Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto
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Autore: Seiten Shiwa    15/01/2013    5 recensioni
"TEMA IN CLASSE:. Cosa non ti piace o ti piace mangiare? Chi cucina a casa tua? Descrivi il tuo rapporto col cibo."
Cosa potrà mai scrivere il piccolo Henry, per prendere un bel voto a scuola?!
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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02. Dolci Inaspettate Sorprese




Un paio di settimane dopo…


- Dai, Henry, amore di papà, fai uno sforzo! Oggi è l’ultimo giorno di scuola, giù dal letto!-.
 
- Sì, arrivo papà… arrivo…- rispose svogliatamente, alzandosi dal letto, abbandonando le coperte calde.
 
Da bravo bambino, come ogni mattina, andò in bagno, fece pipì, doccia veloce, colazione, e poi si sarebbe lavato i denti prima di uscire di casa.
 
- Oggi ti accompagna papi Jay a scuola, ti dispiace amore?! Io sto andando a lavoro, che sono di fretta…-.
Colin gli diede un bacio veloce sulla testa, durante l’impossibile missione di annodarsi la cravatta, mentre il piccolo era impegnato a mangiare i cereali al cacao nel latte di soia.
 
Henry annuì, impossibilitato dal rispondere, causa bocca piena.
 
Jared, già pronto e vestito, intento a riordinare degli spartiti sul lato opposto del tavolo, si avvicinò a Colin, e gli fece il nodo alla cravatta, durante un bellissimo bacio.
 
Loro figlio arrossì nell’osservarli così di buonumore, e fissò la tazza di latte che aveva iniziato a bere, dopo aver finito tutti i cereali.
Fuggì poi a lavarsi i denti.
 
- Lavo i denti e sono pronto, papi!-.
 
- OK AMORE!!- risposero in coro Colin e Jared.
Poi, entrambi, si sorrisero, e si baciarono teneramente.
 
- Buon lavoro Cole! e vedi di non far impazzire tua sorella!-.
 
- E tu, attento alle tue fans maniache, oggi, durante quell’intervista!!-.
 
Jared annuì, facendogli l’occhiolino.
 
Colin, afferrò la giacca, entrò in bagno, salutò Henry nuovamente, ed uscì fuori: sua sorella, era già a motore caldo, nel suv nero con vetri scuri ad aspettarlo.
 
Jared recuperò le chiavi dell’auto sua e di Colin.
Era una bellissima Jeep grigio scura, con vetri scuri. Comprata quell’anno in occasione del compleanno dell’irlandese.
 
Quando Henry uscì dal bagno, notò che Jared gli teneva in mano la cartella.
- Forza campione! È ora, o si farà tardi!-.
 
Il bimbo gli sorrise, ed insieme entrarono in auto…
 
 
 
Durante il tragitto, Henry si accorse che i sedili di dietro erano abbassati e pieni di quelli che avevano l’aria di essere vassoi coperti.
 
- Papi.. cosa sono quelli?!- chiese dubbioso.
 
- Ah, nulla di che… un omaggio a te e ai tuoi compagni, per l’inizio delle vacanze Natalizie!- sorrise spensierato Jared.
 
Henry entrò nel panico: potevano essere pancake!
- Ma.. ma papi! Lo sai… che neanche al mio compleanno mi hanno fatto portare nulla! Perché ti sei andato a disturbare?! Lo sai che la maestra- era un fiume di parole, e di ansia.
 
- Sta tranquillo, amore!- fermò il suo fiume di parole, Jared - Papi ha chiamato la tua maestra, si è accordato con lei.. è tutto ok!-.
 
Henry cadde doppiamente nel panico.
E ora.. come avrebbe potuto salvare i suoi compagni da decine e decine di pancake assassini?!
Sembrava un vero e proprio attentato allo stomaco.
 
Jared, notando che il figlio si era zittito, sorrise tra sé e sé: ci era cascato in pieno.
 
