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Autore: Sissi Bennett    13/01/2013    6 recensioni
Prendete tutto ciò che Lisa Jane Smith ci ha raccontato su Bonnie McCullough e dimenticatevelo. Bonnie manca da parecchi anni a Fell's Church, non hai mai conosciuto Elena Gilbert, non sa di essere una strega e ingnora l'esistenza dei vampiri. Ma ciò che stravolgerà la sua vita è il legame che condivide con i fratelli Salvatore, totalmente diverso da quello cui siamo stati abituati.
Dal quarantaduesimo capitolo:
Si stava mettendo in gioco per davvero, si stava abbassando a fare quello che in condizione normali avrebbe evitato come la peste. Tutti in quella sala non se n’erano neppure accorti, lo consideravano alla stregua degli altri. Bonnie, invece, sapeva che tutto quello era solo per lei. Damon si sentì quasi ridicolo.
Presentarsi su quel palco significava mettersi a nudo e mentre le altre ragazze avrebbero fatto a gara per accaparrarselo, una sola sarebbe stata l’unica e vera destinataria di un messaggio ignoto al resto dei presenti: sono qui, scegli me, punta su di me.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Quasi tutti, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ashes &Wine

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Capitolo quaranta: Goodbye, my almost lover.

 

“Car is parked, bags are packed

but what kind of heart doesn't look back
At the comfortable glow from the porch,

the one I will still call yours?
All those words came undone and now I'm not the only one
Facing the ghosts that decide if the fire inside still burns”

(Breath again- Sara Bareilles).

 

 

 

Bonnie strinse tra le dita la tazza di sangue e se la portò alla bocca. Non era molto incline all’idea di cominciare a berlo ma doveva ammettere che le piaceva dopotutto. Era ciò di cui aveva bisogno in quel momento.

Da due giorni ormai  vi era costretta; volente o nolente, le serviva. Il sapore decente era l’unico aspetto confortante; per il resto, l’aveva stordita completamente.

Odiava sentire il suo corpo cambiare senza poter fare nulla per impedirlo. Odiava avere l’udito più acuto e la vista più nitida. Era così diverso dal mondo cui era abituata e sperava che la situazione si sarebbe stabilizzata in fretta.

Non sapeva dire di preciso che cosa fosse accaduto dopo il rituale. Aveva dei ricordi confusi e stentava a credere che Klaus fosse morto, sparito per sempre. Soprattutto stentava a credere di essere stata lei ad ucciderlo, anche se il colpo finale lo aveva sferrato Damon.

Stentava riconoscersi in quella ragazza che aveva portato alla rovina Klaus. Non credeva che nelle sue vene potesse esplodere una tale rabbia, non credeva che la sua mente tollerasse un livello d’odio così alto. Le sue dita si erano chiuse attorno al cuore del vampiro, senza nemmeno toccarlo, pronte a strapparlo.

Era stato come se la parte più oscura della sua anima avesse scalpitato per uscire, prendendo il controllo delle sue azioni. Avrebbe potuto tranquillamente radere una città al suolo, solamente per sfogare la ira.

Era grata a Damon per essersi intromesso. Per quanto fosse assurdo, per quanto Klaus meritasse quella morte atroce, se Bonnie fosse davvero riuscita a frantumare il suo cuore tra le mani, sarebbe stata per sempre perseguitata da quel ricordo. Per un attimo era diventata il mostro senza pietà in cui Klaus aveva progettato di trasformarla.

Il male non era parte di lei; non desiderava sentire mai più in vita sua il bisogno di uccidere, non voleva avere quel potere.

Damon in un certo senso l’aveva salvata di nuovo; questa volta dal rimorso.

La tentazione di eliminare Klaus era stata difficile da combattere, l’idea la allettava ancora. Dopotutto, ne aveva ogni diritto; temeva, però, che una volta provata l’adrenalina di aver sconfitto il suo nemico, poi non sarebbe più riuscita a disfarsi della voglia di riprovare.

La morte non doveva entrare nella sua vita, non doveva diventare un’abitudine. La stessa convinzione di essere invincibile non avrebbe portato niente di buono. Aveva visto con i suoi occhi che cosa la brama di potere spingesse a fare, cosa comportasse. Non voleva entrare in quella spirale distruttiva: le sue capacità speciali nascondevano un lato torbido; non aveva intenzione di cedervi.

Se fosse arrivata a provarlo fino in fondo almeno una volta, poi non ci sarebbe stato più un ritorno.

Damon l’aveva sollevata di un peso ancor prima che lei stessa lo sperimentasse.

Bonnie prese un altro piccolo sorso e storse il naso. Non era male, ma il suo stomaco cominciava a ribellarsi. Il sangue non faceva parte della sua dieta, non vi era abituata. Fortunatamente, entro poco, sarebbe potuta tornare alla sua solita alimentazione, da umana.

Damon era riuscito a fermarsi appena in tempo ma il corpo della ragazza aveva perso troppo sangue per potersi riprendere con del semplice risposo. Così ogni giorno era costretta ad assumere una discreta quantità di sangue di vampiro per recuperare pienamente le forze.

Klaus era morto e lei era finalmente libera; nessuno l’avrebbe più cercata o terrorizzata. I suoi amici erano al sicuro; l’estate alle porte.

Sarebbe stato tutto perfetto se la persona che l’aveva salvata, non la stesse evitando come una lebbrosa.

Damon da un paio di giorni sembrava invisibile; o se ne stava chiuso nella sua stanza o usciva direttamente di casa. In entrambi i casi cercava il più possibile di starle alla larga.

 

Il momento prima del risveglio era sempre il peggiore.

“Damon, sto morendo?”.

Si trovava in uno stato di pace toltale e qualcuno la voleva turbare.

“Baciami”.

Ricordi confusi le si affollavano in mente.

“Sei al sicuro”.

Lacrime, sangue, un abbraccio stretto e disperato.

Bonnie aprì gli occhi di colpo e strinse il cuscino tra le dita. Si guardò attorno, spaesata. Si trovava in camera sua, ma all’inizio non la riconobbe.

Davanti agli occhi aveva ancora le immagini di qualche ora prima. Respirò profondamente, cercando di calmare il suo cuore che batteva all’impazzata.

Cos’era quello, un altro scherzo? Uno dei soliti incubi ideati da Klaus? Perché continuava a darle false speranze?

Eppure sembrava tutto vero: il suo letto, il suo armadio, la finestra leggermente aperta, il profumo di pulito tra le lenzuola, Stefan che la fissava preoccupato…

Stefan?

“Che ci fai tu qui?” gli chiese come se avesse appena visto un fantasma.

Il vampiro ridacchiò “Questa è casa mia, Sissi”.

Bonnie strabuzzò gli occhi. Allungò la mano e gli toccò il braccio. Ritrasse rapidamente le dita non appena entrarono in contatto con la sua pelle.

“Sei a casa” le riferì lui ancora una volta, per rincuorarla.

Casa.

“Whoaaaa!!” esultò la strega e si buttò tra le braccia dell’altro. Non era un incubo, non era finzione. Klaus era stato sconfitto. Andato, sparito, per sempre!

Lei era ancora viva. Era a casa. Stefan era lì!

“Damon?” domandò con apprensione girandosi a destra e a sinistra senza trovare nemmeno una traccia.

