SEMPLICEMENTE
LA PERFEZIONE
Capitolo
2
L’ora
di storia sembrava sempre infinita: La campanella era
più un’immaginazione nella mente di noi studenti
che aspettavano il suo suono
con impazienza e le lancette dell’orologio sembravano essere
sempre troppo immobili.
Questa
solfa si ripeteva tutti i giorni e in tutte le ore,
ma l’ultima ora del venerdì sembrava far aumentare
ancora di più quest’agonia.
Poi
fu questioni di pochi secondi, forse solo uno, che tutti
gli studenti che mi circondavano si alzarono, cominciarono a uscire e a
riunirsi
con gli altri loro amici, alcuni forse anche con i loro fidanzati, nei
corridoi
già affollati della scuola.
Io
invece, come succedeva sempre, mi stiracchiai lentamente
sul mio banco e mi alzai con calma…Tanto non c’era
nessuno che mi aspettava, o
almeno nessuno di tanto importante da essere
in grado di farmi fare una maratona.
Quando
usci dalla classe il mio sguardo cominciò a vagare
per i corridoi nella speranza di riuscire a vedere Rose e Jasper, ma di
loro
non sembrava esserci nemmeno l’ombra.
“
Cercavi noi Bellina? “ la voce di Jasper mi arrivò
alle
spalle obbligandomi così a voltarmi: Davanti a me Jasper e
Rosalie mi
sorridevano in tutta la loro bellezza.
Se
di Rosalie si poteva dire che fosse bellissima non di
meno si poteva dire anche di Jasper.
Jasper
era un ragazzo alto e slanciato, dal fisico asciutto,
con un paio di occhi verde chiaro, quasi smeraldo, e i capelli di un
biondo
chiaro. Era sicuramente un bel ragazzo, ma era anche caratterizzato da
una
bontà quasi unica.
“
Io, in verità, cercavo solo Rose, e ci tengo a rimarcare
solo, Jasperino mio “ dissi con tono scherzoso sapendo
già che lui sarebbe
stato al gioco “ così mi ferisci dolcezza
“ “ c'est la vie “ e tutti tre a
quelle parole scoppiammo a ridere.
Noi
eravamo sempre stati così: ridevamo a volte senza nessun
motivo, o forse lo facevamo solo perché tra di noi stavamo
semplicemente bene.
“
Bene Jasper per oggi hai rotto abbastanza, puoi andare ora
“ questa volta fu Rose a parlare, ma con ancora con il
sorriso sulle labbra “
ma io qua ci sto così bene! Nah credo che resterò
qui ancora un po’ “.
“
Ma tu non hai proprio una ragazza da cui andare? Perché
non vai a cercatene una? “ chiese Rosalie ricaricando la
dose, ma sempre con
tono scherzoso.
“
Non ho bisogno di cercarle care mie, sono loro che vengono
da me “ oltre a essere bello era anche molto modesto
“ beh questa è una cosa
positiva…Non dovresti avere problemi a trovare
qualcun’altra a cui rompere
l’anima “ se Rose non stuzzicava Jasper almeno una
volta al giorno non credo
che sarebbe andata a dormire tranquilla la sera seguente “
non sono il mio
genere le ragazze di questa scuola. Sembra di essere in un allevamento
di oche
“ rispose Jasper con fare ovvio ed io a quel punto mi sentii
tirare in causa.
“
Stai forse dicendo che io e Rose siamo delle oche? “
chiesi cercando di apparire la più seria possibile
“ escluse voi due
ovviamente, ma, senza offesa, non siete proprio il mio tipo “
mi rispose Jasper
alzando le mani come a volere indicare la sua innocenza “ e
neanche tu il
nostro “ risposi con fare ovvio “ lo so.
È anche per questo che siamo amici,
no? “
“
Bene Jasper adesso puoi veramente andare…devo parlare da
sola con Bella “ e mentre Rose diceva quelle parole, mi prese
sotto braccio.
“
Dai Rose ci siamo sempre detti tutto, cosa cambia ora? “
disse insistendo lui “ Jasper dobbiamo parlare di cose da
donne e da quel che
so tu non sei…” ma Jazz la interruppe prima
“ OK, OK, STOP! Mi sono appena
ricordato che ho un impegno, quindi vi lascio alle vostre cose da donne
che è
meglio. Ciao ciao bella gente “ e mentre diceva quelle
parole, ci fece
l’occhiolino per poi disperdersi anche lui nella folla del
corridoio.
Come
fare scappare un uomo: dire “ cose da donna “
presi appunto tra me e
me nella mia testa, per poi riportare la mia attenzione su Rosalie.
