XI.
Cambio di rotta.
Il
fiore che nasce
nelle avversità
è il più raro e il più
bello di tutti.
“A tutti
i Tributi, le regole dei Giochi sono cambiate. Da adesso in poi,
potranno
esserci due vincitori, a patto che siano dello stesso
distretto.”
La voce chiara
e forte di David Martinez, capo degli Strateghi, veniva fatta passare
per tutta
Panem mentre la gente rimaneva incollata davanti ai televisori di casa
o ai
grandi teleschermi delle piazze. Cos’era quel cambiamento?
Cosa stava
succedendo in questa edizione?
Tutti fecero
mente locale tra i tributi rimasti, notando che quelli che ormai erano
i
Favoriti erano del Distretto 12 – gli sfortunati amanti del
Distretto 12 – e
non più i due ragazzi del Distretto 2. Oltre a loro
c’erano ancora due concorrenti
però, che non avrebbero fatto team visto che di due
distretti differenti: Mike
e Kitty.
Eppure, mentre
la gente non riusciva a smettere di guardare cosa sarebbe accaduto dopo
in
quell’arena, Martinez veniva chiamata a conferire con la
Presidente Sylvester
in persona.
“Mr. David!
Prego si sieda.”
Sue, nel suo
completo migliore, rosso per l’esattezza, faceva accomodare
il capo degli
Strateghi di fronte alla sua poltrona blu, con un sorriso
tutt’altro che
cordiale. In realtà il sorriso della presidente aveva
raramente un qualcosa di
benevole, di puro ecco. In realtà c’era solo
malvagità in quella donna, persino
nel suo tono di voce che cercava di rendere affettato.
“Mi dica,
David, cosa pensa di ottenere con questa nuova regola?”
Martinez
iniziava a pensare che il nuovo emandamento non fosse poi
così geniale come
aveva pensato e si fece più rigido sulla poltroncina.
“Mi sembrava
un’ottima trovata per.. per alimentare la speranza,
ecco.”
“Speranza, ah.”
Quasi sembro
sillabarla quella parola tanta fu la lentezza che ci mise nel dirla.
“Speranza per
cosa? Per chi, esattamente? – e con questo gli occhi della
Sylvester si
ridussero a due fessure - Per
il popolo
per caso? Per farli ribellare?!
Non hanno
bisogno di speranza! Devono
temerci,
non sperare che gli si dia un futuro migliore!
La Presidente
aveva iniziato ad alzare il tono di voce, senza mai urlare davvero,
senza mai
togliersi quel ghigno che adesso la trasformava quasi in una maschera
parodistica. Fu allora che David capì che per lui era giunta
la fine imminente.
L’Arena.
Tutto d’un
tratto il silenzio che si era creato all’interno
dell’Arena dopo l’annuncio del
cambio di programma, venne spezzato dai versi degli animali, dallo
scorrere di
nuovo del tempo e dai passi veloci di Rachel che non aveva esitato
neanche un
istante mentre si metteva a correre per cercare il suo compagno, il suo
nuovo
alleato, colui che l’aveva già slavata una volta e
che, se avessero vinto,
avrebbe avuto altre occasioni per salvarla di nuovo.
La Berry
doveva tutto a Finn, due possibilità di sopravvivere ancora
per un’intera vita
almeno, e gli sarebbe stata debitrice a vita. Il fatto è che
le andava bene
così adesso, perché mentre prima odiava
sé stessa per dovere anche solo un
pezzo di pane a quel ragazzo alto e taciturno, adesso le cose erano
cambiate.
Adesso si sentiva legata indissolubilmente a Finn, e il tutto era
avvenuto solo
stando insieme durante gli allenamenti e lì dentro, mentre
lui si sacrificava
come esca umana ai Favoriti per lei.
