Ashes &Wine
Capitolo quaranta: Goodbye, my almost lover.
“Car is parked,
bags are packed
but what kind
of heart doesn't look back
At the comfortable glow from the porch,
the one I will
still call yours?
All those words came undone and now I'm not the only one
Facing the ghosts that decide if the fire inside still burns”
(Breath
again- Sara Bareilles).
Bonnie
strinse tra le dita la tazza di sangue e se la portò
alla bocca. Non era molto incline all’idea di cominciare a
berlo ma doveva
ammettere che le piaceva dopotutto. Era ciò di cui aveva
bisogno in quel momento.
Da
due giorni ormai vi
era costretta; volente o nolente, le
serviva. Il sapore decente era l’unico aspetto confortante;
per il resto,
l’aveva stordita completamente.
Odiava
sentire il suo corpo cambiare senza poter fare nulla
per impedirlo. Odiava avere l’udito più acuto e la
vista più nitida. Era così
diverso dal mondo cui era abituata e sperava che la situazione si
sarebbe
stabilizzata in fretta.
Non
sapeva dire di preciso che cosa fosse accaduto dopo il
rituale. Aveva dei ricordi confusi e stentava a credere che Klaus fosse
morto,
sparito per sempre. Soprattutto stentava a credere di essere stata lei
ad
ucciderlo, anche se il colpo finale lo aveva sferrato Damon.
Stentava
riconoscersi in quella ragazza che aveva portato
alla rovina Klaus. Non credeva che nelle sue vene potesse esplodere una
tale
rabbia, non credeva che la sua mente tollerasse un livello
d’odio così alto. Le
sue dita si erano chiuse attorno al cuore del vampiro, senza nemmeno
toccarlo,
pronte a strapparlo.
Era
stato come se la parte più oscura della sua anima avesse
scalpitato per uscire, prendendo il controllo delle sue azioni. Avrebbe
potuto
tranquillamente radere una città al suolo, solamente per
sfogare la ira.
Era
grata a Damon per essersi intromesso. Per quanto fosse
assurdo, per quanto Klaus meritasse quella morte atroce, se Bonnie
fosse
davvero riuscita a frantumare il suo cuore tra le mani, sarebbe stata
per
sempre perseguitata da quel ricordo. Per un attimo era diventata il
mostro
senza pietà in cui Klaus aveva progettato di trasformarla.
Il
male non era parte di lei; non desiderava sentire mai più
in vita sua il bisogno di uccidere, non voleva avere quel potere.
Damon
in un certo senso l’aveva salvata di nuovo; questa
volta dal rimorso.
La
tentazione di eliminare Klaus era stata difficile da
combattere, l’idea la allettava ancora. Dopotutto, ne aveva
ogni diritto;
temeva, però, che una volta provata l’adrenalina
di aver sconfitto il suo
nemico, poi non sarebbe più riuscita a disfarsi della voglia
di riprovare.
La
morte non doveva entrare nella sua vita, non doveva
diventare un’abitudine. La stessa convinzione di essere
invincibile non avrebbe
portato niente di buono. Aveva visto con i suoi occhi che cosa la brama
di
potere spingesse a fare, cosa comportasse. Non voleva entrare in quella
spirale
distruttiva: le sue capacità speciali nascondevano un lato
torbido; non aveva
intenzione di cedervi.
Se
fosse arrivata a provarlo fino in fondo almeno una volta,
poi non ci sarebbe stato più un ritorno.
Damon
l’aveva sollevata di un peso ancor prima che lei
stessa lo sperimentasse.
Bonnie
prese un altro piccolo sorso e storse il naso. Non
era male, ma il suo stomaco cominciava a ribellarsi. Il sangue non
faceva parte
della sua dieta, non vi era abituata. Fortunatamente, entro poco,
sarebbe
potuta tornare alla sua solita alimentazione, da
umana.
Damon
era riuscito a fermarsi appena in tempo ma il corpo
della ragazza aveva perso troppo sangue per potersi riprendere con del
semplice
risposo. Così ogni giorno era costretta ad assumere una
discreta quantità di
sangue di vampiro per recuperare pienamente le forze.
Klaus
era morto e lei era finalmente libera; nessuno
l’avrebbe più cercata o terrorizzata. I suoi amici
erano al sicuro; l’estate
alle porte.
Sarebbe
stato tutto perfetto se la persona che l’aveva
salvata, non la stesse evitando come una lebbrosa.
Damon
da un paio di giorni sembrava invisibile; o se ne
stava chiuso nella sua stanza o usciva direttamente di casa. In
entrambi i casi
cercava il più possibile di starle alla larga.
Il
momento prima del
risveglio era sempre il peggiore.
“Damon,
sto morendo?”.
Si
trovava in uno stato
di pace toltale e qualcuno la voleva turbare.
“Baciami”.
Ricordi
confusi le si
affollavano in mente.
“Sei
al sicuro”.
Lacrime,
sangue, un
abbraccio stretto e disperato.
Bonnie
aprì gli occhi di
colpo e strinse il cuscino tra le dita. Si guardò attorno,
spaesata. Si trovava
in camera sua, ma all’inizio non la riconobbe.
Davanti
agli occhi aveva
ancora le immagini di qualche ora prima. Respirò
profondamente, cercando di
calmare il suo cuore che batteva all’impazzata.
Cos’era
quello, un altro
scherzo? Uno dei soliti incubi ideati da Klaus? Perché
continuava a darle false
speranze?
Eppure
sembrava tutto
vero: il suo letto, il suo armadio, la finestra leggermente aperta, il
profumo
di pulito tra le lenzuola, Stefan che la fissava preoccupato…
Stefan?
“Che
ci fai tu qui?” gli
chiese come se avesse appena visto un fantasma.
Il
vampiro ridacchiò
“Questa è casa mia, Sissi”.
Bonnie
strabuzzò gli
occhi. Allungò la mano e gli toccò il braccio.
Ritrasse rapidamente le dita non
appena entrarono in contatto con la sua pelle.
“Sei
a casa” le riferì
lui ancora una volta, per rincuorarla.
Casa.
“Whoaaaa!!”
esultò la
strega e si buttò tra le braccia dell’altro. Non
era un incubo, non era
finzione. Klaus era stato sconfitto. Andato, sparito, per sempre!
Lei
era ancora viva. Era
a casa. Stefan era lì!
“Damon?”
domandò con
apprensione girandosi a destra e a sinistra senza trovare nemmeno una
traccia.
L’espressione
del giovane
Salvatore si rabbuiò “Sta riposando”.
“Ma
sta bene, vero? Non è
ferito? I-io gli ho dato il mio sangue, dovrebbe essere
guarito” si affannò.
“Sta
bene” le assicurò “E
tu devi decisamente smetterla di offrirgli il tuo sangue” la
rimproverò “Questa
volta poteva finire molto male”.
Bonnie
si accigliò “Sono
un vampiro?” chiese più a se stessa che a Stefan.
si portò una mano al cuore:
batteva ancora. Sentiva il bisogno di respirare. Tutto la portava a
pensare di
essere rimasta umana.
“Come
è possibile che io
sia … viva?”.
“Mio
fratello si è
fermato appena in tempo, ma avevi perso una gran quantità di
sangue; ho dovuto
darti il mio per salvarti”.
La
ragazza si mordicchiò
un labbro “Perché non me l’ha dato
lui?”.
“Era
sotto shock” spiegò
“Non avevamo molto tempo, ho agito in fretta”.
