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Autore: rosgreenday    26/07/2007    2 recensioni
Il terzo libro dell'Eredità secondo me...troveremo Eragon molto confuso su quali dovranno essere le sue scelte... bè non vi anticipo altro ma ricordo ke commantare è tassativo (per favore...sob sob)!!!!!!!!!!
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Galbatorix, Murtagh, Roran | Coppie: Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una Speranza

Trentacinque gocce, trentasei, trentasette. E un’ altra e un’altra ancora.

Era già un po’ di tempo che Eragon contava le gocce che cadevano dal soffitto di quella prigione, troppo tempo, che sembrava non voler passare mai.

Chi l’avrebbe mai detto? Fiamma è sposata con Murtagh, ed era anche incinta di suo figlio, cioè suo nipote.

Era, era, era. Quell’era lo faceva impazzire. Se solo non fosse stato così in collera con lei ne avrebbe provato pena o forse la provava già; in fondo si trattava sempre del figlio di suo fratello, suo nipote e metti come la metti Fiamma restava sempre sua cognata.

Ma come era potuto accadere un disastro del genere?

Faceva troppo male ripensare a quagli attimi, quei tremendi attimi, in cui aveva compreso di essere stato tradito e preso in giro, ormai, però quel che era fatto era fatto.

Adesso doveva pensare ad andare avanti e, magari, ad uscire da quella prigione.

 

*****

 

-Ciao…- sussurrò  timidamente Fiamma.

-Mhm… chi è?- chiese Murtagh stroppicciandosi gli occhi.

Fiamma si avvicinò lentamente al letto e gli accarezzò la guancia con la punta delle dita.

-Ciao.- ripeté con un sorriso.

-Ah sei tu!- esclamò Murtagh sedendosi sul letto -Scusa non ti avevo riconosciuto, ma come hai fatto ad entrare?-

Fiamma sorrise -Diciamo che la guardia… hai capito, no?-

-Sei impazzita?!- ululò Murtagh -Se Galbatorix lo viene a sapere… non puoi andartene in giro per il castello ad uccidere chi ti pare-

-Murtagh credo di essere incinta di nuovo- disse tutto d’un fiato la ragazza.

-Cosa?- Murtagh si passò una mano tra i capelli -E adesso che facciamo?-

-Non lo so, ma io non voglio perdere un altro bambino!- singhiozzò Fiamma ripensando a quello che era successo qualche mese prima.

Se lo ricordava ancora benissimo, quel calcio, fortissimo. Aveva perso i sensi, si era risvegliata su un letto, Murtagh era seduto vicino a lei, che giocherellava nervosamente con uno stiletto. Quando aprì gli occhi le lanciò una rapida occhiata poi si alzò e si diresse verso la porta mormorando un “mi dispiace”.

Anche a lei dispiaceva, perché doveva essere così complicato? Perché era così difficile amarlo?

Perché, perché, perché?

Non riusciva a darsi una risposta, in fondo c’era molta gente che amava e che era amata al mondo, ma nessuno aveva i suoi problemi. Sapeva solo una cosa tutto questo doveva finire.

 

*****

 

Novantaquattro, novantacinque e novantasei. Erano scese novantasei gocce e solo allora Eragon si rese conto si essere stato drogato, si stava peggiorando. Doveva aspettarsela una cosa del genere, era scontato.

Chissà dov’era Saphira in quel momento, erano diversi giorni che non avvertiva la sua presenza, ma si sforzava di non pensarci.

Come si sforzava di non pensare a molte cose.

Un rumore improvviso invase la cella, stava entrando qualcuno.

-Galbatorix vuole vederti. Preparati-

Non riuscì neanche a controbattere, che l’uomo lo colpì in testa facendogli perdere i sensi.

 

*****

-Vieni Murtagh, vieni- la voce di Galbatorix era roca e profonda.

Il giovane cavaliere fece un rapido inchino -Signore-

-Siediti, non fare complimenti- fece Galbatorix addentando una mela.

Murtagh obbedì -Avete fatto chiamare Eragon e Roran per domani sera a cena, vero?-

Galbatorix continuò a mangiare la mela -Vedo che sei informato, ma stai tranquillo, quando li porteranno tu sarai già nel tuo caldo letto a sognare…- fece lui appoggiando la mela sull’enorme tavola.

