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Autore: Ehyca    13/01/2013    3 recensioni
C'erano due periodi nella vita di Minseok; Pre-Lu Han e Post-Lu Han - e quando questi due periodi entrarono in contatto fu il momento che allineò ogni istante della sua esistenza.
Fino alla fine.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Marzo - Aprile 2012

Tutto era rosso, rosso e bianco; come ciliegie sparse sulla neve invernale. Attraverso la luce confusa emergevano degli scalini in pietra che portavano in alto, tra la nebbia, venati leggermente di indaco e con del ferro sulla superficie d'avorio. Ai piedi, un corpo, giaceva immobile su freddo terreno.
Fermo, riposava in un'aura di sangue.
Non c'era alcun suono, fatta eccezione per il cupo silenzio che riecheggiava attorno alla figura indifesa, con gli arti piegati in angoli aguzzi e il viso così beato che sembrava dormisse. Lo spettatore fece qualche passo in avanti sul pavimento come fosse ghiaccio crepato, osservando i tratti delicati dell'estraneo; pelle perlacea screpolata, labbra pallide mentre soffici fiocchi cominciavano a cadere nell'aria. Alcuni atterrarono sulla pozza di rubino, galleggiando sulla superficie, e l'osservatore riuscì finalmente a capire cosa fossero, acchiappandone alcuni sul suo palmo.
Piume. Centinaia di piume.
Presto l'aria fu riempita da esse; alcune grandi, alcune soffici come batuffoli di cotone, e tutto cominciò a diventare offuscato mentre il velo si addensava e le piccole particelle solleticavano il retro della gola dello spettatore, facendolo tossire e piegare. Si coprì la bocca e guardò ai suoi piedi,  ora travolti dalla pozza di sangue che si alzava sempre di più ricoprendogli le scarpe. Nel panico, indietreggiò ma scivolò e cadde sul marmo. Il rosso continuava ad allagare il pavimento, macchiandogli la pelle, e attraverso la nuvola di confusione, il suo sguardo cadde sul viso di quel corpo e ansimò.
I suoi occhi erano aperti. Occhi senza pupille.
Minseok si svegliò di scatto, il cuore batteva forte nel petto.
Con respiri brevi, si guardò furiosamente attorno. Non c'era rosso, niente pietra, niente piume, ma c'era un corpo; giaceva immobile sul letto di fronte a lui. Dei cavi uscivano dalla sua pelle traslucida e i macchinari risuanavano nella sua testa.
Beep…beep…beep…
Il battito cardiaco di Minseok lentamente tornò regolare e respirò a fondo, riempendosi i polmoni di quanto più ossigeno riuscisse a trovare in quella sterile stanza d'ospedale. Le finestre scure mostravano le prime luci del mattino, testimoniando quanto fosse presto e Minseok doveva ancora andare a casa. Aveva il torcicollo per come era piegato sul letto per dormire e gli facevano male le braccia ma non osò muoversi; la sua mano era stretta nella debole presa di Lu Han.
Avvicinò la sedia e riappoggiò la testa per tornare a dormire, assicurandosi di guardare un'ultima volta il viso di Lu Han prima di richiudere gli occhi.
Non era mai stato innamorato prima, quindi non sapeva come riconoscere i segnali. Ma se spendere ore che non poteva permettersi di perdere affianco a qualcuno che non conosceva poi da molto tempo non era uno di questi, non sapeva davvero cosa lo fosse. Le fasi lunari erano quasi arrivate ad un cerchio pieno dalla prima volta che aveva posato gli occhi sulla testa dorata della star che usciva dalla Mercedes quella notte; eppure non riusciva ad immaginarsi in nessun altro posto della Terra in quel momento. 
Il mondo poteva tenersi i suoi grattacieli, le rovine delle città, e le spiagge che si estendevano per miglia di sabbia bianca e lui si sarebbe tenuto il gentile ronzio della cella clinica che conteneva la sua bambola addormentata tutto il giorno.
Se solo ci fosse stato un filo di verità in tutti i suoi sogni...
Se solo la bambola avesse riaperto gli occhi…
*
Camminare per l'università era diventata all'improvviso un'esperienza del tutto diversa.
Mentre prima le persone ripetevano il suo nome in sussurri eccitati, raccogliendo il coraggio di parlare con lui e chiedere di Lu Han, arrivando persino a seguirlo per il campus e chiedergli un autografo, ora la storia era in qualche modo cambiata. Quei sussurri eccitati evolsero in toni sommessi che lo guardavano in disparte, alcuni addirittura si allontanavano da lui quando gli passavano affianco. Minseok cercò di non pensarci troppo, ma la verità era difficile da ignorare.
