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Autore: Charme    31/12/2012    9 recensioni
Un'inconsueta - ma non troppo - minaccia si staglia contro i Vendicatori. Qualcosa di talmente tremendo da far loro rimpiangere Loki, i suoi complessi d'inferiorità e i suoi capricci sul dominio del mondo.
"Io sono Niagara Jenhowepha Blackdeath."
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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  Salve! Sono estremamente di fretta, sto pubblicando on the run, ho finito di scrivere il capitolo un minuto e mezzo fa e l'ho rivisto per modo di dire, per cui siete pregati di segnalarmi eventuali - orribili - refusi. Vi lascio con l'augurio per un ottimo inizio d'anno.

  Charme.





  Mentre Thor scuoteva il testone biondo, sinceramente amareggiato per quelli che pensava essere i tristi e infausti trascorsi della povera, bisognosa Niagara, la fanciulla sfoggiò la prima delle sue capacità che potesse effettivamente rivelarsi di una qualche utilità e che non avesse a che fare esclusivamente con moda o estetica; ed ecco che sulla spalla della ragazza apparve dal nulla un animale mostruoso.
  Era, questo, un giudizio pienamente obiettivo: difatti, nessun canone di bellezza trovava applicazione su un ratto di fogna dai denti marcescenti che si digrignavano su una spumosa onda di bava biancastra. Oltre alla rabbia, doveva anche essere affetto da un’affascinante combinazione di malattie varie, perché perdeva il pelo a chiazze, le orecchie secernevano muco e gli occhi erano offuscati da una patina che li faceva apparire sinistramente minacciosi.
  Ma sulla punta della coda aveva un fiocchetto rosa. Un sopraffino e invidiabile tocco di classe, senza dubbio.
  “Ancora fiocchetti rosa. Nel caso in cui decidessero di attaccarci, saremmo in netta minoranza.” Commentò il dottor Banner, e il tono pacato di quell’uomo rendeva spesso difficile intuire se nelle sue parole fosse celato o meno del sarcasmo.
  “Qualora proponesse una petizione per abolirli, dottore, sarei la prima a firmare. Ma al momento sono più inquietata dalla presenza di quella… крыса *.”
  “Salute, Tasha. Che brutta tosse, però.” Replicò Clint, tenendo sotto gli occhi l’orribile roditore.
  “Si chiama Raimondo.” Tubò Niagara, mentre la mostruosa creatura emetteva suoni raccapriccianti e tentava di morderle gli occhi.
  “Una pantegana. Potrebbe chiamarsi pure Principessa Arcimbalda, ma non infesterà casa mia, non finché sono vivo. J.A.R.V.I.S., attiva il protocollo ‘Terza Guerra Mondiale’ e punta una manciata di missili balistici su quella mostruosità.”
  Fortunatamente l’intelligenza artificiale che amministrava le proprietà di Stark – e saltuariamente adempiva al nobile compito di allontanare piazzisti particolarmente insistenti – aveva ormai da tempo imparato a individuare le tracce d’ironia nella voce del suo padrone, pertanto non attivò il temuto protocollo.
  Protocollo la cui esistenza era comunque innegabile, in quanto ideato e inventato durante una visita particolarmente sgradita da parte della madre di Pepper. Ma questa, perlomeno per il momento, non è materia d’interesse, al contrario della pantegana rabbiosa di nome Raimondo, che liberò la padrona dall’intralcio del mantello di Thor a forza di mozzichi, graffi e unghiate, cosa che il Dio del Tuono non apprezzò nella maniera più assoluta. A testimonianza di ciò, nuvole plumbee si addensarono sul cielo fino a quel momento terso di New York, specchio perfetto dell’espressione contrariata sfoggiata da Thor.
  La pantegana di nome Raimondo fece saettare lo sguardo verso la finestra e poi verso la padrona, che annuì distrattamente. Vedendo che nessuno dei Vendicatori la degnava di un minimo di attenzione, che era interamente riservata al mostruoso residuato del regno animale che era il suo famiglio, Niagara si sentì in dovere di fornire spiegazioni assolutamente non richieste.
  “Comunichiamo telepaticamente. All’occorrenza, posso proiettare i suoi pensieri in modo che siano visibili a tutti, ma tendo a non farlo, a meno che non si tratti di una situazione d’emergenza.”
  “In che modo, esattamente, i pensieri di una pantegana dovrebbero rendersi imprescindibilmente necessari in una situazione d’emergenza? Per comunicare al camion dello spurgo dove effettuare la svuotatura dei pozzi neri?” domandò legittimamente Tony, mentre lui e la pantegana si scambiavano occhiate di fuoco.
