Capitolo IX
Iedike
mandò il cavallo al galoppo, ma poi lo rallentò
ad un trotto sostenuto una
volta arrivata al villaggio: non voleva travolgere nessuno e, grigiore o no, i bambini avevano sempre
la brutta abitudine di bighellonare proprio nel mezzo della strada.
Uscì dal
villaggio, passò il ponte ed infine arrestò la
bestia davanti alla casa di
Jens. Smontò, legò il cavallo e bussò.
-Jens,
sono Iedike, aprite.- disse. Subito la porta di legno robusto si
schiuse e Cane
balzò fuori, facendo le feste alla fanciulla.
–Giù, Cane.
L’anziano
fece per salutarla, ma scorgendo la sua espressione, un misto di
tristezza,
disperazione e confusione, la fece entrare senza dire nulla; la
casupola non
era vuota però: Albafica Van Dijk era seduto al tavolo
sbilenco.
-Monsieur
Van Dijk, di nuovo buongiorno.- disse la giovane, con una riverenza.
Albafica
aveva dormito ben poco: il sonno era stato irrequieto, pieno di sibili
e
sussurri strani, inquietanti. Si era svegliato di soprassalto, ma non
ricordava
il perché, così aveva deciso che era inutile
perdere altro tempo ed era andato
a trovare il vecchio Jens Andersen.
L’uomo
l’aveva accolto nella stanza principale della sua malmessa e
modesta dimora,
offrendogli la solita grappa, che però il ragazzo aveva
rifiutato: ormai
conosceva bene gli effetti di quel liquido malefico e voleva evitare di
ritrovarsi di nuovo gola e stomaco in fiamme.
-Allora,
vi siete divertito, oggi al maniero?- chiese l’anziano,
quando il giovane
Piscis si fu accomodato.
-Direi che è stata una visita educativa.- rispose Albafica.
-Oh,
immagino… allora, le baronessine Eckersberg sono di vostro
gusto?- inquisì
l’uomo, con un sorriso bonario e divertito dipinto in volto.
-Se
potesse, le chiederei in sposa entrambe, domattina.- rispose il
giovane, a
tono, facendo un mezzo sorriso.
Jens
si mise a ridere. –Ah! Allora avete anche senso
dell’umorismo! Bene, bene. Mai
fidarsi di chi non sa farsi due risate. Ora, torniamo a noi.-
iniziò, tornando
serio –Che idea vi siete fatto?
Albafica
si strinse le spalle. –Uhm… difficile a dirsi. Ho
escluso il conte, sua sorella
e le sue nipoti e la signorina Bernstein, ma…- tacque un
secondo, cercando le
parole giuste –Ma ho ancora dubbi sul conte Ludvig e sulla
contessa.
Jens
bevve un sorso di grappa, poi annuì. –Comprendo e
credo sia giusto così, che vi
facciate le vostre idee… ma credetemi, quella povera bambina
non c’entra nulla,
ve lo posso giurare sulla tomba di mia moglie e di mio figlio. So che
può
sembrare un tantino strana… ma che dico, quella ragazzina
è strana, ma non è
cattiva e non farebbe del male a nessuno, tranne, forse, a sua cugina.
-Non
intendevo accusarla.- disse il giovane straniero, colpito. Non erano le
parole
di un servo, erano quelle appassionate e piene di affezione di un padre.
-Lo
so.- rispose Jens –Lo so bene. Vi prego, fidatevi di lei,
Friederieke…- ma non
potò continuare, poiché si udì il
suono di zoccoli che si avvicinavano, un
nitrito e poi un bussare insistente.
-Jens,
sono Iedike, aprite.
-Parli
del Diavolo, spuntano le corna.- sorrise l’anziano, alzandosi
scortato da Cane,
che poi balzò addosso alla contessa. Albafica rimase al suo
posto, in silenzio,
guardandola entrare: non indossava più l’abito
rosso, ma uno marrone scuro,
semplice, adatto alla cavalcata. Il viso lo attirò: sembrava
molto pallida e
gli occhi erano inquieti, incapaci di posarsi stabilmente su qualsiasi
cosa,
non pareva la stessa giovane donna di poche ore prima, come se fosse
tormentata
da chissà quali orribili e spaventosi pensieri.
La
contessa gli rivolse una riverenza ed un saluto, ma la voce sembrava
incerta;
si sedette anche lei al tavolo. Jens le versò una chicchera
di grappa. –Bevete
bambina, che pare ne abbiate molto bisogno.
La
giovane prese la tazza e mandò giù quel fuoco
liquido, ma evidentemente su di
lei, che aveva sangue danese nelle vene, l’effetto non era lo
stesso di quello
che aveva sul Saint, perché non diede nemmeno segno di aver
bevuto un alcolico
tanto forte.
-Contessa,
parlate pure. Avete una faccia, qualcosa vi preoccupa.- la
esortò l’anziano
stalliere.
La
ragazza tacque per qualche istante, poi sospirò.
