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Autore: Eruanne    11/01/2013    12 recensioni
E se non fossero soltanto i tredici Nani conosciuti ne "Lo Hobbit" a partire per riconquistare Erebor, strappata ai suoi abitanti dal drago Smaug? Se alla Compagnia di Thorin si aggiungesse un nuovo membro che non è propriamente accettato dagli altri e soprattutto dal loro re per un evento cruciale accaduto durante la battaglia? La loro missione sarebbe compromessa o i conflitti potrebbero risolversi col tempo e la fiducia?
Questa fan fiction ripercorre la trama del primo film e del libro, e a me non resta che augurarvi buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Gandalf, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO TRE


<< La mia schiena hobbit non è propriamente adatta a lunghe cavalcate, e nemmeno le mie povere gambe! >> si lamentò Bilbo, il pony accanto a quello bianco di Karin: la ragazza alzò gli occhi al cielo, la lingua che, maligna, decise di agire per conto suo.

<< E' da parecchie ore che ti lamenti: perché non... >>.

<< Perché non ci fermiamo? Cavalchiamo da molto, ed il sole ha da tempo passato il mezzogiorno: non so voi, ma sento un certo appetito >> propose Gandalf, interrompendola prima che potesse terminare; forse aveva intuito ciò che Karin avrebbe voluto dire a Bilbo, frasi tutt'altro che amichevoli. Per un attimo si vergognò, dandosi dell'ingrata: dopotutto, lui l'aveva difesa quando gli altri l'avevano attaccata come se fosse un mannaro rabbioso... però sentirlo lamentarsi continuamente avrebbe mandato fuori di testa chiunque! Certo, si sentiva stanca ed indolenzita dovunque, dall'interno coscia ai glutei, e per tutta la lunghezza della colonna vertebrale, ma diamine! Non aveva aperto bocca per far uscire un solo gemito strozzato, lei!

<< Karin? >>.

Al sentir pronunciare il suo nome si destò, incrociando lo sguardo di Gandalf, in piedi accanto al pony; dando una rapida occhiata alle sue spalle, vide che tutti erano smontati dalle selle scomode e si stiracchiavano, esausti: mancava solo lei, lì imbambolata a fissare un punto indefinito verso l'orizzonte, fumante di rabbia e fastidio verso chi era troppo petulante.

Scese velocemente, evitando nel contempo di osservare le espressioni degli altri membri, certa del loro divertimento: una traditrice con la testa tra le nuvole non avrebbe fatto molta strada, si rimproverò.

Per gli dei, aveva assolutamente bisogno di fumare! Forse dopo sarebbe stata più lucida ed avrebbe smesso di pensare a cose assurde; si scelse un angolino accanto a Bofur e, poco dopo, aspirava la sua prima boccata, in estasi. Socchiuse gli occhi ed appoggiò la schiena alla roccia, sentendo i muscoli delle gambe invocare meno pietà rispetto alle ore passate in sella, il sole caldo che le scaldava la pelle.

<< Anche tu avevi scommesso sul mio arrivo? >> le chiese Bilbo, ritrovando il suo vecchio spirito gioviale, sedendosi accanto e fumando.

<< No, per la verità nemmeno sapevo della sua esistenza; l'ho scoperto prima, come te >>.

<< Ma che avresti detto? >>.

Scese un breve silenzio, nel quale Karin decise la risposta; nel frattempo, Thorin aveva dato istruzioni agli altri, chiedendo ad Oin e Gloin di occuparsi del fuoco, essendo i più bravi della compagnia: a Bifur e Bombur, invece, diede ordine di preparare qualcosa di commestibile e, per ultimi, a Kili e Fili di occuparsi dei pony. I restanti nani si sedettero, oppure tirarono fuori dalle bisacce le loro scodelle e posate, parlando allegramente di questo o quello; buffo come il pensiero di mettere qualcosa sotto i denti migliorasse l'umore di tutti. Anche Karin si sentiva meno depressa o scocciata di prima e, dopo un'altra aspirata di fumo, si sentì ancora meglio.

<< Forse saresti tornato, forse no. Chissà >>.

Sul fuoco, ora acceso, avevano posizionato una pentola di rame, dalla quale si propagò un odorino delizioso di carne che fece venire l'acquolina in bocca.

Lo vide aggrottare ulteriormente la fronte, non riuscendo a comprendere ciò che volesse dire.

<< In che senso? Non capisco >>.

<< Bé, una parte di me sperava ti unissi a noi, così avrei potuto vedere una faccia amica; dall'altra, ero convinta che ci avresti abbandonati: sembra che l'avventura non faccia parte di te, buon hobbit >>.

Lo guardò di sottecchi, non riuscendo a trattenere un lieve sorriso << Sono contenta della tua scelta però, questo sì >>.

Prima che Bilbo potesse rispondere, due scodelle emersero nel loro campo visivo, interrompendo il loro dialogo: Bifur stava in piedi accanto a loro, grugnendo qualcosa che non afferrarono, porgendo i due contenitori con gesti concitati.

<< Ehm, co- cosa? >> chiese Bilbo, allungandosi per prendere la sua.

<< Oh, vi ha solo detto che quello è il vostro pranzo! >> esclamò gioviale Gandalf, portando un pezzo di carne secca alla bocca.

<< Certo: bé, grazie! >> si affrettò a dire lo hobbit, per non sembrare irriconoscente e scortese.

Lo stregone ridacchiò, intuendo bene la sua perplessità << Non devi preoccuparti così, caro Bilbo: penso di essere l'unico, qui dentro, a capire ciò che il povero Bifur vuol dire! >>.

<< Come mai? >>.

<< Tutto proviene da quell'ascia che ha conficcata in testa: è di un orco; Bifur non ricorda granché dell'episodio, ma probabilmente è accaduto nelle miniere dei nani durante un attacco degli orchi. Nessuno sapeva come toglierla senza pericolo, e di conseguenza venne lasciata dov'era. Certo, questo gli ha provocato qualche conseguenza >> aggiunse, abbassando inaspettatamente il tono di voce, così che Bilbo fu costretto a sporgersi verso di lui per ascoltare meglio. Suo malgrado, anche Karin allungò di poco il collo, curiosa.
<< ha problemi di memoria: riesce a parlare solo l'antico linguaggio dei nani, il Khuzdul e, per la maggior parte del tempo, non sa dove si trova! Ora ha una sua missione personale >> continuò, con fare cospiratore << ovvero quella di trovare il famoso orco che gli ha inferto la ferita, rendendogli ciò che si merita con tanto di interessi >>.