“
Credi che crescerà mai? “ mi chiese in tono
scherzoso
rivolgendosi chiaramente a Jasper e al suo modo di salutarci
“ credo di no “
risposi io, ma sapevo anche che non era quello il vero motivo per cui
Rose
voleva parlarmi in privato.
“
Dimmi pure, è successo qualcosa? “ chiesi
seriamente
interessata “ Mike! “ e a
quell’esclamazione tutto il mio interesse scemò
all’improvviso.
Mike
era uno studente dell’ultimo anno, il capitano della
squadra di football e il ragazzo più ambito da almeno la
metà del corpo
studentesco femminile.
Sinceramente
non era mai stato il mio tipo, mi metteva
troppo in soggezione anche la sua singola presenza, ma Rosalie non
sembrava mai
essere stata del mio stesso parere: Dal primo momento in cui Rose
l’aveva
visto, infatti, si era subito interessata a lui e da allora, ogni
giorno,
sperava che tra loro potesse succedere qualcosa.
“
MIKE MI HA CHIESTO DI USCIRE “ e mentre diceva quelle
parole ci mancò poco che non cominciò a saltare
per tutti i corridoi a causa di
tutta gioia che stava provando in quel momento.
“
Che cosa carina “ mi sforzai di mettere il più
enfasi
possibile in quelle parole, ma il risultato non fu esattamente quello
desiderato.
“
Che cosa carina? La tua migliore amica ti dice che esce
con il tipo di cui è innamorata da un anno e tu dice
semplicemente che cosa
carina? Scusa se te lo dico, ma questo non è carino
“ il suo tono di voce era
un po’ alterato, ma io di certo non volevo litigare con una
delle poche persone
care che avevo.
“
Si, scusa hai ragione, ma la notizia mi ha lascito solo un
po’ senza parole ” non mi piaceva mentirle, ma non
vedevo altre vie d’uscita dalla
sua ira “ sono veramente felice per te, so quanto hai
aspettato questo momento
“ e così mi sforzai di mostrarle il sorriso
più sincero che potessi fare.
“
Quand’è allora il grande giorno? ” il
mantenere in vita la
recita messa in atto per farmi vedere felice da lei comportava anche il fare la così
detta – grande amica curiosa
-, ma sinceramente di tutti i dettagli di cui mi mise al corrente
subito dopo
non m’interessava più di tanto.
Ascoltavo
senza capire e annuivo senza sapere, ma la sua
ultima frase mi fece risvegliare dallo stato di letargo in cui ero
caduta.
“
Adesso Bella dobbiamo solo trovare qualcuno per te “
quelle parole fecero lo stesso effetto di una sveglia “ NO
“ esclamai quasi
urlando.
“
Si, invece, cara mia. Bella veramente fidati di me,
innamorarsi è una cosa bellissima “ disse con
occhi sognanti “ si, si come no.
Una meraviglia “ la nota di sarcasmo nella mia voce era
più che evidente “ come
l’ultima volta “ conclusi quasi sussurrando, ma
Rosalie sembrò capire lo stesso
e il suo sguardo si addolcì.
“
Bella non puoi continuare così, ti stai rovinando la vita
per uno stronzo qualsiasi. La vita è tua e non puoi
permettere che un fantasma
del passato condizioni il tuo futuro “ erano belle parole
quelle di Rose, ma
sapevo anche che erano semplici frasi di circostanza alle quali
né chi le diceva
né chi le ascoltava ci credeva veramente.
“
è più facile a dirsi che a farsi, ma grazie
comunque Rose
“ risposi per poi continuare a camminare nei corridoi
dirigendomi così verso
l’uscita della scuola.
“
Bella facciamo il giro per andare a prendere il pullman “
disse Rose improvvisamente afferrandomi per la mano “ siamo
praticamente già
arrivate, allunghiamo la strada e basta se facciamo come dici tu
“ dissi, anche
se non capivo ancora bene il motivo del suo comportamento “
ho visto Mike
andare da quella parte, ti prego accompagnami “ quasi mi
supplicava, ma nel suo
sguardo leggevo qualcosa in più.
“
Ok, hai vinto te per questa vol…” una voce
m’interruppe “
Bella vieni qua, ti stavamo aspettando “ la voce stridula di
Jessica mi arrivo
forte e chiara, ma quando mi voltai, ritornai nell’incubo in
cui ormai ero
solita caderci:
Jessica,
in tutta la sua arroganza, era attaccata a Jacob e
mi guarda sorridendo come a volermi dire “ ti piacerebbe
essere al mio posto
vero? “ .
