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Autore: Neko    16/01/2013    2 recensioni
Sequel di "Da allievo a maestro" Sono passati anni da quando Kabuto ha combattuto nel suo covo contro i ninja della foglia e compiendo un gesto infimo ha rapito la figlia di Naruto appena venuta al mondo, ma esso non si arrende e continua la sua disperata ricerca con l'aiuto dei suoi amici.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 26: Famiglia

 

 Pov Naho

 

Papà Naruto era dovuto uscire a fare rapporto all’hokage e io, aspettando che tornasse per giocare con lui, avevo deciso di passare del tempo con i miei fratelli. Akai era davvero pieno di energie, saltava di qua e di là come un pazzo, trascinandosi mezza casa dietro e sebbene la mamma lo rimproverasse, niente sembrava fermarlo. Daiki non era da meno, passata la timidezza iniziale, si scatenava e lo rincorreva per tutta la casa, per poi ritrovarsi improvvisamente per terra a piangere per essersi fatto male.

Ma quelle lacrime passavano subito, perché Akai lo raggiungeva e cominciando a leccargli il viso, lo faceva scoppiare a ridere per il solletico.

Mi divertivano un sacco quei due e di tanto in tanto, con la coda dell’occhio, osservavo mia sorella, come se sperassi di vederla avvicinarsi chiedendoci di unirsi a noi. Rincorrersi e giocare a nascondino era un vero spasso ed era ancora più divertente quando anche papà Kurama, dopo essere stato stressato da noi, decideva di partecipare. Peccato che niente in casa fosse abbastanza grosso per nasconderlo.

Una vittoria facile per noi.

Rei era seduta sul divano del salotto insieme alla mamma, che aveva preso a spazzolarle i capelli. Una cosa tipicamente femminile a cui avrei voluto partecipare, ma conoscendo Rei, sapevo che avrebbe visto la mia intrusione come un mio tentativo di rubarle la mamma, quindi decisi di lasciar perdere, di dare ascolto a papà Naruto, di lasciarla abituare e di aprirsi piano piano.

Papà era convinto che prima o poi sarebbe stata lei a cercarmi e a cercare lui, anche se quest’ultima cosa non l’aveva espressa.

“Mamma, ho fame, ho fame, ho fame!” urlò Akai saltando sul posto.

La mamma osservò l’ora e si accorse che il tempo era volato e che era quasi ora di cena.

Si accinse a fare le codine a Rei per poi preparare la cena, ma mia sorella la interruppe.

“No, non voglio le codine, voglio essere diversa, li voglio sciolti come i tuoi!” disse sorridendole.

Mi sentii ad un tratto triste, non so perché avesse sentito l’esigenza di cambiare pettinatura. Le codine era l’unica cosa che avevamo in comune e ora si era sbarazzato anche di quello. Mi sentii improvvisamente triste e dovetti trattenere le lacrime che volevano uscire, ma resistetti poco e cercando di non farmi notare, mi recai in camera mia.

 

Pov Kurama

 

Raramente mi ero sentito felice in vita mia. Io ero solo un ammasso d’odio, che credeva di essere incapace di provare altro, soprattutto amore, eppure Naruto era riuscito a farmi cambiare e insieme ai miei cuccioli, a farmi conoscere questo sentimento. Ammetto che il più delle volte era difficile. Era molto più semplice quanto si distruggeva tutto, fregandosene del male che facevi agli altri, ma ora potevo capire perché gli umani lottassero tanto per proteggere i loro cari. Anche io avrei fatto di tutto per salvare i miei piccoli e se in genere niente mi avrebbe potuto spaventare, la rinascita del Juubi mi spaventava davvero. Non lo davo a vedere, ma sapevo di non essere forte abbastanza, non lo era Naruto e non lo erano tutti i ninja del villaggio messi insieme.

Insomma non avrei saputo cosa fare per risolvere questo pasticcio. Mi sentivo debole, incapace e piccolo ed era proprio quello che gli abitanti di Konoha avevano provato quando io attaccai il villaggio anni orsono.

Si riesce a comprendere gli altri solo quando si indossano i panni altrui, ma nonostante quella preoccupazione, quella prima sera con tutta la famiglia riunita mi, cancellò tutti i brutti pensieri.

Come era ovvio che accadesse, si sentiva un po’ di rigidità nell’aria, dovuta alla nuova situazione, cosa che non sembrava preoccupare i due maschietti, ma Kumiko, nonostante si trovasse in una situazione rilassante, si guardava intorno e si poteva capire che la sua testa era piena di pensieri e  Naho rideva e scherzava, ma era nervosa. Lo percepivo dal suo chakra e dalle continue occhiate che lanciava alla sorella e la mia percezione venne confermata quando la vidi andare in camera con le lacrime agli occhi.

Kumiko si guardava allo specchio meravigliata. Il suo nuovo vestito le piaceva molto e la pinzetta messa a tenerle su i capelli che Sakura le diede successivamente, le fecero illuminare gli occhi. Si capiva benissimo che queste bambine erano cresciute senza niente. Lo si vedeva dal brillare dei loro occhi alla minima novità.