Si ricompose, terminando così quel piccolo racconto: Bilbo rimase senza parole, non sapendo che dire dopo tale notizia.

<< Poveraccio >> commentò alla fine, posando la sua ciotola a terra.

<< Mmm, già; tutti questi guerrieri – di nobili origini o meno, come nel caso di Bifur – hanno qualcosa da raccontare, una storia alle spalle, e conti da risolvere. Il viaggio che abbiamo intrapreso non è solo per liberare Erebor: è una questione molto più profonda >>.

Bilbo rimase in silenzio, pensieroso, chiedendosi nuovamente quale fosse il suo scopo lì; Karin gli aveva detto che l'avrebbe scoperto accettando di imbarcarsi in quella avventura ma, al momento, il suo fato gli era oscuro: si sentiva solo un pesce fuor d'acqua, e pensava sempre con più nostalgia a casa, alla sua poltrona ed alla dispensa ben fornita! Il suo lato Baggins riusciva quasi sempre a prevalere su quello Tuc, specialmente quando i pasti non erano abbondanti come quelli che consumava a Vicolo Cieco.

Inoltre, come gli aveva ricordato Thorin, lui non sapeva nemmeno difendersi da eventuali pericoli - benché questo pensiero continuasse a relegarlo negli angoli più nascosti della sua mente; non poteva e voleva pensare a quali peripezie sarebbero andati incontro, a cominciare dall'incontro con quel drago!

<< Forza, in marcia. Ripartiamo >>.

Con un gemito sconsolato, Bilbo si alzò, raccogliendo le sue cose e raggiungendo il piccolo pony fulvo: issandosi faticosamente in sella, cercò di non rimuginare troppo sulle terribili ore che gli si prospettavano davanti. La mente lo riportò col pensiero verso la Contea, verso casa: e si sentì più abbattuto che mai.


Percorsero molte altre leghe quel pomeriggio finché, finalmente, il sole decise di tramontare; i paesaggi delle Terre Solitarie non erano mutati, anzi: più procedevano e più diventavano aspri, ventosi e inospitali.

Si accamparono su uno sperone di roccia, con al di sotto un piccolo boschetto: ben presto furono tutti sistemati e sazi e, stremati, si strinsero nei mantelli cercando di riposare e riacquistare le forze. Anche Karin scivolò in uno stato di dormiveglia, ma venne bruscamente riportata alla realtà da un rumore agghiacciante proveniente dall'oscurità; si rizzò a sedere, notando che Bilbo era in piedi, spaventato e tremante.

<< Co-cos'è stato? >>.

<< Orchi >> disse Kili, lo sguardo serio e preoccupato << ce ne sono a bizzeffe in questi luoghi. Solitamente attaccano di notte, quando tutti dormono; non ci si accorge di loro finché le loro zampacce fetide non sono attorno al collo, pronte a strangolarti! >>.

Il tono lugubre e macabro con cui parlò fece tremare maggiormente il povero hobbit, che non si accorse quanto, in realtà, i due fratelli lo stessero prendendo in giro.

<< Non dovreste parlarne così alla leggera >> si intromise Karin, non pensando alle conseguenze che il suo intervento avrebbe comportato. I due fratelli smisero di ridacchiare, guardandola intensamente.

<< Tu li hai incontrati? >> le chiese Kili, appoggiandosi meglio alla roccia alle sue spalle; Fili si protese mentre, con un bastone, ravvivava il fuoco che gli era di fronte.

<< Tempo fa >> rispose la ragazza, con tono lugubre.

<< Ed anche con loro hai stretto alleanza? >>.

Karin si irrigidì nel riconoscere la voce irata di Thorin, alzatosi per porle la domanda; prima seduto in disparte ora torreggiava su loro, poco lontano dalla ragazza, che emise un verso incredulo: non lo pensava seriamente, vero?

<< Credi che complotti con loro? Con gli orchi? >> esclamò, i primi sentori della rabbia che le montava in petto.

<< Io non credo. So. Progetti di ucciderci tutti nel sonno con i tuoi luridi amichetti? >> le chiese sprezzante, lo sguardo truce che, se avesse potuto, l'avrebbe incenerita seduta stante.

Di tutte le offese che le avevano rivolto, questa le superava di gran lunga. Solo le creature malvagie e ripugnanti potevano allearsi con esseri disgustosi come gli orchi.

Ma, dopotutto” pensò, con una stilettata al cuore “non è così che mi considera?”

Lei rimase in silenzio, non volendo replicare: perché, per quanto avesse detto, sarebbe stata sempre vista come una bugiarda; ma le sue mancate parole fecero infuriare il re ancora di più.

<< Ti ho fatto una domanda, rispondi! >> ringhiò, la mano che, rapida, corse ad afferrare il manico della lunga ascia da guerra.

Karin scattò velocemente indietro, alzandosi: ora li divideva solo il focolare. Con un moto d'apprensione, notò che ora gli altri erano svegli ed all'erta. La faccenda le piacque ancora meno: se avesse sguainato la spada sarebbe incappata in guai ben più grandi del furore di Thorin; lo svantaggio sarebbe risultato schiacciante. Lì, tutti stavano dalla parte del sovrano, che avesse avuto ragione o meno.

Decise di tentare di provare la sua innocenza un'ultima volta << No, non progetto nulla del genere, e tu lo sai! Perché non >> dovette compiere uno sforzo notevole per pronunciare quella parola << ti fidi? >>.

Capì d'aver compiuto un'enorme sciocchezza quando, per tutta risposta, ricevette una gelida occhiata.

<< L'ho fatto, se ricordi. E rammento bene dove ciò mi ha condotto, dove ha portato tutti noi >> sibilò, fuori di sé.

Le diede la schiena, procedendo ad ampie e pesanti falcate verso il limitare della roccia, che dava su un dirupo abbastanza profondo.

Per Karin fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso; sentì un'improvvisa voglia di gridare a pieni polmoni la sua frustrazione, il suo livore: dunque, era lui che credeva di odiarla più di quanto lei lo odiasse? Oh, quel maledetto non aveva capito nulla! Nulla.

<< Anche io ricordo. Ricordo un esilio che non doveva avvenire, ricordo delle suppliche inascoltate proveniente dal tuo consigliere più fedele, ricordo un giovane principe cieco e sordo di fronte alla verità! Rammento la disperazione e la vergogna, l'errare nelle Terre Selvagge, la pazzia e la morte che ne seguirono; il mio clan distrutto, spezzato >> la voce, dapprima forte e sicura, divenne sempre più esile; troppo dolore aleggiava ancora nel suo cuore a quei ricordi.

