno mai lasciato nemmeno una recensione, o un commento (e non parlo assolutamente solo di It’s raining). Non pretendo necessariamente un’analisi minuziosa di una storia di cui conosco già tutto, visto che l’ho scritta io, ma mi farebbe molto piacere – in ogni caso – sentire anche opinioni nuove, anche dubbi o – perché no? – qualche critica costruttiva.
E’ possibile farlo anche in privato, via mail, se vi disturba mettere in pubblico i vostri pensieri.
Quindi mi appello a voi, lettori nell’ombra, vorrei avere modo di capire cosa vi piace delle mie storie. E vi invito quindi a lasciare traccia del vostro passaggio, come dice Yuki. ^^’’
Mi scuso, se può sembrare in qualche modo una coercizione, e non vorrei passare per un’ingrata. Non ho mai obbligato nessuno a commentare (tranne forse Voce, ma lui non fa testo ^___^), e spero comprendiate la mia ‘frustrazione’ come autrice.

Torno a ringraziare di cuore ai lettori affezionati e a quelli nuovi, per le vostre adorabili recensioni.


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz


PS: Buone vacanze a chi parte e a chi resta.

   
 
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