L’espressione del giovane Salvatore si rabbuiò “Sta riposando”.

“Ma sta bene, vero? Non è ferito? I-io gli ho dato il mio sangue, dovrebbe essere guarito” si affannò.

“Sta bene” le assicurò “E tu devi decisamente smetterla di offrirgli il tuo sangue” la rimproverò “Questa volta poteva finire molto male”.

Bonnie si accigliò “Sono un vampiro?” chiese più a se stessa che a Stefan. si portò una mano al cuore: batteva ancora. Sentiva il bisogno di respirare. Tutto la portava a pensare di essere rimasta umana.

“Come è possibile che io sia … viva?”.

“Mio fratello si è fermato appena in tempo, ma avevi perso una gran quantità di sangue; ho dovuto darti il mio per salvarti”.

La ragazza si mordicchiò un labbro “Perché non me l’ha dato lui?”.

“Era sotto shock” spiegò “Non avevamo molto tempo, ho agito in fretta”.

“Grazie” gli sorrise dolcemente Bonnie ma il suo pensiero era già scattato verso Damon. Voleva vederlo, sentirlo, constatare di persona che fosse ancora lì con lei.

“Devo andare da lui”.

Stefan la bloccò per un braccio “Non è una buona idea. È troppo presto”.

“Non posso lasciarlo solo. Lui mi ha protetta fino alla fine, mi ha tenuto tra le sue braccia … stava piangendo” gli disse rammento gli ultimi attimi che avevano condiviso prima che il buio s’impossessasse di lei “Stava piangendo!” realizzò con più lucidità “Ha bisogno di me; ti prego, Stefan”.

“Adesso non è qui”.

“Ma hai detto che stava riposando”.

“E’ da Alaric” chiarì “Gli serve qualche ora da solo. Verrà da te quando sarà pronto”.

Bonnie annuì accondiscendente, ma la sua testa le diceva di fare il contrario. Finse di voler dormire ancora un po’ e il vampiro lasciò la stanza.

La rossa attese, sveglia e vigile, davanti alla finestra con gli occhi fissi sul viale d’entrata. Rimase per ore, appollaiata sul davanzale e si addormentò un paio di volte prima che la macchina di Damon fece il suo ritorno.

L’orologio segnava l’una e mezza di notte.

Bonnie ignorò totalmente i consigli di Stefan e, a piedi nudi, corse giù per le scale. Lo trovò in salone, seduto sul divano con il viso rivolto verso un quadro. Certamente si era accorto della sua presenza ma si ostinava a rimanere girato.

“Credevo non tornassi più” confessò lei, con un filo di voce, mentre si torturava le mani per l’ansia “Mi sono preoccupata”.

L’altro non diedi cenno di averla ascoltata.

La giovane deglutì a disagio “Stefan mi ha detto quello che hai fatto. Sapevo che ti saresti fermato”.

Damon contrasse la mascella ma s’impose di rimanere impassibile. Pregò con tutte le sue forze che se ne andasse, non voleva averla così vicina.

Bonnie fece il giro del divano e prese posto accanto a lui. Con una mano gli sfiorò delicatamente la guancia e impresse una leggera pressione per farlo voltare. Il vampiro, come un automa, girò il collo.

“Ehi” sussurrò la strega continuando ad accarezzargli il volto “E’ finita, noi …ce l’abbiamo fatta”.

Nessuna risposta. Il suo sguardo rimaneva freddo, vuoto e indifferente.

“Perché non mi parli?” chiese Bonnie “Perché non …”.

La frase rimase a mezz’aria. La ragazza si trovò bloccata contro il muro, in una presa saldissima. Le iridi di Damon finalmente la osservavano con desiderio, affetto e un pizzico di sollievo.

Non passò molto che le loro labbra si scontrarono con urgenza, veloci e affamate, felici di potersi riassaporare nonostante tutto.

Niente a che vedere con il loro ultimo bacio, disperato e triste.

Lei strinse le dita tra i suoi capelli; Damon la spinse di più contro la parete. Le baciò la mandibola, l’orecchio, il collo e di nuovo la bocca.

Bonnie era reale: il suo cuore, i suoi sospiri, il suo corpo. Tutto di lei era tremendamente vivo. E poteva averla per sempre, lontano da ogni pericolo, lontano da ogni male.

All’improvviso, spinto dall’ultimo barlume di assennatezza che gli restava, si staccò e frappose le sue mani “Mi dispiace, non posso” ansimò “Non posso”.

In un attimo Bonnie si ritrovò sola. Ancora.

 

Era stata l’ultima che avevano diviso un momento da soli. Damon non rimaneva per più di due minuti nella sua stessa stanza, limitava i contatti al minimo e ancor meno la conversazione.

Stefan era l’unico con cui poteva parlare in casa. Sheila era partita quella mattina per la Scozia per sbrigare alcuni affari; Bonnie aveva promesso di raggiungerla appena si fosse ripresa; sentiva di aver bisogno di un po’ di tempo con la sua nonna prima di ritornare alla vita di tutti i giorni.

Prima, però, doveva risolvere il problema con Damon. Non riusciva proprio a interpretare quell’improvvisa repulsione. Avevano scampato un pericolo immaginabile, morte certa e altri mille problemi, svaniti con la dipartita di Klaus e invece di passare ogni istante con lei, la scansava con cura magistrale.

Nelle migliore delle ipotesi, Damon stava cercando di elaborare il peso di averla quasi uccisa. Forse aveva bisogno solo di qualche giorno per superare la cosa e ritornare ad essere sicuro del proprio autocontrollo.

Nella peggiore, si era semplicemente stufato: di lei, di salvarle la vita, di rischiare la propria per tirarla fuori dai guai.

In fin dei conti, era sempre stato il tipo che schivava ogni genere di responsabilità; la promessa fatta alla madre di Bonnie era un’eredità difficile da portare e l’aveva mantenuta fin troppo a lungo.

La ragazza posò la tazza sul tavolino e si alzò. Salì le scale fino al terzo piano, fino alla camera da letto del vampiro. Ovviamente era vuota.

Si stese sul materasso e raccolse le gambe al petto. Preferiva non pensare alle motivazioni che avevano spinto Damon a comportarsi in quel modo; non sarebbe servito a nulla tartassarsi con domande cui non poteva dare una risposta.

Abbracciò il cuscino. Era l’unico posto che le donava un po’ di pace. Era un’illusione, ma almeno riusciva a quitare l’angoscia.

Doveva solo dargli tempo, aspettare un po’. Prima o poi sarebbero riusciti a parlarne e sarebbero andati avanti.

Cedette in fretta al sonno. Il suo corpo e la sua mente non potevano sopportare ulteriore affanno.

Fu così che Damon la trovò non molto più tardi.

Era tanto difficile capire di lasciarlo in pace, solo? Cosa doveva fare per tenerla alla larga?

Sebbene ogni parte del suo corpo gli suggerisse di andarsene o portarla nella sua stanza, non riuscì a trattenere un moto di tenerezza. Raggomitolata in quel modo, appariva ancora più piccola e fragile.

Le si stese accanto; fece passare un braccio attorno ai suoi fianchi e se la tirò vicino al petto, appoggiando il mento sui suoi capelli.