Respirò pesantemente poiché parlò rapida, in modo che nessuno potesse interromperla. Seguì un lungo silenzio, nemmeno un nano osava emettere il più flebile suono, i loro occhi che vagavano dal viso stravolto e pieno di collera di Karin, all'ampia schiena di Thorin: il suo volto era celato, ma potevano intuire che la sua espressione non era delle più amichevoli. Tutti, chi più e chi meno, conoscevano la profonda spaccatura ed i dissensi che correvano tra i protagonisti di quello scontro verbale, e sapevano che dovevano starne fuori: era una faccenda di cui non dovevano impicciarsi.

L'unico confuso era Bilbo, che non si aspettava certo che un semplice scherzetto ai suoi danni degenerasse in quel modo: non gli erano mai piaciute le liti – dopotutto era uno hobbit, e la sua gente era molto pacifica – specialmente se queste, però, riguardavano Karin. Il suo buonsenso, comunque, gli disse che, al momento, era meglio non intervenire.

<< L'esilio è stato la giusta punizione per chi ha tradito il suo popolo. Avremmo potuto salvare Erebor, se tu non l'avessi impedito! >>.

<< Ero solo una ragazzina: che dovevo fare? >>.

<< Fermarli, convincere tuo padre a non cedere ai loro ricatti! >>.

<< Non mi avrebbero mai ascoltata, ero troppo giovane... >>.

<< Eppure, quando gli hai chiesto di arrendersi, l'ha fatto: perché non avrebbe dovuto starti a sentire se gli avessi chiesto di combattere? >> esplose Thorin, sempre senza voltarsi.

Karin schiuse le labbra, attonita ma fremente di collera; inaspettatamente rise, una risata amara e triste, senza un briciolo d'allegria.

<< Vuoi che ti dica che è stata tutta colpa mia, vero? Che se non fosse stato per me tu avresti ancora la tua preziosa Montagna ed i suoi tesori, non è così? >> lo sussurrò, ma fu come se l'avesse urlato a pieni polmoni, tanto era il silenzio ed il gelo che regnavano tra loro.

<< Non è così??? >> scattò rabbiosa, non riuscendo a controllarsi: era stanca, troppo stanca per farlo << E guardami, maledizione! >>.

Con una lentezza esasperante, Thorin si girò, guardandola negli occhi. Lei tremava, le mani chiuse a pugno, le unghie conficcate nella pelle; non riusciva a calmarsi, non ce la faceva: non ora che l'argine del suo odio si era spezzato. Perché lui non sapeva niente. Niente.

Thorin, invece, non lasciava trapelare alcuna emozione, come se quel litigio non lo riguardasse minimamente: non un cenno, eccetto la fronte aggrottata e le labbra sottili appena dischiuse. Non si sarebbe mai fatto abbindolare alla vista di qualche lacrima... che mai le avrebbe visto versare al suo cospetto. Oh no, lo giurò proprio in quell'istante. Lui non l'avrebbe mai vista piangere.

Eppure, la voce la tradì: prossima alle lacrime e scossa ma, comunque, molto orgogliosa << Il tuo amore per l'oro e la ricchezza supera di gran lunga quello per le persone che ti circondano, rendendoti cieco; la tua cupidigia sarà la tua rovina. Ed io resterò a guardare mentre ciò avverrà >>. 
Senza una parola si girò, scansando Gandalf e Bilbo, percorrendo il ripido sentiero sassoso che li aveva condotti alla roccia, inoltrandosi negli alberi del bosco: incespicò parecchie volte tra le radici sporgenti, correndo con fatica nell'oscurità opprimente, ma deliziosamente confortante; voleva che il buio l'inghiottisse, una preghiera che ripeteva da quando era bambina per venir portata via, in un oblio nel quale avrebbe dimenticato ogni evento spiacevole, ogni angheria che era stata costretta a subire e sopportare.

Cadde sul suolo duro e scosceso, lacerandosi le brache e sbucciandosi le ginocchia: il leggero bruciore che percepì anche ai palmi delle mani le ricordò che, invece, l'oscurità non l'aveva presa nemmeno stavolta. Si rialzò, zoppicando ancora per qualche metro finché non trovò un tronco caduto, dove si sedette, esausta dalla corsa e dalla disperazione che provava.

Sentì un dolore acuto provenire dal centro della mano e, poiché il buio le impediva di vedere, ne cercò la causa con le dita: un piccolo sasso appuntito sporgeva dalla pelle, probabilmente conficcatosi dopo la caduta. Ogni tentativo di fermare le lacrime era fallito miseramente nel momento esatto in cui aveva sbattuto a terra, perciò non badò alla vista offuscata – tanto non le sarebbe servita a niente, lì – e alle lacrime che fuoriuscivano copiose, come se non piangesse da anni: e, in effetti, era proprio così; rammentava con chiarezza l'ultima volta in cui aveva pianto, e perché. Dopotutto, era lo stesso motivo per cui adesso piangeva, era sempre quello: eppure, nonostante tutti gli anni passati da quel giorno, dal quale poi non aveva mai più versato una sola lacrima indurendo il suo cuore, era tornata al punto di partenza. Erano bastate quelle accuse di Thorin, e l'odio con cui aveva condiviso così quietamente gli anni di esilio era riapparso, prendendo possesso della sua mente e del cuore. Per quanto provasse a dimenticare il passato, non ce l'avrebbe mai fatta: non si poteva scappare da esso, si ripresentava sempre, prima o poi.

Trattenne il respiro per cercare di calmarsi: faceva persino fatica a fermare i singhiozzi, ed il tremore non smetteva di scuoterla. Strappò il sasso dalla mano, gemendo e lanciandolo lontano, tra gli alberi: il suono attutito del ciottolo si aggiunse a quelli spettrali e poco rassicuranti del bosco, nei quali pareva sempre che ci fosse qualcosa a spiarla tra gli alti tronchi. Ma, sinceramente, per Karin ora non erano il problema principale; si strappò un lembo dalla camicia rossa, abbastanza lungo da coprirle due volte il palmo della mano ferita. Siccome non aveva acqua con sé con cui lavare il taglio poco profonda ed il sangue che colava, si strinse la benda improvvisata, facendo infine un nodo, reprimendo un sussulto. Con le dita dell'altra mano saggiò il lavoro compiuto nella totale assenza di luce, convenendo che sì, poteva reggere ed andare bene.

