Capitolo 26: Famiglia
Pov Naho
Papà Naruto era dovuto uscire a fare rapporto all’hokage e io, aspettando che tornasse per giocare con lui, avevo
deciso di passare del tempo con i miei fratelli. Akai
era davvero pieno di energie, saltava di qua e di là come un pazzo,
trascinandosi mezza casa dietro e sebbene la mamma lo rimproverasse, niente
sembrava fermarlo. Daiki non era da meno, passata la
timidezza iniziale, si scatenava e lo rincorreva per tutta la casa, per poi
ritrovarsi improvvisamente per terra a piangere per essersi fatto male.
Ma quelle lacrime
passavano subito, perché Akai lo raggiungeva e
cominciando a leccargli il viso, lo faceva scoppiare a ridere per il solletico.
Mi divertivano un
sacco quei due e di tanto in tanto, con la coda dell’occhio, osservavo mia
sorella, come se sperassi di vederla avvicinarsi chiedendoci di unirsi a noi.
Rincorrersi e giocare a nascondino era un vero spasso ed era ancora più
divertente quando anche papà Kurama, dopo essere
stato stressato da noi, decideva di partecipare. Peccato che niente in casa
fosse abbastanza grosso per nasconderlo.
Una vittoria facile
per noi.
Rei era seduta sul
divano del salotto insieme alla mamma, che aveva preso a spazzolarle i capelli.
Una cosa tipicamente femminile a cui avrei voluto partecipare, ma conoscendo
Rei, sapevo che avrebbe visto la mia intrusione come un mio tentativo di
rubarle la mamma, quindi decisi di lasciar perdere, di dare ascolto a papà Naruto, di lasciarla abituare e di aprirsi piano piano.
Papà era convinto
che prima o poi sarebbe stata lei a cercarmi e a cercare lui, anche se
quest’ultima cosa non l’aveva espressa.
“Mamma, ho fame, ho
fame, ho fame!” urlò Akai saltando sul posto.
La mamma osservò
l’ora e si accorse che il tempo era volato e che era quasi ora di cena.
Si accinse a fare
le codine a Rei per poi preparare la cena, ma mia sorella la interruppe.
“No, non voglio le
codine, voglio essere diversa, li voglio sciolti come i tuoi!” disse
sorridendole.
Mi sentii ad un
tratto triste, non so perché avesse sentito l’esigenza di cambiare pettinatura.
Le codine era l’unica cosa che avevamo in comune e ora si era sbarazzato anche
di quello. Mi sentii improvvisamente triste e dovetti trattenere le lacrime che
volevano uscire, ma resistetti poco e cercando di non farmi notare, mi recai in
camera mia.
Pov Kurama
Raramente mi ero
sentito felice in vita mia. Io ero solo un ammasso d’odio, che credeva di
essere incapace di provare altro, soprattutto amore, eppure Naruto
era riuscito a farmi cambiare e insieme ai miei cuccioli, a farmi conoscere
questo sentimento. Ammetto che il più delle volte era difficile. Era molto più
semplice quanto si distruggeva tutto, fregandosene del male che facevi agli
altri, ma ora potevo capire perché gli umani lottassero tanto per proteggere i
loro cari. Anche io avrei fatto di tutto per salvare i miei piccoli e se in
genere niente mi avrebbe potuto spaventare, la rinascita del Juubi mi spaventava davvero. Non lo davo a vedere, ma
sapevo di non essere forte abbastanza, non lo era Naruto
e non lo erano tutti i ninja del villaggio messi insieme.
Insomma non avrei
saputo cosa fare per risolvere questo pasticcio. Mi sentivo debole, incapace e
piccolo ed era proprio quello che gli abitanti di Konoha
avevano provato quando io attaccai il villaggio anni orsono.
Si riesce a
comprendere gli altri solo quando si indossano i panni altrui, ma nonostante
quella preoccupazione, quella prima sera con tutta la famiglia riunita mi,
cancellò tutti i brutti pensieri.
Come era ovvio che
accadesse, si sentiva un po’ di rigidità nell’aria, dovuta alla nuova
situazione, cosa che non sembrava preoccupare i due maschietti, ma Kumiko, nonostante si trovasse in una situazione
rilassante, si guardava intorno e si poteva capire che la sua testa era piena
di pensieri e Naho
rideva e scherzava, ma era nervosa. Lo percepivo dal suo chakra
e dalle continue occhiate che lanciava alla sorella e la mia percezione venne
confermata quando la vidi andare in camera con le lacrime agli occhi.
Kumiko si guardava allo
specchio meravigliata. Il suo nuovo vestito le piaceva molto e la pinzetta
messa a tenerle su i capelli che Sakura le diede successivamente, le fecero illuminare
gli occhi. Si capiva benissimo che queste bambine erano cresciute senza niente.
Lo si vedeva dal brillare dei loro occhi alla minima novità.
“Naho?” chiamò Sakura vedendo che la bambina era sparita.
“Tranquilla, è
andata in camera sua!” le dissi subito. La paura di vedere sparire una delle
due, anche se solo perché andate in un’altra stanza, le faceva temere che
qualcosa fosse successo.
