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Autore: _Lis    13/01/2013    4 recensioni
Serafine.
Il mio nome.
Il nome che mia madre scelse poco prima di morire, dandomi alla luce.
"Mia madre è morta per causa mia"
Questo è il pensiero che tormentò la mia infanzia fin da quando iniziai a connettere i neuroni del mio cervello.
Crescendo, capii che in realtà non aveva senso tormentarmi, in fin dei conti non era colpa mia.
Nonostante lo avessi capito, crescere senza una mamma non è facile.
Alcune volte pensavo non mi sarebbe stato possibile superare l'adolescenza.
Qualche volta questa impressione ha davvero rischiato di diventare realtà.
Non ho mai provato sul serio a suicidarmi, ma credetemi, alcune volte credo di esserci andata davvero vicina.
Le cose andarono migliorando quando al terzo anno delle scuole superiori conobbi Marco, un ragazzo arrivato dall'Italia.
È stato il mio primo amore, è stato anche la mia salvezza per un pò di anni.
Ora che ci penso, forse, è stato la mia vita.
Il problema di avere una persona che per te rappresenta tutto il tuo mondo è, che se questa persona se ne va, tu perdi tutto.
È così che mi sono sentita io quella sera.
Come se, di nuovo, non avessi più niente che valesse qualcosa.
Niente per cui valeva vivere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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PROLOGO
Serafine. 
Il mio nome.
Il nome che mia madre scelse poco prima di morire, dandomi alla luce.
"Mia madre è morta per causa mia" 
Questo è il pensiero che tormentò la mia infanzia fin da quando iniziai a connettere i neuroni del mio cervello.
Crescendo, capii che in realtà non aveva senso tormentarmi, in fin dei conti non era colpa mia.
Nonostante lo avessi capito, crescere senza una mamma non è facile.
Alcune volte pensavo non mi sarebbe stato possibile superare l'adolescenza.
Qualche volta questa impressione ha davvero rischiato di diventare realtà.
Non ho mai provato sul serio a suicidarmi, ma credetemi, alcune volte credo di esserci andata davvero vicina.
A scuola non ero la classica sfigata. 
Avevo una piccola compagnia, alla quale nascondevo le mie manie autolesioniste e con la quale uscivo, qualche volta.
I miei amici e mio padre, però non avrebbero mai riempito il vuoto nel mio cuore, causato dalla mancanza dell’amore di una mamma.
Nessuno ci sarebbe mai riuscito.
Anche se, le cose andarono migliorando quando al terzo anno delle scuole superiori conobbi Marco, un ragazzo arrivato dall'Italia. 
È stato il mio primo amore, è stato anche la mia salvezza per un pò di anni.
Ora che ci penso, forse, è stato la mia vita.
Il problema di avere una persona che per te rappresenta tutto il tuo mondo è, che se questa persona se ne va, tu perdi tutto.
È così che mi sono sentita io quella sera.
Come se, di nuovo, non avessi più niente che valesse qualcosa.
Niente per cui valeva vivere.

 

16 Novembre 2011
Marco uscì dall'appartamento sbattendo la porta.
L'ennesima lite, quella decisiva.
Serafine finalmente capì che quella storia non aveva più alcun senso.
Non stavano insieme per amore, ormai.                                                                                                                                   
Era più l'abitudine di stare l'uno accanto all'altra che li tenne uniti per 3 anni.
La ragazza sapeva che non lo avrebbe più rivisto. Era andato. Per sempre questa volta.
Si accasciò sulle ginocchia, svuotata, consumata da quell'amore che era diventato così sbagliato.
Sul tavolino che stava di fianco a lei, vide il vaso che conteneva ancora quei pochi fiori, ormai appassiti, che lui le aveva regalato qualche giorno prima.
La loro vista le fece montare la rabbia.                                                                                                                                   
Con una mano diede un colpo al contenitore di cristallo, che cadde sul pavimento frantumandosi in tante forme aguzze e irregolari. 
Quei cocci appuntiti e taglienti le fecero tornare alla mente i giorni in cui i suoi avambracci erano devastati dai tagli.
Guardandola in quel momento, la sua pelle era liscia e perfetta, escludendo quelle poche cicatrici lasciate dalle ferite più profonde.
Anche se, spesso, le ferite più profonde sono quelle che non si riescono a vedere.
Si sa che non è difficile tornare alle vecchie abitudini.
Serafine, infatti, non aveva dimenticato come il dolore scivolava via insieme al suo sangue.
Fu così anche quella sera. 
Le sembrò di essere tornata a riavere 15 anni.
Afferrò con la mano sinistra uno dei frammenti del vaso e lo premette con forza contro il polso destro.
Vedere la striscia scarlatta contrastare il candore della sua carnagione, però non fu d'aiuto questa volta.
Provò ancora e ancora, ma proprio non riusciva più a trarre conforto dalla sofferenza fisica.
Quella notte non dormì, restò sdraiata a pancia in su, sul suo letto che sembrava così grande, ora che non lo divideva con nessuno, immobile a guardare il soffitto per tutta la notte, versando lacrime silenziose, nell’oscurità della sua stanza.
Non andò a lavorare per i 4 giorni successivi.
Non fece niente per 4 giorni successivi.
Restò semplicemente a galla.
Lasciò suoi lunghi e lucenti capelli neri diventare stoppa.
I suoi grandi occhi scuri erano così spenti, ora.
Respirava, i suo cuore batteva, ma si sentiva morta dentro.