Inoltre, ora nemmeno ricordava da che parte era giunta, quindi si era persa: attorno a lei non vi era nulla che le ricordasse il cammino, e questo non fece che accrescere il suo malumore. Con rabbia, si asciugò gli occhi e le guance con la manica, scacciando ogni traccia di pianto: doveva tornare in sé e pensare lucidamente a come tornare indietro, o sarebbe rimasta lì per sempre; eppure, per quanto provasse, non le veniva in mente alcuna soluzione. Ricordava di essere andata sempre avanti, senza mai svoltare: quindi, doveva prendere la direzione alle sue spalle. Si sentiva più confusa che mai e si diede della stupida una, cento, mille volte: la prossima volta che avesse avuto la geniale idea di scappare, si sarebbe portata dietro un acciarino, di sicuro.

Sbuffò forte, passandosi una mano tra i capelli pieni di nodi; d'improvviso, un fruscio diverso dagli altri le fece rizzare le orecchie: qualcosa aveva calpestato delle foglie.

Si mise in allerta, cercando di captarne la provenienza: girò indietro il capo cercando inutilmente di scorgere qualcosa, ma l'oscurità era troppo densa. Nonostante il tumulto interiore che provava, il cuore le batteva calmo; i muscoli erano tesi, pronti a scattare rapidi se se ne fosse presentata l'occasione.

Invece, una voce a lei ben nota si levò nell'aria, insicura e preoccupata, non molto lontana da dov'era << Karin? Sei qui? >>.

La ragazza tirò un lungo sospiro, sia di sollievo – poiché non si trattava di un mostro – sia di fastidio: proprio non ce la faceva a sostenere la compagnia di qualcuno, nemmeno se si trattava dell'unica persona che le rivolgeva la parola.

<< Vattene, Bilbo; non sono dell'umore adatto >> rispose stancamente, le dita a sfregare le tempie pulsanti. Dopo tutto quel piangere la testa le stava scoppiando come se qualcuno, munito di martello, glielo sbattesse ripetutamente sul capo.

Ma lui non si scoraggiò dal tono con cui gli parlò, anzi: il suo lato Tuc emerse, facendo sì che la voce gli uscisse più sicura e, in qualche modo, più autoritaria.

<< Io invece penso che tu abbia bisogno di compagnia! >>.

Doveva essersi dimostrata troppo debole e patetica, se ora nemmeno lo hobbit l'ascoltava. Tentò di nuovo, cercando di farla risultare una minaccia << Davvero, Bilbo. Voglio stare da sola >> ma se ne pentì subito << per favore >>.

Seguì un breve silenzio, nel quale l'altro cercò una soluzione che giovasse a tutti e due: di certo, però, non l'avrebbe abbandonata lì << Non preoccuparti, rimarrò lontano da te: me ne starò qui fra gli alberi, buono buono. Se mai, ecco, volessi parlare o... che so... volessi andartene, ti basterà chiamarmi, ed il suono della mia voce ti guiderà. Va bene? >>.

Karin annuì, rendendosi conto che quel gesto era inutile, poiché Bilbo non l'avrebbe visto. Maledì la sua nuova cocciutaggine, e se stessa per non riuscire a cacciarlo; ma, in fondo, un lieve conforto le scaldò il cuore al pensiero che qualcuno, almeno, non la considerava ostile. Lo hobbit si stava rivelando una personcina davvero a modo, molto gentile ed affabile, pronto ad aiutare un amico in difficoltà. O un'amica.

Rimasero in silenzio a lungo, ascoltando il vento fischiare ed il suo frusciare tra le fronde, gli strani squittii dei roditori e i richiami dei gufi: eppure, l'inquietudine nel sentirli si affievolì un poco, sapendo che c'era Bilbo con lei, anche se non le era accanto. Bastava sentirlo fischiettare brevemente ed il cuore si placava, l'animo si quietava.

<< Per quello che vale >> esordì lui dopo un bel po', scuotendola da cattivi e tristi pensieri << ecco, io... bé, mi dispiace. Sai, per quello che ti è accaduto >> ammise, la voce imbarazzata.
<< Se può esserti di conforto, vedrai che Thorin ti farà le sue scuse, prima o poi >>.

Karin, per tutta risposta, sbuffò forte di fronte a quella sciocca convinzione, amareggiata << Tu non conosci i nani. E nemmeno lui >>.

<< Tu sì invece? >> chiese curioso; il pensiero di saperne di più di tutta quella faccenda lo rendeva nervoso ed irrequieto, come se una strana brama si fosse impossessata di lui.

<< Credevo di conoscerlo, molto tempo fa >> ammise alla fine, dopo un breve silenzio; Bilbo intuì fosse divenuta riluttante ad ogni tipo di conversazione.

<< Ma cosa è capitato fra voi? Intendo prima dell'esilio >>.

<< Accadono eventi che ti segnano profondamente: la venuta di Smaug ne è stata una prova. Ci ha cambiati, ma non in meglio >>.

<< Ma... >>.

<< Dovrai conservare la tua curiosità ancora per un po', buon hobbit >> lo interruppe sbrigativa, spaventandolo: Karin era lì, a pochi passi da lui; poteva distinguerne la sagoma scura, ora in piedi. Si diede dello sciocco per non averla udita ma, al contempo, dovette congratularsi con lei per essersi mossa così silenziosamente e rapidamente, attirata dal suono della sua voce; in fondo, ricordò, nelle sue vene scorreva sangue hobbit e, di certo, durante gli anni d'esilio aveva avuto modo di divenire invisibile agli occhi e agli orecchi dei nemici. Eppure però, era certo che non l'avrebbe mai eguagliato o superato: lui era un hobbit in tutto e per tutto!

<< Ci sono fatti dei quali preferisco non parlare. O, almeno, non subito >>.

La risposta sibillina lo lasciò interdetto e deluso, poiché sperava nelle sue confidenze: ma, per il momento, si accontentò.

<< D'accordo, aspetterò sia tu stessa a parlarmene. Ora, credo sia giunto il momento di tornare, Gandalf era in pensiero >> detto questo si alzò, stiracchiandosi e sgranchendosi le braccia << Inoltre, la stanchezza si fa sentire: non sono più un giovane hobbit! >>.

