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Autore: katyjolinar    15/01/2013    2 recensioni
Crossover Doctor Who-Fringe.
Il Dottore, inseguendo ricordi di secoli prima, si ritrova nel 2036.
60 anni prima di quella data, quando era 800 anni più giovane, si era temporaneamente stabilito sulla Terra, in incognito, facendosi passare per uno scienziato militare della base di Jacksonville. Le persone con cui aveva vissuto in quel periodo avevano lasciato un segno indelebile nei suoi cuori: Marilyn, Olivia e Rachel. riuscirà a ritrovarle a 60 anni di distanza?
spoiler per chi non ha visto la 4x19 di Fringe
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, Rose Tyler, TARDIS
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Peter fissò quelle parole a lungo.

Non poteva crederci: suo figlio era il capo degli Osservatori.

Cosa diavolo era successo? Perché aveva fatto invadere il loro mondo? E, soprattutto, come aveva fatto a tornare, se quando era scomparso era solo un neonato?

Queste e altre domande invasero la mente di Peter nel poco tempo che trascorse tra la lettura di quel telegramma di sua figlia e il momento in cui Lincoln gli prese il foglio dalle mani per leggere a sua volta quelle parole.

L’uomo sospirò e lanciò uno sguardo indeciso verso la moglie, che si era rivestita ed era seduta sulla brandina dove poco prima aveva fatto l’ecografia.

“Tyrone, che succede? Cosa dicono Etta e Tony?” domandò, guardandolo preoccupata.

L’uomo la fissò indeciso. Non voleva farla agitare ma, d’altronde, prima o poi avrebbe saputo tutto; sospirò e lanciò uno sguardo a Peter, il quale si fece avanti e fece sedere meglio la donna, prima di parlarle, guardandola negli occhi.

“Olivia, il capo degli Osservatori è nostro figlio. Henrietta e Tony lo hanno appena incontrato.” le rispose, calmo, mentre Lincoln si sedeva accanto a lei, prevedendo una reazione emotiva della moglie.

La donna sospirò, fissando prima Peter e poi Lincoln. Stava per rispondere, quando sentirono una sonora esplosione proveniente dall’esterno del TARDIS.

Tutti quanti scattarono e corsero verso l’ingresso; Peter, Lincoln e Olivia afferrarono le loro armi, pronti a sparare.

Appena furono fuori, videro che anche buona parte degli uomini della Resistenza presenti nel laboratorio avevano estratto le loro armi e le puntavano contro una persona al centro della sala.

Si trattava di una donna, circa 35 anni, con dei boccoli biondi che ricadevano sparsi sulla fronte, incorniciando due occhi verdi dall’espressione vispa e un sorriso furbo. Teneva le mani alzate e, appena arrivò il Dottore con gli altri, li guardò.

Il Dottore e John si fissarono per qualche secondo: l’avevano riconosciuta. L’alieno si fece avanti, superando sua figlia, Jack e Charlie, che non accennavano ad abbassare le armi, e guardò la nuova arrivata negli occhi.

“Come diavolo sei arrivata qui?” le domandò, senza mostrare alcuna emozione.

“Anche per me è un piacere vederti, dolcezza.” rispose la donna, continuando a sorridere “Ero sicura di trovarti qui.”

“Rispondi alla domanda!” esclamò l’altro, irritato.

“Sono venuta a dare una mano alla Resistenza.” continuò lei, abbassando le mani “Che anno siamo?”

“E’ appena passato il Natale del 2036.” riferì John, avvicinandosi e affiancando il suo doppio.

La donna sospirò e prese dalla tasca del suo cappotto un libricino di colore blu TARDIS, lo aprì e lo sfogliò.

“Natale 2036…” mormorò “Santo cielo, sono arrivata tardi!” esclamò, guardandosi intorno “Ditemi che Etta e Tony sono ancora qui, per favore…”

“No, li ho mandati in missione e abbiamo appena scoperto che sono stati catturati dagli Osservatori.” rispose il Dottore, sempre serio “Allora che ci fai qui?”

“Sono qui…” cercò di rispondere la donna “Ero venuta qui per avvertirti, ma sono arrivata tardi…”

Il Dottore sospirò e guardò gli altri. Peter si avvicinò, affiancando la compagna, e fissò la nuova arrivata con fare indagatore.

