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Autore: Tomi Dark angel    07/01/2013    6 recensioni
-In realtà avrei bisogno del vostro aiuto, tesorini. O meglio, non io, ma Castiel.- spiegò.
Dean sbarrò gli occhi e sentì una punta di apprensione farsi spazio nel suo petto. –Castiel? Che è successo?-
Gabriel spostò il peso del corpo da una parte all’altra, a disagio.
-C’è stato un incidente durante un combattimento con i demoni e…
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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-Gabriel, amico mio.- salutò lo sconosciuto con voce profonda. Scese dal davanzale della finestra sul quale era rimasto accovacciato fino a quel momento e si avvicinò a Gabriel, che intanto era scattato in piedi e aveva spinto Sam alle sue spalle.
Guardandolo eretto, Sam constatò che lo sconosciuto doveva essere poco più basso di lui, con un fisico scolpito anche se non massiccio come il suo. Indossava una camicia e dei pantaloni neri classici, accompagnati dai mocassini. Per quanto virile sotto certi aspetti, il suo viso rasentava un tratto delicato e quasi etereo, nonostante il leggero filo di barba che gli cospargeva il mento. I lunghi capelli neri e mossi fin quasi ad essere ricci cadevano fin quasi a coprire uno dei due occhi dal taglio affilato, ma di colore diverso: infatti, uno era verde smeraldo, l’altro dorato.
 Eterocromia, classificò Sam nella sua testa.
-Ciao, Samael.- salutò Gabriel con fare cauto. Quell’atteggiamento allarmò Sam più di ogni altra cosa, soprattutto vista la stretta quasi convulsa della mano dell’arcangelo sul suo avambraccio.
L’uomo chiamato Samael corse ad abbracciare Gabriel, che solo in quel momento lasciò andare il braccio di Sam. I due si strinsero come fratelli, gli occhi chiusi in espressioni finalmente rilassate: sembrava che ogni ansia fosse stata spazzata via da quel gesto amichevole.
-Cosa ci fai qui?- domandò Gabriel, separandosi da lui.
Samael inclinò il capo, continuando a sorridere. Sam non poté fare a meno di notare che fosse davvero un bell’uomo e dal modo in cui lo guardava Gabriel era intuibile che ci fosse un rapporto di qualche tipo tra i due. Sam sentì una stilettata di preoccupazione insinuarglisi nella testa. Chi era quell’uomo, e cosa aveva a che fare con Gabriel?
Senza accorgersene, il cacciatore strinse con forza il ciondolo che aveva appeso al collo.
-Mi ha mandato Castiel.- annunciò.
-Castiel?!-
Gabriel si allarmò e il suo urlo ebbe la sfortunata conseguenza di aver svegliato Dean. Anche nella semi incoscienza, il giovane cacciatore aveva sentito abbastanza della conversazione per capire che quell’uomo c’entrava qualcosa con Castiel. I suoi ricordi si avvitarono all’ultima volta che aveva ascoltato la sua voce e assaporato il suo tocco.
Castiel era vivo.
Il cuore di Dean sobbalzò, il suo corpo e i suoi sentimenti parvero rinascere a quel pensiero. Sentiva ancora la mano del suo angelo sul bicipite, ma non si spiegava come mai Cass non fosse lì mentre al contrario era presente un perfetto sconosciuto che però sembrava conoscere bene quel farabutto di Gabriel.
-Sammy…- chiamò debolmente, ancora intontito. Il cane al suo fianco abbaiò e Dean lo guardò stordito, ricordando con stordimento l’ultima visione che aveva avuto di quell’animale. Il muso sporco di sangue era la prova che Dean non aveva sognato, e il cacciatore non sapeva se sentirsi sollevato o preoccupato.
-Tu… mi hai salvato la vita?- mormorò al cane, che gli sfiorò la guancia con il muso gelato in una sorta di bacio umano. Dean sbatté le palpebre interdetto sotto gli occhi sprezzanti di Samael.
-Dunque tu saresti Dean Winchester, il tramite di Michael e l’umano di Castiel? Mi aspettavo molto di più…-
Dean aprì la bocca per ribattere, ma a sorpresa fu Gabriel a difenderlo: -Lascialo in pace, Samael. Non appropriarti di diritti che non ti appartengono nei confronti di chi non ha fatto meno di quanto abbia fatto tu in passato.-
Samael reagì con un gesto stizzito, lanciando a Gabriel un’occhiata di purissima furia omicida. Si avvicinò all’arcangelo con passo pesante, portando il suo viso a pochi centimetri da quello dell’altro. Digrignò i denti, i pugni chiusi minacciosamente, ma Gabriel non si scompose. Il cane ringhiò.
-Non oserai attaccarmi, Samael!- ruggì Gabriel con fare solenne che riportò alla memoria degli spettatori la sua vera identità. Sam sentì l’aria crepitare intorno ai due mentre l’arcangelo continuava: -Non spetta a te scaricare sul prossimo la frustrazione per il castigo infertoti da chi ti ha amato in passato! Lo meritasti, allora come adesso, perciò distogli lo sguardo e bada a ciò che fai in mia presenza!-
Allora Samael sembrò schiacciarsi sotto il peso di una mano invisibile. Piegò il busto con un mugolio sofferente e cadde in ginocchio, ansimando. Qualcosa crepitò alle sue spalle e Sam vide le piume bronzee di un paio d’ali bucargli la camicia.