Quando giunsero a scuola, due bidelle e la maestra stessa, aiutarono Jared a portare quei cinque enormi vassoi coperti in classe.
 
Il cantante, fece di tutto, per non notare che sia le bidelle, che l’insegnante stessa, gli stavano deliberatamente sbavando addosso e stuprandolo con gli occhi.
 
Fortuna lì intorno c’erano solo mocciosi: troppo innocenti per capire ancora certe cose…
 
- Papi…- lo chiamò ad un tratto Henry, mentre Jared, ora solo, era andato a chiudere l’auto e sistemare i sedili.
 
- Dimmi…- disse mezzo piegato dentro il bagagliaio del veicolo.
 
- Perché.. la maestra, e le due bidelle ti guardano in modo strano?!-.
 
Forse si sbagliava: magari suoi figlio, aveva davvero tutti e soli i geni Farrell nel DNA. Era precoce, e certe cose, gliele avrebbe dovute spiegare prima.
Prima sì…
 
Ma prima, in un “prima futuro”, non ora.
 
- Ehm.. in che modo?!- chiese innocente.
 
Henry si girò, verso la Maestra che li attendeva sulla soglia della porta.
 
- Boh.. in modo strano.. bwah, sarà.. niente, papi, scusa, magari mi sono sbagliato io…-.
 
Jared chiuse il porta bagagli, e prendendo sotto braccio le spalle del bambino, si incamminò verso l’entrata.
- Poi papi, a tempo debito, assieme a papà Cole, ti spiegherà tutto… ora non mi sembra il momento, ok?!- e gli fece l’occhiolino.
 
Henry sorrise, felicissimo.
 
… Anche perché…
Perché mai avrebbe dovuto “prendersi” quella patata bollente da solo?! Henry era anche figlio di Colin… avrebbe dovuto esserci anche lui, quel giorno! Quando Henry, ormai più grande, avrebbe avuto bisogno di essere istruito sulla sessualità…
 
 
 
Quando entrarono in classe, alcuni bambini, non riuscivano proprio a stare zitti, anche se la maestra, più e più volte li aveva ripresi.
Henry, era alla seconda fila, banco vicino alla finestra, e seppur orgoglioso che suo padre fosse lì, e fosse ammirato da tanti adulti, si stava per vergognare come un cane, temendo ormai gli imminenti pancake assassini.
 
Jared, intento ad origliare cosa si stessero dicendo quei bambini per nulla silenziosi capì dalle loro parole, che a quanto pare, i loro genitori, avevano inculcato nelle loro teste, che essere cresciuto da genitori gay era sbagliato, era peccato o altre stronzate varie.
 
La maestra, origliando anch’essa, e notando il cambio di sguardo dell’americano al suo fianco, fattosi più serioso, decise di intervenire, mettendo definitivamente a tacere quelle chiacchiere.
 
- BASTA! VOI GIÙ INFONDO! Possibile non la smettiate?! Che dobbiate farvi riconoscere sempre dagli sconosciuti?! Un po’ di educazione! O vi metto una nota!-.
 
I bambini si zittirono.
Poi uno di loro, quello che sembrava il più spavaldo, alzò la mano.
 
-  
- Scusi signora maestra, ma… i miei genitori, mi hanno educato, dicendo che un bambino non può essere cresciuto da due padri! È contro natura, è sbagliato!-.
 
Henry si alzò in piedi, di scatto, allontanando il banco con una spinta, facendo molto rumore, girandosi verso quel bambino in particolare, dando le spalle sia alla maestra che al padre.
 
- Sta zittò, Joe! Non ricominciare!!- gli urlò.
 
- Ricominciare?! È una cosa CONTRONATURA! Sei cresciuto da due finocchi! La consideri una cosa normale?!-.
 
- STA ZITTO!- strinse i pugni Henry, facendo sbiancare le nocche.
 
- I tuoi genitori sono dei finocchi! Fattene una ragione! Finocchi, finocchi, finocchi!-.
 
