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Autore: Tomoko_chan    31/12/2012    9 recensioni
Tokyo, inverno. Naruto si imbatte in una buffa ragazza tremendamente goffa e impacciata.
All'inizio nascono alcune incomprensioni, ma poi i due cominceranno a frequentarsi assiduamente. Lei è la ricca ereditaria degli Hyuga, ma da sempre in contrasto col padre. Lui è un cantante, un chitarrista, un ex teppista e il leader di una band.
E così, fra risate, amici folli, musica e rock'n'roll, quale sarà il destino degli Origin e della giovane Hyuga?
[NaruHina doc] [Accenni SasuSaku, InoShikaTema, KibaHanabi]
****
Eccomi qui con una fic del tutto nuova. Ho accennato che nella storia si parlerà di musica: in ogni capitolo sarà presente una Song.
Tutte le canzoni saranno dei Negrita! Più che altro per le loro bellissime poesie.
Vi consiglio di aprire questa fic nonostante non amiate il genere Rock o Pop/Rock. E' pur sempre una storia d'amore!
Tratto dal testo:
Non ringrazierò mai abbastanza chiunque lassù abbia deciso di affidarmi a te. O forse devo ringraziare qualcuno all’inferno, perché non ho ancora deciso se sei l’angelo custode o il diavolo tentatore.
ULTIMO CAPITOLO.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Hanabi, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino, Shikamaru/Temari
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli ultimi sognatori.'
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Filosofia di vita.
Bambole

[Quando vorresti tornare ad essere un bambino puro e innocente,
anche se in fondo non lo sei mai stato]


 
[Canzone di oggi: Bambole, Negrita]

Naruto le era corso letteralmente dietro, sbattendo con le proprie spalle larghe su tanta gente che gli inveiva contro. Ovviamente, a lui non importava. Aveva perso di vista Hinata e, in mezzo alla gente, era difficile ritrovarla. Scattò allora verso le scale, incespicò, ma alla fine riuscì ad uscire fuori.
Era uscito con solamente quella t-shirt scura, ma non gli importava, aveva sentito tante volte il freddo sulle braccia. Riprese fiato e quando espirò vide quella tipica nebbiolina davanti agli occhi.
La seguì con lo sguardo, mentre questa veniva portata via dal freddo pungente. Hinata era lì, tra le braccia dell’amica, e piangeva.
Di getto strinse i pugni, avrebbe voluto seguirla, chiederle scusa, ma quando vedeva una persona piangere…. Si bloccava, lo sapeva bene.
Vedere palesato negli occhi la sofferenza, vederla uscire fuori d’un colpo, sofferente, lo irrigidiva. Lui non era mai riuscito a fare uscire la sua sofferenza allo scoperto… l’ultima volta che aveva pianto, era molto piccolo.
Silenzioso, tornò dentro il locale.
Non aveva rinunciato a vederla, voleva solo rimandare la cosa. Chiese a Kiba e Shikamaru il numero della loro ex compagna di classe, ma entrambi non lo avevano. Cavolo!
A questo punto era solo questione di fortuna. Doveva essere al momento giusto nel posto giusto, o non l’avrebbe più rivista. Purtroppo lui e la dea bendata non erano mai andati molto d’accordo.
Stava giusto rinunciando quando, il mercoledì successivo, la vide correre sulla neve come la prima volta che l’aveva vista, proprio davanti alla caffetteria che lui frequentava spesso.
 
