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Autore: Tomi Dark angel    22/01/2013    5 recensioni
-In realtà avrei bisogno del vostro aiuto, tesorini. O meglio, non io, ma Castiel.- spiegò.
Dean sbarrò gli occhi e sentì una punta di apprensione farsi spazio nel suo petto. –Castiel? Che è successo?-
Gabriel spostò il peso del corpo da una parte all’altra, a disagio.
-C’è stato un incidente durante un combattimento con i demoni e…
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dean indietreggiò stordito mentre l’intera casa s’inondava di luce purissima dai mille riflessi arcobaleno. Ogni angolo fu abbracciato da quel bagliore immacolato come l’anima di un bambino appena nato.
Dalle imposte delle finestre sgorgarono immensi nastri di luce bianca e argentata che toccarono le auto della rimessa di Bobby Singer, innescando un meccanismo di crescita accelerata di migliaia di fiori rigogliosi. Gran parte delle auto fu abbracciata da edera color smeraldo e piante rampicanti che in pochi, brevi istanti sbocciavano in fiori dagli steli delicati, variopinti, gentilmente distesi all’abbraccio del vento che li salutava come figli appena nati.
Nonostante fosse scesa la sera, sembrava giorno, e lo spettacolo della natura che si riversava sulle costruzioni dell’uomo era meraviglioso, anche se meno della fonte che irradiava tutta quella luce.
Dean non riusciva a distogliere lo sguardo da Castiel: era lui, eppure non lo era. Ogni briciolo di quel corpo emanava un bagliore così forte, così glorioso, che Dean sentì gli occhi bruciare.
Dentro il corpo di Jimmy Novak, appena visibile alle sue spalle, c’era un’altra entità, una figura maestosa e terribile emanata dalle vestigia stesse di Dio come una delle opere più belle che avesse mai potuto concepire. Quella creatura mitica aveva un volto appena visibile perché bagnato di troppa luce, ma Dean riuscì lo stesso a distinguerne i tratti somatici dolci, eterogenei, così belli che il cacciatore sentì il bisogno di sorridere davanti a tanta serena bellezza.
Intorno alla figura angelica si avvolgevano come aria fluttuante, galleggianti filamenti di luce. Gli accarezzavano la pelle, si attorcigliavano giocosi intorno ai polsi come prolungamenti della sua Grazia, ma non si trattenevano mai al contatto con la sua pelle.
Infine, c’erano le ali: non più due, ma quattro. Erano molto più grandi di quanto non fossero mai state, al punto che anche da chiuse occupavano per intero ogni angolo della stanza, bisognose di spazio. Se erano belle normalmente, in quello stato, con ogni piuma che grondava luce e Grazia divina, erano assolutamente splendide.
All’improvviso Dean sentì gli occhi bruciare terribilmente. Urlò e cercò di coprirsi il volto, ma si sentiva come immobilizzato. Le palpebre non volevano saperne di abbassarsi, di sottrarre agli occhi quella visione che da paradisiaca si stava trasformando in un piccolo pozzo infernale.
Dean cadde in ginocchio, esausto. Sentì la cornea cominciare a consumarsi, gli occhi farsi rosso sangue.
Sarebbe divenuto cieco, non avrebbe mai rivisto quegli occhi blu che tanto amava e quel volto che aveva imparato ad adorare. Avrebbe voluto pensare a Sam, ma in quel momento non riusciva a far altro che ricordare Castiel e dannarsi perché non gli sarebbe più stato concesso di rivederlo.
All’improvviso però, qualcosa di caldo e morbido si posò sui suoi occhi. Dean riconobbe il tocco delle labbra di Castiel sulle sue palpebre e la stretta delle sue braccia intorno alle spalle.
-Ti avevo detto di non guardare.- sussurrò nella lingua umana che, per quanto affascinante, stonava con la troppa bellezza emanata dall’aspetto dell’angelo. A Dean pareva impossibile di aver vissuto accanto a quella creatura meravigliosa senza problemi, quasi inconsapevole del tesoro che lo affiancava.
Le labbra di Castiel scesero sulle sue, sfiorandole in un soffice bacio. Ogni dolore scomparve dal corpo di Dean, che in un attimo si trovò avvinghiato al corpo solido e adesso dannatamente umano dell’altro. Sfiorò la base delle ali, sporcandosi le dita di sangue e Grazia angelica.
Castiel rabbrividì.