Si avviò lungo un sentiero nascosto, la ragazza immediatamente dietro per non perderlo: dopo un po' di cammino, finalmente l'oscurità si affievolì e, strizzando bene gli occhi, si riusciva a scorgere il lieve baluginio del fuoco.

Il peso nel cuore di Karin tornò, e le gambe si arrestarono, non volendo muovere un altro passo; Bilbo se ne accorse e tornò indietro, guardandola: portava ancora i segni di un pianto furioso e, sulla mano, si era avvolta un pezzo di stoffa. Gli abiti erano stracciati in più punti, segno che, in tutta quell'oscurità, era caduta e si era impigliata tra i rami. Provò un'immensa compassione nel vederla in quelle condizioni e, senza far caso alla strana occhiata che gli rivolse - anche piuttosto diffidente – le prese la mano ferita tra le sue.

<< Posso? >>.

Senza aspettare il suo consenso la esaminò, volendole arrotolare la manica per guardare meglio: fu in quel momento, ovvero quando le dita si strinsero attorno alla stoffa, che lei indietreggiò di scatto guardandolo in tralice, gli occhi cerchiati inaspettatamente furiosi e... folli, si ritrovò a constatare Bilbo, spaventato. Ma durò solo un attimo, in un battito di ciglia tornò come prima.

<< Me ne sono già occupata io >> esordì, asciutta << non temere >> sospirò, terribilmente svuotata di ogni energia: sembrò quasi rimpicciolire e divenire più piccola di lui, mentre lo sguardo si posava al di là delle sue spalle, verso l'accampamento.

<< Dovrai tornare, prima o poi: non potrai nasconderti per sempre >> constatò, il tono di voce addolcito.

<< Io non voglio nascondermi! Solo... non ho molta voglia di affrontarli >>.

<< Oh bé, non credo ti diranno qualcosa, erano tutti oltremodo scossi e tristi, quando li ho lasciati per seguirti. Molto silenziosi, già! >> fece una pausa, aspettando che le parole entrassero in lei << Poco dopo che te ne sei andata, Thorin si è inoltrato nel bosco dalla parte opposta alla tua, per smaltire la rabbia e rimuginare su ciò che era accaduto, credo. Si è allontanato sbattendo i piedi, incurante del rumore che provocava: non l'avevo mai visto così turbato, sembrava improvvisamente più vecchio >>.

La notizia non migliorò affatto l'umore della ragazza anche se, almeno, ciò che aveva detto era rimasto impresso nella mente di Thorin: si augurò che rimuginasse a lungo, tormentato dal ricordo delle sue azioni.

Strinse i pugni e ritrovò un poco di forza; sorpassò lo hobbit e lo precedette, giungendo per prima nel luogo dove gli altri dormivano, i respiri calmi e il russare regolare. Girò rapida lo sguardo, contandone dodici: ne mancava uno; Karin non ebbe bisogno di pensarci, poiché sapeva perfettamente chi non era nel suo giaciglio. Tornò al suo posto, sdraiandosi lentamente: benché fosse distrutta, il sonno tardò ad arrivare; le orecchie coglievano ogni rumore e, molte ore più tardi, uno attirò la sua attenzione. Passi pesanti si avvicinavano, provenienti dalla parte opposta a quella dove era fuggita; avanzarono fino ad entrare nel perimetro di luce, poi si arrestarono. Con un tuffo al cuore, Karin sentì lo sguardo penetrante di Thorin posarsi sulla sua schiena, e ringraziò il cielo di dargli le spalle, così che lui non si accorse che faticava a dormire: rimase ad osservarla a lungo, facendole crescere il disagio e l'impazienza; poi, finalmente, lo sentì inginocchiarsi e sdraiarsi al suo posto, sfilandosi il mantello bordato di pelliccia e posizionandolo come coperta.

Passò ancora altro tempo e, infine, Karin percepì il sonno coglierla, le membra farsi pesanti e le palpebre chiudersi, nell'abbraccio confortante dell'oblio; l'ultima cosa che percepì prima di cadere nell'oscurità fu un lieve sospiro, basso e profondo.



I giorni successivi sembrarono condividere il malumore della Compagnia: il cielo, spietato, aveva inviato le sue nuvole nere e grigie, cariche di pioggia; nemmeno le chiome degli alberi riuscivano a proteggerli, lasciando che le gocce d'acqua filtrassero e li inzuppassero, nonostante i cappucci dei loro mantelli.

Bilbo, che non ne possedeva uno, si ritrovò bagnato fradicio dalla testa ai grossi piedi pelosi, prima che Balin, impietositosi, gli prestasse una cappa dal suo bagaglio.

<< Signor Gandalf, non potrebbe far smettere questa pioggia? >> chiese petulante Dori, dopo aver starnutito sonoramente.

<< Come avete giustamente detto, mastro nano, è pioggia; finirà quando il cielo si sarà stufato, io non posso far nulla! >> replicò lo stregone, punto sul vivo: anche lui risentiva degli effetti del cattivo tempo, diventando irascibile ed irritabile per un nonnulla.

<< Ma non potete utilizzare qualche sortilegio? >> insistette Ori, fratello minore di Dori.

Gandalf borbottò qualcosa che, fortunatamente, gli altri non compresero; fu Bilbo a cambiare argomento, sperando di placarlo.

<< Esistono altri stregoni oltre a te, Gandalf? >>.

<< Oh sì! Siamo in cinque: il più potente di tutti è certamente Saruman il Bianco, capo dell'ordine del Bianco Consiglio; poi vi sono due stregoni di cui non ricordo il nome e, per ultimo, Radagast il Bruno, amante degli animali ed esperto nelle arti magiche. Vive a Rhosgobel, al limitare occidentale del Bosco Atro >>.

Sembrò ritrovare il suo consueto spirito poiché sorrise, alzando il capo << Ah! Vedi, Bilbo? Parlare di Radagast ha fatto smettere questo diluvio! Eccellente! >>.

In fila dietro Thorin, risalirono un lieve pendio; ai loro occhi apparvero i resti bruciati di una casa di legno, annerita dal suo fato e consumata dal tempo. Alla loro sinistra si ergeva una parete di roccia, appuntita in cima, aspra e poco rassicurante: paesaggio che non li confortò.

<< Ci fermiamo qui per la notte >>.

All'ordine del nano scesero dalle cavalcature, e Gandalf si avvicinò meglio per esaminare ciò che rimaneva dell'abitazione.