Hinata correva. Aveva cercato di evitare quel bar i giorni precedenti, costringendosi a rendere il suo percorso di rientrata dall’ufficio molto più lungo. Non sapeva se quel ragazzo fosse lì, dove l’aveva incontrato la prima volta, ma aveva paura di incontrarlo nuovamente. Lo stivaletto sprofondò di colpo nella neve e per poco Hinata non cadde. Sentiva quel candore inumidirle le caviglie penetrando nel collant.
Scalciò, poco elegantemente, e si preparò per ricominciare a correre. Proprio quando stava per muovere il primo passo, qualcosa, o per meglio dire qualcuno, la trattenne con una mano per il braccio.
Rimasero per alcuni secondi così, lei e Naruto, a guardarsi negli occhi cercando il minimo segno di fastidio. Che non arrivò.
Il biondo la lasciò piano e le fece un cenno. Bastò quello e la ragazza lo seguì docile. Il pendaglio sulla porta tintinnò, Naruto la invitò ad entrare, galante, e lei venne immediatamente irradiata dal calore del cucinotto.
Era una caffetteria anni settanta, di quelle con i divanetti morbidi a quadratini rossi e bianchi, con il jukebox al muro.
Seguì il biondo fino all’ultimo tavolo, quello più in fondo.
Una cameriera gli si avvicinò e ordinarono un caffèlatte e una cioccolata calda. Per una volta, Naruto non si perse ad ammirare le invitanti forme della cameriera, ma fissò Hinata, che divenne di un caldo colore ramato. In breve arrivarono le ordinazioni. Erano ancora in silenzio, un silenzio pesante e imbarazzante.
Hinata prese il cucchiaino e lo fece cadere nella tazza, che non tintinnò. Affondava piano nella cioccolata densa. Guardava interessata quella meraviglia e ripeteva quel giochino, ripescando in tempo la posata.
-Mi dispiace tanto.
Naruto la guardava, aveva quegl’assurdi occhiali verdi tirati sui capelli. Gli stava bene tutto, era splendido.
-Il tuo amico mi ha aggredito.. pensavo… pensavo che avresti fatto qualcosa.- balbettò lei, triste.
Era stata quell’assurda aspettativa a farle male. Non capiva il perché, ma dalle poche parole che si erano scambiati, aveva capito che era persona su cui fare affidimento… aveva sentito che erano simili. Che le fondamenta di un legame profondo erano state gettate.
-Mi dispiace, non sapevo. Se avessi saputo, avrei fatto qualcosa per te, davvero.
Lei sorrise –Sembrava un mastino pronto all’attacco.
-Can che abbaia non morde!- sghignazzò, quella similitudine era perfetta per Sasuke.
Hinata tornò a fissare la sua cioccolata.
-Ma… perché?
Lui si stese sul divanetto ed osservò attentamente la ragazza che aveva di fronte. Era elegante, con una gonna che le partiva da sotto il petto e la camicetta d’un viola scuro, che le risaltava le forme prosperose. I capelli erano legati in una lunga treccia, lasciando qualche ciuffo strategico sul viso. Pareva nascondersi dietro ai propri capelli. Era bella.
-Perché all’apparenza, tu sei la tipica persona che a me e Sasuke non piace. Una come te, una volta mi ha già inguaiato… ma ripeto, all’apparenza.
Alzò lo sguardo su di lui titubante –E come sai che è solo apparenza?
-Non lo so…- alzò gli occhi, cercando una risposta –Non mi sono mai fidato di nessuno… ma tu… nonostante non ci conosciamo… mi ispiri fiducia.
Hinata arrossì vistosamente –Beh… beh, allora conosciamoci!- esclamò, balbettando.
Naruto si chinò e strinse fra le mani la tazza della bevanda, proprio come faceva Hinata. Le loro mani si sfioravano.
-Posso chiederti quello che voglio?
Lei annuì timidamente.
-Proprio tutto?
Lei, in risposta, cercò di essere più convincente, e sorrise.
-Beh- sospirò –Kiba ci ha accennato cosa ti è successo da piccola… mi chiedevo se…
-Non ti sembra un argomento fuori luogo, durante il primo appuntamento?
Hinata lo disse così, di getto, definendo addirittura quell’incontro casuale come un appuntamento, senza pensarci, d’impulso. Naruto aprì la bocca meravigliato.
-Non ha importanza, scusami.- Hinata inciampò sulle proprie parole, arrossendo –Alla fin fine, non credo di essere “normale” e mi pare di capire che non lo sei nemmeno tu… siamo nati fuori luogo.- sorrise.
