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Autore: _Lis    15/01/2013    3 recensioni
Serafine.
Il mio nome.
Il nome che mia madre scelse poco prima di morire, dandomi alla luce.
"Mia madre è morta per causa mia"
Questo è il pensiero che tormentò la mia infanzia fin da quando iniziai a connettere i neuroni del mio cervello.
Crescendo, capii che in realtà non aveva senso tormentarmi, in fin dei conti non era colpa mia.
Nonostante lo avessi capito, crescere senza una mamma non è facile.
Alcune volte pensavo non mi sarebbe stato possibile superare l'adolescenza.
Qualche volta questa impressione ha davvero rischiato di diventare realtà.
Non ho mai provato sul serio a suicidarmi, ma credetemi, alcune volte credo di esserci andata davvero vicina.
Le cose andarono migliorando quando al terzo anno delle scuole superiori conobbi Marco, un ragazzo arrivato dall'Italia.
È stato il mio primo amore, è stato anche la mia salvezza per un pò di anni.
Ora che ci penso, forse, è stato la mia vita.
Il problema di avere una persona che per te rappresenta tutto il tuo mondo è, che se questa persona se ne va, tu perdi tutto.
È così che mi sono sentita io quella sera.
Come se, di nuovo, non avessi più niente che valesse qualcosa.
Niente per cui valeva vivere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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1 Dicembre 2011
Erano già un pò di mattine che il ragazzo si sedeva al bancone, invece cha al solito tavolo, per fare colazione.
Da quella sera che era entrato nel bar in cerca di una birra, iniziò a pensare che forse, la ragazza che gli serviva il cappuccino, era più di un sorriso e un "Ecco a lei" mentre poggiava la tazza di fronte a lui. 
Così decise che gli interessava sapere cosa si nascondeva dietro quella calma apparente.
Spesso cercava di leggere il suo sguardo perso mentre accendeva la macchinetta del caffè, ma è difficile conoscere una persona senza averci mai scambiato non più di due parole di fila.

2 Dicembre 2011
Quel giorno impiegò molto più del dovuto per consumare la sua colazione.
Aspettò che il bar si svuotasse e poi chiese se per cortesia poteva avere una di quelle tortine al cioccolato che se ne stavano li in esposizione accanto alle brioche.
"Ma certo" disse la barista con il solito sorriso che non raggiungeva mai gli occhi ma si limitava alle labbra.
"Grazie" rispose lui "Comunque sono Edward" continuò togliendo il cappuccio che gli nascondeva il viso.
La ragazza lo guardò e sembrò un pò stupita, come se non capisse al cento per cento quello che stava succedendo.
"Sai, pensavo fosse arrivato il momento di presentarmi" disse spettinando il ciuffo di capelli rossi che il cappuccio aveva appiattito. Poi sorrise.
"Io... Io sono Serafine" rispose cercando di ricambiare il sorriso.
Dopo aver fatto la sua parte, Ser tornò a riordinare le tazzine, fingendo che quella fosse la cosa più importante del mondo.
Non aveva voglia di parlare o di fare amicizia con...
“Edward...?”
Pensò.
“No... È impossibile.
Sarà una coincidenza.
Anche se...”
"Grazie per l'altra sera" disse il ragazzo interrompendo il filo dei suoi pensieri.
"Figurati per così poco" rispose Ser voltandosi verso quegli occhi che più guardava, più la convincevano che forse non era proprio una coincidenza.
"Ora sarà meglio che vada" disse lui posando qualche moneta sulla superficie liscia del bancone.
"Lavoro?" chiese lei alla ricerca di qualche indizio.
"Già...Lavoro" rispose alzandosi dallo sgabello e avviandosi verso la porta.
"Aspetta! Sono troppi!" lo chiamo Ser dopo aver contato gli spiccioi.
"Mancia" disse lui facendole l'occhiolino.
Infilò il piumino, tirò su il cappuccio e uscì.
Quella sera Ser, quando rientrò in casa, andò dritta verso la libreria.
Cercò tra i CD.
Eccolo, quello che Clara le aveva regalato per i suo ultimo compleanno.
Lo inserì nello stereo e poi guardò con attenzione la copertina.
La somiglianza col ragazzo era davvero impressionante.
Quegli occhi, quel sorriso, quei capelli, quello sguardo...
Anche la voce che usciva dalle casse era davvero simile a quella che ogni mattina da molti mesi le chiedeva con gentilezza un cappuccino.
Ok non c'era niente di così inconcepibile:
In realtà Edward era proprio Ed Sheeran, il cantante famoso, conosciuto in tutto il mondo.