“Grazie”
gli sorrise
dolcemente Bonnie ma il suo pensiero era già scattato verso
Damon. Voleva
vederlo, sentirlo, constatare di persona che fosse ancora lì
con lei.
“Devo
andare da lui”.
Stefan
la bloccò per un
braccio “Non è una buona idea. È troppo
presto”.
“Non
posso lasciarlo
solo. Lui mi ha protetta fino alla fine, mi ha tenuto tra le sue
braccia …
stava piangendo” gli disse rammento gli ultimi attimi che
avevano condiviso
prima che il buio s’impossessasse di lei “Stava
piangendo!” realizzò con più
lucidità “Ha bisogno di me; ti prego,
Stefan”.
“Adesso
non è qui”.
“Ma
hai detto che stava
riposando”.
“E’
da Alaric” chiarì
“Gli serve qualche ora da solo. Verrà da te quando
sarà pronto”.
Bonnie
annuì
accondiscendente, ma la sua testa le diceva di fare il contrario. Finse
di
voler dormire ancora un po’ e il vampiro lasciò la
stanza.
La
rossa attese, sveglia
e vigile, davanti alla finestra con gli occhi fissi sul viale
d’entrata. Rimase
per ore, appollaiata sul davanzale e si addormentò un paio
di volte prima che
la macchina di Damon fece il suo ritorno.
L’orologio
segnava l’una
e mezza di notte.
Bonnie
ignorò totalmente
i consigli di Stefan e, a piedi nudi, corse giù per le
scale. Lo trovò in
salone, seduto sul divano con il viso rivolto verso un quadro.
Certamente si
era accorto della sua presenza ma si ostinava a rimanere girato.
“Credevo
non tornassi
più” confessò lei, con un filo di voce,
mentre si torturava le mani per l’ansia
“Mi sono preoccupata”.
L’altro
non diedi cenno
di averla ascoltata.
La
giovane deglutì a
disagio “Stefan mi ha detto quello che hai fatto. Sapevo che
ti saresti
fermato”.
Damon
contrasse la
mascella ma s’impose di rimanere impassibile.
Pregò con tutte le sue forze che
se ne andasse, non voleva averla così vicina.
Bonnie
fece il giro del
divano e prese posto accanto a lui. Con una mano gli sfiorò
delicatamente la
guancia e impresse una leggera pressione per farlo voltare. Il vampiro,
come un
automa, girò il collo.
“Ehi”
sussurrò la strega
continuando ad accarezzargli il volto “E’ finita,
noi …ce l’abbiamo fatta”.
Nessuna
risposta. Il suo
sguardo rimaneva freddo, vuoto e indifferente.
“Perché
non mi parli?”
chiese Bonnie “Perché non …”.
La
frase rimase a
mezz’aria. La ragazza si trovò bloccata contro il
muro, in una presa saldissima.
Le iridi di Damon finalmente la osservavano con desiderio, affetto e un
pizzico
di sollievo.
Non
passò molto che le
loro labbra si scontrarono con urgenza, veloci e affamate, felici di
potersi
riassaporare nonostante tutto.
Niente
a che vedere con
il loro ultimo bacio, disperato e triste.
Lei
strinse le dita tra i
suoi capelli; Damon la spinse di più contro la parete. Le
baciò la mandibola,
l’orecchio, il collo e di nuovo la bocca.
Bonnie
era reale: il suo
cuore, i suoi sospiri, il suo corpo. Tutto di lei era tremendamente vivo.
E poteva averla per sempre, lontano da ogni pericolo, lontano da ogni
male.
All’improvviso,
spinto
dall’ultimo barlume di assennatezza che gli restava, si
staccò e frappose le
sue mani “Mi dispiace, non posso” ansimò
“Non posso”.
In
un attimo Bonnie si
ritrovò sola. Ancora.
Era
stata l’ultima che avevano diviso un momento da soli.
Damon non rimaneva per più di due minuti nella sua stessa
stanza, limitava i
contatti al minimo e ancor meno la conversazione.
Stefan
era l’unico con cui poteva parlare in casa. Sheila
era partita quella mattina per la Scozia per sbrigare alcuni affari;
Bonnie
aveva promesso di raggiungerla appena si fosse ripresa; sentiva di aver
bisogno
di un po’ di tempo con la sua nonna prima di ritornare alla
vita di tutti i
giorni.
Prima,
però, doveva risolvere il problema con Damon. Non
riusciva proprio a interpretare quell’improvvisa repulsione.
Avevano scampato
un pericolo immaginabile, morte certa e altri mille problemi, svaniti
con la
dipartita di Klaus e invece di passare ogni istante con lei, la
scansava con
cura magistrale.
Nelle
migliore delle ipotesi, Damon stava cercando di
elaborare il peso di averla quasi uccisa. Forse aveva bisogno solo di
qualche
giorno per superare la cosa e ritornare ad essere sicuro del proprio
autocontrollo.
Nella
peggiore, si era semplicemente stufato: di lei, di
salvarle la vita, di rischiare la propria per tirarla fuori dai guai.
In
fin dei conti, era sempre stato il tipo che schivava ogni
genere di responsabilità; la promessa fatta alla madre di
Bonnie era un’eredità
difficile da portare e l’aveva mantenuta fin troppo a lungo.
La
ragazza posò la tazza sul tavolino e si alzò.
Salì le
scale fino al terzo piano, fino alla camera da letto del vampiro.
Ovviamente
era vuota.
Si
stese sul materasso e raccolse le gambe al petto.
Preferiva non pensare alle motivazioni che avevano spinto Damon a
comportarsi
in quel modo; non sarebbe servito a nulla tartassarsi con domande cui
non
poteva dare una risposta.
Abbracciò
il cuscino. Era l’unico posto che le donava un po’
di pace. Era un’illusione, ma almeno riusciva a quitare
l’angoscia.
Doveva
solo dargli tempo, aspettare un po’. Prima o poi
sarebbero riusciti a parlarne e sarebbero andati avanti.
Cedette
in fretta al sonno. Il suo corpo e la sua mente non
potevano sopportare ulteriore affanno.
Fu
così che Damon la trovò non molto più
tardi.
Era
tanto difficile capire di lasciarlo in pace, solo?
Cosa doveva fare per tenerla alla
larga?
Sebbene
ogni parte del suo corpo gli suggerisse di andarsene
o portarla nella sua stanza, non riuscì a trattenere un moto
di tenerezza.
Raggomitolata in quel modo, appariva ancora più piccola e
fragile.
Le
si stese accanto; fece passare un braccio attorno ai suoi
fianchi e se la tirò vicino al petto, appoggiando il mento
sui suoi capelli.
Si
concesse un istante, un solo piccolissimo istante per
stare con lei. Non avrebbe dovuto cedere alla tentazione, ma non ebbe
altra
scelta.
L’ostinazione
di quella ragazza non aveva limiti, ma Damon
non riuscì ad arrabbiarsi fino in fondo. Aveva bisogno di
averla accanto, anche
per poco. Ignorarla per quei giorni era stato un’agonia, una
violenza
psicologica.
Per
loro, ormai, la via era spianata, in discesa: niente più
Klaus, niente più pericoli, niente più vampiri
alla ricerca di un immenso
Potere.
Gli
Originali avevano promesso di mantenere segreta
l’identità di Bonnie, nella speranza che prima o
poi la sua storia sarebbe caduta
nel dimenticatoio.
La
situazione non poteva che volgere a loro favore; un
futuro tranquillo li aspettava, ora che avevano eliminato anche
l’ultimo
ostacolo.
Tutto
sarebbe stato perfetto, fatta eccezione per un
minuscolo dettaglio: Damon l’aveva quasi uccisa.