Ripescò il cucchiaino e lo immerse nella tazza, per poi portarselo alle labbra: la cioccolata era molto calda e vellutata, la inebriò.
Il cucchiaino ricadde nella tazza e Hinata guardò il suo interlocutore, che attendeva calmo. Sospirò.
-E’ vero che la mia famiglia è ricca… ma io non sono in buoni rapporti con loro. Mia madre… ogni ricordo che ho con lei, l’ho sempre vista dolorante, atrocemente sofferente. Ho quest’immagine nella mente… lei che mi prende in braccio, quando avrò avuto all'incirca cinque anni, e io che affondo una mano nei suoi capelli. E questi mi rimangono in mano.- la sua voce trema, ma non balbetta –Mia madre aveva il cancro. Lo ha vinto per due volte, ma ha sempre avuto violente ricadute, che l’hanno resa più debole. Dopo alcuni mesi dalla nascita di mia sorella, morì. - lo guardò, un sorriso amaro dipinto sul viso –Avevo sette anni.
Naruto allungò una mano ed afferrò la sua, che tremava forte lungo il tavolo. La strinse. Il sorriso di Hinata scomparve e si voltò, guardando la strada fuori dal locale.
-Io e mio padre… siamo rimasti feriti. Ci siamo scontrati molte volte e… è come se avessimo vissuto la stessa guerra ed ora ci avessero rimpatriati: siamo due militari con gli stessi trascorsi, atroci e irripetibili, che ci logorano dall’interno, ma preferiamo non parlarne e vivere normalmente… poi la notte abbiamo gli incubi.
-Il cancro è una guerra davvero.
-Davvero- gli fece eco lei –E’ bruttissimo. Questo mondo è bruttissimo. La mia vita è uno schifo e… a volte vorrei tornare a quando ero bambina. Chiudermi nella stanza e giocare con le bambole… Dimenticando il resto del mondo. Era l’unica cosa che nella mia infanzia mi faceva ricordare di essere bambina.
Naruto sorrise –Devo farci una canzone.
Hinata lo guardò e rise, scaricandosi tutta quella malinconia che l’aveva stretta in una morsa quasi letale.
-Senti ma, come conosci Shikamaru e Kiba?
-Stessa classe alle superiori, con Kiba anche alle medie.
-Si? E come si comportavano?
-Kiba mancava quattro giorni su sei, Shikamaru era diligente, anche se un molto pigro… infatti mi sono stupita nel vederlo scatenarsi alla batteria.
Il biondo tirò indietro la testa e scoppiò in una grande risata –In effetti nemmeno io lo capisco, è davvero pigrissimo! E poi è così… intelligente. Sai che studia per diventare commissario?
Hinata sgranò gli occhi –Non ci posso credere. E poi come fa a suonare con voi?
-Boh, penso che la passione sia più forte di ogni cosa!
-Addirittura da superare la sua pigrizia?
Naruto rise di nuovo, a crepapelle –Lo sai, sei davvero simpatica!
Hinata arrossì, imbarazzata –Anche tu, Naruto-kun.
-Di persone come te ne ho incontrate poche… mi piacciono le persone come te, Hinata.
Ora era diventata di un rosso fuoco e Naruto rise.
-Na-Naruto, tocca a t-te ora. Parlami di te.- balbettò sonoramente.
Il ragazzo tirò indietro la mano, fino ad ora avvinghiata a quella di lei.
Guardò fisso negli occhi perlacei di lei –diamanti, bellissimi- pronto a cercare una reazione al suo racconto. Era curioso di sapere come avrebbe reagito. Le poche persone a cui lo aveva raccontato erano stati incapaci di ribattere. Ma con lei era diverso. Lei era diversa.
-Non ho mai conosciuto davvero i miei genitori. Non ci crederai mai ma, mentre mi portavano a casa dall’ospedale, la macchina ebbe un brutto incidente. Io sono l’unico sopravvissuto. Per i sette anni successivi, ho vissuto con mio nonno Jiraya. Lui mi ha insegnato tutto. A leggere, a scrivere, a cantare, a badare a me stesso. Poi, anche lui si spense, di vecchiaia. Rimasi solo. Venni sballottato da una famiglia all’altra. Tutte famiglie di merda, in cerca dell’assegno di mantenimento. All’età di 13 anni, mi allontanai dal mio paese d’origine. Arrivai qui, a Tokyo, ed è qui che sono rimasto. Mi conoscono tutti. Ho vissuto da solo, sulla strada. Ed ora sono ancora qui.
Hinata inclinò un poco il viso. –Mi dispiace tanto, Naruto.
Lui si strinse nelle spalle.
-Come hai fatto a vivere, Naruto?
Sorrise –Rubando qua e là. E poi, appena ho avuto l’età per farlo, ho campato di musica. Cantando e suonando, si può dire che mi è andata bene. Tanta gente fa un lavoro che non gli piace, io l’adoro.