Le persone cominciavano a sospettare di lui.
Doveva ammettere che non sembrava del tutto innocente, almeno al pubblico generale che cascava in pieno nei racconti pubblicati sui tabloids. Su una pagina c'era l'evidenza di quella notte in cui Minseok urlava parole dolorose in direzione di Lu Han e in un'altra... le notizie sul cerbiatto preferito della Corea che tutti amavano odiare entrato in coma, il corpo scoperto dopo una caduta. Era stato lui a farlo? La celebrità era stata spinta? Era un crimine passionale? O la star aveva ballato un po' troppo vicino allo strapiombo e il terreno aveva ceduto, frantumandosi sotto i suoi piedi?
La polizia aveva visitato l'ospedale il giorno dopo l'incidente e aveva interrogato Minseok su dove si trovasse, anche se divenne subito ovvio che non aveva niente a che fare con l'accaduto. Un'ospite dell'albergo in cui risiedeva Lu Han era venuta dicendo che non l'aveva riconosciuto come nessuno dei ragazzi che erano con Lu Han nel momento prima dell'incidente. Minseok sapeva esattamente chi fossero senza nemmeno una descrizione e immaginò che anche i due ballerini avessero ricevuto qualche domanda.
Comunque tutto ciò non fermò le persone dal pensare il peggio di lui.
Minseok mantenne il mento il più basso possibile mentre passava oltre le porte automatiche della biblioteca. Invece di prendere le scale e salire di piano come faceva di solito, fece una virata a destra e si ritrovò in un territorio sconosciuto. Studiò scompartimento dopo scompartimento, prendendo nota mentale delle targhette alla fine di ognuno di essi, e alla fine trovò quello che stava cercando vicino al retro, nelle aree studio. Era molto più buio e silenzioso qui, con gli studenti che avevano il naso incollato ai loro appunti o allo schermo dei computer. Nessuno alzò lo sguardo mentre cercava meticolosamente tra centinaia di titoli.
C'era molto più tra cui scegliere di quanto avesse immaginato originariamente, ma sapeva quello che stava cercando; non voleva niente di troppo complicato visto che era ancora un principiante e probabilmente non avrebbe capito tutti i termini specifici, essendo un laureando in musica e tutto. Molti dei libri che aveva passato erano fin troppo tecnici per il suo cervello. Alla fine trovò qualcosa che sembrava andare bene e lo tirò fuori dallo scaffale, aprendolo. Allo stesso tempo, notò un paio di occhi rotondi che lo guardavano dall'altra parte della stanza, sbirciando da dietro degli scaffali.
Sospirò. “Yeollie, puoi uscire ora.”
Gli occhi scomparvero e una testa sbucò lentamente da un lato dello scompartimento. Minseok sollevò un sopracciglio e la lunga figura di Chanyeol emerse, grattandosi la testa.
“Hey, hyung…mi fa piacere vederti…” lasciò cadere e oscillare il braccio al suo fianco. “Come stai?”
“Bene. Ho solo pensato di prendere un paio di cose qui e poi tornare in ospedale.”
Chanyeol annuì pensieroso, piegandosi leggermente per leggere il titolo del libro tra le mani di Minseok. “Guida per Principianti al Sistema Solare e Oltre,” lesse. “Whoa. Non sapevo ti interessassi di astronomia.”
“Non è per me. Beh, è per me ma…” Minseok chiuse il libro e accarezzò la copertina con una mano. “Lo prendo per leggerlo a Lu Han, a dire il vero. Ama questa roba...” Alzò lo sguardo su Chanyeol. “Mi fa sembrare pazzo?”
“No, certo che no! Le persone in coma possono ancora sentire le cose attorno a loro, giusto? O così dicono. Gli farà piacere!” Il ragazzo sorrise incoraggiante. “Come sta?”
“Come sempre. Non è cambiato niente,” disse Minseok, abbassando la testa.
“Stavo pensando di andare a fargli visita? Con i ragazzi? Va... Bene? E' solo che, vogliamo davvero vederlo…”
“Sicuro, si, certo.” Non gli era nemmeno venuto in mente che anche agli altri avrebbe fatto piacere vedere come stava la star. Era stato così occupato con il suo mondo che il resto della realtà stava passando in secondo piano. “Forse stanotte, dopo le prove? Probabilmente io starò lì fino a tardi.”
“Okay, lo farò sapere a Baekhyun e agli altri.” Chanyeol strisciò i piedi per qualche momento. “Hyung, non abbiamo mai festeggiato il tuo compleanno…”
