Titolo: Prince
Among Wolves.
Storia originale: Prince Among Wolves. [http://archiveofourown.org/works/538425/chapters/956260]
Lingua originale: Inglese.
Autrice: tylerfucklin (zimothy)
[http://archiveofourown.org/users/zimothy/pseuds/tylerfucklin]
Traduzione a cura di: RakyKiki.
Fandom: Teen Wolf.
Personaggi: Stiles Stilinski, Derek Hale,
Un po' tutti.
Pairing: Sterek.
Rating: Teen
And Up Audiences (equivale
al nostro rating ‘giallo’).
Genere: Romantico,
Introspettivo , Sovrannaturale, Comico, Sentimentale.
Avvertimenti: Traduzione, Slash, Family,
Genitori single, Babysitting,
Imparando ad essere un genitore, Famiglia separata, Transgender Child,
problemi
con la sessualità, accettazione, Derek è un Dilf,
Marchiare i membri del
branco.
Trama:
---Cerco
una babysitter disponibile per tutto il giorno/sera. Due gemelli
maschi, di
quattro anni. Deve avere esperienza con i lupi mannari. Deve essere
umano. No
pedofili. No ragazzine adolescenti. Paga trattabile.---
Disclaimer: Questa
storia è opera dell'autrice sopra citata, io mi sono solo
occupata della
traduzione. Teen Wolf ed i suoi personaggi purtroppo non ci
appartengono, bensì
sono proprietà dell’incredibile mente di Jeff
Davis. Questa storia non è stata
scritta né tradotta a scopo di lucro.
Note:
Questa è la mia primissima traduzione gente, quindi siate
clementi! Questa
storia ha rapito il mio cuore, per questo motivo ho deciso di provare a
tradurla, ovviamente con il consenso dell’autrice eh!
Perciò, sia io che lei
saremmo davvero felici se lasciaste un piccolo commento alla storia,
dopodichè
tradurrò tutti i vostri commenti e glieli
manderò. Premetto che l’ambientazione
è totalmente diversa da quella della serie, ma la si
capirà volta per volta nei
capitoli.
Detto questo, vi lascio al capitolo e mi raccomando, recensite! ;)
Capitolo
1.
“Sono
sicuro che tu stia gonfiando a dir poco il
prezzo.” Si lamentò Stiles, scorrendo le offerte
di lavoro online mentre il
meccanico al telefono continuava ad elencare la moltitudine di cose che
erano
magicamente da rifare sulla sua Jeep. Stiles è
più che convinto che il ragazzo
arriverebbe addirittura ad aggiungere “unicorno
nell’alternatore” nella lista
delle cose da fare alla Jeep. (*)
“Ok,
bene, quanto tempo ci vorrà? Sei serio? Per il
pagamento? Bene, quindi posso prenderla e portarla da un altro
meccanico,
perché tutto ciò è ridicolo! Cosa? Beh
io non ti avevo mica detto di iniziare a
lavorarci sopra! Oh mio Dio! Bene.” Stiles praticamente
gettò il telefono sulla
scrivania non appena ebbe attaccato con il meccanico, la rabbia che
bolliva
dentro di lui.
Era
già abbastanza brutto che il dover rifare i freni
posteriori fosse colpa sua, ma che il meccanico, da cui avevano portato
l’auto, si
rifiutasse di riconsegnargli
la Jeep finchè tutte le riparazioni fossero state pagate?
Stiles era già al
limite di sopportazione, ed era solo la seconda settimana
d’estate.
Girò
un po’ sulla sedia, fissando il suo telefono per
ancora qualche secondo, per poi comporre il numero di suo padre. Certo
stava
lavorando, ma Stiles sapeva che spesso “lavorare”
significava per suo padre
appostarsi presso gli autovelox per alcune ore prima di tornare alla
stazione
di polizia per svolgere qualche pratica.
Suo padre
rispose al terzo squillo e Stiles si sedette,
osservando con sguardo assente le offerte di lavoro sullo schermo del
computer.
“Hey,
padre carissim- -“
“No.”
Stiles
annaspò per qualche secondo, sforzandosi di
pensare a cosa volesse dire. Sbuffò e poi disse ironicamente
“Non posso
semplicemente chiamare il mio papà preferito e chiedergli
come stia andando la
sua lunga e stressante giornata di lavoro?”
