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Autore: Carlotta Bucks    13/01/2013    2 recensioni
Giulia, una ragazza innamorata di quel ragazzo considerato "impossibile" che improvvisamente sembra così "possibile".
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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SOGNO DI MEZZA ESTATE

Un leggero ronzio scaturì dal nulla. Si rigirò dall'altra parte sperando solo che smettesse, era così fastidioso! Lei voleva solo dormire. Era un sabato pomeriggio, ma diverso dagli altri. La sua amica le aveva dato buca all'ultimo minuto e lei era stata costretta a rinchiudersi in casa. Controvoglia aveva scoperto che nel primo pomeriggio di sabato alla televisione trasmettevano solo repliche. Così, durante l'ennesima programmazione di un film demenziale si era addormentata. E quel ronzio ora la infastidiva durante una rilassante dormita. Solo dopo qualche secondo uscì dal dormiveglia e riuscì a collegare quel ronzio al suo cellulare, quasi sempre in vibrazione. Come un automa prese il cellulare e rispose senza nemmeno guardare chi la cercava, cosa che mai aveva fatto.

Sussurrò un pronto assonato nel ricevitore, e subito una voce forse troppo familiare rispose al suo saluto assonato. Riinvenì immediatamente allontanando il telefono dall'orecchio per controllare se la sua intuizione fosse giusta. Lo era. Quel ragazzo dagli occhi verdi che il professore di matematica le aveva messo accanto la prima ora del primo giorno di liceo per il quale lei aveva sempre avuto una profondissima cotta la stava chiamando.

L'emozione era tale che non riusciva neppure a collegare la bocca al cervello. Ci riuscì solo quando la sua voce profonda le chiese: “ Senti Giulia. Lo so che avrai mille cose da fare dato che oggi è sabato. Ma ho la febbre a 38 ed ieri sono anche svenuto. È solo che non mi fido a stare da solo in casa, potrebbe ricapitare ed i miei non possono rimanere con me. Lo so già che avrai di meglio da fare, ma sei l'unica persona a cui posso affidarmi in questo momento. Per favore, ti supplico. Sempre se sei libera... Potresti venire da me a tenermi compagnia tra un'oretta o giù di lì!”

La sua bocca impastata faceva fatica a trovare una risposta. E fu così che la risposta parlò da se. “Ehi. Tranquillo. Sì, oggi avrei dovuto uscire con una mia amica, ma mi ha appena dato buca. E sono libera. Dammi solo il tempo di arrivare da te. Solo una piccola domanda come ci arrivo da te!?”
Giulia si meravigliò di come nonostante la febbre Edoardo riuscisse a farla ridere con battute senza senso. Sembrava che solo loro due capissero.

Indossati dei jeans e la maglietta del bar di una vecchia amica di sua madre, nonostante tutto era carina e quel blu elettrico le piaceva da impazzire, raccolse la felpa dal pavimento e corse verso la fermata. Le istruzioni di Edoardo per raggiungere quel paese sperduto dove abitava erano molto chiare, le aveva addirittura affidato una sorta di guida per raggiungere casa sua.

Dopo un'ora precisa scese dal treno e accompagnata da un'amica di lui arrivò in una villa enorme.

Il cancello automatico si aprì e lei percorse il vialetto fino alla porta di entrata da sola.

Varcò la soglia e si ritrovò davanti quel ragazzo che tanto l'aveva fatta sognare in tuta e maglietta sformata. I suoi occhi erano stanchi e rossi, ma c'era una sorta di luce che li illuminava.

Si salutarono con un banale ciao, lui non voleva abbracciarla per paura di trasmetterle la febbre.

La guidò verso il salotto, coperto da fazzoletti usati e non e coperte di tutti i colori. Scusandosi per il disordine lui la fece sedere sul divano e accomodandosi sulla poltrona accese la tele, dove trasmettevano una delle tante repliche del sabato pomeriggio. Fu lui ad iniziare il discorso

Devo ancora scusarmi per bene per averti fatto perdere un sabato pomeriggio all'aria aperta solo per restare qui con un'ammalato che quasi non riesce a muoversi.”

Appunto per questo dovresti prenderti il divano. Se sono qui è perché tu stai male e non voglio di certo che tu stia su una poltrona scomodo, quando puoi sdraiarti sul divano!”

Non so se hai notato ma quel divano è a quattro posti. C'è posto per entrambi. Se non ti da fastidio potremmo goderci la visione di Notting Hill in replica per …. la ventesima volta! Le ho contate te lo giuro!”

Naturale! Allora, vieni qui!”

Così lui si alzo e la raggiunse sul divano, dopo numerose suppliche lui si sdraiò nonostante Giulia non volle togliersi nemmeno le scarpe ed insisté per non sdraiarsi. Fu così che con naturalezza lui le posò i piedi sulle gambe guardandola con sguardo interrogativo in attesa di un consenso.