Sakura si recò alla
porta della camera e aprendola lentamente, vide la bambina sdraiata sul letto
con un peluche abbracciato al petto.
“Tesoro, cosa è
successo?” chiese la donna preoccupata.
“N-niente!” disse la piccola con un singhiozzo,
istintivamente abbassai le orecchie.
“Lo sai che puoi
dirmi tutto no?” le disse Sakura facendo un passo per entrare nella stanza,
prima che Kumiko l’afferrasse per un braccio.
“Mamma, guarda!”
disse la bambina cercando di attirare l’attenzione.
Sakura avrebbe
voluto dire alla bambina di aspettare un attimo, ma da quanto mi aveva detto Naruto, tra lei e Naho c’erano
problemi, soprattutto legati sulle preferenze di colui che fino a qualche
giorno prima Kumiko chiamava padre.
Volevamo evitare
che iniziasse a pensare che Sakura preferisse Naho a
lei e decidi di parlare io con Naho, lasciandola a Kumiko.
Naho era molto matura
per la sua età e avrebbe compreso che quelle attenzioni verso Kumiko non erano dovute a preferenze.
Saltai sul letto
facendolo sprofondare e osservai Naho dall’alto al
basso.
Ella mi osservava
con i suoi occhioni azzurri tanto simili a quelli di Naruto e asciugandosi le lacrime disse “Papà, credi che Rei
mi odierà per sempre?”
Mi sorprese quella
domanda, soprattutto dato che sarebbe stato più logico il contrario, in quanto
molto simile a me, anche se dato le sue sembianze umane non sembrava.
“Te l’ha già detto Naruto no? Deve solo abituarsi a questo cambiamento e
vedrai che capirà che quello che è successo non ha niente a che vedere con te, cambierà
atteggiamento!”
“Si, ma quanto ci
vorrà? Non so quanto potrò resistere ancora! Litigare è normale lo so, ma lei
mi rivolge sempre uno sguardo cattivo. Non ricordo mai averla sentita dire
qualcosa di carino nei miei confronti!” mi confessò.
“E tu? Le hai mai
detto qualcosa di carino?” le chiesi.
La vidi rifletterci
su “Bhe non è che la gentilezza fosse proprio
qualcosa a cui eravamo abituate…gli insulti erano
all’ordine del giorno e…bhe forse un paio di volte
credo di aver provato ad aver un approccio positivo con lei, ma è andato male!
Ma al di là se io sia mai stata gentile con lei o meno, anch’io sono cresciuta
nel suo stesso ambiente. A differenza di come crede lei, Kabuto
non mi ha mai trattato con i guanti, anzì…molte volte
ho avuto paura di lui, eppure lei è convinta che mi adorasse, mi coccolasse o
altre cose del genere. Continua a crederlo anche ora che ha scoperto tutto, è
convinta che la mia vita sia stata migliore della sua. Invece no, abbiamo
sofferto entrambe eppure io cerco di rimediare al tempo perduto, di essere
allegra e spensierata e di sorridere a tutti, mentre lei è scorbutica e
antipatica!” mi disse mettendo il broncio.
Le leccai il viso
“Io non credo sia questione di essere scorbutica o antipatica. Io credo che sia
una maschera. Una sorta di autodifesa contro tutto quello che ha dovuto passare
e che ha dovuto crearsi per sopravvivere. Ti svelerò una cosa. Io non ho reso
le cose facili a Naruto quando era un bambino e solo
io so che tipo di ragazzino era quando era da solo in casa. Non passava giorno
in cui lui non si rinchiudeva in casa a piangere lacrime e lacrime, sdraiato
sul suo letto, esattamente come te in questo momento, ma sapeva che se si fosse
fatto vedere vulnerabile dal villaggio, lo avrebbero…ehm…diciamo
deriso, preso in giro e anche picchiato, e ha fatto l’unica cosa che poteva
fare per sopravvivere in quell’ambiente ostile che poi è stato semplicemente
questo villaggio. Faceva i dispetti, faceva la faccia da duro e minacciava gli
abitanti del villaggio che un giorno, una volta diventato hokage,
avrebbe mostrato lui di che pasta era fatto. Kumiko è
simile a lui su questo fatto, mentre tu hai ereditato da Naruto quella parte di lui che non si arrende alle
difficoltà e che sorride alle nuove opportunità e che da una mano a chi è in
difficoltà, ed è proprio questo di cui necessità Kumiko,
una mano a lasciarsi il passato dietro le spalle!” le dissi.
Naho si mise seduta e
guardandomi negli occhi accennando a un sorriso mi rispose
“Ci proverò papà!”
e un caloroso abbracciò mi cinse il collo, cosa che si sciolse quando corse di
sotto per andare ad accogliere l’altro papà.
Pov Naruto
“Sono a casa!”
urlai facendo sbattere la porta con poca delicatezza, essendo stato costretto a
doverla chiudere con i piedi.
“Papà!” urlò Naho correndomi incontro e stringendomi in vita.