Mentre Rachel
correva e, meticolosamente, setacciava il territorio,
dall’altra parte
dell’arena Santana e Sebastian erano ancora increduli e
incredibilmente felici
perché avevano ritrovato la speranza di farcela, assieme, e
di tornare
finalmente a casa come coppia.
Si erano
svegliati con un nuovo vigore e avevano persino cacciato quella mattina
per
rimettere in piedi qualche provvista in più, facendo mente
locale di chi
avrebbero dovuto abbattere prima tra i vari Tributi. L’unico
nome che divenne
la loro priorità era ovviamente uno: la ragazza di fuoco,
Rachel Berry.
Ben più
critica era la situazione al di là del burrone
dell’arena, dove si trovava
Mike, che urlava a più non posso correndo per quella radura,
cercando qualcosa
da spaccare, cercando di sradicare alberi senza riuscirci pur avendo
una furia
tale in corpo che avrebbe incenerito qualcuno. Tina ormai non era
più nel suo
stesso spazio vitale e questo lo faceva sentire impotente, senza
più uno scopo
per cui lottare se non la sua stessa sopravvivenza e quella del suo
distretto
qualora avesse vinto. Anzi, uno scopo c’era in
realtà: uccidere la persona che
aveva ammazzato a sangue fredda la ragazza che avrebbe dovuto essergli
accanto
per molto altro tempo ancora.
Una sola
persona era più
che tranquilla, rimasta
nascosta nel folto del bosco, ad attendere quasi che la buona sorte
spazzasse
via gli altri tributi: Kitty Wilde.
Distretto 12.
Le immagini
che passavano per le televisioni e i teleschermi erano talmente
contrastanti
tra loro da mandare in visibilio i cittadini di Capitol che finalmente
stavano
trovando lo spettacolo ancor più interessante mentre la
cerchia si stringeva e
le relazioni tra i vari concorrenti si delineavano. C’era
già chi aveva aperto
le scommesse su chi avrebbe vinto i giochi, se uno solo o una coppia e
i più
quotati rimanevano fra tutti gli sfortunati amanti del 12.
Ben diversa
era la situazione nei vari distretti, o meglio nell’11 e nel
12. Nel primo
c’erano due genitori che stavano piangendo la morte di una
figlia, di due
braccia in più e il distretto di un membro della loro
comunità che li aiutava
durante il raccolto. Nel secondo invece erano tutti intenti a capire se
quella
ragazza dal carattere forte e duro, che sembrava fatta
d’acciaio avrebbe
trovato il figlio del panettiere.
La più
preoccupata era Quinn, che correva quasi quanto Rachel verso il Prato,
verso
Noah intento a cacciare perché nella sua mente aveva pensato
a come potesse
essere se ci fosse stata lei – come doveva essere per sorte
– al posto di
Rachel, se ci fosse stato Noah in quell’arena.. se fosse
sopravvissuta.
Probabilmente no.
Corse per la
piazza e si fiondò verso la zona di caccia del suo ragazzo
che stava scendendo
la collinetta con degli scoiattoli in mano.
“Quinn che
diav-“
Non lo riprese
neanche, l’unica cosa che fece fu baciarlo e sussurrargli ti
amo, mentre
sentiva un alto boato provenire dal forno: qualcosa di nuovo era
successo
nell’arena.
L’Arena.
“Finn! Finn!”
Rachel aveva
setacciato tutto il bosco alla ricerca del suo compagno e si era
fermata dopo
una, forse due o forse più ore di corsa. Aveva trovato
riparo su un albero
quella notte e solo la mattina dopo aveva ricominciato la sua ricerca.
Se fosse
stata più debole avrebbe pianto, se solo avrebbe smesso di
controllarsi per le
telecamere, per non mostrare davvero tutta la sua fragilità
probabilmente
avrebbe urlato, ma urlare, nella sua situazione, non aiutava. Urlare
l’avrebbe
portata a farsi trovare ed uccidere, e così aveva
semplicemente iniziato a
sibilare il nome del ragazzo del suo stesso distretto, quello che
ricordavo
alto e forte quando stavano a casa loro.
