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Autore: Manuele93    04/01/2013    1 recensioni
Una storia completamente inventata, narra della vita in un paese di nome San Cesc'ammare.
Storie surreali e linguaggio paesano. Seguite le divertenti storie di questi personaggi decisamente fuori dal comune.
LA PRIMA STAGIONE E' COMPOSTA DA 15 EPISODI.
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Scritto da Manuele e Serena.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Racconti D'Aveno'
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Racconti D’Aveno 1x06:

Pinlokke Holmete

 

“Pina! Pina!? ‘ndo stane questa?” borbottò Ada.

Ada non sapeva che Pina era in cantina, o meglio, quella che prima era una cantina diventò un laboratorio per studiare i possibili modi per far del male a Carmelona.

“Guarda tene si nun sta in cantine!” - aggiunse Ada, dirigendosi alla cantina. – “Pina! Stai in cantine?”

“Sine! Mo veng… venghe!” rispose Pina.

“Aspette sto arrivande io!”

Quando Ada entrò vide che la cantina era piena di schemi, articoli di giornale e foto riferite a Carmelona, al suo lavoro e alla sua famiglia.

“None! Fermete!” rispose Pina.

“Uh maronne! Che robbe! Chedè qua? Che si diventata Sherlockke Holmete?”

“Sto investigando, ehm… investigande, su Carmelona! Je vojo fa malO!”

“Comma si brava a parlà Aveno! Me rende talmente orgogliosa che quasi me scorde quante si cattive! Che poi te da quel nun so chene, quel savoir fere!”

“Alla fina, sono riuscite a capira come possa fare, ho proggettate una serie di scherzetta!”

“Uh maronne Pinlokke! Ma mo nun è che me fa diventane Wottsone?”

“Elementara Wottsone, elementara-ra-ra-ra-ra-ra….”

 

Intanto nell’appartamento a fianco.

“Oh iu nidi’s l’ove! Ta, ta ra ra rane! Oh iu nidi’s l’ove, l’ove, l’ove is oll iu nide!” cantava Ivano.

“Comm’a me piasciua sta canzona, me ricorde quando ero fringuella!” esclamò Carmelona.

“A Pàààà! Ma chedè! Ormai i Bittelesse so passati de moda, mo’ ce sta DJ Globulo, quella si chedè musiche!” intervenne il figlio.

“A Fabbio! Nun me fane incazzane, nun dine una cose del genera!” lo riprese il padre.

“Lascelo perdera, nun capisciua nient-AH!” concluse Carmelona.

“A Fa! Tu esce dopa?” chiese Ivano al figlio.

“Sine pà! Vado a studiane da Nonno… ha dette che me prepare pure la merende!” rispose il figlio.

“Va bena, allore a quanto para rimanghe da sole!” disse Ivano.

“Perché mamma ndo vane?”

“Ma nun l’ho capite, dice a fare le audiziona per Miss Carmelona!”

“Ma ultimamente nun ce va un po’ troppe?”

“E che ne sone io! Sempre impegnate, poi lo sai che a me nun me piasciua sto concorse. Me tiene lontane da tu madra, e a me me amanca”

“Uh maronne comm’ stai messe!”

“Eh, quande troverai l’amora della tua vito, ne riparleremo” concluse Ivano.

“Va bena, io esche!” disse Carmelona.

“Aspette mà che esche pura io” la interruppe il figlio.

“Va bena ma corra, che vade de fret-TEH!”

I due uscirono di casa, anche se in direzioni opposte, Carmelona era molto frettolosa.

 

“Ada! Ada! È uscite!” - disse Pina che era appollaiata alla finestra come i gufi. – “Annamio, annamio a casa sua!”

“Ma che ce annamio a fane?” rispose Ada.

“Wottsone! Devo attuara il mio piane malefiche!”

“Va bena, lo faccie solo perché se no te divente un’isterica! …E nun me chiamare cosine!”

Le due suonarono alla porta di casa di Carmelona, e Ivano le accolse dentro.

“A bello! Come stane? Che dice? Che m’aricconte? Come stane i fijo? Ndo è annata tu moja? Tu fije va bena a scuola? Dollo hai prese sto majona? Uh che bella tejera!” disse Ada.

“Uh maronne! Tutto ‘nsiema te deve risponda?” gli domandò Ivano.

“Eh… no… infatte! Pijamose nu tè, le bustina stanno sempra nella scatola del pandore de du anni fane?”

“None, aveme cambiate, lì ce sta il caffè mo!”

Pina e Ada si accomodarono, mentre il tè era sul fuoco.

“…e la tejera è un dono de famiglie che proviene dalla mia care nonnine defunte…” disse Ivano.

“Io vade n’attime ar bagne, mo torna!” lo interruppe Pina.

“Va bena, ma nun fa stronzate!” disse Ada alla sorella bisbigliando.