Henry stette per raggiungerlo, e massacrarlo, ma la voce di Jared lo fermò.
 
- Henry…-.
 
Gli bastò chiamarlo, con voce seria, ma né innervosita, ne incazzata, ne altro. Semplicemente, in modo tranquillo, pronunciò il suo nome.
 
Il bambino si blocco sul posto: aveva già percorso metà classe.
 
Ci furono minuti di silenzio. Joe, in effetti, non credeva che Henry lo avrebbe picchiato, e si era abbastanza spaventato da quella sua reazione.
Ma evidentemente, aveva capito che anche i buoni e calmi bambini come Henry, possono perdere la pazienza, ed incazzarsi.
 
- Cosa ti ho sempre insegnato, Henry?!- disse Jared, portandosi le braccia conserte, e sospirando.
 
Suo figlio fissò in malo modo il compagno di classe Joe, poi tornò al suo posto, in silenzio, ricomponendosi.
 
- Bravo, Henry.. dimostra che tu, a differenza loro, hai più educazione, seppur cresciuto da una coppia di finocchi.. seppur loro siano cresciuti da una coppia monotonamente etero.-.
 
Il piccolo, seppure ancora arrabbiato, annuì, ed abbassò la testa.
 
Joe li fissò, e non riuscì a dire altro, avendo fatto la figura del maleducato.
 
La maestra sorrise, avendo evitato una rissa in classe, e decise di cambiare argomento.
 
- Bene! Che ne dite di assaggiare i pancake portati dal papà di Henry?!-.
 
I bambini che erano stati tranquilli, si unirono in un sì corale.
 
Henry mise le braccia conserte su banco, e vi affondò la testa: dopo i pancake assassini, altro che prese per il culo, perché aveva due papà, avrebbe ricevuto.
 
I vassoi vennero scoperti
Era il momento della verità.
 
- Maestraaaaaaaa!! Ma quelli sono..- disse un bambino con gli occhi che gli brillavano, indicando il vassoio.
 
- MUFFIN ALLA CREMA!- esclamò, concludendo la frase al suo posto, Jared.
 
- Co-cosa?!- Henry tirò immediatamente su la testa.
I suoi occhi nocciola, come quelli di Colin, incontrarono i vassoi pieni di muffin alla crema.
Ce ne erano per un esercito.
Alcuni erano perfino al cacao, o alla panna.
 
- Henry, tu non li mangi?!- chiese la compagna di banco, seduta di fronte a lui, offrendogliene gentilmente uno.
 
- No.. - sussurrò lui, sorridendo come un ebete, mentre il padre gli fece l’occhiolino - li… li mangio sempre a casa… mangiali pure tu…-.
 
Non poteva crederci: suo padre non aveva portato degli orrendi pancake assassini.
 
Si sentì il figlio più fortuna su tutta la faccia della terra…
Poi si ricordò, che in effetti, non li aveva portati, forse perché grazie al suo tema, aveva saputo che lui li considerava orrendi.
 
Il suo sorriso, fu spazzato via da questo pensiero triste e colpevole…
 
Joe, nel mentre, guardava un po’ disgustato gli altri bambini che mangiavano i muffin.
 
Jared, prese uno dei dolci, attraversò la classe, e lo porse a Joe.
 
- Io non lo mangio…- disse il bambino, in modo scontroso.
 
Jared sorrise con sufficienza.
- Tranquillo… anche se sono fatti con le mie mani, se lo mangi, non diventi finocchio, puoi dirlo tranquillamente ai tuoi genitori etero…-.
Gli aprì il muffin con due mani, per fargli intravedere la crema di cioccolato all’interno.
 
Lo stomaco del bambino brontolò.
Ma non aveva intenzione di cedere.
 
- Ho capito… forse hai ragione…  non si accettano dolci dagli estranei!- e Jared si mangiò il proprio muffin - aAmeno questa cosa, i tuoi te la hanno insegnata bene..-, avviandosi di nuovo verso la cattedra.
 