Si concesse un istante, un solo piccolissimo istante per stare con lei. Non avrebbe dovuto cedere alla tentazione, ma non ebbe altra scelta.

L’ostinazione di quella ragazza non aveva limiti, ma Damon non riuscì ad arrabbiarsi fino in fondo. Aveva bisogno di averla accanto, anche per poco. Ignorarla per quei giorni era stato un’agonia, una violenza psicologica.

Per loro, ormai, la via era spianata, in discesa: niente più Klaus, niente più pericoli, niente più vampiri alla ricerca di un immenso Potere.

Gli Originali avevano promesso di mantenere segreta l’identità di Bonnie, nella speranza che prima o poi la sua storia sarebbe caduta nel dimenticatoio.

La situazione non poteva che volgere a loro favore; un futuro tranquillo li aspettava, ora che avevano eliminato anche l’ultimo ostacolo.

Tutto sarebbe stato perfetto, fatta eccezione per un minuscolo dettaglio: Damon l’aveva quasi uccisa.

Faticava a ricordare quei momenti; probabilmente il suo subconscio stava lottando per cancellarli ma il senso di colpa era così forte da togliergli il respiro.

Dannazione, avrebbe dovuto proteggerla, non diventare il suo carnefice!

Non c’erano scuse per quello sbaglio né giustificazioni. Era stanco, provato, indebolito, ma non si era impegnato abbastanza per tornare lucido, non aveva combattuto la sete. Si era lasciato travolgere dall’istinto.

Il sangue di Bonnie aveva sempre avuto un qualcosa in più, gli aveva sempre provocato un certo grado di assuefazione ma mai fino a quel punto.

Aveva abbassato la guardia, si era comportato da superficiale. Questa volta, però, la sua leggerezza gli era costata parecchio. E se non si fosse fermato in tempo … avrebbe sicuramente perso il lume della ragione.

 

Uscì dall’illusione che lui stesso aveva creato.

I canini gli dolevano, sentiva il sangue cadere a gocce giù per il mento. La sua mente era ancora parzialmente annebbiata dalla sete ma piano, piano stava riprendendo il controllo di sé.

Il vampiro mise a fuoco la figura immobile che teneva tra le braccia e sentì il suo cuore accartocciarsi: il corpo della strega era freddo, il battito quasi assente; respirava a malapena.

Damon la guardò inorridito. Era lui il responsabile? Come aveva potuto ridurla in quello stato?

Non riuscì a muovere un muscolo, bloccato dallo shock, confuso e spaesato.

Non udì la voce di Stefan che lo chiamava con insistenza; quasi non avvertì nemmeno la botta che lo spostò violentemente di lato né le mani di Caroline che lo scuotevano nel tentativo di riportarlo alla realtà.

I suoi occhi non lasciarono neanche per un secondo la figura di Bonnie; distrattamente si accorse che Stefan si era tagliato il polso e la stava guarendo con il suo sangue.

Damon acquistò lentamente consapevolezza di ciò che stava avvenendo solo quando sentì il cuore di Bonnie riprendere a pulsare con maggior vigore.

Dentro di sé, accanto al sollievo, si fece largo una nuova emozione, molto meno nobile: delusione.

Delusione, perché tra la paura e lo smarrimento, Damon aveva intravisto la possibilità concreta di spendere con lei l’eternità.

Entrambi da vampiri.

 

Si disprezzò da solo. Che razza di persona poteva pensare, anche se per pochissimi secondi, di condannare una creatura innocente come Bonnie ad un destino così nero?

Ora, soltanto l’idea lo ripugnava ma in quel frangente aveva seriamente considerato quell’eventualità.

Non che desiderasse trasformarla in vampiro, non era mai stato nelle sue intenzioni, se non in un futuro molto lontano.

Eppure quei brevi momenti lo avevano buttato nello sconcerto più totale.

Non solo si era nutrito di lei fino a quasi prosciugarla ma aveva pure esitato a curarla con il suo sangue.

Cominciava a sospettare che una parte di lui lo avesse indotto a non agire, a lasciare che la trasformazione compisse il suo corso.

Se non fosse stato per Stefan, con molte probabilità Bonnie si sarebbe risvegliata come una non-morta.

Sapeva di essere egoista e non se n’era mai preoccupato. Alcune volte il suo egoismo lo aveva perfino salvato da situazioni scomode.

Aveva sempre pensato che la sua impulsività, il suo egoismo e la sua possessività avrebbero protetto Bonnie fino all’infinito. L’avevano tenuta al sicuro per tutto quel tempo e Damon non aveva mai considerato la possibilità di cambiare.

Ma dopo la vicenda con Klaus, tutto era diverso.

Il suo egoismo aveva portato la sua streghetta così vicino alla morte che quasi non riusciva a guardarla senza provare disgusto per se stesso e rimorso.

Nella sua testa regnava la confusione più totale; da troppo tempo andava avanti quella storia. Da mesi il vampiro era bloccato nella sue decisioni.

Gli sembrava sempre di sbagliare, troppo pieno di dubbi per muovere un passo.

Senza Bonnie, probabilmente non avrebbe mai messo in discussione tutta la sua vita. Solo negli ultimi giorni aveva capito che la sua furbizia era stata semplicemente fortuna sfacciata; gli era andata bene.

Quanto sarebbe durata?

Era riuscito a fermarsi appena prima di dissanguare Sissi; ma chi gli assicurava che non avrebbe commesso un errore ancora più grave in futuro?

Era sempre stato una mina vagante, pronta ad esplodere. Lo divertiva. Quella volta, però, aveva bruciato qualcuno che aveva giurato di proteggere anche a costo della sua vita.

Il perdono non era nemmeno lontanamente in vista. Bonnie glielo aveva concesso in passato e lo avrebbe fatto ancora. Damon non era disposto ad accettare quella condizione; non poteva passarla liscia; doveva trovare un modo per punirsi. Se nessuno voleva porgli un limite, allora ci avrebbe pensato lui.

La ragazza mugugnò qualcosa e si mosse leggermente; il corpo del vampiro s’irrigidì. Non poteva rimanere lì; lei non doveva vederlo.

Sciolse lentamente l’abbraccio e si alzò dal letto.

Stette un attimo a guardarla. Poteva avere tutto e invece aveva preferito rovinare la sua unica possibilità di felicità.

Abbandonò la stanza; stava per prendere la decisione più dura della sua vita.

 

“Un brindisi a noi!” esultò Caroline alzando il bicchiere.

“Per aver finito la scuola” aggiunse Meredith.

“Per la nostra fantastica estate” disse Elena.

“Per essere ancora viva” mormorò Bonnie con un sorrisino tirato.

“Hai vinto tu” considerò Meredith.

Bonnie tirò un sorriso; da un po’ di tempo a quella parte vinceva sempre lei in quanto a disgrazie.

Ciò che la rendeva speciale, era pure la fonte di tutti i suoi guai; tanto che in quel momento si sentiva felice solo a stare con le sue amiche.

Decise di non pensare ai mille problemi che erano sorti in quei pochi giorni e si lanciò nella conversazione.

Elena aveva organizzato una serata tra ragazze per festeggiare la sconfitta di Klaus e soprattutto la fine di tutte le loro sfortune.

Vino e pizza forse era un po’ dozzinale ma si potevano accontentare.

Stentava a ricordare l’ultima volta che si era felicemente e pienamente divertita con le sue amiche.