10 Dicembre 2011
Erano già un pò di giorni che Ed provava a chiacchierare cin Ser, a volte riusciva pure a strapparle qualche sorriso.
Qualche sorriso vero.
E quelle poche volte lo facevano sentire bene, che pensava di poter prendere il merito di quei piccoli sprazzi di gioia.

12 Dicembre 2012
"Posso farti una domanda Ser?" chiese prendendo un sorso dalla sua tazza.
"Dimmi" rispose lei stringendo le spalle.
"Se io ti invitassi fuori per offrirti una pizza, rischierei un pugno da qualcuno?" questo fu il suo goffo modo per chiederle se era single.
"Oh Ed, io..." iniziò lei, facendosi cupa.
"Se sei già impegnata, non importa. Ho chiesto apposta" disse lui.
"No, non è questo..." provò a dire lei senza sapere cos'era che la tratteneva.
"E allora che c'è?" chiese il ragazzo guardandola con quegli occhi così dolci.
"Io... Non credo di essere pronta per uscire di nuovo con qualcuno"
Lui la guardò un pò deluso ma in fondo la capiva, sapeva cosa voleva dire rompere con qualcuno.
"Hai presente quando una persona è tutta la tua vita? Se questa persona se ne va... Cosa ti resta?" chiese, più a se stessa che a lui.
"Tutto il resto" rispose lui.
Poteva sembrare una risposta banale, ma in fondo era la verità e Ser lo sapeva.
Restarono per un pò senza parlare.
"Immagino che quindi, non ci sia nessuna Miss Sheeran..." azzardò Serafine per rompere quel silenzio teso.
Sentendo nominare il suo cognome restò un pò sorpreso.
"Non sono poi così svalvolata da non sapere chi sei" sorrise la ragazza.
"O forse mi conosci proprio perchè lo sei" scherzò lui.

22 Dicembre 2011
Anche dopo quel mezzo due di picche, Ed continuò ad andare a trovare Ser al bar ogni mattina.
In fondo quella ragazza aveva qualcosa che lo affascinava tremendamente.
Forse voleva vedere la luce dei suoi occhi, che ogni giorno si faceva sempre più viva.
Forse non poteva fare a meno del profumo del suo shampoo che si fondeva con l'odore di caffè.
Magari era la sua voce che le sarebbe mancata troppo.
Magari erano quei suoi sorrisi, così speciali perchè rari.
L'unica cosa certa era che non faceva altro che pensarla.