-Dean?-
Dean aprì gli occhi, socchiudendoli lentamente e con cautela. Castiel si stupì di vedere una luce arcana al loro interno, un brillio che riconobbe come una scintilla di… Grazia?!
Castiel si separò da lui come scottato, urtando violentemente il muro con la schiena. Dean lo fissò di rimando, stavolta sbarrando gli occhi: la scintilla di Grazia era sparita, ma Castiel non poteva ignorare il leggero bagliore emanato dalla sua pelle. Cosa aveva fatto?!
-Cass?-
Facendosi coraggio, Castiel sfiorò il viso di Dean con delicatezza, gli occhi incatenati ai suoi. Il cacciatore rimase immobile, ancora memore dello spettacolo al quale aveva assistito.
Castiel. Il vero Castiel. Aveva visto la sua essenza senza accecarsi.
-Cosa… Castiel, ti ho visto!- esclamò, strabuzzando gli occhi. –Eri… eri ricoperto di luce e… cazzo, eri bellissimo!-
Dean avrebbe tanto voluto strapparsi la lingua: non era da lui dispensare complimenti del genere, anche perché  secondo la sua antica logica era “roba da femminelli”, e si era appena tradito. Be’, come avrebbe potuto diversamente definire ciò che aveva visto? Stupendo? Maestoso? Divino?
Dean si accorse che gli tremavano le ginocchia. Sarebbe crollato se Castiel non l’avesse sostenuto e stretto a sé con un sospiro esausto. Affondò una mano tra i suoi capelli, premendogli il volto contro la sua spalla.
-Potevi rimanerci, Dean… ti avevo detto di non guardare.-
Dean sbuffò contro la sua spalla. –Dimmi un’altra volta cosa devo fare e ti spenno, culo piumato dei miei stivali!-
Castiel rise, una risata liberatoria, sincera e colma di tranquillità. Aveva sentito più volte parlare della felicità, ma non l’aveva mai provata sulla pelle fino ad allora mentre, stretto al corpo del suo umano, sentiva il cuore alleggerirsi e condurlo lontano, dove il peso delle ali e dei pensieri sarebbe stato eternamente nullo.
Ma non si accorse, Castiel, che qualcuno li stava osservando, qualcuno con il viso deformato dalla rabbia e l’anima nera di risentimento per quell’angelo che aveva osato trovare la felicità lontano da lui. Samael artigliò la corteccia dell’albero vicino così forte che la sentì sbriciolarsi tra le dita.
§§§§
Gabriel accelerò il passo. Cominciava a preoccuparsi, Sam non si trovava da nessuna parte. Era salito in macchina ed era partito a tutta birra per la città vicina, dove si era letteralmente volatilizzato.
Gabriel non voleva usare i suoi poteri, o avrebbe corso il rischio di attirare l’attenzione di qualche angelo nemico. Che fare allora?
Qualcosa si insinuò lungo la sua spina dorsale, un sentimento a lui fino ad allora sconosciuto o difficilmente riconoscibile. Un brivido lo attraversò al pensiero che Sam potesse essere in pericolo o peggio. Gabriel sentiva la sua lontananza, la sua assenza, e passo dopo passo sentiva il peso delle ali ora invisibili alle sue spalle appesantirsi.
-Dove sei finito?- sussurrò, cominciando ad alterarsi. Il lecca lecca che stringeva tra le labbra andò in frantumi sotto la stretta convulsa delle sue mascelle.
Aveva paura. Non riusciva a crederci! Aveva paura per il fato che poteva essere toccato al suo fragile umano, così dolce, così gentile verso il prossimo. Quanto poteva metterci il peggiore dei demoni a trarlo in trappola, fingendo buone intenzioni?
Gabriel pensò al corpo di Sam riverso in un lago di sangue, gli occhi vitrei e spalancati nell’orrore della morte e subito sentì le ali premere con forza contro le carni del suo tramite. Doveva volare, e non gli interessava cosa sarebbe potuto accadergli se qualche angelo lo avesse localizzato: Sam era più importante della sua vita, semplicemente perché per Gabriel la vita era Sam stesso.
Si fermò in fondo a un vicolo, gli occhi sbarrati e una mano posata sul petto, dove il cuore batteva all’impazzata. Non poteva credere di averlo pensato davvero, di aver anteposto la vita di Sam alla sua. La situazione gli stava sfuggendo di mano, e questo gli faceva paura, era terribile. Una cosa era intrattenere un rapporto con un essere umano, ma innamorarsene sul serio era un altro paio di maniche.
