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Autore: Em Potter    10/01/2013    5 recensioni
Questa è la storia di una ragazza che subisce un profondo cambiamento, che da ragazzina timida e profondamente infantile diventa una donna forte e coraggiosa.
Lei è Ginny Weasley, e questa è la sua storia.
Dalla storia:
«Ho detto la pura verità a tutti gli studenti della mia scuola.» disse Silente serio. «E la verità è che tu sei un'innocente capitata a favore di Lord Voldemort al momento giusto e proprio come voleva e sperava lui.»
«Sono una debole e T-Tom R-R-Riddle ha sfruttato la mia debolezza...»
«Lord Voldemort ha sfruttato il tuo coraggio. E solamente un atto di coraggio del genere poteva garantirgli la rinascita, solamente il tuo coraggio, Ginny Weasley. Fidati, Voldemort è abilmente furbo nel scovare le sue vittime e non avrebbe continuato con te se non fosse assolutamente certo di che persona sei. Ha cercato di scoprire tutto di te, proprio per questo.»
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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LA BATTAGLIA DI HOGWARTS.


Ginny e Tonks correvano a perdifiato nel corridoio del settimo piano. Probabilmente erano dirette verso il parco del castello dove Remus guidava un gruppo di combattenti ma Ginny non osava fiatare, non osava chiedere nulla a Tonks che sicuramente stava tormentandosi l'anima per sapere cosa stesse succedendo a suo marito. La ragazza non osava neanche dare a Tonks parole di conforto... perchè in quel momento sarebbero state parole vuote e inutili. 
Dopo cinque minuti, la donna si fermò di botto con la bacchetta pronta e puntata dinanzi a lei: c'erano dei Mangiamorte che bloccavano il passaggio sulle scale e ghignavano come matti. Ginny trasse un profondo respiro e prese la bacchetta dalla tasca dei suoi jeans, puntandola contro i due uomini mascherati. 
"Guardate chi abbiamo qui!" fece beffardo un Mangiamorte. 
"State forse andando da qualche parte, belle fanciulle?" chiese un altro, con una smorfia di disgusto. 
Ginny era furibonda, ma anche combattiva: di certo non poteva rispondere ai due Mangiamorte che lei e Tonks non andavano da nessuna parte in particolare, lasciarli lì impalati ed essere a loro volta lasciate incolumi mentre si allontanavano. No... i Mangiamorte non erano così generosi da lasciarle in pace, soprattutto in quel momento che era scoppiata una guerra. "Allora... avete perso la lingua?" aggiunse il primo Mangiamorte e Tonks spedì contro di lui un incantesimo. 
Cominciarono a combattere, mentre la ragazza cercava di tenere il passo veloce di Tonks e spediva incantesimi ai due Mangiamorte, uno dietro all'altro in modo molto rapido. Lampi di luce rossa, blu e, con gran orrore per le due combattenti, verdi schizzavano da tutte le parti sul soffitto e sulle parenti, ma le due ragazze si concentrarono al massimo per dare del filo da torcere a quegli uomini, che sembravano molto abili ed esperti. 
Ginny non mollò neanche per un secondo ma il combattimento finì subito: ebbe una grande idea geniale. 
"Glisseo!" esclamò sicura di coglierli di sorpresa, e le scale di pietra sotto i Mangiamorte diventarono un lungo scivolo e li fecero crollare rumorosamente al sesto piano come se fossero delle palle da bowling nere e particolarmente grosse. 
Tonks fissava la ragazza in modo ammirato. "Davvero ottimo!" disse, ansimando. "Ma mi sa che dobbiamo scendere per l'altra scala adesso... andiamo!" aggiunse, facendo velocemente dietrofront e iniziando a correre verso il lato opposto del corridoio. 
In un attimo, si ritrovarono di nuovo fuori alla Stanza e un'esplosione costrinse le due a fermarsi: Tonks prese con una mano sola l'altra per i vestiti e la strattonò lontano dalla finestra vicina, a cui mancavano diverse lastre di vetro a causa di quell'esplosione che le aveva fatte spaventare a morte. 
"Che cosa succede?" chiese Ginny mentre si alzava dal pavimento, guardando a destra e a sinistra in maniera nervosa. 
"Credo provenga dal parco..." Tonks corse verso la finestra distrutta e lanciò una fattura di sotto, probabilmente verso qualche Mangiamorte particolarmente assatanato ad uccidere, salvando chissà quale studente dalla loro furia. Ginny capì in un baleno le sue intenzioni e si precipitò anche lei alla finestra, se ancora poteva chiamarsi in quel modo, e spedì una fattura potente che mancò un Mangiamorte mascherato e rischiò di colpire uno studente sbucato dal nulla. 
E non sembrava l'unica che stava rischiando di colpire gli innocenti: Grop il gigante si faceva largo tra la folla dei combattenti battendo forte i piedi. 
"Speriamo che ne calpesti!" esclamò la voce di suo fratello Ron, proveniente da una zona imprecisata del corridoio. 
"Basta che non siano dei nostri!" ribattè Ginny prontamente, e si sporse ancora un poco dalla finestra. Puntò decisa la bacchetta contro un Mangiamorte e gli spedì contro una fattura di assoluta precisione che lo colse il pieno mandandolo a cozzare contro la balaustra di marmo. 