  “Non mi aspetto certo che tu comprenda l’intensità del nostro legame – sbottò Niagara – Già prima di avventurarmi qui, sapevo che avreste faticato anche solo a concepire l’entità delle mie straordinarie capacità. Non è colpa vostra, sono limitazioni congenite della vostra razza: ormai non siete più abituati a cogliere la meraviglia dei piccoli e grandi prodigi.”
  Effettuò una pausa enfatizzante, constatando con soddisfazione che tutti, volenti o nolenti, la stavano più o meno ascoltando, con la palese eccezione di Tony, che aveva indossato il guanto destro dell’armatura di Iron Man per picchiettare il muso rabbioso di Raimondo senza correre il rischio di contrarre qualche malattia mortale.
  Niagara allontanò il suo adorato famiglio con sdegno, incurante delle unghiate e dei morsi che quello cercava comunque di darle, dopodiché si rivolse ai Vendicatori, con la consueta aria di ingiustificata superiorità: “È giunta l’ora che io vi mostri perlomeno una parte delle mie doti fuori dal comune. Portatemi nella zona in cui vi allenate, o dove comunque ci sia grande spazio. Ma prima…” così dicendo, sollevò una delle gambe bianche e ben tornite, scalciando via uno degli orrib-… eleganti stivaletti e rivelando un piede.
  Sì, un piede. Quello che solitamente va dentro le scarpe.
  Oh, e va bene: …rivelando una caviglia sottile e aggraziata che culminava in un piedino deliziosamente immacolato e privo di qualsivoglia imperfezione, le cui dita seguivano scrupolosamente ogni dettame di proporzionalità fosse mai stato concepito e adottato da artista classico. Per non parlare poi del malleolo, che spuntava con regalità, perfettamente allineato con il mignolino. Quel malleolo, lì piazzato, avrebbe certo potuto vincere l’ambito premio annuale di Mister Malleolo, grazie alle sue evidenti doti di bellezza, sensualità e intelligenza, miste a un carisma certo invidiabile.
  E dopo che le tiranniche esigenze descrittive vennero soddisfatte, ai Vendicatori fu finalmente concesso di esprimere la propria perplessità riguardo all’incomprensibile gesto della ragazza.
  Natasha aveva incurvato di qualche millimetro il sopracciglio sinistro, movimento quasi impercettibile e certo non degno di nota, ma Clint sapeva che, nella scala delle emozioni di Natasha, duramente allenata alla totale impassibilità, un sopracciglio incurvato era l’equivalente di una dichiarazione di guerra nucleare. C’era quindi da aspettarsi che la Vedova pugnalasse l’arrogante ragazzina da un momento all’altro. Non che questo si potesse considerare propriamente come un danno, certo.
  “Vorresti spiegarci cosa stai combinando? – intervenne Clint in tono leggermente annoiato – Rapidamente e per sommi capi.” Aggiunse, quando vide che il volto di Niagara si apriva in un sorriso compiaciuto.
  “E sia. – ribatté lei, subito ridimensionata dal tono che Clint aveva saggiamente utilizzato – Focalizzate l’attenzione sulla meraviglia del controllo degli elementi!”
  “E il piede in bella vista è proprio necessario?” s’informò Tony.
  “Mi pare evidente, visto che il potere sovrumano risiede proprio nelle mie estremità.”
  Contrastando ogni istinto di sopravvivenza potesse essere insito in lui, Tony si avvicinò a lei, guardando con particolare – schifata – attenzione il piede in questione, e dopo lunga osservazione rinunciò, dicendo che era soltanto uno stupido piede, e non ci trovava niente di strano.
  Lei inorridì di fronte a quell’osservazione tanto profana – per sua informazione, il suo piede era stato più volte citato da riviste di alta moda come il testimonial ideale per le scarpe di migliore fattura – e spiegò che le sue unghie erano meteoropatiche, e che quindi controllavano il tempo atmosferico.
  “No. Proprio no – interloquì Bruce, in tono inconsuetamente spiccio – Finché si ride e si scherza, va bene, ma questa è ignoranza abissale. La meteoropatia non è collegata al controllo del tempo, ma a una particolare situazione che colpisce alcune persone, che hanno variazioni di umore, se non addirittura disturbi fisici e psichici in concomitanza con il mutare del tempo atmosferico.”
  La spiegazione irritata ed estremamente didattica del dottor Banner bloccò anche Thor, che si fermò, con il dito alzato e l’espressione interrogativa, evidentemente un istante prima che chiedesse il significato della parola ‘meteoropatiche’.
  Scornata, Niagara si rimise lo stivale, borbottando a mezza voce quelle che certo non erano lodi alla cultura di Bruce. Pochi minuti dopo, erano finalmente giunti nella palestra dell’Avengers Mansion.
  “Molto bene. Visto che non siete in grado di apprezzare le sfaccettature più interessanti dei miei fenomenali poteri cosmici, ve li mostrerò in tutta la loro grandezza. Sparatemi!” ordinò.