Dean scese dal letto strabiliato, senza riuscire a staccare gli occhi dall’espressione implacabile di Gabriel. Non vi era più traccia di leggerezza sul suo viso.
-Hai detto che ti ha mandato Castiel, non è vero? Dov’è?- intervenne Sam, rivolto all’uomo inginocchiato. Gabriel distolse lo sguardo da lui e Samael lentamente e con cautela si rialzò. Si scostò i capelli dal viso e fissò Sam con tutta l’aria di chi ha in mente una risposta ben poco educata ma si trattiene dall’esprimerla.
-Sì, mi ha mandato Castiel. Lui…-
-Come mai era con te?- lo interruppe Gabriel con stizza malcelata. Samael storse il naso, stringendo pericolosamente gli occhi.
-Perché fui io a trovarlo dopo il suo scontro con Raphael.-
-Stronzate, ho passato settimane a ricomporre a dovere il corpo del suo tramite e…-
-E immagino che per tenere d’occhio queste belle scimmiette non ti sarai accorto che quel corpo è scomparso, vero?-
Gabriel ammutolì, sbarrando gli occhi. No, era evidente che non aveva controllato che il corpo di Jimmy Novak fosse ancora dove lo aveva lasciato. Mosse un passo verso la finestra, ma Samael lo bloccò:
-Ti risparmio la fatica: quel corpo non è più lì già da un po’ di tempo. Sono stato io stesso a recuperarlo e a infilarci dentro ciò che restava della Grazia di Castiel.-
-È impossibile che si sia salvato.-
-Così sembrerebbe, Gabe… ma a quanto pare il nostro angioletto ce l’ha fatta. In realtà una parte della sua Grazia non l’ha mai seguito in quella battaglia.-
Samael e Gabriel si voltarono verso Dean, ancora seduto sul letto. Quasi automaticamente il cacciatore si toccò il braccio dove avvertiva la bruciante presenza dell’impronta di Castiel. Sotto gli occhi vigili dei presenti, Dean spostò lo sguardo sul suo bicipite e notò con sgomento che l’impronta della mano di Castiel era ritornata più vivida di prima, solo avvolta da un leggero alone argentato.
-Cosa cazzo…-
-Quell’impronta ha imprigionato in sé una parte della Grazia di Castiel prima che partisse per fare l’eroe in quella missione suicida e quando lui si è fatto trafiggere, quella parte di Grazia ha cominciato a reagire con l’intento di ricongiungersi al resto, ma chissà come tu l’hai tenuta imprigionata nel corpo e adesso… adesso Castiel se l’è venuta a riprendere. L’ha fatto precisamente qualche ora fa, mentre eri svenuto e Sindragon faceva a pezzi quel lupo mannaro.-
-Sindragon?-
-Il cane.-
Tutti si voltarono a guardare il cane che scodinzolava felice, guardandosi in giro come se avesse appena compiuto una prodezza; cosa non del tutto sbagliata, considerato l’eroico gesto di lanciarsi a testa bassa contro un licantropo per proteggere un umano.
Dal suo canto, Dean era certo di essere a un passo da una feroce lotta contro il mal di testa. Tutte quelle notizie lo stavano confondendo, inculcandogli un miscuglio di emozioni non indifferente. Respirò a fondo, cercando di riordinare il cervello.
Ok, andando per ordine, pensò Dean:
1: Castiel è vivo, e fin qui tutto ok… più o meno.
2: Castiel non è il cane. Ottimo, perché non mi ci vedo a incazzarmi con quel coso peloso…
3: Cass mi ha guarito e se l’è svignata prima che mi svegliassi, lasciando all’ultimo degli stronzi ora qui presente il compito di comunicarci le news angeliche. E fin qui tutto ok un cazzo.
-Dov’è Cass adesso?- domandò con fare circospetto, afferrandosi il bicipite in una stretta convulsa. Samael incrociò le braccia al petto, sbuffando infastidito.
-A risolvere delle questioni molto importanti.- si rivolse a Gabriel. –Si sta preparando qualcosa di grosso, Gabriel, qualcosa che Castiel sta cercando di stroncare sul nascere.-
-Di cosa parli?-
-Del Sacro Graal.-
Gabriel trasalì e indietreggiò di un passo.
-Impossibile, il Graal è andato distrutto.-
-Ti sbagli. Ricordi a chi fu destinato il compito di farlo a pezzi?-
-Oh no… Raphael…-
Gabriel si coprì gli occhi con una mano mentre Samael annuiva. –Precisamente. E saprai anche che come Castiel anche Raphael aveva preso delle precauzioni per essere sicuro di non scomparire nel caso qualcosa fosse andato storto, vero? Ha spaccato la sua Grazia e ne ha affidato un pezzo a uno dei suoi lungotenenti, lo stesso che ora ha in mano il calice.-
-Aspettate un attimo!- s’intromise Sam, facendo un passo avanti. Dean e Samael si voltarono a guardarlo, ma Gabriel si allontanò da lui per andare ad appoggiare le mani sul davanzale della finestra, dandogli le spalle. Qualcosa nella rigidità della sua postura gli diceva che qualcosa non andava. –Cos’ha il Sacro Graal di così particolare, a parte il fatto che secondo la leggenda si trattasse del calice utilizzato da Cristo durante l’ultima cena? Insomma: va bene, è una reliquia importante per la storia biblica, ma cos’ha di così pericoloso?-
Samael lo guardò come se fosse un insetto insignificante, ostentando la sua solita aria di superiorità. Si scostò una ciocca di capelli scuri dagli occhi.