Un’altra
pausa, poi un sospiro esasperato. “Che cosa
vuoi Stiles? Sto lavorando.”
Stiles
giocherellava con una penna lì vicino, facendo
spallucce sebbene suo padre non lo potesse vedere. “Mi stavo
solo chiedendo se
potessi considerare la possibilità di farmi un prestito?
Potrei ripararlo
pulendo la casa? Avresti il tuo servo personale.”
“Sei
già il mio servo personale,” precisò
suo padre con
tono asciutto, “Ho pagato le tue tasse universitarie e tu fai
il mio bucato e
cucini, ricordi?”
Stiles si
maledisse mentalmente. “Bhe, sai potrei sempre
lavare la tua auto di pattuglia, sembra così sporca e
tutto!”
Stiles
lasciò cadere la penna per controllare sul
computer gli annunci inseriti quella mattina. Non sarebbe male trovare
un
annuncio nuovo nuovo, nel caso suo padre- -
“Hai
detto di voler essere indipendente. Questo vuol
dire pagare di tasca propria i problemi, figliolo.”
Stiles
appoggiò la testa sulla scrivania, mugolando
addolorato al telefono. “Questa è una punizione
crudele ed ingiusta, papà.”
“Vedila
così: puoi passare l’intera estate come una
persona responsabile piuttosto che festeggiare di continuo fino al
semestre
autunnale.”
Alzando la testa
Stiles grugnì rumorosamente mentre
scorreva le pagine di annunci fino a quello di un lavoro intitolato
“Cerco
babysitter” da qualche parte tra quelli appena inseriti.
“Sì,
come se avessi intenzione di festeggiare in ogni
caso.” Borbottò amaramente.
“Mi
sono adattato all’idea che la tua forma di
festeggiamento non sia altro che giocare con Scott con l’Xbox
Live per tutta la
sera o non fare niente eccetto che giocare a Borderlands mentre bevi
Code Red
per tutto il weekend.”
Wow, era quasi
triste quanto Stiles fosse diventato
prevedibile. Ma di nuovo, a Stiles piaceva pensare alla sua vita come
semplice
e libera da drammi, in cui vi erano al massimo delle tempeste di
fulmini con
blackout. “Touché.”
“Ora
torno a lavoro,” disse suo padre lentamente, “cerca
di evitare lavori al limite della legalità, per
favore.”
“Mi
rendi le cose difficili, papà.” Finse di essere
sconcertato, ansimando per buona misura.
“E’
il modo in cui sai che ti voglio bene.”
“Uh,
huh sì.” Rise Stile mentre salutava suo padre,
prima di guardare l’annuncio che aveva aperto.
--- Cerco una
babysitter disponibile per tutto il
giorno/sera. Due gemelli maschi, di quattro anni. Deve avere esperienza
con i
lupi mannari. Deve essere umano. No pedofili. No ragazzine adolescenti.
Paga
trattabile.---
Fu
silenziosamente grato di avere già il telefono tra le
mani, altrimenti si sarebbe dovuto alzare per prenderlo. Scott era un
lupo
mannaro, lo era sempre stato sin da liceo. Stiles era la persona che
l’aveva
aiutato ad attraversare tutte le conseguenze del morso (**), ed inoltre
era
completamente umano. Non era nemmeno una ragazza adolescente o un
pedofilo. Era
assolutamente qualificato, e fare il babysitter avrebbe fruttato molto,
pur non
facendo altro che guardare un gruppetto di bambini e nutrirli
occasionalmente.
“Non
sono disponibile. Lasciate un messaggio e vi
richiamerò appena sarò libero.”
Il momento in
cui Stiles sentì il beep gli mancò per un
momento il respiro. “Ciao, hey—salve, il mio nome Stiles. Sto chiamando per
quanto riguarda
l’annuncio che ha inserito riguardo alla tata. Volevo
chiederle se ha ancora
bisogno di qualcuno. Il mio nome è Stiles Stilinski. Ho 23
anni e sono uno
studente della BHU. In questo periodo ho le vacanze estive, quindi non
frequenterò
i corsi fino all’autunno- - oh, sono un umano! Il mio
migliore amico è un
licantropo.” Stiles pensò intensamente a
cos’altro avrebbe potuto aggiungere,
continuando a muoversi senza sosta e togliendo e rimettendo il tappo
all’evidenziatore mentre continuava a parlare.