"Brava!" ruggì la voce di Aberforth Silente, alla guida di un manipolo di studenti. 
Compiaciuta, la ragazza scorse suo fratello e gli altri due ragazzi. 
"Hai visto Remus?" chiese Tonks ad Aberforth. 
"Stava combattendo contro Dolohov... poi non l'ho più visto!" rispose, e sparì correndo via. 
Ginny fece un respiro, guardando una Tonks bianca come un cencio. Cosa poteva fare in quel momento? Come poteva mai rassicurarla? Quali stupide parole di conforto, che non avrebbero confortato proprio nessuno, poteva mai dirle? Era inutile, inutile davvero... ma provò con le uniche parole che le venissero in mente, perchè non c'era altra alternativa se non restare in silenzio. E lei non riusciva a stare in silenzio. 
"Tonks... Tonks sono sicura che sta bene" mormorò. 
Ma lei non l'ascoltò per niente e sparì anche lei dietro Aberforth. E in quel momento? Ginny era rimasta sola nel bel mezzo di una battaglia e non era assolutamente colpa di Tonks, che era preoccupata per suo marito che stava combattendo. La colpa era solamente dei suoi genitori che l'avevano lasciata in quella odiosa Stanza a farla marcire mentre loro erano in battaglia, non pensando minimamente che ci potesse essere un intoppo di qualunque tipo, come quello. Purtroppo per loro avevano sbagliato qualche conto: la Stanza serviva ai tre ragazzi e lei non sapeva che fare e dove andare mentre il maestoso castello di Hogwarts cadeva a pezzi per lo scontro tra Mangiamorte e Hogwartiani. 
Non era meglio se fosse scesa da subito in battaglia con la famiglia? 
"Se la caveranno" fu la risposta ovvia del solito Harry Potter. "Noi torniamo subito. Tu stanne fuori, resta al sicuro... andiamo!" 
Harry non riuscì a guardarla negli occhi un secondo di più e fece cenno ai due amici di seguirlo velocemente nella Stanza: Ron lanciò uno sguardo triste alla sorella, e allo stesso tempo ammonitorio come se avesse voluto dire di restare al sicuro e basta, e corse anche lui; Hermione, dal suo canto, aveva un espressione indecifrabile... un espressione di spavento e preoccupazione, ma anche lei seguì i due amici. 
Ginny rimase da sola in corridoio, con le urla e gli scoppi che si udivano in maniera soffocata. 
Dopo dovrai tornare alla Stanza... stanne fuori... resta al sicuro.
Ma non capiva proprio che Ginny non sarebbe rimasta per nulla fuori e al sicuro? Lei voleva combattere, voleva dimostrare a tutti che anche lei avrebbe combattuto fino all'ultimo per il bene del mondo. E nessuno, neanche il suo fidanzato che voleva tanto proteggerla, poteva impedire che ciò avvenisse. La ragazza guardò per l'ultima volta la Stanza e partì a tutta velocità nella direzione presa da Tonks e da Aberforth, non desiderando altro che trovarli e unirsi a loro. 
Scese le scale a tre alla volta, rischando di rompersi l'osso del collo, e arrivò nel corridoio del sesto piano: quello del settimo piano era una sala relax in confronto. La folla dei combattenti era fittissima lì, che Ginny non poteva neanche intervenire per paura di mutilare studenti innocenti. Si abbassò appena in tempo per evitare un lampo di luce scarlatto e, superando con un balzo una pozza di sangue, scese al quinto piano e in cinque minuti si ritrovò nel corridoio del secondo piano. 
Continuando a scendere le scale, intravide Aberforth e la chioma rosa cicca di Tonks. 
"Impedimenta!" esclamò Ginny puntando la bacchetta contro un Mangiamorte, e con un fragoroso colpo di bacchetta spedì l'uomo dal volto scoperto e arcigno lontano da una studentessa, che la guardò raggiante di felicità e la ringraziò con lo sguardo per averle salvato la vita. "Stupeficium! Impedimenta!" 
"Non ti arrendi?" sbottò un Mangiamorte, ringhiandole contro. 
"STUPEFICIUM!" 
"Avada..." 
Qualcuno si lanciò su di lei e la costrinse ad abbassarsi, mentre la Maledizione Senza Perdono colpiva il muro. 
"Micheal!" fece Ginny sorpresa, trovandosi tra le braccia del suo ex ragazzo, che aveva appena Schiantato il Mangiamorte. 
"Dio... che spavento" mormorò Micheal. 
"Da dove sei sbucato?" 
"Ringrazia il cielo che sono sbucato..." 
"Ringrazio il cielo. Sono in debito con te!" gli disse lei, mentre correva verso la Sala Grande e sorrideva a Micheal. 
Raggiunse velocemente la Sala Grande e... constatò che quella non somigliava affatto alla loro Sala Grande. La situazione sembrava essere degenerata: le pareti erano distrutte, i tavoli erano mezzi distrutti, le panche giacevano di lato scorticate, gli smeraldi e i rubini di Serpeverde e Grifondoro erano sparpagliati a terra e lampi di luce schizzavano da tutte le parti rischiando di colpirli tutti. Una figura pazza dominava il tutto, una figura pazza che trotterellava per la Sala lanciando incantesimi a destra e a manca con un'abilità e una precisione sorprendente, una figura pazza che somigliava orribilmente a... Bellatrix Lestrange. 
