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Autore: Sabriel    23/07/2007    9 recensioni
Salve a tutti!^^ Questa è una ff fresca fresca di giornata, e parla dell'incontro tra una semplice babbana e un mangiamorte: secondo voi cosa potrebbe mai accadere,specialmente se entrambi sono... come dire... un tantino suscettibili?!.No comment, per scoprirlo dovete leggere!! è una fiction scritta a due mani, cioè da me e da un nuovo scrittore; Tyorgh. Spero recensirete numerosi, in modo che egli possa maturare come ho fatto io e voi tutti!
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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IL MANGIAMORTE E LA BABBANA


Camminavo lenta lungo Canaby Street, pensierosa. Non mi era andata molto bene ultimamente, la mia famiglia, i miei studi … tutto sembrava terribilmente intangibile, assurdo, come cercare di afferrare fumo.
Così, da un po’ di tempo a questa parte mi ero promessa di non pensare, di non fare domande a cui sicuramente non avrei trovato risposta.
Avviandomi lungo un vicolo ombroso, calciai distrattamente un sassolino, che, rotolando, echeggiò tra le mura di pietra, tetramente. Sospirai.
Era inutile crucciarmi tanto, sapevo già che nulla sarebbe cambiato e sinceramente ero stufa di sperare. Così, con questi caotici pensieri nella testa, proseguivo per il mio cammino, inconsapevole che presto qualcosa; o meglio dire qualcuno, avrebbe cambiato inesorabilmente la mia vita.

Incaricato dall’Oscuro mi avviai nel mondo dei babbani per adempiere al mio compito: scovare una strega ereditaria. No nera un compito semplice; poiché esse risiedevano nel cuore dei babbani, ma solo in un cuore estremamente puro, poiché si alimentavano di emozioni autentiche, incontaminate. Era quasi impossibile individuarle, anzi lo era, tranne che per Lord Voldemort, che possedeva un rilevatore rarissimo sottratto ad un povero sciocco del ministero.
Camminavo lento, il giaccone di pelle frusciava contro i miei stivali color ebano. Indossavo un paio di jeans neri e una camicia bianca, ero contrariato all’idea di vestire come un misero ed insulso babbano, ma d'altronde, se dovevo confondermi tra loro non avevo alternativa.
Continuando nella mia camminata incrociai un locale, e venni attirato da una voce di donna. Non vi era una ragione specifica, però sentii l’impulso di verificare a chi appartenesse …

Arrivata al “Mangianote”, il locale in cui lavoravo, mi preparai per il mio spettacolo. Lavoravo come show girl, cantavo, ballavo… e riscuotevo anche parecchi clienti. Mi intrufolai nel retro, e feci scorrere il dito lungo gli attaccapanni, indecisa su cosa indossare per lo spettacolo di quest’oggi. Impiegai parecchi minuti, ma alla fine optai per un vestito rosso, corto un po’ più sotto il ginocchio, con al lato sinistro uno spacco che partiva dalla coscia per poi ricadere pigramente sulla mia rotula.
Raccolsi i miei capelli corvini in una coda alta, suggellando il tutto con un nastro cremisi e applicai sulle labbra un po’ di rossetto. Infine infilai i tacchi a spillo, feci un profondo respiro ed entrai in scena.
Iniziai con un pezzo di Britney Spears, ballando al ritmo della peccaminosa canzone. Improvvisamente la porta si spalancò ed un ragazzo entrò nella sala ….