Gli
occhi quasi automaticamente cominciarono a
pizzicarmi e il respiro mi si mozzò in gola,
ma né a Jacob né a lei sembrava interessarli,
anzi Jessica ne sembrava quasi
felice.
“
Jacob ed io stasera volevamo andare al cinema a Port
Angeles, ti va di unirti a noi? “ la sua proposta nella mia
mente fu recepita
come un alleluia cantata dagli angeli: Una serata con Jessica voleva
dire una
serata con Jacob, e solo quello mi avrebbe fatto andare a letto la sera
seguente con la certezza che non avrei avuto gli incubi.
“
Certo a che ora? “ chiesi guardando Jacob nella speranza
che fosse lui a rispondermi “ alle 8.30 ti passiamo a
prendere “ le mie
preghiere erano state esaudite. La sua voce mi faceva impazzire ed era
proprio
come lui: calda e sensuale.
Mi
ero già voltata quando mi venne in mente che dovevo
chiedere Jake un’altra cosa, o forse volevo dirgli qualcosa
tanto per trovare
una scusa per parlarci ancora un secondo in più, ma quando
mi voltai Jacob e
Jessica erano già impegnati a baciarsi, non era un bacio
dolce o di comunque
due innamorati, ma avrei dato comunque oro per esserci io al posto di
Jessica.
Il
viaggio sul pullman fu terribile, era difficile
combattere contemporaneamente con le lacrime che minacciavano di uscire
da un
secondo all’altro e con le mani che sembravano essere
impazzite nel tentativo
di arrivare prendere con violenza a graffiare qualcosa, ma non potevo
cedere
così davanti a metà del liceo e così
dovetti solo resistere.
Quando
arrivai alla porta d’ingresso di casa mia pensavo che
tutto fosse finito e che finalmente avrei potuto rinchiudermi in camera
mia
cercando di calmarmi, ma questo purtroppo quel giorno era destinato a
restare
solo un sogno.
“
ISABELLA MARIE SWAN VIENI IMMEDIATAMENTE QUA“ la voce di
mia madre arrivò furiosa alle mie orecchie.
“
Cosa significa questo? Me lo spieghi “ mia madre sbatte
sul tavolo della cucina il mio ultimo test di matematica con violenza,
mentre
mio padre mi guardava torvo e arrabbiato dall’altro angolo
della cucina.
Guardai
il foglio bianco del test di matematica sul quale la
scritta rossa 3- padroneggiava e saltava subito all’occhio
“ che ho preso 3- in
matematica, forse? “ risposi con arroganza, ma il giorno che
avevano scelto per
urlarmi dietro, come sarebbe avvenuto da lì a poco, non per
niente quello
giusto.
Mia
madre stava per rispondere, ma mio padre la sovrastò
“
NON DEVI RISPONDERE COSì NE A TUA MADRE NE A ME CI SIAMO
CAPITI? INSOLENTE CHE
NON SEI ALTRO “ mio padre era già fuori da
qualsiasi grazia, provai a
ribattere, ma lui non me ne lasciò il tempo.
“
io e tua madre facciamo dei sacrifici per mandarti a
scuola? E tu cosa fai? Non t’impegni nemmeno. Sei
un’ingrata che non sa assumersi
la responsabilità delle sue azioni. Non ti vergogni nemmeno,
dopo tutti i
nostri sacrifici, di questo 3-? NO, NON TI VERGONI NEMMENO,
perché IL
VERGOGNARSI RICHIEDE UN MINIMO DI INTELLIGENZA , CHE TU DA QUANTO
DIMOSTRI NON
HAI…DOVRESTI VERGONGNARTI ANCHE DI ESSERE NATA! “
Quando
sentii quelle parole qualcosa in me scattò, quello
era troppo anche per me “ DOVRESTI VERGOGNARTI
TU INVECE, DIRE CERTE COSE ALLA
PRORPIA FIGLIA FA SCHIFO, TU FAI SCHIFO, VOI
FATE…” non feci in tempo a finire di
parlare che la mano di mio padre mi arrivò dritta sulla
guancia destra.
Faceva
male, bruciava, ma era soprattutto dentro che
sanguinavo “ VATTENE VIA DA QUESTA STANZA ORA MOCCIOSA E
CERCA DI RECUPERARE
QUEL CAZZO DI 3 CON LA TESTA CHE TI RITROVI “ non volli
sentire altro che corsi
su per le scale.
Mentre
correvo piangevo, ma soprattutto pregavo di arrivare
presto in camera mia dove finalmente avrei potuto dare sfogo al mio
dolore e soprattutto
alla mia anima.