Faticava
a ricordare quei momenti; probabilmente il suo
subconscio stava lottando per cancellarli ma il senso di colpa era
così forte
da togliergli il respiro.
Dannazione,
avrebbe dovuto proteggerla, non diventare il suo
carnefice!
Non
c’erano scuse per quello sbaglio né
giustificazioni. Era
stanco, provato, indebolito, ma non si era impegnato abbastanza per
tornare
lucido, non aveva combattuto la sete. Si era lasciato travolgere
dall’istinto.
Il
sangue di Bonnie aveva sempre avuto un qualcosa in più,
gli aveva sempre provocato un certo grado di assuefazione ma mai fino a
quel
punto.
Aveva
abbassato la guardia, si era comportato da
superficiale. Questa volta, però, la sua leggerezza gli era
costata parecchio.
E se non si fosse fermato in tempo … avrebbe sicuramente
perso il lume della
ragione.
Uscì
dall’illusione che
lui stesso aveva creato.
I
canini gli dolevano,
sentiva il sangue cadere a gocce giù per il mento. La sua
mente era ancora
parzialmente annebbiata dalla sete ma piano, piano stava riprendendo il
controllo di sé.
Il
vampiro mise a fuoco
la figura immobile che teneva tra le braccia e sentì il suo
cuore
accartocciarsi: il corpo della strega era freddo, il battito quasi
assente;
respirava a malapena.
Damon
la guardò
inorridito. Era lui il responsabile? Come aveva potuto ridurla in
quello stato?
Non
riuscì a muovere un
muscolo, bloccato dallo shock, confuso e spaesato.
Non
udì la voce di Stefan
che lo chiamava con insistenza; quasi non avvertì nemmeno la
botta che lo
spostò violentemente di lato né le mani di
Caroline che lo scuotevano nel
tentativo di riportarlo alla realtà.
I
suoi occhi non
lasciarono neanche per un secondo la figura di Bonnie; distrattamente
si
accorse che Stefan si era tagliato il polso e la stava guarendo con il
suo sangue.
Damon
acquistò lentamente
consapevolezza di ciò che stava avvenendo solo quando
sentì il cuore di Bonnie
riprendere a pulsare con maggior vigore.
Dentro
di sé, accanto al
sollievo, si fece largo una nuova emozione, molto meno nobile:
delusione.
Delusione,
perché tra la
paura e lo smarrimento, Damon aveva intravisto la
possibilità concreta di
spendere con lei l’eternità.
Entrambi
da vampiri.
Si
disprezzò da solo. Che razza di persona poteva pensare,
anche se per pochissimi secondi, di condannare una creatura innocente
come
Bonnie ad un destino così nero?
Ora,
soltanto l’idea lo ripugnava ma in quel frangente aveva
seriamente considerato quell’eventualità.
Non
che desiderasse trasformarla in vampiro, non era mai
stato nelle sue intenzioni, se non in un futuro molto lontano.
Eppure
quei brevi momenti lo avevano buttato nello sconcerto
più totale.
Non
solo si era nutrito di lei fino a quasi prosciugarla ma
aveva pure esitato a curarla con il suo sangue.
Cominciava
a sospettare che una parte di lui lo avesse
indotto a non agire, a lasciare che la trasformazione compisse il suo
corso.
Se
non fosse stato per Stefan, con molte probabilità Bonnie
si sarebbe risvegliata come una non-morta.
Sapeva
di essere egoista e non se n’era mai preoccupato.
Alcune volte il suo egoismo lo aveva perfino salvato da situazioni
scomode.
Aveva
sempre pensato che la sua impulsività, il suo egoismo
e la sua possessività avrebbero protetto Bonnie fino
all’infinito. L’avevano
tenuta al sicuro per tutto quel tempo e Damon non aveva mai considerato
la
possibilità di cambiare.
Ma
dopo la vicenda con Klaus, tutto era diverso.
Il
suo egoismo aveva portato la sua streghetta così vicino
alla morte che quasi non riusciva a guardarla senza provare disgusto
per se
stesso e rimorso.
Nella
sua testa regnava la confusione più totale; da troppo
tempo andava avanti quella storia. Da mesi il vampiro era bloccato
nella sue
decisioni.
Gli
sembrava sempre di sbagliare, troppo pieno di dubbi per
muovere un passo.
Senza
Bonnie, probabilmente non avrebbe mai messo in
discussione tutta la sua vita. Solo negli ultimi giorni aveva capito
che la sua
furbizia era stata semplicemente fortuna sfacciata; gli era andata
bene.
Quanto
sarebbe durata?
Era
riuscito a fermarsi appena prima di dissanguare Sissi;
ma chi gli assicurava che non avrebbe commesso un errore ancora
più grave in
futuro?
Era
sempre stato una mina vagante, pronta ad esplodere. Lo
divertiva. Quella volta, però, aveva bruciato qualcuno che
aveva giurato di
proteggere anche a costo della sua vita.
Il
perdono non era nemmeno lontanamente in vista. Bonnie
glielo aveva concesso in passato e lo avrebbe fatto ancora. Damon non
era
disposto ad accettare quella condizione; non poteva passarla liscia;
doveva
trovare un modo per punirsi. Se nessuno voleva porgli un limite, allora
ci
avrebbe pensato lui.
La
ragazza mugugnò qualcosa e si mosse leggermente; il corpo
del vampiro s’irrigidì. Non poteva rimanere
lì; lei non doveva vederlo.
Sciolse
lentamente l’abbraccio e si alzò dal letto.
Stette
un attimo a guardarla. Poteva avere tutto e invece
aveva preferito rovinare la sua unica possibilità di
felicità.
Abbandonò
la stanza; stava per prendere la decisione più
dura della sua vita.
“Un
brindisi a noi!” esultò Caroline alzando il
bicchiere.
“Per
aver finito la scuola” aggiunse Meredith.
“Per
la nostra fantastica estate” disse Elena.
“Per
essere ancora viva” mormorò Bonnie con un
sorrisino
tirato.
“Hai
vinto tu” considerò Meredith.
Bonnie
tirò un sorriso; da un po’ di tempo a quella parte
vinceva sempre lei in quanto a disgrazie.
Ciò
che la rendeva speciale, era pure la fonte di tutti i
suoi guai; tanto che in quel momento si sentiva felice solo a stare con
le sue
amiche.
Decise
di non pensare ai mille problemi che erano sorti in
quei pochi giorni e si lanciò nella conversazione.
Elena
aveva organizzato una serata tra ragazze per
festeggiare la sconfitta di Klaus e soprattutto la fine di tutte le
loro
sfortune.
Vino
e pizza forse era un po’ dozzinale ma si potevano
accontentare.
Stentava
a ricordare l’ultima volta che si era felicemente e
pienamente divertita con le sue amiche.
C’erano
sempre state per lei, l’avevano supportata ma ogni
momento con loro era inevitabilmente stato rovinato dalle ombre che
l’avevano
perseguitata per quegli anni. Finalmente si sentiva libera di
divertirsi.
Le
guardò una per una, mentre sorridevano e si scambiavano
battute. Non avrebbe mai immaginato di poter stringere un legame
così saldo in
così pochi mesi.
Le
premesse non si erano certo rivelate le migliori: molti
segreti e qualche inganno, senza contare le altrettante bugie.
In
fin dei conti stavano solo cercando di proteggere i loro
amici; lei avrebbe fatto lo stesso. Aveva ormai superato la diffidenza
dei
primi momenti.
