Dopo
tantissimo tempo, mi ritrovo ad aggiornare.
Spero
che non vi siate scordate di me e spero anche di non aver fatto troppi errori. È
da tempo ormai che non scrivo più e sono un po’ arrugginita.
Nella
speranza che il capitolo sia di vostro gradimento…
Buona
lettura
Capitolo 25: Ritiro
Pov Shikamaru
Non ne ero certo, ma credevo che la nostra unica speranza di vincere su Kabuto, fosse l’unione tra il potere di Naruto
e quello di Sasuke. Se singolarmente i due erano ottimi
ninja, unendo le forze, diventavano praticamente inarrestabili. Per questo il
team 7 era uno dei team migliori che Konoha avesse
mai avuto.
Ma se esso grazie alla presenza di Naruto era
imprevedibile, lo stesso valeva per il team dell’Uzumaki.
Immaginate la mia sorpresa quando, raggiungendo Sakura per proteggerla,
scoprii che i ragazzi si trovavano sulla traiettoria della palla di fuoco
suprema di Sasuke.
“Eichi, Sora!” urlò Naruto
guardando l’imminente tragedia.
Il tempo rallentò in quell’istante e le fiamme si avvicinarono
lentamente verso i due ragazzi, fino a raggiungerli.
In quel momento il tempo riprese a scorrere normalmente e il fuoco si
spense, lasciando tutti noi col fiato sospeso, me soprattutto.
Il fumo usciva copioso dalle rocce incandescenti e l’aria si era fatta
d’un tratto pesante e bollente. Si sudava come se ci trovassimo in un forno e
io, mi sentii ad un tratto mancare.
Caddi in ginocchio reggendomi con le bracci per non cadere lungo disteso
a terra. Avevo sprecato una grande quantità di chakra,
ma fortunatamente ero riuscito nel mio intento.
Sakura mi soccorse subito, ma non avevo bisogno di cure, ma di un bel
letto comodo dove riposare.
“Ottimo lavoro Shikamaru, siamo tutti salvi
grazie a te!” mi disse l’Haruno riconoscente.
Ero riuscito miracolosamente a proiettare un’ombra a protezione dei due
ragazzi, che li avvolse formando una cupola che non li facesse colpire dalla
tecnica combinata di Naruto e Sasuke.
Non so come potei superare in velocità, quella palla di fuoco e soprattutto a
contrastare la sua potenza. Avevo faticato moltissimo e mentre sentivo il fuoco
premere contro il mio scudo d’ombra, temetti di non farcela. Fortunatamente
resistetti e sebbene in quel momento mi sentissi a pezzi, ne era valsa la pena.
Eravamo tutti sani e salvi.
“Ragazzi, tutto bene?” chiese Naruto una volta
che i due ragazzi si furono avvicinati.
“Ce la siamo vista brutta, ma tutto bene!” disse Sora.
“Non so tu, ma io mi sono visto passare davanti tutta la mia vita e ho
realizzato una cosa...”disse Eichi.
“Si, che non ho mai avuto una ragazza!” disse Sora sconsolato.
“E che se ne frega, stavo parlando di me!” disse Eichi
interrotto nel suo discorso.
“Ragazzi vi ricordo che siamo ancora nel mezzo di un combattimento. Non
sappiamo se Kabuto è stato annientato!” disse Sasuke guardandosi intorno.
“Eh no, se abbiamo rischiato la vita inutilmente per eliminarlo, giuro
che lo ammazzo con le mie stesse mani quel verme!” disse Eichi
scocciato.
“A proposito, che avete combinato?” chiese Sakura curiosa. I ragazzi a
quanto pare aveva agito di testa loro, senza informare nemmeno lei.
Anche noi altri eravamo curiosi. A prima vista ci sembrava un tentativo
disperato dei ragazzi di cogliere impreparato Kabuto
e quell’azione sconsiderata avrebbe davvero potuto costare loro la vita, ma per
quanto tutti avessimo la tentazione di tirare loro le orecchie, dovemmo
complimentarci con essi, una volta venuti a conoscenza delle loro vere
intenzione.
“Quando Sora ci ha detto di aver visto una grande quantità di chakra alla base della spina dorsale di Kabuto
e Sakura ci ha fatto notare che quel bastardo si muoveva come un serpente,
nonostante fosse un uomo, ho compreso che se avessimo colpito quel punto, lo
avremmo indebolito”. Cominciò Eichi.
“In pratica Kabuto senza quella concentrazione
di chakra, non potrebbe muoversi in quel modo,
sottoporrebbe la sua spina dorsale a troppo sforzo e quindi ne se lo avessimo
colpito, lo avremmo danneggiato!” continuò Sora.
“Con uno scambio di sguardi ho compreso che Sora la pensava esattamente
come me e senza perdere un secondo, abbiamo agito, così che la tecnica di Naruto e Sasuke potesse fare
effetto!” disse Eichi con un’aria compiaciuta,
soprattutto quando ci mise al corrente della riuscita del loro piano.