“E’
un lupo mannaro tranquillo, uhm. Mi piacciono i
bambini, sono fantastici. Ero solito andare come volontario presso il
reparto
di pediatria al lavoro della madre del mio migliore amico. Il mio amico
che è
un lupo mannaro. Inoltre ho anche guardato i bambini dei miei vicini
quando ero
al liceo e non mi piace dare loro zuccheri e ho degli orari
prestabiliti per i
pisolini e so come cambiare un pannolino. Non che stia dicendo che i
suoi
bambini non sanno cambiare un pannolino, ma in caso
d’emergenza la mia
conoscenza è pronta all’uso.” Fece un
respiro profondo, ma si morse la lingua e
sussultò.
“Quindi,
se ancora ha bisogno di qualcuno, per favore mi
faccia sapere.” Stiles lasciò il proprio numero di
cellulare e la mail per
buona misura, ringraziando l’uomo senza volto per il suo
tempo e mettendo giù
giusto in tempo per sentire il beep che lo avvisava che il messaggio
stava
diventando troppo lungo. Esalò un lungo respiro, posando il
telefono e
stiracchiandosi sulla sedia per fissare il soffitto. Poteva fare il
babysitter,
giusto? Tutto ciò che poteva fare era cercare qualche blog
che parlasse di come
accudire bambini e piccoli lupi mannari, e tutto sarebbe andato per il
verso
giusto.
Bisognava
soltanto essere preparati, dunque…
“Hey
Scott?” Stiles aspettò che il fruscio proveniente
dall’altro lato del telefono cessasse, veramente
impressionato dal fatto che
l’amico avesse risposto al primo squillo. “Quanto
pensi sia difficile fare da
babysitter ad un lupo mannaro?”
“Uh,”
Risposte intelligentemente Scott, ripetendo la
risposta per due e tre volte, come se ci stesse realmente pensando.
“Non saprei
amico. Si insomma, avresti due malefici mostriciattoli tra le mani
durante la
luna piena molto probabilmente. Sei sicuro di saperci fare con i
bambini?
Potresti dargli dello zucchero avvelenato o cose simili.”
Ovviamente Scott
non era amico di Stiles per la sua
capacità di capire e pensare a Stiles come ad una persona.
Per lo più, Stiles
riteneva che la loro amicizia dipendesse dai fumetti, dagli scherzi di
scoreggie e dall’apprezzamento verso i bei sederi.
“E’
per questo che ci sono i blog, amico.
Non esistono consigli migliori di quelli di
un blog di madri casalinghe che cercano di rendere la vita migliore ai
loro
colleghi genitori. Per di più, c’è un
canale sui bambini su discovery o
qualcosa di simile. Sono totalmente in grado di affrontare la
cosa.”
“Ok
bello, ma non chiamarmi se alla fine diventi un
giocattolo gigante da mordere o simili. Dovrei uscire con Allison e
Isaac
questo weekend. Andremo al minigolf.”
Stiles si
distese sulla sedia, contenendo un grugnito.
Non riuscirà mai a capire l’esatta dinamica del
loro strano rapporto a tre
d’amore/amicizia che ha fatto sentire Stiles come se fosse
l’imbarazzante ruota
di scorta zoppicante che veniva usata solo nei casi di estrema
emergenza.
Bofonchiò
ancora un po’ con Scott per poi terminare la
chiamata e fissare l’ora sullo schermo del Pc. Poteva ancora
ammazzare il tempo
cercando qualche lavoro di vendita al dettaglio o cercando su Google
cose sui
baby-licantropi.
Fu ben oltre la
mezzanotte che il telefono di Stiles
iniziò a squillare con un numero sconosciuto impresso sullo
schermo.
Inizialmente pensò di non rispondere alla chiamata, ma alla
fine decise che rispondere
non era poi una brutta idea.
“Pronto?”
Una voce
maschile, roca e sconosciuta si trovava
dall’altro lato della linea telefonica, “Puoi
venire domani per firmare il
contratto e portare un test antidroga?”
“Whuyh?”
Mugugnò Stiles, alzandosi talmente velocemente
dal letto che cadde di lato prendendo una botta colossale.
“Mi scusi, chi
parla?”
Ci fu una lunga
pausa e poi, “Quello che hai chiamato
per il lavoro di babysitter.”
