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Autore: Hero98    17/01/2013    5 recensioni
"Il mondo è in rivolta: milioni di persone si sono riunite nelle piazze di ogni Paese, anche i più piccoli. Si spingono, urlano per farsi sentire. Sono stanche di subire, vogliono giustizia. Mostrano cartelloni candidi macchiati con scritte di un rosso scuro, colanti come lacrime, che chiedono vendetta.
Hanno visto morire vicini, compagni, parenti, in guerre che potevano essere evitate. Adesso basta.
Ventiquattro Nazioni scelte a caso tramite un sorteggio dovranno lottare in un’area selvaggia fino alla morte. Dovranno vedere il sangue dei loro compagni sporcare i loro vestiti, le loro mani. Uno solo uscirà “vivo” se dopo un’esperienza simile potrà ancora considerarsi tale.
Solo così il popolo di tutto il mondo si calmerà.
Che gli Hunger Games delle Nazioni abbiano inizio."
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 4 - Il dolore dell'addio

Tutti noi tributi fummo portati in piccole stanze, una per ciascuno. La mia stanza era addirittura più piccola del mio sgabuzzino, puzzava di chiuso ed era davvero buia, solo un filo di luce entrava dalle persiane rovinate. La carta da parati era vecchia e sporca, in più punti essendo strappata si vedeva il muro grigio e scrostato. Il pavimento di legno era crepato qua e là e mi chiesi se avrebbe retto il mio peso o sarei caduto al piano di sotto. Gli unici mobili erano una poltroncina rosa antico così impolverata che sembrava di un altro colore e una piccola lampada da terra che emetteva un leggero ronzio dovuto sicuramente ai cavi elettrici difettosi.
Non osavo assolutamente sedermi su quella poltroncina ricoperta di polvere, così come tutta la stanza, perciò rimasi in piedi a guardarmi intorno annoiato. Desideravo tanto avere uno dei mie videogiochi a portata di mano, dopotutto Cuba aveva detto che queste stanze servivano ai tributi per ricevere le ultime visite prima dei giochi ma gli unici che mi sarebbero venuti a trovare erano tributi anche loro… Mi chiedevo cosa avrei fatto se avessi vinto considerando che tutte le persone che contavano nella mia vita sarebbero morte in questi maledetti Hunger Games.
 
Quella maledetta stanza dove mi avevano rinchiuso era troppo piccola per la mia statura, mancava poco che toccassi il soffitto con la testa e per entrare mi ero dovuto piegare. Mi sentivo fuori luogo e avevo una gran voglia di abbattere la porta e scappare, magari andavo a finire quello che avevo iniziato con quell’idiota America. Un sorriso, che molti definirebbero inquietante, si fece spazio sul mio viso a quel pensiero. Però fui interrotto dal rumore metallico della porta, mi girai verso essa allarmato da dei rumori piuttosto bizzarri, come di palloni. Rimasi sorpreso nel vedere mia sorella maggiore Ucraina con le lacrime agli occhi e l’aria molto preoccupata e compassionevole.
“Russia caro, mi dispiace così tanto che tu debba partecipare a un gioco così pericoloso! Ma se lo hai scelto tu non posso far altro che tifare per te e pregare che vada tutto bene…” disse con una leggera insicurezza guardandomi negli occhi, le mani giunte al petto. Poi proseguì, illuminandosi: “Ti aiuterò pagando qualche sponsor, a quanto pare in questo modo i tributi possono ricevere degli aiuti! Però…” si rabbuiò di nuovo e abbassò lo sguardo con vergogna. Adesso la voce si era abbassata notevolmente: “Non ho molti soldi quindi non sarò molto d’aiuto.” Concluse mentre delle lacrime iniziarono a scendere silenziose sulle sue guance chiarissime.
“Sorellona, non preoccuparti…” cercai di dirle con un sorriso rassicurante ma lei mi interruppe di nuovo alzando lo sguardo con decisione.
“Ti sarò di supporto morale, Russia caro!” esclamò e mi porse una sciarpa simile a quell’altra che mi aveva regalato quando eravamo piccoli.
Io la presi fra le mani, ad essere sincero quella che portavo era ormai rovinata dal tempo passato, secoli interi. Sorrisi giusto in tempo per vedere Ucraina singhiozzare un “addio” e scappare via in lacrime. Mi portai la sciarpa sul viso accarezzandola e sentendone l’odore.
Sicuramente mi avrebbe aiutato.
 