20 Novembre 2011
Erano le dieci di una domenica mattina quando Clara infilò la chiave nella toppa e aprì la porta d'ingresso, entrando nell'appartamento calmo e silenzioso da far paura.
Era la migliore amica di Serafine da quando erano due bambine.
Anche adesso, che avevano entrambe 19 anni, si sentivano praticamente come due sorelle.
Conoscevano tutto l'una dell'altra, Clara sapeva ogni cosa di Ser, anche le abitudini che aveva da più giovane.
Non la giudicò mai, cercò solo di starle vicino come poteva.
Sapeva anche che era da un pò di tempo che le cose con Marco non andavano un granché bene, e il fatto che la sua amica non rispondesse ai messaggi e alla chiamate non era un buon segno.
Si avvicinò al divano e, sedutasi a fianco al corpo addormentato dell'amica, la svegliò.
"Ehi Ser, sveglia! Ti ho portato la colazione!" disse in un tono frizzante, come se le cose andassero bene.
La ragazza aprì gli occhi e rivolse un sorriso stanco a Clara.
"Che hai fatto in questi giorni?"chiese lei sorridente.
"Niente" rispose Serafine sedendosi.
Clara sapeva che quel niente significava proprio niente.
"Capito" sorrise l'amica "Mangiamo adesso? Ho una fame!" disse.
Ser annuì, pensando che non ricordava l'ultima volta che aveva mangiato.
Lei aprì il pacchetto che teneva sulle ginocchia e le passò una fetta di crostata di albicocche.
Mentre dava il primo morso alla torta, Clara la studiò con attenzione, chiedendosi cosa le fosse successo.
"Marco se n'è andato... per sempre" disse una volta finito di mangiare.
"Oh tesoro... Immaginavo che fosse successo qualcosa. Ma ora bisogna reagire, capito?" le fece forza Clara abbracciandola.
"Intanto iniziamo con un bel bagno, che ne dici?" le chiese.
Serafine annuì.
Clara la aiutò a spogliarsi e mentre Ser entrava nell'acqua calda, lei si sedette a fianco alla vasca e la ascoltò raccontare cosa era successo quella sera.
Tralasciò la parte dei tagli, ma sapeva che li aveva visti poco fa, anche se non aveva detto niente. 
Passarono l'intera giornata in casa. Clara a prendersi cura di Ser. Ser a farsi accudire da Clara.
Verso le nove, la ragazza bionda tornò a casa sua, non prima di essersi accertata che, la mattina dopo, sua sorella non di sangue, sarebbe andata al lavoro.

21 Novembre 2011
Erano le sette e Ser, come promesso alla sua amica, si sveglia e si prepara per andare a lavorare giù al bar sull'altro lato della strada.
Per essere un locale quasi nel centro di Londra non era molto frequentato.
C'erano sempre i soliti clienti abituali, che ormai Serafine conosceva a memoria.
Una signora sulla quarantina, sempre vestita elegante, che probabilmente lavorava li nei dintorni.
Un uomo piuttosto anziano, con due baffi grigi perfettamente curati.
Un ragazzo, che Ser non era mai stata capace di indovinare l'età perchè teneva sempre un cappuccio sulla testa, poteva oscillare tra i 20 e i 30 anni.
Un gruppetto di ragazzine che veniva per fare colazione prima di andare a scuola.
Quel lunedì, la clientela non fu diversa.
La signora ordinò il suo solito the, Ser si convinse a servilo con un sorriso sulle labbra.
Lo stesso fece con il caffè dell'uomo, con le ordinazioni delle ragazze e col cappuccino del ragazzo.
A mezzo giorno staccò e le diede il cambio una ragazza più grande di lei di qualche anno.
Nel pomeriggio andò con Clara a fare un pò di spesa, perchè il suo frigo era vuoto.
Più o meno quanto lei.
Le mattine successive furono le fotocopie della precedente, e Ser non dava molti segni di miglioramento.

25 Novembre 2011
Come ogni venerdì Ser aveva l'ultimo turno al Blubar.
Stava iniziando a prepararsi per chiudere quando sentì la porta aprirsi.
"Stiamo chiudendo" fece in tono piatto senza alzare gli occhi dal bicchiere che stava insaponando.
"Oh... allora fa niente" disse il cliente.
A Ser sembrò di riconoscere quella voce.
Si voltò e vide il ragazzo incappucciato che veniva sempre la mattina.
Se un ragazzo viene in un bar alle dieci e mezza di sera, da solo per bere qualcosa, vuol dire che ne ha davvero bisogno.
"Però possiamo anche fare un'eccezione" continuò lei.
"Beh, allora grazie" disse lui sedendosi al bancone.
Ser gli portò la Becks che aveva ordinato.
Mentre gli porse la birra, gli occhi azzurri del ragazzo si fermarono sul braccio di Serafine.
Si ritrasse velocemente tirando giù le maniche che erano rimaste alzate da quando stava lavando i piatti.
Non si era più tagliata da quella sera, ma i segni erano ancora ben evidenti.
"Grazie" disse lui ignorando quello che aveva visto e attaccando le labbra alla bottiglia.
Piegando la testa all'indietro, il cappuccio della felpa verde militare scivolò leggermente.
Per un istante, per la mente di Serafine passò l'idea di conoscerlo.
"Forse sono solo un pò stanca" pensò.

   
 
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