<< Un fattore e la sua famiglia vivevano qui >> li avvisò, accarezzando le travi; si spostò verso Thorin, entrato subito dopo lo stregone. Li videro parlottare concitatamente a voce bassa e poi, a sorpresa di tutti, il Grigio si avviò verso di loro, a grandi passi e scuro in volto.

<< Gandalf, dove vai? >> gli chiesero preoccupati, quando li sorpassò.

<< A cercare la compagnia di qualcuno che abbia un po' di buonsenso! >>.

<< E chi sarebbe? >>.

<< Io! Ne ho abbastanza di nani per un giorno solo! >>.

Detto questo sparì alla loro vista; Karin, che nel frattempo stava accarezzando il suo pony Dia, vide Bilbo muovere qualche passo nella stessa direzione, venendo però fermato dalle parole di Thorin.

<< Accendete il fuoco e preparate da mangiare! Fili, Kili, voi badate ai pony: non perdeteli di vista >>.

Passò qualche tempo, prima che la brodaglia calda cucinata da Bofur fosse pronta; nel frattempo, vennero scambiate poche parole, visto che tutti erano ancora scossi e preoccupati dalla partenza dello stregone. Bilbo si muoveva avanti e indietro, irrequieto, scrutando le ombre che si formavano man mano che la sera calava: ma di Gandalf nemmeno l'ombra, non tornava. Anche Karin, nel profondo, non si sentiva tranquilla ma, come ricordò Bofur all'ennesima constatazione dello hobbit, l'Istari era perfettamente in grado di cavarsela da solo, o non sarebbe stato così potente.

<< Tieni, porta queste ai ragazzi >> ordinò il nano a Bilbo, porgendogli due ciotole; e lui, annuendo, lo fece, lasciando il gruppo ed inoltrandosi tra gli alberi.

Karin ringraziò il cuoco per la sua, andandosi a sedere in disparte, ma comunque sufficientemente vicina al fuoco da scaldarsi un poco; si strinse meglio nel mantello nero e portò il primo cucchiaio alle labbra, lasciando che il brodo le riscaldasse lo stomaco: attaccò voracemente la cena, sentendo le membra piacevolmente calde e sazie, appagata come se fosse la cena più succulenta ed abbondante della sua vita.

<< Vedo che ti è piaciuta! Ne sono felice! >> esclamò Bofur, tutto contento e con ancora la ciotola piena; Karin notò che era stata la prima a finire, divorandola come se non toccasse cibo da settimane.

<< Era buona >> commentò, posandola a terra; dando una rapida occhiata attorno, notò che si erano costituiti due gruppetti: da una parte, gli anziani di nobile stirpe con Thorin, accanto al focolare e dall'altra, lontani, coloro di minor lignaggio. Una coincidenza? O tutto dipendeva da ciò che era successo giorni prima? Era a questo che aveva condotto il suo litigio? Ad una spaccatura del gruppo che, invece, doveva dimostrarsi unito ora più che mai?

Si sentì miserabile e meschina, maledicendo quella situazione; se solo non avesse accettato, tutto questo non sarebbe accaduto, rilevò cupa.

Con un ulteriore tuffo al cuore, notò che Bilbo non era ancora tornato.

<< I pony non erano molto lontani da qui, vero? >>.

<< No >> le rispose Bombur, ingozzandosi tra una cucchiaiata e l'altra.

<< E allora come mai non to... >>.

<< Thorin! THORIN!!! >>.

Si allarmarono tutti di colpo, mentre dal folto del bosco comparve Kili, agitato come non mai; corse dritti dal re, dandogli la terribile notizia: Bilbo, cercando di riprendere due pony che erano stati rubati, era finito preda di tre troll di montagna, non molto lontani da lì.

<< Perché ci sarebbe andato da solo? >> chiese Gloin, una mano già sull'ascia.

<< Ce l'abbiamo mandato noi, sapete: visto che è uno scassinatore. Credevamo che non si sarebbe fatto scoprire! Stava andando tutto bene, ma poi l'hanno sorpreso! >>.

<< E Fili? >> chiese Balin.

<< Ci sta aspettando, nascosto >>.

<< Allora, cosa aspettiamo? Muoviamoci >>.

Karin non se lo fece ripetere due volte: sguainò la spada d'acciaio e si accodò dietro Kili, in testa al gruppo; si mossero il più cautamente possibili tra gli alti cespugli e, finalmente, giunsero al luogo; allungando il collo, videro i possenti troll accerchiare il povero hobbit che, nel frattempo, cercava disperatamente di trovare una soluzione per fuggire; invece, si trovò ancora di più in difficoltà. La ragazza non riusciva ad essere paziente, doveva intervenire! Ma perché nessuno fiatava? Perché Thorin non diceva o faceva qualcosa?

Digrignò i denti, decidendo di fare di testa sua: scattò rapida in avanti sbucando fuori, urlando a pieni polmoni; si avventò sul primo troll che incontrò, menando poderosi fendenti a destra e a manca, tagliando la spessa pelle del mostro. Anche gli altri erano usciti, ed ora un gran clangore di spade e di voci concitate permeava l'aria, mentre i nani tentavano di sopraffare i loro nemici. Eppure, benché fossero solo tre, non riuscirono a conciarli per le feste: dopotutto, era molto difficile uccidere un troll di montagna: la loro immensa testa calva si muoveva qua e là, e le loro grandi mani tentarono di afferrarli più volte, senza riuscirvi.

Karin schivò una gamba di uno di loro, scartando di lato, ma venne buttata a terra da una manata arrivatale in volto; gemette forte, cadendo di schiena sul terreno, l'elsa della sua spada ancora tra le mani. Gli altri combattevano senza sosta, ma invano, non sarebbero riusciti ad ucciderli tanto facilmente!

Tentò di rialzarsi, pronta ad attaccare di nuovo, il fiatone che le impediva di respirare con regolarità; alzò la spada oltre la testa ma dovette bloccarsi, il cuore balzatole in gola: uno teneva sollevato Bilbo, agguantandolo per le braccia.

<< Gettate a terra le armi, o lo spezzo! >> ordinò con voce cavernosa.

Lo hobbit era pallido e tremante, lo sguardo grigio terrorizzato che implorava aiuto. Passarono lunghi attimi, nei quali non smise di osservare Thorin; il nano era furente ed alla fine, con impeto, conficcò la spada a terra, gesto che poi tutti imitarono, costretti.

I troll risero forte e, mentre uno prendeva dei sacchi da un mucchio lì vicino, l'altro si sfregò le grandi mani, contento.

