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Autore: jasmine94    31/12/2012    4 recensioni
Se amate le storie ricche di avventure e soprattutto ricche di fantasia, questa FF fa al caso vostro.
Non per nulla infatti è incentrata sul fantastico mondo di Alagaesia, però con un protagonista del tutto nuovo: una ragazza, il cui destino si intreccerà inesorabilmente con quello dei protagonisti del Paolini, in un mondo sempre più magico e misterioso, in cui verranno svelati particolari inediti che ogni fan della saga di Eragon vorrebbe conoscere.
Se vi incuriosisce sapere cosa accadeva nel castello di Galbatorix prima che il nuovo Cavaliere trovasse il suo drago, allora iniziate a leggere questo primo capitolo...buona lettura :)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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14. CADE OGNI CERTEZZA
 
 
No.
No.
No.
Non poteva essere vero.
Doveva essere un sogno.
Tutto uno spaventoso incubo.
Morzan, riverso al suolo, immerso in una pozza di sangue.
Questa immagine avrebbe per sempre perseguitato la ragazzina che con gli occhi spalancati dal terrore, aveva guardato tutta la scena, senza riuscire a muovere un muscolo.
Adesso si ritrovava a tremare dalla paura, mentre immaginava la medesima fine anche per lei.
Lo sguardo del nemico era soddisfatto : aveva ottenuto la sua vendetta.
Liz chiuse gli occhi, mentre il cuore le martellava il petto senza sosta.
Quando li riaprì però l'uomo non c'era più.
Ritrovato il coraggio, Liz uscì dal suo nascondiglio e si avvicinò alla figura che giaceva inerme sul terreno.
Della spada rossa nessuna traccia.
Provò un impulso irrefrenabile di odio verso quell'uomo.
Voleva inseguirlo, ovunque si trovasse e ridurlo in fin di vita per ciò che aveva fatto.
Tutte fantasticherie visto che non aveva armi con sé.
Per di più era certa che non avrebbe avuto alcuna possibilità contro di lui.
Si avvicinò sempre di più a Morzan, cercando di frenare l'istinto di scappare via disgustata.
Era la prima volta che vedeva un uomo morire in modo così cruento.
Con gli occhi ancora aperti, era come una maschera di terrore.
Poi pensò a Murtagh e il suo cuore quasi sprofondò.
Lei sapeva cosa significasse restare orfani, ed era una cosa che non avrebbe mai augurato a nessuno.
Si prese di coraggio e chiuse le palpebre dell'uomo, poi corse via.
Doveva dirglielo.
No, non poteva.
Cosa gli avrebbe detto?? Che era rimasta nascosta come una codarda e aveva visto suo padre morire??
In pochi minuti riuscì ad arrivare al corridoio centrale.
Tutta la folla sembrava essersi dileguata.
Il caos forse era cessato.
Entrò nella sua stanza di corsa, e si accasciò nel letto, facendo sprofondare il suo viso nel soffice cuscino e bagnandolo leggermente di lacrime. Era davvero accaduto tutto troppo in fretta per lei. Sentiva sulle spalle un fardello pesantissimo, e sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a scrollarselo di dosso, se non dopo aver detto a Murtagh ogni cosa.
Si precipitò fuori dalla stanza. Calma quasi mortale.
Decise di andarlo a cercare nelle sue stanze, al piano riservato agli ospiti.
Non era assolutamente permesso andarvi, però dopo tutto ciò che era successo, Liz dubitava che qualcuno l'avrebbe notata.
Camminò spedita, fino ad arrivare al suo appartamento.
Aprì la porta.
C'era tantissima gente lì dentro. Non si riusciva a respirare.
Liz non sapeva spiegarsi il perché, tuttavia aveva un brutto presentimento.
Tutte le persone lì erano dei nobili, ed avevano l'aria preoccupata e visibilmente ansiosa.
Capì subito che qualcosa non andava, e il suo cuore prese a battere all'impazzata, temendo il peggio.
Quasi si lacerò quando Liz sentì un urlo atroce provenire dalla camera da letto del suo amico.
 