C’erano sempre state per lei, l’avevano supportata ma ogni momento con loro era inevitabilmente stato rovinato dalle ombre che l’avevano perseguitata per quegli anni. Finalmente si sentiva libera di divertirsi.

Le guardò una per una, mentre sorridevano e si scambiavano battute. Non avrebbe mai immaginato di poter stringere un legame così saldo in così pochi mesi.

Le premesse non si erano certo rivelate le migliori: molti segreti e qualche inganno, senza contare le altrettante bugie.

In fin dei conti stavano solo cercando di proteggere i loro amici; lei avrebbe fatto lo stesso. Aveva ormai superato la diffidenza dei primi momenti.

Sapeva di poter contare su di loro; la capivano perché erano toccate dalle stesse vicende. La normalità non sarebbe mai stata parte della loro vita, ma andava bene così. Bastava stare unite e avrebbero affrontato qualsiasi cosa.

Per quanto banale potesse risultare, era un consiglio da tenere buono.

“Credete che sia davvero finita?” si ritrovò a chiedere, colta da un’improvvisa sensazione di gelo.

“Che ci può essere peggio di un Antico, Bonnie?” replicò Caroline “Elijah e gli altri hanno promesso di mantenere il segreto e sono sicura che si impegneranno perché nessuno ti venga più a cercare”.

“Non ti devi preoccupare” le diede manforte Meredith “Voglio dire: la nostra strada non sarà mai in discesa ma non credo che ricapiterà mai più un pericolo simile”.

“No, non è questo” disse la rossa corrugando la fronte “E’ qualcos’altro … un’impressione; non so, magari mi sto solo facendo suggestionare. È semplicemente incredibile che potremo stare un po’ tranquille”.

“E’ un’impressione da strega?” si accertò Elena.

“No” rispose abbastanza sicura Bonnie “Solo un’impressione”.

“Non badarci troppo” la rassicurò “Probabilmente sei ancora scossa”.

“Parliamo di vacanze piuttosto!” cambiò discorso Caroline “Potremo andare da qualche parte solo noi quattro” propose “Giusto per rifarci del weekend disastroso, rovinato da quella stupida vampira”.

“Per me si può fare” acconsentì Meredith “Ma dobbiamo tornare prima di metà agosto; devo organizzare il trasferimento ad Harvard”.

“Ma sentitela, la nostra dottoressa” la prese in giro Elena “Ti ci vedo già a tenere i corsi dopo appena qualche lezione”.

Meredith liberò uno sbuffo spazientito.

“Dobbiamo farlo, ragazze” s’impuntò Bonnie “L’anno prossimo sarà tutto diverso: Meredith andrà ad Harvard e noi tre saremo a Dalcrest. Con l’università si cresce, si cambia. Forse sarà la nostra ultima occasione di stare tutte insieme”.

“Allora è deciso!” esultò Caroline “Ma dobbiamo fare le cose per bene. Che ne dite di un posto extra lussuoso dove saremo servite e riverite tutto il giorno?”.

“Dico che le mie finanze sono un po’ in crisi dopo l’iscrizione al college” le fece notare Meredith.

“Non dobbiamo per forza pagare” insinuò Caroline “Io ho il dono dell’ipnosi, ricordate?”.

“Care!” la rimproverò Elena “Questa è una truffa”.

“Ne hanno fatte di peggiori” sbuffò la vampira “E se chiedessimo a Stefan e Damon di finanziare il nostro viaggio? Hanno tanti di quei soldi da buttare via”.

“Non sono sicura che sia una cosa carina da chiedere” disse Elena.

“Sapete … non è un’idea malvagia” s’intromise Bonnie “La mia famiglia ha accumulato molto denaro nei secoli. Legalmente sono una Salvatore e sono maggiorenne; posso usare quei soldi per quello che voglio. Sarei contenta di sponsorizzare il nostro divertimento”.

“Beh, amica mia, ti ringrazio della tua generosità” scherzò Caroline.

“Prima sentiamo cosa ne pensano Stefan e Damon, va bene?” suggerì Elena.

“Stefan non avrà niente in contrario” assicurò Bonnie “E Damon … è un miracolo se sa che esisto”.

“Se sa che esisti? Stai scherzando vero?!” esclamò Meredith scettica “Come minimo ti avrà installato un dispositivo GPS sotto la pelle per tenerti sempre sott’occhio”.

Quello era il vecchio Damon; questo m’ignora da quando siamo tornati a casa. Forse è stufo di rischiare la vita per salvare la mia”.

“Bonnie” la chiamò Elena “Se lo conosco almeno un po’, ti sta evitando per calmare il suo senso di colpa”.

La strega la guardò interrogativa.

“Era stanco, ferito; si è nutrito di te e  ti ha quasi ucciso. Non è riuscito a fermarsi. Non deve essere una cosa facile da elaborare” spiegò la bionda “Probabilmente sta solo cercando di superarlo”.

“Ma” obiettò Bonnie “Non è stata colpa sua; lo so”.

“Tu lo sai, lui no” disse Elena “Prova ad immaginare la situazione a ruoli invertiti. Come reagiresti?”.

“Ora basta stressarsi per queste cose” tagliò corto Caroline “Mi avevate promesso una serata senza drammi. Continuiamo a parlare di vacanze, piuttosto. Mi piaceva l’argomento”.

“E’ bello sapere che ti preoccupi sempre di cose importanti” sbuffò Meredith.

“Le vacanze sono una cosa seria!” ribatté la vampira “E poi Bonnie ha ragione: forse sarà la nostra ultima occasione di stare insieme” poi alzò le mani per enfatizzare le sue parole “Santo Cielo! Ci è mancato tanto così che questa fosse immolata per le mire di un vampiro pazzo” e indicò la rossa “Dobbiamo goderci i momenti come questi! E se i ragazzi di cui siamo innamorate non riescono a capirlo, peggio per loro. A che serve un uomo quando le mie amiche sono così fighe?”.

“Il ragionamento non fa una piega” constatò Meredith.

“Tu parli così perché il tuo ragazzo ti ama” considerò Bonnie.

“Anche il tuo” le ricordò Elena.

“Già” concordò Caroline “Solo che è troppo stupido per capirlo”.

Bonnie non seppe se era più rincuorata o rattristita, ma seguì il consiglio delle amiche e si lasciò quei problemi davvero alle spalle, come aveva progettato fin dall’inizio.

Non parlarono solo dell’estate, ma dell’università, dei loro progetti; argomenti che normalmente riempivano le chiacchiere delle altre neodiplomate.

Loro non si erano mai soffermate molto sul futuro perché non sembrava una  possibilità concreta. C’era sempre qualcosa di più serio di cui occuparsi.

Presto si ritirarono nei loro sacchi a pelo e si addormentarono, con il sorriso sulle labbra. Per una volta si sentivano al sicuro e tranquille.

Bonnie fu la prima a svegliarsi ma si accorse che era ancora notte fonda. Le altre riposavano serenamente con il respiro leggero.

Aveva la gola secca, così si alzò e scese in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. Tutto quel vino l’aveva solo disidratata.

“Sei sicura di reggere tutta questa normalità?”.

Per poco non si strozzò con l’acqua. Chiuse gli occhi e non si girò. Sapeva cosa avrebbe visto; le capitava tutte le notti da una settimana.