Un'altra cosa che gli era completamente passata di mente. “Oh, giusto. Io non mi preoccuperei di quello, davvero Yeollie. Compiere 22 anni non è poi chissà cosa.”
Il batterista fece un broncio. “Ma non è giusto. Hai bisogno di qualcosa che ti distragga. Parlerò con i ragazzi-”
“Davvero, Chanyeol, non farlo,” lo interruppe Minseok, mettendosi il libro sotto il braccio. “Ci vediamo stasera all'ospedale, giusto?”
Con un ultimo sorriso forzato, si allontanò, lasciando Chanyeol, il quale si appoggiò sconfitto contro gli scaffali.
Fino a che Lu Han non si fosse svegliato – e si sarebbe svegliato prima o poi, Minseok ne era sicuro – non avrebbe avuto la forza di pensare a qualcos'altro.
*
Con il pollice sfogliava, pagina dopo pagina, e si immergeva nei colori accecanti delle nebulose e dava la caccia a fatti sui buchi neri e sui muri galattici troppo grandi per il suo cervello. Lu Han aveva ragione; ti rendeva più umile leggere queste cose. Minseok si fermò sul capitolo intitolato La Vita e la Morte di una Stella quandò sentì bussare gentilmente dietro di sè.
La band stava in piedi davanti alla porta, preoccupata, e con Jongdae che cercava di sbirciare da sopra la spalla di Chanyeol.
“Possiamo entrare?” chiese Kyungsoo con voce debole.
“Certo, certo, entrate.” Minseok si alzò e sposto la sedia, poggiando il libro chiuso su di essa.
Si raggrupparono tutti ai piedi del letto di Lu Han, muovendosi per formare una linea e abbassando lo sguardo solennemente.
“Sembra così... beato,” disse Baekhyun e Tao annuì, aggrappandosi al suo braccio e mormorando qualcosa in cinese.
Jongdae rabbrividì. “Odio gli ospedali. Mi danno i brividi.” Chanyeol gli diede una gomitata, allora, e sussultò. “Ouch! Okay! Ho capito!” Si schiarì la gola. “Ci stavamo chiedendo, hyung... umm… cosa gli è successo davvero?”
Minseok deglutì quando all'improvviso tutte e sei le facce si voltarono verso di lui.
“Ad essere sinceri, quello che avete sentito ai notiziari, o da qualche altra parte, è tutto quello che so. Un dipendente dell'hotel l'ha trovato ai piedi di una rampa di scale, hanno chiamato l'ambulanza che lo ha portato qui, mi hanno telefonato-”
“Aspetta, ti hanno telefonato?
Minseok annuì. “L'infermiera ha trovato questo biglietto…” tirò fuori il foglietto accartocciato dalla tasca e lo passò a Jongdae, che lo spianò. “Era nel suo portafogli. Non sapevano chi fossi ma hanno chiamato il numero nel caso fosse importante. Penso siano rimasti un po' delusi quando hanno scoperto che sono solo un… amico…”Ero ancora un amico quando l'hanno trovato? “Comunque, le carte ne dicono una giusta – era pesantemente intossicato quando è caduto. Ma c'è qualcos'altro, qualcosa che le infermiere non vogliono dirmi perchè non sono un parente…” gli si ruppe la voce.
Chanyeol si fece avanti e passò un braccio intorno al collo di Minseok. “Non preoccuparti, hyung. Sono sicuro che non sia niente.”
“Hai incontrato la famiglia?” chiese Jongdae, ridandogli il foglietto.
“No, non ancora. Potrebbero essere venuti quando io non c'ero.”
Jongdae abbassò la testa pensieroso e Minseok notò qualcosa ondeggiare tra le mani di Chanyeol.
“Yeollie, cos'hai lì?”
“Hm? Oh, questo?” Sollevò una busta di carta e ne tirò fuori un grappolo d'uva. “Bisogna portare dell'uva alle persone in ospedale, giusto?”
Baekhyun si pizzicò il naso. “Yeols, ne abbiamo già parlato – l'uva si porta perchè il paziente possa mangiarla. Lu Han ovviamente non può farlo al momento!”
Minseok non potè fare a meno di ridere. “Sei molto dolce, Yeollie. Sono sicuro che apprezzerebbe se sapesse quello che hai fatto.”
Chanyeol lanciò a Baekhyun un'occhiata della serie Te-l'avevo-detto e si diresse verso il comodino di Lu Han sul quale posò felice il grappolo d'uva. “Ecco. Forse si sveglierà ora che c'è dell'uva da mangiare.”
Un'infermiera contrariata si affacciò alla porta e chiese gentilmente loro di andare via perchè si stava facendo tardi. Baekhyun si portò una mano in fronte. “Certo, perchè l'uva risveglia le persone dal coma. Idiota,” mormorò troppo piano perchè raggiungesse le orecchie da pipistrello di Chanyeol.
Mentre salutavano, Jongdae diede una pacca sulla schiena a Minseok. “Sai dove trovarmi, vero? Se avessi bisogno di qualcosa?”
“Lo so. Grazie.” E lo pensava davvero.