“Papà!” urlarono
contemporaneamente Akai e Daiki,
che come loro sorella, mi corsero incontro, con l’unica differenza che
venendomi incontro troppo energeticamente, rischiarono di farmi cadere quello
che tenevo in mano in precario equilibrio.
“Grazie Kurama!” dissi quando la volpe riuscì a salvare tutto in estremis. Ci sarei rimasto davvero male se tutto fosse
andato perduto e soprattutto se mi fosse toccato anche pulire.
“Naruto, cos’è quella roba?” mi chiese Sakura affacciandosi
dalla cucina, seguita da Kumiko che curiosa l’aveva imitata.
“Ma che bella
signorina!” le dissi vedendola e osservando il suo nuovo look.
La vidi abbassare
la testa e distorcere lo sguardo da me. Sembrava un po’imbarazzata.
Sorrisi, almeno non
mi aveva mandato a quel paese.
“Allora?” mi chiese
nuovamente Sakura, indicandomi i dieci contenitori che avevo preso.
“Che domande,
abbiamo la famiglia riunita e dobbiamo festeggiare. Ramen
per tutti!” disse sorridendo.
“Ramen, ramen, ramen!”
Akai e Daiki erano
entusiasti dell’idea, diversamente da Kurama e da
Sakura che guardandomi storto con le mani sui fianchi, mi rimproverò “Ramen? Naruto, vuoi festeggiare e
tu porti del ramen? Non vorrai che anche Kumiko e Naho comincino a
ingozzarsi di quella roba!” mi disse.
“A me piace il ramen!” disse Naho in mia difesa.
“Ci rinuncio!”
disse Sakura entrando nuovamente in cucina. “Abbia almeno la decenza di
apparecchiare!” mi disse incastrandomi. Odiavo apparecchiare, lavare i piatti e
stendere la roba e quando potevo me la svignavo, ma per quella volta accettai o
avrei rischiato grosso.
Naho, Akai e Daiki mi diedero una mano,
e i due maschietti si ritrovarono a litigare per chi avesse il piatto azzurro.
“Basta voi due, il
piatto azzurro lo prendo io!” dissi divertito dalle loro facce imbronciate.
Mi rivolsi a Kumiko chiedendole dove aveva preferenza di sedersi e che
colore voleva come stoviglie. Sakura non amava molto avere la tavola color
arlecchino, ma ai bambini piaceva così tanto che si era rassegnata.
“Voglio stare
accanto alla mamma!” disse a bassa voce per poi alzare lo sguardo verso Sakura,
per assicurarsi che a lei stesse bene.
Non mi disse il
colore. Continuava a fissarmi come a voler capire se davvero mi interessasse
sapere qualcosa di lei.
Sospirai non
ricevendo risposta, ma ci pensò Naho a dirmi quale
piatto le sarebbe piaciuto.
“Ti metto questo,
va bene?” le chiesi sperando in una sua reazione e almeno un cenno con il capo
arrivò.
I bambini, Kumiko compresa, si erano spazzolati via il loro piatto in
un battibaleno.
Scoppiai a ridere,
avevano preso tutto da me.
“Che sia chiaro, il
ramen si mangia solo una volta alla settimana!” disse
mia moglie per la millesima volta.
“Ma mamma, io lo
voglio mangiare sempre!” disse Daiki e io appoggiando
mio figlio e facendo gli occhioni da gatto dissi “Si,
lo voglio anche io mamma!”
Naho si divertì molto a
quella scena e giurerei di aver visto Kumiko fare un
sorriso, dopo che la sorpresa del nostro modo di comportarci fosse passato.
Pov Kumiko
Ok, se quello era
un sogno non avrei mai voluto svegliarmi. Tutto mi sembrava così assurdo, così
irreale da essere convinta che tutto quello non fosse reale.
Mi piaceva
quell’ambiente colorato, mi piaceva quel posto pieno di allegria, mi piaceva la
mia camera e mi piaceva quel letto morbido che mi accoglieva calorosamente e
condividevo con mia sorella.
Sebbene era tutto
così perfetto, non riuscivo a chiudere gli occhi e a prendere sonno. Pensavo
che chiudendo gli occhi avrei messo fine a quel sogno meraviglioso.
Mi girai di lato,
la mia posizione preferita e vidi Naho dormire di
lato molto lontano da me, stava quasi per cadere a terra e sapevo perché del
suo distacco. L’avevo di nuovo trattata male prima di andare a dormire. Mi
veniva spontaneo essere aggressiva con lei. Ero sempre stata invidiosa di lei.
Lei era sempre quella al centro dell’attenzione, quella più brava in tutto e
anche se eravamo uguali la trovavo anche più carina di me. Insomma io mi
sentivo sempre la seconda, quella a cui nessuno faceva caso. Per Kabuto ero invisibile, per i bambini del villaggio con cui
giocavamo nel paese del ferro ero l’assurda bambina aliena dai capelli rosa, ed
ero stata la seconda a essere ritrovata.
Sempre due, due,
due. Odiavo quel numero e una volta tanto avrei voluto essere prima, la preferita…la numero uno.