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Autore: HamletRedDiablo    16/01/2013    8 recensioni
I corsari giunsero a Marsiglia. E fu l'inizio dell'ultima storia.
"Mio caro lettore.
O forse dovrei dire miei cari lettori. Non offenderti, tu che leggi queste righe, ma spero vivamente che non sarai il solo a soffermarsi su questa storia. Sono abbastanza conosciuto come l’aedo della Marsiglia, ma assai di rado mi sono dedicato alla scrittura. Ritengo che un racconto debba essere vissuto, assaporato, visualizzato, e niente meglio di una novella ben raccontata al tepore di una locanda può farlo.
Tuttavia, questa è una storia che voglio scrivere. Voglio che i miei lettori possano sapere come sono andate le cose anche quando la mia lingua sarà polvere nella terra consacrata. Voglio che questa storia mi sopravviva, e che il mito dei suoi protagonisti possa essere raccontato ancora e ancora, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in America, in tutti i luoghi che i personaggi di questo racconto hanno toccato."
[Pair: Spamano, FrUk]
[Seguito di Rosario Cuentas]
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rosa de los Vientos'
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Capitolo Uno - Primavera

 

Mio caro lettore.

O forse dovrei dire miei cari lettori. Non offenderti, tu che leggi queste righe, ma spero vivamente che non sarai il solo a soffermarsi su questa storia. Sono abbastanza conosciuto come l’aedo della Marsiglia, ma assai di rado mi sono dedicato alla scrittura. Ritengo che un racconto debba essere vissuto, assaporato, visualizzato, e niente meglio di una novella ben raccontata al tepore di una locanda può farlo.

Tuttavia, questa è una storia che voglio scrivere. Voglio che i miei lettori possano sapere come sono andate le cose anche quando la mia lingua sarà polvere nella terra consacrata. Voglio che questa storia mi sopravviva, e che il mito dei suoi protagonisti possa essere raccontato ancora e ancora, in Francia, in Inghilterra, in Spagna, in America, in tutti i luoghi che i personaggi di questo racconto hanno toccato.

Se vi è capitato di fare un giro nelle locande vicino al porto, certamente avrete udito la ballata del coraggioso capitano Antonio e della fanciulla che gli strappò il cuore.

Ebbene, devo farvi una confessione.

I capelli della fanciulla erano molto più corti, il suo carattere molto più intrattabile, e il suo nome molto più maschile. Si chiamava Lovino.

Ora che ho ammesso la mia piccola bugia, spero mi perdonerete e continuerete a seguirmi in questa breve narrazione.

Vi ho mai detto cosa amo delle stagioni? Probabilmente no. Parlo solo da poche righe e, a meno che la mia memoria non sia veramente fallace, non ve ne ho ancora parlato.

Amo le stagioni perché ognuna di loro porta con sé colori, suoni, sapori diversi. Pare di vivere quattro vite differenti in un solo anno. Ma ciò che adoro di più delle stagioni è che, persino quando sono appena terminate, si ha la certezza che torneranno di nuovo.

Lasciate ora che vi parli dei doni, dei dolori e delle attese che le stagioni marsigliesi hanno elargito a questo umile racconto.

 

 

«Così tu sei Lovino.»

L’italiano non lo guardò con simpatia: non riusciva a capire perché un francese fosse informato del suo nome. Scrutò Antonio, come gli era spontaneo ogni volta che qualcosa lo irritava, ma lesse lo stesso smarrimento sul volto dello spagnolo.

Il marsigliese con i fiordalisi negli occhi e il grano nei capelli conosceva tutti loro, almeno per nome: Antonio era un capitano famosissimo, ma Consuelo e Diego erano comuni camerieri, e Lovino un mozzo senza infamia e senza lode.

«Me lo immaginavo diverso» confidò ad Arthur, quando l’italiano smise di fissarlo come un lupo selvatico pronto ad attaccare. «Più flessuoso. Più aggraziato. Insomma, ha conquistato un corsaro che ha visto tutto il mondo. Pensavo che la sua fosse una bellezza mozzafiato.»

Arthur si accomodò in una delle poltrone dell’atelier, spossato.

«Forse non potrai decantare le sue lodi fisiche in una poesia, ma potrai parlare del loro amore.»

«Cosa ti fa pensare che io costruisca racconti sulle faccende altrui?» si finse offeso Francis.

«Ti conosco, francese» il tono dell’inglese sprizzava acido, ma l’altro non vi badò eccessivamente. Anzi, ogni goccia di fiele del capitano addolcì il suo sorriso.

«Il loro amore è così forte?» s’informò con noncuranza Francis, sedendosi su un bracciolo.