La donna sghignazzava e abbatteva tutti gli studenti con ferocia, come se fossero solamente bambole di pezza. 
Ginny sgranò gli occhi, pietrificata da tanta freddezza, e qualcosa nel suo cuore si mosse... come pena per i poveri caduti, raccapezzo per il modo in cui erano stati uccisi. La ragazza diede un rapido sguardo in giro, volendo mettere a fuoco solo le facce della famiglia poi qualcosa la distrasse: Remus, che aveva i vestiti più laceri che mai e che combatteva vicino al portone d'Ingresso della Sala Grande, doveva essersi accorto che Tonks era lì e non dove avrebbe dovuto essere. 
"VATTENE DA QUI!" le disse, ma Tonks schizzò in avanti per andare in suo soccorso, senza preamboli. 
Ginny si insinuò velocemente nella battaglia della Sala Grande e cercò di Schiantare e lanciare incantesimi a più Mangiamorte possibili mentre la famiglia, che si era accorta che lei era lì con loro come Remus si era accorto di Tonks, cercava di raggiungerla. 
Il cuore della ragazza batteva a mille mentre guardava gli occhi della madre. 
"GINNY! CHE CI FA TU QUI? AVEVI DETTO... CHE RIMANEVI... NELLA... STANZA!" sbottò sua madre, tutta ansimante dallo sforzo di abbattere un suo avversario. "TORNA IMMEDIATAMENTE IN QUELLA DANNATA STANZA!" 
Anche gli altri membri della famiglia si erano avvicinati a lei mentre combattevano. 
"Vattene! Avevi detto che restavi nella Stanza!" aggiunse Bill arrabbiato, lanciando uno Schiantesimo così potente che il Mangiamorte atterrò dall'altro lato della stanza con un rumore secco. "Sapevo che saresti scappata... non dovevamo fidarci!" 
"Ai ragazzi serviva la stanza!" ribattè Ginny frettolosamente, con la speranza che le credessero. "Vi giuro! A loro serviva quella stra-maledettissima stanza, non sapevo cosa fare! Me la cavo con gli incantesimi, posso dare una mano... non so dove andare e voglio rimanere qui con voi!" 
"Resta sempre vicino a Bill o vicino agli altri della famiglia, capito? E non ti muovere!" rispose il padre con rabbia, accigliato. 
Ginny annuì e restò appiccicata a Bill, mentre prendeva parte alla battaglia. Vicino a lei, la madre faceva roteare la bacchetta in modo molto abile e soprendente; il padre abbatteva con ferocia tutti i Mangiamorte che si trovavano a tiro, senza curarsi di guardarli in faccia; Fleur, con fluida eleganza, lanciava Incantesimi di Ostacolo a tutti gli avversari che si trovava di fronte; Bill e George creavano una specie di cerchio attorno alla sorella mentre lottavano. 
"VAI A CASA DA TEDDY... TI PREGO!"
"NO!" 
Ginny si voltò e vide Dolohov ridacchiare sonoramente mentre fronteggiava moglie e marito insieme: Remus sembrava voler difendere Tonks e persuaderla a tornare a casa dal loro bambino, ma lei non aveva intenzione ne di venire difesa ne di andarsene e lasciare suo marito da solo nella battaglia, dal momento che Dolohov non voleva affatto mollare la presa e rinunciare ad ammazzarli entrambi. 
Ginny sperò con tutto il suo cuore che i due non si distraessero... 
"Sapevo che ci raggiungevi in qualche modo, sai?" fece la voce di George. 
Era impegnato a combattere ma si rivolse alla sorellina con un gnigno sulle labbra. 
"Speravo ci fosse qualche intoppo o qualcosa del genere" ribattè la sorella, compiaciuta. "Non vedevo l'ora di raggiungervi tutti e... Impedimenta!" 
"Io l'avevo detto dal primo momento a Fred che saresti fuggita" 
"Non vi perdono per avermi lasciata lì a marcire... Pietrificus Totalus!" 
"Ma non avevamo scelta. Sai la mamma come è fatta..." 
Ginny annuì e mise lo sgambetto ad un Mangiamorte alle spalle di suo padre, che cadde ai suoi piedi. "Pietrificus Totalus! Aspetta un momento... Fred?" 
George fece una smorfia mesta e rispose: "Ci siamo separati. Lui sta combattendo insieme a Perce in un corridoio di sopra..." 
"Come avete fatto a separarvi?" 
"Non ne ho idea! So solo che avrei tanto voluto essere con lui in battaglia ma..." la sua voce si spense. 
Ginny non riusciva a pensare a niente che non fosse Fred... Fred lontano dal suo gemello. I gemelli si erano separati: niente di tutto quello poteva significare qualcosa di buono in quella situazione. Ricordava ancora che, da piccolini, mentre giocavano tutti insieme a nascondino, Fred si nascose in un cespuglio diverso da quello del gemello e si punse un dito con la spina di una rosa, sanguinando copiosamente. Ricordava ancora quando George corse in casa a bere e Fred cadde dalla sua scopa, finendo direttamente al San Mungo con una frattura cranica. Il ricordo di George senza l'orecchio era il più recente... e anche durante quella missione pericolosa i due gemelli erano lontani e non stavano insieme. E no... non significava proprio nulla di buono. 