“Oh,
già!” Stiles rotolò sullo stomaco,
cercando di non
lamentarsi troppo rumorosamente quando si alzò in piedi.
“Sì, posso portare un
test antidroga. Per che ora ha bisogno che venga? Va bene prima delle
otto?”
Suo padre andava a lavoro alle otto, così Stiles poteva
farsi dare un passaggio
da lui invece di chiederlo a Scott o a Lydia, che erano meno affidabili
per
quanto riguardava i passaggi dell’ultimo minuto.
“Prima
delle sette sarebbe meglio. Sarai in prova per un
po’. Porta te stesso, la tua patente e il libretto
assicurativo. Posso pagarti
50 dollari all’ora.”
“Cinquanta?!”
Esclamò Stiles, annaspando per qualche
secondo ed inciampando malamente mentre andava verso la scrivania.
Un ringhio
irritato. “Prendere o lasciare.” L’uomo
fece
sembrare il tutto come se stesse offrendo una miseria di paga piuttosto
che un
generoso stipendio. Con quest’importo Stiles non avrebbe
nemmeno dovuto
chiedere un prestito extra quando la scuola sarebbe ricominciata.
Avrebbe
potuto pagare la sua auto prima della fine dell’estate.
Una volta
raggiunta la scrivania prese una penna ed un
foglietto. “No, cinquanta è perfetto. Qual
è il suo indirizzo?”
Stiles prese
nota dell’indirizzo e delle informazioni
date come un numero di telefono ed una lista delle cose che avrebbe
dovuto
portare.
“Una
volta che ha risolto il tutto, può iniziare
domani.”
A scoppio
ritardato, Stiles fissò il foglietto e
l’articolo di wikipedia mezzo letto su come prendersi cura di
un bambino
affetto dalla sindrome delle gambe mai ferme. “Abbastanza
presto, eh?”
“Sei
il figlio dello sceriffo, sono più che sicuro che
sai cosa ti accadrebbe se i miei figli non fossero in ottima salute
quando
torno a casa domani.”
Oh maledizione.
Era terrificante la velocità con cui
quell’uomo aveva fatto le ricerche su di lui. Dopotutto, non dovevi cercare troppo
per uno Stilinski a
Beacon Hills, dato che ce n’erano solo tre, ed uno era nei
necrologi.
“Uh,
beh non deve preoccuparsi.” Rise goffamente Stiles
tamburellando con la penna e mordendosi l’angolo del pollice.
“Non potrò mai
ringraziarla abbastanza per questo lavoro, signore. I freni della mia
auto si
sono rotti ed ho centrato uno in pieno, e pensavo di dover faticare
tutta
l’estate e quindi - -”
“Veramente
non mi importa molto il motivo per cui hai
bisogno dei soldi. Sii solo puntuale domani.”
La comunicazione
cessò e Stiles quasi sussultò per la
brutalità dell’accaduto. Beh, magari i figli di
quell’uomo non erano rudi
quanto il padre. Stiles prese un pezzetto di nastro adesivo dalla
scrivania ed
attaccò la lista allo schermo del computer per poi tornare a
leggere ciò che
aveva iniziato. Doveva almeno capire come trattare gli eccessi di
rabbia, dato
che avrebbe iniziato a lavorare di lì a poche ore.
Dopo aver
girovagato sui siti della PBS(***), come su
Wikipedia e su blog utili per i neogenitori, Stiles regolò
la sveglia e mandò
un messaggio a suo padre, dicendogli che quella mattina gli avrebbe
fatto da
taxista. Comunque sia, era troppo in ansia per poter dormire e
finì con il
passare diverse ore seduto sul letto a muovere ininterrottamente le
gambe per
poi finire nuovamente alla scrivania davanti al computer. Qualche
ricerca in
più non avrebbe fatto male.
La sveglia la
mattina seguente suonò senza alcun
riguardo verso le poche ore di sonno che Stiles aveva dormito. Era
forte e
squillante, vibrando sulla scrivania sopra la pila di custodie di
giochi per
computer. Stiles gemette
forte e
addolorato, e rotolò fuori dal letto con grazia.
