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Autore: Aven90    07/01/2013    1 recensioni
Prefazione. Ebbene sì! Si torna alla carica con un argomento ad alta tensione! La trama è pressappoco questa: il commissario Svente è uno stacanovista, e nessuno si è mai lamentato di lui.
Ma stavolta una brutta gatta da pelare lo costringerà a scendere a patti col nemico. Riusciranno i nostri eroi a salvare tutti i prigionieri di uno psicopatico?
Genere: Comico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta bagnato, non gli rimaneva granché da fare, in  quanto anche le banconote, una volta assunta la forma di poltiglia, nessuno al mondo le avrebbe più volute.

“Ci siamo spesi molto con questo caso” constatò Gregory, uno dei bracci destri di Svente.

Quest’ultimo rispose amaro “… È il prezzo della giustizia”; ma Embratson dichiarò “Non avete ancora vinto! Mi rimangono ancora quei due ragazzi là in fondo, accanto la macchina dispensatrice di biglietti!”

“Sai anche tu che sono vicini all’uscita e ti fregherebbero in velocità! Avere vestiti bagnati non ti conferisce vantaggio alcuno, in velocità!” provocò il commissario, ormai assaggiando il gusto della vittoria.

Embratson sogghignò “Certo, ma se non provo…” e si lanciò senza troppi complimenti verso di loro per farne degli ennesimi ostaggi, ma Alexander, dimostrando un coraggio insospettato, urlò “Ehi, hai una scarpa bagnata!”

“Dove?” chiese l’evaso per controllare, ma nel farlo cadde (era lanciato in corsa) e quindi permise ai due di guadagnare la salvezza.

Il commissario Svente sorrise ancora più soddisfatto “Bene, adesso tutti i tuoi ostaggi li ho io. Come la mettiamo? Arrenditi, su, non sono nemmeno arrabbiato al punto giusto da darti la pena di morte”, che peraltro non aveva il potere di comminarla. A parte che anche quando non era in vigore.

Archie allargò le braccia e dichiarò ancora, ormai in preda alla follia “ADESSO SIETE TUTTI MIEI OSTAGGI!CHIAMATE UNA FORZA PIÙ GRANDE! IO NON USCIRÒ DI QUA SE NON LIBERO!”

Svente non credeva alle proprie orecchie, non avendo mai incontrato nessuno così tanto attaccato alla libertà come lui, e dire che erano ormai sedici anni che faceva il Commissario in quel quartiere anonimo alla periferia di Masguns.

Sedici lunghi anni a fare il logorroico e importunare le sottoposte bone, questo di sicuro, ma anche era sicuro di essere affidabile, quando ci voleva. E fu pure quello che gli disse Martha quando Svente le si presentò indeciso ai suoi occhi, perso nei suoi pensieri “Ce la può fare, io ho fiducia in lei”

Anche Gregory si fece avanti “Anche io ho fiducia in lei, nonostante tutto”

Svente lo guardò male, però decise di sorvolare rispondendo solo “E fate bene, perché mi seguirete nella Supermega Fantastica Indicibile Irruzione che metteremo in atto!” guardandoli con un brillìo inquietante.

Svente mise il colpo in canna nella sua pistola gustando il sonoro tipico e gridò “CARICAAAA!”, in modo che una dozzina di agenti si avventassero su Embratson, il quel però ruppe con l’estintore un vetro dello sportello che di solito riparava l’impiegato dagli sputi degli anziani che si rivolgevano a lui come uno dei servi della gleba, e si addentrò nei meandri dell’ufficio postale.

“Mi sono sempre chiesto cosa ci sia all’interno degli uffici” disse ad un tratto il ragazzo amico di Alexander, che fino a quel momento non aveva ancora un nome preciso, limitandosi solo a commentare da esterno quanto era accaduto. “Pare che sia un luogo che noi non possiamo nemmeno immaginare, noi ci limitiamo solo ad osservare da esterni quando gli impiegati si allontanano per prendere i vari documenti che non hanno a portata di mano, non arrivando a comprendere appieno il motivo per cui perdono così tanto tempo. In realtà, in mezzo agli scaffali degli archivi si nasconde un mondo pulsante, pieno di vita e colorato, ma soprattutto col potere di obliare le persone, in modo da farli trovare in uno stato semi catatonico, ecco, un po’ come lo siamo adesso io e te, con tutta questa spiegazione senza capo né coda”

“Io non la trovo senza capo né coda” precisò Alexander.

“Sei molto gentile” rispose lui. “Adesso che ho creato il clima giusto, osserviamo”

Osserviamo che Embratson non era più visibile ai loro occhi, in quanto, addentratosi, si ritrovò a metà fra finzione e realtà tra immanenza e trascendenza, tra sole e luna, e tutto quanto; non riusciva a credere di poter vedere tutti quegli strani effetti giocosi e colorati, era anche una sensazione di benessere, per nulla tendente alla sbornia “È bello qui” commentò con occhi vacui, dello stesso colore etereo del mondo che lo circondava.

