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Autore: _Ly_    11/08/2007    14 recensioni
ATTENZIONE SPOILER!!!
SPOILER DEATHLY HALLOWS!!!

Un frammento di storia, dal punto di vista di Tonks, quando tutto sta per concludersi…
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Black, Nimphadora Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CUORE DI AUROR

 

ATTENZIONE SPOILER…

 

Questa fan fiction è dedicata a tutti coloro che hanno pianto,

quelli che hanno pianto tanto come me quando hanno letto di Dora e Remus…

Perché la loro morte è stata tremenda e inaspettata,

e se Jo ha saputo regalarci un libro bellissimo

allo stesso modo ci ha dato un dolore immenso.

 

In particolare queste righe sono per Vale e Ale,

due delle migliori amiche che si possano desiderare.

Per la nostra bella vacanza e il countdown a Londra…

 

 

 

 

CUORE DI AUROR

 

“Mamma, dov’è Remus?”

La domanda era inutile, Ninfadora Tonks ne conosceva già la risposta. Ma era affiorata sulle sue labbra improvvisamente, allo stesso modo in cui la paura le aveva attanagliato lo stomaco.

Andromeda, il volto stanco e preoccupato, e da qualche mese tremendamente invecchiato, si limitò a fissarla in silenzio, gli occhi neri della madre in quelli chiarissimi della figlia. Tutto il suo lato Black emerse in quel momento.

Tonks sostenne il suo sguardo, all’inizio, ma poi lo abbassò di fronte a tanta intensità, si morse ferocemente un labbro.

Sua madre non aveva parlato ma lei aveva capito perfettamente tutte le risposte.

 

Dora, non seguirlo. Tuo figlio ha bisogno di te qui, conosci bene il dolore che si prova a perdere un genitore. Non fare in modo che Teddy debba piangerlo tutta la vita, e doppiamente.

 

Le voltò le spalle in silenzio, con passo spedito, per la prima volta in vita sua senza inciampare nel grosso tappeto che occupava il corridoio, raggiunse la sua vecchia cameretta, quella dove aveva strascorso la su infanzia, la sua adolescenza. Lei, bambina felice, con un padre e una madre fantastici.

Le avevano insegnato tanto, le avevano insegnato tutto. Era diventata forte, aveva due modelli fantastici. Ninfadora Tonks amava profondamente i suoi genitori.

 

E perdere suo padre era stato come perdere una parte di sé stessa. Il dolore più grande della sua vita. Non era nemmeno riuscito a vedere il suo primo e unico nipote…

 

Aprì silenziosamente la porta, la camera non era cambiata, coloratissima, piena di fotografie, poster, giocattoli e peluches. Solo il nome sulla porta era cambiato. Sopra una targhetta consunta che riportava la scritta “Dora” pendeva quella nuova fiammante con scritto “Teddy”.

E Teddy dormiva tranquillo nel lettino che era stato di sua madre, sorvegliato costantemente da un enorme pupazzo a forma di pinguino.

I suoi radi capelli erano rossi come il fuoco. Quando lo vide, i capelli della madre divennero istantaneamente dello stesso colore.

Un sorriso deliziato si disegnò sul volto stanco di Ninfadora, addolcendola.

 

Si sedette accanto al fagottino, era bellissimo. Tutti i bambini erano stupendi agli occhi delle proprie madri, ma lui lo era di più, ne era certa. In qualche modo le ricordava tantissimo Remus. Forse era il sorriso beato mentre dormiva, l’espressione tranquilla.

 

Il nostro bambino, Rem

 

Il sorriso svanì dal suo volto non appena il pensiero tornò al marito.

 

Che cosa devo fare?

 

Come in risposta alla sua disperata domanda, Andromeda comparve sulla soglia della stanza.

“Resta con tuo figlio, Dora…”

Non aveva mai sentito sua madre parlare in quel modo. Non l’aveva mai sentita supplicare… C’era anche una nota di pianto in quelle parole e l’unica volta in cui aveva potuto vedere sua madre piangere (a parte il pianto di gioia quando era riuscita a diplomarsi come Auror) era stato poche settimane prima, quando la dolorosa notizia della morte di suo padre era arrivata.

Come poteva darle un altro dolore, ora?

 

Tornò a guardare il suo bambino, lo accarezzò dolcemente con il dorso della mano, lungo una guancia morbida e paffuta. Teddy non si svegliò ma allungò una manina per afferrare quella più grande e forte della mamma.

 

Era il primo, il più grande e il più doloroso dilemma della sua vita.