Sapeva
di poter contare su di loro; la capivano perché erano
toccate dalle stesse vicende. La normalità non sarebbe mai
stata parte della
loro vita, ma andava bene così. Bastava stare unite e
avrebbero affrontato
qualsiasi cosa.
Per
quanto banale potesse risultare, era un consiglio da
tenere buono.
“Credete
che sia davvero finita?” si ritrovò a chiedere,
colta da un’improvvisa sensazione di gelo.
“Che
ci può essere peggio di un Antico, Bonnie?”
replicò
Caroline “Elijah e gli altri hanno promesso di mantenere il
segreto e sono
sicura che si impegneranno perché nessuno ti venga
più a cercare”.
“Non
ti devi preoccupare” le diede manforte Meredith
“Voglio
dire: la nostra strada non sarà mai in discesa ma non credo
che ricapiterà mai
più un pericolo simile”.
“No,
non è questo” disse la rossa corrugando la fronte
“E’
qualcos’altro … un’impressione; non so,
magari mi sto solo facendo
suggestionare. È semplicemente incredibile che potremo stare
un po’
tranquille”.
“E’
un’impressione da
strega?” si accertò Elena.
“No”
rispose abbastanza sicura Bonnie “Solo
un’impressione”.
“Non
badarci troppo” la rassicurò
“Probabilmente sei ancora
scossa”.
“Parliamo
di vacanze piuttosto!” cambiò discorso Caroline
“Potremo andare da qualche parte solo noi quattro”
propose “Giusto per rifarci
del weekend disastroso, rovinato da quella stupida vampira”.
“Per
me si può fare” acconsentì Meredith
“Ma dobbiamo
tornare prima di metà agosto; devo organizzare il
trasferimento ad Harvard”.
“Ma
sentitela, la nostra dottoressa” la prese in giro Elena
“Ti ci vedo già a tenere i corsi dopo appena
qualche lezione”.
Meredith
liberò uno sbuffo spazientito.
“Dobbiamo
farlo, ragazze” s’impuntò Bonnie
“L’anno prossimo
sarà tutto diverso: Meredith andrà ad Harvard e
noi tre saremo a Dalcrest. Con
l’università si cresce, si cambia. Forse
sarà la nostra ultima occasione di
stare tutte insieme”.
“Allora
è deciso!” esultò Caroline
“Ma dobbiamo fare le cose
per bene. Che ne dite di un posto extra lussuoso dove saremo servite e
riverite
tutto il giorno?”.
“Dico
che le mie finanze sono un po’ in crisi dopo
l’iscrizione al college” le fece notare Meredith.
“Non
dobbiamo per forza pagare” insinuò Caroline
“Io ho il
dono dell’ipnosi, ricordate?”.
“Care!”
la rimproverò Elena “Questa è una
truffa”.
“Ne
hanno fatte di peggiori” sbuffò la vampira
“E se
chiedessimo a Stefan e Damon di finanziare il nostro viaggio? Hanno
tanti di
quei soldi da buttare via”.
“Non
sono sicura che sia una cosa carina da chiedere” disse
Elena.
“Sapete
… non è un’idea malvagia”
s’intromise Bonnie “La mia
famiglia ha accumulato molto denaro nei secoli. Legalmente sono una
Salvatore e
sono maggiorenne; posso usare quei soldi per quello che voglio. Sarei
contenta
di sponsorizzare il nostro divertimento”.
“Beh,
amica mia, ti ringrazio della tua generosità”
scherzò
Caroline.
“Prima
sentiamo cosa ne pensano Stefan e Damon, va bene?”
suggerì Elena.
“Stefan
non avrà niente in contrario” assicurò
Bonnie “E
Damon … è un miracolo se sa che esisto”.
“Se
sa che esisti? Stai scherzando vero?!” esclamò
Meredith
scettica “Come minimo ti avrà installato un
dispositivo GPS sotto la pelle per
tenerti sempre sott’occhio”.
“Quello era il
vecchio Damon; questo
m’ignora da
quando siamo tornati a casa. Forse è stufo di rischiare la
vita per salvare la
mia”.
“Bonnie”
la chiamò Elena “Se lo conosco almeno un
po’, ti
sta evitando per calmare il suo senso di colpa”.
La
strega la guardò interrogativa.
“Era
stanco, ferito; si è nutrito di te e
ti ha quasi ucciso. Non è riuscito a
fermarsi. Non deve essere una cosa facile da elaborare”
spiegò la bionda
“Probabilmente sta solo cercando di superarlo”.
“Ma”
obiettò Bonnie “Non è stata colpa sua;
lo so”.
“Tu
lo sai, lui no” disse Elena “Prova ad immaginare la
situazione a ruoli invertiti. Come reagiresti?”.
“Ora
basta stressarsi per queste cose” tagliò corto
Caroline
“Mi avevate promesso una serata senza drammi. Continuiamo a
parlare di vacanze,
piuttosto. Mi piaceva l’argomento”.
“E’
bello sapere che ti preoccupi sempre di cose importanti”
sbuffò Meredith.
“Le
vacanze sono una cosa seria!” ribatté la vampira
“E poi
Bonnie ha ragione: forse sarà la nostra ultima occasione di
stare insieme” poi
alzò le mani per enfatizzare le sue parole “Santo
Cielo! Ci è mancato tanto
così che questa fosse immolata per le mire di un vampiro
pazzo” e indicò la
rossa “Dobbiamo goderci i momenti come questi! E se i ragazzi
di cui siamo
innamorate non riescono a capirlo, peggio per loro. A che serve un uomo
quando
le mie amiche sono così fighe?”.
“Il
ragionamento non fa una piega” constatò Meredith.
“Tu
parli così perché il tuo ragazzo ti
ama” considerò
Bonnie.
“Anche
il tuo” le ricordò Elena.
“Già”
concordò Caroline “Solo che è troppo
stupido per capirlo”.
Bonnie
non seppe se era più rincuorata o rattristita, ma
seguì il consiglio delle amiche e si lasciò quei
problemi davvero alle spalle,
come aveva progettato fin dall’inizio.
Non
parlarono solo dell’estate, ma
dell’università, dei loro
progetti; argomenti che normalmente riempivano le chiacchiere delle
altre
neodiplomate.
Loro
non si erano mai soffermate molto sul futuro perché non
sembrava una possibilità
concreta. C’era
sempre qualcosa di più serio di cui occuparsi.
Presto
si ritirarono nei loro sacchi a pelo e si
addormentarono, con il sorriso sulle labbra. Per una volta si sentivano
al
sicuro e tranquille.
Bonnie
fu la prima a svegliarsi ma si accorse che era ancora
notte fonda. Le altre riposavano serenamente con il respiro leggero.
Aveva
la gola secca, così si alzò e scese in cucina per
prendere un bicchiere d’acqua. Tutto quel vino
l’aveva solo disidratata.
“Sei
sicura di reggere tutta questa normalità?”.
Per
poco non si strozzò con l’acqua. Chiuse gli occhi
e non
si girò. Sapeva cosa avrebbe visto; le capitava tutte le
notti da una
settimana.
Tu
non sei reale, non sei
reale. Si
ripeté nella testa,
come una cantilena.
“Non
lo sono?” insistette quella voce.
A
quel punto Bonnie si voltò e gli puntò un dito
contro “Tu
sei morto!”.
“Lo
ero anche prima che tu e il tuo vampiro mi uccideste”.
“E’
una cosa diversa” s’intestardì
“Ora sei morto, morto. Finito”.
Klaus
sollevò le spalle e si appoggiò al tavolo
“Non importa
se sono morto per il resto del mondo; importa se sono vivo per te”.