Henry che aveva seguito la scena, continuava a rimanere in silenzio, e un po’ moggio.
 
A sorpresa di tutti, Joe alzò la mano.
 
- Dimmi, Joe…- disse l’insegnante.
 
Jared si girò nuovamente, a vedere il ragazzino.
 
- … ne voglio assaggiare uno-. Disse Joe.
 
Henry lo guardò stupido.
 
- Come si dice però?!- lo riprese l’insegnante.
 
Il bambino, abbassò un po’ lo sguardo, imbarazzato.
- Per favore, Mr Leto.. me ne potrebbe avere uno?! Alla panna però… a me il cioccolato non piace.-.
 
Jared sospirò, e sorridente, corse a prendergliene uno, e glielo portò.
 
Joe lo addentò e sembrarono illuminarsi i suoi occhi: lo mangiò con vero gusto.
 
- Sa.. mia mamma prova sempre a farmeli.. ma fanno davvero schifo… solo che… io li mangio lo stesso, per non farle dispiacere… ma i suoi…. Sono davvero buoni…-.
 
Il cantante dei Mars, si accucciò per essere alla sua altezza.
Alzò un sopracciglio ed abbasso l’altro.
 
- Sai.. anche io faccio dei pancake che reputerei assassini, per quanto sono orrendi, e facciano schifo!-.
 
Henry, si sentì sprofondare.
 
-Però… mio figlio- ed indicò il suo bambino - con calma, pazienza e tatto, ha saputo farmelo capire.. così, ho deciso di non farglieli più! Prova anche tu, con tua mamma, a dirglielo. Secondo me, la farai felice…-.
 
Joe abbassò lo sguardo.
- Mia mamma è molto permalosa, non le si può dire niente… si offende subito.-
 
- Scrivile quel che pensi in una lettera, allora, dicendo che non avresti mai avuto il coraggio di dirglielo per non ferirla, e fargliela trovare per caso in cucina o dove vuoi tu.. fidati, come metodo, funziona!- e gli fece l’occhiolino - oppure fatti aiutare da papà-.
 
Joe annuì.
 
Henry distolse lo sguardo dal padre, sentendosi totalmente preso in causa, senza che nessuno lo sapesse.
 
Jared si alzò, per andarsene.
 
- Comunque, Mr Leto..- disse Joe, prima che il cantante gli voltasse le spalle - finocchio o no.. i suoi muffin sono buonissimi e… mi scusi per prima… solo che.. i miei genitori.. mi dicono sempre che.. i finocchi sono cattive persone, sa… io, alla fine, gli credo, sono i miei genitori.-.
 
L’uomo ridacchio: i bambini erano così semplici e diretti, nel modo di esprimersi, quando volevano.
 
- Non ce l’ho con te. E neppure con i tuoi.. semplicemente, è che molte volte, il diverso fa paura, perché non lo si conosce… magari, un giorno, i tuoi, conoscendo me ed il mio compagno, ci potrebbero trovare simpatici, e potrebbero anche accettare la tua amicizia con mio figlio, semmai gli vorrai essere amico…-.
 
Joe annuì alle parole di Jared.
 
- Ciò che fa più paura, è la libertà di espressione, Joe. E capirai cosa vuol dire, durante l’adolescenza…. In ogni caso, finché sei piccolo, dai retta a tutti gli insegnamenti dei tuoi genitori, e comportati con il massimo dell’educazione… con tutti: anche con gli scontrosi. Se poi, crescendo, il tuo modo di pensare non sarà lo stesso dei tuoi, non litigarci. Continua magari per la tua strada, senza scordare mai ciò che di buono ti hanno insegnato ora che sei piccolo, e portagli comunque rispetto… sarà molto difficile, se ciò accadrà… ma tu devi riuscirci.. perché loro sono i tuoi genitori, e ti ameranno sempre. Perché sarai sempre il loro bambino… anche alla mia età-. Scherzò infine.
 