L'infermiera gli lanciò un'occhiata compassionevole. Ormai non gli chiedevano più di andarsene perchè sapevano che era inutile.
Riportò la sedia al suo posto e riaprì il libro.
Minseok non sarebbe andato da nessuna parte.
*
Quella notte, non fu un sogno astratto senza senso ad attraversargli la mente, ma un ricordo prezioso.
Nella penultima mattina passata insieme, i raggi del sole si erano infiltrati tre le tende e Minseok si svegliò, sbettendo le palpebre pesanti, a causa di un solletichio lungo la schiena.
“Cosa stai facendo là dietro?” gracchiò, contorcendosi sotto le coperte contro il tocco tiepido di un certo qualcuno speciale.
“Indovina,” disse una vocina lieve.
Assottigliò le labbra pensieroso. “E' qualcosa relativo a Baozi…” Lo era sempre.
La star ridacchiò. “Forse.” Minseok sentì la punta del dito tracciare qualcosa dalle linee appuntite sulla sua pelle. “Bāo…” sussurrò, disegnando tratti in mezzi quadrati e lineette. Poi Lu Han si spostò lungo la schiena di Minseok, zigzagando e graffiando l'ultima linea più o meno al centro. “…Zi…” Dopo un piccolo sospiro soddisfatto, circondò le braccia intorno a Minseok e si tirò in avanti finchè non furono attaccati e posò il mento sulla sua spalla.
“Hai capito cos'era?”
“Certo. Hai scritto Baozi in Cinese.” Minseok rotolò così da essere faccia a faccia con lui e circondò a sua volta i fianchi nudi di Lu Han. Gli fece il solletico alle dita. “Sei ossessionato dai ravioli al vapore, lo sai.”
“No. Sono ossessionato da te.” Lu Han affondò il viso nell petto di Minseok e fece scorrere il palmo sopra il suo cuore. Le sue ciglia erano così lunghe, che Minseok era sicuro petesse sentire l'aria vibrare quando le sbatteva.
“No, non lo sei…” Ma vorrei che lo fossi.
La star sollevò un sopracciglio. “Non lascio il tuo appartamento da giorni, o sbaglio? Cosa ti fa pensare questo?”
“Che sei pigro e vuoi cibo gratis!” rispose Minseok, ottenendo dita selvagge che gli pizzicarono i fianchi facendolo saltare.
No, Baozi! Non è così!” Lu Han rise, poi la sua voce tornò lieve. “Non penserai a niente di diverso vero?”
“Non finchè non sembrerà reale.”
Lu Han rimase in silenzio per qualche momento, portando, senza pensarci, un ciuffo di capelli ribelle dietro l'orecchio di Minseok. Poi si morse il labbro inferiore prima di chinarsi fino a che le loro labbra non si incontrarono rubando il respiro di Minseok ancora una volta. Dischiuse le labbra e la lingua si fece strada tra i suoi denti, gentile e sensuale. Minseok afferrò i fianchi del cantante, accarezzandoli delicatamente con il pollice e portando la figura esile della star contro la propria. Lu Han si ritrasse, sorrise, e si portò sopra; si mise tra le gambe di Minseok e tirò la trapunta finchè non coprì entrambe le loro teste, come una tenda. Le loro pance nude si accarezzavano e Lu Han mosse la parte inferiore del corpo a ritmo. Mandò ognuna delle terminazioni nervose di Minseok fuori controllo. Sentì le dita sciogliersi in ogni contorno di pelle che accarezzava e i gentili gemiti che lasciavano la gola di Lu Han strimpellavano le corde del suo cuore in una dolce sinfonia.
Il Paradiso, per quanto gli era difficile crederlo, era proprio tra le sue braccia.
Lu Han abbassò lo sguardo con le guance arrossate, il respiro pesante. “Sembra reale ora?” sussurrò.
Minseok prese il volto luminoso della star tra le sue mani. “Quasi.”
*
Aprile giunse grigio e poco gradevole, con una pioggerellina persistente che non riusciva nemmeno a mitigare lo spirito dei reporter stanchi che aspettavano nelle loro macchine parcheggiate, ora dopo ora. Minseok pregava che il giorno in cui avessero perso interesse, tornando nei buchi scuri da cui erano venuti, arrivasse presto.  Sfortunatamente, sapeva più che bene che questo non sarebbe accaduto.
Dentro alle porte automatiche, Minseok scrollò leggermente la giacca per eliminare le piccole goccioline e si incamminò per gli ormai familiari corridoi bianchi tutti uguali. Era riuscito a passare inosservato alle telecamere là fuori fino ad adesso e sperava di continuare così, per il bene della sua stessa sanità mentale. Svoltò l'angolo della camera di Lu Han e un'alta, esile figura incappucciata emerse dalla stanza della star. La testa era abbassata ma quando passò davanti ad un Minseok confuso e curioso, alzò leggermente il mento e a Minseok sfuggì un ansimo.