  Prima che l’istinto militare di proteggere i civili, cui si aggiungeva l’innata nobiltà del Capitano Rogers gli suggerisse di afferrare lo scudo in vibranio e proteggere la scriteriata fanciulla, la Vedova Nera era già al quarto caricatore.
  Con uno stupore che era quanto più drasticamente lontano dalla gioia si possa immaginare, i Vendicatori scoprirono che Niagara era viva, illesa e, come se non bastasse, orribilmente soddisfatta della propria performance.
  “Respinge le pallottole. проклятие **. – Sibilò la Vedova, spostando lo sguardo sulla parete alla sua destra, dov’erano appese armi da fuoco tra le più innovative e distruttive – Funzionerà anche con i proiettili del bazooka?”
  “Natalia!” la riprese Steve, e non c’era niente in grado di far sentire in colpa come Capitan America che apostrofa una persona con il suo nome completo.
  “Sono in grado di assimilare l’energia distruttiva dei proiettili, oltre che manipolare istantaneamente la loro composizione molecolare e riconfigurarla perché si adatti perfettamente a me. - Annunciò Niagara, ravviandosi i capelli lucenti – E non avete ancora visto niente!”
  “Magnifico, allora, vediamo di non allontanarci da questa situazione idilliaca.” Sorrise Tony, e nemmeno Steve osò obiettare.
  L’espressione di Niagara mutò bruscamente, ma Tony non demorse.
  “Oh, no, questo vuol dire che ci propinerai a forza i tuoi poteri? Che brutta giornata. Cosa fai, oltre ad avere unghie dei piedi non meglio specificate? Pieghi le sedie a sdraio col pensiero? Ti piastri i capelli usando solo le dita? Fai rutti e puzzette alla fragranza di gelsomino?”
  Al che, la fanciulla emise un verso strozzato e si voltò, correndo fuori dalla stanza con il dorso della mano davanti agli occhi e i capelli spostati da un lato, evidenziando così il drammatico scorrere di lacrime perlacee sulla sua pelle d’alabastro.
  “Oh, questo è un passo avanti: alla prossima intervista in cui mi chiederanno spiegazioni su quali siano i poteri di Iron Man potrò aggiungere alla già cospicua lista la voce ‘far piangere mocciosette viziate’.” Annunciò Tony, con evidente soddisfazione. Vide però che gli altri evitavano d’incrociare il suo sguardo.
  “Tenete presente che darò del bugiardo a chiunque mi dica che non desiderava darle una bella lezione. A questo proposito, Agente Romanoff, sappi che la mia stima nei tuoi confronti è salita a dismisura dopo il secondo caricatore che le hai svuotato addosso.” Natasha accettò il complimento con uno sbrigativo ma elegante cenno del capo.
  “Malgrado sia innegabile che la fanciulla stesse mantenendo un contegno fin troppo arrogante e viziato, ho motivo di pensare che il trattamento riservatole sia stato eccessivamente duro.” Proclamò Thor, che ancora stringeva in uno dei granitici pugni i miseri resti del suo mantello. Appariva chiaro, comunque, che il Dio del Tuono avesse mentalmente già giurato di compiere la propria vendetta contro la mostruosa pantegana.
  “Ma davvero? E cosa suggerisci di fare?” domandò provocatoriamente Tony.
  “Andare da lei e scusarsi, mettendo da parte le mere questioni d’orgoglio. È un insegnamento che mi ha fruttato molto, Uomo di Metallo, ti consiglio di sperimentarlo.” Replicò Thor, con un tono di voce solenne che rese improvvisamente non solo possibile, ma persino probabile che un giorno egli divenisse il monarca di un regno.
  “Trovo che sia una strategia di rara sapienza. – ammise Tony – Divertiti!”
  “Sono dell’opinione che dovrebbe essere chi ha arrecato il danno, a porvi poi rimedio.”
  “Ma credo di essere nel giusto – come di consueto, d’altronde – se affermo di non essere la persona più portata alle relazioni interpersonali. C’è persino chi mi accusa di difettare di empatia! Ci credereste?”
  Il silenzio tombale chiarì che ci credevano tutti.
  La situazione era in stallo. Il capitano aprì e chiuse la bocca due volte, con un’espressione sofferente sul volto, come se si stesse sforzando di fare la cosa giusta malgrado questa andasse a suo netto sfavore.
  Stark, pur difettando di empatia, era comunque straordinariamente abile nell’individuare e aumentare il disagio negli altri.
  “Capitano! Avverto un fremito nella Forza! Vuoi andare tu da Niagara? Ma certo che vuoi!”
  Steve emise un suono più consono a una paperetta di gomma che non a un prode soldato con bicipiti grandi come palle da bowling.
