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Autore: Ranpyon    08/08/2007    7 recensioni
Nuova ficcy!! Lo so, voglio ammazzarmi di lavoro... ma questa storia mi è stata richiesta da molti di voi... E forse avete già capito di cosa si tratta... >__> "...Caro diario..."
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salveeeee

Salveeeee!!!

Eccomi qui con un nuovo capitolo!! Cmq, cm ho già detto nel cap precedente, mi risulta difficile scrivere i nomi italiani piuttosto che quelli giapponesi… Quindi vogliate scusarmi, ma ho deciso di continuare questa ficcy inserendo i nomi giapponesi…^^ Mi ci trovo decisamente meglio e, come alcuni di voi mi hanno fatto notare, sono più belli!

Ora vi lascio al capitolo, buona lettura…!!!!

 

 

Capitolo 4

Partenza… con sorpresa

 

 

 

Un’astronave gigantesca si era materializzata nel giardino di casa Shirogane. Alcuni Keberiani, gli abitanti del pianeta di provenienza di Pai, Kisshu e Taruto, l’avevano teletrasportata lì con l’intento di permettere a quelli che sarebbero stati i loro salvatori di intraprendere il viaggio.

Tutti, nessuno escluso - ovviamente senza contare Miki - stavano facendo la loro parte per preparare l’astronave alla partenza. Minto e Zakuro sistemavano tutto ciò che poteva essere necessario ad affrontare un viaggio così duro e impegnativo. Keiichiro, Ryo, Pai, Taruto e Kisshu stavano programmando la mappa di esplorazione dei pianeti: in tutto avrebbero dovuto visitare sei pianeti, nei quali era conservata la Mew Aqua. Trovarla sarebbe stato tutt’altro che facile e per dei soli alieni sarebbe stato pressoché impossibile, ma con l’aiuto delle MewMew che percepivano a distanza la presenza dell’Acqua Cristallo e emanavano una forte luce nelle vicinanze della stessa, sarebbe stato di certo più semplice. Sempre difficile, certo, perché i pianeti non erano abitati da persone cordiali e bendisposte verso quelli che per loro erano “gli alieni”. O meglio, con molta probabilità i pianeti non erano nemmeno abitati da persone. L’ipotesi di Pai era che i corpi celesti da visitare fossero popolati da strane creature più simili ad animali e a chimeri che a uomini. Ma ora quello non era il problema principale; ci avrebbero pensato in seguito.

“Ichigo, dove lo sistemo questo?” domandò Purin portando tra le braccia una grande cassa.

“Cosa sono?”

“Sono i viveri per il viaggio. E laggiù ci sono altre casse”

“Mettili nella stiva, io vado a prendere le altre”

La biondina annuì e con una piroetta entrò nell’astronave. Ichigo sorrise e si diresse nel punto indicato da Purin. C’erano una decina di casse tutte accatastate e Miki era seduta sopra una di esse. Sul volto, un’espressione tremendamente arrabbiata e malinconica. Ichigo le si avvicinò e le accarezzò affettuosamente i capelli, ma la piccola si limitò a voltare di lato la testa senza dire niente.

“Miki, lo sai che è pericoloso… Non puoi venire con noi. I nonni stanno per arrivare e tu resterai qui con loro…”

“Non voglio!” esclamò la bambina stringendo i piccoli pugni. “Voglio venire con te e papà!”

“E’ inutile che insisti, Miki. Ti ho detto di no” rispose dura Ichigo alzandosi e fissandola seriamente. Aveva sempre dato tutto a sua figlia, non le aveva mai fatto mancare niente… ma stavolta doveva essere irremovibile. La missione era troppo pericolosa e Miki sarebbe stata solo un peso.

Prese una cassa e si voltò, diretta verso l’astronave. Di soppiatto, Miki fissò sua madre e la seguì con lo sguardo mentre entrava nella stiva e riponeva la cassa.

“Scusa, Ichigo, puoi venire un secondo?” Retasu si sbracciò e chiamò l’amica, che la raggiunse.