“Tu
non sei vivo per me!” strillò Bonnie
“Sei morto, morto
sepolto!”.
“La
tua mente la pensa diversamente”.
“Sparisci”
sibilò lei. Cercò di oltrepassarlo per tornare in
camera e dimenticarsi di quell’orribile allucinazione ma
venne strattonata
malamente all’indietro.
“Presto
ti stuferai di giocare alla ragazza normale”
l’avvertì Klaus “Tu non sei fatta per le
cose comuni, prima o poi rivorrai il
brivido del pericolo nella tua vita. Se ti fossi unita a me, non ti
saresti mai
annoiata; io ero tutto ciò di cui avevi bisogno, adesso non
ti è rimasto
nulla”.
“Ho
tutto quello che mi serve, ma grazie
dell’interessamento” ribatté scostando
il braccio.
“E
cosa sarebbe? Un ragazzo che per poco non ti uccide? Un vampiro
che non ti potrebbe mai dare dei figli e che ti ostacolerebbe in tutte
le tue
scelte, prendendo lui le decisioni? Parlo soprattutto delle situazioni
tra la vita e la morte”
insinuò.
“Sei
morto, Klaus” ripeté Bonnie impassibile
“Fattene una
ragione e lasciami in pace. Tormentarmi non ti riporterà
indietro”.
“Basta
che nei sia sicura tu” canticchiò
l’altro con un
ghigno furbo “Sono uno degli Antichi, la fine arriva solo
quando lo dico io”.
Chiuse
gli occhi e in un attimo entrambi si trovarono in
camera di Elena, dove le altre dormivano ancora beatamente.
“Sarà
divertente piombarvi alle spalle quando meno ve lo
aspetterete” commentò Klaus “Ma
guardale: riposano così serene; sarebbe
facilissimo per me squarciare la gola a tutte” e il suo
sguardo si posò sulla
strega, illuminato da una perfida luce “Per adesso mi
accontenterò della tua”.
Bonnie
indietreggiò inciampando sui suoi stessi piedi e
cadde.
Si
svegliò di soprassalto. Le sue amiche non davano segni di
essersene accorte: avevano ancora gli occhi chiusi e il respiro leggero.
Non
aveva urlato come le altre volte ma le mani le
tremavano.
Da
qualche notte le capitava di sognare Klaus. Klaus che la
minacciava, Klaus che la attaccava, Klaus che tornava per vendetta.
Era
certa che non fossero delle visioni, ormai aveva
imparato a distinguerle. Una specie di sesto senso da strega o qualcosa
di
simile.
Sebbene
si trattasse solo di incubi, la lasciavano sempre
parecchio turbata. Ultimamente Stefan le faceva compagnia di notte
quando si
svegliava urlando. Damon l’avrebbe calmata con uno sguardo ma
sembrava essersi
dato alla macchia per cui non le restava che accettare il conforto del
minore
dei Salvatore; di cui, comunque, era grata.
“Bonnie
… tutto bene?” bisbigliò Meredith nella
penombra
della camera.
“Sì”
mormorò la rossa “Era solo un sogno. Ti ho
svegliata?”.
“Non
importa, non ho sonno” disse avvicinandosi senza far
rumore “Sei sicura di star bene?”.
La
strega scosse il capo “Faccio fatica a togliermi Klaus
dalla testa. Di notte mi perseguita”.
“Ne
hai parlato con qualcuno?”.
“Di
cosa? Degli incubi?”.
“Di
tutto: Klaus, il sacrificio …”.
“No”.
“Vuoi
parlarne ora?”.
Bonnie
rimase in silenzio, a riflettere. Voleva parlarne,
voleva sfogarsi ma non sapeva cosa dire.
Poi
le parole, inconsciamente, trovarono la via per la sua
bocca “Dicono che quando stai per morire, vedi tutta la tua
vita passarti
davanti. Io ho visto solo Zach e Clara” ammise con una nota
malinconica “Mi
sono sempre chiesta che cosa abbiano pensato nel momento in cui hanno
capito
che per loro era arrivata la fine. E ancora adesso, dopo esserci
passata, non
so darmi una risposta. È quasi come se non riuscissi a
ricordarlo, non posso
descriverlo”.
“Ti
capisco, Bonnie” le disse Meredith “Anche io
l’ho
sperimentato, quando Christopher mi ha lasciato morente sulla strada; e
Caroline quando è stata trasformata in vampira. Credo che
sia un bene non
ricordarci di quei momenti; non è giusto che a
diciott’anni si debbano
sopportare esperienze simili” le prese una mano “Ci
ho messo un po’ a
riprendermi dopo che Christopher mi ha attaccato; ero spaventata, non
volevo
girare da sola e per un mesetto ho avuto gli incubi. Va bene
… è normale;
l’importante è che siano soltanto
incubi”.
“Lo
sono” affermò Bonnie “Klaus è
morto, per sempre. Come ha
detto Elena, sono solo un po’ scossa”.
“Quindi
le visioni sono finite?” si accertò Meredith.
“Beh
sì, direi che si sono tutte avverate”. Vi
meditò un po’
su. La prima visione, quella che le aveva rammentato il fatto di piazza
di
Spagna, si riferiva a Christopher. Poi c’era stata quella
della prigionia e
quasi uccisione di Damon, e quella
che le aveva mostrato l’aggressione da
parte di Damon.
Improvvisamente
allargò gli occhi e balzò a sedere
“Meredith! Ne manca una” realizzò con
orrore.
“Che
succedeva?”.
“Se
ne andava” rivelò. Non serviva specificare il
soggetto.
Nella sua mente il significato era fin troppo chiaro.
“Ancora
non riesco a capire come abbia fatto ad ucciderlo”.
“Non
lo ha dato Damon il colpo di grazia?”.
“Alaric!”.
“Stefan
… vorrei tanto sapere perché mi hai preso per un
oracolo” replicò il professore “Io non
so tutto di tutto”.
“Ma
ti sei fatto un’idea?” insistette il vampiro.
Alaric
lo guardò senza riuscire a trattenere un sorriso
“Potrei avere una teoria”.
“Ti
spiace condividerla con me?” premette Stefan, un
po’ seccato.
Alaric
sospirò “Ho solo tirato ad indovinare. Nessuno sa
bene come funzioni
lo scambio di Poteri
che Klaus era intenzionato a fare. Tutte le streghe come Bonnie sono
morte
quindi il rituale non è mai avvenuto”
spiegò “In poche parole invece di passargli
le sue capacità speciali, gli ha passato la morte.
È come se l’odio verso Klaus
abbia trasformato il suo sangue in veleno”.
“L’ennesimo
meccanismo difensivo della sua mente” riassunse
Stefan.
“Qualcosa
del genere”.
“Riguardo
a … sai … pare che Sissi abbia quasi strappato il
cuore a Klaus senza toccarlo. Anche quello fa parte delle sue
capacità?”.
“No,
non credo” nego l’altro “Qualunque strega
potrebbe
farlo ma non è così facile come sembra: Bonnie
è stata spinta dal rancore e
dalla rabbia, non sarebbe in grado di ripeterlo in condizioni normali;
è stato
un gesto quasi inconscio. In realtà è una fortuna
che Damon si sia messo in
mezzo: le ha impedito di oltrepassare un confine molto delicato. Quel
tipo di
magia è pericolosa e bisognerebbe praticarla gradualmente e
soprattutto con
consapevolezza. Non so se Bonnie avrebbe sopportato un peso del
genere”.