Aveva riconosciuto quella faccia.
“Aspetta-” chiamò, ma la figura cominciò a camminare più velocemente. Dopo un momento di esitazione, Minseok la seguì, accelerando il passo. Stava tornando all'ingresso. Sbuffò. “Hey! Fermati!”
La figura alla fine si bloccò, un piede ancora a mezz'aria.
“Voglio solo parlare,” disse Minseok. L'altro lentamente si girò. “Sei il ballerino, vero? Quello del club?”
Annuì, togliendosi il cappuccio. “Oh Sehun.”
“Giusto. Sehun. Volevo solo-… Volevo solo chiedere… riguardo quella notte-”
“Non volevo,” esclamò Sehun all'improvviso. “Non volevo l-lasciarlo andare—ti prego non pensare volessi.”
“Che vuoi dire?” Fece un gesto per dirgli di spostarsi dal corridoio e si misero da una parte, il viso abbassato. “Sehun?”
I suoi occhi guizzavano a disagio da una parte all'altra. “Jongin… Lo stava stuzzicando tutta la notte... Non avrei dovuto lasciarli da soli, sapevo che non avrebbe resistito ancora a lungo…” Sehun si passò una mano tra i capelli. “Ero così ubriaco che sono collassato sulla sedia e quando mi sono svegliato stavano discutendo e Lu Han è uscito come una furia dalla stanza ma non era se stesso e-”
Minseok strofinò una mano sul suo braccio per confortarlo. “Nessuno ti sta accusando di niente, davvero. Non è stata colpa tua.”
“Allora di chi è?” scattò.
Mia.
Minseok deglutì. “Forse non è colpa di nessuno.”
“Forse,” disse Sehun con un lungo sospiro. “Scusa, stare in quella stanza e v-vederlo così… devo andare. Non dovrei essere qui.”
Si rimise il cappuccio e si affrettò fuori, le mani sepolte nelle tasche.
Minseok sospirò e continuò a camminare verso la stanza. Per qualche strana ragione gli avrebbe fatto piacere un po' di compagnia, anche quella di Sehun tra tutti.
Dentro la stanza silenziosa, disse a voce alta, “Ho una sorpresa. Qualcosa di diverso dal solito”. Poggiò la custodia che aveva portato sul letto, evitando i piedi di Lu Han, e aprì la cerniera. Ne tirò fuori una chitarra coperta di adesivi di vecchie band. “L'ho presa in prestito da Chanyeol. Mi ha insegnato. Ho pensato-…Ho pensato di provare la mia – voglio dire, la nostra– canzone. Non sono così bravo ancora però, quindi non ridere di me la prossima volta che parleremo, okay?”
Certo, non c'era alcuna risposta, ma andò avanti comunque.
La sedia era nella stessa posizione in cui l'aveva lasciata, e si sedette con la chitarra sulle gambe. Ci vollero un paio di tentativi perchè le sue dita si piegassero nel modo giusto e pizzicassero le corde giuste, ma Minseok riuscì ad arrivare alla fine. Ricominciò anche un paio di volte, improvvisamente grato che non ci fosse nessuno di cosciente nella stanza che vedesse i suoi errori. Perseverò e cantò le dolci note di A Message to an Angel nello spazio clinico, ognuna si dissolveva inudita nell'aria.
Finchè qualcosa non lo fece bloccare.
Il suo cuore cominciò a battere rapidamente.
Il dito di Lu Han si era contratto.
Si era mosso…
Sedeva, completamente immobile e senza parole, mentre osservava la mano di Lu Han.
Si è davvero mosso…
All'improvviso Minseok era in piedi, la chitarra da parte, e si chinò sulla figura immobile della star, con braccia tremanti.
“Lu Han? Mi senti? Lu Han?
Niente.
Comunque, questo non lo fermò dal correre fuori dalla porta e chiamare qualcuno in corridoio, “Infermiera!Infermiera!Si è mosso! L'ho visto! Veloce!”
La donna lo guardò incredula da dietro il bancone per poi correre nella sua direzione. Si prese del tempo per visitare Lu Han e ad armeggiare con vari pulsanti e a leggere cartellette prima di voltarsi e guardare Minseok con compassione negli occhi.  
Sapeva cosa significava. “L'ho visto davvero, l-lo giuro. Il suo dito-”
“Non ne dubito, Sig Kim.” Disse con voce gentile. “Ma deve capire... Qualche volta i pazienti in stato comatoso possono mostrare segni di movimento, sia in risposta a degli stimoli o per riflesso. Non significa necessariamente che abbiano riacquistato conoscenza... o che lo faranno, per quanto possa valere.”
Posò una mano sulla sua spalla mentre se ne andava, stringendola per pietà. Minseok pensò alle sue parole, ma il suo ultimo filo di speranza bastò a metterle da parte. Per ora.
Si era mosso quando aveva cantato la loro canzone, questo era tutto quello di cui gli importasse.