Era lui, era la sua voce, il suo urlo straziante.
Non fece caso a quante persone la guardarono torva quando avanzò tra la folla, spingendo tutti, fino ad arrivare alla porta.
Senza riflettere nemmeno per un secondo, girò la maniglia ed entrò.
Tutti dentro la sala la guardarono a bocca aperta.
C'erano due uomini col camice e diverse infermiere.
E lì, disteso sul letto, a pancia in giù, c'era Murtagh.
Una grossa ferita sanguinante gli ricopriva l'intera schiena, dalla spalla destra al fianco sinistro.
Una sola parola : spaventosa.
Si girò poco poco verso di lei e gli lanciò uno sguardo pieno di sofferenza, prima di gettare un altro terrificante urlo di dolore.
Le infermiere, seccate, cercarono di buttarla fuori, prendendola per le braccia, ma lei sfuggì subito e si mise proprio accanto al lettino del suo amico.
Non poteva lasciarlo solo. Non proprio adesso, specialmente quando suo padre non sarebbe tornato mai più da lui.
Aveva bisogno di tutto l'affetto possibile.
Murtagh con deboli parole riuscì a convincere i dottori a farla restare accanto a lui.
Liz gli afferrò la mano sudata e la strinse forte.
I medici intanto gli stavano disinfettando la ferita, ma lei non capiva cosa ci aspettassero a chiuderla. Murtagh aveva il respiro affannato, era tanto spaventato. Certo una ferita di quel calibro doveva essere davvero molto dolorosa.
Improvvisamente la porta si aprì di nuovo ed entrò un uomo, tutto vestito di nero, con una maschera strana sul viso.
Liz iniziò ad agitarsi, quel tizio non prometteva nulla di buono.
Sembrava uno strano sacerdote, venuto per dare la sua benedizione ad un ferito in fin di vita.
Strinse più forte la sua mano e una lacrima gli scese giù dal viso.
<< Sta tranquilla sciocchina...non morirò...non adesso che lo stregone è qui e mi curerà... >>
Liz restò a guardarlo a bocca aperta : dunque anche Murtagh credeva nella magia??
<< Signorino Murtagh...devo avvertirla che questo le farà un pò male...siete pronto?? >>chiese lo stregone con voce profonda.
Il ragazzo annuì, deciso.
L'uomo incominciò a dire frasi strane e completamente senza senso.
Non sembrava neanche che parlasse una lingua conosciuta.
A Liz venne quasi da ridere, ma la sua risata fu smorzata subito da un altro urlo a dir poco agghiacciante.
 Murtagh stava urlando come un posseduto. Incominciò a stringerle la mano con tanta forza che, se fosse stata più debole, gliel'avrebbe sicuramente stritolata.
Ma Liz tenne duro, e con sua enorme sorpresa vedeva che la ferita si stava magicamente rimarginando.
Ma non era ancora finita.
Iniziò ad urlare sempre più forte e a contorcersi tanto che i medici e le infermiere lo dovettero bloccare saldamente.
Tutti sapevano cosa stesse accadendo, solo Liz era sconvolta per quello che stava succedendo. Tutto il suo mondo, le sue certezze, sfumate nel nulla. Perché nessuno le aveva mai detto queste cose? Che esistessero davvero delle persone con tali poteri?
Si sentiva delusa e frustrata.
Nemmeno il suo migliore amico gliene aveva mai parlato. Poi però si ricordò che il maestro gliel'aveva accennato una volta, ma lei non aveva voluto dargli ascolto.
Ma anche adesso che sapeva tutta la verità, che finalmente apriva gli occhi alla realtà, si sentiva insignificante, molto insignificante.
In un mondo dove esiste la magia, gli stregoni, gli elfi, strane creature, cosa poteva sperare di fare lei?
Solo quando Murtagh finì finalmente di urlare Liz si destò dai suoi pensieri.
Non le importava nient'altro in quel momento, solamente del ragazzino a lei tanto caro che adesso la guardava con occhi stanchi e lucidi.
Per risposta la riccia lo guardò con lo sguardo più comprensivo e dolce che poteva fare. Lui riuscì solo a sussurrarle un "grazie", poi si addormentò, con la sua mano ancora stretta in quella della ragazza.
Liz guardò la sua schiena. Tutta la ferita era ormai completamente rimarginata e pulita, ma al suo posto rimaneva una profonda e spaventosa cicatrice.
Solo in quel momento la ragazza sentì ribollire la rabbia dentro di lei, contro chiunque avesse osato fare questo al suo migliore amico.
Voleva fargliela pagare, anche se fosse stata l'elfa, o l'uomo potente che aveva ucciso suo padre, nessuno glielo avrebbe impedito.
Una forza immane si era impadronita di lei e ogni parte del suo corpo desiderava una cosa sola : la vendetta.
Si guardò intorno, nella stanza non c'era più nessuno.
Quando il ragazzo si sarebbe svegliato, avrebbe sicuramente chiesto di suo padre. E l'avrebbe chiesto proprio a lei. Le venne il panico, non sapeva cosa fare.
Ebbe la tentazione di scappare via, allontanarsi per non dover affrontare il suo sguardo, ma rimosse subito questo pensiero dalla testa.
Si era già comportata da codarda, non l'avrebbe fatto di nuovo.
In preda a tutte queste angosce e paure si addormentò, con la testa poggiata sul suo letto, e con la mano che ancora stringeva la sua.
 
 
  
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