Mi
chiusi la porta alle spalle e le mie mani finalmente
poterono raggiungere quello che sul pullman gli era stato negato.
Le
ferite dell’animo erano incurabili, per quelle della
pelle bastava del semplice cotone intinto nel disinfettante.
_-_-_-_-_
Le
8.30 erano arrivate lente e scandite dal dolore ed io
finalmente ero fuori da quella maledetta casa: Quando ero uscita i miei
non si
erano nemmeno accorti di me, erano troppo impegnati a gridarsi contro
su chi
aveva torto e chi ragione, ma per quella volta decisi di non ascoltare
e di
andare a vivere la mia vita.
Le
mie braccia, che erano state accuratamente nascoste dalle
maniche della mia inseparabile felpa nera, anche se ormai erano passate
più di
cinque ore bruciavano ancora, ma forse era quello che mi meritavo.
Se
una
persona deve vergognarsi di vivere, non può far altro che
meritarsi un po’ di dolore
era
il pensiero che durante
tutto il pomeriggio mi aveva attanagliato la mente, pur non sapendo con
precisione da dove venissero quelle parole…O forse si? Non
era il momento di
pensarci, Jessica e Jake erano arrivati.
Il
viaggio a Port Angeles fu silenzioso, o almeno lo fu per
me.
Jessica e Jake
continuavano a parlare tra di loro, anch’io avevo provato due
o tre volte a immettermi
nel discorso, ma ero sempre stata prontamente interrotta da Jessica.
Più
gli guardavo, invece, più mi convincevo che erano la
coppia perfetta: Lui bello, lei bella, lui simpatico, lei simpatica,
lui
intelligente, lei intelligente, lui buono, lei buona.
Lui
si meritava una ragazza come lei affianco, non una
povera ragazza problematica!
Il
film era cominciato ed io mi sentivo sempre più come
un’intrusa
in un quadro perfetto mentre gli guardavo, dalla loro destra,
scambiarsi tenere
effusioni …quelle che da sempre avrei voluto fossero rivolte
a me.
Gli
unici momenti di gioia erano quando Jacob alzava gli
occhi su di me e mi chiedeva “ Bella, mi vai a prendere i
popcorn? “ o “ Bella,
mi vai a prendere l’acqua? “ o ancora “
Bella la volevo frizzante l’acqua. Valla
a cambiare “ di nuovo “ Bella, Jessica ha voglia di
caramelle vagliene a
prenderne un po’ “ e per ultimo “ Bella
mi vai a prendere le sigarette? “ ed io
mi ritrovai così ad accettare per l’ennesima volta.
Quella
sera le temperature non superavano quasi sicuramente i
cinque gradi ed io stavo letteralmente congelando, ma non potevo tornare indietro senza quelle
maledette sigarette,
come potevo avere qualcosa da lui, se io mi dimostravo sempre
irriconoscente e
incapace di portare a termine dei piccoli favori che mi si chiedevano?
Avevo
già preso le sigarette dal piccolo distributore
automatico quando un’auto passò e
catturò la mia attenzione.
Era
una semplice volvo argento metallizzata, ma fu il suo
conducente che catturò la mai attenzione.
I
finestrini erano aperti il che mi permise di guardarlo
ancora meglio:
I
capelli rossicci spettinati erano ancora più belli di
quanto gli ricordassi, gli occhi concentrati a guardare la strada lo
rendevano
ancora più affascinante ai miei e le mani strette sul
volante mi facevano desiderare
che quelle fossero, invece, sul mio corpo, ma non per stringerlo fino a
lasciare dei segni, ma per lasciare delle carezze delicate.
Quelle
labbra che si muovevano velocemente, stava parlando
al telefono, mi fecero immaginare immediatamente queste schiacciate
sulle mie e
la voce…La voce era qualcosa d’indescrivibile:
Calda, sensuale, allegra,
melodica o più semplicemente indescrivibile.
Le
ultime parole che sentii furono “ ok mamma, ma solo
perché ormai mi hai già messo in questo casino e
non voglio farti fare una così
detta figura di merda con la tua amica….” e poi
l’auto, che prima era ferma al
rosso, sfrecciò via fino a scomparire dalla mia vista.
Un
brivido mi percorse la schiena.
Ritornai
verso il cinema ancora scossa, la mia mente non
riusciva ancora a formulare un pensiero di senso compiuto e tutto
improvvisamente
mi sembrava più bello e semplice.