Naho?” chiamò Sakura vedendo che la bambina era sparita.

“Tranquilla, è andata in camera sua!” le dissi subito. La paura di vedere sparire una delle due, anche se solo perché andate in un’altra stanza, le faceva temere che qualcosa fosse successo.

Sakura si recò alla porta della camera e aprendola lentamente, vide la bambina sdraiata sul letto con un peluche abbracciato al petto.

“Tesoro, cosa è successo?” chiese la donna preoccupata.

N-niente!” disse la piccola con un singhiozzo, istintivamente abbassai le orecchie.

“Lo sai che puoi dirmi tutto no?” le disse Sakura facendo un passo per entrare nella stanza, prima che Kumiko l’afferrasse per un braccio.

“Mamma, guarda!” disse la bambina cercando di attirare l’attenzione.

Sakura avrebbe voluto dire alla bambina di aspettare un attimo, ma da quanto mi aveva detto Naruto, tra lei e Naho c’erano problemi, soprattutto legati sulle preferenze di colui che fino a qualche giorno prima Kumiko chiamava padre.

Volevamo evitare che iniziasse a pensare che Sakura preferisse Naho a lei e decidi di parlare io con Naho, lasciandola a Kumiko.

Naho era molto matura per la sua età e avrebbe compreso che quelle attenzioni verso Kumiko non erano dovute a preferenze.

Saltai sul letto facendolo sprofondare e osservai Naho dall’alto al basso.

Ella mi osservava con i suoi occhioni azzurri tanto simili a quelli di Naruto e asciugandosi le lacrime disse “Papà, credi che Rei mi odierà per sempre?”

Mi sorprese quella domanda, soprattutto dato che sarebbe stato più logico il contrario, in quanto molto simile a me, anche se dato le sue sembianze umane non sembrava.

“Te l’ha già detto Naruto no? Deve solo abituarsi a questo cambiamento e vedrai che capirà che quello che è successo non ha niente a che vedere con te, cambierà atteggiamento!”

“Si, ma quanto ci vorrà? Non so quanto potrò resistere ancora! Litigare è normale lo so, ma lei mi rivolge sempre uno sguardo cattivo. Non ricordo mai averla sentita dire qualcosa di carino nei miei confronti!” mi confessò.

“E tu? Le hai mai detto qualcosa di carino?” le chiesi.

La vidi rifletterci su “Bhe non è che la gentilezza fosse proprio qualcosa a cui eravamo abituate…gli insulti erano all’ordine del giorno e…bhe forse un paio di volte credo di aver provato ad aver un approccio positivo con lei, ma è andato male! Ma al di là se io sia mai stata gentile con lei o meno, anch’io sono cresciuta nel suo stesso ambiente. A differenza di come crede lei, Kabuto non mi ha mai trattato con i guanti, anzì…molte volte ho avuto paura di lui, eppure lei è convinta che mi adorasse, mi coccolasse o altre cose del genere. Continua a crederlo anche ora che ha scoperto tutto, è convinta che la mia vita sia stata migliore della sua. Invece no, abbiamo sofferto entrambe eppure io cerco di rimediare al tempo perduto, di essere allegra e spensierata e di sorridere a tutti, mentre lei è scorbutica e antipatica!” mi disse mettendo il broncio.

Le leccai il viso “Io non credo sia questione di essere scorbutica o antipatica. Io credo che sia una maschera. Una sorta di autodifesa contro tutto quello che ha dovuto passare e che ha dovuto crearsi per sopravvivere. Ti svelerò una cosa. Io non ho reso le cose facili a Naruto quando era un bambino e solo io so che tipo di ragazzino era quando era da solo in casa. Non passava giorno in cui lui non si rinchiudeva in casa a piangere lacrime e lacrime, sdraiato sul suo letto, esattamente come te in questo momento, ma sapeva che se si fosse fatto vedere vulnerabile dal villaggio, lo avrebbero…ehm…diciamo deriso, preso in giro e anche picchiato, e ha fatto l’unica cosa che poteva fare per sopravvivere in quell’ambiente ostile che poi è stato semplicemente questo villaggio. Faceva i dispetti, faceva la faccia da duro e minacciava gli abitanti del villaggio che un giorno, una volta diventato hokage, avrebbe mostrato lui di che pasta era fatto. Kumiko è simile a lui su questo fatto, mentre tu hai ereditato da Naruto  quella parte di lui che non si arrende alle difficoltà e che sorride alle nuove opportunità e che da una mano a chi è in difficoltà, ed è proprio questo di cui necessità Kumiko, una mano a lasciarsi il passato dietro le spalle!” le dissi.

Naho si mise seduta e guardandomi negli occhi accennando a un sorriso mi rispose

“Ci proverò papà!” e un caloroso abbracciò mi cinse il collo, cosa che si sciolse quando corse di sotto per andare ad accogliere l’altro papà.

 

Pov Naruto

 

“Sono a casa!” urlai facendo sbattere la porta con poca delicatezza, essendo stato costretto a doverla chiudere con i piedi.

