Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Rain_bow    31/12/2012    4 recensioni
E se Twilight non fosse stato scritto, ma gli eventi si sarebbero comunque sviluppati nello stesso modo? Ed ora, i Cullen dopo 5 anni se ne sono andati da Forks lasciando la cittadina al suo quieto vivere?
Quieto fino all'arrivo di Lola, che porterà scompiglio e il ritorno di chi se ne era andato.
Tratto dal racconto:
Il silenzio è amico di chi lo abita, per gli altri è un'eterna tortura.
C'è chi si ciba di quegli attimi di silenzio della vita, chi invece preferisce vivere l'attimo, chi se ne ciba di ogni singolo attimo presente e chi invece si ciba di vita.
In casa, quella sera vi erano tre presenze. Una non la si poteva definire umana, una non la si poteva definire del tutto viva dato che con la sua tazza ancora fumante di caffè fissava un punto vuoto nella sua mente.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tirai fuori dalla tasca le chiavi, le mani mi tremavano e rendevano i miei movimenti ancora più confusi. Stavo piangendo, non riuscivo a controllare le lacrime, e mi sentivo a pezzi. Riuscivo quasi a sentire un macigno nel petto, che mi attirava giù nelle tenebre, ma ero viva, e questo mi dava la forza di continuare a correre a perdifiato.
Vidi la macchina della polizia parcheggiata nel vialetto, ancor prima che riuscissi a centrare la toppa per inserire le chiavi mi trovai di fronte mio zio. Anzi, non era lui, era il capo della polizia, ancora in uniforme nonostante la tarda ora e un'aria severa stampata in volto. 
Quando mi vide piangere, però tornò ad essere Keyne, abbracciandomi mi accompagnò in casa.
Sapeva che non era da me, un comportamento del genere, di solito ero sorridente e riuscivo sempre a controllare le emozioni.
"Lola" disse dolcemente. Quella parola mi scatenò un attacco di pianto isterico. Ricordavo come quel pazzo l'aveva pronunciata più e più volte rimuginando chissà cosa.
Mi abbracciò più stretto. "Dimmi cos'è successo" il suo non era un ordine, voleva solo farmi sentire meglio.
Cercai di tranquillizzarmi. Cosa avrei potuto dirgli? Un mostro -nel vero senso della parola- aveva cercato di uccidermi, finchè non ha deciso di farmi scappare. Certo come no. 
"Io.."  rimasi un po' in silenzio, cercando le parole giuste. Ma non esistevano, era impossibile spiegarglielo. Io stessa non riuscivo a comprendere ciò che era successo, come potevo riuscire a raccontarlo a qualcun'altro?
Mi asciugai le ultime lacrime dalla faccia, poi lo guardai dritto negli occhi. "Ho litigato con un mio amico" era la prima scusa che mi fosse venuta in mente; suonava ridicola perfino alle mie orecchie, ma non sapevo cos'altro dire. Keyne mi guardò dubbioso. 
"Dimmi cosa ti è successo" sembrava arrabbiato.
Gli ripetei ancora una volta la mia scusa, questa volta cercai di convincermi io stessa che quelle parole potessero essere vere.
"Ero andata a trovare Logan, alla fine abbiamo avuto una discussione" spiegai, sperando che non verificasse ciò che gli avevo detto.
Mi guardava accigliato.
"Fino a quest'ora? Ti rendi conto che saresti dovuta rientrare ore fa?" si stava veramente arrabbiando. "Ti rendi conto che stavo per chiamare una pattuglia per venirti a cercare per tutta Forks?" aveva alzato la voce e ora stava urlando.
"Mi dispiace" abbassai gli occhi, non sopportavo di dovergli mentire, ma cos'altro avrei dovuto fare? "ma ero disperata e ho passato molto tempo sulla spiaggia dopo la nostra discussione e quando ormai era tardi ho preso la bicicletta per tornare a casa, ma ero stanca e ho impiegato molto tempo" in fin dei conti, la mia scusa era probabile, percorrere la lunga salita che collegava la riseva a Forks era molto faticoso.
"Non farlo mai più" sbraitò.
Non lo avevo mai visto così arrabbiato, riusciva sempre a mantenere la calma in ogni situazione.