“Ci
mancava solo una strega votata alla magia nera”
sussurrò
Stefan “Abbiamo già abbastanza problemi
così”.
“Ti
riferisci al fatto che Damon per poco non la mandava
all’altro mondo?” domandò Alaric con
poca delicatezza “Ne ha combinate di
peggio, alla fine è rinsavito. Bonnie lo
perdonerà”.
“Non
è lei che mi preoccupa” mormorò mentre
sentiva la
macchina di Damon entrare nel vialetto.
Per
quanto Stefan ne sapesse, Damon non si era mai pentito
di averlo ucciso cinque secoli prima e comunque, ammesso che il senso
di colpa
fosse riemerso, aveva avuto parecchi anni per affrontarlo e lasciarselo
alle
spalle senza particolari strascichi sulla sua condotta.
Stefan
al contrario era stato subito devastato dal rimorso.
Aveva speso moltissimo tempo a vagare, spaesato e confuso, prima di
riuscire a
trovare di nuovo il suo posto nel mondo.
Ora
leggeva la stessa luce tormentata e colpevole negli
occhi di suo fratello. Non ne poteva nascere niente di buono.
Normalmente
Damon, quando era costretto a fronteggiare i sentimenti, sceglieva le
soluzioni
più drastiche.
Il
vampiro entrò in salone, con gli occhi degli altri due
puntati addosso. Li osservò guardingo. Aveva
l’impressione di aver fatto
qualcosa di male, ma per una volta non sapeva cosa.
“Vi
serve qualcosa?”.
“No”
rispose subito Stefan “Alaric mi stava solo le sue
teorie sulla morte di Klaus”.
“Gli
ho piantato un paletto nel cuore. Che teorie ci possono
essere?”.
“Tu
avrai anche sferrato il colpo mortale, ma Bonnie è
riuscita a fermarlo” gli fece notare Alaric “Il
trucchetto con il cuore è stato
sorprendente”.
“Può
rifarlo?” chiese Damon allarmato.
“No”
lo rassicurò Alaric “A meno che tu non la faccia
molto
arrabbiare” scherzò, ma la battuta ebbe
sull’altro un effetto agghiacciante
“Ora è meglio che vada; devo passare a prendere
Meredith”.
“E’
ancora da Elena?” s’informò Stefan.
“Si
è svegliate poco fa; mi ha scritto un messaggio”
salutò
i due Salvatore con una pacca sulla spalla e lasciò il
Pensionato.
“Quindi
anche Bonnie dovrebbe essere qui tra poco” ne
dedusse Stefan rivolgendosi a suo fratello “Forse
è giunta l’ora di parlarle”.
“Nah”
replicò Damon versandosi da bere “Va bene
così, per
ora”.
“Ah
sì? Allora come mai eri così preoccupato che
Bonnie
potesse strapparti il cuore?” incalzò Stefan
“Non ti pare di aver tirato un po’
troppo la corda? Ti ha già perdonato per … averla
quasi uccisa; non c’è bisogno che la
eviti”.
“So
che non mi strapperebbe mai il cuore per quello che ho
fatto” disse Damon aprendo le braccia; alcune gocce del
liquore caddero sul
tappeto “Ma potrebbe non essere così magnanima per
quello che farò”.
“Che
farai?” chiese a bruciapelo Stefan, con tono
spaventato, quasi tremante.
“E’
stato carino per questi mesi giocare alla famigliola
felice ma credo di dover prendere il largo”
annunciò.
L’altro
vampiro impiegò qualche secondo per metabolizzare
quella notizia. Il cipiglio sul suo volto era più che
evidente e le uniche
parole che sentì il bisogno di pronunciare furono davvero
poco signorili
“Grandissimo figlio di …”.
Non
poté concludere il suo insulto, Damon lo fermò
prima con
il suo ghigno strafottente “Ricordati che abbiamo la stessa
madre”.
“Tu
non puoi andartene” s’impuntò
stupidamente.
“Mi
auguro che tu sappia che io posso tutto”.
“Io
non voglio che te ne vada” ribadì Stefan con
più
convinzione. Si era ormai abituato a stare con lui, a condividere la
casa.
C’erano stati momenti di alta tensione, a volte avrebbe
voluto ammazzarlo e di
certo non erano improvvisamente diventati amiconi né avevano
risolto i loro
problemi ma rimaneva comunque spazio per un po’ di speranza.
“Per
fortuna, non me ne frega niente di quello che vuoi tu”
lo gelò Damon.
“Distruggerai
Bonnie” lo avvertì l’altro
“Sta andando tutto
bene. Ora andrà anche meglio, perché vuoi
rovinare quello che hai costruito?
Perché vuoi andartene?”.
“Non
sta andando tutto bene, Stefan” gridò Damon
“Ho solo
creato casini! Sono egoista e alla fine metto il mio benessere sopra
quello
degli altri”.
“Hai
ragione: sei egoista. Non pensi che certe persone si
sono affezionate a te e che potrebbero stare male se tu
partissi”.
“Chi?”
domandò Damon con una nota provocatoria “Siamo
realisti: ti ho torturato per secoli, mi sono innamorato della tua
ragazza,
l’ho insidiata e se lei avesse accettato, forse
l’avrei anche portata via con
me. Dovresti detestarmi”.
“Cosa
credi, che non ci abbia provato? Probabilmente c’è
stato un momento nella mia vita in cui ti ho odiato ma sei mio fratello
e
questo non posso cambiarlo”.
“Non
dobbiamo volerci bene per forza solo perché siamo
fratelli” replicò lapidario il maggiore.
“Non è per
forza, Damon”. Stefan non si volle
sbilanciare troppo con le parole ma era piuttosto chiaro quello
intendeva. Alla
fine, dopo tutte le sofferenze che si erano procurati, non poteva fare
a meno
di tenere a suo fratello; sarebbe stato innaturale il contrario.
“So
che non t’importa di me” continuò
“Ma pensa a Sissi”.
Il
vampiro sospirò esasperato “Sissi starà
cento volte
meglio lontano da me. Ho ucciso suo fratello, le ho mentito, mi sarei
cibato
della sua migliore amica se ne avessi avuto la possibilità.
E per concludere
l’ho portata più vicino alla morte di quanto abbia
fatto Klaus”.
“Vero”
confermò Stefan “Ma l’ha anche salvata
da tutti i
pericoli in cui si è cacciata, l’hai protetta, le
hai fatto conoscere sua
nonna. Non serve che io ti stia ad elencare i lati positivi della
faccenda! Tu
stesso hai sempre sostenuto che lei fosse molto più al
sicuro vicino a te”.
“Sì
… prima di usarla come la mia scorta di sangue!”.
“Hai
fatto un errore” asserì Stefan “Ti sei
fermato in
tempo”.
“E’
già un miracolo che non si sia trasformata con tutto il
sangue di vampiro che ha bevuto per guarire. Non fingere che non sia
una cosa
grave!”.
“Ti
sei fermato in tempo” ribadì Stefan. Quello era un
dettaglio molto importante, fondamentale. Nonostante la sete avesse
totalmente
annebbiato la sua mente, lui aveva trovato lo stesso la forza di
staccarsi.
Doveva significare pur qualcosa.
“E
se la prossima volta non ci riuscissi? Saresti ancora
così comprensivo nei miei confronti?” lo
sfidò.
“Perché
sei così convinto che ci sarà una prossima
volta?”.
“Perché
sono un vampiro! Bevo sangue!” sbottò nervosamente
“E i vampiri solitamente vivono per
uccidere”.
“Quindi
il tuo brillante piano sarebbe solo quello di …
scappare?” Stefan alzò un sopracciglio.