Ad occhi chiusi e con una mano a proteggere le palpebre, Arthur mormorò:

«Si sono buttati nelle fauci dell’Inquisizione per salvarsi a vicenda.»

Le sopracciglia dorate scattarono verso l’alto, incredule e interessate.

«Continua» il francese si allungò sulla poltrona, appoggiando un gomito esattamente di fianco alla testa dell’inglese. «Sembra avvincente.»

Le dita del capitano si allargarono, e un occhio acquamarina lo fissò indagatore.

«Puoi trovarci una sistemazione, per la notte?» s’informò, ignorando lo sfavillio curioso negli occhi dell’altro.

Francis scosse la testa con mossa astuta, per far ondeggiare i suoi capelli mossi.

«Come sai, il piano superiore di questo atelier ospita le stanze dei dipendenti. Sfortunatamente, al momento sono tutte occupate» lo sguardo del capitano non si mosse: sapeva che il francese aveva un debole per i preamboli drammatici. «Tuttavia, c’è un posto libero nella mia stanza. E l’albergo qui di fianco può ospitare il resto della tua ciurma.»

«Non rimarrei qui da solo» replicò rapido l’inglese. «Potrei dare adito a strane voci.»

«Possono rimanere anche i nostri eroi» ribatté l’altro. «Così mi racconteranno meglio la loro storia.»

«Se vuoi farli restare, non tediarli con le tue domande. Non credo abbiano voglia di rivivere quello che hanno appena passato» lo sedò Arthur. «E credo che il tuo vizio di spettegolare sui fatti altrui ti stia creando un piccolo inconveniente» aggiunse, indicando lo stormo di sartine che si era affollato attorno ad Antonio.

«Voi siete il famoso capitano Fernandez Carriedo» uggiolò una biondina.

Antonio annuì, paralizzato non tanto dall’entusiasmo dilagante delle giovani quanto dallo sguardo con cui Lovino le stava assassinando una per una.

«Quindi deve esserci anche lei» cinguettò un’altra, scatenando un coro di strepitii eccitati.

«Lei?» fece loro eco Diego. Lanciò un’occhiata alla promessa sposa, nonché unica femmina del loro equipaggio: non capiva perché la presenza di Consuelo potesse suscitare l’interesse di quelle cucitrici francesi.

«La vostra amata» evidenziò una terza, rallentando nel parlare: credeva che lo smarrimento sparso sui volti dei presenti fosse dovuto alla velocità con cui parlavano in una lingua a loro sconosciuta.

Lovino ebbe un guizzo offeso nel sentirsi dare della donna, ed il suo sguardo diventò plumbeo come un cielo invernale.

«Non l’avete portata con voi?» si rammaricò l’ultima, sparpagliando occhiate indiscrete tutto intorno.

«Ragazze» esordì con spudorata sfacciataggine il responsabile di quel putiferio. «I nostri ospiti sono stanchi per il viaggio. Non assillateli con troppe domande.»

Arthur nascose dietro la mano un ghigno derisorio: ironico sentire Francis fare la paternale alle sue sottoposte quando, solo qualche secondo prima, progettava un interrogatorio ai danni di Antonio e Lovino.

Le sartine si inchinarono, rosse di vergogna per la loro eccessiva esuberanza, e sciamarono alle loro postazioni di lavoro.

«La vostra amata?» sibilò Lovino, in una chiara pretesa di spiegazioni da Antonio, dal francese o dal muro, se necessario.

«Vi domando scusa» il sorriso di Francis si estese con un’innocenza disarmante sul suo volto. «Il mito del capitano Antonio è vivo nella nostra bella terra, e mi sono preso la libertà di inventare qualche storia su di lui. Per riscaldare le fredde veglie invernali, capite.»

Antonio non era certo di comprendere, e Lovino era ostinatamente deciso a non voler capire le motivazioni del francese.

«Non inventate più storie, per cortesia» sancì infine Antonio, afferrando l’italiano per un braccio e allontanandolo prima che sfigurasse il francese a male parole.

«“Inventato”?» lo riprese Arthur, non appena i due coinvolti si furono allontanati. «Sarebbe più corretto dire che hai messo i loro affari sulla berlina e hai lasciato che la gente ci ficcasse le mani fino al gomito.»

«Ouì, forse è così. Ma temo che l’ira del nostro nervoso italiano si sarebbe riversata anche su chi ha reso pubblici quei fatti in primo luogo» Francis gli pungolò la guancia con l’indice. «Devo ricordarti chi mi ha passato quelle informazioni, mon capitaine

«Trovagli una sistemazione per la notte, e forse Lovino non ti staccherà la testa dal collo» brontolò Arthur, scostando la mano fastidiosa del francese.