Naruto era
davvero orgoglioso dei suoi ragazzi e noi non potevamo esser da meno. Quello sì
che era davvero un ottimo lavoro di squadra, ma quella momentanea felicità
venne interrotta da un rumore che ci fece gelare il sangue nelle vene.
Kabuto si tirò
su. Era malconcio e ustionato in varie parti, ma come i serpenti avevano la
capacità di cambiare pelle, la stessa cosa fece lui. Tornò come nuovo, ma era
evidente che fosse stato indebolito.
“Dannati ninja di Konoha!” disse durante la
muta.
“Che schifo, potresti andare in un'altra stanza a cambiarti!” disse Eichi non prendendo quanto stava accadendo sul serio.
“Vi farò pagare questo affronto!” disse Kabuto
minaccioso, senza più quel sorrisetto sicuro di sé. Era pericoloso, ma una
minaccia fatta con rabbia e poca lucidità era di sicuro meno pericolosa di una
fatta con piena razionalità e sicurezza di se stessi.
Avevamo la partita in pugno, in quanto il nemico cominciava a vacillare,
vi furono solo due problemi: la stanchezza che aveva colpito anche noi e
soprattutto un’imprevista ritirata di Kabuto che,
promettendoci di tornare a farci visita una volta che il juubi
si fosse completato, sparì dalla nostra vista, portandosi dietro il Gedo Mazo.
Eravamo salvi, ma chissà per quanto tempo lo saremmo stati e con
noi, l’intero pianeta. Anche se fossimo
riusciti a sconfiggere Kabuto in quella battaglia,
non saremmo mai stati in grado di impedire la rinascita del Juubi,
quindi prima o poi avremmo comunque avuto a che fare con il decimo demone codato, ma le cose si complicavano maggiormente se oltre a
lui, avremmo dovuto nuovamente occuparci ancora di quella serpe.
Pov Naruto
Aveva avuto la netta sensazione che non saremmo riusciti a compiere
molto in questo scontro ancora prima di iniziare, ma almeno la soddisfazione di
aver preso a calci Kabuto l’avevo avuta, sebbene
quello non sarebbe mai bastato a fargli pagare tutto il male che aveva commesso
alla mia famiglia.
Quello che era fatto era fatto e noi potevamo solo andarcene da lì e
tornare alle nostre vite finchè questo ci sarebbe
stato concesso.
Aiutai Shikamaru ad alzarsi e portandomi il
suo braccio dietro al collo, gli garantii quel sostegno di cui necessitava per
restare in piedi.
Era davvero sorprendente che fosse riuscito a resistere alla potenza del
nostro attacco. Anche Sasuke lo pensava, sebbene non
lo avesse espresso a parole, sapevo cosa gli passasse per la testa.
Questo ci dimostrava per l’ennesima volta quanto forte poteva essere la
forza di volontà che ci spinge a voler proteggere i nostri amici.
Ci mettemmo più del previsto a rientrare al villaggio, ma grande fu il
sollievo quando le due enormi porte all’entrata del villaggio si pararono
dinnanzi a noi.
Venimmo subito accolti da Kakashi, il quale
preoccupato era rimasto ad attendere per tutto il tempo all’entrata di Konoha.
Gli si poteva leggere in faccia la sua delusione per non essere potuto
venire ad aiutarci e per la millesima volta ci disse quanto non gli piacesse
essere hokage, proprio a causa di non poter svolgere
missioni e lasciare il villaggio incustodito.
Mi offrì nuovamente la carica. Mi disse che ormai non dovevo più cercare
le mie figlie e che quindi potevo benissimo sostituirlo. Ma proprio adesso che
potevo passare del tempo con le mie bambine, non mi sarei rinchiuso in un
ufficio e soprattutto ora che il juubi era sul punto
di nascere, volevo combatterlo in prima linea e non mandare tutti i ninja della
foglia a combattere prima di intervenire io stesso.
“Papà, mamma!”
Sakura e io ci sentimmo chiamare e istintivamente ci girammo verso la
direzione da cui provenivano le voci.
Vedemmo le nostre bambine correrci incontro. Mi sembrava ancora una cosa
incredibile. Le avevamo trovate, tutte e due e come se Sakura avesse percepito
la mia emozione, mi strinse forte la mano, come a volermi rassicurare che
quello che stavo vivendo non era un sogno.
Naho mi piombò
in braccio, gettandomi a terra, portando con me anche il povero Shikamaru, che aveva preso a brontolare.
“Papà per fortuna stai bene. Ho avuto paura, ma sapevo che la mamma, Sasuke jii-chan e Shikamaru jii-chan ce l’avrebbero
fatta a portarti in salvo!”
“Grazie tante…noi abbiamo fatto le belle
statuine, Naho?” chiese Eichi,
staccandosi dall’abbraccio di Miiko che gli era andata
incontro.
Naho si grattò
la testa imbarazzata, proprio come avrei fatto io al suo posto, e facendo l’inchino
rimediò alla sua gaff “Grazie anche a voi ragazzi!”.