Poi lo fisso qualche istante e si alzò in piedi -Ti ho fatto chiamare per parlare della tua signora…- disse toccandogli la spalla con una mano -Ho sentito che si diverete ad uccidere le mie guardie, tu ne sai niente?-

Murtagh ingoiò il vuoto -Nulla, ma se una donna è riuscita ad ucciderli credo che non meritino di sorvegliare i locali della tua reggia…-

-Ben detto, assomigli molto a tuo padre sai?- disse tornando a sedersi –Stessa parlantina convincente. Sappi, però, che questo non vi assolve dai vostri doveri. Ho ancora bisogno di lei.-

Murtagh fece uno sforzo immane per rimanere per restare calmo -Coprendo, posso andare?-

-Sì, sì vai pure, ci vediamo domani sera a cena con tuo fratello e tuo cugino.-

 

*****

 

Il giorno dopo le prime luci dell’alba entrarono prepotenti nella stanza di Fiamma svegliandola, lei automaticamente passò il braccio sulla parte del letto di fianco alla sua, ma non trovò nessuno e una volta superato lo stato di intontimento da dormiveglia si ricordò anche perché.

Murtagh non poteva stare con lei, non ancora almeno, perché era così che aveva deciso Galbatorix; non voleva altri “incidenti”.

Sul volto di Fiamma scese una lacrima solitaria, ripensare a quegli avvenimenti le metteva sempre in dosso un gran tristezza. Come avrebbe potuto essere diversamente del resto? Dei soldati l’avevano picchiata per una notte intera, senza che lei potesse fare niente, senza che Murtagh potesse fare niente.

Poi in momento simile a quello, quando il chiarore dell’alba era penetrato da una finestra, nella stanza aveva fatto il suo ingresso Galbatorix, quasi ne fu contenta, dato che i soldati avevano smesso di picchiarla all’istante… per lasciarla a lui.

Si ricordava solo un dolore terribile alla pancia, Murtagh disse che Galbatorix le aveva tirato un calcio, molto forte, per assicurarsi che il bambino non ci fosse più.

Il tempo che la sua faccia guarisse dai lividi, che avrebbero potuto insospettire non poche persone, e era dovuta partire per Ellesmera, lì aveva recitato bene la sua parte, forse per paura delle conseguenze di un fallimento o forse per la voglia di far finire quella storia al più presto.

Galbatorix aveva, infatti, promesso che avrebbe lasciato lei e Murtagh liberi di vedersi e magari avere un figlio, lo voleva con tutto il cuore e questo le faceva invidiare tutte le coppie sposate, con figli, che conducevano una vita normale.

Era invidiosa anche di Katrina, lei poteva essere una ragazza normale, a parte per il fatto che era stata rapita dai raz’ac e che il suo ragazzo era un Cavaliere dei Draghi, lei conduceva una vita normale e alla fine di quel conflitto si sarebbe sposata con Roran il bambino sarebbe nato e vissero per sempre felici e contenti.

O almeno finche non era arrivata lei, che aveva fatto imprigionare il suo futuro marito ed anche il potenziale cognato. Aveva anche rubato la felicità a sua sorella, lei lo sapeva che in fondo non disprezzava Eragon, anzi…

Aveva rubato la felicità a molte persone, molte più di quanto non ricordasse e per cosa? Per qualcosa che lei non avrebbe mai potuto avere. Immaginava anche che suo padre, l’uomo che aveva ucciso suo suocero, si stesse rivoltando nella tomba.

Non poteva permetterlo.

E’ da questo che nascono le cose più grandi e belle: da un istante, un istante prezioso per Alagaesia.

Non poteva lasciare che tutto questo accadesse per una pallida occasione che aveva di realizzare i suoi sogni di felicità.

Non poteva neanche andarsene, perché aveva giurato fedeltà a Murtagh con il matrimonio, ma poteva andarsene qualcun altro.

L’attimo era arrivato.

Fiamma si alzò di colpo dal letto e sgusciò piano fuori dalla sua camera, si guardò intorno con aria circospetta non c’era nessuno. Velocemente si diresse verso le prigioni del castello, non doveva assolutamente farsi vedere.

Eccola, la stanza dove tenevano rinchiuso Fundor, il drago di Roran, non era nemmeno sorvegliata, ad eccezione di una guardia appoggiata contro il muro, che dormiva beatamente. Gli sfilò piano una mazzo di chiavi dalla tasca rischiando di farla svegliare.

Perse.