“Dimmi”

“Ecco… dato che ho lasciato Satoshi a casa con mia cugina maggiore… Vorrei potergli parlare ogni tanto… Non è che ci sarebbe un telefono da portare a bordo dell’astronave?” domandò con apprensione gettando un’occhiata a Miki che, in quel momento, stava scendendo dalla cassa.

“Beh, non si tratta proprio di un telefono, ma Kei e Ryo ci hanno già pensato” rispose sorridendo Ichigo. Sul volto di Retasu si allargò un enorme sorriso.

“Meno male…”

“Oh, scusa, Retasu, torno fra due minuti”

Il campanello aveva appena suonato e aveva subito attirato l’attenzione di Ichigo. Di certo dovevano essere i suoi genitori. Sarebbero rimasti lì a villa Shirogane fino a tempo indeterminato, in attesa del ritorno della loro figlia e di suo marito.

Ichigo si precipitò alla porta, raggiante. La aprì di scatto.

“Mamma, papà… Hazel!!” esclamò entusiasta facendoli accomodare. Era da un bel po’ di tempo che non li vedeva, essendosi trasferita in America.

Ovviamente sua madre aveva scoperto tutto riguardo al Progetto Mew. Anzi, era stata proprio Ichigo a metterla al corrente dei fatti durante il periodo in cui Ryo era ricoverato in un letto di ospedale. Il suo padre adottivo, Yamato, lo aveva scoperto solo qualche tempo più tardi, dopo che la battaglia era finita. Aveva per caso sentito una conversazione tra la sua figliastra e sua moglie e aveva scoperto tutto. Ad Hazel avevano solo accennato qualcosa: avendo circa sei anni, la bambina non aveva prestato attenzione al discorso che le aveva fatto sua madre, ma trovava emozionante il fatto che sua sorella fosse una MewMew.

Ichigo abbracciò i suoi genitori e prese in braccio la sorellina, dandole un affettuoso bacio sulla guancia.

“Hazel, Miki è di fuori, vai da lei”

“Sì!!” la bambina scese dalle braccia della sorella e si precipitò nel giardino.

“Venite” Ichigo condusse i suoi genitori nel cortile e richiamò l’attenzione di tutti.

“Ragazzi, ecco i miei genitori…!”

Ryo scattò subito in piedi - era seduto a terra e stava avvitando con un cacciavite una piastra di metallo sotto la plancia dei comandi - e si precipitò dai coniugi Momomiya, salutandoli con un inchino.

“Benarrivati”

“Grazie, Ryo”

Il biondo sorrise e si voltò verso gli alieni che, non sapendo cosa fare, erano rimasti nell’astronave.

“Loro sono i nostri… ehm… compagni di viaggio” disse Ichigo portandosi una mano dietro la nuca.

Sakura sorrise cordialmente o, perlomeno, cercò di dare questa impressione. Una cosa era sentire i discorsi sugli alieni e sapere che si trovavano sulla terra, un’altra era trovarseli davanti in carne, ossa e orecchie piuttosto lunghe.

Kisshu scese con un balzo dall’astronave e si avvicinò alla coppia. Prese la mano della signora Momomiya e la baciò lievemente, facendola arrossire.

“Piacere di conoscerla. Ora capisco da chi ha preso la sua bellezza Ichigo” disse in tono estremamente sensuale. La donna ridacchiò e il marito fulminò con lo sguardo Kisshu, che intanto si era avvicinato a Ichigo.

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio, eh?” lo ammonì la rossina dandogli una leggera gomitata alle costole.

“Che ci vuoi fare, le vecchie abitudini sono dure a morire” rispose lui mostrando una faccia compiaciuta. Ichigo sorrise e si voltò alla ricerca di Hazel e Miki.

Le vide poco lontano, sedute sulle altalene che giocavano.

“Miki, vieni a salutare i nonni!!” esclamò la rossa attirando l’attenzione della figlia.

Tenendo sempre il volto imbronciato, la bambina obbedì e si diresse di corsa dai nonni. Li baciò entrambi e poi, senza dire niente, tornò dove stava giocando prima con Hazel.

“Ma che cos’ha?” domandò Yamato. “Di solito appena ci vede fa i salti di gioia”.

