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Autore: Columbrina    09/01/2013    4 recensioni
Avvertimento OOC per sicurezza. Perdonare qualunque incongruenza con il personaggio.
 Quattro storie nello stesso destino, come non andrebbero mai raccontate.
 
 
Birth.
 Aerith Gainsborough, presto, sarebbe andata all’altare. Se lo promise, o meglio gliel’aveva promesso. Sarebbe stata la sposa più bella del mondo, con quegli occhi brillanti che avrebbero esaltato un colore così tenue come il bianco, al suo fianco solo gioia. Nessuna barricata poteva ferrare la certezza.
 
 
Life
 “Trascorri così il tempo quando non hai rogna in giro?”
 “O faccio questo o prendo a pugni qualche belloccio. La più allettante è sicuramente quest’ultima, ma non posso fare questa carognata al futuro marito della mia migliore amica”
 “Giusta osservazione. Comunque, non dovresti essere con Aerith?”
 “E tu non dovresti essere con Cloud?”
 
 
 Death
 “Tu cosa pensavi di fare, piuttosto. Volevi ucciderti? Perché? Pensavo ormai che fosse tutta acqua sotto i ponti. Mi sbagliavo? Certo, perché sono stata una stupida a credere di poterti dare una chance …”
 “Una passeggiata. Ecco cosa volevo fare”
 “No, un suicidio premeditato. Ecco cos’era.”
 
 
 
 Synthesis
 Questa è una fantasia ancora da scrivere.
 
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife, Tifa Lockheart, Zack Fair
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Contesto generale/vago
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#24. Me and Mr Jones
 