“
Ecco le tue sigarette Jacob “ le mia mano nel consegnarli
il pacchetto sfiorò le sua, ma non arrivò nessun
brivido “ era ora, ce ne hai
messo di tempo. Meno male che sei arrivata! Visto che sei in piedi non
è che
potresti andarmi a prendere una coca per favore? “ adesso era
troppo anche per
me, mi aveva seriamente stancato “ Jacob Dio ti ha donato le
gambe, quindi ora
alzi il culo, le usi un po’ e ti vai a prendere quella
coca-cola “ e mente
dicevo quelle parole mi sedevo finalmente sulla mia poltrona.
Quella
sera nessun senso di colpa mi attanagliò l’anima
per
la risposta che gli avevo dato: una parte di me aveva la consapevolezza
che
avevo fatto bene a rispondere così, che era ora, che Jacob
se lo meritava, ma
ancora non riuscivo a capire da dove avessi tirato fuori coraggio per
parlagli
in quel modo.
Quella
notte la mia mano non trovò motivo di distruggermi la
pelle, quella notte mi addormentai senza lacrime a solcarmi il viso,
quella
notte non fu Jacob a popolare i miei sogni, bensì quello
sconosciuto di cui non
sapevo nemmeno il nome.
“
Bella svegliati “ no, ancora cinque minuti, il sogno era
quasi giunto al termine “ forza Bella “ ormai le
mie labbra stavano per unirsi
alle sue…. “ SVEGLIA “ mia madre urlando
mi aveva scosso per obbligarmi ad
aprire gli occhi.
“
Che vuoi? È anche sabato, lasciami dormire in santa pace
“
dissi con voce ancora impastata dal sonno “ no, signorina tu
ora ti alzi che
forse ho trovato la soluzione al tuo problema: ripetizioni di
matematica! “ a
quelle parole scattai a sedere sul letto.
“
Ripetizioni di matematica? “ quasi urlai “ hai
capito
benissimo. Ieri sono uscita con una mia amica e parlando è
salto fuori del tuo
3 in matematica e che suo figlio è uscito da ragioneria con
il massimo dei
voti…” non la lasciai finire che la interruppi
“ fammi indovinare, è il figlio
che mi darà ripetizioni vero? “la risposta di mia
madre bastò a confermare i
miei sospetti“ preparati, ti aspetta alle undici “.
La
giornata era iniziata nei peggiori dei modi, ma ormai ero
nella merda e tanto valeva cercare di uscirne il più
velocemente possibile.
Quando
arrivai davanti a quell’enorme villa fatta
principalmente da pareti di vetro e stavo per suonare il campanello,
sperai
solo che quelle due ore passassero il più velocemente
possibile per poi
ritornare a casa per dormire, ma soprattutto per potere risognare il
più presto
possibile quel misterioso principe azzurro dai capelli ramati.
Buona
sera a tutte!!!!!
Ecco
qua il secondo capitolo della mia piccola
avventura.
Che
ne pensate? Vi è piaciuto? Aspetto con grande
ansia pareri e consigli.
In
questo capitolo ho cercato di approfondire
e concentrarmi su tutto quello che Bella pensa e prova, e spero
sinceramente di
aver trasmesso anche a voi lettori un’immagine chiara di lei.
Come
magari alcune di voi avranno notato l’autolesionismo
di Bella non è solo legato a Jacob, ma è anche
dovuto all’atmosfera che è costretta
a respirare in casa sua ogni giorno.
Per
quanto riguarda Charlie e René non gli ho
immaginati come due genitori che odiano la figlia, bensì
come due genitori un po’
all’antica e incapaci di gestire la pressione che grava su di
loro.
Beh
nel prossimo capitolo andremmo a conoscere
anche un altro personaggio, anzi IL personaggio (: sinceramente non
vedo l’ora
di cominciare a lavorare anche su di lui.
Beh
ragazze ora vi lascio che devo andare a
ripassare per la verifica di Latino che mi aspetta domani (ti prego
neve scendi
giù e fammi stare a casetta), nella speranza che vi sia
piaciuto,
Ally
Salvatore.
PS:
Ringrazio di cuore tutte le persone che mi
hanno inserito nelle seguite, chi nelle ricordate, chi nelle preferite,
chi
legge soltanto e soprattutto loro: pattinsonstewart,
Veronika Susan Cullen, _Eleonora cioè le
fantastiche ragazze che mi hanno
recensito!!
NOTIZIE
PROSSIMO AGGIORNAMETO:
Causa
simpaticissime verifiche di fine quadrimestre
l’aggiornamento potrebbe variare dalla settimana prossima a
inizio di quella
che la segue, ma chi lo sa? Io prometto di cercare di pubblicare il
prima
possibile.