Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: mari9    20/01/2013    2 recensioni
Rebecca lascia Michele, il suo unio vero amore.
Lui ha sempre creduto che lei fosse un'umana.
Lui le ha detto la verità: è un angelo.
Lei no.
Lei gli ha fatto credere di essere un'umana.
Lei in realtà è una strega.
Una strega nera.
Una della peggior specie.
Loro sono l'uno l'opposto dell'altro.
Rebecca ricorda esattamente le parole che gli disse:
"Non ti amo più; anzi forse non ti ho mai amato.
Ero semplicemente curiosa; volevo conoscere una creatura diversa da me.
Mi dispiace ma è la verità”
No, questa non è la verità.
è una bugia, e lei sa mentire divinamente.
Ormai sono passati 231 anni da quando si sono lasciati.
Lui non ha mai scoperto la verità e lei ne è contenta.
Ma cosa succederebbe se dopo tutti questi anni si dovessero rincontrare in un'accademia?
Lei li è una strega...
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 6
 
 
Appena sveglia una persona normale in questo mondo vorrebbe, come minimo, vedere una faccia amica che ti dica buongiorno e non una che appena la vedi ti sta per far avere un infarto.
Una persona normale si sveglierebbe con tutta la calma di questo mondo e si alzerebbe con altrettanta calma, non sgranare gli occhi e buttarsi fuori dal letto facendosi male a un ginocchio.
Una persona normale non vorrebbe sentire un chiacchiericcio costante che si infila dritto nelle sue orecchie come lame affilate, ma vorrebbe che nella sua stanza regnasse un costante silenzio. Le persone appena sveglie sono facilmente irritabili, soprattutto io.
Una persona normale si vorrebbe vestire con calma e da sola, non in compagnia e in tutta fretta.
Ma si sa che io non posso essere considerata una persona normale e, evidentemente, queste cose a me non sono concesse.
Reb mi stai ascoltando?”
Mi giro e le lancio un’occhiata fulminante sperando che sparisca immediatamente dalla mia vista, ma ovviamente nessuno mi ascolta e lei rimane lì.
Apre di nuovo la sua bocca, ma la fermo prima che possa dire qualcos’altro.
“Certo che ti sto ascoltando. Purtroppo. Non ti sei accorta che è assolutamente impossibile non ascoltarti? Mi stai parlando direttamente nell’orecchio!”
Mi avvicino alla finestra e scosto le tende. Il sole sta sorgendo e le sei figure che ieri sera erano appostate sotto la mia finestra non ci sono più.
Chissà chi cazzo erano…
Ieri sera me ne ero accorta per puro caso, grazie a uno strano mantello rosso che indossava una delle sei figure.
Che stai guardando?”
Mi allontano dalla finestra e mi metto una mano in testa. Mi è pure venuto il mal di testa. Perfetto. Peggio di così la giornata non poteva iniziare.
Prendo un’aspirina dalla mia borsa e la mando giù senza bisogno dell’acqua.
Mi siedo su una sedia e involontariamente stringo tra le mani il medaglione che tengo legato al collo.
Un piccolo medaglione che per me significa tutto. Un medaglione che racconta la verità su chi sono in realtà.
Sopraffatta dai ricordi prendo la mia borsa e la scaglio contro al muro, facendo cadere tutto il suo contenuto.
Tra i diversi oggetti sparsi per terra noto un piccolo luccichio che rotola verso di me, fino a depositarsi davanti ai miei piedi.
Un piccolo anello. Lo prendo tra le dita e lo guardo attentamente cercando di trattenere le lacrime.
C’è l’ho ancora!
“Che bell’anello!”
La voce della donna rossa mi fa sobbalzare e nascondo il piccolo anello tra le dita.
“Di chi è?”
Quella semplice domanda mi fa chiudere gli occhi e ricordare…
 
 
Inizio flashback…
 
Ave Maria! Vergin del ciel

sovrana di grazie e madre pia

che accogli ognor la fervente

preghiera,


Un piccolo coro di una piccola chiesa canta durante la celebrazione. Molte persone chiudono gli occhi per poter concentrarsi meglio su quella meravigliosa canzone.
Anche io sono seduta in mezzo a quelle persone, però i miei occhi sono aperti e fissano la croce appesa appena dietro l’altare.
Una ragazza, accanto a me, canta anche lei la bellissima canzone e ogni tanto mi lancia delle occhiatine curiose.
Sento un cigolio provenire dalla porta della chiesa e subito dopo una donna bionda si siede accanto a me.
 

non negar a questo straziato mio cuor

tregua al suo dolor!
 