Entrato nel locale notai subito la ragazza e rimasi stupito dalla sua bellezza. Indossava un vestito rosso, che metteva in evidenza tutta la sua femminilità, ma neanche così appariscente da essere volgare. I capelli neri come il giaietto erano raccolti da una coda di cavallo, e le labbra da cui fuoriusciva quella meravigliosa voce che tanto mi aveva colpito erano piacevolmente piene e rosse sangue; decisamente sexy. Improvvisamente tornai in me e corrucciai le sopracciglia incredulo: stavo elogiando una misera babbana, ero forse impazzito?!?
Irritato dai miei stessi pensieri mi sedetti scompostamente ad un tavolo intimando il cameriere a raggiungermi di corsa. I miei occhi persistevano ad osservare quella ragazza quando ad un tratto i nostri sguardi si incrociarono …

Abbassai lo sguardo, imbarazzata. Avvertivo qualcosa in lui, qualcosa che mi vibrava all’interno della gola e che si dipanava lentamente in tutto il mio corpo. Non riuscivo a percepire cosa fosse, ma sapevo che era qualcosa di terribile ed eccitante allo stesso tempo. La musica cessò, così come la mia voce. Alzai lo sguardo e vidi l’uomo incitare il cameriere a raggiungerlo, aveva dei modi rozzi, violenti, come se quello fosse l’ultimo posto dove avrebbe voluto essere. Lo osservai. I capelli castano scuro gli ricadevano scarmigliati fin dietro le orecchie e alcune ciocche ribelli gli si insinuavano fra gli occhi scuri. C’era qualcosa in quegli occhi … qualcosa di speciale che mi impediva di ignorarli, quasi come fossero due enormi magneti ed io un ferro particolarmente malleabile.
Improvvisamente, in un gesto repentino, alzò lo sguardo e mi ritrovai ad osservare quelle pozze oscure, incapace di distogliere i miei occhi cristallini dai suoi.

Restammo a fissarci per una frazione di secondo, poi lei fece per scendere dal palco, ma un mio sguardo carico di significato, di quelli che solo noi Mangiamorte siamo capaci di sfoggiare, le fece cambiare idea. Ero così assorto nell’osservarla che quasi non mi accorsi della porta spalancata e dei cinque Auror che si stavano scagliando verso di me, bacchetta alla mano e pronti a schiantarmi. Un rictusempra mi sfiorò il braccio che iniziò a sanguinare copiosamente d’istinto sfoderai la bacchetta e con un balzo mi portai sopra al palco, vicino alla ragazza.
Ero in un gran bel casino quando ad un tratto la soluzione mi balenò davanti: afferrai la ragazza con presa decisa, facendomene scudo e puntandole la bacchetta alla gola, dicendo: “INDIETRO!! O sarà la prima babbana a sperimentare l’anatema della tortura” ma notando che non si facevano da parte gli feci osservare “Beh, state forse spronando un Mangiamorte a colpire? Non è saggio” suonava di minaccia, e lo era a tutti gli effetti. Un ghigno soddisfatto si impossessò delle mie labbra quando li vidi farsi da parte per lasciarmi passare…

Intimidita, provai l’irrefrenabile istinto di scappare ma ancora una volta i suoi occhi me lo sconsigliarono. Vi era una promessa terribile nei suoi occhi, ed io non avevo nessuna voglia di accertarmi che la mantenesse. Improvvisamente cinque uomini fecero irruzione nel locale. Erano vestiti con abiti strambi, ed impugnavano saldamente quelle che avrei definito bacchette di legno, ma era difficile giudicarlo. Nel locale regnava la penombra ed io non riuscivo a focalizzarli perfettamente.
Quello che successe in seguito avvenne con un tale impeto che quasi mi è impossibile ricostruire i fatti. Non capii cosa scaturì da quelle bacchette, né le parole che fuoriuscirono dalle labbra di quegli uomini, però ricordo nitidamente il ragazzo balzare sul palco , per poi afferrarmi forte, mozzandomi il fiato. Mi ritrovai poggiata al suo petto, il cuore mi martellava prepotentemente la cassa toracica, tanto che per un istante temetti che cedesse.
All’improvviso parlò, la sua voce era profonda, bassa, sensuale, gradevole all’udito; ma non potei dire altrettanto delle sue parole. Non ci stavo capendo niente, per me il suo era solamente un delirio senza alcun senso, ma mi rendevo perfettamente conto di essere in pericolo, erano quelle facce tese a suggerirmelo. Le gambe mi iniziarono a tremare, e se - quando gli uomini si fecero da parte per lasciarci passare – non avessi avuto il suo corpo come sostegno sarei caduta a terra.

