Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
PARTE I.
I.
L’estate, quell’anno, era particolarmente calda.
Molti ruscelli erano in secca e perfino il grande Selin scorreva con
meno brio del solito, come un grosso serpente argentato che si trascina
le lunghe spire torpide. La terra era arida e polverosa e la produzione
di frutta era stata pericolosamente scarsa. Il tutto era aggravato
da quella maledetta guerra. Certo, per ora non aveva ancora
raggiunto il centro del paese e si combatteva ai confini, ma erano
tutti dell’idea che l’esercito nemico non avrebbe
tardato molto a dilagare nel paese. A questo stava pensando un giovane
mercante appollaiato su suo carro. Era accompagnato nel suo viaggio dal
suo fedele servitore e dal miglior venditore che aveva. Il padre aveva
fatto bene a farlo partire subito, per lo meno avrebbe potuto trovare
un buon guadagno nelle città più interne. Certo
gli dispiaceva lasciare la sua famiglia a Fals’in, ma i suoi
genitori erano vecchi e pieni di esperienza e avrebbero saputo come
cavarsela. Engalil, invece aveva tutta la vita davanti ed era ora che
uscisse dal guscio famigliare. E così si dirigeva, di
città in città, verso la capitale dove i guadagni
sarebbero stati notevoli.
“Signore, ti vedo sudare, vuoi andare sotto la
tenda?” le parole del servitore interruppero i pensieri di
Engalil che rispose spazientito”No, Murlo, non sono una
ragazzina!” asciugandosi il sudore dalla fronte. Intanto
Parmio, il venditore, cercava un po’ di sollievo dal calore
con una pezza bagnata dall’acqua della ghirba.
“Ehi Parmio, vacci piano con l’acqua –
esclamò esasperato Engalil – Mancano ancora due
giorni a Valia e non mi va di allontanarmi dalla strada per fare
rifornimento. Comunque troverai un po’ di sollievo fra pochi
minuti: ci stiamo avvicinando alla foresta di Mandra”
Parmio sospirò “Ti sembra prudente? Potrebbero
esserci dei ladri o qualche soldato nemico!” Murlo
annuì “Si signore, credo che abbia ragione
Parmio!” ma Engalil scosse con ostinazione il capo
“Non abbiate paura di un po’ d’ombra!
Sono sicuro che non corriamo alcun pericolo: siamo troppo
all’interno per imbatterci nei soldati di Torasil e i ladri
sono troppo impegnati a derubare i profughi. Comunque, se proprio non
ce la fate a superare la paura di quattro alberi, posso sempre fare una
deviazione e potrete continuare a soffrire il caldo per altri due
giorni” concluse sorridendo di sbieco, al che Parmio e Murlo
sospirarono sconsolati. Sapevano che se il padrone si metteva in testa
qualcosa sarebbe riuscito ad ottenerla, non per niente era il miglior
mercante di Fals’in! Finalmente il carro lasciò la
campagna rovente e s’inoltrò sotto la frescura
della foresta di Mandra. C’era una comoda e larga strada
carreggiabile che premetteva al carro di proseguire con
facilità ed anche i cavalli procedevano con più
speditezza sotto l’ombra. La foresta era quanto di
più vivo si potesse immaginare, piena di trilli, cinguettii,
schiocchi, fruscii, tanto che i tre non si accorsero di rumori sospetti
provenienti dalla boscaglia. Ma, all’improvviso, dai cespugli
sbucarono alcune ombre. Engalil non si rese subito conto della
situazione e fermò il carro. Questo diede modo ai ladri di
assaltarlo. I cavalli nitrirono terrorizzati e sia Murlo che Parmio
cominciarono ad urlare. Finalmente Engalil capì la
situazione e cercò invano di far correre via i cavalli ormai
indomabili. Il ragazzo si sentì trascinare giù
dalla cassetta e mentre cadeva a terra gli sembrò che il
tempo scorresse più lentamente. Vide soldati dalle armature
sconosciute avventarsi sui suoi amici ed ucciderli, cercò d
urlare ma un dolore lancinante alla testa lo bloccò e lo
fece scivolare nella tenebra dell’oblio.