  “No, che non vuole – interloquì Natasha, in una rarissima manifestazione d’istinto quasi materno nei confronti del pigolante Capitano – risolvitela da solo.”
  “Agente Romanoff, la stima da te acquisita durante la sparatoria è appena stata azzerata. Fortuna che il mio genio ha trovato una nuova soluzione: e se io e Thor ci rimettessimo alla sorte, per decidere chi andrà da Niagara?”
  “Mi sfugge il perché dell’inclusione di Thor nel ballottaggio.” Obiettò giustamente il dottor Banner, che pure era felice di non essere stato preso in considerazione per il compimento dell’impresa. Che fosse sempre a causa del suo problemino di contenimento della rabbia?
  ‘Oh, be’, questa te la devo, Hulk.’
  ‘Per Hulk è un piacere.’
  In compenso, Thor parve bendisposto a essere tirato in mezzo, e domandò a Tony che cosa avesse in mente.
  “Un gioco estremamente semplice, altresì di rara efficacia, per risolvere lievi diatribe come questa. Si chiama sasso-carta-forbice…”
  “Stark, stai sfiorando il ridicolo, e non è da te!” protestò Vedova.
  “…Lizard-Spock***.”
  “Prego?” chiese Steve.
  “Una variante del celebre gioco, cui sono aggiunte le due ultime opzioni per ridurre i rischi di pareggio. Ti spiego le regole, Thor, è semplicissimo.”
  Per prima cosa, gli mostrò i gesti da fare con le mani per ottenere le varie combinazioni. Poi spiegò che i due contendenti, in contemporanea, devono scegliere uno dei gesti, e a seconda del risultato, si vince o si perde.
  “Le forbici tagliano la carta, la carta avvolge il sasso e il sasso rompe le forbici. Tutto chiaro?”
  “Certamente.”
  “Molto bene. Le forbici decapitano Lizard, Lizard mangia la carta, la carta invalida Spock.”
  “E se…?”
  Tony continuò, implacabile.
  “Spock vaporizza il sasso, il sasso schiaccia Lizard, Lizard avvelena Spock, Spock rompe le forbici. Chi perde va a chiedere scusa a Niagara. E via!
  Tony si sentì quasi in colpa, a gabbare così platealmente Thor. Tra l’altro era divertente vederlo annaspare nel tentativo di riprodurre il simbolo ‘Spock’, ergo era improbabile che lo utilizzasse. Sicuramente avrebbe gettato il sasso o la carta, i simboli più semplici. Conoscendo le attitudini e i riflessi di Thor, era probabile che si limitasse a tenere il pugno chiuso. Avrebbe lanciato ‘carta’, così da poter avvolgere il sasso. Se poi Thor avesse lanciato a sua volta ‘carta’, sarebbe stato un pareggio.
  Contrariamente alle previsioni, Thor lanciò Lizard. Tony sgranò gli occhi.
  “Il sauro divora la pergamena!” asserì trionfalmente Thor.
  “Molto bene, Thor, hai vinto – ghignò crudelmente Clint – Tony, tocca a te andare da Niagara…”
  “DUE SU TRE.” Lo interruppe rapidamente Tony.
  Convinto che Thor avrebbe usato nuovamente Lizard, galvanizzato dal successo, Tony lanciò ‘sasso’. Thor cambiò con ‘carta’.
  “TRE SU…”
  “No, Tony. Hai perso. Vai.” L’espressione di Stark era splendidamente sconfitta, e peggiorò ulteriormente quando Thor comunicò che quel trastullo era genuinamente dilettevole, e che l’avrebbe volentieri diffuso su Asgard.
  Tony s’incamminò verso l’ascensore, mormorando maledizioni e anatemi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Ratto. Scusate il cirillico. Tra l’altro pare che in Russia ‘ste bestie orribili siano usate come animali da compagnia, ma a tutto c’è un limite.
**Maledetta. Perlomeno così dice Google Translator. Se c’è qualche conoscitore del nobile idioma russo, lo pregherei di non dichiararmi guerra per le cacchiate con cui ho infarcito questo capitolo.
***Il gioco è stato reso celebre dalla serie televisiva ‘The Big Bang Theory’, in cui i quattro protagonisti non riuscivano a sbloccare la situazione, in quanto continuavano a scegliere ‘Spock’. E dovete assolutamente sentire Sheldon che spiega le regole del gioco. Inoltre, non ho tradotto ‘Lizard’ perché il nome si rifà a uno degli antagonisti di Spiderman, ed essendo un personaggio del mondo Marvel, in questa storia si sentirà a casa sua.
ULTIMA AGGIUNTA. Mi è stato fatto notare che "Natasha" diventa poi "Natalia". Il fatto è che Natasha è un diminutivo, e il nome effettivo di Nat è - appunto - Natalia. Ciao :D  
  
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