-Quel calice, stupida scimmia, ha raccolto il sangue del Cristo, il figlio di nostro Padre. Stiamo parlando di un oggetto intriso del potere di Dio, sai cosa significa? Significa che, nelle mani sbagliate e utilizzato alla giusta maniera potrebbe anche rivoltare il paradiso come un guanto, e abbiamo motivo di pensare che i principali bersagli di chi detiene il Graal adesso saranno proprio Gabriel e Castiel, ossia coloro che hanno sconfitto e tentato di uccidere Raphael. Se il suo attuale proprietario sa come attivare il Graal, il minimo che potrebbe succedere al vostro bell’arcangelo sarebbe che gli venissero strappate le ali.-
Sam vide le spalle di Gabriel tremare, la sua schiena piegarsi in avanti come se l’arcangelo si sentisse improvvisamente svuotato di ogni forza. Ci fu un attimo di silenzio attonito prima che Samael si avvicinasse a lui.
-Gabriel, devi venire con noi. Preso da solo sei un facile bersaglio, ma…-
-No.-
Cadde il silenzio. Samael e i due Winchester fissarono attoniti la schiena di Gabriel, che lentamente si stava raddrizzando, le mani strette convulsamente sul cornicione del davanzale fino a creparne la superficie. Respirò a fondo prima di girarsi verso Samael per fissarlo con occhi risoluti, colmi di decisione irremovibile. Strinse i pugni lungo i fianchi.
-Cosa… hai detto?- sussurrò Samael, guardandolo come se fosse impazzito. Gabriel sorrise leggermente, quasi schernendolo.
-Ho detto di no, dolcezza.-
-Gabriel, non fare stupidaggini! Se i sottoposti di Raphael ti mettono le mani addosso…-
-E questi due tesorini che fine faranno?- chiese, accennando ai Winchester. -Mi dispiace, ma non sono famoso per l’abbandono dei miei cuccioli.-
-Gabriel, loro saranno al sicuro…-
-Non è vero, e tu lo sai. Sono un arcangelo, Samael, non un imbecille.-
-Pensi che Castiel non si occuperà del suo umano? Mi prendi in giro?!-
-Castiel ha altro a cui pensare, e non correrò il rischio che la loro protezione sia affidata a qualche angelo di basso rango…-
-Castiel non lo permetterebbe…-
-Lui no, ma tu? Non può tenerti d’occhio, quindi quale modo migliore di togliere di mezzo Dean se non affidare la sua protezione a un incompetente che faccia passare la sua morte per uno sfortunato incidente? No Samael, ti conosco bene e sono certo che Castiel non voglia che mi muova. Io non vado da nessuna parte.-
Gabriel si mosse per spostarsi tra Sam e Dean, il corpo rigido in segno di tensione, come se fosse pronto ad attaccare. Mai come in quel momento la sua piccola figura sembrava imponente come quella di un gigante.
Samael storse il naso, infastidito. Spostava lo sguardo inviperito da lui a Dean, immobile alle sue spalle e ancora inginocchiato sul letto. Sindragon si alzò in piedi e, rizzando il pelo, scoprì i denti in un ringhio inferocito. Sollevò una zampa artigliata, pronto a calarla per darsi la spinta di una corsa che lo avrebbe portato ad avventarsi su Samael.
-Gabriel, sii ragionevole…-
-Lo sono, Samael, e lo è anche Castiel. Se si fosse fidato di te sin dall’inizio non avrebbe mai affidato Sindragon al suo umano. I Behemah Aqedà sono molto utili in battaglia e se non fosse stato costretto a farlo, Castiel non avrebbe rinunciato a lui in questo modo.-
Allora Samael digrignò i denti in un ringhio bestiale, strinse i pugni e tese il corpo, pronto a scagliarsi su Gabriel, che afferrò Sam e lo spinse verso Dean prima di pararsi davanti ad entrambi. Sindragon scese dal letto con un balzo, diffondendo nell’aria il suo ringhio bestiale. Samael tentennò.
-Vattene, Samael.- sibilò Gabriel. La sua pelle fu attraversata da un riflesso lucente, come uno specchio sul quale passa la luce e una potente folata di vento scompigliò loro i capelli, concentrandosi poi sul petto di Samael, dove colpì con forza, facendolo barcollare all’indietro, contro il davanzale. Gabriel fischiò due volte di seguito e, come reagendo a un comando silenzioso, Sindragon spiccò una corsa e balzò, spingendo tutte e quattro le zampe contro il petto di Samael, che gridò e cadde all’indeitro, oltre la finestra aperta.
Si udì un sibilo e un violento spostamento d’aria, sostituito poi da un veloce frullare d’ali. Un riflesso bronzeo passò davanti alla finestra e sparì.