Balzò
in piedi quando si ricordò che aveva impostato la
sveglia per un motivo preciso. L’eccitazione era il miglior
modo per mandare
via qualsiasi traccia di sonnolenza che avrebbe potuto riportare Stiles
verso
il letto. Si affrettò a prepararsi, facendosi al volo una
doccia usando del
sapone neutro (Scott
si era lamentato
quando aveva scoperto che l’acqua di colonia era troppo forte
per l’odorato dei
lupi mannari), dopodichè prese le cose necessarie per
compilare le scartoffie
prima di precipitarsi al piano inferiore, dove suo padre era seduto al
tavolo
della cucina.
“Pronto?”
“Facciamolo!”
Stiles annuì sospirando e scuotendo le
braccia e le gambe per mandare vi un po’ d’ansia.
La casa si
trovava nascosta alla fine di un viale tra le
montagne. Stiles ora capiva il motivo dei numeri che aveva dovuto
memorizzare,
poiché erano quelli che avrebbero sbloccato il cancello che
bloccava la strada
d’accesso. Stiles era in ritardo di qualche minuto quando suo
padre lo lasciò
lì per via della distanza. Suonò il campanello
una volta dopo aver salito le
scale, mentre saltellava da un piede all’altro aspettando che
il proprietario
dalla voce burbera ed irritata rispondesse.
La porta si
aprì e invece di trovarsi di fronte un uomo
fatto e finito, si ritrovò davanti ad una donna dai capelli
biondi ed ondulati
con un bambino che piangeva al suo fianco. La ragazza fece un profondo
sospiro
di sollievo e prese il polso di Stiles per trascinarlo dentro.
“E’ il tuo
momento. Tutto ciò va oltre la mia paga.”
Inciampò la ragazza, la sua gamba
destra imprigionata improvvisamente tra le braccia e le gambe di un
altro
bambino che però non piangeva ma la guardava bisognoso
d’affetto più di
qualsiasi altra cosa. Lei sospirò prendendo in braccio il
bambino disperato
e porgendolo a Stiles.
“Ecco,
prendilo.”
Stiles fece come
gli era stato detto ed allontanò un po’
il bambino quando urlò e lo colpì.
Contemplò cosa avrebbe dovuto fare,
ignorando per prima cosa la ragazza che tentava di condurlo fuori
dall’ingresso
e posando il bambino a terra.
Il bambino si
accasciò a terra come un sacco di patate
per via delle gambe molli. Stiles lo fece sedere, lasciandolo dimenarsi
ed
urlare per qualche secondo quando improvvisamente il piccolo aveva
nuovamente
le braccia tese verso di lui.
Evidentemente il
desiderio di essere preso in braccio
era più forte del voler respingere l’estraneo.
Stiles lo riprese, un braccio
intorno alle spalle ed uno sotto il sedere come supporto per il bambino
appoggiato al suo petto, che piangeva forte continuando ad urlare.
Le sue braccine
andarono intorno al collo di Stiles,
abbracciandolo forte. Stiles accarezzò la schiena del
piccolo con la mano,
cullandolo lentamente e finalmente riuscì a prestare
attenzione alla ragazza
bionda. Il pianto disperato era diventato un pianto leggero e quando
finalmente
Stiles capì dove andare c’erano solo
più mugolii e singhiozzi lievi. Ormai
Stiles era sicuro che il tutto sarebbe finito di lì a poco.
“Bene
ci sei. Oh guarda, gli piaci. Stupendo! Ok, ho
bisogno che mi firmi queste e che mi dai la tua patente e la tessera
assicurativa. Ne farò delle fotocopie così
potremo avere il tuo profilo
completo in poco tempo.” I minuti seguenti furono abbastanza
intensi,
principalmente perchè Stiles doveva fare tutto quanto con la
mano sinistra,
poiché aveva in braccio il bambino esausto ormai mezzo
addormentato. Una volta
che ebbe svolto il tutto la donna – che apparentemente doveva
essere una
segretaria invece di una babysitter – lasciò a
Stiles una lista di numeri di
emergenza, un libricino pieno di ricette e di cosa i bambini potevano e
non
potevano avere ed un addio del tipo “Chiamami Erica! Non
chiamare Derek a meno
che non sia un’emergenza!” e si chiuse la porta
alle spalle.
Stiles si
guardò intorno ma non riuscì a trovare
l’altro
bambino nella cucina. Non conosceva nemmeno i loro nomi,
poiché Erica,
apparentemente, aveva ritenuto che non fossero importanti e gli aveva
detto
solo l’essenziale per poi correre al suo reale lavoro.