 
"Sembriamo due animali in quarantena"
"Io sono sexy per lo meno ..."
E Zack ricevette un sincero buffetto dalla sua pasciuta amica, che si era improvvisata crocerossina del sorriso dopo che il doloroso ‘risveglio’ del suo migliore amico lo aveva spedito per una manciata di minuti nello spazio profondo, di cui non ricorda il benché minimo sentore. Sta di fatto che la settimana appena trascorsa si era consumata in un rollio di realtà che nemmeno il suo ultimo briciolo di onniscienza sa se sono realmente accadute o meno, quanto era in balia di sollievi effimeri e felicità cieche.
Non biasimava Cloud per quello che gli aveva fatto, anzi gli era grato perché ora più che mai era redento verso le conseguenze che avrebbero costellato il calvario. A questo pensiero il suo volto s’imbrunì e Tifa, seduta accanto a lui su quel divano arrangiato a letto, mise giù quell’espressione di sostenuta offensiva.
“Ehi, stai tranquillo. Aerith non è una persona rancorosa”
Zack le sorrise, grato per tutto ciò che stava dimostrando. Non avevano mai coltivato una sana amicizia, tutto ciò a causa dell’irregolare altalena di ostacoli che ogni volta gli avevano impedito di approfondire una conoscenza degna di essere chiamata tale. Andava così da quasi due anni e Zack era abituato a rivolgersi a lei con forzata spontaneità, vedendola solo come l’immagine arrangiata di eterna fidanzata del suo migliore amico - avevano alti e bassi come tutti - e devota fino al midollo.
La ringraziò, tornando a trangugiare il cibo riscaldato che faceva da rifornimento insieme alla caldana di una coperta smunta, che si infilava docilmente tra le forme prosperose e pasciute di Tifa, e un film con il signor Jones.
Un carisma da vendere e l’irriverenza verso le donne rendevano pan per focaccia a una personalità forte come quella di Zack. Il signor Jones, per anni, era stato un sogno proibito e poi un reale incubo, cullato solo nelle note di una famosa ballata che era stata gratificata come la migliore colonna sonora di un film indipendente come quello, risultando un inaspettato successo commerciale.
La signora Jones, invece, era una donna d’altri tempi a cui nessuno poteva aspirare e che il signor Jones immaginava come sua degna compagna, per non dire complice, perché entrambi erano ingarbugliati nei desideri della vita. La signora Jones non si dava mai per vinta e per questo cantava e sorrideva sempre, anche quando non c’era nulla da fare.
Canticchiarono insieme il motivo andante corredato a un testo altrettanto elementare, recitando quasi, senza sapere di essere proiettati in uno scenario che attendeva solo loro due per essere completo. Ogni tanto Zack smorzava drasticamente le smorfie dettate dal canto, per ovviare che il colpo inferto da Cloud era ancora fresco e non aveva sortito ancora in pieno il suo effetto; Tifa, allora, smetteva anche lei di battere pletoricamente a tempo le mani e deformare con piglio lieto quel viso che non aveva mai visto la deturpazione. E allora ridevano a singulti convulsi.
Il film riprese e i pensieri scemavano. Una forza motrice li spingeva ad addentrarsi in confini che non avevano mai osato valicare, che si traducevano in sguardi fugaci che imploravano un desiderio latente, che veniva represso quando si sorridevano laconici; non era dettato da una bramosia invadente, questo no, però Zack necessitava di una terapia intensiva, di una calura ospitale, dal piglio quasi materno e solo Tifa, dal suo pulpito di madre, avrebbe potuto allietare un po’ i suoi sogni che si susseguivano come quelli di un bambino appena nato, che non può fare altro se non sognare.
“Cloud non tornerà stanotte … ” soffiò lei, che non aspettava neanche un cenno di conferma da parte di Zack, che si stupì nel constatare che sorrideva tranquillamente, come se non stesse succedendo nulla alla bocca delle sensazioni che non riusciva a esternare. Lui, che di allusioni ne aveva fatte tante, a cuor leggero.
“Certe volte rimpiango di non avere un cucciolo” rise, abbassando lo sguardo.
“Allora sarò io il tuo cucciolo stanotte” annunciò, foderandosi sempre più nella profondità calda della trapunta. Tifa gli sorrise grata, senza neanche abbandonarsi a un buffetto per l’irriverente capacità di Zack di mettere tutto a fuoco. “Tranquilla non ti toccherò. E’ terreno di Cloud… E poi il sesso con le donne gravide è scomodo”
Tifa rise, stavolta abbandonandosi al buffetto sulla guancia che forse Zack ha istigato giusto per il gusto di provarlo, perché i buffetti di lei erano intrisi di una materna comprensione, di un affetto speciale che la vita ha dato opportunità di conoscere.
“Tanto meglio. Anche il sesso con i porcellini non è dei migliori” fu la risposta pronta di Tifa, che sosteneva l’umorismo di Zack con altrettanto trasporto
“Dici questo perché invidi la nostra pelle così elegantemente setolosa”
“Le setole sul sedere, però, non sono così eleganti”
“Io le porto con classe”
“Sì, ma il sesso è ugualmente fuori discussione” ribadì nuovamente, lasciandosi andare a una convulsa gesticolazione delle mani
“Perché, ci speravi?”
Intanto Mister e Miss Jones scarrozzavano felici lungo la via del non ritorno, perché la vita è un biglietto di sola andata.
Rinnovati da una nuova coltre di pensieri, da cui trafugavano linfa nuova, scroccavano qualche pezzo del film di tanto in tanto giusto per tenersi compagnia in quella grottesca combutta di silenzi che non facevano altro che alimentare i sospetti su Cloud e su di loro; Zack carezzava ogni tanto il ventre pasciuto dell’amica, lasciandosi andare a pianificazioni di spettacoli di marionette e scherzando sul fatto che Aerith aveva un futuro come sarta di burattini, mentre Tifa trangugiava quella goduria latente, col volto imbrunito da quel pensiero fugace, ma prepotente che avrebbe voluto Cloud al suo fianco, a pianificare sussurri mentre le carezzava il ventre, come tante altre sere in effetti.
Poi, quando il cuore della notte stava per spiccare il volo, si poteva vedere la cespugliosa chioma color pece di Zack, simile a un arbusto di rovi intricati, che copriva le spalle nude di Tifa; il peso della testa e dei suoi sogni tutti su di lei e il volto di un bambino appena nato che non smette di fare sogni placidi. Stanca anche lei delle consapevolezze che pesavano sui suoi occhi, posò l’ennesimo sguardo mite su quello chiuso di Zack, perdendosi come aveva fatto finora, guardandolo come una madre fiera e soffermandosi furtivamente sulla gota arrossata e sulle labbra esangui, per niente turgide, ma che non sembravano compromettere la bellezza fanciullesca del volto dormiente. Allora si infilò ancor più in profondità della calura e lo abbracciò, cingendolo col braccio e stringendolo come per trovare sollievo in quella fredda notte in cui i sogni andavano a dormire con le proibizioni, con annesse inibizioni. E si addormentarono abbracciati, insieme alle voci Mister e Miss Jones che morivano al calare di un nuovo tepore.
Anche Cloud ed Aerith dormivano, ma non vicini come loro, anzi restavano lontani, abbracciandosi in sogni che sospiravano a conti fatti.

