Vaniglia e Cannella
Un uomo e una donna, davanti a una cioccolata
calda.
Una favola
per far addormentare il bambino.
31 ottobre
1981.
Alice entra nel
salotto camminando piano, tra le mani un vassoio con due tazze di cioccolata calda
al gusto di vaniglia, il preferito da suo marito.
Poso il vassoio sul
piccolo tavolino di legno e si lascia cadere seduta sul divano, proprio di
fronte all’uomo che ama ma che in quel momento le sembra uno sconosciuto.
Alice si passa una
mano tra i capelli biondi, tirandoseli su una spalla, e guarda Frank, così serio e così assorto come non l’ha mai visto.
Prende una delle due
tazze e se la avvicina alle labbra, prima si spingere l’altra verso di lui,
come invitandolo a prenderla.
Ma Frank tiene gli occhi chiari inchiodati sulla finestra e
sembra stia guardando in un posto così lontano, che Alice non può neanche
immaginarlo.
Un’ombra di
tristezza vela gli occhi della donna, che si morde il labbro per non parlare.
“Frank,
dove stai andando?” gli domanda silenziosa, spingendo
ancora un po’ la tazza verso di lui.
Frank viene riscosso dai suoi pensieri sentendo il
rumore della porcellana che sfrega contro al legno.
<< Grazie, Alice >> dice allungando le mano
a prendere la tazza; abbozza un sorriso in direzione della moglie, poi torna
assorto.
<< Stavo pensando a quando eravamo ad Hogwarts…>> dice,
rispondendo anche alla silenziosa domanda di Alice.
<< Mi stavo ricordando di quando LumaScemo mi ha messo in punizione per avermi sentito
chiamarlo Lumascemo >> dice, e un sorriso
inopportuno quanto apprezzato da Alice gli si dipinge sulle labbra
<< Bertram mi disse che
ero proprio uno scemo a farmi mettere in punizione dal Lumacone! Però…sai….se
così non fosse successo, non ti avrei mai conosciuta>> le confida con il
tono più romantico che riesce a trovare.
Alice fa un sorriso
condiscendente e si porta la tazza alle labbra.
“Oh, Frank, sapessi quanto ho paura in questo momento” pensa con
intensità mentre beve.
“Non avere paura, ti
proteggerò io” anche Frank si porta il liquido caldo
e denso alle labbra.
Dalla culla li vicino si alzano dei rumori e dei vagiti, che fanno
capire ad Alice che suo figlio –il suo primogenito, il primo di una lunga serie
di figli che vuole avere- si è appena svegliato.
Poggia malamente la tazza sul tavolino e lo va a prendere in
braccio.
Con lui poggiato al
grembo torna a sedersi sul divano e sorride mestamente a Frank,
che guarda il bambino con espressione nuovamente seria e distante.
Neville emette dei
versi e cerca di afferrare i capelli di Alice, forse per giocarci.
Lei lo guarda con
affetto.
<< Vuoi sentire una storia, piccolino? >>
gli chiede, carezzandogli il viso pallido. Mentre compie quel gesto, alza gli
occhi su Frank.
“Vorrei sentirla
anche io una storia” sta pensando l’uomo, mentre guarda il figlio.
Neville risponde a
vagiti –comprensibili solo per Alice in tutto il mondo- e cerca di afferrare la
tazza che la donna tiene in mano.
<< No, piccolino>> dice lei << C’è così tanta cannella che non ti piacerebbe
>> gli spiega poi.
Nevilla la guarda con una buffa espressione, stortando il viso di lato.
Emette un suono che
potrebbe essere interpretato come ‘Storia!’ e strappa un sorriso ad entrambe i
genitori.
<< E storia sia >> dice Alice << Che
storia vuoi sentire? >>
<< -elife >> biascica Neville, nuovamente interessato ai
capelli della donna
<< Una storia felice?>> domanda Alice e con
la coda dell’occhio vede Franjìk distogliere da loro
lo sguardo, un’ombra di malinconia degli occhi.