Il ghigno delle sirene che si apprestano a far schiantare una nave solcò il volto di Francis.

«Farò molto di più» assicurò, vellutato. «Farò in modo che tutta Marsiglia vi festeggi!»

 

***

 

Francis mantenne la parola. Per quanto i presenti riuscirono a ricordare.

Quella serata, nel ricordo di tutti, rimase avvolta dai fumi del vino francese e dal rosso dei calici pieni. Francis li scortò con dovizia in ogni singolo locale lungo la costa, raccontando le loro eroiche gesta a chiunque avesse qualche minuto disponibile per ascoltare, e svuotando le bottiglie degli osti incuriositi.

Continuò il giro perfino quando i piedi cominciarono ad inciamparsi tra di loro, e il suo racconto si fece man mano strascicato fino a diventare un echeggiare di rimbrotti avvinizzati.

Per tutti questi motivi Arthur impiegò qualche secondo in più del solito per costringere la sua mente imbevuta di sbornia a collaborare, la mattina seguente.

Si svegliò con un mal di testa martellante, e ringhiò qualche insulto nella sua lingua madre mentre calciava da una parte le coperte. Il suo piede urtò contro qualcosa di morbido e di vivo, e, per un attimo, il suo schema interno entrò in confusione.

Uno sguardo circolare gli chiarificò la situazione.

Era nella camera di Francis. Più specificatamente, nel suo letto. I loro vestiti erano sparsi in un disordine casuale sul pavimento, ed aveva appena rimosso l’unico lenzuolo che lo copriva. Si riappropriò con uno scatto della coperta, e se la avvolse intorno al corpo nudo come una toga romana. Scese dal letto e cominciò a raccogliere i vestiti in modo che, quando il francese si dimenò nel dormiveglia, era riuscito ad infilarsi perlomeno i pantaloni.

«Bonjour» sbadigliò Francis.

«Copriti» ordinò secco Arthur, lanciandogli con poca grazia il lenzuolo che fino a poco prima lo aveva protetto.

Il francese fissò interrogativo la coperta appallottolata che gli era appena piombata sullo stomaco e il capitano impegnato a rivestirsi.

«Non è la prima volta che mi vedi come la natura mi ha creato» bofonchiò Francis, per nulla intenzionato a nascondersi con il lenzuolo.

«E che faresti se qualcuno dovesse entrare?» il capitano ebbe tempo di indossare la camicia mentre poneva la domanda.

«Gli direi che ho navigato in acque inglesi tutta la notte.»

Il bottone per poco non venne staccato di netto dalle dita callose del corsaro. Preferì non offrire a Francis ulteriori pretesti per metterlo in imbarazzo, e continuò a vestirsi in silenzio.

Il francese si decise infine ad imitarlo, e si infilò i pantaloni. Aveva appena finito di allacciare il primo bottone quando mormorò:

«Invidio Lovino e Antonio.»

Arthur gli scoccò un’occhiata dubbiosa, venata di irritazione. Lovino era orfano, fuggito dalla sua patria e dalla terra che gli aveva dato asilo, e aveva vissuto l’incubo creato per lui da Nicolas de Torquemada; Antonio godeva di una notevole fama, ma era passato attraverso le forche dell’Inquisizione per due volte, e la cicatrice che gli sfregiava la gamba avrebbe continuato a tormentarlo fino alla fine dei suoi giorni. Non trovava nulla di invidiabile nella loro condizione.

«Loro hanno avuto il coraggio di scegliere.»

Arthur si ficcò la pipa in bocca e la accese senza indugio, nascondendo il malinconico francese dietro una nube di fumo.

«Ne abbiamo già parlato» gli ricordò duramente, aspirando una seconda boccata.

Francis si mise a sedere sul letto, e l’azzurro degli occhi si rannuvolò di rassegnazione.

«Ne abbiamo già parlato» confermò, un sorriso mesto tremolante sulle labbra. «Tu sei il più importante capitano della flotta inglese, non puoi stabilirti a Marsiglia. E io sono un sarto francese, non sono in grado di sopportare i lunghi mesi per mare. E così, ogni volta dobbiamo aspettare una vita per vederci.»

«Faccio spesso scalo a Marsiglia» confutò Arthur.

«Temo che la tua concezione di “spesso” differisca dalla mia» considerò il francese. «Una volta ogni tanto, quando il mare decide di restituirti a chi aspetta. Non è “spesso”, per me. Sarà sempre così?»