Ginny scosse la testa, perchè quelle erano solamente sgradevoli coincidenze. 
"Indovina?" giunse alle sue orecchie la voce di suo fratello da chilometri e chilometri. "Io e Fred avevamo giurato solennemente, nonostante volessimo proteggerti ad ogni costo da questa battaglia, che se non ci avresti raggiunto qui saremmo venuti a recuperarti dalla Stanza" 
"Sul serio?" 
"L'abbiamo giurato solennemente" ribattè George sincero. 
La battaglia in Sala Grande infuriava sempre di più e più infuriava, più Ginny e George tendevano ad allontanarsi dalla famiglia, a causa dei vari combattimenti con i Mangiamorte. Purtroppo per loro, si spostavano sempre più verso Remus e Tonks, che stavano ancora combattendo contro Dolohov. E d'un tratto, Ginny fu distratta da un grido acuto e penetrante... di quelli che ti rimangono sempre impressi nella mente, quelli che fanno paura. 
Dolohov rideva e ghignava come un pazzo e, dopo un secondo grido da parte di Tonks accompagnato da una fragorosa risata, un lampo di luce verde scaturì dalla bacchetta del Mangiamorte e colpì Remus Lupin in pieno petto. L'uomo, con occhi ancora aperti, cozzò contro la balaustra di marmo con un tonfo e cadde a terra, inerme... senza muoversi... gli occhi spenti. 
Si udì uno strillo agghiacciante, da far gelare il sangue nelle vene. Uno strillo carico di dolore che poteva appartenere solamente a Tonks, che corse verso suo marito e si gettò su di lui, come se volesse proteggere il suo corpo con il proprio. 
Ginny era paralizzata, coi piedi lì per terra. Non riusciva a capacitarsi, l'orrore la teneva ferma lì... perchè Remus Lupin non poteva essere morto. Era Schiantato, ecco tutto. Era solamente ed esclusivamente Schiantato... sì, alla ragazza pareva di avere la mente Schiantata... e lacrime gelide le solcarono il viso lentigginoso senza preavviso, incapace di credere che il suo vecchio insegnante e suo vecchio amico fosse davvero morto. 
Tonks, in quel momento, era accasciata sul suo petto e strillava in agonia, scossa da singhiozzi irrefrenabili. Dolohov non la smetteva di ridere, quasi piegato in due dalle risate mentre Bellatrix Lestrange sghignazzava sonoramente, indicandola col dito e facendosi beffe di lei e del marito. 
"Hai ucciso il lupacchiotto! Hai ucciso il lupacchiotto!" canticchiò la donna, facendo l'imitazione di una vocetta da bambina. 
"REMUS, APRI GLI OCCHI! REMUS! TI PREGO!" 
"E adesso io ucciderò lei, aaah-ah-ah!" 
Ginny e George, che non intendevano stare fermi lì un secondo di più, si mossero verso il punto in cui si trovavano i quattro ma... troppo tardi: Bellatrix, da codarda e senza permettere a Tonks di ristabilirsi per un vero duello, la colpì alle spalle con una Maledizione Senza Perdono urlata ai quattro venti. Ninfadora Tonks poggiò delicatamente la testa sul petto del marito, raggiungendolo nel luogo in cui Remus Lupin si trovava e restando immobile esattamente come lui. 
"TONKS! NOOOOO!" strillò Ginny disperata, trattenuta da George per impedirle di raggiungere i due coniugi. 
Attirati dagli strilli angosciati della ragazza, molte persone la raggiunsero; Dean e Calì cominciarono a seguire Dolohov che correva verso la scalinata di marmo mentre Bellatrix ridacchiava e trotterellava in cortile, in cerca di qualche altro avversario da uccidere. 
"Ragazzi! Ragazzi, state be..." Arthur si interruppe: non riusciva a proseguire. "Cosa stanno...?" 
"Son feriti?" chiese Fleur intimorita. 
George scosse il capo. "Remus e Tonks... loro..." 
Ginny pianse come una bambina, ripendendo i nomi dei suoi due amici. Non seppe mai per quanto tempo ripetè il nome di Tonks e Remus ma, nonostante sapesse che seppur continuasse a chiamarli a lungo loro non avrebbero mai risposto, continuava a farlo. Loro non avrebbero risposto, non avrebbero risposto neanche se lei urlava a squarciagola il nome Ninfadora: Tonks non avrebbe mai più strillato accuse su chi usasse ancora il suo vero nome di battesimo e Remus non avrebbe mai detto che era strano che a una ragazza piacesse più il cognome che il nome. 




Gli Hogwartsiani continuarono a combattere, continuarono, e continuarono ancora... 