Tu non sei reale, non sei reale. Si ripeté nella testa, come una cantilena.

“Non lo sono?” insistette quella voce.

A quel punto Bonnie si voltò e gli puntò un dito contro “Tu sei morto!”.

“Lo ero anche prima che tu e il tuo vampiro mi uccideste”.

“E’ una cosa diversa” s’intestardì “Ora sei morto, morto. Finito”.

Klaus sollevò le spalle e si appoggiò al tavolo “Non importa se sono morto per il resto del mondo; importa se sono vivo per te”.

“Tu non sei vivo per me!” strillò Bonnie “Sei morto, morto sepolto!”.

“La tua mente la pensa diversamente”.

“Sparisci” sibilò lei. Cercò di oltrepassarlo per tornare in camera e dimenticarsi di quell’orribile allucinazione ma venne strattonata malamente all’indietro.

“Presto ti stuferai di giocare alla ragazza normale” l’avvertì Klaus “Tu non sei fatta per le cose comuni, prima o poi rivorrai il brivido del pericolo nella tua vita. Se ti fossi unita a me, non ti saresti mai annoiata; io ero tutto ciò di cui avevi bisogno, adesso non ti è rimasto nulla”.

“Ho tutto quello che mi serve, ma grazie dell’interessamento” ribatté scostando il braccio.

“E cosa sarebbe? Un ragazzo che per poco non ti uccide? Un vampiro che non ti potrebbe mai dare dei figli e che ti ostacolerebbe in tutte le tue scelte, prendendo lui le decisioni? Parlo soprattutto delle situazioni tra la vita e la morte” insinuò.

“Sei morto, Klaus” ripeté Bonnie impassibile “Fattene una ragione e lasciami in pace. Tormentarmi non ti riporterà indietro”.

“Basta che nei sia sicura tu” canticchiò l’altro con un ghigno furbo “Sono uno degli Antichi, la fine arriva solo quando lo dico io”.

Chiuse gli occhi e in un attimo entrambi si trovarono in camera di Elena, dove le altre dormivano ancora beatamente.

“Sarà divertente piombarvi alle spalle quando meno ve lo aspetterete” commentò Klaus “Ma guardale: riposano così serene; sarebbe facilissimo per me squarciare la gola a tutte” e il suo sguardo si posò sulla strega, illuminato da una perfida luce “Per adesso mi accontenterò della tua”.

Bonnie indietreggiò inciampando sui suoi stessi piedi e cadde.

Si svegliò di soprassalto. Le sue amiche non davano segni di essersene accorte: avevano ancora gli occhi chiusi e il respiro leggero.

Non aveva urlato come le altre volte ma le mani le tremavano.

Da qualche notte le capitava di sognare Klaus. Klaus che la minacciava, Klaus che la attaccava, Klaus che tornava per vendetta.

Era certa che non fossero delle visioni, ormai aveva imparato a distinguerle. Una specie di sesto senso da strega o qualcosa di simile.

Sebbene si trattasse solo di incubi, la lasciavano sempre parecchio turbata. Ultimamente Stefan le faceva compagnia di notte quando si svegliava urlando. Damon l’avrebbe calmata con uno sguardo ma sembrava essersi dato alla macchia per cui non le restava che accettare il conforto del minore dei Salvatore; di cui, comunque, era grata.

“Bonnie … tutto bene?” bisbigliò Meredith nella penombra della camera.

“Sì” mormorò la rossa “Era solo un sogno. Ti ho svegliata?”.

“Non importa, non ho sonno” disse avvicinandosi senza far rumore “Sei sicura di star bene?”.

La strega scosse il capo “Faccio fatica a togliermi Klaus dalla testa. Di notte mi perseguita”.

“Ne hai parlato con qualcuno?”.

“Di cosa? Degli incubi?”.

“Di tutto: Klaus, il sacrificio …”.

“No”.

“Vuoi parlarne ora?”.

Bonnie rimase in silenzio, a riflettere. Voleva parlarne, voleva sfogarsi ma non sapeva cosa dire.

Poi le parole, inconsciamente, trovarono la via per la sua bocca “Dicono che quando stai per morire, vedi tutta la tua vita passarti davanti. Io ho visto solo Zach e Clara” ammise con una nota malinconica “Mi sono sempre chiesta che cosa abbiano pensato nel momento in cui hanno capito che per loro era arrivata la fine. E ancora adesso, dopo esserci passata, non so darmi una risposta. È quasi come se non riuscissi a ricordarlo, non posso descriverlo”.

“Ti capisco, Bonnie” le disse Meredith “Anche io l’ho sperimentato, quando Christopher mi ha lasciato morente sulla strada; e Caroline quando è stata trasformata in vampira. Credo che sia un bene non ricordarci di quei momenti; non è giusto che a diciott’anni si debbano sopportare esperienze simili” le prese una mano “Ci ho messo un po’ a riprendermi dopo che Christopher mi ha attaccato; ero spaventata, non volevo girare da sola e per un mesetto ho avuto gli incubi. Va bene … è normale; l’importante è che siano soltanto incubi”.

“Lo sono” affermò Bonnie “Klaus è morto, per sempre. Come ha detto Elena, sono solo un po’ scossa”.

“Quindi le visioni sono finite?” si accertò Meredith.

“Beh sì, direi che si sono tutte avverate”. Vi meditò un po’ su. La prima visione, quella che le aveva rammentato il fatto di piazza di Spagna, si riferiva a Christopher. Poi c’era stata quella della prigionia e quasi uccisione di Damon, e quella che le aveva mostrato l’aggressione da parte di Damon.

Improvvisamente allargò gli occhi e balzò a sedere “Meredith! Ne manca una” realizzò con orrore.

“Che succedeva?”.

“Se ne andava” rivelò. Non serviva specificare il soggetto. Nella sua mente il significato era fin troppo chiaro.

 

“Ancora non riesco a capire come abbia fatto ad ucciderlo”.

“Non lo ha dato Damon il colpo di grazia?”.

“Alaric!”.

“Stefan … vorrei tanto sapere perché mi hai preso per un oracolo” replicò il professore “Io non so tutto di tutto”.

“Ma ti sei fatto un’idea?” insistette il vampiro.

Alaric lo guardò senza riuscire a trattenere un sorriso “Potrei avere una teoria”.

“Ti spiace condividerla con me?” premette Stefan, un po’ seccato.

Alaric sospirò “Ho solo tirato ad indovinare. Nessuno sa bene  come funzioni lo scambio di Poteri che Klaus era intenzionato a fare. Tutte le streghe come Bonnie sono morte quindi il rituale non è mai avvenuto” spiegò “In poche parole invece di passargli le sue capacità speciali, gli ha passato la morte. È come se l’odio verso Klaus abbia trasformato il suo sangue in veleno”.

“L’ennesimo meccanismo difensivo della sua mente” riassunse Stefan.

“Qualcosa del genere”.

“Riguardo a … sai … pare che Sissi abbia quasi strappato il cuore a Klaus senza toccarlo. Anche quello fa parte delle sue capacità?”.