Ma chi prendeva in giro?! Lei non avrebbe mai osato rifiutare quell'invitante proposta e appoggiò il suo braccio sulla sua gamba e con la mano gli accarezzò l'altro piede!

Entrambi spensierati e felici guardarono quel film. E, sì, Edoardo aveva ragione era esattamente la ventesima replica di quel film.

La febbre stava aumentando lo sentiva così come il mal di testa, conosceva solo un modo per attenuarlo e così socchiuse gli occhi, nonostante la vista di quella meravigliosa ragazza che lo coccolava lo allietasse così tanto.

Fu solo dopo un'ora che lui riaprì gli occhi, e subito incontrò quelli di lei. La sua bocca impastata riuscì solo ad articolare poche parole coincise e chiare:

Non ti sei mai mossa.”

Oh. Ma dormivi così tranquillamente, sembravi quasi un angelo.” Arrossì, perché si era appena lasciata scappare che lei lo considerava il suo angelo. “ Non volevo svegliarti.” e qui abbassò lo sguardo. Lo sentiva che la fissava e le sue guance, ne era sicura, avevano raggiunto il rosso fuoco.

Lui si stiracchiò e sollevandosi dal cuscino le si fece più vicino e sussurrando al suo orecchio la fece arrossire sempre più.

Sai che forse avresti fatto bene a svegliarmi. Ogni tre ore devo prendere uno di quegli stupidi antiinfiammatori!”

Sì alzò dal divano e si diresse in cucina. Traballava ed il suo senso dell'equilibrio non era un granché. Fu così che lei gli fu subito accanto e costringendolo a ritornare verso il divano si diresse in cucina per prepararlo lei quel famoso antinfiammatorio.

Con molta cautela stava tornando da lui per non far cadere il bicchiere. Ma fu proprio lui che apparendo all'improvviso alla porta della cucina la fece sobbalzare e tutto il contenuto del bicchiere si rovesciò sulla maglietta blu elettrico scelta con così grande cura due ore prima.

Oddio. Non ti avevo visto! Ma che ti sei alzato a fare, stavo arrivando! Vabbhè ormai il casino è fatto. Dai torna a sdraiarti! Pulisco tutto e te lo rifaccia questa brodaglia”
Lui obbediente lasciò la cucina.

Tornò poco dopo con in mano un t-shirt. Sua, suppose Giulia.

Ecco. È una mia maglietta, è pulita. E faresti meglio a mettertela se non vuoi prenderti un raffreddore. Se escludi il fatto che oramai stasera uscirai da qui con una febbre come la mia. E mi sto domandando ancora se sia stata una buona idea chiederti di venire qui.” Stava per uscire dalla stanza quando lei lo fermò per un braccio e tutto d'un getto gli disse

Ohi non mi importa nulla della febbre. Se vuoi saperlo mi sono ammalata solo due volte nella mia vita. E non sarà certo per una leggera febbre che mi succederà chissacosa. Quindi non imbronciarti così. Grazie per la maglietta, comunque. Mi diresti dov'è il bagno!? Così mi cambio. Nel frattempo la medicina è pronta, bevila”

Ok. Come vuoi! Il bagno è in fondo al corridoio. Ultima porta a destra.”

Giulia aveva appena indossato la maglietta di lui un po' troppo larga a causa dei suoi muscoli quando si accorse di essere avvolta dal suo profumo. Una nuvola di muschio, neve e qualcos'altro, forse cannella, ma non era sicura.

Uscì dal bagno, e svoltato l'angolo del corridoio si ritrovò in salotto. Edoardo era sdraiato sul divano, addormentato, ma tutto il suo corpo tremava dal freddo. Raccolse subito da terra una delle tante coperte e si accinse a coprire il suo corpo tutto infreddolito. Si accucciò accanto al divano per sistemare la coperta sotto al suo viso quando lui aprì gli occhi e la accolse con un sorriso. Come faceva a trovare la forza di sorridere in quel momento, si domandò Giulia.

Oh, mi dispiace di averti svegliato. Continua pure a dormire. Solo che ho pensato che avessi bisogno di una coperta!” Così dicendo ritornò in piedi, ma subito Edoardo la prese per un braccio e la riportò accanto a lui, ad un centimetro o meno dal suo volto.

Non sai quanto ti sono grato per essere venuta qui oggi. Nonostante è praticamente certo che uscirai da qui con la mia stessa febbre.”

Non ti preoccupare per me, non me ne importa nulla della febbre. L'importante è che tu stia meglio.”

La sua mano si spostò sulla fronte di lui per controllare un possibile aumento della febbre, lui, forse colto alla sprovvista, prese la mano di lei e se la portò alla guancia poi con l'altra mano libera attirò il suo volto a al suo e la baciò. Aveva sempre sognato farlo, ma mai avrebbe immaginato di farlo così. 

  
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