Pina andò in camera di Carmelona, tolse le coperte al letto e ci mise una sostanza urticante, poi lo rifece con cura, assicurandosi di non lasciare tracce, si munì di una lente di ingrandimento, e cominciò a cancellare le impronte digitali.

Successivamente si diresse in bagno, dove aggiunse al profumo di Carmelona l’aceto. Subito dopo prese il dentifricio e lo mischiò con dell’aglio.

Infine tornò dalla sorella e da Ivano.

“…majona è un regale de Natalo fatte da Carmelona pe mene, te piasciua?”

“Ammappate che bellu bagno che c’havete!” lo interruppe nuovamente Pina.

“Sine, collu lavoro de mi moja semo abbastanza messi bena de sorda!” gli rispose Ivano.

I tre continuarono a parlare ed infine Pina e Ada tornarono a casa.

 

Nel frattempo a casa di Nonno.

“Mi moja era na bella fringuellona, bellona, simpaticona, tutti che je annaveno appresse alli tempi mie” raccontava Nonno.

“Ho capite Nonno, me lo racconte sempra. Adesse studiame matematiche però” gli rispose Fabio.

“Ma è facile, è abbide! Dai lo sai che dua più dua fa abbide, quante volta te lo devo dine?”

“Nonno! Dua più dua fa quattre, nun po’ fane abbide!”

“Eh?!”

“Dicevo, fa quattre dua più dua”

“Eh?!”

“Nonno l’amplife!! Lo devi alzane!”

“Eh?! Chi è che c’ha er cane? Io ‘nce l’ho er cane”

“No! Nonno deve arzane l’amplife!”

“Eh?! Voi che te misure la pressiona? Te senta fiacche?”

“Nonno! None! Lascia perdene”

Fabio alzò l’amplifon di Nonno.

“Ahhhne! L’amplife!” concluse Nonno.

Fabio scoppiò in una fragorosa risata.

“Te l’ho mai dette che te voje bena?”

“Eh?!”

 

Pina ormai era dentro casa, e camminava mentre guardava dentro la lente di ingrandimento, per paura che Carmelona fosse entrata dentro casa sua. Ada intanto era dietro di lei, e insieme camminavano con circospezione.

“Aahhhhh!!!!” gridò Pina indicando il pavimento.

“Oddie!!!!! Chedè! Chedèssuccesse?” urlò spaventata Ada.

“Guarde! Ce stanno due mutandona! Sicure so de Carmelona!”

“Cretine! Levete quella lenta dalla faccie! So le mie, con la lenta le vedi più grandi! M’hai fatto dimagrine 10 chila dallo spavente!”

“Aah c’hai ragiona Wottsone, questa si che era na cose elementara-ara-ara-ara-ara-ara”

“Pina! Smettela de ‘ncajatte, nunè er momente!”

“Ok, allore continue l’idagine Wottsone”

“Numme chiamara così!” disse con voce stridula e irritata Ada.

 

Intanto Carmelona era tornata a casa, in realtà quel pomeriggio era andata a fare shopping per comprare un vestitino sexy.

“Amora, vai in camere che c’hone na sorprese da fatte-TEH!” disse con voce suadente Carmelona.

“M’hai comprate lu dvd delle partita di calce?” domandò Ivano.

“Tu vane, dopo vede!” concluse Carmelona.

Ivano andò in camera da letto. Intanto Carmelona era in bagno che si faceva bella.

Carmelona si mise il vestitino, e si spruzzò un po’ di profumo.

“Uh maronne… che strane, nun me lo ricordave così forte” disse riferendosi al profumo Camelona.

Poi prese il tubetto di dentifricio, ne mise un po’ sullo spazzolino e iniziò a lavarsi i denti. Successivamente sputò e si asciugò la bocca.

“Ma… che strane sapora, je devo dine a Ivano de nun comprane più sto dentifrice, forse saranno le erba” continuò a parlare fra se e se Carmelona.

Di botto spalancò la porta del bagno che dava direttamente sulla camera.

“Amora! Guarda come so belle! Ho comprate questo vestitine vedo ‘nvedo, do vedo? Vedo bene, vedo!”

“E che c’ha sto noma così lunghe sto vestite?” chiese curioso Ivano.

“Amora mettemise al letto a famise le coccola-AH!”

I due si misero sotto le coperte.

“Uh maronne! Chedè! Che prurite!” esclamò Carmelona.

“Uh maronne! Chedè sto prurite e sta puzza de soffritte?” concluse Ivano.

 

Intanto a casa Marozzi.

Tibberio entrò in casa e mise sul tavolo una busta.

“Che hai comprate a sto negozie de intime?” chiese Giovanna al marito.

“T’ho fatte ‘npensierine, t’ho comprate un vestitino vedo ‘nvedo, do vedo? Vedo bene, vedo!” rispose Tibberio.

“Che strane, in questi periode mi stai riempendo di regalo… Natalo è passato è! Ma che te devi fa perdonà qualcose?”


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