Feci cenno di sì con la testa, poi mi recai verso la mia stanza.
Nella casa c'era quel silenzio innaturale che si può senti riecheggiare nell'aria dopo un litigio, era insopportabile, ma mio zio rimanè nel suo mutismo anche quando vide che non avrei cenato.

Quella notte proprio non riuscivo a dormire, continuavo a guardare la finestra, sicura che da un momento all'altro sarebbe arrivato quel mostro ad uccidermi. Perchè del resto mi aveva salvata, e non riuscivo proprio a capirne il motivo.
Sentivo la testa scoppiare, tutto ad un tratto, mi sentivo un'estranea in quel mondo, com'era possibile che esistessero creature così simili a noi, seppur così imprevedibilmente veloci e letali. Chissà se davvero, come aveva detto Logan, si nascondevano tra di noi, aspettando solo il momento giusto per uccidere. Quello assomigliava ad un ragazzo, ma niente era umano in lui, aveva  la freddezza spietata di un assassino. Era apparsa solo per un attimo in lui una luce di umanità, che era subito scomparsa. Freddo, lo avevo chiamato, e così si era presentato, quello era un freddo, come venivano chiamati nelle vecchie leggende di La Push. Chissà se qualcuno sapeva davvero che quelle storie erano reali, chissà come poteva vivere quel qualcuno sapendo che tali assassini vivevano incontrollati. 
Di freddi non avevo mai sentito parlare, ora sapevo solo che erano veloci, chissà quante doti da cacciatori avevano, però di vampiri sapevo qualcosa, non molto.
Mia madre era una grande fan di Bram Stoker, e spesso mi leggeva Dracula prima di addormentarmi. Solo che con quelle raccapriccianti storie non riuscivo a prendere sonno, e me ne stavo a rimuginare per tutta la notte, immaginandomi un mondo dove vampiri come Dracula esistevano davvero, ed ora, ero piombata in quel mondo, estraneo alla mia realtà, mi sentivo opprimere, segregata nel mondo sbagliato. 
Eppure mio padre mi aveva insegnato sin da piccola a non credere al sovrannaturale, mi aveva insegnato a diffidare da chi invece ci credeva, ma nel mondo in cui ora mi trovavo chissà quante creature incredibili potevano esistere. Ormai della presenza di freddi ne ero certa, forse streghe, fate, lupi mannari e orchi e troll. Oppure stavo semplicemente diventando pazza?
Quanto avrei voluto che i miei genitori ci fossero stati, quanto avrei desiderato raccontare a mio padre che la sua razionalità era sbagliata e a mia madre che le sue storie preferite non erano altro che realtà. 
Ma non c'erano e dovevo tenere tutto per me.
Con quei cupi pensieri stavo passando le ore, divisa tra curiosità e paura, voglia di scoprire e temendo la verità, fin quando sentii un rumore vicino a me.
Subito guardai la finestra, aspettandomi di trovare quegli occhi orrendamente innaturali a guardarmi, invece fu la porta ad aprirsi.
Avevo gli occhi spalancati, e mio zio si accorse subito che ero sveglia. Non fece una parola e si sedette sul mio letto.
Evidentemente anche lui non riusciva a dormire, chissà cosa gli passava per la mente.
Si sistemò i pantaloni della tuta che indossava come pigiama e fece un profondo respiro.
Alla fine ruppe il silenzio. "Sai Lola," aveva un tono solenne, come se mi stesse per rivelare un grande segreto della vita. "questa sera, ho temuto davvero di averti persa"
Lo guardai, in cerca di un sorriso. Invece continuava ad essere serio, come se credesse davvero che non sarei tornata solo perchè avevo ritardato poche ore.
"Io ero stanca" continuai con la mia farsa.
Scosse la testa. "Non voglio sapere le tue scuse, ma sappi che poteva succederti di tutto" certo che lo sapevo, mi era successa esattamente la cosa meno probabile di sempre, incontrare un freddo, ebbi un brivido appena pensai a quella parola. "Dovevi avvertirmi" il suo tono era duro.
"Avevo il telefono scarico" dissi a bassa voce, vergognandomi della mia bugia.
Si alzò in piedi, con il volto adirato. "Capisci che poteva accaderti qualcosa di molto peggiore che un semplice litigio con un ragazzo?" stava praticamente urlando.
