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Autore: Lue    13/01/2013    3 recensioni
"John Hamish Watson nasce in una notte di maggio. È completamente pelato e leggermente sovrappeso".
La vita di John Watson in drabble: l'infanzia, l'adolescenza, la guerra e poi, all'improvviso, Sherlock.
Quanta forza ci vuole per non arrendersi mai, nonostante tutto il dolore?
Quanto coraggio per ammettere, a se stesso più che agli altri, di essere innamorato del proprio migliore amico?
Quanto amore per andare a comprargli il tè, anche quando non si ha voglia di uscire? E non smettere mai di aspettarlo, nonostante tutto.
"Uno può anche evitare di ammettere a se stesso di essere innamorato. Basta non formulare mai il pensiero compiuto: io amo Sherlock Holmes. E un conto è lasciare che l’idea galleggi, tenuta a bada, nella tua testa, un conto è invece se la voce della verità è alta dieci centimetri più di te, non ha un cane e parla con l’accento del Sussex. Un conto è se si chiama Janette e uscite insieme da tre settimane. Se ha una sorella avvocato (o infermiera? Non riesci proprio a ricordarlo) e spende un sacco di soldi in scarpe. Se, la sera di Natale, ti dice chiaramente che sei innamorato di Sherlock Holmes".
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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About John





Anni

Capitan John Watson, quinto reggimento dei fucilieri di Nothumberland.
Sei anni passati in un baleno, e adesso il corpo di John è attraversato da un dolore mai provato. Qualcuno grida il suo nome, lo sorreggono mani forti, abbronzate come le sue – no, come la sua mano destra, perché la sinistra è piena di sangue, John non riesce a smettere di guardarlo, tutto quel sangue come cola. Era il suo terrore, all’inizio, finire così. Ma il tempo passa, è passato, sotto il sole cocente dell’Afghanistan e le lacrime dei suoi bambini feriti. Il rumore degli spari si ferma, i soldati urlano: “Due feriti! Qui!”. A John scende una lacrima.
 

Senza colori

Tornare a casa è come attraversare un sogno senza colori. John scende dall’aereo appoggiandosi al corrimano e, arrivato giù, si affida alla fedele stampella. C’è Harry ad aspettarlo – capelli neri e occhiaie violacee – gli sorride e lo abbraccia. John si lascia stringere, ma dato che non sa se ha voglia di perdonarla così facilmente non risponde all’abbraccio, rimane fermo, diritto come gli hanno insegnato, le mani strette intorno alla stampella.
“Vieni”, dice Harry, “Ti ho preso un appartamento in affitto per questo mese. Ho pensato che magari non ti andava di stare da me”, sorride, come per scusarsi.
Anche John si lascia andare a un tiepido sorriso.
“Grazie”.

 
Oscurità

Nella nuova casa John sta al buio. A letto, dove i suoi tentativi di addormentarsi sono mandati all’aria dagli incubi, o seduto alla scrivania, la luce del computer che gli fa lacrimare gli occhi e nemmeno una lettera che vada a riempire la pagina bianca. La sua terapista non sembra contenta.
Harry intanto continua a dire che va tutto bene, ma John non sa se crederle. Nel dubbio fa finta di nulla: non ha più la forza di preoccuparsi.
In più John sa che presto dovrà trasferirsi fuori città perché qui l’affitto è troppo alto. La cosa gli dispiace: Londra è il posto dove è nato.
 

Amici

John sta camminando per il parchetto vicino al Barth’s in cui se ne andava a studiare nelle mattine di sole, quando sente qualcuno chiamare il suo nome. Non può credere ai suoi occhi: Mike Stanford, grasso. John non credeva sarebbe mai arrivato quel giorno. Si mettono un po’ a parlare, ed è un dialogo arrugginito, magari un giorno usciranno e parleranno davvero. Mike gli menziona un tizio con cui John potrebbe condividere un appartamento. In poco tempo scoprirà che questo tipo si chiama Sherlock Holmes, ha gli occhi più chiari che John abbia mai visto e sa più cose su di lui di quante ne sappia lui stesso.

 
Dove?

“Afghanistan o Iraq?”, è la prima cosa che gli ha chiesto quell’uomo. Dove, John?, domandavano insistenti i suoi occhi. È un tipo strano che di strano ha proprio tutto. La voce, i tratti, i vestiti, il nome! Ma John non è più di tanto sorpreso: la stranezza di quell’uomo è più confortante dei visi scialbi delle persone che incontra ogni giorno e che lo fanno sentire così vecchio. Invece quel tale, Sherlock Holmes, è talmente particolare! John sta morendo dalla curiosità di vedere la casa, mentre sale le scale della metro tenendosi al corrimano, e sembra proprio uno scherzo del destino che sia proprio lì, in quella via. Baker Street.


Riparato

Tornato dalla guerra, John si sentiva un termometro di vetro, di quelli di una volta, al mercurio, che non si trovano più in circolazione e non si possono proprio riparare una volta che si sono rotti, perché tutte le palline di mercurio sono scivolate via ed è meglio non toccarle. Non credeva che qualcuno sarebbe mai riuscito ad aggiustarlo. Almeno finché non ha conosciuto Sherlock Holmes. L’ha fatto correre per mezza Londra, rischiare la vita (e chissà perché John è convinto che non sarà l’ultima volta) e non sono nemmeno riusciti a cenare. Mezza giornata, ci ha messo, per ripararlo.
E sì che credeva di essere lui il medico.




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E dopo aver comprato con gioia la raccolta completa delle "Avventure di Sherlock Holmes" di Conan Doyle, ecco il capitolo! :)
A presto, baci a tutti!!

   
 
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