–Dovevo parlarvi di quella
questione, ricordate, no? Ma penso di aver sbagliato momento, avete
ospiti…
Jens
si sedette e scrollò il capo. –No, parlate
liberamente davanti al signor Van
Dijk. Lui sa.- disse, alzando un
sopracciglio. –Potete fidarvi.
Friederieke
rivolse uno sguardo indagatore ad Albafica. Tu
sai davvero?
Il
giovane semplicemente annuì e, se non fosse stato il
cavaliere di Piscis, le
avrebbe preso le mani, per rassicurarla. –Non abbiate paura
di parlare davanti
a me.
-Potrei
sembrarvi pazza, signor Van Dijk.- gli rispose la giovane
–Perché nulla di ciò
che devo dire pare avere un senso.
-Non
è necessario che esista un senso, se qualcosa è
vero.- la rassicurò il giovane
straniero.
La
contessa sospirò. –Jens vi ha parlato del
grigiore, immagino.- Albafica annuì.
–E’… quando è nato, era
limitato soltanto al villaggio e nemmeno a tutto… si
è
espanso pian piano, di giorno in giorno, per mesi, dal centro del borgo
fino
alle ultime case e poi verso i campi. All’inizio pensavamo
fosse solo quella
malinconia che coglie la mia gente in inverno, ma più
passava il tempo, più
peggiorava: la gente iniziava ad essere sempre più stanca e
svuotata. Ad un
certo punto Frydenjord si è popolata di… morti
che camminano. La gente si
alzava la mattina, andava nei campi e tornava la sera. Qualcuno andava
all’osteria, altri rimanevano in casa, ma… ma
è come se avessero smesso di vivere,
persino i bambini non ridono più, giocano come se fosse un
loro dovere, ma non
si divertono. Questo è un villaggio di fantasmi, che ogni
tanto si riscuotono
per qualche spaventoso attacco d’ira, come se fossero delle
belve assetate di
sangue. E ora questa sensazione spiacevole, di stanchezza, che provo
stando al
villaggio, la provo anche al castello. Pian piano…
è come se fosse una foschia
che lentamente sale dai campi e oggi è finalmente giunta
nella mia dimora. Mi
sono sentita così stanca…- spiegò.
Jens
strinse la bocca in una linea sottile e amara. –E
così il morbo si propaga… Se
continua così, fra qualche mese sarà ad
Århus… e poi in tutta la Danimarca.
Friederieke, altri ne risentono, su al castello?
La
ragazza scrollò il capo, ad occhi bassi. –Non lo
so… forse la signorina
Bernstein, negli ultimi giorni sembra sempre immersa in uno strano
torpore… e
forse anche mio padre, è già un uomo cagionevole
di salute…
-Chi
è di mente debole è il primo a cedere al grigiore.-
disse Jens al giovane ospite. –L’ho notato quando
ha iniziato a diffondersi.
Attacca la mente delle persone e le loro anime, non il fisico. Su di me
ha
pochi effetti, per via del mio Cosmo, che seppur infimo,
c’è. E anche voi,
Iedike, siete stata poco intaccata perché avete una mente
forte…
La
giovane sospirò. –Temo che vi
sbagliate… ho una mente forte, ma è come se anche
il morbo si fortificasse, ormai sta intaccando anche me.
Albafica
sentì una fitta al cuore, uno strano e doloroso dispiacere.
No, il grigiore non poteva
incantare anche la
contessa! La Stella Malefica non poteva sacrificare anche lei a Hades!
Non
poteva permetterlo e non voleva che
accadesse perché… ma quando provò a
pensare al perché, non lo trovò. Sapeva
solo che voleva che lei si salvasse. Di certo perché era una
creatura
innocente, non poteva essere altrimenti.
-Contessa,
se avete tenuto duro fino ad adesso, significa che siete forte. Non
disperate.
-Come
posso non disperare, signor Van Dijk? Se nessuno ci
aiuterà… non voglio nemmeno
pensarci.- rispose la giovane.
-Ma
il
signor Van Dijk è qui per aiutarci, bambina.-
s’intromise Jens. Rivolse uno
sguardo al guerriero. Fidatevi di lei,
non ve ne pentirete. Aiutatela.
-Dite
davvero?- la fanciulla si rivolse a Jens, con gli occhi sgranati pieni
di
speranza, poi si voltò verso lo straniero
–È vero, signor Van Dijk? Ci
aiuterete?
Albafica
annuì.
-Ma…
come potete voi, che siete un uomo, sconfiggere questa piaga?- chiese
la
ragazza.
Jens
prese un’altra tazza e la mise di fronte al suo ospite, poi
versò grappa per
tutti. –Mi sa che sarà un lungo pomeriggio.
Albafica
sospirò.
-E
così la contessina inizia a sospettare, eh?- era rimasto in
silenzio per tutto
il tempo, ascoltando il riassunto del suo sottoposto. Fece un sorriso.
–E
allora lasciala sospettare.
-Non
è rischioso?- chiese l’interlocutore.