- Scusi.. ma perché, lei quanti anni ha?!- chiese la bambina di fronte a Henry.
 
La maestra pensò non più di 35 anni.
 
- 54 anni, amore mio…- rispose Jared, sconvolgendo tutti.
 
Un coro di “ooooohhh” si levò dalla classe.
 
- Lei è più vecchio di mio padre di 10 anni, e non li dimostra!!??- la bambina sembrò andare in tilt.
- Posso adottarla come papà? Lei è davvero bello!-.
 
- EHI!!- Henry la guardò malissimo: ultra geloso dei suoi genitori.
 
- Ok, ok.. POSSO SPOSARLA QUANDO SARò GRANDE?!- chiese sempre la bambina.
 
Jared, la maestra e tutti gli altri bambini si misero a ridere, compreso Joe.
 
Henry si mise una mano in faccia, sconvolto.
- Non è possibile….!-…
 
 
… Un altro paio di risate, e fu tempo per Jared di andare via…
 
 
La maestra, raccomandandosi con gli alunni, lasciando momentaneamente una bidella a sorvegliarli, accompagnò Jared per i corridoi.
- Dunque lei… ha letto quel che non doveva leggere?!- chiese, finalmente liberandosi della sua curiosità - e.. non si è offeso? sa.. visto che non è biologicamente il padre, non si è offeso?! non perché sia uomo, per carità… glielo avrei chiesto, anche se fosse stata la matrigna…-.
 
Jared si girò scrutandola con sguardo severo.
- Che brutta parola.. matrigna.. padre non biologico… ma cosa insegnate a questi bambini?! Lui è mio figlio, punto. Famiglia, non è per caso quel luogo in cui ci si capisce e comprende a vicenda? E ci si ama, senza distinzione?! Mio figlio, ha avuto le sue buone ragioni per cercare di tenermi nascosta la verità sui miei pancake assassini…. Anzi… apprezzo il suo gesto altruista. Magari, quando sarebbe stato più grande, lo avrebbe fatto… me lo avrebbe detto apertamente… e poi.. come ci si può offendere di un bambino così dolce e sensibile?! La sua, anzi, è stata la dimostrazione di enorme sensibilità…-.
 
La maestra annuì.
-Lei è proprio un padre stupendo, Mr Leto…-.
 
- Cerco solo di dare il meglio.-.
 
- Sa.. suo figlio parla molto bene di lei, nell’ultimo tema che ha fatto… ho dato una traccia sulla famiglia…- spiegò lei.
 
Lui scosse la testa, ormai arrivato alla propria auto.
 
- Guardi, non mi interessa saperlo… io so già come lui la pensa su di me, e io su di lui.. lo vediamo ogni giorno, l’uno nello sguardo dell’altro… e se vorrà davvero, sarà Henry stesso a farmelo leggere…. Ora la saluto. Buona lezione.- mise in moto, pronto a partire.
 
- Grazie a lei, Mr Leto. Buona giornata e buona intervista.-.
 
Lui annuì, e chiuse lo sportello dell’auto interrompendo il contatto visivo tra loro.
 
Lei stette per tornare sui suoi passi, ma lui abbassò il finestrino per dirle un ultima cosa.
- Mi scusi, Signora Maestra…-.
 
Lei annuì con un segno del capo, rigirandosi.
 
- … Spero non l’abbia traumatizzata la storia della macedonia, frutta e verdura varia… per non parlare della pesca di mio fratello e del suo compagno…-.
 
Lei scoppiò a ridere ricordando il tema di Henry.
 
Jared le fece la linguaccia come un bambino dispettoso, ed andò via, lasciando che lei tornasse dalla sua classe.
 
 
 
La sera…
 
- Papi.. papà… - disse Henry, ad un tratto, durante quella cena un po’ troppo silenziosa.
 
- Dicci, amore…!- lo invitò Colin.
 
- Ho fatto un tema, qualche giorno fa…- disse, un po’ in imbarazzo.
 
