Prologo
Il vento scompigliò i capelli mentre si rannicchiava per combattere il freddo che trasmetteva quel sussegguirsi di fredde e veloci folate. Osservò i riflessi scarlatti del tramonto, vicino all'orizzonte più chiari che si alzavano verso l'alto in una tonalità violacea, quello spettacolo riusciva sempre a calmarle l'animo.
Spostò leggermente la schiena contro il tronco e di riflesso, distese anche le gambe sul ramo.
Ripensò a quel pomeriggio, aveva abbandonato i suoi compagni all'esercitazione per la tecnica offensiva appena imparata a scuola. Sapevano tutti che il suo compito era occuparsi della difesa poiché l'attacco non le riusciva quasi mai.
Il fatto che non era in grado di nuocere nessun essere vivente e aiutava il quadro del ninja più imbranato del villaggio, ma non bastava: perché anche se fosse stato un drago non sarebbe riuscita a trafiggerlo.
Perfino quelle serpi, assassini a sangue freddo e nemici giurati; in nessuno di loro sarebbe stata in grado di affondare la lama nelle loro carni.
I suoi occhi abbracciarono l'enorme pianura che si espandeva sotto al dirupo ai suoi piedi.
Non si accorse del buio che iniziò a prevalere sul cielo, distrattamente fece pendolare le gambe nel vuoto; acerrimi nemici del villaggio e portatori di disgrazie erano le creature denominate 'Draghi' e nonostante questo, lei li vedeva come degli esseri viventi, nonostante fossero spaventosi erano delle creature sapienti anche loro. Come evocato dai suoi pensieri una creatura alata si mosse nel cielo ormai scuro davanti al suo sguardo.
Non è possibile, pensò terrorizzata. Si rannicchiò più velocemente possibile, senza fare rumore. Trattenne il respiro e pregò di non essere notata; quando quella creatura sparì dal suo campo visivo tirò un sospiro di sollievo.
La sensazione di pericolo, però, non voleva saperne di andarsene. Strano, di solito non cacciano in gruppi da tre?
Un' ondata ventosa seguì quel pensiero, ma fu particolare: veniva dall'alto ed era caldo. Lentamente, alzò il capo e rimase pietrificata da ciò che vide: un'enorme muso, con zanne irte che confinavano le fauci, faceva capolino tra i rami più alti dell'albero. Delle squame scure ricoprivano il collo serpentino da dove sfuggì un ruggito.
Quel suono la ridestò dall'incanto degli occhi dorati serpentini.
Inavvertitamente, si mosse e scivolò in caduta libera verso il vuoto sotto di lei. Nemmeno un grido uscì dalla sua bocca.
Che stupida, se avessi saputo prima che sarei finita così, avrei risposto subito alla dichiarazione di Jonah. Delle gocce salate uscirono dai suoi occhi, mentre il vento della caduta le fischiava nelle orecchie. Almeno, fino alla fine non aveva ucciso una creatura sapiente.
Già, ormai era finita.
L'ultima cosa che sentì fu un dolore allucinante alla schiena, poi la sua coscienza vagò da qualche parte lontana da lei.