NdA: Beeeene. Direi
che dopo aver pubblicato questa cosa, posso anche andare allegramente a
fare in
c-… Sì, va beh, quello. Come vedete, stavolta non
è sugli SHINee, ma bensì
sugli EXO. Dont uorri se non ci capite una cippa all’inizio,
perché, sappiate,
non ci sto capendo una cippa neanche io. Ho scritto tutto a casaccio,
davvero. Sono
giorni, giorni e giorni – se non settimane – che ho
in testa una cosa del
genere su di loro ed avevo bisogno di buttarla giù. Questo
è solo un “prologo”
senza alcun senso. Non sto puntando proprio nulla su questo scritto, se
non divertirmi, cosa che fino ad
ora non ho
per nulla fatto intanto che scrivevo. Mi spiace per quei pochi che
stavano
seguendo Forgetting
His Conscience,
ma ho timore che non la terminerò. Avevo in mente ogni
singolo dialogo, ogni
singola scena, tutto, ma
è troppo
personale, nessuno s’è degnato di volerci capire e
vedere qualcosa, quindi al
diavolo. Poi scrivere quel finale, di quella storia, di quella
faccenda,
sarebbe come scrivere il mio
finale. Ed
io, per ora, non voglio arrivarci.
Quiiiiindi!
Quindi, godetevi questa cosa senza senso, sperando che possa essere
almeno un
po’ apprezzata. Vi lovvo tantixximxiximao <33 #eww
Buona lettura. ;3
Ed è quando la fenice ed il dragone iniziano a piangere, che
il mondo prende a
sanguinare.
«Tienilo
a bada, Kris.»
«Madre…
Le devo ricordare che noi guardiani non siamo stati concepiti per
tenere a bada
voi dei supremi. Non posso-»
«Non mi interessa!»
L’universo
tremò.
«Tieni a bada quel dannato Ekhard.
Tieni a bada quel cane di tuo padre, Kris! Tieni a bada il caos! Non di
certo
ChanYeol era stato concepito per vegliare su di me né SuHo
ha ricevuto un incarico
simile successivamente.»
«Madre…»
«Ma!, per voi è
diverso.»
***
A Gweluon,
“il Mondo di sotto”, in sei
stavano vivendo il loro mille tredicesimo anno in agitazione. Si
ritrovavano
sempre più spesso in cinque, a vegliare sulla propria dimora
e a porsi sempre
più domande. Per quale motivo il loro guardiano, il dragone,
lasciava la sua
torre quasi per tutto il giorno? E per quale motivo sentivano la Madre così arrabbiata?
Xiumin, il dio
del ghiaccio e del
freddo, osservava chissà cosa dalla sua torre bianca senza
dire una parola. Sospirando,
controllò ancora una volta l’eccessiva
rigidità che si sarebbe potuta
diffondere nell’atmosfera di Gweluon. Da quando Kris aveva
iniziato ad
assentarsi così tanto, le fiamme che ardevano nelle
profondità degli abissi di
quella dimensione avevano iniziato ad affievolirsi. Volendo, Xiumin
avrebbe
potuto farlo diventare un posto insopportabilmente freddo,
l’importante era che
fosse stato comunque insopportabile.
Il
punto era che non aveva alcun potere decisionale. Ekhard voleva che
quel posto
fosse insopportabilmente caldo
– un
po’ come una specie di inferno, a volerci intendere meglio
– ed insopportabilmente
caldo sarebbe dovuto essere.
Sospirò,
allontanandosi dal finestrone
finemente scolpito nel ghiaccio, e si tirò sulla testa il
cappuccio nero della
tunica malamente rammendata. Andò a sedersi al tavolo di
quel salone che solo
lui poteva definire accogliente.
Cadeva
sempre un po’ di neve che, camminando,
s’appiccicava agli stivali – ma tanto
lui stava scalzo. Per non parlare, poi, delle stalattiti, massicce o
meno, che
troneggiavano un po’ ovunque. E Xiumin si cullava nel suo
freddo. Lontano dalla
torre di pietra centrale ed infinitamente alta di Kris, con
quell’enorme abisso
a separarli, si divertiva ad inventarsi, giorno dopo giorno, nuovi
giochi da
fare con i suoi piccoli omini di ghiaccio, simili a delle scimmiette
con delle
criniere. Erano non più grandi di un avambraccio, altri non
superavano il palmo
di una mano. Li creava muti, perché se Ekhard avesse sentito
ridere, sarebbero
stati grossi guai. Chissà… magari avrebbe potuto
decidere di bloccare i poteri
di Xiumin, interferendo ancora col suo lavoro, perché,
insomma, secondo voi per
quale motivo al mondo, vi sono così tanti luoghi afflitti
dalla siccità?
A Gweluon,
“il Mondo di sotto”, tutto
era estremamente ravvicinato. Nulla poteva muoversi in
libertà. Spesso,
infatti, il dio del tuono ed il dio dell’ordine finivano con
il far scontrare
le loro dimore fluttuanti. Non essendo in stretta connessione,
però, non
apportavano danni rilevanti all’equilibrio già
debole dell’universo. Per questo
motivo, il dio del tempo, aveva deciso di spostare la sua dimora in uno
spazio
a parte, apparentemente al di fuori del Mondo di sotto. Originariamente
viveva
in una bolla – grande quanto bastava per contenerlo
– sopra la dimora del dio
dell’ordine. Più di una volta questo aveva
rischiato di andargli addosso, ed
ordine e tempo non si sarebbero mai e poi mai dovuti scontrare.
Da qualche
decennio, il dio del tempo
continuava a fluttuare in una bolla, regolando il movimento di
un’immensa
clessidra che dominava il paesaggio confusionario di fuoco di Gweluon,
lontano
dalla torre di Xiumin, lontano dalla torre del dragone e dalle dimore
fluttuanti del dio dell’ordine e del tuono. Tutti gli dei si
affacciavano a
guardare se l’ultimo grano di sabbia stesse scendendo. Una
volta che questo
aveva raggiunto tutti gli altri, andavano a dormire.
Anche quel
giorno Xiumin osservò quel
grano di sabbia scendere inesorabilmente, senza possibilità
di essere fermato. Sorridendo
allegro – così com’era sempre lui
– andò a stendersi nel suo letto
scricchiolante, col suo personale omino di ghiaccio accanto (uno di
quelli a
misura di mano). A dire il vero, Xiumin rimaneva sveglio ancora per un
po’ ogni
giorno. Col suo specchio d’argento in mano, dava il
buongiorno al guardiano di
Hestil, “il Mondo di sopra”, dove, quando quel
grano di sabbia aveva terminato
la sua caduta, tutti si svegliavano.
«Buongiorno, SuHo.»