<< Abbiamo una cena davvero succulenta, stasera! Prepariamo lo spiedino, li faremo arrosti! >>.

<< Sì, sì! A fuoco lento e ben cotte tutte le prede sono più buone! >>.

<< Allora, voi due! Che aspettate? Scegliete dei nani, gli altri legateli! >>.

Ci fu subito un gran trambusto: i nani tentarono di divincolarsi con calci e pugni, cercando di scappare... inutilmente.

In pochi minuti, Ori, Dori, Nori, Bifur, Bofur e Karin, si ritrovarono legati come salami attorno ad uno spesso palo di legno mentre, sotto di loro, il grande focolare crepitava e sprizzava scintille, come se non vedesse l'ora di arrostirli. Imprecarono non poco mentre venivano fatti girare, lentamente, come fossero cervi o maiali, il sudore che colava copioso dal troppo caldo.

Gli altri, invece, erano stati legati e chiusi in sacchi, buttati in un mucchio; urlavano e strepitavano, intimando ai tre troll - Berto, Guglielmo e Maso – di liberare i loro amici e compagni: i mostri, intanto, stavano discutendo su come condire le loro prede, ed avevano già l'acquolina in bocca dalla fame.

<< Ma quando sono pronti? Mica possiamo aspettare tutta la notte, altrimenti all'alba ci trasformeremo in pietra senza prima aver toccato la cena! >> esclamò Guglielmo, il più impaziente.

Frattanto, nella mente di Bilbo Baggins stava prendendo forma un piano; infatti, aveva sempre sentito dire che i troll di montagna fossero creature stupide e, osservandoli meglio, comprese che anche questi non erano da meno. In più, doveva cercare di guadagnare tempo fino all'alba, se voleva salvarsi e salvare i compagni: perciò, raccogliendo tutto il coraggio che possedeva – ed ammetteva che ne aveva molto poco – si alzò a fatica, saltellando per avvicinarsi.

<< Io non li cucinerei in quel modo! >> si intromise, fermando il loro chiacchiericcio. Tutti, compresi i prigionieri, si zittirono, ascoltandolo.

<< E perché no? >> chiese sgarbatamente Maso.

<< Non è quello il modo di cucinare un nano >>.

<< E quale sarebbe? >>.

Bilbo fece per ribattere qualcosa, ma aprì la bocca a vuoto, richiudendola immediatamente: per tutti i centrini, quale risposta poteva dare? Che ne sapeva, lui, di come si cucinava un nano? Ma ormai era troppo tardi, si era esposto e ora doveva rimediare.

<< Ehm, vanno... sì... mangiati cru-crudi >> aggrottò la fronte, non credendo alle sue parole: aveva appena detto di mangiarli crudi?

Dai poveri malcapitati, invece, esplose un boato feroce << Maledetto! Traditore! >>.

<< Aspetta che ci liberiamo, poi vedrai! >>.

<< Crudi?! Io dico di no >>.

<< Perché non proviamo ad assaggiarne uno, così, tanto per capire se ci può piacere? Iniziamo dal grassone! >> disse Berto, che afferrò il povero Bombur, mettendolo a testa in giù; il poveraccio urlò spaventato, per nulla ansioso di finire dritto dritto nello stomaco del mostro. 

Ma fortuna volle che lo hobbit lo fermò. << No, non farlo! Non te ne sei accorto? >> chiese, astuto << E' infetto! >>.

<< INFETTO? Infetto ci sarai te!!! >> strillarono gli altri, sia quelli legati al palo sia quelli a terra, che cercarono di divincolarsi per fargliela pagare, non avendo capito il suo piano.

Berto lo fece cadere a terra, in un sonoro tonf!, guardandolo disgustato.

<< Come sarebbe a dire che ha i vermi? >>.

<< Quello che ho detto! Grossi e grassi vermi putridi e marci nello stomaco! >>.

<< Allora ci mangeremo la femmina! >> propose Guglielmo << Non è mica grassa come l'altro >>.

Karin lanciò un mezzo strillo quando sentì le grosse dita del troll che le afferravano una gamba, pizzicandola per saggiarla; maledisse loro e anche Bilbo che, seppur involontariamente, aveva fatto spostare la loro attenzione su di lei.

<< Oh no, per carità, nemmeno! Anche lei ne è piena, lo sono tutti!!! Io non lo farei se fosse in voi, dico davvero >>.

Ci furono altre grida irate dei nani, ma Thorin finalmente comprese: diede un calcio a Kili, davanti a lui, perché smettesse di sbraitare e provasse a pensare; bastò uno sguardo eloquente tra zio e nipote e, immediatamente, Kili capì.

<< Sì! Sì, grandissimi, dappertutto! Lo giuro! >>.

Si scatenò una vera e propria gara a chi era il più infetto, elencando ogni genere possibile di creature ripugnanti e malattie che scorrevano nelle loro vene, o viscere; i troll, sorpresi, guardarono Bilbo, non sapendo più che fare.

<< E quindi che proponi, scasshobbit? >>.

Bilbo finse di pensarci un po' su, scorgendo il lieve chiarore dell'alba imminente; e quale fu il suo sollievo nel vedere anche la figura di Gandalf, ben nascosto e pronto ad aiutarli.

<< Bé, dico che è meglio liberarli! Non vorrete fare indigestione o, peggio, venire contagiati >>.

D'improvviso, Maso si rabbuiò, alzandosi di scatto dal tronco sul quale era seduto << Ci prendi per stupidi, forse? Sappiamo bene che vuoi svignartela con loro! >>.

Anche gli altri due si alzarono, accerchiando il povero Bilbo << Ora ti schiacceremo, e sarai il primo a venir mangiato! >>.

<< Fermi! >>.

Tutti si fermarono, attoniti; Gandalf il Grigio si ergeva in tutta la sua altezza sopra una roccia, appoggiato al lungo bastone. I nani, rinfrancati, trattennero a stento grida di gioia.

<< E questo chi è? >>.

<< Ci mangiamo anche lui? >>.

<< Tornate da dove siete venuti! >> esclamò lo stregone, spezzando a metà la grande roccia che impediva all'alba di mostrarsi. La luce invase l'accampamento dei troll, che cercarono di ripararsi il volto con le mani; fu tutto inutile poiché, non appena i raggi si posarono su loro, la pelle divenne pietra, bloccando ogni gesto ed espressione per sempre. Durò pochissimo e, in un battito di ciglia, i loro rapitori erano immobili, trasformati.