 

 

“Dora, io devo essere là. Devo fare qualcosa perché tu e Teddy possiate vivere un mondo in cui non sarete discriminati… discriminati per colpa mia. Non mi succederà niente, dai. Non piangere, Dora, non è da te… Guarda, ti si stanno sbiadendo i capelli…”

 

Erano le ultime parole che Remus le aveva detto, sorridendo. Aveva messo Teddy, che si era addormentato tra le sue braccia, nel lettino, poi l’aveva baciata, e i capelli erano tornati di un vivace color rosa fluorescente.

Ed era semplicemente uscito dalla stanzetta, chiudendo la porta dietro di sé.

Ninfadora non aveva risposto. Una parte di lei voleva implorarlo di non andare, di non rischiare, di restare con lei e con Teddy. L’altra fremeva per seguirlo, per essere con lui e per battersi per tutte le cose in cui le avevano insegnato a credere.

 

E quella battaglia non si era placata una volta chiusa quella porta. Era cresciuta, e al momento la stava facendo impazzire.

 

Che cos’è un bambino senza i suoi genitori?” le domandò la madre, sempre immobile sulla soglia della stanza, le braccia strette davanti al petto e lo sguardo, supplicante ma deciso, fisso in quello incerto e preoccupato della figlia.

 

“Mamma, non succederà niente…”

 

“Non mentire a te stessa e a tua madre, Dora.

 

Per la seconda volta, Ninfadora dovette abbassare lo sguardo. Stava mentendo, lo sapeva benissimo.

 

“Mamma io… non ce la faccio! Devo andare… Remus a quest’ora potrebbe…. Potrebbe essere… Non voglio saperlo…”

 

…morto…

 

La sua bocca si rifiutò di pronunciare quella parola ma non riuscì ad impedire alla propria mente di elaborarla. Di conseguenza, lacrime di dolore scesero dagli occhi, dalle palpebre inutilmente serrate. A rigare il viso contratto dalla preoccupazione, dalla paura, dal dilemma.

 

Prese tra le braccia il suo bambino. Teddy era così tranquillo, così inconsapevole, che nemmeno si svegliò. Lui si sentiva al sicuro tra le braccia della sua mamma.

 

“Mamma, io ti voglio bene. Tu sei sempre stata un modello per me, tu e papà siete sempre stati stupendi e grandi ai miei occhi. Che cosa potrei essere io agli occhi di mio figlio se ora me ne stessi qui a piangere, sapendo mio marito e i miei amici a battersi. Sapendo che si sta giocando la battaglia più importante di tutta la storia, quella che deciderà le sorti di tutti. Magari non potrei fare la differenza, magari sì. Ma non posso… Mamma, io non posso stare qui… Cosa penserà –”

 

“Penserà che sei una madre responsabile!” la interruppe, alzando appena la voce, Andromeda.

 

Tonks scosse la testa. “Anche tu hai sacrificato tanto, una volta. Anche tu ti sei battuta per le cose in cui credevi, mamma. Cerca di capirmi ora…”

 

La madre scosse la testa, i lunghi capelli scuri scivolarono dalle spalle “E’ diverso, Dora. E tu lo sai. Metti da parte l’orgoglio, per questa volta, foglia mia!” la implorò nuovamente.

 

“Non è una questione di orgoglio. E’ più una questione di dovere e responsabilità. Ho un figlio adesso… e sono responsabile di lui e del suo futuro. E se qualcosa non va devo impiegare tutta me stessa per migliorarla, per fare in modo che lui possa essere felice. Per fare in modo che possa essere fiero di essere mio figlio, foglio di Remus.”

 

Ninfadora si asciugò le lacrime con la manica della felpa. Si chinò sul suo bambino, che stringeva tra le braccia. Lo cullò dolcemente, accennando appena alla melodia di una vecchia ninnananna. Gli passò leggermente le labbra rosate sulla fronte fresca, accarezzò i suoi capelli e strinse forte le sue manine.

Teddy era il regalo più grande che la vita avesse donato loro. Se fosse stata un po’ più egoista sarebbe rimasta a casa con suo figlio, avrebbe pregato Remus di non andare, di restare con loro, nella loro casa protetti e al sicuro, e lui la avrebbe ascoltata perché, Dora lo sapeva, lui li amava più di qualsiasi altra cosa.

 

Ma così facendo, qualsiasi sarebbe stato il futuro che li attendeva, come avrebbero più potuto amarsi, come avrebbero più potuto essere fieri di essere una famiglia? Che cosa, per Merlino, avrebbero trasmesso al loro figlio?

Lei aveva avuto così tanto dai suoi genitori che non poteva immaginare una simile situazione.

 

E in un attimo il dilemma fu risolto.  

 

Dopo un interminabile abbraccio rimise Teddy al caldo delle copertine del suo vecchio letto. Un ultimo bacio sulle labbra piccole e rosse del bambino e si alzò in piedi.