*
Ding.
L'ascensore raggiunse l'8° piano e Minseok uscì. Non aveva idea di cosa ci facesse in ufficio alle 9 di sera, il messaggio di Jongdae aveva deviato ogni indizio e lo aveva portato al blocco Umanistico.
Il corridoio era buio, quasi angoscioso, e non si vedeva una sola anima in giro. C'era, comunque, una debole luce che arrivava dalla finestra del quartier generale di Jjang!. Minseok aggrottò le sopracciglia confuso. Cosa diavolo aveva organizzato l'editor?
Le domande che gli ronzavano in testa ebbero presto risposta quando aprì la porta e—
SORPRESA!
Minseok saltò leggermente alla scena che gli si presentò davanti agli occhi. Tutti i mebri della band, più un sorridente Jongdae, erano saltati da dietro le scrivanie ed esultavano mentre Kyungsoo sollevava cautamente una torta con le candeline accese e la portava davanti a loro. Alla vista dell'espressione shockata di Minseok, tutti risero e cominciarono a battere le mani insieme festeggiando la riuscita della loro missione segreta. Chanyeol, in particolare, applaudì così forte che fece spegnere prematuramente un paio di candeline e cercò di riaccenderle in un attimo – ma dato che le sue lunghe dita non riuscivano a far funzionare l'accendino, Jongdae sbuffò e glielo rubò di mano completando il compito da solo. Quando il batterista protese il labbro inferiore, Jongdae gli diede una pacca compassionevole sulla schiena e gli porse un coltello.
“Puoi aiutare a tagliare la torta, che ne dici?” offrì, e Chanyeol si illuminò.
Minseok fece un passo avanti. “Ragazzi, io-…davvero non dovevate-”
“No, ma volevamo. Andiamo, amico, è il tuo compleanno! Beh, era il tuo compleanno... sai cosa intendo…” Jongdae gli fece un mezzo sorriso.
Baekhyun fece il giro e strinse una spalla di Minseok. “Hyung, siamo già in ritardo. Veloce, soffia le candeline ed esprimi un desiderio!”
“Prima che Chanyeol si esalti troppo,” mormorò Kyungsoo, ottenendo una serie di pugni scherzosi sul braccio.
I ragazzi cominciarono in coro “Desiderio! Desiderio!” mentre Minseok guardava le fiamme danzanti, esprimendo una desiderio che sperava con tutto se stesso che si avverasse.
Svegliati, piccolo cerbiatto. Svegliati per me, davvero questa volta.
Sarebbe mai potuto essere qualcos'altro?
Sbuffò l'aria dei suoi polmoni sulle 22 candeline e all'improvviso calò il buio. Chanyeol fece un rumore tipo un cucciolo a cui hanno pestato la coda e all'improvviso le luci furono riaccese da Tao.
“Allora, hyung, come ci si sente ad essere più vecchi di un anno?” chiese Kyungsoo.
“Err…esattamente come prima, ad essere sinceri.”Stanco. Molto stanco.
Chanyeol gli mise un piatto di torta in mano. “Tieni! L'ho fatta io.” Tirò il petto in fuori.
L'abbiamo fatta, brutto stronzo!” gridò Baekhyun, prendendo una manciata di panna dalla sua fetta e indirizzandola al viso di Chanyeol. Il batterista riuscì ad evitare il colpo, ma non incolume; una ditata era finita sul suo naso. I suoi occhi si spalancarono alla scena e contrasse il viso con sete di vendetta, facendo preoccupare Jongdae.
“Oh no, no, no, no, nessuno lanci roba vicino al mio computer! Allontanatevi dal computer!Ragazzi!
Jongdae passò 20 minuti buoni a bloccare i membri del gruppo dal lanciare panna e pezzi di torta per l'ufficio. Tao non aiutò affatto quando da dietro la schiena tirò fuori una bomboletta di panna spray e attaccò Jongdae spremendola dentro la sua maglietta. L'editor squittì e ondeggiò le braccia in aria e Minseok era sul punto dell'isteria, tanto che lo stomaco cominciava a fargli male – e, almeno per un paio d'ore, il peso che provava nel cuore lo abbandonò, permettendogli di divertirsi con le persone che amava davvero e che sarebbero rimaste al suo fianco. Sembrava quasi di rivivere nella realtà.
Quasi.
*
Dopo un'altra giornata di lezioni interminabili e lavori creativi, Minseok vagava per l'ospedale come fosse la sua nuova seconda casa. Nessuno batteva più ciglio quando lo vedeva in giro. Diamine, ormai conosceva per nome metà dello staff e qualcuno lo salutava pure mentre passava.
Raggiunse la sua solita destinazione, desiderando solamente gettarsi sulla sedia e strimpellare la chitarra nel tentativo di far muovere ancora Lu Han , quando si bloccò sulla porta.