-Ottimo lavoro, cucciolo. Dammi il cinque.- sorrise Gabriel, sollevando una mano. Sindragon si impennò sulle zampe posteriori e poggiò una zampa sul palmo dell’arcangelo prima di tornare quadrupede. Gabriel gli accarezzò la testa. –Ah, ora ricordo perché ho sempre voluto un Behemah Aqedà! Siete molto più intelligenti della maggior parte delle mie conoscenze.-
Sam rimase immobile mentre Gabriel coccolava il cane sotto i suoi occhi. Sorrideva rilassato, ma Sam sapeva che quella calma era solo apparente. Gabriel aveva paura di perdere le ali, e Sam non poteva dargli torto considerata la reazione di Castiel quando era rimasto semplicemente ferito a un’ala in cima al monte Sinai. Sapeva che le ali erano la parte più sensibile di un angelo, forse quella più importante, eppure Gabriel si era comunque schierato dalla loro parte, esponendosi al rischio di perdere per sempre quel pezzo di se stesso che amava.
Gabriel si raddrizzò, guardando Dean ed evitando accuratamente lo sguardo di Sam. –E adesso ci tocca filare dal vostro amichetto Bobby. Sarà meglio che ti abitui alla presenza del cucciolo, perché ti seguirà ovunque.-
Sindragon abbaiò felice e si levò nuovamente sulle zampe posteriori per poggiare le anteriori sul petto di Dean in un gesto confidenziale. Il cacciatore sbuffò, indeciso se infuriarsi o ridere dell’intera situazione. Di una sola cosa non aveva dubbi: avrebbe spennato Castiel, stavolta per davvero.
-Quello stronzo di Castiel è un pennuto morto. Molto morto.- sibilò, stringendo i pugni.
-Geloso, orsacchiotto mio?-
-Geloso un cazzo! Mi guarisce e poi scompare dopo essersi finto morto! Ma che razza di comportamento è?!-
-Certo, non approvo la scelta di spedire qui proprio Samael, ma se è vero quello che abbiamo appena sentito, Castiel deve essere nei casini fino al collo.-
Dean sbuffò, incapace di trattenere oltre la foga. Aveva bisogno di sfogare o di sollevarsi il morale prima di prendere a pugni qualcuno. Scese dal letto e afferrò le chiavi dell’Impala. –Sarà meglio che ci trasporti tutti lì, compresa la mia bambina, Gabriel, ma prima ho bisogno di una birra. A più tardi.-
Uscì dalla stanza, seguito da Sindragon. Gabriel sorrise nel notare che Dean aveva lasciato la porta socchiusa per far passare il cane e permettergli di venirgli dietro. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, a Dean piaceva quel grosso sacco di pulci.
Tra Sam e Gabriel cadde il silenzio, rotto solo dal lento ticchettio dell’orologio da polso di Sam. Era un rumore insistente, fastidioso, ma quantomeno non rendeva l’atmosfera completamente morta.
Gabriel si raddrizzò e tornò ad appoggiare le mani sul davanzale della finestra, il capo chino. Sam quasi non ragionò quando gli cinse i fianchi, premendo il petto contro la sua schiena e appoggiandogli la fronte tra spalla e collo. Chiuse gli occhi, inspirando a fondo e con gratitudine il dolce profumo del suo arcangelo, ora rigido per la sorpresa di quel gesto improvviso.
-Grazie.- mormorò Sam, allacciando le dita al centro del suo petto. Dopo un minuto di inerzia, Gabriel sollevò una mano per posarla su quelle di Sam. Le strinse con gentilezza, come se avesse paura di spezzare una per una quelle falangi che tuttavia mille e mille volte avevano resistito a colpi terrificanti senza spezzarsi.
-Dovere.- rispose impacciato, lo sguardo perso in lontananza.
-No, Gabriel, non dovere. Hai a disposizione la possibilità di essere difeso da schiere di angeli, puoi rivedere Castiel e tornare a volare. Invece hai scelto di restare qui, di non lasciarci… hai scelto di restare qui con me.- mormorò Sam, sorridendo dolcemente. Si sentiva bene, protetto.
-Ti sbagli.- disse Gabriel. –Io non ho rinunciato alla possibilità di volare, anzi… ho soltanto rinunciato a un volo solitario.-
Gabriel si voltò e prese il viso di Sam con entrambe le mani, carezzandogli le guance con i pollici. Si perse negli occhi chiari dell’altro, specchi cangianti dei quali non si percepiva mai chiaramente il colore sempre mutevole, sempre in movimento, come un riflesso sull’acqua. Gabriel amava quegli occhi e avrebbe dato qualsiasi cosa per vederli brillare non di lacrime, ma di gioia. Per una volta voleva irradiare il sole dalle iridi di Sam, voleva ripulirle di ogni preoccupazione per lasciarsi indietro ciò che il cacciatore aveva sempre desiderato: occhi di ragazzo, di giovane e non di uomo che ha visto troppe morti in vita sua.
-Posso chiederti un favore personale, cucciolo?- domandò e Sam annuì lentamente, fissandolo inebetito. Gabriel sorrise, facendo sfoggio di tutto il suo angelico fascino per sganciare la bomba senza provocare una reazione di panico nell’altro. –Vieni con me.-
-Dove?-
-Su.-
-Su?-
Gabriel distolse lo sguardo per posarlo sul cielo terso del pomeriggio. Sam seguì il suo esempio e, una volta capita l’antifona, sbarrò gli occhi.
-Ma non se ne parla!- esclamò, allontanandosi. Gabriel si voltò e salì sul davanzale, dove rimase accucciato, i gomiti sulle ginocchia piegate e un sorriso sul volto.