-Come
hai detto tu, potrebbe tornarci utile, molto utile. Quel Jens la sa fin
troppo
lunga e quello straniero... non mi fido di lui. Credo che non sia chi
dice di
essere.-
Poteva
essere che quella vecchia volpe del Patriarca…?
Scrollò il capo, infastidito
dal pensiero.
-E
allora chi è?
-Non
lo so ancora, anche se ho un sospetto e se fosse fondato... ma ne
riparleremo,
ora torna al maniero e tieni sottocontrollo quella mocciosa.-
ordinò, seccato.
-Sì.
-La
ragazza può esserci utile, ma può anche scoprire
troppo e riferire a quel
vecchiaccio.- ammonì il suo sottoposto. Non si fidava di
Friederieke
Frydendahl, fin troppo sveglia, per essere così giovane.
-Non
accadrà.
-Oh,
ne sono certo. Hades ti ricompenserà bene…- rise.
Iedike
aveva ascoltato, senza fiatare, tutto il racconto di Albafica Van Dijk
e ad
ogni parola la sua iniziale incredulità aveva lasciato il
posto ad una certa
irritazione. Lei parlava di cose serie e quei due… disgraziati si beffavano di lei?!
E
quindi quel giovane olandese avrebbe dovuto essere uno dei…
Saint di Athena? Un
guerriero in grado di distruggere una montagna con un pugno e di
spostarsi più
veloce del vento, che combatteva in nome della dea pagana Athena,
signora della
giustizia e protettrice dell’umanità, ora
impegnata nell’eterna guerra contro
il dio degl’Inferi Hades?!
Ma…
la credevano una bambina credulona o cosa?
Cercò
di mantenersi calma: sia Jens che il signor Van Dijk avevano bevuto,
probabilmente l’alcol aveva annebbiato loro la mente.
-Signori…
direi che è una storia interessante, ma davvero pensate che
io possa credervi?-
chiese –Per l’amor di Dio, sono favole da ubriachi
o storie da raccontare ai
bambini per farli addormentare!- esclamò, indignata.
Jens
sospirò: doveva immaginare una simile reazione, dopotutto
Iedike era stata
cresciuta da timorati di Dio che nulla sapevano della realtà
del mondo.
–Contessa, state calma…
-No
che non sto calma! Mi sono fidata di voi, vi ho raccontato…
e tutto ciò che
ottengo è che vi prendiate gioco di me?!- disse. Sentiva di
avere le lacrime
agli occhi, come aveva potuto essere tanto sciocca ed ingenua?
Albafica
intervenne. –Vi prego contessa, credetemi. Sono stato
sincero, non mi sto
affatto prendendo gioco di voi.- le disse, con un tono di voce
ragionevole e un
poco supplichevole.
-E
allora dovete essere pazzo o ubriaco, signore.- gli venne risposto.
-Iedike,
non fate così. So che è difficile da comprendere,
ma… fidatevi bambina, mia
moglie vi fu madre di latte, dovrà valere qualcosa.- le
disse Jens –Se proprio
non ci credete, il nostro signor Van Dijk vi dimostrerà di
non avervi mentito.
La
ragazza, ormai stanca di quella situazione, si alzò e fece
per andare alla
porta, ma Albafica, decidendo che ormai, dopo averle detto tutto,
doveva pure
convincerla, in qualsiasi modo fosse necessario, le comparve davanti.
Si era
mosso alla velocità della luce e la contessa non aveva
potuto certo vedere il
movimento, quindi la ragazza lanciò un urlo sorpreso e
atterrito.
-Che
stregoneria è mai questa?! Come avete fatto?!- disse la
ragazza.
-Ve
l’ho già spiegato, mi pare.- le rispose.
Friederieke
Frydendahl si voltò verso il suo vecchio amico, che
annuì, poi si voltò a
fissarlo negli occhi.
-È
tutto vero.
Albafica
annuì. La ragazza si portò le mani davanti alla
bocca, mentre gli occhi le
diventavano lucidi: se il racconto dello straniero era veritiero, come
avrebbero potuto battere un dio?!
-E
allora è tutto perduto. Frydenjord è perduta. La
mia famiglia è perduta.-
sussurrò.
Jens
si alzò e le mise una mano sulla spalla. –No, non
lo è. Il signor Van Dijk è
uno dei Saint più potenti, saprà come aiutarci.
Confidate in lui, Iedike. E
voi, Saint di Piscis, abbiate fiducia in questa giovane, come alleata
vale
certo più di me. Signorina Friederieke, siete disposta ad
aiutarci?
La
ragazza annuì. –Per il bene del villaggio, di mio
padre e di mio fratello. Ma
cosa posso fare io?- chiese.
Albafica
le fece un mezzo sorriso rassicurante. –Conoscete questo
posto meglio di me e
potete arrivare là dove Jens non può. Dovrete
essere i miei occhi e le mie
orecchie, signorina contessa.
La fanciulla tentennò per un istante, poi gli rispose. –Ebbe, così sia. Vi aiuterò.
Allora? Dubbi?
Sospetti? Teneteveli, che con Beth, non si sa mai che
succederà XD