Gabriel si preparò a sfoderare le ali a costo di abbattere il vicolo pur di procurarsi lo spazio necessario a sbatterle. Piegò le ginocchia, contraendo le spalle. Ai suoi stupidi sentimenti avrebbe pensato più tardi, adesso la sicurezza di Sam aveva la priorità, e non gli interessava se i suoi fratelli ritenevano stupido il suo attaccamento a quel gigante di umano: gli occhi di Sam, lo sguardo gentile che essi riservavano al mondo intero… erano un motivo sufficiente a spingerlo in sua difesa.
All’improvviso si udì un tonfo, seguito da inconfondibili rumori di lotta. Un gemito, il rombo di qualcosa di pesante che si abbatteva sui cassonetti dell’immondizia.
-Che cavolo…-
La sagoma di Sindragon sbucò dal nulla, stagliandosi nella penombra notturna. La stazza imponente della bestia era inconfondibile e inquietante, ma Gabriel non esitò a raggiungerlo. Un attimo prima che l’angelo lo toccasse però, Sindragon sgusciò via con un guizzo della coda folta e cominciò a trottare sulla strada maestra, girandosi di tanto in tanto per assicurarsi che Gabriel lo stesse seguendo.
Sinistra, destra, ancora destra.
Alla fine Sindragon svoltò in un altro vicolo più buio degli altri a causa di un lampione fulminato, e solo allora Gabriel avvertì la presenza in estinzione di quello che doveva essere stato un demone. Possibile che se ne accorgesse soltanto adesso? I suoi timori gli avevano offuscato il cervello fino a questo punto?
Sam…
Gabriel accelerò il passo, lottando contro il suo istinto che gli urlava di mandare a farsi benedire ogni precauzione e usare i suoi poteri per trovare Sam prima di quel demone.
Troppo tardi.
Quando Gabriel imboccò il vicolo, la prima cosa che vide fu il cadavere di una donna riverso in un bagno di sangue e di immondizia, dovuta al cassonetto che aveva rovesciato durante la lotta. Poco lontano da lei, abbandonato al suolo, c’era il pugnale di Ruby, la lama rossa che ancora gocciolava, spandendo al suolo una macchia scura.
Infine, c’era lui. Sam.
Gabriel vide le spalle larghe e tremanti del ragazzo inginocchiato al suolo e notò con orrore lo squarcio che gli incideva la spalla, partendo da una scapola. Sam gli dava le spalle e si stringeva al petto qualcosa, abbracciandolo come se la sua vita dipendesse da quella stretta.
-Pasticcino?- chiamò Gabriel, correndo da lui.
Finalmente Sam alzò gli occhi luminosi e Gabriel poté con sollievo incontrare il suo sguardo, beandosi del brivido di piacere che gli aveva percorso le ali, adesso rinvigorite. Il chiarore luminescente delle iridi del cacciatore abbracciò con uno sguardo di gratitudine e sollievo quello leggermente ansioso dell’arcangelo, che con uno sforzo sovrumano riuscì a chinare gli occhi su quello che Sam stringeva al petto.
Una bambina di circa sette anni, con lunghi capelli mossi biondo oro e gli occhi socchiusi dei quali si intravedevano le iridi azzurre. La pelle era pallida, il vestitino ricamato con un motivo floreale sporco di sangue, ma Gabriel capì che non doveva essere suo.
-Da dove salta fuori la marmocchia?- domandò, cercando di recuperare il suo solito atteggiamento strafottente con scarsi risultati. La voce gli tremava ancora.
-Io…- Sam accarezzò i capelli della bambina, che chiuse gli occhi, abbandonando il viso contro il suo petto. -… l’ho salvata da un demone. Stava per ucciderla, non potevo lasciarla lì.-
Sam alzò su Gabriel uno sguardo quasi implorante, come se stesse cercando di invocare la sua comprensione. Con i capelli scompigliati e lo sguardo da cucciolo bastonato, Sam sembrava un dolcissimo cagnolino davanti al quale Gabriel dovette capitolare con un sospiro.
Si inginocchiò e prima di riuscire a trattenersi strinse Sam in un abbraccio soffocante, la stretta di chi necessita di sfogare un grande spavento. Affondò il viso nei lunghi capelli castani, aspirandone l’odore di shampoo al cocco misto al puzzo dolciastro del sangue. Nonostante ciò, Gabriel si sentì nuovamente completo e a casa. La paura era passata.