“Papà!” urlò Naho correndomi incontro e stringendomi in vita.

“Papà!” urlarono contemporaneamente Akai e Daiki, che come loro sorella, mi corsero incontro, con l’unica differenza che venendomi incontro troppo energeticamente, rischiarono di farmi cadere quello che tenevo in mano in precario equilibrio.

“Grazie Kurama!” dissi quando la volpe riuscì a salvare tutto in estremis. Ci sarei rimasto davvero male se tutto fosse andato perduto e soprattutto se mi fosse toccato anche pulire.

Naruto, cos’è quella roba?” mi chiese Sakura affacciandosi dalla cucina, seguita da Kumiko che curiosa l’aveva imitata.

“Ma che bella signorina!” le dissi vedendola e osservando il suo nuovo look.

La vidi abbassare la testa e distorcere lo sguardo da me. Sembrava un po’imbarazzata.

Sorrisi, almeno non mi aveva mandato a quel paese.

“Allora?” mi chiese nuovamente Sakura, indicandomi i dieci contenitori che avevo preso.

“Che domande, abbiamo la famiglia riunita e dobbiamo festeggiare. Ramen per tutti!” disse sorridendo.

Ramen, ramen, ramen!” Akai e Daiki erano entusiasti dell’idea, diversamente da Kurama e da Sakura che guardandomi storto con le mani sui fianchi, mi rimproverò “Ramen? Naruto, vuoi festeggiare e tu porti del ramen? Non vorrai che anche Kumiko e Naho comincino a ingozzarsi di quella roba!” mi disse.

“A me piace il ramen!” disse Naho in mia difesa.

“Ci rinuncio!” disse Sakura entrando nuovamente in cucina. “Abbia almeno la decenza di apparecchiare!” mi disse incastrandomi. Odiavo apparecchiare, lavare i piatti e stendere la roba e quando potevo me la svignavo, ma per quella volta accettai o avrei rischiato grosso.

Naho, Akai e Daiki mi diedero una mano, e i due maschietti si ritrovarono a litigare per chi avesse il piatto azzurro.

“Basta voi due, il piatto azzurro lo prendo io!” dissi divertito dalle loro facce imbronciate.

Mi rivolsi a Kumiko chiedendole dove aveva preferenza di sedersi e che colore voleva come stoviglie. Sakura non amava molto avere la tavola color arlecchino, ma ai bambini piaceva così tanto che si era rassegnata.

“Voglio stare accanto alla mamma!” disse a bassa voce per poi alzare lo sguardo verso Sakura, per assicurarsi che a lei stesse bene.

Non mi disse il colore. Continuava a fissarmi come a voler capire se davvero mi interessasse sapere qualcosa di lei.

Sospirai non ricevendo risposta, ma ci pensò Naho a dirmi quale piatto le sarebbe piaciuto.

“Ti metto questo, va bene?” le chiesi sperando in una sua reazione e almeno un cenno con il capo arrivò.

I bambini, Kumiko compresa, si erano spazzolati via il loro piatto in un battibaleno.

Scoppiai a ridere, avevano preso tutto da me.

“Che sia chiaro, il ramen si mangia solo una volta alla settimana!” disse mia moglie per la millesima volta.

“Ma mamma, io lo voglio mangiare sempre!” disse Daiki e io appoggiando mio figlio e facendo gli occhioni da gatto dissi “Si, lo voglio anche io mamma!”

Naho si divertì molto a quella scena e giurerei di aver visto Kumiko fare un sorriso, dopo che la sorpresa del nostro modo di comportarci fosse passato.

 

Pov Kumiko

 

Ok, se quello era un sogno non avrei mai voluto svegliarmi. Tutto mi sembrava così assurdo, così irreale da essere convinta che tutto quello non fosse reale.

Mi piaceva quell’ambiente colorato, mi piaceva quel posto pieno di allegria, mi piaceva la mia camera e mi piaceva quel letto morbido che mi accoglieva calorosamente e condividevo con mia sorella.

Sebbene era tutto così perfetto, non riuscivo a chiudere gli occhi e a prendere sonno. Pensavo che chiudendo gli occhi avrei messo fine a quel sogno meraviglioso.

Mi girai di lato, la mia posizione preferita e vidi Naho dormire di lato molto lontano da me, stava quasi per cadere a terra e sapevo perché del suo distacco. L’avevo di nuovo trattata male prima di andare a dormire. Mi veniva spontaneo essere aggressiva con lei. Ero sempre stata invidiosa di lei. Lei era sempre quella al centro dell’attenzione, quella più brava in tutto e anche se eravamo uguali la trovavo anche più carina di me. Insomma io mi sentivo sempre la seconda, quella a cui nessuno faceva caso. Per Kabuto ero invisibile, per i bambini del villaggio con cui giocavamo nel paese del ferro ero l’assurda bambina aliena dai capelli rosa, ed ero stata la seconda a essere ritrovata.

Sempre due, due, due. Odiavo quel numero e una volta tanto avrei voluto essere prima, la preferita…la numero uno.

 

 

  
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