E’ lontano il tempo
delle storie felici.
Ma ad Alice non basta
che un’ulteriore sguardo a suo figlio, per ritrovare la forza necessaria a
combattere quell’ultima battaglia contro la tristezza
e l’angoscia che da tempo hanno allontanato da lei suo marito.
<< C’era una
volta una foresta >> inzia a raccontare.
Neville poggia la testa sulle sue gambe e si prepara gia a sprofondare
nuovamente nel mondo dei sogni << Che stava per essere divorata da un
incendio. Le fiamme erano nere e altissime e distruggevano tutto quello che
trovavano sul loro cammino. Tutti gli animali della foresta scappavano
abbandonando le loro case, le loro cose, qualche volta anche loro stessi
famigliari.
A un certo punto,
sopra la folla di animali che uscivano dalla foresta, volò contromano un
piccolo colibrì. Sbatteva forte forte le alucce sottili e volava deciso verso le fiamme nere, una
goccia d’acqua nel becco.
“Sei pazzo?” gli chiese la volpe, vedendolo.
Il colibrì guardò la
volpe, poi la sua goccia d’acqua e poi le fiamme.
“Io faccio la mia
parte” rispose risoluto e riprese a volare verso l’incendio. >>
Fa una piccola pausa
per riprendere fiato.
Frank la sta guardando, gli occhi castani
appannati da un velo di malinconia.
La prima volta che
ha sentito quella storia, era solo un ragazzo. Era insieme a James, Sirius,
Remus, Dorcas, Alice e Benjy
e Malocchio Moody raccontava loro questa favola
guardandoli uno a uno negli occhi.
A Frank era entrata nel cuore e da lì non era più uscita.
Sente sua moglie
prendere fiato per continuare e la guarda…perché continua?
La storia di Moody (non) finiva lì, col colibrì che vola verso le
fiamme.
Pochi giorni prima,
James –addolorato per la morte di Marlene- si è voltato di scatto verso di lui
–Frank- e gli ha gridato “lo sai cosa è successo a
quel colibrì di merda, Frankie?
È morto! Bruciato dalle fiamme nere! Lui e la sua merda
di goccia d’acqua!” e in quel momento –e anche ora seduto sul suo divano- Frank non aveva potuto che dare ragione a James.
<< La volpe –furba ed egoista- continuò per la
sua strada, scappando dalla foresta>> prosegue Alice, una luce –come un
lampo- che le attraversa gli occhi grandi.
<< Ma in parte alla volpe c’erano altri animali,
che sentirono le parole del colibrì. E così il cerbiatto corse al ruscello più
vicino, si riempì la bocca d’acqua e rincorse il colibrì verso le fiamme. Impressionati
dal suo coraggio, anche gli altri animali andarono a prendere l’acqua, per
portarla a spegnere le fiamme. I tassi crearono una catena e presero a passarsi
i secchi, le aquile lasciavano cadere gocce d’acqua volando i cerchio sopra le
fiamme; i lupi, i conigli e le gazzelle collaborarono per spegnere l’incendio.
Quando la volpe
tornò il giorno dopo, trovò l’incendio estinto, e gli animali esausti ma
contenti che si sorridevano. La rana andò a cercare il colibrì –più esausto di
tutti- e gli disse ‘Abbiamo spento l’incendio, hai visto?’ e il colibrì rispose
‘Già, bel lavoro’>>.
Neville ormai dorme
acciambellato in grembo alla sua mamma.
Alice conclude la
storia e un movimento le fa alzare gli occhi. Suo marito è in piedi e si passa
freneticamente una mano tra i capelli. Posa la tazza sul tavolino e si avvia a
passo veloce verso la porta della camera da letto.
<< Bella favola >> commenta prima di
sparire.
***
Una storia un po’ amara sui Paciock, scritta per volere di Francy, che voleva uno squarcio sulle loro vite.
E’ ambientata la sera della morte dei Potter, e spero vi sia piaciuta.