Il sibilo si
fece presto sussurro prima che si rialzasse, dopo essersi rinfrescata
ed aver
bevuto, finché non inciampò, a qualche centinaio
di metri dal lago e quasi si
arrese, sfinita lì, a terra. Fu allora che una mano
afferrò il suo piede.
“Trovata!”
Santana gridò
vittoriosa mentre guardava una freccia caduta a terra che raccolse
subito.
“Non dev’essere
lontana allora”
Le fece eco
Sebastian, affilando lo sguardo verso quegli enormi alberi ombrosi dove
sapevano che lei si nascondeva tra le fronde per dormire.
“Entro stasera
la sua faccia sarà su quel cielo.”
Un ghigno
malefico apparve sulle labbra rosse e carnose della ragazza mentre
guardava il
suo compagno, gustandosi la vittoria in pugno.
Peccato che
non aveva fatto i conti con quello che Rachel appena trovato: Finn,
perfettamente mimetizzatosi al suolo, non appena aveva ripreso
coscienza di sé,
dopo giorni passati sotto il sole e al freddo notturno, aveva afferrato
la
caviglia della ragazza che sussurrava ancora tremante il suo nome, si
era fatto
aiutare a rimettersi in piedi ed entrambi avevano constatato una gamba
alquanto
malconcio del ragazzo.
“Ti rendi
conto che sta andando in cancrena?! Sei un stupido Hudson, uno stupido!
Perché
Schuester non ti ha dato una mano?!”
“Sappiamo
entrambi che sei tu la favorita tra i due..”
Gracchiò lui, senza l’ombra di astio sul volto
mentre la ragazza lo prendeva a
pugni, senza fargli male. Gli sorrideva invece, felice
perché l’avesse
ritrovato, chiedendosi perché stava rischiando tanto per
lui. ‘Avresti fatto lo
stesso per me’, fu la risposta della brunetta, borbottando
mentre lo aiutava a
riportarlo al fiume per pulire la ferita, per cercare di salvargli la
gamba con
qualche erba che sua madre gli aveva insegnato fosse medicinale.
Cercò di fare
il possibile per il ragazzo, ma non stava funzionando, e lui di quel
passo
l’avrebbe soltanto rallentata, fu allora che lo
mandò a cercare delle bacche e
della legna mentre lei andava a cercare selvaggina e riparo.
Finn così si
trascinò verso il punto indicatogli da Rachel, spingendosi
un po’ oltre non
appena ebbe trovato le bacche sufficienti a sfamarli, mettendosene
qualcuna in
tasca da mangiare durante quella piccola perlustrazione. Ma non fece
poi molta
strada che un colpo di cannone investì il suo udito in men
che non si dica.
Nell’arena
tutto tacque, dopo un solo giorno passato dalla morte di Tina, qualcun
altro
non era più in lizza.
Rachel allora
corse a per di fiato fino al punto in cui aveva lasciato il suo
compagno e vi
trovò lì la sua giacca, con le bacche e
collegò le cose. Si mise alla ricerca
del corpo imbattendosi ancora in un Finn vivo e vegeto e
sgranò gli occhi,
mentre lui si precipitava ad abbracciarla e tenerla stretta a
sé, perché aveva
avuto paura di perderla per davvero.
Poco distante
da loro, iil corpo di una ragazza dai capelli biondi veniva tirato su,
poco
distante da loro trovavano ‘i morsi della notte’,
bacche velenosissime.
✰✰✰✰✰
GirlOnFire’s
Notes.
E’ inutile
dire che mi dispiace, purtroppo tra perdita di ispirazione, esami da
preparare
ecc, non ho molta testa per stare su EFP anche se sembra che io stia
tornando,
ringrazio però chi continuerà a seguirmi. ♥
Alla prossima, GirlOnFire. ♥