-Se non vuoi ti capisco. Sappi che non ti costringerò, ma vorrei che ci provassi. Pensi davvero che ti lascerei cadere, Samuel?-
Sentir pronunciare da quelle labbra il suo nome completo scatenò in Sam una scossa di piacere. Si impresse nella mente lo sguardo profondo di Gabriel, l’antichità che traspirava da ogni poro della sua pelle. Aveva gli occhi socchiusi e sfoggiava di nuovo… quello sguardo. Intenso, accorato… lo sguardo di chi ama.
-Vieni con me.-
Automaticamente, Sam fece un passo avanti. Allungò una mano, che fu subito afferrata da quella di Gabriel.
-Mi lascerai cadere?-
-Mai, Sam. Sarò sempre qui a sostenerti.-
E allora Gabriel lo strattonò, gettandosi nel vuoto. Sam inciampò nel davanzale e si sbilanciò in avanti, sbattendo con violenza contro la schiena di Gabriel. Si aggrappò al suo collo, chiudendo gli occhi quando sentì all’altezza delle clavicole fin giù all’inguine la carezza delle ali che si liberavano, lacerando gli abiti di Gabriel.
Le ali sbatterono una volta per sbalzarli in aria, leggeri come piume. Gabriel afferrò le mani di Sam allacciate davanti alla sua gola e tirò per accostare la sua guancia a quella del ragazzo che intrecciò le gambe alle sue in un gesto istintivo. Le ali sbatterono ancora, liberando sul mondo un riflesso di schegge dorate e brillanti che danzarono sui muri delle case tutte intorno.
Gabriel salì, e salì ancora, aumentando la quota fino a sfiorare le nuvole gli bastava un semplice battito e sei potenti ali dorate li sbalzavano in alto, padroneggiando il vento e orchestrando con esso una melodia di sibili e sussurrare di piume in movimento.
-Apri gli occhi.- sussurrò Gabriel all’orecchio di Sam, che ubbidì automaticamente.
Rimase di stucco.
Per la seconda volta il mondo si stendeva docile ai loro piedi, meraviglioso con i suoi mille colori cangianti, accesi e spenti, nuovi e vecchi. Da lì si vedevano in lontananza delle colline verdeggianti punteggiate di alberi anziani o giovani nel fiore degli anni. Più in là, dove il cielo terso e dipinto da un pittore esperto di rosso e ambra toccava i monti, vi era un trionfo di sole al tramonto e raggi sparsi in una criniera dorata. In confronto a quello spettacolo di imponente superiorità, ogni grigia costruzione umana spariva, inghiottita dalla possente bellezza della natura.
Sam spostò lo sguardo verso le ali che sbattevano di tanto in tanto con rilassamento. Dove il sole sfiorava le piume si sprigionava una leggera aura luminosa che rendeva una bellezza irreale a quelle appendici alate ricoperte di pezzi d’oro.
-Guarda che esigo un parere adesso, non pensare di cavartela con qualche occhiata stupita alle mie bellissime ali.- ghignò Gabriel, costringendo Sam a guardarlo. Quello fu il colpo di grazia.
Gli occhi dell’arcangelo brillavano di uno spettro di riflessi verdi e oro mentre Gabriel sorrideva sornione, i capelli biondi scompigliati dal vento.
-B… bellissimo…- mormorò Sam, anche se non si riferiva esattamente al panorama quanto alle ali e all’arcangelo che ancora gli stringeva le mani.
Gabriel rise con la sua vera voce, e Sam si sorprese nuovamente ad essere capace di ascoltare quel suono celestiale senza ferirsi. L’aria vibrava a contatto con la voce di Gabriel e quasi gli parve di sentirla danzare insieme ai migliaia di frammenti dorati delle ali in movimento. Era uno spettacolo mirabile vedere l’ilarità pervadere ogni centimetro del volto dell’arcangelo e Sam si sentì definitivamente perduto: il suo cuore non poteva restare completamente intatto dopo quella visione. Forse, e dico forse, amava Gabriel.
-Devi dirmi qualcosa, cucciolo? Hai la faccia di uno che sta per sciogliersi, non è che cominci ad avere paura di nuovo?-
-Eh? No no no, sto bene!-
Gabriel sorrise e torse il busto per allungare un braccio e allungare una carezza tra i capelli di Sam. Le sue dita affondarono nella morbida seta dei suoi capelli, giocando con ogni ciocca. Sam chiuse gli occhi, rilassandosi con un sospiro involontario.
-Oh, non fare così o sarò tentato di importunarti in maniera poco consona al mio essere angelo…-
-Certo, perché come angelo tu sei un santone verginello…-
-Chi ti dice che non sia così?-
La domanda spiazzò Sam, che guardò Gabriel incredulo. L’altro lo fissava con serietà, le labbra stirate in una parvenza di sorriso strafottente. Sam non sapeva se credergli o no, ma era ridicolo che uno come Gabriel non avesse mai… insomma… non avesse mai amato qualcuno in quel modo. Anzi, ora che ci pensava, Sam non sapeva nemmeno se Gabriel si fosse mai innamorato davvero.
-Gabriel…- domandò allora schiettamente. -… ti sei mai innamorato?-
Gabriel sbatté le ali e distolse lo sguardo, perdendolo in lontananza. Sam vide i suoi occhi socchiudersi in uno sguardo triste, spezzato: lo sguardo di un uomo distrutto che sì, aveva amato e infine perso.