“No, non credo” nego l’altro “Qualunque strega potrebbe farlo ma non è così facile come sembra: Bonnie è stata spinta dal rancore e dalla rabbia, non sarebbe in grado di ripeterlo in condizioni normali; è stato un gesto quasi inconscio. In realtà è una fortuna che Damon si sia messo in mezzo: le ha impedito di oltrepassare un confine molto delicato. Quel tipo di magia è pericolosa e bisognerebbe praticarla gradualmente e soprattutto con consapevolezza. Non so se Bonnie avrebbe sopportato un peso del genere”.

“Ci mancava solo una strega votata alla magia nera” sussurrò Stefan “Abbiamo già abbastanza problemi così”.

“Ti riferisci al fatto che Damon per poco non la mandava all’altro mondo?” domandò Alaric con poca delicatezza “Ne ha combinate di peggio, alla fine è rinsavito. Bonnie lo perdonerà”.

“Non è lei che mi preoccupa” mormorò mentre sentiva la macchina di Damon entrare nel vialetto.

Per quanto Stefan ne sapesse, Damon non si era mai pentito di averlo ucciso cinque secoli prima e comunque, ammesso che il senso di colpa fosse riemerso, aveva avuto parecchi anni per affrontarlo e lasciarselo alle spalle senza particolari strascichi sulla sua condotta.

Stefan al contrario era stato subito devastato dal rimorso. Aveva speso moltissimo tempo a vagare, spaesato e confuso, prima di riuscire a trovare di nuovo il suo posto nel mondo.

Ora leggeva la stessa luce tormentata e colpevole negli occhi di suo fratello. Non ne poteva nascere niente di buono. Normalmente Damon, quando era costretto a fronteggiare i sentimenti, sceglieva le soluzioni più drastiche.

Il vampiro entrò in salone, con gli occhi degli altri due puntati addosso. Li osservò guardingo. Aveva l’impressione di aver fatto qualcosa di male, ma per una volta non sapeva cosa.

“Vi serve qualcosa?”.

“No” rispose subito Stefan “Alaric mi stava solo le sue teorie sulla morte di Klaus”.

“Gli ho piantato un paletto nel cuore. Che teorie ci possono essere?”.

“Tu avrai anche sferrato il colpo mortale, ma Bonnie è riuscita a fermarlo” gli fece notare Alaric “Il trucchetto con il cuore è stato sorprendente”.

“Può rifarlo?” chiese Damon allarmato.

“No” lo rassicurò Alaric “A meno che tu non la faccia molto arrabbiare” scherzò, ma la battuta ebbe sull’altro un effetto agghiacciante “Ora è meglio che vada; devo passare a prendere Meredith”.

“E’ ancora da Elena?” s’informò Stefan.

“Si è svegliate poco fa; mi ha scritto un messaggio” salutò i due Salvatore con una pacca sulla spalla e lasciò il Pensionato.

“Quindi anche Bonnie dovrebbe essere qui tra poco” ne dedusse Stefan rivolgendosi a suo fratello “Forse è giunta l’ora di parlarle”.

“Nah” replicò Damon versandosi da bere “Va bene così, per ora”.

“Ah sì? Allora come mai eri così preoccupato che Bonnie potesse strapparti il cuore?” incalzò Stefan “Non ti pare di aver tirato un po’ troppo la corda? Ti ha già perdonato per … averla quasi uccisa; non c’è bisogno che la eviti”.

“So che non mi strapperebbe mai il cuore per quello che ho fatto” disse Damon aprendo le braccia; alcune gocce del liquore caddero sul tappeto “Ma potrebbe non essere così magnanima per quello che farò”.

“Che farai?” chiese a bruciapelo Stefan, con tono spaventato, quasi tremante.

“E’ stato carino per questi mesi giocare alla famigliola felice ma credo di dover prendere il largo” annunciò.

L’altro vampiro impiegò qualche secondo per metabolizzare quella notizia. Il cipiglio sul suo volto era più che evidente e le uniche parole che sentì il bisogno di pronunciare furono davvero poco signorili “Grandissimo figlio di …”.

Non poté concludere il suo insulto, Damon lo fermò prima con il suo ghigno strafottente “Ricordati che abbiamo la stessa madre”.

“Tu non puoi andartene” s’impuntò stupidamente.

“Mi auguro che tu sappia che io posso tutto”.

“Io non voglio che te ne vada” ribadì Stefan con più convinzione. Si era ormai abituato a stare con lui, a condividere la casa. C’erano stati momenti di alta tensione, a volte avrebbe voluto ammazzarlo e di certo non erano improvvisamente diventati amiconi né avevano risolto i loro problemi ma rimaneva comunque spazio per un po’ di speranza.

“Per fortuna, non me ne frega niente di quello che vuoi tu” lo gelò Damon.

“Distruggerai Bonnie” lo avvertì l’altro “Sta andando tutto bene. Ora andrà anche meglio, perché vuoi rovinare quello che hai costruito? Perché vuoi andartene?”.

“Non sta andando tutto bene, Stefan” gridò Damon “Ho solo creato casini! Sono egoista e alla fine metto il mio benessere sopra quello degli altri”.

“Hai ragione: sei egoista. Non pensi che certe persone si sono affezionate a te e che potrebbero stare male se tu partissi”.

“Chi?” domandò Damon con una nota provocatoria “Siamo realisti: ti ho torturato per secoli, mi sono innamorato della tua ragazza, l’ho insidiata e se lei avesse accettato, forse l’avrei anche portata via con me. Dovresti detestarmi”.

“Cosa credi, che non ci abbia provato? Probabilmente c’è stato un momento nella mia vita in cui ti ho odiato ma sei mio fratello e questo non posso cambiarlo”.

“Non dobbiamo volerci bene per forza solo perché siamo fratelli” replicò lapidario il maggiore.

Non è per forza, Damon”. Stefan non si volle sbilanciare troppo con le parole ma era piuttosto chiaro quello intendeva. Alla fine, dopo tutte le sofferenze che si erano procurati, non poteva fare a meno di tenere a suo fratello; sarebbe stato innaturale il contrario.

“So che non t’importa di me” continuò “Ma pensa a Sissi”.

Il vampiro sospirò esasperato “Sissi starà cento volte meglio lontano da me. Ho ucciso suo fratello, le ho mentito, mi sarei cibato della sua migliore amica se ne avessi avuto la possibilità. E per concludere l’ho portata più vicino alla morte di quanto abbia fatto Klaus”.

“Vero” confermò Stefan “Ma l’ha anche salvata da tutti i pericoli in cui si è cacciata, l’hai protetta, le hai fatto conoscere sua nonna. Non serve che io ti stia ad elencare i lati positivi della faccenda! Tu stesso hai sempre sostenuto che lei fosse molto più al sicuro vicino a te”.

“Sì … prima di usarla come la mia scorta di sangue!”.

“Hai fatto un errore” asserì Stefan “Ti sei fermato in tempo”.

“E’ già un miracolo che non si sia trasformata con tutto il sangue di vampiro che ha bevuto per guarire. Non fingere che non sia una cosa grave!”.

“Ti sei fermato in tempo” ribadì Stefan. Quello era un dettaglio molto importante, fondamentale. Nonostante la sete avesse totalmente annebbiato la sua mente, lui aveva trovato lo stesso la forza di staccarsi. Doveva significare pur qualcosa.

“E se la prossima volta non ci riuscissi? Saresti ancora così comprensivo nei miei confronti?” lo sfidò.