Non sapevo cosa dire. "Mi dispiace" dissi a bassa voce, temendo che sbraitasse di nuovo.
"Non posso sopportarlo un'altra volta" sentii la sua voce inclinarsi. 
Lo guardai con'aria interrogativa. Ma lui riusciva a stento a non piangere.
"Ho deciso di crescerti io, dopo la morte di tuo padre" trattenni il respiro, eccolo, il discorso che tanto temevo. Ma con lui non volevo parlare dei miei genitori. "Non volevo che rimanessi sola" continuò. "Sai, tua madre spesso mi parlava di te" accennò un sorriso "Mi raccontava di quanto fossi solare, di come riuscivi sempre a trovare il buono in ogni persona" quelle parole mi ferirono, come potevo riuscire a trovare il buono in ogni persona se la persona che avevo davanti era un mostro o un assassino? Evidentemente quella sera io avevo fallito.
"Non volevo abbandonarti, soprattutto sapendo che io ero il responsabile della sua fuga" lo guardai incredula, sapevo che stava parlando della mamma, ma non mi aveva mai detto una cosa del genere, sapevo solo che lei era semplicemente sparita.
"Sai," continuò "quando tua madre mi venne a trovare, poco dopo che mia figlia era sparita, quando anche mia moglie era fuggita, ebbimo una discussione" vidi una lacrima rigargli il volto. Non lo avevo mai visto piangere. "Lei, decise di tornarsene a casa, era arrabbiata con me, io la lasciai andare." tirò su con il naso. "Se l'avessi trattenuta, non sarebbe mai sparita da quell'auto" Ebbi un brivido. Avevo origliato una volta mio padre parlare con un suo vecchio amico della misteriosa sparizione di mia madre. Era stata ritrovata la sua auto ancora in moto, ma lei era sparita nel nulla. Come se non fosse mai esistita, e mio zio, per tutti quegli anni se ne era sentito il responsabile. "Non è colpa tua" provai a consolarlo.
"Ah no?" disse alzando di nuovo la voce. "Come vuoi spiegare allora, che tutte le persone a cui voglio bene spariscono?!" era furibondo.
Sentii un nuovo brivido percorrermi la schiena. Avevo capito perchè si era così arrabbiato per il mio ritardo, avevo capito cos'era che lo faceva davvero arrabbiare. Mia madre, sua figlia, erano sparite, sua moglie fuggita, e gli ero rimasta solo io, dopo quello che aveva dovuto sopportare era scontato che temesse il peggio.
"Zio, tu non hai colpa" ripetei, questa volta convinta di ciò che dicevo.
Mi abbracciò stretto.
Poi prese la foto dal comodino.
Osservai mia cugina. "Mi manca sai?" disse Keyne.
"Lo so" risposi, non sapendo che altro dire.
"Averti qui, mi ricorda lei, vi assomigliate, eppure era così diversa" disse malinconico.
Lo abbracciai più stretto, non ero brava in quelle situazioni.
"Sbrigati a prendere la patente, e non avrai più scuse per arrivare tardi" cambiò argomento talmente velocemente che per un attimo mi disorientò.
"Va bene, zio" 
Poi si alzò e si avviò verso la porta.
"Ora guarda di dormire" finalmente si era calmato, e la sua voce era di nuovo controllata.
Stava quasi per andarsene quando lo richiamai.
"Ehy zio, anche a me manca Bree" 
Sorrise, poi chiuse la porta dolcemente.






Allora, non so se siete riusciti o meno a leggere fino alla fine questo capitolo. Devo ammettere che non succede niente di emozionante, ma Lola si sta rendendo conto del mondo in cui vive, e penso sia un capitolo fondamentale sia per i lettori che per lei. Spero che aver rivelato chi è la figlia di Keyne, vi abbia messo un po' di curiosità addosso, e spero che vi interesserà vedere come la storia si evolverà.
Comqunque se volete passare sotto a commentare mi fareste un piacere, vorrei tanto sapere se vi è piaciuto questo capitolo, ma soprattutto come vi aspettate che si modificheranno le cose, dopo che Lola ha scoperto la verità dei freddi.
Ora smetto di annoiarvi, alla prossima :)
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Rain_bow