Nella Sala d'Ingresso nessuno faceva caso a Tonks e Remus: tutti avevano occhi per i propri avversari. Ginny non desiderava altro che fare del male a quei Mangiamorte, fare del male a coloro che avevano fatto del male due persone innocenti, due persone che si amavano. I suoi due amici erano morti dinanzi ai suoi occhi, lei aveva visto la morte. Ogni millesimo di secondo ripensava a quel momento, ripensava al momento in cui il grido di Dolohov l'aveva distratta, ripensava a quando un Avada Kedavra aveva colpito un grande guerriero. Remus era forte, avrebbe potuto salvarsi... ma lui pensava a Tonks, pensava a sua moglie che era sgattaiolata via per venire da lui, dal marito che era un lupo mannaro e che lei aveva voluto a tutti i costi sposare nonostante le sue condizioni, dal marito che non sarebbe mai riuscito a capacitarsi del fatto che una giovane sana e bella avesse scelto proprio lui tra tutti i ragazzi magnifici che poteva avere. 
Tonks merita uno giovane e sano. 
Ma lei vuole te. 

Ginny non riusciva a dimenticare, ripensava ancora al momento in cui le urla di Tonks squarciavano la notte mentre era accasciata sul petto di Remus, scuotendolo invano e quando Bellatrix Lestrange aveva lanciato una Maledizione Senza Perdono sulla ragazza, alle sue spalle. Due guerrieri li avevano lasciati, quella notte. E chissà quanti altri valorosissimi guerrieri li avrebbero ancora lasciati. 
"Impedimenta!" 
Proprio in quel momento, Ginny riuscì a battere un Mangiamorte di intralcio. 
"Bravissima! Dove hai imparato a combattere così?" chiese Bill ammirato, lanciando un incantesimo non verbale ad un uomo mascherato. 
"Esperienza, fratellino. Ma dove sono gli altri?" 
"Infatti!" disse George con energia, il volto carico di paura. "Dove diavolo sta Fred?" aggiunse, guardandosi intorno. Era l'ennesima volta che George faceva quella domanda e nessuno gli aveva mai dato una vera risposta: potevano solo continuare a ripetersi che Fred stava bene e stava combattendo. 
"George..." mormorò Ginny preoccupata, mentre fissava il fratello tormentarsi l'anima, anche se non sapeva come continuare. 
"Io non mi do pace! N-noi non dovevamo s-separarci!" sbottò George, arrabbiato con se stesso. 
Ma l'agitazione del ragazzo era comprensibile: aveva fatto tutto con Fred e quella battaglia era l'occasione migliore per fare gioco di squadra. Non era andata in quel modo e non faceva nulla. Fred se la stava cavando anche senza il gemello, anche se probabilmente provava lo stesso sentimento di George: paura. Ma Fred stava benissimo, combatteva come un leone e sprizzava energia da tutti i pori come il suo solito. Non aveva nulla che non andava. 
"Pietrificus Totalus!" 
Ginny spedì un incantesimo ad un uomo mascherato ma quello lo evitò facilmente e le spedì in risposta un forte Schiantesimo che la fece quasi letteralmente volare sui gradini di pietra del cortile, dove la battaglia infuriava ancora di più, dove sembrava che vi fossero un'infinità di cadaveri sul pavimento gelido. 
"Stai bene?" chiese George spaventato, che le fu prontamente vicino. 
"Sì" rispose la ragazza, afferrando la mano che il fratello le porgeva e rimettendosi in piedi. Si accorse che le girava vorticosamente la testa per la botta che aveva preso e che le ferite di guerra si facevano già vedere: taglio sul labbro sanguinante e uno grosso sulla coscia sinistra, dove il jeans era stracciato. 
Anche i genitori, Bill e Fleur la raggiunsero, tranquillizzandosi quando vide che non si era fatta nulla. Ma non ci fu più bisogno di parlare: la stessa voce acuta, penetrante e gelida come il ghiaccio risuonò spaventosamente tra le pareti del castello, costringendo tutti ad abbassare le bacchette e mettersi in ascolto. 
"Avete combattuto valorosamente" disse quella voce fredda, penetrando fin dentro alla pelle. "Lord Voldemort sa apprezzare il coraggio. Ma avete subito pesanti perdite. Se continuerete a resistermi, morirete tutti, uno per uno. Io non desidero che ciò accada. Ogni goccia di sangue magico versata è un perdita e uno spreco. Lord Voldemort è misericordioso. Ordino alle mie forze di ritirarsi, immediatamente" 
I Mangiamorte obbedirono, riponendo immediatamente le bacchette nelle tasche delle loro tuniche nere. 
"Avete un'ora. Disponete dei vostri morti con dignità. Curate i vostri feriti" aggiunse la voce di Lord Voldemort, mentre i Mangiamorte se la battevano in ritirata come aveva ordinato il loro padrone. "Ora, Harry Potter, mi rivolgo direttamente a te. Tu hai consentito che i tuoi amici morissero per te piuttosto che affrontarmi di persona. Io ti aspetterò nella Foresta Proibita. Se entro un'ora non ti sarai consegnato a me, la battaglia riprenderà. E questa volta vi prenderò parte io stesso, Harry Potter, e ti troverò e punirò fino all'ultimo uomo, donna o bambino che abbia cercato di nasconderti a me. Avete un'ora" 
Ginny rimase interdetta dalle parole di Voldemort e ne ebbe fortemente paura. Paura per il suo ragazzo, che avrebbe potuto fare qualche sciocchezza. Paura che si consegnasse perchè si sentiva in colpa... responsabile della morte di tante e tante persone. Le accuse di Voldemort sulla sua codardia erano la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. E quel vaso non poteva permettersi di traboccare. 