-Davvero?! Hai preso un bel voto?!- l’irlandese sembrava entusiasta.
 
- Sì…- annuì sempre più in imbarazzo Henry.
 
- Certo, Cole! Il nostro bambino è un campione! È bravissimo! Meglio di come andavamo io e te!-.
 
- Sicuramente, Jay!- rise Colin.
 
- Beh ecco… vi andrebbe se… se ve lo leggessi?!-. Le guance di Henry erano ormai color vestito di Babbo Natale.
 
Jared e Colin, si osservarono sorpresi, per poi annuire felice, e curiosissimi…
 
E quello che lessero, li smosse nel profondo, tanto che quella sera, dormirono tutti e tre nel lettone grande…
 
- Colin.. vedi di non russare in faccia a tuo figlio, come di solito fai con me, eh!-.
 
- Jared, tu vedi di non fregarti le coperte, come tuo solito, e non scoprirlo! Non voglio gli venga un raffreddore!! Dobbiamo partire per andare a Dublino, a breve!-.
 
- Papi, papà.. ma.. se io andassi a letto mio, no? Sto stretto qui, tra voi... sapete?!-.
 
-NO!- fu la risposta lapidaria dei due.
 
Henry, sospirò, e alla fine, cullato dalle carezze fra i capelli, e quelle sulle spalle, dei suoi papà, si addormentò sereno…
 
Probabilmente avrebbe scritto di ciò anche in un prossimo tema, se la traccia glielo avrebbe concesso…
 
D’altronde si sa…
I bambini sono la bocca della verità.
 
 

Nel mentre… altrove…
 
 
 
- Tomo……dormi?!- sussurrò Shan, infilandosi nel letto, dopo una doccia.
 
- No, non ancora.. che c’è, Shan?!-, si girò su sé stesso il croato, per non dargli più le spalle.
 
- sai.. a fronte di ciò che ci ha raccontato Jared, oggi… dopo l’intervista…-
 
- beh?! Shan?!-.
 
-… credo che andando avanti nel tempo, dopo averci sgamato la metafora sui finocchi… credo che con Henry, dovremmo smetterla di dire che andiamo a pesca, quando invece andiamo a fare altro…-
 
- altro tipo?!- chiese il croato, posando una mano sul petto del batterista, lisciandoglielo con una carezza, accoccolandosi poi contro di esso.
 
-… tipo… quando andiamo a fare l’amore, Tomo…-.
 
- bene.. gli diremo che andremo a fare l’amore, Shan…- tagliò corto il chitarrista, che aveva sonno.
 
- e… se poi ci chiede che vuol dire?! E… non è che poi ci chiede di fargli un cuginetto o una cuginetta?! Che gli rispondiamo se lo chiede?! Eh?! Eh, Tomo, eh?!- Shannon pareva abbastanza impanicato.
 
- … sono problemi di papi Jared e papà Colin, amore.. questo gli risponderemo….!-.
 
Shannon chiuse gli occhi, abbracciando il proprio compagno, sorridendo perfidamente.
- Che splendida risposta, Tomo… sei un genio!-.
 
- Sì.. ma ora dormi.. o domani.. non ci alzeremo, davvero, per andare a pescare del pesce, per il party da Jared… e se non portiamo il pesce, tuo fratello non troverà scusa che regga! E toccherà allora a noi, spiegare, cosa vuol dire fare l’amore, ad Henry… -.


Fine



*Note di Fine Capitolo*

Se siete arrivati fino a qui, illesi mentalmente, o morti dalle risate, ne sono lieta.
Lasciate un segno del vostro passaggio: mi farà piacere sapere cosa ne pensate di questa lunga ficci!

… La realtà… è che probabilmente, avrà un sequel… (ssshhh! Non ho detto nulla!).

Ma per ORA, preferisco concentrarmi su Toronto e The Ring ^__^ (salvo ispirazioni fulminanti, di cui spesso soffro, come questa).

A tutte le mie DonneH: I <3 U So Much!

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