“Non
ci provare, fratellino” gli intimò Damon
“Le tue
tattiche da psicologia inversa non funzioneranno. Bonnie mi
dimenticherà e
finalmente si rifarà una vita; tu potrai goderti il lieto
fine con la tua
ragazza senza preoccuparti che il tuo fratellone ti rovini tutto; ed io
potrò
tornare a squarciare gole senza scandalizzare nessuno di voi.
È una vincita per
tutti” concluse.
Posò
il bicchiere, ormai vuoto, che aveva usato fino a quel
momento come antistress, e si avviò in camera sua.
Non
voleva sentire prediche; non voleva sentire proprio
niente.
Purtroppo,
troppo preso a lottare contro i suoi stessi
demoni, non si accorse che una ragazza dai capelli rossi, nascosta
dietro al
pilastro dell’arco, aveva ascoltato tutto.
Bonnie,
dopo aver lasciato casa di Elena, non aveva perso
tempo a tornare al Pensionato. Il ricordo di quella visione-sogno
l’aveva
davvero spaventata. Non aveva mai preso in considerazione
l’idea che Damon
potesse andarsene. Se era rimasto fino a quel momento,
perché mollare?
Era
entrata nella grande villa e li aveva uditi discutere ad
alta voce. Troppo occupati a litigare come al solito, nessuno dei due
aveva
fatto caso a lei.
E
il suo peggior timore si era concretizzato.
Non
aveva trovato il coraggio di affrontare il vampiro nei
giorni successivi. Controllava sempre che le sue cose fossero ancora
riposte
negli armadi e la sua macchina posteggiata nel garage. A volte stava
persino
alzata in attesa di sentire i suoi passi per il corridoio; le bastava
anche
percepire un guizzo della sua aura. Qualunque cosa che testimoniasse la
presenza di Damon in casa.
In
cuor suo sperava che fosse solamente una minaccia caduta
nel vuoto ma si dovette ricredere quando, un pomeriggio della settimana
seguente,
vide il bagagliaio della Mustang aperto e pieno di roba.
Fu
come ricevere uno schiaffo in pieno viso.
Le
sue gambe si mossero automaticamente e corsero in casa e
su per le scale; lei si lasciò guidare e sfondò
quasi la porta della camera del
terzo piano.
Damon
la osservò sbalordito. Strinse le labbra; era giunta
l’ora di parlarle chiaro. Aveva rimandato troppo a lungo.
Sarebbe stato uno
strazio ma almeno l’avrebbe saputa al sicuro, lontana da lui.
“Ho
visto le tue valigie, giù in macchina”
incominciò Bonnie
con un’espressione tremendamente severa in volto
“Avevi intenzione di
avvertirmi o saresti partito senza neanche salutare?”.
“Bonnie”
il vampiro non sapeva bene in che direzione andare.
La sua non era certo una nobile mossa e niente avrebbe potuto
giustificarla; la
ragazza aveva tutto il diritto di essere arrabbiata.
Nemmeno
lui era contento di quella soluzione ma non vedeva
altra via d’uscita; così si esibì
nell’arte che meglio gli riusciva: fare lo
stronzo.
“E’
stato bello finché è durato ma
l’impegno non fa per me”
si scusò “Io non sono un bravo ragazzo”.
“E
questo quando lo avresti deciso di preciso?”.
Damon
continuò a piegare gli indumenti rimasti e a riporli
nel bagaglio “E’ una questione di indole”.
“Una
volta eri più bravo a mentire” lo gelò
la rossa. Se
davvero credeva di poterla raggirare con quella storiella, allora non
la
conosceva per niente.
Il
vampiro rimase un attimo spiazzato ma non lo diede a
vedere “Lo so che sarà difficile rinunciare a
me” commentò pomposo, stendendosi
sul materasso con un’aria tra l’annoiato e
l’altezzoso “Sono bello e
affascinante, misterioso al punto giusto e sono un amante perfetto; al
mondo
non ne sono rimasti molto altri. Ma troverai qualcun altro che ti
scaldi le
lenzuola”.
“Io
non voglio qualcun altro” sussurrò Bonnie,
gettando via
la sua maschera di freddezza “Voglio te”.
Damon
sentì qualcosa incrinarsi. Come si poteva rimanere
impassibili davanti a quegli occhioni tanto affettuosi quanto
imploranti?
“Non
mi puoi abbandonare” rincarò la giovane sedendosi
accanto
a lui.
Devo.
Quello
che nella sua mente avrebbe
dovuto risuonare come un comando irremovibile, ebbe la forza di un
flebile
mormorio. Improvvisamente le sue convinzioni vacillarono. Damon fu
lì per
cedere alla tentazione di restare.
Dopotutto,
il danno non era irreparabile; avrebbe potuto
lavorare su se stesso, evitare situazioni pericolose, stare
più attento, essere
più responsabile.
Le
dita di Bonnie si intrecciarono con le sue “Ti ho sentito
discutere con Stefan l’altro giorno; so che pensi di avermi
fatto male” gli
rivelò “Me ne farai di più se te ne
andrai”.
“Per
un po’; poi ti passerà” rispose il
vampiro senza troppa
enfasi, appoggiando la fronte su quella della strega. I loro nasi si
sfiorarono
e lui riprese coscienza di sé. Si allontanò di
scatto e procedette a chiudere
il borsone.
Bonnie
era troppo buona per cacciarlo via; non le importava
quante volte aveva sofferto, lo avrebbe sempre riaccolto e perdonato,
perché
era la sua natura. Non riusciva a vedere il male in lui.
Sebbene
il desiderio tenerla per sempre con sé fosse forte,
quasi travolgente, Damon s’impose di non desistere dal suo
piano.
Anche
Bonnie si alzò furiosamente e gli tolse il borsone
dalle mani “Tu hai promesso a mia madre di
proteggermi”.
“E’
quello che sto facendo!” replicò lui, riprendendo
il suo
bagaglio e oltrepassandola. La stava proteggendo da se stesso, il peggior pericolo.
“Mi
stai ferendo”.
“Adesso,
adesso!” esplose Damon “Adesso ti sto ferendo ma
presto andrai al college, crescerai e ti dimenticherai di me senza
nemmeno
accorgertene”.
“Non
posso dimenticare la persona di cui sono innamorata” ammise
Bonnie.
Il
vampiro ne restò spiazzato.
“Sì,
Damon, sono innamorata di te, va bene?!” ribadì
lei
“Grazie di avermi rovinato questo momento! Ho provato a
dirtelo decine di volte
ma mi hai sempre bloccata e adesso mi è uscito da
schifo” si lamentò
gesticolando.
La
dichiarazione che normalmente gli avrebbe fatto scoppiare
il cuore di gioia, in quell’istante lo mandò in
panico più totale.
L’aveva
quasi uccisa e lei, invece di prenderlo a calci nel
sedere, non solo lo perdonava ma gli confessa pure il suo amore.
Quello
lo convinse più che mai della sua scelta. Doveva
allontanarla, anche a costo di mentirle “Non posso darti
quello che mi chiedi”.
Una
mezza verità. Non poteva darle una vita normale,
stabile, umana, non
poteva darle una
vera tranquillità né una vera famiglia, non
poteva darle figli. Semplicemente
non era il ragazzo adatto.
Le
diede le spalle e scese le scale.
Bonnie,
paralizzata dalla delusione, lo guardò avviarsi alla
porta “Non è vero!” urlò
seguendolo “Eri pronto a morire per salvarmi la vita.