I nani esultarono felici stringendosi a Gandalf per ringraziarlo, una volta che li ebbe liberati << Il merito è tutto di Bilbo >> disse invece lo stregone.

<< Sì, il merito d'essersi fatto catturare! >>.

<< Ma stava guadagnando tempo, Thorin: una cosa a cui voi non avete pensato >> ribatté, alla frase del re; Karin strinse brevemente la spalla dello hobbit e gli sorrise, in un muto ringraziamento. Thorin abbassò gli occhi, pentito e sconfitto. Infine, si rivolse di nuovo allo stregone.

<< Dov'eri andato, se posso chiedere? >>.

<< A guardare avanti >> rispose Gandalf, enigmatico come sempre.

<< E cosa ti ha fatto tornare? >> lo interrogò il re, curioso.

<< L'aver guardato indietro >>.

Sorrisero tutti, ben felici di riavere lo stregone tra loro; ora, immensamente sollevati e felici d'essere scappati a morte certa, si rilassarono, facendo battute ed accendendo le pipe; ma fu sempre Gandalf a frenarli.

<< Erano molto lontani dalle montagne; devono essersi spostati di notte >> borbottò perplesso lo stregone << di sicuro qui vicino troveremo la loro grotta. Seguitemi! >>.

Così fecero, e non dovettero nemmeno cercare a lungo: infatti, dopo essersi divisi, trovarono l'imboccatura di una caverna di pietra che proseguiva sottoterra, nel buio. Qui si fermarono, cercando bastoni di legno da tramutare in torce.

<< Qualcuno deve rimanere fuori a fare la guardia >>.

<< Rimango io >> Si offrì Karin, mentre un breve e denso silenzio seguì le sue parole; infatti, era la prima frase che rivolgeva a Thorin dopo il loro litigio, avvenuto giorni prima.

Il re annuì senza guardarla, entrando per primo; Karin aspettò che gli altri lo seguissero per sedersi finalmente su un masso liscio, levigato dalle intemperie. Gemette dolorante, mentre portava una mano alla parte bassa della schiena, dove aveva sbattuto durante il combattimento: strinse gli occhi mentre con la punta delle dita sentiva un lieve rigonfiamento, piuttosto esteso. Perfetto, ci mancava solo un bel livido! Si massaggiò un po', sperando che il dolore si placasse e chiedendosi per quanti giorni sarebbe durato; doveva stringere i denti il più possibile, o gli altri si sarebbero accorti che qualcosa non andava... e lei non aveva nessuna intenzione di essere il peso morto del gruppo. Certo, sarebbe stato difficile visto che, anche prima, aveva avuto difficoltà anche solo a camminare: le pareva che le avessero infilzato delle spade su tutta la schiena e fino alle spalle, dati i dolori lancinanti che provava.

Ma doveva farcela; avrebbe fatto finta di nulla, per il tempo necessario.

Sentendo delle voci, tolse la mano dalla schiena, appoggiandola sul ginocchio; alcuni compagni salirono, raccontandole delle monete d'oro che avevano trovato e della loro idea di seppellirlo.

<< Come prestito a lungo termine >> le disse Gloin. 

Poco dopo giunsero anche Kili, Fili, Bilbo e Gandalf, il quale portava al fianco una nuova spada, e ne reggeva una più piccola – sembrava un pugnale – in mano.

Per ultimo arrivò Thorin, tra le mani una spada dall'elsa di legno e l'impugnatura d'acciaio che la incuriosì, intuendo che non era una comune arma nanesca; si chiese come doveva essere la lama, nascosta nel fodero. Per un qualche, assurdo motivo, si convinse che doveva essere di una mirabile bellezza, destinata a pochi.

<< Rimettiamoci in marcia; non voglio attardarmi in questi luoghi >>.

Thorin diede una lunga occhiata agli alberi e cespugli che li circondavano, quasi fosse in attesa. Anche gli altri drizzarono le orecchie, improvvisamente silenziosi e concentrati; Bilbo represse a stento un brivido gelido: la pace che tanto agognava dopo l'avventura coi troll si era infranta.

Sentì un ululato, che pareva lontano e troppo vicino al tempo stesso.

I lupi.

Stavano arrivando.

CANTUCCINO DELL'AUTRICE

Buonsalve care/i, sono tornataaaaaaa! Ehehehehe, contenti del mio velocissimo aggiornamento? Mi stupisco anch'io O.o!!! Sono passati ben cinque giorni, ma avrei potuto postarlo anche prima... solo che non ero ben soddisfatta: bé, nemmeno ora se è per questo, ma pazienza, saranno solo le mie paranoie ^^
So che è lungo e probabilmente palloso, e vi chiedo di perdonarmi: avevo una mezza idea di dividerlo, ma non sapevo né quando né dove né perché! Al che mi sono detta “ma vai avanti, finiscilo!” e così ho fatto.

Come vi è parso il litigio Thorin/Karin? Dovete sapere che, inizialmente, avevo pensato di rivelare il passato di Karin durante questo capitolo, ma poi ho cambiato idea: ho voluto lasciare in sospeso alcune domande, questioni e verità, sennò che divertimento c'era a spoilerare tutto subito? Poi nessuno avrebbe più letto ^^ *piccoli raggiri per avere lettori e recensioni XD XD*

Bene, quindi come sempre vi esorto a lasciare una recensione per farmi sapere cosa ne pensate! Anche voi che leggete solamente, fatevi sentire: mi sarebbe d'aiuto per capire se sto seguendo il sentiero giusto verso Erebor XD XD XD!!!

Inoltre, volevo consigliarvi questo bel video su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=wdse35vofxM     Mi sono innamorata della canzone, ce l'ho sempre in testa O.o! spero piaccia anche a voi!!! Si intitola "That's what the wise lady said", del gruppo Angtoria, che non avevo mai sentito nominare. Magari qualcuno di voi li conosce :))) Trovo che le parti di testo usate per il video siano azzeccatissime per il nostro bel Re sotto la Montagna ;) Ecco il testo della canzone: http://www.lyricstime.com/angtoria-that-s-what-the-wise-lady-said-lyrics.html

Ringrazio tantissimo le persone che l'hanno inserita nelle liste delle storie preferite, seguite e ricordate (scusate se non vi elenco ç___ç ) e un grazie di cuore a chi ha recensito: Dance, Lady of the sea e nini superga.

Thaaaaaanks ragazze, alla prossimaaaaaa!!! :* :*

Anna <3

  
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