«Così come?»

«Tu, lontano mille oceani, e io arginato sulla terra, in attesa» Francis scosse la testa, risentito. «In attesa di cosa, poi? Dovrò aspettare che il mare abbia risucchiato la tua giovinezza, la tua vitalità e accontentarmi di quello che mi lascerà? Dei rimasugli di tempo e delle briciole di vita?»

«Non hai ancora smaltito l’ubriacatura» decise Arthur, avviandosi verso la porta. Non riuscì ad aprirla: rimase con una mano sul pomello, pietrificato dall’improvvisa rivelazione del francese.

«Io sono innamorato di te. E tu?»

Trascorse qualche secondo in cui l’unica cosa a muoversi in tutta la stanza fu il fumo che fuoriusciva dalla pipa di Arthur.

«Lo sai» masticò il capitano, il viso ostinatamente rivolto verso la porta.

«No, non lo so, perché tu non me l’hai mai detto» lo mise in scacco Francis. «È doloroso farsi bastare un’intuizione, nei mesi di attesa. Anche se so che sei il tipo di persona che non parla volentieri dei propri sentimenti.» 

Il francese si chinò in avanti, i gomiti puntellati sulle ginocchia e le mani abbandonate nel vuoto. Rimase fermo qualche secondo, sperando che l’inglese dicesse o facesse qualcosa per riempire quel vuoto imbarazzato. Quando gli fu chiaro che il capitano non avrebbe mosso un ciglio per porre rimedio a quel silenzio opprimente, buttò fuori con un sospiro:

«Immagino che tu abbia degli affari da sbrigare al porto.»

Arthur sistemò meglio le insegne della divisa e asserì, conciso:

«Sì. E temo di essere in ritardo.»

«Tornerai, questa sera?»

Le dita sciupate del capitano grattarono la pancia rotonda della pipa, dandogli qualche secondo per riflettere sulla risposta.

«Forse» dichiarò, prima di uscire.

Francis passò una mano sul collo, e da lì procedette a massaggiare le spalle indolenzite.

Ormai conosceva le consuetudini di quella loro relazione: non vi era mai nulla di certo, e tutto si perdeva nell’indistinto di un “forse” o di un’intuizione. Sapeva che innamorarsi di un capitano senza avere la minima intenzione di solcare i mari equivaleva a condannarsi ad uno stillicidio continuo. Sapeva che l’attesa della Queen of Pirates sarebbe stata sfibrante ogni volta, e che l’aspettativa di una parola dolce si sarebbe rivelata ancor più lacerante.

Ma quella mattina, per la prima volta, si sentì veramente stanco.

 

Invidiavo Antonio e Lovino.

Invidiavo il loro rapporto: ognuno dei due era ormai una parte indissolubile dell’altro.

Vorrei avere una penna migliore per descrivervi cosa si provava, in loro presenza.

Immaginate un cieco, cui viene donata la vista per un giorno; immaginate come guarderebbe il mondo. Quello era il modo in cui Antonio guardava Lovino.

Ed immaginate il modo in cui respirate l’aria: sapete che è sempre lì, intorno a voi, ma se dovessero togliervela, anche solo per un momento, vi sentireste morire. Quello era il modo in cui Lovino percepiva Antonio.

Io non ero l’aria, e non ero il mondo che torna alla luce.

Ma, in tutta onestà, non mi importava di essere né l’uno né l’altro.

Mi sarebbe bastato essere un motivo sufficiente per scendere dal galeone e vivere a Marsiglia.

E poi arrivò la stagione successiva.



 

 

Terza, nonché ultima side-story della serie “Rosa de los Vientos”.

Sarà una fic in cinque capitoli, e si alterneranno Spamano e FrUk.

Ciò detto… mi mancava Francis xD Avevo voglia di scrivere un po’ su di lui<3 Ed eccoci qui, in questa storia xD

Non ho altro da aggiungere, a parte un sentito “grazie” a tutti voi che avete deciso di imbarcarvi in questa nuova avventura con i pirati hetaliani<3

A presto<3

Red

 

 

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Fanno parte di questa serie: Rosa de los VientosRosario Cuentas.
La pasticceria HamletRedDiablo sta sfornando anche:
 Streghe di Zucchero e Segreti di Famiglia (Fandom: HarryPotter; nuova generazione, AlbusScorpius)
Quello che vedi nella tela  (Fandom: Hetalia; GerIta)
Deimos - Il Peccato Irrazionale (Fandom: Originali; Sovrannaturale, Angeli e Demoni)
Altri pasticci sono in direttura di arrivo<3
*bows*
Red

   
 
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