Tu mi hai sempre dato tutto ciò che mi mancava!”.
“Forse
sono stufo d’impegnarmi così tanto per farti
contenta” le sibilò più velenosamente
di quanto intendesse.
Bonnie
non demorse e guardò con occhi supplichevoli Stefan,
appena sopraggiunto all’ingresso. Impallidì
sconcertata, quando realizzò che
l’altro vampiro non avrebbe mosse un dito per fermarlo.
Stefan
si limitò a ricambiare lo sguardo con occhi tristi:
suo fratello era determinato a partire e non gli avrebbe dato mai
retta. Poteva
solo sperare in un rinsavimento, un cambio di piani.
“Occupati
di lei” gli chiese Damon. Era il saluto più
sentito che potessero condividere ma in realtà nascondeva un
significato più
profondo. Gli stava affidando la sua piccola strega; grande prova di
fiducia e
rispetto. Uscì sul portico. Bonnie gli andò
dietro.
“Non
… n-non andartene” lo pregò
“Ho bisogno di te” gli
sgusciò davanti passandogli le braccia al collo e si spinse
sulle punte dei piedi.
Giocare la ‘carta bacio’ era un colpo basso ma
ormai non restava altro.
Damon
le prese le mani e indietreggiò. Scosse la testa come
a scoraggiarla. Sarebbe stato meglio se fosse sparito così,
senza lasciare
traccia, senza aggiungere altro ma una piccola parte, la più
egoista, lo spinse
a parlare.
“Magari
non … non cancellarmi del tutto, se puoi”. Gli
sarebbe bastato avere uno spazietto nella sua memoria, nel suo cuore.
Si
diresse alla macchina, caricò la sua ultima borsa e
aprì
la portiera. Bonnie continuava a chiamarlo istericamente dal portico.
“Damon,
no!” gli intimò “Dico sul serio! Prova a
salire su
quell’auto e mi perderai per sempre!”. Forse la
minaccia lo avrebbe intimorito.
Il
vampiro prese posto davanti al volente e accese il
motore.
“Damon!”
Bonnie fece velocemente i gradini e marciò fino
alla vettura “Non te lo perdonerò mai.
Damon!”.
La
Mustang percorse lentamente il vialetto di uscita.
“Damon
… Damon! Damon!”.
Lui
non si girò neanche una volta; mantenne gli occhi fissi
sulla strada e non rallentò.
Bonnie
continuò a chiamarlo e non si mosse. Non credeva che
l’avrebbe abbandonata per davvero. Si aspettava che da un
momento all’altro
avrebbe fatto inversione, tornando da lei.
Era
l’ordine delle cose. Loro due erano stati creati per
stare insieme.
Ma
la macchina accelerò e basta, senza tentennare e
proseguì
a velocità sempre più elevata fino a che persino
Stefan, con la sua super
vista, non riuscì più a scorgerla.
Bonnie
tremò: forse era finita sul serio.
“Well I’d never
want to see you unhappy
I thought you’d
want the same for me
Goodbye
my almost lover
Goodbye my
hopeless dream
I'm trying not
to think about you
Can't you just
let me be?
So long my
luckless romance
My back is
turned on you
Should've known
you'd bring me heartache
Almost lovers
always do”
(Almost lover-
A Fine Frenzy).
Il
mio spazio:
Ciao
a tutte!!
Scusate
il ritardo ma sono partita e non ho scritto molto;
poi ho avuto problemi con internet … mi si è
rivoltata contro la tecnologia!
Stento
a credere di aver appena postato il capitolo 40. Ma ora
direi che delle spiegazioni sono dovute.
So
che molti di voi penseranno che sono impazzita,
probabilmente non condividete nemmeno questa scelta; lo ammetto:
è un po’
azzardata.
Si
parla spesso dell’egoismo di Damon (soprattutto nella
serie tv); si dice che dovrebbe cambiare, pensare agli altri, fare la
cosa
giusta. Ora, io sinceramente non ci trovo niente di male in un
po’ di sano
egoismo, specialmente perché è ciò che
definisce il personaggio di Damon. Lui è
un casinista, segue l’istinto ma non è cattivo.
Vuole semplicemente tenersi
vicino le persone che ama, non gliene faccio una colpa. A me piace
tantissimo
così.
In
tutta la mia storia, ho cercato di stare sulla linea di
questa impulsività ma adesso lo vediamo compiere una scelta
un po’ drastica e
lontana dalle sue idee. Perché? Beh, ha quasi ucciso Bonnie
ed è stato un bel
colpo. Improvvisamente si è reso conto di costituire un
grandissimo pericolo
per la ragazza e ha rivalutato molte sue scelte: lei è
finita spesso nei guai
per colpa sua; avrebbe potuto lasciarla dalla nonna, al sicuro, starle
lontano
e non darle ulteriori sofferenze. Alla luce di quella quasi
uccisione, le sue prospettive sono cambiate.
Vuole
che cresca, che abbia una vita umana, dei figli, che
diventi vecchia come sarebbe giusto. E soprattutto vuole proteggerle
dai lati
più egoistici del suo carattere che potrebbero indurla, un
giorno, a diventare
una vampira senza che ne sia pronta e consapevole.
È
chiaro che Damon non farebbe mai una cosa del genere, ma
ora è spaventato.
Parte
per liberarla, per mantenere la promessa fatta a sua
madre.
Vi
avevo detto che sarebbe cresciuto fino alla fine della
storia ed eccolo qui, il suo culmine: l’altruismo, il bene di
Bonnie.
Spero
tanto che potrete, non dico condividere, ma almeno
capire questa decisione.
Detto
ciò, ricordate che c’è ancora
l’epilogo, diviso in due
per cui … tante cose possono accadere! Fidatevi di questa
autrice che vi sta
tormentando da quasi due anni!
Mi
lancio in una piccolissima difesa anche di Stefan: quando
c’è stato bisogno di sollevare suo fratello di
peso e dargli due schiaffi, lo
ha fatto. Ora sa di non poter cambiare il piano dell’altro;
cerca di
convincerlo ma ad un certo punto si rassegna. Damon dovrà
trovare da solo la
strada per tornare a casa.
Ora
facciamo un piccolo riassunto delle visioni di Bonnie;
giusto per un po’ di chiarezza:
-
Il
primo sogno/ ricordo
in piazza di Spagna, le predice l’arrivo di Christopher e la
conseguente
aggressione. (capitolo 6).
-
Il
secondo era quello
della prigionia di Damon che poi si avvera nel momento in cui Klaus lo
cattura
(capitolo 16).
-
Il
terzo riguarda appunto
la partenza di Damon (capitolo 20).
-
L’ultimo
è il sogno in
cui Damon l’attacca mentre le sta massaggiando le spalle
(capitolo 36); questo
si riferisce alla scena che avete letto nello scorso capitolo.
Tutti
gli altri sogni che avete letto su Klaus, sono stati
indotti dal vampiro stesso per spaventarla e quello di questo capitolo
è (come
ribadisce Bonnie) solo un incubo. Klaus è morto per sempre,
lo giuro!
Se
avete altre domande, chiedete pure =)
Il
banner è sempre di Bumbuni.
Ci
vediamo a fine mese con il primo capitolo dell’epilogo (
intorno al 30- 31 gennaio).
Grazie
mille per tutte le letture e le recensioni che ricevo!!
Grazie di cuore.
Baci,
Fran;)
Ps:
ho letto tutte le recensioni a Crazy Little Thing Called
Love e vi ringrazio infinitamente. Risponderò e
riprenderò ad aggiornare non
appena avrò terminato A&W.