Quando finalmente riuscimmo ad uscire dal pub riposi la mia bacchetta nella cinta. Liberai la ragazza, afferrandole però il polso per impedirne la fuga.
“Ahi! Mi fai male!!” protestai arrabbiata.
“Zitta babbana dovresti solo ringraziarmi che sei ancora viva altro che male al polso!!! Ora devi fare silenzio e lasciarmi pensare, intesi?!? O il tuo piccolo cervellino da babbana non ci arriva?!!”
Il mio volto da arrabbiato passo ad incredulo. “Tu sei pazzo!! Senti carino, vedi di abbassare il tono di voce. E poi… babba che?! Dove mi vuoi portare?” chiesi poi, lasciando trasparire dalla mia voce una leggera nota d’ansia.
Mi fermai di colpo, facendo roteare il braccio per far sì che ci trovassimo faccia a faccia; per poi dirle furioso.. “Forse ancora non hai capito bene.. Ma d’altronde col tuo piccolo cervello… Anche io cosa posso pretendere da una babbana stupida ed insulsa come te?!? Senti te lo dico ancora una volta, vediamo se con le buone maniere lo concepisci..”feci un profondo respiro per poi urlarle:” STAI ZITTA DEVO PENSARE!! LO CAPISCI COSI?!!!!” e in uno stizzo d’ira frustai l’aria con la mano, facendo ribaltare un cassonetto poco vicino.
Lui mi voltò, facendo sì che i nostri visi si sfiorassero. Poggiai una mano sul suo petto per attutire la spinta ed evitare un contatto decisamente troppo intimo... Ancora una volta mi sentii le forze venir meno ed arrossii a disagio. Era furibondo, ma non potei non notare la sua bellezza. A quella distanza potevo scorgere ogni singolo particolare del suo viso, i suoi occhi tenebrosi, le sue labbra vellutate, mascoline Alle sue parole mi ritrassi, come se mi avesse scottata. Ero indignata. “Beh…” la mia voce era quasi inesistente, in confronto alla sua “potresti essere più gentile con me, visto che ti ho salvato la vita …”
Alzai lo sguardo, invadendolo con le mie iridi di ghiaccio “Starò zitta, ma solo se mi dici dove stiamo andando, poi ti prometto che non aprirò bocca finchè non me lo chiederai tu stesso” capivo che non ero nella posizione di esternare il mio ‘non molto docile’ carattere, così dissi quelle parole impiegando tutto il mio autocontrollo

“Davvero? Starai zitta se te lo dico?? Bene allora te lo dirò …” La fissai dritto negli occhi per poi dirle seriamente… “non lo so! Se magari stessi zitta penserei ad un nascondiglio..” Mi calmai all’istante ed in un sospiro di rassegnazione le sciolsi il polso intrecciando la mia mano con la sua e dicendole”Cerca di non dare nell’occhio, ne ho fin sopra i capelli di Auror incalliti”
Ora la sua voce non era più adirata, solo enormemente stanca. Con mio stupore mi sciolse il polso, e, cosa che mi stupì ancora di più mi prese delicatamente la mano, intrecciandola alla sua. Arrossi furiosamente, boccheggiando. Non sapevo cosa dire, il calore della sua mano mi provocava un leggero senso di oppressione allo stomaco e il mio cuore iniziò a danzare follemente. Mi limitai ad annuire e mi lasciai guidare da lui, in silenzio.
“Finalmente il gatto ti ha mangiato la lingua” un ghigno irrisorio affiorò sulle mie labbra e, notando il suo imbarazzo si allargò ulteriormente. “Sembra che io abbia trovato il modo di farti stare zitta!!” esclamai mentre mi dirigevo verso il mio appartamento babbano curandomi che non ci avesse seguito nessuno…
  
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