Sentì il suono di una
televisione che veniva accesa e lo seguì fino ad arrivare in
salotto. Il
bambino tra le sue braccia sospirò, aggrappandosi
maggiormente al collo di
Stiles mentre piangeva nuovamente, per poi strofinare il nasino fino a
sotto
l’orecchio del ragazzo, spargendo muco ovunque mentre
annusava come un cane. O
un cucciolo di lupo mannaro.
Rabbrividendo
Stiles cacciò indietro la voglia di
asciugarsi e di allontanare il viso del bambino dal suo orecchio.
Invece fece
il giro del divano e si sedette vicino all’altro bambino con
un respiro forte e
melodrammatico. Quello seduto sul divano indossava una maglietta blu e
dei
pantaloncini, quello tra le sue braccia una maglietta nera e dei
pantaloncini.
Una differenza piccola, ma estremamente utile.
“Ciao!”
disse Stiles al piccolo con la maglietta blu,
muovendo le dita della mano che non reggeva il bambino che aveva in
braccio.
“Sono Stiles, come ti chiami?”
Il bambino con
la t-shirt blu arricciò il naso
appoggiandosi sul fianco di Stiles prima di parlare. “Andy.
Hai un odore
divertente.” Dopodichè Andy scivolò
giù dal divano come un verme fin sul
pavimento, a guardare con sospetto Stiles. Stiles, normalmente, si
sarebbe
sentito un po' offeso, ma aveva la sensazione che Erica fosse un
licantropo,
proprio come i ragazzi e il loro padre. Era possibile che fosse la loro
madre,
ma Stiles non volle saltare a conclusioni. Questo non era Desperate
Housewives.
“Scommetto
che ho un odore divertente perché sono un
umano.” Sottolineò Stiles, trasalendo allo
sbadiglio forte e stanco che l’altro
bambino esalò nel suo orecchio.
“A
meno che non puzzi di scoreggia. Ho un cattivo odore?
Non ho nemmeno scoreggiato oggi.” Stiles assunse un tono
indignato, ovviamente
falso, come se fosse molto turbato per questo fatto.
Andy sorrise,
ridendo allegramente e poi scuotendo la
testa. "No, non male. Divertente. "
"Ha un buon
odore," mormorò l’assonnato sulla
spalla di Stiles.
Stiles sorrise e
Andy fece una smorfia.
"Il naso di Olly
è rotto."
Olly
sbuffò sulla gola di Stiles ed Andy si spostò
più
vicino in modo da poter fissare il ragazzo, con grandi occhi verdi e
curiosi. I
suoi capelli erano una massa di color nero, sparati in tutte le
direzioni come
se avesse passato tutta la mattina a fregarli su un cuscino.
“sei vecchio?”
Stiles
sbuffò scuotendo la testa mentre Olly tentava di
mettersi in una posizione da cui potesse vedere la conversazione.
“Non sono
così vecchio.” Disse ad Andy, raggiungendo il
telecomando per mettere un canale
per bambini. Olly piagnucolò, allungando le dita sinuose per
raggiungerlo e
Stiles glielo consegnò.
"Devi essere
vecchio», disse Andy serio, portando
entrambe le mani fino a posizionarle sulla
parte superiore della sua testa. "I tuoi capelli sono corti! Stai
diventando calvo? "
Olly, in piedi
sulla coscia di Stiles ed appoggiato
contro il suo petto e la sua spalla, armeggiava con il telecomando.
Respirava
ancora un po' pesantemente, il naso chiuso dal pianto mentre
schiacciava le
dita contro il pulsante del canale senza realmente guardare la
televisione.
Stiles non ebbe il coraggio di prendergli il telecomando proprio in
quel
momento. Doveva conquistare la loro fiducia prima.
"Mi piacciono i
capelli corti", disse Stiles.
Andy fece un rumore dispiaciuto, tirando i propri capelli scuri alzando
il viso
in modo che il naso fosse in su come se il concetto fosse stato
spiacevole.
"I capelli corti
sono stupidi."
Stiles rise
prima di riuscire a trattenersi, il
movimento fece cadere Olly dalla coscia di Stiles con un tonfo. "Hai i
capelli corti!" Stiles disse ad Andy, soprattutto perché non
era raro per
i bambini rivendicare la loro avversione per qualcosa solo per essere
conflittuale. Andy emise un rumore come se fosse in
difficoltà, saltando in
piedi e agitando le braccia in giro come se quello che stesse per dire
fosse
della massima importanza.