“E’ arrabbiata perché vuole che la portiamo con noi” rispose Ryo voltandosi a fissare la figlia.

“Ma la missione è troppo pericolosa… e non sappiamo nemmeno quanto durerà”

“Terremo noi Miki, non preoccupatevi”

Ichigo sorrise.

“Beh, voi accomodatevi, noi finiamo di preparare e poi partiremo subito”

Nonostante l’invito di Ichigo, i signori Momomiya insistettero per aiutare nei preparativi e, in poco più di due ore, l’astronave era pronta a partire.

“Beh, mamma… ci vediamo al mio ritorno… Ciao, papà”

La rossa baciò i suoi genitori e si chinò per salutare Hazel e Miki.

“Mi raccomando, Hazel, controlla Miki, d’accordo…?”

La bambina annuì vigorosamente con la testa e Ichigo spostò lo sguardo su sua figlia.

“Miki… mamma e papà tornano presto… Tu fai la brava con i nonni, ok?”

Il broncio che aveva accompagnato la bimba fino ad allora sparì all’istante. Dei grandi lacrimoni le caddero dagli occhi.

“Mamma…” piagnucolò abbracciandola. La rossa, lottando contro le lacrime che cercavano di uscire dai suoi occhi, le schioccò un bacio sulla fronte e l’accarezzò dolcemente.

“La mamma torna subito, non ti preoccupare”

Ryo si avvicinò alla bambina e la prese in braccio, schioccandole un bacio sulla guancia.

“E ti porteremo tanti bei regali…!” disse facendole fare una giravolta. Miki tirò su con il naso e annuì lentamente con la testa, continuando a piangere.

Ryo la fece scendere a terra e salutò i signori Momomiya e Hazel e salì a bordo dell’astronave, seguito a ruota da Ichigo - che gli aveva sussurrato all’orecchio “dove diavolo li prendiamo i regali nello spazio?!”- e da tutti gli altri.

L’astronave era di forma più o meno ovoidale. Era di un colore argentato e blu scuro, con dei piccoli oblò tutti intorno che avrebbero permesso di ammirare il panorama circostante. A quella che poteva essere considerata la prua dell’astronave, c’era un enorme vetrata dove si poteva scorgere la plancia di comando e l’interno dell’astronave. C’erano dieci sedili disposti circolarmente al centro del velivolo e altri due sedili per chi comandava l’astronave. Ai lati c’erano dei mobili su cui erano stipati degli strani oggetti su cui Kei e Ryo non avevano indagato. Appartenevano alla razza aliena e di certo loro non avrebbero saputo usarli. Alla poppa, invece, c’erano due grandi motori circolari e, sotto di essi, altri quattro motori molto più piccoli, che erano quelli di emergenza.

E, in fondo all’astronave, una piccola scaletta che conduceva alla parte inferiore, dove c’era la stiva con tutto il carico delle vivande e il necessario per vivere durante quei giorni.

Quando anche Retasu, l’ultima della fila, salì a bordo, l’astronave si mise in moto con uno scossone che fece tremare loro la terra sotto i piedi. Minto dovette aggrapparsi a una parete per non cadere a terra. Ichigo lanciò un’ultima occhiata ai suoi genitori e notò che Miki mancava. Un po’ preoccupata, pensò che di certo era andata in camera sua… o almeno, questo era quello che sperava.

Il portellone dell’astronave si chiuse lentamente e con un cigolio sinistro, per niente rassicurante.

“Siamo sicuri che questa carretta volerà…?” domandò titubante Taruto rivolto ai fratelli.

In risposta, ricevette solo un “tsk” da parte di Kisshu.

L’astronave traballò una seconda volta e i motori principali cominciarono a vibrare. Il velivolo si sollevò da terra di qualche metro e, con uno scatto verticale, partì verso il cielo. Schiacciati dalla pressione, le MewMew, Ryo, Kei e Taruto si trovarono schiacciati a terra, soprattutto a causa della velocità con cui l’astronave aveva preso quota.