Tu hai consentito che i tuoi amici morissero per te piuttosto che affrontarmi di persona...
Ginny rabbrividì: Harry si sarebbe di sicuro tormentato l'anima, perchè non avrebbe sopportato quell'accusa inutile e Voldemort lo sapeva benissimo, perchè lo conosceva benissimo. Ma era un'accusa bella e buona, era solo un'infantile provocazione. Ma Voldemort stava giocando bene, avrebbe dovuto saperlo. 
Io ti aspetterò nella Foresta Proibita... E se lui fosse davvero andato a consegnarsi nelle braccia della morte per impedire che Voldemort e i suoi Mangiamorte facessero del male a coloro che più amava o agli innocenti? E se lui davvero stesse avendo questo pensiero in quel momento? Ma Ron ed Hermione erano con lui, e loro non avrebbero mai sopportato che lui si allontanasse da loro per raggiungere Voldemort, non avrebbero permesso che il loro migliore amico facesse anche solo un passo verso la foresta. 
George sembrò leggerla nel pensiero perchè la strinse in un abbraccio, consolandola. 
"So cosa stai pensando, ma non farlo: sai bene che non è uno sciocco. Non si consegnerebbe mai a Voldemort" disse, convinto. 
"No... non stavo pensando a questo" mentì la sorella. 
"Bugiarda" rise George, accarezzandole i capelli rossi. "Su, non pensare cose stupide. Entriamo..." aggiunse, prendendola per mano. 
I due ragazzi salirono i gradini di pietra e varcarono la Sala Grande, che era immersa in un silenzio totale... in un silenzio che faceva più paura della voce. Gli insegnanti e un paio di volontari si stavano affrettando per curare i feriti e dovunque si voltassero c'erano famiglie che si abbracciavano o amici riuniti. I Weasley erano entrati nella Sala Grande prima dei due ragazzi e i soli rumori e gemiti provenivano stranamente dalla loro parte. 
Ginny capì immediatamente che qualcosa non andava e le tremarono le gambe: sua madre era accasciata debolmente su qualcuno e piangeva in modo disperato, mentre il marito le accarezzava dolcemente i capelli, con le guance rigate dalle lacrime silenziose. Ma di chi era quel cadavere senza vita lì per terra? Che cosa era successo? George non provò neanche ad avvicinarsi cauto agli altri, si lanciò direttamente in corsa. 
Tutti i membri della famiglia piangevano, l'uno accanto all'altro. Ma mancava Fred... mancava Fred.
"FRED! FRED! NOOO! RISPONDI, FRED!" 
Ginny aveva le gambe che quasi cedevano, non riusciva a respirare. Si avvicinò alla famiglia, inciampando nei suoi stessi piedi, con il respiro irregolare: Fred era disteso sul pavimento gelido della sala e sembrava profondamente addormentato, le labbra leggermente curvate in un sorriso e la pelle bianchissima. E Ginny non riusciva davvero a respirare... non ci riusciva... perchè di sicuro quello era uno dei suoi soliti scherzi. Di cattivo gusto, ma era uno scherzo. 
"F-Fred?" chiamò la ragazza disperata, con voce roca, crollando a terra. Lui non rispose e lei scosse il fratello, urlando: "Fred! FRED!" 
"FRED, MALEDIZIONE! RISPONDI!" gridava George in agonia. 
Gridava, gridava e continuò ancora a gridare a squarciagola, scuotendo con forza il gemello come se quello potesse farlo risvegliare ma Fred era immobile. Ginny non voleva crederci, dalla sua bocca uscivano solamente dei gorgoglii sommossi e fu scossa da una serie di singhiozzi disperati che le impedivano di riprendere fiato. Ma come era possibile? Come era possibile che non avrebbero mai più rivisto Fred scherzare, sorridere e combinare pasticci? 
La ragazza aveva gli occhi così inondati di lacrime che non vedeva più il corpo di suo fratello, lo vedeva solo attraverso un velo di dolore e tristezza. E forse era meglio perchè non sarebbe riusciuta a guardare il corpo di Fred neanche un secondo più del necessario, non voleva vederlo morto. Voleva rivederlo pieno di vita, voleva vedergli aprire gli occhi e sentirgli gridare che quello era solo uno scherzo. 
"FRED... APRI GLI OCCHI! TI PREGO! TI PREGO! NON MI PIACE QUESTO SCHERZO! FRED!" 
Le urla di suo fratello George erano la cosa più angosciante che si potesse sentire. 
"TI SUPPLICO, FRED! BASTA GIOCARE! NON VOGLIO GIOCARE!" 
Ginny si allontanò dalla famiglia, premendosi una mano sul petto dolorante e versando più lacrime di quante ne avesse versate in tutta la sua vita, chiedendosi se la sua vita avrebbe avuto più un senso senza suo fratello. Se quella vita avrebbe avuto senso senza un valoroso guerriero sorridente... senza Fred. Una vita senza sorriso non assomiglia per niente alla vita e Fred questo aveva fatto: si era portato via il loro sorriso. 