Era tempo ormai che aspettavo uno straccio di visita ma a quanto pare tutti i miei “fratelli” erano andati da Cina. Mi lasciai cadere sulla poltroncina al centro della stanza minuscola sollevando così una nuvola di polvere che mi fece tossire. A differenza delle abitazioni in Sud Corea questa era davvero orribile, non avevo mai visto una stanza così angusta. Non era neanche definibile stanza a dire la verità. Sospirai annoiato osservando i minuscoli granelli di polvere danzare nell’aria. All’improvviso sentii un botto terribile, come una bomba, e scattai a sedere. Una densa nuvola di fumo scuro avvolgeva l’entrata. Mi guardavo intorno cercando di scorgere qualcosa ma il fumo copriva tutta la stanzetta, poi delle mani mi toccarono il petto, come a volerlo palpare.
“Non sono donna, rincitrullito!” esclamai ridendo e mi girai per vedere chi era tanto intelligente da fare una gaffe simile. Rimasi sorpreso nel vedere Hong Kong, in effetti non poteva essere che lui.
“Come sono andato? Se tu non ci sei divento io il palpatore al tuo posto e devo allenarmi.” Disse calmo con un leggero sorriso.
Rimasi in silenzio per un po’, troppo emozionato per elaborare una frase di senso compiuto. Era davvero un ragazzo d’oro.
“Non posso lasciare un compito così importante nelle tue mani, lanciarazzi.” Risposi con un sorriso strafottente.
“Allora vinci”
Quelle due parole mi colpirono dritto nel cuore. Stava forse dicendo che credeva in me? Davvero pensava che avessi qualche possibilità? Quelle due semplici parole mi diedero di nuovo speranza. “Grazie” pensai, ma non lo dissi. Per orgoglio, perché avrei voluto dirglielo una volta fuori dall’arena degli Hunger Games.
 
Il Magnifico Me non aspettava di certo visite: Ovest, Francia e Spagna erano tributi e solo loro avrebbero potuto andarlo a trovare.
Invece mi ritrovai nella stanza, che più piccola di così non poteva essere, Ungheria e Austria. Notai che erano a disagio, stavano un po’ stretti ed era difficile evitare il mio sguardo.
“Allora qual buon vento vi porta a far visita al Magnifico?” esclamai per poi rendermi conto che non era proprio una frase adatta all’occasione. Infatti Ungheria mi stava guardando con rimprovero e Austria sospirò come rassegnato.
“Volevamo informarti che noi parteggeremo per te.” Disse il damerino guardando in un punto imprecisato sulla parete. Cercai di seguire il suo sguardo ma non portava a nulla, allora rimasi perplesso, si stava forse riferendo a me?
“Per chi?” chiesi incredulo, certo di aver capito male. Magari affianco a me c’era il ragazzo invisibile e stavano parlando con lui.
“Per te, stupido zuccone!” rispose irritata Ungheria stringendo con fare minaccioso i pugni, quel carattere non si abbinava per niente a quella sua delicatezza femminile.
Io rimasi ad osservarli per un po’ poi scoppiai a ridere di gusto. Cercavano sicuramente di tenermi su il morale.
“Sto benone, non preoccupatevi!” esclamai divertito con il mio solito ghigno sul viso.
Loro mi guardavano come infastiditi, e ciò non era una novità. Poi se ne andarono senza rivolgermi più la parola, neanche un saluto.
A quel punto mi sentii uno stupido per la prima volta in vita mia, dopotutto stavano cercando di aiutarmi. Io anche se non lo davo a vedere ero spaventato per ciò che stava per accadere. La vergogna per come mi ero comportando invase ogni parte del mio corpo. Senza pensarci più di tanto mi precipitai fuori dalla stanzetta che iniziava a soffocarmi e urlai nel corridoio verso di loro: “Grazie! Lo terrò a mente!”
Loro si voltarono, io sorridevo leggermente imbarazzato. Ricambiarono il sorriso dopo essersi rivolti uno sguardo d’intesa, poi, dopo un lieve cenno di saluto con la mano, se ne andarono. Osservai le loro schiene finché non girarono alla fine del corridoio. Forse li avrei visti per l’ultima volta.
 
Lo stava ancora aspettando, era lì seduta composta con le mani in grembo in quella stanza buia che la spaventava, la opprimeva. Terrore, ansia, insicurezza premevano contro di lei in quel buio accecante. Ma rimaneva lì, immobile, gli occhi chiari fissi sulla porta nell’attesa che la persona che aspettava la varcasse.
Poi finalmente, come se l’avesse deciso lei, la porta si aprì. Strinse un po’ gli occhi abituati al buio per scorgere meglio la figura che portava con sé anche la luce del corridoio.
Ma non era lui.
“E’ ora di andare signorina, le visite sono terminate.” Disse la figura che non riusciva a riconoscere ma che aveva sicuramente visto altre volte.
Non era venuto a trovarla, il suo fratellone l’aveva abbandonata ancor prima che entrasse nell’arena.
Svizzera non l’avrebbe più vista, neanche per salutarla un’ultima volta.
Dopo ciò che era accaduto all’estrazione aveva avuto paura, quando quella più spaventata era lei. Lei che sarebbe morta, lo sapeva già. Sorrise tristemente nel buio, inutile piangere. Si alzò lentamente e seguì quella figura.

Angolino di Hero~
Salve a tutti, scusate il terribile ritardo! Ma meglio tardi che mai, dopotutto!
Volevo ricapitolare le Nazioni estratte dato che molti di voi nelle recensioni hanno fatto un po' di confusione.
I ventiquattro tributi in ordine di estrazione sono:
America, Russia, Cina, Romano, Bielorussia, Grecia, Canada, Spagna, Veneziano, Seychelles, Germania, Francia, Sealand, Inghilterra, Turchia, Prussia, Svezia, Lettonia, Lituania, Polonia, Giappone, Norvegia, Sud Corea, Liechtenstein.
Scusate se sono stata imprecisa nell'estrazione D: Spero che questo capitolo vi piaccia, recensite in tanti! Alla prossima~!

   
 
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