"Questo
perché papà me li fa così! Voglio i
capelli
belli lunghi! Come 'punzel! "
Oh, questo fu un
interessante sviluppo. Soprattutto
perché Andy sembrava sinceramente dispiaciuto che non
potesse avere il permesso
di farsi crescere i capelli. Giusto in tempo per un diversivo
perché Stiles non
era pronto ad affrontare un altro crollo ragazzo.
"Mi piace
Rapunzel! Che altro ti piace? "
Fu come aprire
una diga per la conversazione. Andy in
meno di un minuto fece un elenco di tutto quello che aveva sempre
voluto,
avendo cura di indicare i minimi dettagli in alcuni dei suoi show
preferiti dei
quali Stiles ne conosceva a malapena la metà. Ogni tanto
prendeva un respiro e
Olly usava quel momento per informare tranquillamente Stiles dei suoi
cartoni
animati preferiti.
Nel giro di
quindici minuti Stiles poté capire dalle
chiacchere dei due che Andy amava le fiabe e principesse e tutto
ciò che aveva
a che fare con un lieto fine, mentre Olly era un grande fan dello
spazio e
della vita dell'oceano. Ciò rese le cose un po’
più facili per Stiles che poté
dire già una differenza tra i due.
Andy aveva
parlato in toni più alti, a volte strillando
un po’ quando era troppo eccitato, e sempre gesticolando se
pensava che Stiles
potesse non capire bene. Olly, invece, era più impegnato ad
essere sicuro di
usare parole che lui conosceva per esprimere quello che voleva dire, e
così prese
il suo tempo per non inciampare sulle sue parole e sulle frasi come
Andy aveva
fatto.
Stiles
finalmente trovò delle repliche Disney di House
of Mouse prima che iniziassero a parlare di tutto e di più.
Ciò diede a Stiles
la possibilità di tornare in cucina e di prendere le carte
che Erica aveva
lasciato. Una carta nel libretto aveva due nomi e un elenco di 'snack e
pasti
preferiti' sotto ciascuno di quelli. I nomi erano Oliver Hale e Andrew
Hale.
Beh, almeno era
rassicurante sapere che il loro padre
fosse un po' più creativo di quello che Stiles avesse
inizialmente pensato.
Olly e Andy come soprannomi erano un po' meno sorprendenti.
Avventurandosi
in tutto il resto della casa, Stiles
trovò la metà delle porte chiuse e l'altra
metà con il blocco per i bambini
fissati per bene, o almeno a prova di baby-licantropo. Il piano
superiore era bloccato
e Stiles aveva accesso solo alla cucina, soggiorno, lavanderia, garage,
e un
corridoio che portava a un bagno e alle camere dei ragazzi. Stiles
diede solo
per caso una rapida occhiata in ciascuna delle due e vide un oceano
incredibile
di giocattoli e peluche provenienti da tutto il mondo prima di decidere
che
sarebbe stato meglio agire come se non avesse mai visto niente di tutto
ciò.
Tornando in
soggiorno, Stiles non fu particolarmente
sorpreso di vedere che tutti e due avevano iniziato ad agitarsi
annoiati. Di lì
a poco avrebbero combinato di tutto e di più se Stiles non
fosse intervenuto al
più presto.
"Volete fare un
gioco ragazzi?" chiese Stiles.
Andy girò la testa verso Stiles sorridendo raggiante.
"Voglio essere
principessa! Sono 'punzel! "Con
questo, Andy rotolò giù dal divano e si
precipitò fuori dalla stanza. Stiles si
grattò la testa confuso, pronto a chiedere ad Olly cosa
volesse dire il
fratello quando Andy tornò di corsa con una coperta per
andare a dormire sulla
testa, trascinando il tessuto blu sul pavimento dietro di lui.
"Sono una
principessa!" Andy gridò di nuovo,
lanciando un angolo della coperta ad Olly. "Tu sei il cavaliere!"
Stiles
osservò Olly, che sembrò accettare il suo destino
mentre scivolava dal divano e si trascinò verso il corridoio
della camera da
letto. Stiles guardò Andy, sentendosi un po’
confuso. Lungi da lui voler scoraggiare
la parità tra i sessi, ma di solito ai ragazzi non piaceva
essere chiamati ‘ragazze’.