 

 

Stavano una di fronte all’altra, ora. Madre e figlia.

 

“Non mi ascolterai, dunque…” comprese la madre.

 

Dora, questa volta, sostenne il suo sguardo carico di mille emozioni contrastanti.

 

“Non fare l’eroina, Dora” provò, senza speranze in merito, a dissuaderla un’ultima volta.

 

“Non si tratta di questo, lo sai. Non so perché lo faccio, ma so che è giusto così. Potrei sbagliarmi, ma non riesco a concepire altra soluzione. Mamma, io voglio che mio figlio abbia una vita meravigliosa. Voglio che possa sentirsi orgoglioso di avere una madre come me e un padre come Remus. Voglio che possa rendersi conto che tutto quello che hanno fatto i suoi genitori lo hanno fatto solo a fin di bene.”

Ninfadora cercò di spiegarsi come meglio potè, ma il fiume di sensazioni, di paure, di angosce, di esitazioni, di ripensamenti anche, che le scorreva dentro non era traducibile.

 

“Vuoi essere una madre di cui andare fieri…” puntualizzò la più anziana delle due.

 

Ninfadora si morse un labbro, esitante “Detto così, sembra egoistico…”

 

Cadde il silenzio tra le due donne, un silenzio in cui per un attimo la più grande comprese le intenzioni della figlia e l’altra ebbe dei ripensamenti riguardo la propria decisione. Per un attimo desiderò davvero fermamente riportare indietro Remus, chiudersi nella sua casina assieme a loro figlio ed attendere un futuro migliore.

 

Ho capito… è giusto così, Dora, non ti tratterrò più. Ti voglio bene…” le disse solo la madre, prima di abbracciarla come aveva fatto tante volte in vita sua, solo stringendola, se possibile, ancora più forte.

 

“Mamma, voglio che tu e Teddy sappiate chiaramente che non scelgo di fare quello che sto per fare ma che devo farlo, qualsiasi saranno le conseguenze… Non chiederei niente di più di una vita intera assieme a mio marito e a mio figlio. O forse, solo una vita serena e senza difficoltà per lui…”

 

Come una bambina, Dora pianse stretta nell’abbraccio della madre. Aveva paura, non ne aveva mai provata tanta in vita sua. Paura di scoprire qualcosa di brutto una volta arrivata là, paura che qualcosa potesse finire male, paura per un avvenire uguale a quell’ultimo anno, per suo figlio, paura di non poter più riabbracciare chi tanto amava.

Alla fine si slegò dal suo abbraccio e si asciugò gli occhi. La madre fece lo stesso.

 

Ninfadora rivolse un ultimo amorevole sguardo al suo bambino “Andrà tutto bene, vedrai. Dopotutto sono un’Auror eccezionale, no?” scherzò con un sorriso.

 

La madre annuì abbozzando un mezzo sorriso. Si avvicinò al lettino e prese Teddy tra le braccia, il bambino si agitò ma solo per un attimo “Noi vi aspettiamo qui.

 

L’altra annuì. “Presto tutto questo sarà finito. E allora potremo solo sorridere ed essere felici… Ci vediamo, mamma… Ciao pulcino mio…”

 

Un ultimo bacio al suo bambino ed uscì dalla stanza risoluta, per la seconda volta in tutta la sua vita senza inciampare nel tappeto del corridoio…

Contrariamente a quanto aveva appena pensato, il dilemma dentro di sé non si era minimamente risolto, ma quella era l’unica cosa da fare…

 

Rem, sto arrivando anche io… tieni duro!

 

 

 

 

 

Fine!

 

 

 

Ly tira fuori un fazzoletto grande come una vela e si soffia il naso e si asciuga gli occhi… Se ripenso a cosa è stato per me leggere, buttata lì tra le righe, la notizia della loro morte. E’ assolutamente ingiusto, ho capito le giustificazioni di Jo, ma non riesco a tollerarlo…

Tonks e Lupin sono così… meravigliosi! E ora che c’era Teddy… bè, sono molto arrabbiata e dispiaciuta per questo…

 

Ad ogni modo, spero che questa breve one shot vi possa piacere. Chiunque arriverà a leggerà, se vuole, mi potrà lasciare una recensione e io ne sarò immensamente felice!!!

 

Secondo la mia opinione, questi sono stati i pensieri contrastanti di Tonks prima di recarsi ad Hogwarts, una mamma ma anche e soprattutto una donna coraggiosa… Oh, povera la mia amata Tonks!!!

 

Colgo l’occasione per ringraziare (e farmi anche pubblicità, perché no!!) chi ha recensito l’altra mia one shot, The final dance, e anche chi continua a seguire Everything goes on, che presto sarà aggiornata!

 

A presto allora, un bacio, la vostra Ly

  
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