“Tranquilli, fra qualche secondo supereremo l’atmosfera terrestre e potrete rialzarvi” li rassicurò Pai che, insieme a Kisshu, stava compiendo uno sforzo enorme cercando di controllare l’astronave. Proprio come aveva detto l’alieno, dopo qualche secondo l’aria tornò a farsi meno pesante e tutti poterono alzarsi. Kisshu premette un paio di pulsanti della tastiera e si alzò stiracchiandosi.

“Ho inserito il pilota automatico… e ho anche fatto in modo che qui, nell’astronave, ci sia forza di gravità, altrimenti ci ritroveremo tutti a galleggiare” disse avvicinandosi agli altri. Pai lo imitò e sospirò.

“Dobbiamo aspettare che l’astronave rintracci la rotta, poi seguiremo il percorso che abbiamo deciso”

“Ok” rispose Ryo abbandonandosi su una sedia.

Ichigo gli si avvicinò.

“Che hai?”

“Ho la sensazione di aver dimenticato qualcosa…” rispose lui mesto, sperando con tutto il cuore che il suo fosse un semplice presentimento.

“Io vado a prendere qualcosa da bere” disse Minto avviandosi verso la stiva.

“Il the?” domandò Purin ridendo della propria battuta e suscitando le risa dei presenti. Minto arrossì, segno che la biondina aveva fatto centro, e le fece la linguaccia. Scese le scale e aprì il portellone.

“…E TU CHE CI FAI QUI?!?!” l’urlo della moretta fece sobbalzare l’intero equipaggio. Tutti restarono in attesa di vedere cosa fosse successo, o meglio, con chi stesse parlando Minto. Dopo qualche secondo, la ragazza sbucò seguita da una bambina piccola. Una bambina dai capelli rossi. 

“Miki!! …E tu… ma… tu… che ci fai qui?!” Ichigo saltò in piedi e corse dalla figlia che, raggiante, si guardava intorno.

“Vengo con voi…!” esclamò lei allegramente prendendo posto su uno dei sedili.

“Come… dove… dove ti sei nascosta?!”

“Laggiù” la piccola indicò una piccola scaletta che conduceva alla parte inferiore dell’astronave, più precisamente alla stiva.

“…Non c’è dubbio, è proprio tua figlia” commentò la rossa voltandosi verso Ryo che ancora non era riuscito a spiccicare parola. Poi il biondo si voltò all’improvviso verso Pai.

“Inverti la rotta, dobbiamo riportare a casa!” esclamò avvicinandosi a lui, ma l’alieno scosse la testa.

“E’ impossibile. Una volta partiti non si può tornare indietro”

Ryo sospirò rassegnato e prese il trasmettitore, porgendolo a Ichigo.

“Avverti i tuoi che Miki è qui con noi… Altrimenti si spaventerebbero non vedendola”

La rossa annuì e fece come le era stato detto.

La piccola Miki, felice, ondeggiava avanti e indietro sul sedile, canticchiando una canzone.

“Ormai il danno è fatto” proferì Purin dando una pacca sulla spalla a Ichigo.

“Non preoccuparti, la proteggeremo”

“…Sì, lo so” rispose la ragazza sospirando.

Sperava solo che Miki non avrebbe corso nessun rischio…

 

 

 

 

 

…To be continued…

  

 

 

 

 

Fine capitolo 4!!! Allora, che ne pensate??? Miki è proprio una peste… alla fine ha raggiunto il suo scopo! Beh, del resto come non aspettarselo? E’ una Shirogane*__*

Spero che il chap vi sia piaciuto… io mi dileguo!!

Un bacio, commentate!!

Un kiss

Ranpyon!

 

 

 

Ps- Ho appena scoperto fino a quando dovrò fare a meno di internet: fino a inizio settembre (si spera non più tardi), quindi non ci risentiremo fino a settembre (mi riferisco a chi ha il mio contatto di MSN)… ma cercherò cmq di aggiornare una volta a settimana tutte e 4 le storie, scroccando internet a casa di amiche ^^

Grazie per l’attenzione, a risentirci presto!!!!! E scusate l’inconveniente!

 

  
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