C'era già qualcuno sulla sua sedia.
All'inizio pensò che potesse essere di nuovo Sehun, ma i capelli del ballerino non erano lunghi abbastanza da uscire da sotto alla cuffietta in lana che lo sconosciuto stava indossando. Si fece strada nella stanza e bussò timidamente alla porta per attirare l'attenzione del ragazzo.
“Ciao?”
Il ragazzo alzò lo sguardo. “Oh, ciao.” Si alzò dalla sedia e si inchinò. Quando sollevò la testa, guardò Minseok dalla testa ai piedi – non in modo calcolatore, ma come se fosse genuinamente curioso – e lentamente annuì. “Ah…devi essere lui.”
“’Lui’? Che vuoi dire?”
“Sei la persona di cui Lu Han continuava a parlare. Quello carino.” Aveva un accento, quindi Minseok immaginò fosse Cinese come Lu Han, ma il suo Coreano era perfettamente comprensibile.
Avrebbe mentito se avesse detto che il suo cuore non aveva fatto un tuffo a quello carino. “Sono Minseok. Kim Minseok.”
“Kim Minseok, ecco. Aveva sempre problemi a ricordarlo. Sono Zhang Yi Xing, piacere di conoscerti.”
Minseok fece cadere lo zaino a terra. “Conosci Lu Han?”
“Già. Da molto tempo.” Il ragazzo Cinese guardò Lu Han con un sospiro.
Dannazione, perchè i suoi amici sono tutti così belli? “Dove l'hai conosciuto? Scusa, non intendo fare tutte queste domande, è solo che... solitamente non c'è nessuno eccetto me-”
Yi Xing alzò una mano. “Non preoccuparti. Ero anche io un trainee della SM, ballerino come Jongin e Sehun. Li conosci-?”
“Sì – So di chi stai parlando.”Un po' troppo bene. Minseok si mise ai piedi del letto e Yi Xing si risedette. “Hai detto…che parlava sempre di me?”
Il ballerino Cinese sorrise mostrando una fossetta carinissima sulla guancia destra. “Non ne hai idea. Vedi, facevamo delle videochiamate. Ma se eravamo troppo impegnati ci sentivamo per email il più spesso possibile. Il tuo nome spuntava quasi sempre. Di solito vivo a Pechino, comunque. Sono venuto il prima possibile,” aggiunse. Si tolse il cappello e si passo le dita tra i capelli lanugginosi, sospirando. “Sapevo che qualcosa non andava, lo sapevo. Odiavo la vita che gli era stata appioppata ma pensavo potesse reggerla, sai? Ora guardalo. Quando ho sentito che ti aveva incontrato ho ricominciato a sperare ma…”
Yi Xing fece una pausa per qualche momento prima di continuare. “Cosa è successo tra di voi?”
“Io… non lo so,” rispose Minseok, sorprendentemente in modo onesto, a qualcuno che conosceva da pochi minuti. “Un minuto tutto era assolutamente perfetto e quello dopo... semplicemente non era più . Pensavo si fosse stufato di me o qualcosa del genere, quindi mi sono arrabbiato e-” Un magone gli salì in gola. “Ho detto alcune cose, gli ho urlato in faccia. L'ho ferito e onestamente non me ne fregava niente allora. Pensavo che a lui non importasse. Praticamente ce l'ho portato io qui.”
Yi Xing scosse la testa. “Semmai sei la ragione per cui non ci è finito prima, e ti ringrazio per questo.” I suoi occhi guizzarono alla porta. “Posso essere onesto con te?”
“Certo…” disse Minseok.
“Non dovrei dirti queste cose ma…” Fece una pausa e si chinò in avanti. “Non mi sorprenderebbe se non fosse stata un'idea di Lu Han scomparire. La presa che ha la compagnia... Non so davvero come spiegare. E' stretta, mettiamola così. Avete causato davvero un putiferio con il vostro comportamento quindi scommetterei dei soldi che sia andata così. Capisci cosa voglio dire?”
Minseok annuì. “Capisco. Ma perchè non me l'ha semplicemente detto?”
“Sono sicuro che non troverai difficile crederlo, ma Lu Han non ha nemmeno un briciolo di egoismo in corpo. Probabilmente ti stava proteggendo.” Stava guardando fisso negli occhi di Minseok. “Non conosco la storia nei dettagli, quindi non posso davvero dire niente con certezza. E' scomparso anche dalla mia vita proprio prima dell'incidente, quindi... chi lo sa cosa teneva nascosto? Ma ti ho detto cosa penso comunque. Meriti di sapere di più.”
Si alzò e si avviò alla porta. "Mi ha fatto piacere incontrarti finalmente Kim Minseok. Mi sento molto meglio a lasciare Lu Han così sapendo che ci sei tu a vegliare su di lui.”