23 Dicembre 2012
"Quella pizza è sempre valida?" sussurrò Ser.
Vide lo sguardo di Ed accendersi da sotto il cappuccio.
"Anche oggi se vuoi" annuì lui a bassa voce.
Stranamente quel venerdì mattina il bar era particolarmente pieno e i due ragazzi non riuscirono a parlare molto.
In un momento libero, prima che Ed andasse via, Ser riuscì a passargli un tovagliolo col suo numero di cellulare.
Stacco alle 12.
Chiamami.
Era mezzo giorno e un quarto quando il telefonino della ragazza cominciò a vibrare.
"Sei ancora decisa a uscire sta sera?" chiese Ed speranzoso.
"Si" rispose lei, senza troppo entusiasmo "Ci vediamo davanti al Bluebar per le sette?"
"Non vedo l'ora! A sta sera!" disse lui entusiasta.
"Cerca di divertiti almeno questa sera" suggerì la coscienza della ragazza mentre lei finiva di mettersi il rossetto di fronte allo specchio.
Scese le scale del suo palazzo senza ascensore e uscì sul marciapiede.
Dall'altro lato della strada Ed era già la ad aspettarla.
Se ne stava li appoggiato al muro con fare disinvolto e le braccia incrociate sul petto per ripararsi dal vento gelido che soffiava quella sera.
Alzò lo sguardo e la vide.
Eccola, bella come sempre.
Bella in modo che era solo suo.
Quella bellezza sofferta, tormentata.
Quella bellezza a cui lui non riusciva a resistere.
"Ciao" disse lei andandogli incontro.
"Ciao" replicò lui abbracciandola come se non la vedesse da una vita.
Lei non sapeva bene come comportarsi ma poi pensò di ricambiare l'abbraccio.
"Freddino eh?" chiese lui facendo un passo indietro "Dai, sali in macchina"
Nonostante Ed cercasse in tutti i modi di farla sentire a suo agio Ser era lo stesso silenziosa.
Era così, faceva parte del suo carattere. Non era mai stata una ragazza chiacchierona.
"Com'è la tua pizza?" chiese lui guardandola mordere la prima fetta.
"È davvero buona! Non ero mai stata qui... Mi piace" osservò lei.
"Già... C'è sempre poca gente, quindi per me è perfetto" spiega Ed.
"Come il mio bar, ecco perchè vieni sempre" scherzò lei.
"Subito si, ma poi il motivo è diventato un altro" disse sfiorandole la mano.
Le guance della ragazza arrossirono. 
Non era abituata ad essere corteggiata.
"Si beh, in effetti faccio un caffè davvero buono..."
"Questa sarebbe casa tua?" chiese Ser facendo un passo nell'appartamento.
"Eh già..." rispose lui allargando le braccia.
"È davvero... Wow!" Serafine non aveva mai visto una casa così bella.
Magari non era la più ordinata ma era davvero grande e piena di oggetti costosi sparsi per le stanze.
"Serafine...?" 
Il suo nome suonava così bene detto da lui.
"Si?" La ragazza si staccò dalla finestra dalla quale si vedeva l'intera città e si voltò verso Ed.
"Sono contento che tu sia qui" disse lui avvicinandosi a lei.
"Anche io sono contenta" rispose tornando a guardare fuori.
Le fece voltare delicatamente il viso verso il suo con una mano.
Non la baciò, si limitò ad osservarla da vicino, come farebbe un'intellettuale davanti a un'opera di un artista famoso.
Rischiava di perdersi in quegli occhi scuri come il cielo di quella notte.
Le passò una mano tra i capelli e poi le sfiorò la guancia con le labbra.
Fu in quel momento che Ser capì che forse Marco non era l'unico uomo capace di dare un senso a ogni cosa.
E si innamorò così. 
Con un bacio casto e sincero.

24 Dicembre 2011
Erano le nove di mattina della vigilia di Natale, quando Ser si svegliò nella penombra della camera da letto di Ed.
La ragazza aprì gli occhi e lo vide sdraiato distante pochi centimetri, con indosso ancora i vestiti della sera precedente, proprio come lei.
Chissà perché la ragazza non seppe resistere dall’accoccolarsi sulla spalla del ragazzo.
Lui si svegliò, più o meno, e la cinse con il braccio interamente tatuato.
Avevano trascorso tutta la notte su quel letto, a parlare di tutto e di niente, a conoscersi a vicenda.
Era tanto che Ser non sentiva quella sensazione di pace e sicurezza, che nemmeno Marco ultimamente era stato capace di farle provare.
Ed la faceva stare bene, come non le capitava ormai da molto tempo.
“Sei già sveglia?” sussurrò con voce roca e assonnata.
Lei annuì affondando il viso nell’incavo del suo collo, sentendo il profumo della sua pelle.
“Tu sei matta, dormiamo ancora un po’…” disse abbracciandola.
Quando Ed la riaccompagnò a casa e la vide sparire chiudendosi il portone alle spalle pensò che non sarebbe riuscito a fare a meno di lei.

25 Dicembre 2011
Natale. Un freddo impossibile e strade deserte.
Ser uscì per strada ben coperta.
“Ed, che ci fai qui?” domandò sorpresa di vederlo li.
 “Dove vai?” le chiese alzando le spalle.
“Io… Sto andando a… A trovare mia mamma” rispose incerta.
“Ti accompagno” disse sorridendo.
Ser non aprì bocca.
Camminarono per una decina di minuti in silenzio, poi imboccarono una stradina nascosta.
Ed era molto confuso.
Arrivarono davanti al cancello d’entrata del cimitero. 
Lui guardò Ser, iniziando a capirci qualcosa, sempre restando in silenzio.
Se lei avesse voluto parlare lo avrebbe fatto.
Si fermarono davanti a una lapide. La fotografia ritraeva una giovane donna che era praticamente la fotocopia di Serafine, solo un po’ più vecchia.
“Mia mamma è morta. Non l’ho mai conosciuta” constatò Ser.
Lui le prese la mano e lei, incredibilmente fragile, gli si buttò fra le braccia.
Ed la baciò. Sentì le lacrime che le rigavano il volto. Voleva portarle via quella tristezza. Voleva guarire il suo cuore.
   
 
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