“Perché sei così convinto che ci sarà una prossima volta?”.

“Perché sono un vampiro! Bevo sangue!” sbottò nervosamente “E i vampiri solitamente vivono per uccidere”.

“Quindi il tuo brillante piano sarebbe solo quello di … scappare?” Stefan alzò un sopracciglio.

“Non ci provare, fratellino” gli intimò Damon “Le tue tattiche da psicologia inversa non funzioneranno. Bonnie mi dimenticherà e finalmente si rifarà una vita; tu potrai goderti il lieto fine con la tua ragazza senza preoccuparti che il tuo fratellone ti rovini tutto; ed io potrò tornare a squarciare gole senza scandalizzare nessuno di voi. È una vincita per tutti” concluse.

Posò il bicchiere, ormai vuoto, che aveva usato fino a quel momento come antistress, e si avviò in camera sua.

Non voleva sentire prediche; non voleva sentire proprio niente.

Purtroppo, troppo preso a lottare contro i suoi stessi demoni, non si accorse che una ragazza dai capelli rossi, nascosta dietro al pilastro dell’arco, aveva ascoltato tutto.

 

Bonnie, dopo aver lasciato casa di Elena, non aveva perso tempo a tornare al Pensionato. Il ricordo di quella visione-sogno l’aveva davvero spaventata. Non aveva mai preso in considerazione l’idea che Damon potesse andarsene. Se era rimasto fino a quel momento, perché mollare?

Era entrata nella grande villa e li aveva uditi discutere ad alta voce. Troppo occupati a litigare come al solito, nessuno dei due aveva fatto caso a lei.

E il suo peggior timore si era concretizzato.

Non aveva trovato il coraggio di affrontare il vampiro nei giorni successivi. Controllava sempre che le sue cose fossero ancora riposte negli armadi e la sua macchina posteggiata nel garage. A volte stava persino alzata in attesa di sentire i suoi passi per il corridoio; le bastava anche percepire un guizzo della sua aura. Qualunque cosa che testimoniasse la presenza di Damon in casa.

In cuor suo sperava che fosse solamente una minaccia caduta nel vuoto ma si dovette ricredere quando, un pomeriggio della settimana seguente, vide il bagagliaio della Mustang aperto e pieno di roba.

Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso.

Le sue gambe si mossero automaticamente e corsero in casa e su per le scale; lei si lasciò guidare e sfondò quasi la porta della camera del terzo piano.

Damon la osservò sbalordito. Strinse le labbra; era giunta l’ora di parlarle chiaro. Aveva rimandato troppo a lungo. Sarebbe stato uno strazio ma almeno l’avrebbe saputa al sicuro, lontana da lui.

“Ho visto le tue valigie, giù in macchina” incominciò Bonnie con un’espressione tremendamente severa in volto “Avevi intenzione di avvertirmi o saresti partito senza neanche salutare?”.

“Bonnie” il vampiro non sapeva bene in che direzione andare. La sua non era certo una nobile mossa e niente avrebbe potuto giustificarla; la ragazza aveva tutto il diritto di essere arrabbiata.

Nemmeno lui era contento di quella soluzione ma non vedeva altra via d’uscita; così si esibì nell’arte che meglio gli riusciva: fare lo stronzo.

“E’ stato bello finché è durato ma l’impegno non fa per me” si scusò “Io non sono un bravo ragazzo”.

“E questo quando lo avresti deciso di preciso?”.

Damon continuò a piegare gli indumenti rimasti e a riporli nel bagaglio “E’ una questione di indole”.

“Una volta eri più bravo a mentire” lo gelò la rossa. Se davvero credeva di poterla raggirare con quella storiella, allora non la conosceva per niente.

Il vampiro rimase un attimo spiazzato ma non lo diede a vedere “Lo so che sarà difficile rinunciare a me” commentò pomposo, stendendosi sul materasso con un’aria tra l’annoiato e l’altezzoso “Sono bello e affascinante, misterioso al punto giusto e sono un amante perfetto; al mondo non ne sono rimasti molto altri. Ma troverai qualcun altro che ti scaldi le lenzuola”.

“Io non voglio qualcun altro” sussurrò Bonnie, gettando via la sua maschera di freddezza “Voglio te”.

Damon sentì qualcosa incrinarsi. Come si poteva rimanere impassibili davanti a quegli occhioni tanto affettuosi quanto imploranti?

“Non mi puoi abbandonare” rincarò la giovane sedendosi accanto a lui.

Devo. Quello che nella sua mente avrebbe dovuto risuonare come un comando irremovibile, ebbe la forza di un flebile mormorio. Improvvisamente le sue convinzioni vacillarono. Damon fu lì per cedere alla tentazione di restare.

Dopotutto, il danno non era irreparabile; avrebbe potuto lavorare su se stesso, evitare situazioni pericolose, stare più attento, essere più responsabile.

Le dita di Bonnie si intrecciarono con le sue “Ti ho sentito discutere con Stefan l’altro giorno; so che pensi di avermi fatto male” gli rivelò “Me ne farai di più se te ne andrai”.

“Per un po’; poi ti passerà” rispose il vampiro senza troppa enfasi, appoggiando la fronte su quella della strega. I loro nasi si sfiorarono e lui riprese coscienza di sé. Si allontanò di scatto e procedette a chiudere il borsone.

Bonnie era troppo buona per cacciarlo via; non le importava quante volte aveva sofferto, lo avrebbe sempre riaccolto e perdonato, perché era la sua natura. Non riusciva a vedere il male in lui.

Sebbene il desiderio tenerla per sempre con sé fosse forte, quasi travolgente, Damon s’impose di non desistere dal suo piano.

Anche Bonnie si alzò furiosamente e gli tolse il borsone dalle mani “Tu hai promesso a mia madre di proteggermi”.

“E’ quello che sto facendo!” replicò lui, riprendendo il suo bagaglio e oltrepassandola. La stava proteggendo da se stesso, il peggior pericolo.

“Mi stai ferendo”.

“Adesso, adesso!” esplose Damon “Adesso ti sto ferendo ma presto andrai al college, crescerai e ti dimenticherai di me senza nemmeno accorgertene”.

“Non posso dimenticare la persona di cui sono innamorata” ammise Bonnie.

Il vampiro ne restò spiazzato.

“Sì, Damon, sono innamorata di te, va bene?!” ribadì lei “Grazie di avermi rovinato questo momento! Ho provato a dirtelo decine di volte ma mi hai sempre bloccata e adesso mi è uscito da schifo” si lamentò gesticolando.

La dichiarazione che normalmente gli avrebbe fatto scoppiare il cuore di gioia, in quell’istante lo mandò in panico più totale.

L’aveva quasi uccisa e lei, invece di prenderlo a calci nel sedere, non solo lo perdonava ma gli confessa pure il suo amore.

Quello lo convinse più che mai della sua scelta. Doveva allontanarla, anche a costo di mentirle “Non posso darti quello che mi chiedi”.

Una mezza verità. Non poteva darle una vita normale, stabile, umana,  non poteva darle una vera tranquillità né una vera famiglia, non poteva darle figli. Semplicemente non era il ragazzo adatto.

Le diede le spalle e scese le scale.