-Vieni, ti faccio vedere una cosa.-
Prima ancora che Sam potesse replicare, Gabriel schioccò le dita e in pochi istanti il paesaggio sfumò, ridipingendosi di un verde acceso costituito di colline che si perdevano in lontananza, distendendo le loro radici in basso, verso la terra popolata di foreste e fiumi che si svolgevano a est come nastri srotolati. Il cielo lì era azzurro, terso di ogni nuvola e pulito come un foglio sbiadito di tanto in tanto per il troppo cancellare della gomma che aveva eliminato le nuvole.
Gabriel sbatté le ali più lentamente e in breve entrambi toccarono terra. Sam scese, barcollando leggermente per l’improvvisa presenza di gravità e per il brusco cambio di temperatura: faceva molto freddo, nonostante il sole bagnasse ogni centimetro della collina sulla quale si trovavano.
-Do… dove siamo?- domandò incerto.
Gabriel si allontanò di qualche passo da lui, dandogli le spalle. –Nuova Zelanda.- rispose con voce incolore, avviandosi verso un albero che, Sam lo notò solo allora, ombreggiava un grande spicchio d’erba semplicemente distendendo le immense radici verso il cielo. Doveva essere una pianta secolare, con le foglie ampie e il tronco stiracchiato e massiccio coperto di nodi bronzei.
Sam abbassò lo sguardo verso il basso, attirato dal brillio di qualcosa piantato nell’erba. Incastrata e infine protetta dalle radici massicce dell’albero, c’era una lapide fatta di quello che sembrava diamante. Era liscia, ma al suo interno si riproduceva il motivo prismatico tipico dei diamanti che gettava sull’erba una miriade di schegge luminescenti quando il sole sfiorava la sua superficie. Sulla lastra era inciso con una calligrafia obliqua ripassata in oro: “ Sol osculatus est omnis inch cutis qui nunc est tuum durum diamond corpus. Requiescant in pace ”.
-“ E il sole baciò ogni centimetro di pelle che adesso ricopre il tuo rigido corpo di diamante. Riposa in pace. ”- recitò Gabriel, inginocchiandosi nell’erba per sfiorare con un gesto affettuoso la lapide. Inclinò la testa, piegando una delle ali alla sua sinistra per abbracciare quell’oggetto inanimato che per lui doveva significare davvero molto. Si chinò appena per scostare con mano gentile i ciuffi d’erba che ricoprivano un nome: Kendra.
Nessun cognome, nessuna data di morte o di nascita. Solo una frase e un nome.
-Gabriel…- chiamò Sam timoroso. -… lei chi era?-
-Si chiamava Kendra, è vissuta a Gerusalemme sotto il regno di Erode ed era una contadina. Non indossava abiti costosi e non sfoggiava portamenti fieri da principessa, eppure… eppure era bellissima con la sua forza d’animo e i suoi occhi sempre pronti a regalare uno sguardo caritatevole al prossimo. Forse mi innamorai di lei proprio per questo. Kendra era gentile, buona e credeva negli angeli. Ascoltavo le sue preghiere giorno dopo giorno, sorprendendomi tutte le volte che chiedeva qualcosa per gli altri e mai per se stessa. Mi presentai a lei sotto le spoglie di uno straniero stremato dal lungo viaggio e da un attacco dei banditi, e pur non conoscendomi, Kendra non mi negò un’accoglienza gentile.
-Cominciammo a vivere insieme, facemmo amicizia e presto ci innamorammo. In gran segreto contribuivo a rendere rigoglioso il suo raccolto e i suoi guadagni, facilitandole la vita e lei era sempre più felice, sempre più grata a un Dio che secondo lei la stava aiutando. Il suo sorriso era la mia ricompensa, la sua gentilezza il mio incentivo a restare…-
La voce di Gabriel tremò e l’arcangelo chinò il capo, concedendo ai capelli di cadergli davanti agli occhi, coprendoli. Le ali, distese come un lungo tappeto pregiato alle sue spalle, persero lucentezza per qualche istante.
-Ma alla fine loro mi trovarono. I demoni presero possesso di lei e… e me la portarono via. Fui io a ucciderla con la mia spada da arcangelo, così come fui io a seppellirla qui, dove l’ambiente è sempre rigoglioso e tranquillo. Quest’albero lo piantai io e al suo interno dimora la mia vera spada, quella che piantai nell’erba con la promessa di non impugnarla mai più.-
Gabriel chinò il capo, strofinandosi gli occhi con l’indice e il pollice. Sam vide le sue spalle tremare e provò pietà per lui e per la donna sepolta sotto i loro piedi. Non avrebbe mai saputo di aver amato un vero angelo del signore, non avrebbe mai potuto accarezzare le morbide ali di Gabriel. Era morta per colpa di una stupida guerra tra bene e male, l’avevano strappata dalle braccia del suo arcangelo perché questi aveva inutilmente cercato un po’ di pace e di vita normale, umana, senza violenza o possessioni demoniache.
Sì, Gabriel aveva amato e forse se ne era pentito proprio mentre guardava gli occhi della sua amata diventare pallidi, opachi per la morte che veniva a prendersela. Sam immaginò il suo arcangelo piangere sul corpo spezzato della donna che per la prima volta gli aveva concesso di assaporare la felicità, guardò le sue ali e le immaginò sfibrate dal dolore, così pesanti da non riuscire più a sbattere per levare in volo il suo padrone. Forse allora Gabriel era stato costretto a terra come un angelo caduto, un uomo distrutto e privato della voglia di vivere.