Eppure le loro mani si stringevano ancora vorticosamente come due amanti.

 
 
 
 
 
 
 
Synthesis
 
#Me and Mr Jones: E’ una delle canzoni che preferisco di Amy e solo l’immagine di un uomo – un Mr Jones a cui tutte possiamo aspirare – che prende a pugni l’egoismo degli altri con sagacia e beltà ha saputo fare da sfondo perfetto a questo cameratismo che ha un che di forzato, lo ammetto. Però è di Zack e Tifa di cui stiamo parlando, che hanno uno spessore talmente incisivo da poter dare spontaneità a un topos che è stato rielaborato in tutte le possibili salse. Questa è una salsa un po’ agrodolce, intrisa di auspici e di nuove aspettative che prendono il sopravvento sui sensi di colpa e sugli standby.
Questo capitolo lo paragonerei a una porta che si scardina; come se queste aspettative avessero sbloccato il passaggio che impediva un’evoluzione dei pensieri che erano intrappolati nelle rispettive bolle.
 
Tifa e Zack sono i personaggi più spontanei a mio parere, sebbene alcune loro sfumature possono trarre in inganno o essere fraintese; sono spontanei nel senso che sono loro che delineano le parole che mi limito solo a riportare, solo loro che gestiscono me e queste mani che sanno muoversi con velocità sufficiente per impedire che i pensieri vadano persi in un turbine di sabbia e vento.
Tifa, trovatasi dinanzi all’ennesima frantumazione – ancora una volta causata dall’egoismo di Cloud, un egoismo che giustifico questa volta – e messa con le spalle al muro, si ritrova a raccogliere i cocci: quelli di Zack, pronto a redimersi. Cloud, stavolta, ha saputo svegliarlo da un sogno che credeva eterno, dimostrandosi un ottimo mediatore tra l’incoscienza e la volontà di Zack, liberandolo da un limbo in cui era inesorabilmente intrappolato.
Tifa e Zack si scoprono confidenti, meditando anche sui buchi di trama che ha quel loro rinnovato rapporto: lui l’ha sempre vista come la fidanzata secolare del suo migliore amico e lei faceva altrettanto; solo poche chiacchiere argute, un sorriso e poi tornava tutto come prima. Nella concezione iniziale di Cheats, quel maledetto prologo che rappresenta sostanzialmente un buco di trama imperdonabile, quando Zack vede per la prima volta Tifa tira fuori un lungo fischio e le confessa di essere più interessato alle sue tette che alle sue chiacchiere; Tifa rotea gli occhi e controbatte: “Peccato tu non abbia le tette, allora. Saresti stato decisamente interessante anche tu”. Zack, allora, prende a trattare quell’arguzia con i guanti bianchi, rivelandosi poi un sempliciotto sentimentalista, ma niente di più. A parte quel pomeriggio trascorso insieme, Tifa e Zack non avranno – almeno fino all’inizio di Cheats – altre occasioni per approfondire il loro rapporto.
Dopo quel brainstorming sul fatto che i maiali e le donne gravide sono oggetti del sesso poco convenienti, Tifa e Zack si addormentano abbracciati, con le voci di Mr e Mrs Jones che se ne vanno, proprio alla fine del film. Ricordo di aver preso ispirazione da una scena simile che avvenne in estate: mio cugino e la fidanzata si addormentarono sul divano della casa al mare, mentre alla televisione stavano dando L’uomo bicentenario con quel geniale Robin Williams. Erano divertenti, perché lui russava e la saliva della bocca di lei aveva lasciato un alone bluastro sulla sua camicia.
 
Approfondiremo sulla notte di Cloud ed Aerith nel prossimo capitolo.
 
 
Ringraziamenti a:
 
Aeris aka Hilda,che mi ha allietato il cuore dai molti tormenti che hanno costellato la stesura di Cheats, riuscendo a essere esaustiva e rassicurante. Ancora grazie.
 
E a Manila che sorregge i miei sforzi sovrumani. Tesoro, per quando riguarda le disavventure, mi farò perdonare presto, lo prometto.
 
Grazie anche a voi, lettori del silenzio.
 
 
A bientot,
S.
 
   
 
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