“Tu devi essere Peter Bishop, vero, pasticcino?” domandò, la donna, continuando a sorridere.

“Mh… tu chi saresti? Come conosci il Dottore? E come fai a sapere chi siamo noi?” chiese Peter, di rimando, sempre più sospettoso.

“Diciamo che vengo dal vostro futuro. Il resto, per ora, è spoiler.”

Nel frattempo, nella base operativa degli Osservatori, i due giovani erano in attesa nella loro prigione.

Tony era seduto sul davanzale, e guardava distrattamente fuori dalla finestra, in direzione della zona cementificata di Central Park, mentre Etta camminava per la stanza, con l’aria di una fiera in gabbia.

“Henrietta, stai calma, andrà tutto bene!” esclamò il ragazzo, dopo qualche minuto. La ragazza si fermò di fronte a lui, fissandolo; era nervosa e preoccupata.

“Come faccio a stare calma? Quello è mio fratello, e da quello che ho visto è pericoloso!” si sfogò “E se il messaggio non fosse arrivato? Magari i nostri non sanno nulla… e lui ci ucciderà…”

Tony si alzò, avvicinandosi alla giovane; doveva cercare di calmarla, se perdeva la lucidità che aveva mantenuto fino a quel momento avrebbe perso tutte le sue difese. Le prese il volto con entrambe le mani, inducendola a guardarlo negli occhi.

“Etta, tranquilla. Ho fiducia nel Dottore, troverà il modo di tirarci fuori di qui. Ma intanto che aspettiamo dobbiamo stare calmi, ok?” domandò. Etta era ancora agitata, ma annuì, senza togliere gli occhi dai suoi. Il ragazzo sospirò e la strinse. Dovevano sostenersi a vicenda, se volevano sopravvivere.

Senza mollarla, si sedette nuovamente sul davanzale e tornò a guardare Central Park in lontananza.

“Vedere Central Park cementificato mette una tristezza assurda…” commentò, cercando di cambiare argomento per mantenere un minimo di lucidità.

“Prima dell’invasione, mamma e papà mi ci hanno portato spesso. Mi piaceva correre sull’erba, era la cosa più bella del mondo per me…” disse la giovane, guardando anche lei fuori dalla finestra.

“Quando la guerra finirà, voglio prendere una casa in campagna. I miei figli devono avere la possibilità che non ho potuto avere io di crescere in mezzo al verde…” continuò l’altro, soprappensiero. Henrietta si girò nuovamente verso di lui, senza dire nulla; Tony sospirò, guardandola sconfortato “Sempre se questa guerra finirà mai…” concluse.

“Io non ho mai pensato davvero al futuro. Combatto praticamente da sempre, il mio unico pensiero è sempre stato solo sopravvivere.” si giustificò lei. Tony annuì e la strinse ancora, riprendendo a parlare.

“Dobbiamo sopravvivere tutti, e la speranza aiuta a farlo. La mia speranza per il futuro è quello di riuscire a vivere in pace, crearmi una famiglia ed avere dei figli. Mi piacerebbe una femmina, sai?”

“Una femmina? Come mai?”

“Non lo so… le femmine sono generalmente più tranquille… non tutte, ma in genere lo sono.” rispose, sovrappensiero “Mi piacerebbe chiamarla River… River Song.”

“E’ un bel nome. Il canto del fiume. Indica grazia e forza, allo stesso tempo.” sorrise Etta. Tony annuì e le tirò indietro una ciocca di capelli che le cadeva sulla fronte, quindi tornò a guardarla negli occhi.

“Ora stiamo calmi e aspettiamo, ok, biondina?” domandò; Henrietta annuì e Tony la strinse ancora. Era più tranquilla. Senza dire altro le sfiorò le labbra con le proprie.

Etta chiuse gli occhi e lo lasciò fare. Si sentiva al sicuro, di nuovo, e aver vicino il suo amico la rilassava.

Tony approfondì. Fu un gesto istintivo, e altrettanto istintiva fu la risposta della ragazza. Sentirono l’energia passare attraverso di loro; era potente, quasi una droga. Il battito dei loro cuori si sincronizzò, la respirazione rallentò e tutto sparì attorno a loro.

   
 
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