-Cosa suoni, Naruto?- non ricordava che Naruto suonasse qualcosa, nella sua band.
-Chitarra, basso, un po’ anche la batteria.
-Quando hai comprato il tuo primo strumento?
-A dodici anni. E non l’ho proprio “comprato”- rise –Avevo dodici anni, e mi ero innamorato di una chitarra. Fu allora che conobbi Sasuke. Il mio compagno di disavventure.
-Sasuke… è simile a noi?
-Sì.- Naruto capiva benissimo Hinata –Anche lui ha sofferto molto. I suoi genitori sono morti in uno scontro fa Clan. Aveva dieci anni.
Lei annuì, leggermente, prese un altro sorso di cioccolata, mentre anche lui beveva il suo caffèlatte.
-E Kiba e Shikamaru? Come li hai conosciuti? Non ti ho mai visto nella nostra scuola.
-Io non ci sono mai andato a scuola, Hinata.
-E allora, come…?
-Come ho già detto, mi ha insegnato tutto mio nonno. Tutto quello che potevo imparare a scuola l’ho imparato in pochi anni con lui.
-E Kiba e Shikamaru dove li avete incontrati?
-Sono venuti loro da noi. Avevamo sedici anni, io e Sasuke suonavamo e cantavamo in un pub, per campare, appunto. Loro sono venuti a farci i complimenti, ci siamo trovati in sintonia e in breve abbiamo formato gli Origin.
-Origin? Origine?
-Esattamente. In realtà è il nome che avevamo prima io e Sasuke. Lo avevamo scelto perché sono state appunto le nostre origini a farci incontrare, a farci amare la musica.
-E’ un bel nome.
-Grazie.- disse sorridendo. Poi si rabuiò –Hinata, ma… come fai?
-A fare cosa?
-Ad essere così… di cose brutte ne hai viste anche tu. Eppure sembri così ingenua, con quegli occhi curiosi di una bambina che scopre il mondo. Come se ti piacesse ancora il mondo.
Hinata lo guardò, sorridendo.
-Sai Naruto, forse dovresti smettere di bere caffèlatte, ti inasprisce la vita. Dovesti passare alla cioccolata calda.
-Che vuoi dire?
-Dico che noi siamo proprio come queste due bevande. Tu vedi il mondo bianco e nero, senza sfumature, col tono forte e aspro del caffè. Vedi solo il brutto della vita. Io invece… io invece sono una sognatrice. Vivo in un mondo schifoso, ma me ne frego e mi godo una cioccolata calda, prendendomi la dolcezza della vita. Non ha senso guardare il mondo con occhi accecati dall’odio. Vedrai solo tutto più nero.- cercò nuovamente la mano di Naruto, che trovò in breve –Cerca di lasciarti il passato alle spalle, ricordalo, ma smetti di soffrire. Sogna il futuro più dolce, Naruto.
Rimasero in silenzio, così, a godersi il calore dell’altro.
Finirono le loro bevande e pagarono.
Naruto aveva ragione. La vita di Hinata era simile alla sua e faceva bene a pensare che si sarebbero capiti, che lei gli avrebbe aperto un nuovo mondo.
-Naruto.
Erano fuori, lei lo chiamò. Nella mano stringeva la sua sciarpa, quella arancio, che aveva perso evidentemente con lei. La afferrò, ma non la indossò. La mise leggera intorno al collo di Hinata.
-Vale anche per te, Hinata. Sei tutta vestita di nero! Ci vuole colore nella vita!
-Me la stai regalando?- arrossì vistosamente. Sperò che questo potesse essere confondibile col freddo pungente.
-Te la sto solo prestando, Hinata.- le regalò un sorriso incredibile -Sabato tornerai a sentirmi al solito pub?
Lei annuì lievemente, sorridendo.
Si salutarono e presero strade opposte. Poi, Naruto, come lei giorni prima, la chiamò, facendola fermare e voltare.
Con una falcata fu da lei. Veloce, con una mano prese il suo mento fra le dita e se l’avvicinò, facendola alzare sulle punte.
Intrappolò le sue labbra in un bacio non casto nè tantomeno ingenuo. Fra l’inferno e il paradiso.
Le labbra di lei erano morbide, carnose, umide… e dolci.
Si staccò piano, il respiro caldo di lei gli inondò il viso. Le parlò a fior di labbra.
-Hai ragione, Hinata, la cioccolata è molto meglio del caffelatte.
Si scostò e la lasciò così, senza nemmeno salutarla.
Hinata si toccò le labbra con le mani guantate. Probabilmente per lui non era stato niente di che, ma Hinata non aveva mai baciato nessuno. Naruto le aveva rubato il suo primo bacio. E ne era, in un certo senso, contenta.
 