Nella mente della ragazza si fecero largo tutti i momenti più belli che aveva vissuto con Fred e tutti gli scherzi alla quale anche lei aveva preso parte. E la cosa le procurava un dolore immenso, troppo grande per essere descritto. Perdere un fratello era la cosa più brutta al mondo, aveva imparato. 
Quando si toccò il volto notò che quello era gonfio e, come poteva immaginare toccandolo, arrossato e stravolto. Poi la sua visuale sfocata e acquosa fu coperta da un manto cespuglioso che poteva appartenere solo ad Hermione, che l'abbracciò forte senza dire una parola. La strega più brillante della sua età non aveva parole, ma forse perchè non c'erano parole. Cosa si poteva mai dire in certe occasioni? Mi dispiace? Non volevo che accadesse? 
Intravide a mala pena Ron, che si inginocchiava accanto a George, e Harry arretrare dopo aver visto il corpo di Fred e quelli di Remus e Tonks, vicini come se stessero dormendo nel loro letto matrimoniale dopo una notte passata a cullare il loro bambino. Harry corse via dalla Sala Grande e la ragazza immaginò che non sopportava la vista di tutti quei morti: sentiva che era solamente colpa sua se erano morti. 
"Gin..." sussurrò Hermione, che piangeva in silenzio. 
Ma Ginny non aveva forza di parlare: il dolore si faceva largo dentro di lei, dolore per quelle tre importanti perdite. 
"Scusate" giunse la voce della McGranitt. "Se qualcuno vuol darci una mano a... oh!" 
La professoressa zittì velocemente e le sfuggì un piccolo singhiozzo alla vista di Fred, disteso per terra senza un briciolo di vita, e circondato dalla sua famiglia. Ron, Hermione e Ginny si voltarono verso la loro insegnante contemporaneamente e annuirono, sapendo cosa desiderava la McGranitt: tutti e tre non volevano far altro che allontanarsi da quel posto, allontanarsi dai corpi freddi e senza vita di Fred, Tonks e Lupin, anche se quello significava vederne altri e curare i feriti. 
"Dove devo...?" chiese Ginny in un sussurro roco, sfregandosi gli occhi lacrimosi e arrossati di pianto. 
"Puoi raggiungere Oliver Baston e Neville Paciock in cortile" rispose mestamente la McGranitt. 




Morte e disperazione.
Avrebbero dovuto ricostruire la loro grande fortezza sulle macerie, perchè Hogwarts era diventata un cumulo di macerie ormai. Ginny avrebbe tanto voluto isolarsi in una palla di vetro, non vedere più il volto morto di nessun studente di quella scuola. Ma continuò senza osare dire una sola parola il suo lavoro e uno dopo l'altro aveva trovato tutti i caduti in battaglia e li aveva adagiati, con l'aiuto fondamentale di Neville e Oliver, con cautela nella Sala Grande come se stessero solo dormendo. Come se non avessero voluto disturbare il loro sonno. Eterno sonno. 
In quel momento, Ginny avanzava da sola attraverso le macerie per trovare altri caduti, ma un suono la distrasse: qualcuno piangeva disperatamente lì vicino. Ci sentirono dei piccoli gemiti e la ragazza riconobbe Demelza, rannicchiata sopra al corpo piccolissimo e freddo di un guerriero. Il guerriero era Colin Canon. 
Il parco del castello parve rimpicciolire per l'orrore di quel che Ginny aveva appena visto, e non si stupì quando dai suoi occhi fuoriuscirono solamente poche strazianti lacrime di rabbia e dolore. Rabbia per tutto quello che era successo, rabbia per il fatto che tanti innocenti avevano dovuto pagare a causa di Voldemort, rabbia per non aver visto il sorriso di Colin accendersi di nuovo accanto a lei, proprio come quello di Fred... e di Remus e Tonks... 
"C-come..." Ginny non riuscì a pronunciare una sola parola. Demelza corse ad abbracciarla, aggrappandosi a lei come un'ancora di salvezza. "C-Colin... come ha... come è p-potuto succedere q-questo?" concluse, scossa dai brividi. 
"Tre attacchi di Mangiamorte in pieno petto" rispose Demelza, con la voce incrinata di pianto. 
Ginny pianse senza sosta, sperando che quella di Colin era stata una morte senza sofferenza. In un attimo, i momenti passati insieme durante i loro anni ad Hogwarts balenarono nella mente della ragazza, incapaci di andare via. Tutti i pasticci, le bravate... che appartenevano solamente al passato. Perchè Colin Canon non era più tra di loro... come Fred e come tanti altri valorosi guerrieri. 
Fu una fortuna che Oliver Baston si avvicinò con cautela a loro, insieme ad uno sconvolto Neville, e raccolse il cadavere gelido di Colin dal terreno, trasportandolo con delicatezza nella Sala Grande come se fosse un piccolo bambino addormentato. Una fortuna che Oliver e Neville avessero tolto dagli occhi della ragazza quella visione così straziante di quello che era stato un suo grandissimo amico fin dal primo anno. 
"Gli altri s-stanno b-bene?" chiese Ginny tremante, spaventata per la risposta. 
Demelza annuì. "Alcuni sono feriti, sono in Infermeria. Io non ho voluto lasciarlo..." sussurrò, poi corse dentro con le lacrime agli occhi. 