Bonnie, paralizzata dalla delusione, lo guardò avviarsi alla porta “Non è vero!” urlò seguendolo “Eri pronto a morire per salvarmi la vita. Tu mi hai sempre dato tutto ciò che mi mancava!”.

“Forse sono stufo d’impegnarmi così tanto per farti contenta” le sibilò più velenosamente di quanto intendesse.

Bonnie non demorse e guardò con occhi supplichevoli Stefan, appena sopraggiunto all’ingresso. Impallidì sconcertata, quando realizzò che l’altro vampiro non avrebbe mosse un dito per fermarlo.

Stefan si limitò a ricambiare lo sguardo con occhi tristi: suo fratello era determinato a partire e non gli avrebbe dato mai retta. Poteva solo sperare in un rinsavimento, un cambio di piani.

“Occupati di lei” gli chiese Damon. Era il saluto più sentito che potessero condividere ma in realtà nascondeva un significato più profondo. Gli stava affidando la sua piccola strega; grande prova di fiducia e rispetto. Uscì sul portico. Bonnie gli andò dietro.

“Non … n-non andartene” lo pregò “Ho bisogno di te” gli sgusciò davanti passandogli le braccia al collo e si spinse sulle punte dei piedi. Giocare la ‘carta bacio’ era un colpo basso ma ormai non restava altro.

Damon le prese le mani e indietreggiò. Scosse la testa come a scoraggiarla. Sarebbe stato meglio se fosse sparito così, senza lasciare traccia, senza aggiungere altro ma una piccola parte, la più egoista, lo spinse a parlare.

“Magari non … non cancellarmi del tutto, se puoi”. Gli sarebbe bastato avere uno spazietto nella sua memoria, nel suo cuore.

Si diresse alla macchina, caricò la sua ultima borsa e aprì la portiera. Bonnie continuava a chiamarlo istericamente dal portico.

“Damon, no!” gli intimò “Dico sul serio! Prova a salire su quell’auto e mi perderai per sempre!”. Forse la minaccia lo avrebbe intimorito.

Il vampiro prese posto davanti al volente e accese il motore.

“Damon!” Bonnie fece velocemente i gradini e marciò fino alla vettura “Non te lo perdonerò mai. Damon!”.

La Mustang percorse lentamente il vialetto di uscita.

“Damon … Damon! Damon!”.

Lui non si girò neanche una volta; mantenne gli occhi fissi sulla strada e non rallentò.

Bonnie continuò a chiamarlo e non si mosse. Non credeva che l’avrebbe abbandonata per davvero. Si aspettava che da un momento all’altro avrebbe fatto inversione, tornando da lei.

Era l’ordine delle cose. Loro due erano stati creati per stare insieme.

Ma la macchina accelerò e basta, senza tentennare e proseguì a velocità sempre più elevata fino a che persino Stefan, con la sua super vista, non riuscì più a scorgerla.

Bonnie tremò: forse era finita sul serio.

 

“Well I’d never want to see you unhappy

I thought you’d want the same for me

Goodbye my almost lover

Goodbye my hopeless dream

I'm trying not to think about you

Can't you just let me be?

So long my luckless romance

My back is turned on you

Should've known you'd bring me heartache

Almost lovers always do”

(Almost lover- A Fine Frenzy).

 

Il mio spazio:

Ciao a tutte!!

Scusate il ritardo ma sono partita e non ho scritto molto; poi ho avuto problemi con internet … mi si è rivoltata contro la tecnologia!

Stento a credere di aver appena postato il capitolo 40. Ma ora direi che delle spiegazioni sono dovute.

So che molti di voi penseranno che sono impazzita, probabilmente non condividete nemmeno questa scelta; lo ammetto: è un po’ azzardata.

Si parla spesso dell’egoismo di Damon (soprattutto nella serie tv); si dice che dovrebbe cambiare, pensare agli altri, fare la cosa giusta. Ora, io sinceramente non ci trovo niente di male in un po’ di sano egoismo, specialmente perché è ciò che definisce il personaggio di Damon. Lui è un casinista, segue l’istinto ma non è cattivo. Vuole semplicemente tenersi vicino le persone che ama, non gliene faccio una colpa. A me piace tantissimo così.

In tutta la mia storia, ho cercato di stare sulla linea di questa impulsività ma adesso lo vediamo compiere una scelta un po’ drastica e lontana dalle sue idee. Perché? Beh, ha quasi ucciso Bonnie ed è stato un bel colpo. Improvvisamente si è reso conto di costituire un grandissimo pericolo per la ragazza e ha rivalutato molte sue scelte: lei è finita spesso nei guai per colpa sua; avrebbe potuto lasciarla dalla nonna, al sicuro, starle lontano e non darle ulteriori sofferenze. Alla luce di quella quasi uccisione, le sue prospettive sono cambiate.

Vuole che cresca, che abbia una vita umana, dei figli, che diventi vecchia come sarebbe giusto. E soprattutto vuole proteggerle dai lati più egoistici del suo carattere che potrebbero indurla, un giorno, a diventare una vampira senza che ne sia pronta e consapevole.

È chiaro che Damon non farebbe mai una cosa del genere, ma ora è spaventato.

Parte per liberarla, per mantenere la promessa fatta a sua madre.

Vi avevo detto che sarebbe cresciuto fino alla fine della storia ed eccolo qui, il suo culmine: l’altruismo, il bene di Bonnie.

Spero tanto che potrete, non dico condividere, ma almeno capire questa decisione.

Detto ciò, ricordate che c’è ancora l’epilogo, diviso in due per cui … tante cose possono accadere! Fidatevi di questa autrice che vi sta tormentando da quasi due anni!

Mi lancio in una piccolissima difesa anche di Stefan: quando c’è stato bisogno di sollevare suo fratello di peso e dargli due schiaffi, lo ha fatto. Ora sa di non poter cambiare il piano dell’altro; cerca di convincerlo ma ad un certo punto si rassegna. Damon dovrà trovare da solo la strada per tornare a casa.

Ora facciamo un piccolo riassunto delle visioni di Bonnie; giusto per un po’ di chiarezza:

-      Il primo sogno/ ricordo in piazza di Spagna, le predice l’arrivo di Christopher e la conseguente aggressione. (capitolo 6).

-      Il secondo era quello della prigionia di Damon che poi si avvera nel momento in cui Klaus lo cattura (capitolo 16).

-      Il terzo riguarda appunto la partenza di Damon (capitolo 20).

-      L’ultimo è il sogno in cui Damon l’attacca mentre le sta massaggiando le spalle (capitolo 36); questo si riferisce alla scena che avete letto nello scorso capitolo.

Tutti gli altri sogni che avete letto su Klaus, sono stati indotti dal vampiro stesso per spaventarla e quello di questo capitolo è (come ribadisce Bonnie) solo un incubo. Klaus è morto per sempre, lo giuro!

Se avete altre domande, chiedete pure =)

Il banner è sempre di Bumbuni.

Ci vediamo a fine mese con il primo capitolo dell’epilogo ( intorno al 30- 31 gennaio).

Grazie mille per tutte le letture e le recensioni che ricevo!! Grazie di cuore.

Baci,

Fran;)

Ps: ho letto tutte le recensioni a Crazy Little Thing Called Love e vi ringrazio infinitamente. Risponderò e riprenderò ad aggiornare non appena avrò terminato A&W.

  
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