Minseok si morse la guancia.“Yi Xing-”

“Si?”

Si è mosso—si è mosso e io l'ho visto, ne sono sicuro. Si risveglierà e tutto tornerà com'era, vedrai-

Ma Minseok non riuscì a formare quelle parole, quindi soffiò con sincerità attraverso le labbra, “Grazie.”

Yi Xing chinò la testa con un sorriso comprensivo e se ne andò, rimettendosi il cappello sulle orecchie.

Minseok si avvicinò alla testiera del letto di Lu Han. Gli avevano tolto la benda dall'ultima volta che l'aveva visto. I capelli sul lato destro della testa erano leggermente più corti a causa della ferita... ma non lo fermavano dall'essere bellissimo. Minseok accarezzò con un singolo dito la guancia fredda di Lu Han.

Tutti incolpano se stessi per quello che ti è successo.

Potresti risparmiarci tutto questo dolore...

E svegliarti.


*
Era appena sceso dall'autobus, custodia della chitarra in spalla, quando il suo cellulare squillò nella sua tasca. Prima che Minseok potesse dire niente, una voce acuta riecheggiò sull'altra linea.
“Ce l'hanno fatta! Ce l'hanno fatta cazzo!
“Cosa? Chi ha fatto cosa? Quando? Jongdae?”
“La band! Hanno firmato con la FNC Entertainment! Beh, sono al quartier generale ora, stanno controllando tutti i documenti ma per stasera saranno ufficialmente sotto contratto! Bastardi fortunati!” rise.
“Sei serio? Questo è-…wow…!”
“Lo so, sai? Io sto andando a casa per cambiarmi e mangiare e risolvere qualche questione, poi più tardi andiamo a casa di Yeollie? Ci stai?”
“Decisamente! Mandami un messaggio.”
“Lo farò!”
Riattaccò e non potè fare a meno di sorridere da un orecchio all'altro. Ce la stavano facendo davvero; stavano per vivere il loro sogno. Se qualcuno circa un mese fa avesse detto loro che sarebbe potuto accadere, avrebbero tutti sbuffato e alzato gli occhi al cielo increduli. Cose come questa non accadono spesso alle persone nelle media.
A meno che non intervenga qualcosa di celestiale.
Non poteva, però, ignorare il senso di colpa che sgomitava nel retro della sua mente. Sapeva dei progressi della band e dell'interesse che avevano accumulato da parte di importanti personaggi dell'industria, ma recentemente era un po' caduto dalle nuvole. Apprezzava il fatto che probabilmente non volevano parlare dei loro risultati mentre Lu Han giaceva praticamente senza vita, ma comunque – non sapeva nemmeno che erano così vicini a firmare un vero contratto. Da quanto lo sapevano?
“Non crederai mai a quello che ho appena sentito…” cominciò mentre entrava nella stanza di Lu Han, poggiando lo zaino in terra come al solito e aprendo la custodia della chitarra. Ormai era diventata un'abitudine cominciare a parlare al suo amico non cosciente appena arrivava nella stanza, e non gli importava più se sembrava pazzo. “A dire il vero, forse ci crederesti visto che sei stato tu a iniziare tutto-”
Qualcosa gli si incastrò in gola quando si voltò.
Gli occhi di Lu Han erano aperti.
Non del tutto, ma le delicate palpebre sbattevano sotto la luce forte e Minseok era immobile come una pietra.  
Pensò che forse stava sognando e la sua mente gli stava giocando qualche scherzo. Per risolevere questo dilemma, alla fine riacquistò il controllo dei suoi muscoli e con le unghie si pizzicò la pelle del dorso della mano più forte che potè. Sorprendentemente, gli aveva fatto male.
Forse dopotutto potevi provare dolore anche nei sogni.
Lu Han?
Sta davvero succedendo?
La star rimase sdraiata immobile, guardando il soffitto, per alcuni minuti. Poi la sua testa si mosse da un lato all'altro e si sollevò dal cuscino per poter guardare interamente intorno.
“Dove sono? Cosa... è successo…?” gracchiò la sua fragile voce. Il suo viso doveva ancora riprendere colore, sembrava ancora spettrale e surreale.
Minseok si avvicinò al bordo del letto, ancora non voleva credere a quello che stava vedendo. “Tu…hai avuto un incidente…” si fermò. “Sei caduto da una rampa di scale…dieci giorni fa... ecco, bevi un po' – per favore. Ti f-farà sentire meglio.” Dal comodino prese un bicchiere d'acqua e glielo porse. “Sei-…sei davvero tu? Per d-davvero?”
Lo sguardo di Lu Han passò sulla presa tremante di Minseok ma la ignorò, squadrandolo invece dalla testa ai piedi con ansia e indietreggiando leggermente. “Come... Come sei entrato qui?”
Minseok era stato preso un po' in contro piede da questa domanda. “L-le infermiere – mi hanno fatto rimanere. Sono venuto non appena ho saputo.” Rilasciò un lungo respiro, lottando per evitare che le lacrime cadessero sul suo raro sorriso. “Mio Dio Lu Han, non hai idea di quanto sia felice di vederti sveglio, ho pensato al peggio per così tanto…”
Il viso lo guardava con le sopracciglia aggrottate e i suoi occhi incolore guizzarono verso la porta. “Vuoi un autografo? E' questo?”
“C-cosa?” Minseok non riuscì a trattenere la felicità che lentamente lo abbandonava. Perchè mi sta guardando…in questo modo? Si avvicinò per intrecciare le loro dita. “Lu Han sono io, sono Minseok, sono-”
Ma la star ritirò la mano. “Ti firmo tutto quello che vuoi, davvero, solo-” Cercava ovunque per il pulsante di emergenza, e una volta trovato lo premette ripetutamente. “Solo non starmi così vicino... i-il mio manager sarà qui a momenti probabilmente e non voglio che ti metti nei guai…”
C'era un guizzo di genuina paura che si mostrava nei tratti di porcellana di Lu Han quando allungò il collo per attirare l'attenzione delle infermiere.
La bocca di Minseok fu improvvisamente così asciutta che riuscì a malapena a muovere la lingua. “Non… Non mi  riconosci?”
Lu Han piegò la testa di lato. “…Perchè dovrei?”
E fu allora che una parte di Minseok morì.
Si ritrovò in piedi e lentamente indietreggiò dal letto attraverso il caos delle infermiere che entravano. Corsero verso la star, controllando il suo ricovero e i suoi segni vitali armeggiando con i macchineri a cui era ancora attaccato. Lu Han guardò i tubi confuso, osservando tutti quei visi sconosciuti. Doveva essere troppo; svegliarsi in una strana stanza circondato da persone e collegato a fili di diversi colori.
E vedere uno strano ragazzo ai piedi del tuo letto.
Tutto quello che Minseok potè fare era guardare, stralunato e stanco, attraverso il vetro dall'altra parte della stanza. Non sapeva per quanto tempo era rimasto lì, come una statua antica, bramando attraverso una barriera invisibile; forse per ore. Non ritornò in sè fino a quando un dottore non arrivò per farlo spostare.
Un uomo in completo con lo sguardo monotono stava arrivando da in fondo al corridoio, seguito da due figure molto familiari – i ballerini Coreani. Poteva esserselo immaginato, ma Minseok era sicuro che il più alto e magro dei due, Sehun, gli avesse sorriso, anche se per un attimo, mentre passavano. L'altro, Kim Jongin, con quella facciata cesellata che Minseok era stato così orgoglioso di colpire, era tutta un'altra storia. L'unica emozione nel suo sguardo era legato al veleno e lo aveva servito con un ghigno freddo.
Dentro alla stanza, Lu Han abbracciò Sehun caldamente con le braccia tremanti, mentre annuiva educatamente in direzione di Jongin. L'infermiera gli spinse la spalla con disapprovazione, dicendogli che doveva rimanere sdraiato.
Nel frattempo, Minseok si appoggiò al muro per evitare che gli cedessero le gambe e che il suo corpo collassasse sotto il peso del suo cuore distrutto.
Perchè dovrei? Quelle due parole gli percorsero la mente ancora e ancora…

Non pensava ci fosse qualcosa di peggiore che essere abbandonato dalla persona che ami.

Finchè non venne dimenticato.
  
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