"Non volevi dire
principe?"
Andy
fissò Stiles con gli occhi spalancati, guardandolo
come se il mondo le fosse crollato addosso. "No! PRINCIPESSA!
"gridò,
e poi si lasciò sfuggire un lamento sconvolgente sedendosi
per terra non appena
Olly tonrò con una spada di plastica. Stiles
cercò freneticamente di porre
rimedio alla situazione, raggiungendo Andy e fece per prenderlo in
braccio, ma
il piccolo non fece altro che agitare le braccia colpendolo.
"Non piangere,
Andy!" esclamò Stiles, “puoi
essere una principessa! Sono sicuro che ci sono anche ragazzi che fanno
le
principesse! Puoi essere tutto quello che vuoi! "
"Io non sono un
ragazzo!" Andy gemette sbattendo
i piedini a terra e tirandosi via la coperta dalla testa per tenerla
stretta.
Stiles ebbe la sensazione che non fosse la prima volta che
ciò accadeva. L’aver
chiamato Andy ‘ragazzo’ aprì un vaso di
Pandora cui Stiles non era affatto
preparato. Andy tirò su col naso e Olly si
avvicinò a lui accucciandosi, la
piccola bocca increspata in una smorfia.
"Va tutto bene,
Andy. Lo so che non sei un ragazzo,
"disse piano Olly, baciando il fratello sulla fronte. Andy
sbirciò con un
occhio aperto, gemendo e poi spingendo il proprio viso più
in fondo nella sua
coperta. Stiles decise che era il momento di intervenire.
"Andy,"
cominciò goffamente, sedendosi accanto
al ragazzo. "Mi dispiace di aver detto che eri un ragazzo."
"Davvero?"
Squittì Andy, guardando con gli
occhi liquidi Stiles.
Stiles
annuì convinto, poiché non aveva affatto
intenzione di scoraggiare il bambino ad essere ciò che
voleva. Aveva visto
abbastanza articoli su questo genere di cose per sapere che, anche se
fosse
stata soltanto una fase o forse qualcosa di più permanente,
dire ad Andy che
fosse sbagliato non era decisamente la cosa giusta da fare. "Uh huh. Ti
faccio anche una corona, se vuoi. In questo modo puoi essere una vera
principessa.
"
Fu come se
Stiles avesse portato il Natale con mesi di
anticipo, e il volto di Andy si illuminò di eccitazione.
"Una corona?"
Squittì lui incredulo, sedendosi così in fretta
che quasi colpì il mento di
Stiles con la testa. Stiles rise, annuendo e poi scrollando le spalle.
"Certo. Che cosa
è un principessa senza la sua
corona? Hai anche un vestito?"
Andy divenne
improvvisamente triste, e tutto ciò non
andava bene.
È
così che, tre ore dopo, Stiles si trovò a giocare
nel
soggiorno in un castello fatto di cuscini con una principessa che
indossava una
corona fatta da un foglio di alluminio ed un lenzuolo blu come vestito.
Naturalmente, Stiles era il principe in pericolo, quindi doveva solo
svenire e
sospirare nel suo castello di cuscini mentre Andy colpiva con la spada ‘Olly il
cavaliere’ (Olly, disse Andy, era un
cavaliere cattivo e doveva essere sconfitto prima che facesse del male
al
principe, AKA: Stiles), con un grido di battaglia abbastanza feroce da
poter
competere con la stessa Xena.
Ovviamente fu in
quel momento che la porta si aprì, e
tutto ciò che Stiles sentì fu un ruggito
infuriato che diceva “Che diavolo è
successo?” proprio quando lo scudo-cuscino di Andy lo
colpì in faccia e lo
fece cadere sul castello di cuscini, distruggendolo.
(*) Ho dovuto
riaggiustare questa frase, poiché in
italiano, tradotta letteralmente sarebbe stata una cosa del tipo
“Stiles non la
metterebbe difronte al ragazzo per cancellare “unicorno
nell’alternatore” come
una delle correzioni da aggiungere alla lista delle cose da
fare.” e
non avrebbe avuto molto senso!
(**) Anche qui
ho aggiustato un po’ la frase, che
letteralmente sarebbe stata “la persona che lo ha aiutato
durante il
cambiamento”.
(***) Canale
televisivo americano.