Quel sabato Hinata uscì con Sakura e riuscirono a trascinarsi dietro anche Ino. Almeno le avrebbero fatto sentire un po’ di buona musica. Non fece parola alle altre dell’incontro con Naruto, di quello che lei aveva definito primo appuntamento.
Si erano agghindate per bene e avevano evitato tacchi inutili. Come la volta prima, si introdussero nel soppalco e poi scesero le scale. Gli Origin erano sul palco. Belli e impossibili.
Sasuke suonava la chitarra. Il ritmo cadenzato della batteria di Shikamaru. Kiba entra con il basso. Naruto comincia a cantare, Sasuke fa le seconde voci.
 
 
Mentre le ideologie si estinguono
E le coscienze si disperdono
Insieme ai muri crollano
Le verità di comodo.
I monumenti a cosa servono?
La vera storia non la insegnano.
Non devo chiedere
Devo far da me
Naruto si avvicina a Sasuke, cantano insieme.
Anche Sasuke sembra liberarsi, mentre canta insieme al suo amico e suona.
 
La verità sta dentro a un nylon
Dimenticata in qualche oceano         
Sotto la buccia debole
di diecimila regole
.
 
Ti capisco
quando dici che
rivorresti
le tue bambole
 
 
Hinata si è avvicinata, Naruto la vede e si china, sembra parlare con lei. Hinata ascolta il testo, capisce che quella canzone è stata scritta per lei
 
E mi hanno sempre fatto credere che
Nell’incertezza è meglio prendere.
Ma se io prendo, chi è che da’?
Ma se io prendo, chi è che da’?
Ne ho visti troppi qui di oracoli
E troppi corti dei miracoli
Io non vi posso credere.
Io non vi voglio credere…
 
Naruto parla, canta di tutte quelle persone ciniche che gli hanno consigliato cazzate, per fargli vedere il mondo tutto nero.
 
Ti capisco
quando dici che
rivorresti
le tue bambole
 
 
Good times, bad times..
Good times, bad times..
 
Sasuke canta da solo, parole inglesi piene di significato.
 
Ti capisco
quando dici che
rivorresti
le tue bambole
Ora ha senso
Quando pensi che
Rivuoi indietro
Le tue bambole…
 
 
Naruto si è inginocchiato sul palco. Il microfono in mano e il lungo filo che lo connette all’amplificatore nell’altra. La guarda negli occhi, lei è arrivata in prima fila, davanti a lui. Canta per lei.
 
Good times, bad times..
Good times, bad times..
 
Sasuke canta e Naruto emette in sottosfondo delle specie di sospiri. Delle splendide assonanze echeggiano nell’aria.
 
I ragazzi scendono dal palco, prima che vengano travolti dalla massa, Naruto afferra il polso di Hinata e se la porta via, correndo. Ino e Sakura rimangono ancora una volta da sole e allibite.
Entrano nei camerini e si chiudono dentro, Naruto ride di gusto e si rivolge a lei.
-Piaciuta la sorpresa?
Fa ridere tutti i presenti e Hinata non risponde, arrossisce imbarazzata. Al collo porta la sua sciarpa. Sono tutti un po’ più contenti, ogni volta scappare dalle fan è più difficile. Ma stavolta ce l’hanno fatta e si sono portati pure la mascotte.
Hinata si avvicina e si siede con gli altri, Sasuke sbuffa.
-Buono Sasuke, cuccia.- il biondo la fa ridere, per quella battuta del mattino.
L’adrenalina è nelle vene di tutti. Anche Hinata ora è scossa da brividi, dopo aver ascoltato quella canzone scritta per lei. Il sorriso non le si toglie dal viso.

 
"Good times, Bad times"
 

2792 parole. Va bene, lo ammetto, non amo le feste, ma GIURO che nel prossimo capitolo, almeno una festa c'è!
Che dite, vi è paciuto il capitolo? Conoscevate già i Negrita? Se si, vi invito a darmi qualche canzone come prompt.
Ultimo aggiornamento dell'anno! Vi lascio al vostro cenone (io mangerò la pizza =.=). Fatevi sentire, mi raccomando!
   
 
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