Sam si inginocchiò nell’erba e lo abbracciò, spingendogli la fronte contro la sua clavicola. Gabriel tremò per lo sforzo di trattenere le lacrime e si aggrappò a lui, chiudendo gli occhi dalle quali fuoriuscirono piccole gocce di pianto adamantino. Sam lo ascoltò soffrire, gli accarezzò la schiena e la base delle ali con gentilezza, chiedendogli silenziosamente di non dimenticare, ma anzi, di ricordare a se stesso che un tempo aveva amato e che non era colpa sua ciò che era accaduto poi. L’anima di Sam gridò queste cose pregando che Gabriel le udisse.
-Andrà tutto bene, Gabriel.- disse semplicemente, infondendo ogni cellula di energia in quelle parole. Gabriel annuì contro la sua spalla e si raddrizzò, incrociando gli occhi sinceri e dolci di Sam. Senza pensare, gli prese il viso tra le mani e unì le loro labbra in un bacio tenero, soffice come una nuvola. Sam gli circondò i fianchi con le braccia, aderendo al suo corpo con bisogno impellente e per tutta risposta Gabriel fece scivolare la guancia contro quella di Sam fino a raggiungergli l’orecchio per lambirlo con la lingua. Sam ansimò e senza accorgersene cercò di intrufolare una mano sotto la camicia di Gabriel, quando all’improvviso questi si irrigidì.
-NO!!!-
Gabriel scagliò via Sam, mandandolo a schiantarsi contro l’albero e ruotò su se stesso per anteporre le ali splendenti davanti al suo corpo.
Una spada angelica si abbatté su una delle ali più piccole, trafiggendola e restando incastrata tra le penne proprio mentre Gabriel scansava l’appendice piumata con tanta violenza da mandare gambe all’aria il proprietario dell’arma.
L’angelo, un uomo dall’aria atletica con corti capelli castani e gli occhi azzurro intenso spalancò energicamente le ali blu cobalto per recuperare l’equilibrio. Fissava intensamente Gabriel attraverso gli occhiali dalla montatura rettangolare, un ciuffo di capelli che cadeva sbarazzino sulla fronte. Sam non l’aveva mai visto in vita sua, ma non poté fare a meno di ammirare le sue ali luminescenti, ampie, seppur leggermente più piccole di quelle di Gabriel nonostante anche queste fossero sei. Al contrario di quelle dell’arcangelo biondo tuttavia, quelle ali avevano le piume dall’aspetto affilato, come quelle dei rapaci e alcune penne presentavano una leggera maculatura biancastra. Sam non ci mise molto a capire che il nuovo arrivato fosse un arcangelo.
-Ramiel*, anche tu.- mormorò Gabriel, raddrizzandosi con uno sforzo addolorato quando l’ala ferita fu percorsa da uno spasmo.
-Gabriel, quale onore.- rintuzzò Ramiel con voce flebile, quasi effeminata. Aveva un tono acuto e un atteggiamento che lasciava spazio a molti dubbi riguardo la sua sessualità.
-Sei di Raphael, vero?-
-Sì.-
Gabriel tese i muscoli e le sue ali vibrarono mentre ogni piuma veniva percorsa da un riflesso minaccioso che la rendeva affilata come un coltello. Sam vide le penne tendersi, pronte a falciare l’avversario.
-Non farlo, fratello.- sospirò Ramiel. –Senza la tua vera arma non spaventi più nessuno.-
-Questo lo deciderai dopo che ti avrò staccato la testa.-
Gabriel si mosse con la fluidità di un gatto, estraendo la spada angelica dall’ala senza però riuscire a trattenere una smorfia. Piantò i piedi nell’erba fronteggiando fieramente Ramiel.
Dai corpi dei due arcangeli cominciò a sprigionarsi un alone luminoso dorato per Gabriel, azzurro per Ramiel. L’aria crepitò, allontanandosi come scottata dalle ali brucianti di energia angelica. Entrambi impugnarono le armi e guardando la scena, dove Gabriel stringeva gli occhi chiari in un muto avvertimento e stringeva i pugni con la rabbia repressa di chi non aspetta altro che lo scoppio della tempesta, Sam capì di trovarsi sul campo di battaglia di due forze sovrannaturali represse ma pronte a esplodere con la forza di una supernova ormai prossima al rilascio di energia. Qualcosa di enorme stava per accadere e, nonostante non si trattasse dell’apocalisse, Sam non avrebbe saputo dire fino a che punto il precipitare degli eventi avrebbe potuto allontanare l’esito della battaglia dalla fine del mondo già vissuta in precedenza.

*Ramiel: Remiel o Ramiel (in aramaico דעמאנל e in greco ‘Ραμιήλ) è il sesto Arcangelo presente nel libro di Enoch. Il suo nome significa "fulmine inviato da Dio" o meglio "fulmine divino. Nel libro di Enoch Ramiel è a comando di 200 angeli caduti ed inoltre è responsabile della speranza nel mondo. I suoi compiti sono portare le visioni di dio agli uomini e trasportare le anime dei fedeli in paradiso. Secondo altre interpretazioni, secondo le quali gli arcangeli sono tre (GabrieleRaffaeleMichele) a cui sono stati aggiunti quattro angeli corrispondenti ai quattro punti cardinali, Remiel sarebbe l'angelo che permette a Saturno di orbitare intorno alla terra.