Spostai il mio sguardo su Kumiko, la quale era
rimasta accanto a Sakura stringendole la mano. Mi guardava con un’aria seria e
sinceramente non riuscii a capire cosa pensasse.
Mi avvicinai a lei e le chiesi come stesse.
Fortunatamente stava bene e la ringraziai per essere andata a chiedere
aiuto.
“Non l’ho fatto per te, è stato per caso che ho incontrato la mamma e…tutti gli altri!”. Ci tenne a precisare. Che non le
piacevo l’avevo capito, ma avrebbe cambiato idea…o
almeno speravo.
“Grazie comunque!” le dissi accarezzandole la testa.
“Bene, io vado a portare Shikamaru a casa e
poi me ne vado a dormire. Rapporto lo facciamo domani!” disse Sasuke allontanandosi.
“C-cosa? Ma…ma…”
cominciò a balbettare Kakashi.
“Anch’io me ne vado. Ho proprio voglia di farmi una lunga doccia!” disse
Sora imitando il mio compagno.
“Ehi…io vorrei…”
continuò a balbettare l’hokage.
“Tu invece mi devi offrire una cena. Scelgo io il posto!” disse Miiko tirando Eichi per un
braccio, il quale già piagnucolava per i soldi che avrebbe perso.
“Qualcuno mi vuole dire che diavolo è successo?” disse Kakashi vedendo tutti allontanarsi, senza che nessuno lo
considerasse.
Mi fece pena, tanto che decisi di fare rapporto io stesso, ma non prima
di aver portato a casa le mie bambine.
Pov Naho.
Ormai conoscevo bene la via per tornare a casa e saltellando davanti a
tutti, facevo strada.
Ero felicissima.
Finalmente la nostra famiglia era riunita.
Mi girai verso mia sorella sperando di non trovarla incavolata come
sempre.
Non mi sorpresi di leggere sul suo visto stupore per quanto la
circondasse. Ricordo bene cosa avevo provato io a vedere la meravigliosa Konoha
e potevo bene comprenderla.
Improvvisamente mi ritrovai a pensare al nostro rapporto. Mi domandavo
se sarebbe cambiato o se avrebbe continuato a essere gelosa di me. La verità e
che avrei tanto voluto un rapporto simile a quello che c’era tra Akai e Daiki. Erano inseparabili,
al di là del legame che avevano l’uno verso l’altro.
“Papà Kurama!” urlai una volta entrati in
casa. Egli era li davanti alla porta, con i miei fratelli che giocavano a
cavalluccio sopra di lui.
“Ma guarda un po’ te! Noi due a rischiare la pelle, mentre lui se ne
stava qui tranquillo a giocare!” disse Naruto
divertito.
“E lui chi è?” chiese Kumiko, quando papà Kurama la saluto e leccò il viso. Al contrario di me non si
era spaventata a ritrovarsi una volpe, grande almeno il doppio rispetto a lei,
davanti.
“Kumiko!” urlarono Daiki
e Akai, riconoscendo mia sorella e come era previsto,
solo il secondo fece le feste a Rei, sebbene non sembrasse gradisse la cosa.
“Hai visto? Abbiamo altri due fratelli! Sono simpatici, ma Daiki ci metterà un po’ ad abituarsi a te, mentre Akai già ti adora!” dissi sorridendole.
“Certo, è un cane!” mi disse in modo sgarbato e allontanandosi da nostro
fratello.
“Adesso basta!” dissi sbattendo un piede a terra perdendo la pazienza “Non
siamo più da Kabuto, possiamo cominciare una nuova
vita e non rovinerai tutto con il tuo pessimo carattere!” le urlai “Non hai più
motivo per essere arrabbiata col mondo intero!” le dissi.
“Questo lo dici tu! E poi non ti ho mai sopportato, perché ora
improvvisamente dovrei volerti bene?!” mi chiese urlando.
Non le risposi, tanto qualsiasi cosa le avessi detto non avrebbe
cambiato niente. Il fatto di essere sorelle per lei non era importante.
Mi morsi il labbro delusa. Una mano dolce mi sfiorò la testa e girandomi
di lato, vidi papà abbassato alla mia altezza che mi sorrideva.
“Naho, tu hai avuto un po’ di tempo per
abituarti a queste novità. Kumiko è appena uscita da
un momento difficile, è dura per lei!”
Annuì. Lo sapevo questo, ma anche io avevo vissuto la sua stessa vita. L’unica
differenza era che sapevo la verità e che il male che ci veniva fatto non era
compiuto dal nostro vero papà e forse, era proprio questa coscienza a farmi
credere che ci fosse un mondo migliore che mi aspettava fuori da quelle mura di
roccia e che qualcuno là fuori mi amasse e mi cercasse disperatamente.
Il mio cuore era rimasto aperto grazie
a quella speranza, mentre quello di Rei si era chiuso, sperando non in
modo definitivo.