Ginny proseguì il suo cammino verso le macerie, camminando meccanicamente: sembrava che tutto intorno fosse vivo mentre lei un fantasma. Sembrava che i cadaveri intorno a lei fossero i vivi mentre lei era morta, solamente un'impronta di un'anima dipartita tormentata. 
"Mamma... mamma..." 
Una voce la costrinse a voltarsi: una ragazza sembrava respirare a fatica e chiamava sua madre. Ginny fece una corsa verso di lei e si rese conto che il suo corpo era tutto lacerato da ferite sanguinanti, che il suo corpo era schiacciato sotto il peso di un grande masso freddo come il ghiaccio. 
"Ehi... ci sono io qui..." mormorò Ginny agitata, spostando i massi che avevano schiacciato il suo corpo. 
"Mia madre..." disse la ragazza. Si vedeva lontano un miglio che soffriva tantissimo, che probabilmente non ce l'avrebbe fatta. 
"Va tutto bene: i feriti sono tutti dentro. Come ti chiami?" 
"Ju... Julia. Voglio vede... vedere mia... ma... madre..." 
"Va tutto bene" insistette Ginny tristemente, guardando Julia con un misto di pena e ansia. "Ora ti portiamo dentro" 
"Ma io voglio andare a casa. Non voglio più combattere!" 
"Lo so... andrà tutto bene"
Ginny si inginocchiò accanto a Julia e le prese la mano: era fredda e gelida come il ghiaccio. La ragazza non respirava: aveva perso troppo sangue, così tanto sangue che neanche Madama Chips avrebbe potuto fare qualcosa. Ma lei non ce la faceva a portarla dentro, neanche con la magia: non ne aveva forza. In cuor suo sperava che la ragazza resistesse... che magari la Chips potesse fare davvero qualcosa per lei, che potesse aiutarla a sopravvivere. 
Julia le sussurrò qualcosa ma Ginny non la udì: aveva sentito un fruscio sinistro alle sue spalle, lo stesso fruscio che faceva il mantello di Piton quando fluttuava in classe, come se qualcuno stesse camminando proprio vicino alle due ragazze, nascosto da qualche incantesimo. Forse era un fantasma? Magari... era Fred? Fred era insieme a lei a proteggerla e ad infonderle forza? 
Ginny scosse il capo con tristezza, autoconvincendosi che si era solo immaginata tutto. 
"Sei tanto buona... tanto buona, Ginny..." sussurrò Julia, con occhi lucidi di lacrime e facendo una specie di sorriso. 
La ragazza non le chiese come sapesse il suo nome. "Ce la farai, tu ce la farai. Continua a ripeterlo..." 
Ma Julia non sembrava più avere la forza neanche di parlare: esalò un ultimo respiro e morì tra le braccia di Ginny. 




Passarono minuti e minuti e la situazione in Sala Grande non era ancora migliorata. George era stravolto; gli Hogwartsiani feriti... l'atmosfera era di puro abbattimento e terrore, non si vedevano facce determinate o felici e tutti cercavano di dare un addio dignitoso a coloro che volevano bene. Gli Hogwartsiani erano stati dimezzati dai Mangiamorte e il lato oscuro si rigenerava sempre più, potente e con un'arma letale dalla loro parte. 
Ginny uscì in cortile per prendere una boccata d'aria, rallegrandosi del fatto che non vi era più nessun cadavere lì fuori. 
"Ehi..." disse la voce di Neville, sorridendo in modo mesto. 
"Neville... notizie di Lavanda?" chiese Ginny automaticamente, ripensando al corpo sanguinante di Lavanda Brown. 
"Sta molto meglio adesso" rispose il ragazzo. "Ho visto Harry..." aggiunse, con nonchalance. 
"Cosa?" "Ho visto Harry... stava sotto al suo Mantello invisibile. Passava per di qui e mi ha detto che doveva fare una cosa da solo" 
"Ma... non può essere vero!" 
Ginny cominciò immediatamente ad agitarsi, a non capire: cosa doveva fare da solo di tanto importante da fermare Neville? Cosa significava? 
"Sì, invece. Ha tolto il Mantello per dirmi di uccidere il serpente se Ron ed Hermione non ci riuscivano ed è andato via" 
"Ma... ma... Ron ed Hermione hanno detto che non avevano più un piano, che dovevano escogitarlo insieme! Hanno detto che non si sarebbero lasciati!" 
Neville spalancò gli occhi, sbiancando visibilmente alla luce delle torce. 
Harry stava sotto al suo Mantello invisibile. 
E poi il fruscio sentito da Ginny prima di accovacciarsi accanto alla ragazza ferita ebbe un senso... 







Angolo autrice
Capitolo orribile, e non so dirvi se è così perchè è scritto male o troppo straziante... comunque eccoci qui alla battaglia di Hogwarts. Qui dentro non esiste un briciolo di armonia e contentezza, è stata una vera angoscia scriverlo. Beh, adesso siamo agli sgoccioli della storia, manca davvero poco. Ho immaginato il corso degli eventi in questo modo e, come ben potete immaginare, mi sono affrettata a scriverli. Spero che abbiate immaginato le vicende proprio come le ho scritto, o almeno una cosa non troppo diversa, e spero anche di non avervi deluso.
Baci!
  
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