 
Angolo dell’autrice:
Allora, credo che qualche precisazione sia di dovere dopo questo capitolo. Dunque, è ovvio che nella serie originale Gabriel non ha mai avuto una relazione tanto stretta con una donna umana, ma non nego di avergli voluto donare (o almeno provare a farlo) uno spessore sentimentale maggiore, considerando che il nostro arcangelo come tale è trattato pochissimo e compare quasi sempre come trickster. Non nego che personalmente ciò mi ha infastidito molto, anche perché mi sono affezionata particolarmente a questo personaggio e (Attenzione, spoiler) alle sue ultime parole prima di morire contro Lucifero.
(DRIIIIIIIN, fine spoiler)
Ebbene, questo come il prossimo capitolo mi sono molto cari, non solo perché cercherò di modellare sui personaggi dei due arcangeli la potenza che si meritano, ma anche perché passo dopo passo cercherò di formare il carattere di Gabriel cercando (forse invano) di restare nel suo adorabile personaggio. Potrei non riuscirci, o potrebbe essere una cosa molto stupida voler modificare fino a questo punto un personaggio già grandioso di suo, ma vi chiedo come sempre di avere pazienza della mia stupidità e vi autorizzo a insultarmi. Detto questo, vi tranquillizzo comunicandovi che non ho dimenticato Castiel, ma Dean si merita un po’ di attesa, e non è detto che abbia finito di torturarlo, ma sì, il nostro angelo arriverà a breve! XD va bene, finiamola con la parte seria e facciamo spazio ai ringraziamenti dei miei più belli angioletti recensori che come sempre alimentano l’andamento della storia e rafforzano in me una fiducia che non credevo di avere!

xena89: le tue recensioni sono sempre più belle, non posso mai fare a meno di rileggerle più volte! Wow, addirittura ti sembra di guardare un episodio leggendo la mia storia? Spero di non deluderti, se devo cercare di creare uno dei bellissimi episodi di questo fantastico telefilm! Eheh, tranquilla, anche se al momento la Sabriel domina la situazione, il Destiel non tarderà a rifarsi, ma non ti anticipo nulla! Come sempre torno a ringraziarti e a chiederti come sempre di continuare a sostenermi in questo piccolo viaggio all’interno della piccola storiella che stiamo vivendo insieme! Un bacio, e grazie come sempre.
 
Sherlocked: oh tranquilla, Gabriel sa come rispondere alle prese in giro di Dean… ad esempio, continuo a chiedermi come il nostro bel cacciatore adesso giri per casa con un palco di corna che gli spunta dalla cima del cranio… messaggio subliminale da parte di Gabriel? Accidenti, controlliamo che Castiel non si stia dando alle orge! Comunque chiunque possiede un Behemah, soltanto che alcuni lo vedono e altri no. Sono i nostri animaletti custodi che, come si suol dire, rappresentano la perfezione che non potendo farsi uomo, si è fatta bestia. ^^ questo Gabriel non lo verrà mai a sapere, adoro vederlo impazzire alla ricerca di un Behemah che assomigli a un paguro (paguro? UN PAGURO???? Davvero, Gabriel?! Nd Tomi – Ehi, sono animaletti sfiziosi, anche tu ne vorresti uno! Nd Gabe). Ad ogni modo, grazie come sempre per i tuoi commenti bellissimi e spassosissimi, li aspetto sempre con ansia e ogni volta che li leggo corro a scrivere per non deludere te e chi mi sta seguendo con tanta pazienza! Grazie! Grazie di cuore!
Hibari_Hope: una recensione bellissima per una lettrice gentilissima! Se tu ti sei commossa leggendo quello che scrivevo, io mi sono commossa sapendo che ti eri commossa XD è sempre bello dare una spintarella ai sogni della gente per aiutarli a immaginare nuove cose e sì, per me gli angeli devono avere ali, sentimenti e tutte quelle cose lì che li rendono tanto umani quanto ultraterreni. Per ora ho trattato particolarmente la Sabriel, ma sappi che il Destiel è in agguato e spero di non deluderti quando lo farò scatenare! Grazie per i complimenti e per l’inaspettato commento, non pensavo potesse davvero piacere questa storia, perciò ringrazio te e coloro che mi seguono e recensiscono per la forza che mi date, spingendomi a proseguire con la pubblicazione. Grazie di cuore per il tuo bellissimo commento! Un bacio e a presto!
ThanatosTH: ohoh, Gabriel ha i suoi alti e bassi, ma se può interessarti sappi che ha davvero provato a infilare un palo su per il retto di Castiel, ma ho dovuto censurare la scena o sarei stata bannata… coff coff, non dire che te l’ho detto! Comunque tranquilla, sono molto affezionata a questi personaggi e farò il possibile per aiutarli, ma Dean si merita un po’ di dolore, non lo perdonerò per aver combinato quel casino con Castiel! E poi dicono che gli uomini non sono imbecilli a volte!                Be’, detto ciò come al solito ti ringrazio, a costo di essere picchiata per la troppa monotonia, ma non posso fare a meno di sentirmi felice ad ogni commento che leggo. Grazie ^^
Tomi Dark Angel
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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