“Già. Potremmo davvero smetterla di giocare a guardie e ladri. Voglio dire, a chi giova? Non a questo mondo, il quale piangerebbe se sapesse cosa ci siamo detti in questi dieci capitoli. Pace?” chiese Svente, allargando le braccia.

“… E va bene.”. Archie e Svente si abbracciarono, ma un secondo dopo il commissario scattò verso il basso urlando “ORA!” e subito dopo Martha uscì dal nulla facendo scattare le manette al povero evaso che ancora nella posizione di abbraccio.

“Sei di nuovo in arresto, Embratson!” Gregory Capitan Ovvio doveva pur dire qualcosa .

“C-come?” Embratson non aveva ancora capito alcunché.

“Sei caduto nella trappola degli Archivi Postali!” proseguì Gregory.

“Come?” stavolta l’evaso assunse un tono disperato.

“Può capitare a tutti” lo consolò ancora Gregory.

“Come?” Archie stava provando a dire come in tutti i toni.

“ Beh, non ti biasimo, è un luogo davvero ipnotizzante, non si può uscire a meno che in te non scorra il sangue giallo della Posta, e anche così è davvero difficile” Gregory parlava a ragion veduta: suo padre era postino.

“Ma allora…” Archie si svegliò improvvisamente.

“Sì. Noi non saremo mai amici, Archie” Svente intervenne e mise la parola fine al caso.

E così il povero evaso, illuso e abbandonato, venne catturato e rispedito in carcere, trasferito però all’ultimo piano e in una cella contenente un serial killer che stava scontando l’ergastolo.

“Ciao, io mi chiamo Robert. Mi conoscevano come il killer delle pillole. Non ho mai ricevuto arance” esordì il nuovo compagno, con una luce negli occhi tetra.

Aveva evitato la pena di morte solo perché poi la giudice era una ninfomane, sfruttando i cosiddetti “Falli della legge”.

In ogni caso, Archie Embratson riprese piena conoscenza di sé dopo natale.

“D-dove mi trovo?” chiese incerto a Robert, che non aveva mai smesso di guardarlo in quei giorni. Era evidente che quei quindici anni di galera lo avevano cambiato nel profondo, e adesso era assetato di sangue.

“Ah, adesso sei cosciente. Bene, adesso sei mio ostaggio.” E si leccò le labbra.

“AAAAH! NON VOGLIO!” Archie era spaventato da quell’assassino, ma non poteva ormai farci nulla.

“… E così ho pagato la bolletta.” Concluse il suo racconto Alexander, raccontando alla madre tutto quello che aveva passato quella mattina.

David commentò “Assurdo. Secondo me ti sei solo addormentato e hai rubato i nostri soldi per rispenderli in pizza, patatine e laser game”

Elisabeth invece gli credette “Invece può essere, sai? Tutto è possibile dietro i banconi delle poste”

Al annuì “Non è poi così tanto male pagare le bollette”, prendetelo pure come un messaggio politically correct.

“David annuì “Esatto. È uscire i soldi che fa male, ma se dovessimo visitare le poste solo per cortesia come camperebbero?”

“E poi, com’è andata a finire col cieco?” chiese Elisabeth, rimasta affascinata da quel personaggio.

“Non lo so” ammise Alexander, scuotendo la testa “A dire il vero, non l’ho visto nemmeno alla’ambulanza quando ci hanno soccorso. È scomparso”

“E il sordo?” chiese Ancora la madre.

“nemmeno” Alexander non era un osservatore.

“E il resto che ci spettava?” chiese David, ossessionato dai quattrini come ,lo era il suocero.

“L’ho speso per comprare questo pandoro” e mostrò loro il dolce in questione.

“Oh, che dolce!” Elisabeth era deliziata da quel gesto, ma il ragazzo, che ormai aveva visto la malavita coi suoi occhi, imitò la voce di Archie “D a adesso siete i miei ostaggi! Se volete questo pandoro, aumentatemi la paghetta o vi trucido!”

Elisabeth si scandalizzò “Ehi! il mio bambino!”, ma David non distolse gli occhi dal giornale che stava leggendo “tranquilla, Eli, stava scherzando! Veeeero?”

Al rispose “No, non stavo scherzando! Nessuno esce di casa se non…”.

 Alexander rimase chiuso in camera sua per il resto delle vacanze natalizie, riflettendo sulla sofferenza interiore che dovevano provare i carcerati per arrivare a pensare a rinunciare vitto e alloggio gratis ed evadere.

Gli mancava persino il tizio con gli occhiali, che sparì come il cieco, ma probabilmente saranno entrambi ostaggi, uno della vista che gli mancava, l’altro della voglia di commentare ciò che gli succedeva attorno.

E così, tutto si ridistribuì nell’ordine delle cose; persino Svente, fino a quel momento ostaggio dei suoi traumi e della voglia di disturbare il prossimo col suo eloquio, si diede una calmata e sposò la colf che gli puliva la casa, lasciando Martha ostaggio di Gregory.

In fondo, tutti siamo ostaggi, ma chi ci pagherà il riscatto?



THE END

Fine Storia! ringrazio tutti quelli che hanno avuto il coraggio di seguirmi fino a qui! 

   
 
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