“Non mi aspettavo di trovarti qui Rebecca. Da quel che ricordo tu non adori particolarmente le chiese.”
“Brutti ricordi che non valgono la pena di essere ricordati.”
“Tu sei piena di brutti ricordi.”
“Sono quel che sono, Minerva.”
 
 
Sperduta l’alma mia ricorre a te

e pien di speme si prostra ai tuoi piè,
 
 
“Cosa hai intenzione di fare con Michele?”
La sua domanda è detta con tutta la nonchalance possibile, ma io so che non è detta a caso. Lei vuole sapere.
“Lasciarlo.”
La mia voce esce dura e forte, ignorando le urla straziate del mio cuore.
Sul suo viso compare un sorriso triste e compassionevole.
“E come? Gli dirai che sei una strega?”
La guardo come se fosse impazzita. È ovvio che non gli dirò che sono una strega. Non voglio che provi disgusto anche solo a guardarmi.
Appena coglie il mio sguardo alza le mani in segno di resa.
“Allora… gli dirai che i tuoi genitori hanno deciso di farti sposare un uomo che non ami e non vuoi andare contro il loro volere perché gli vuoi bene?”
A questa alzo un sopracciglio divertita. Minerva è sempre stata una comica e scherza sempre su tutto.
“Uhm… oh capito!”
Alza un pugno in segno di trionfo e io mi preparo all’ennesima cavolata che dirà…
“Gli dirai che sei malata di una malattia incurabile e che tra pochi mesi morirai. E siccome tu sei buona e brava non vuoi che lui ti rimanga accanto per non farlo soffrire.”
Appunto! Eccola la cavolata.
“No… gli dirò semplicemente che non l’ho mai amato.”
Mi guarda sorpresa mentre io rivolgo nuovamente la mia attenzione all’altare.
“Ma è una bugia!”
“Lo so!” continuo tranquilla.
“Ti odierà!”
“Lo so!”
 
 
t’invoca e attende che tu le dia

la pace che solo tu puoi donar
 
“Quando glielodirai?”
“Oggi…”
La sento sussultare accanto a me e se gli guardi potessero uccidere, credetemi, sarei già morta.
“Non puoi! È il suo compleanno.”
“Non ho scelta. Lucinda è sulle mie tracce… devo proteggerlo…”
Tra le mani gioco con il piccolo anello che voglio regalargli. L’ho visto nella vetrina di una gioielleria e me ne sono innamorata.
È un piccolo anello formato da due serpenti attorcigliati, uno argento e l’altro verde. Il serpente argento negli occhi ha incastonate due pietre verdi, mentre quello verde ne ha due rosse.
I serpenti sono i miei animali preferiti perché ritengo che mi somiglino molto.
I serpenti sono così piccoli che a prima vista sembrano del tutto innocui, ma se ti distrai loro ne approfittano per morderti e avvelenarti… Un po’ come me, insomma.
“è l’unica cosa veramente importante che mi è rimasta.”
Mi alzo dalla panca e vado verso la porta della chiesa, ma prima di uscire mi volto nuovamente verso l’altare.
Mi inchino e canto l’ultime due parole che mancano alla canzone:
 
Ave Maria!

La mia voce si libra nell’aria ed esco fuori dalla chiesa.
 
 
Fine flashback.
 
Un bussare alla porta mi fa ritornare alla realtà.
Mi alzo dalla sedia e vado ad aprire.
“Succhiasangue cosa è successo?” domando sconvolta.
Il succhiasangue è davanti a me, ansimante e sconvolto.
Fa dei respiri profondi prima di parlare:
“Abbiamo un’enorme problema.”
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Ciao! Sono tornata… in ritardo come sempre.
La canzone l’avete capito sicuramente come si chiama: Ave Maria! Di Schubert.
Spero che il capitolo vi piaccia e che lasciate qualche recensione
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: mari9