Adesso veniva il difficile, doveva entrare nella mente di Fundor, per spiegargli cosa stava accadendo, ma immaginava di non essere ospite gradita.

Fundor, sono Fiamma…

Cosa vuoi?

Almeno le aveva risposto, i sentimenti che aveva trasmesso con le sue parole non erano esattamente di amore e gioia, ma era pur sempre un inizio.

Ascoltami bene, perché avete poco tempo… Questa sera Galbatorix cenerà, se così si può dire, con Eragon e Roran per chiedergli di unirsi a lui e se non accetteranno saranno uccisi…

E io cosa posso farci?

Devi prendere Roran e Arya per portarli dai Varden, adesso li libererò, ma fingi di averli fatti uscire tu…

E come?

Devi rompere le pareti delle prigioni e… bruciare qualche guardia…

E perché mi dovrei fidare di te? Dopo tutto quello che hai fatto?

Perché se questa sera Roran rifiuterà la proposta di Galbatorix, e lo farà, lo uccideranno e morirai anche tu.

E Eragon?

Eragon è più pericoloso di Arya e Roran, perciò più sorvegliato. Le guardie farebbero subito scattare l’allarme…

Ma se è così sicuro come dici perché non vieni anche tu con noi.

Non posso, ho giurato di non tradire Murtagh e di non scappare da lui.

Murtagh?

Sì, potrai fartelo spiegare più tardi, adesso ti libero.

Fundor esitò qualche secondo.

Devo rompere il muro attorno alla porta?

Fiamma sorrise, l’aveva convinto, non si aspettava di riuscirci così velocemente. Probabilmente la sua mente era intorbidita dagli effetti della droga.

No faresti troppo rumore.

E come lo spiegherai, che qualcuno mi ha “aperto la porta”.

Mi farò venire in mente qualcosa. Adesso apro, esci piano e seguimi fino alla celle di Roran e Arya.

Va bene.

Fiamma infilò piano una chiave del mazzo nella serratura e dopo qualche giro il meccanismo della porta scoccò.

Vieni!

E la guardia?

Fiamma ci pensò un attimo.

Lasciala mi serve per spiegare come sei fuggito.

Detto questo iniziò a camminare piano per i corridoi delle prigioni cercando di ricordare dove fossero Arya e Roran.

Dopo qualche minuto passato in silenzio si fermò davanti ad una cella, purtroppo non si ricordava quale fosse la chiave giusta e ne dovette provare qualcuna prima di riuscire ad aprirla. Dentro c’era Roran, che dormiva beatamente.

Dov’è Arya?

In quella cella lì.

E indicò una porta poco distante dalla stanza dove era rinchiuso Roran.

Vado a liberarla, tu non fare niente finché non torno.

Fiamma guardò per qualche secondo la porta e cercò la presenza di Arya al suo interno, dormiva anche lei o almeno così sembrava. Aprì piano la porta, ma appena lo fece Arya le saltò al collo facendola cadere all’indietro.

-Che tu sia maledetta, Fiamma!- disse cercando di strozzarla.

Ma anche lei era intorbidita dagli effetti della droga, a Fiamma bastò darle un colpo in testa e Arya svenne tra le sue braccia.

Tutto bene?

Fundor stava immobile davanti alla cella di Roran.

Sì, adesso ti carico Arya sulle spalle, poi mentre libero Roran tu brucia quelle guardie che stanno dormendo e poi distruggi velocemente l’ingresso della cella di Arya. Quando avrò liberato Roran esci rompendo il muro della sua cella. Va bene?

Va bene, ma non credere che ti ringrazi per quello che stai facendo.

Già, in fondo ve lo dovevo.

Tutto avvenne nella massima velocità la cella e in batter d’occhio Fundor aspettava, che Fiamma posasse Roran sulla sua groppa.

Quanto pesa!

Non lamentarti e sbrigati.

Ecco fatto, ora puoi andare. Buona fortuna.

Anche a te.

 

 

 

 

 

 

 

Eccolo il nuovo capitoletto! Spero che vi piaccia. Ho anche mantenuto fede alla parola, strano! Il prossimo l’ho quasi finito, ma dovrete aspettare perché il 28 parto per il campo torno il 4 ed il 6 parto per l’India. Per settembre, però, dovrebbe esserci anche quello.

Allora io vi lascio augurandovi buone vacanze.

 

 

 

Kiwettina

 

 

 

 

 

  
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