Spostò una mano sulla spalla ferita di Sam e lasciò che il potere fluisse attraverso le dita, ricucendo con delicatezza la pelle che Gabriel amava, passo dopo passo, facendo attenzione a non provocare dolore al giovane cacciatore. Quando l’opera fu completa, Gabriel sorrise e alle sue spalle Sindragon uggiolò.
-Devi fare più attenzione, zuccherino. Non potrò coprire per sempre il bel culetto che ti ritrovi, perciò vedi di non farti male di nuovo, o dovrò metterti il guinzaglio.-
Sam sorrise quasi timidamente, stringendo al petto il piccolo corpo della bambina. Gabriel provò una piccola stilettata di gelosia per la posizione che quella marmocchia microscopica occupava in quel momento, ma saggiamente, l’arcangelo trattenne ogni commento sarcastico.
-Dov’è la madre?-
-Non era con lei. Gabriel, puoi portarci a casa di Bobby entrambi?-
-Sai che tuo fratello non la prenderà bene?-
Sam rise. –Mio fratello è un duro solo di nome, ricordalo. In realtà ha il cuore più tenero che si possa avere.-
Gabriel scosse il capo davanti alla cieca fiducia di Sam verso suo fratello. Nonostante lui non andasse pazzo per quella scimmia senza peli di Dean, non poteva negare che la bambina non poteva essere lasciata lì in quel vicolo, e finché non fosse rinvenuta sarebbe stato impossibile farsi dire che fine avesse fatto la sua famiglia. Chiunque l’avrebbe pensata diversamente, ma Gabriel non ci sapeva fare con i cuccioli d’uomo e più se la teneva lontano, meglio era.
-E va bene, io…-
Una potente folata di vento li investì, facendo tremare ogni muro della città. La gente piantò i piedi per terra, chinando il capo o aggrappandosi al primo oggetto solido per non essere sbattuta contro il prossimo muro o in strada. Il tempo si annuvolò.
Gabriel strinse gli occhi, affilando lo sguardo confuso. –Non può essere…-
Aveva appena chiuso la bocca che un morbido fiocco di neve gli toccò il naso, sciogliendosi quasi subito a contatto con la pelle calda dell’arcangelo. Gabriel si sfiorò il punto colpito, sbarrando gli occhi. Sentiva qualcosa, una presenza lontana e in mutamento, come un’anima troppo grande che si contorceva, espandendosi e poi riducendosi subito dopo.
Non aveva mai sentito nulla di simile.
Gabriel chiuse gli occhi, concentrandosi. Stava percependo la presenza di un altro arcangelo? Non sembrava Raphael, eppure era certo di conoscere a menadito quella sensazione.
All’improvviso, Gabriel sbarrò gli occhi.
-Oh, no…-
Senza sprecarsi in spiegazioni, Gabriel toccò la fronte di Sam e li trasportò davanti casa Singer. Sindragon, che era giunto con loro, annusò l’aria circospetto mentre Gabriel si guardava intorno stupito.
Intorno alla casa, laddove erano abbandonate diverse auto malmesse, si dispiegava un largo intrico di piante rigogliose che, nonostante la neve che si stava depositando velocemente su di esse, abbracciavano ogni rottame, ogni centimetro di terra che toccavano con le larghe radici contorte. Il biancore della nevicata si contrapponeva violentemente con l’allegria dei colori di ogni fiore variopinto, che contro ogni logica spiegazione non dimostrava segni di debolezza al gelo improvvisamente manifestatosi.
-Ma che… dove sono Bobby e Dean?- si preoccupò Sam, scattando in piedi e reggendo tra le braccia la bambina. Se non avesse avuto quel piccolo impedimento, si sarebbe catapultato oltre la porta con tanto di pugnale e pistola alle mani. Sapeva di essere un facile bersaglio in quello stato, ma nonostante questo Gabriel non si muoveva, né spiegava le ali come era solito fare quando si prospettava un pericolo.
-Bobby dorme.- spiegò l’arcangelo con calma forzata. –Qualcosa l’ha addormentato profondamente.-
Sam si agitò.
-Cosa?! Gabriel, dobbiamo…-
Sindragon abbaiò forte, spiccando un agile balzo sul posto. Aveva tirato fuori la lingua con fare scherzoso e scodinzolava felice e per nulla preoccupato.
-Vieni fuori, zuccherino.- esortò tranquillamente Gabriel, allungando una mano verso la porta che si socchiudeva.
La soglia fu varcata da Castiel, seguito da Dean. L’angelo non sembrava più lui, e non perché qualcosa nel suo aspetto fosse mutato. Certo, solo Gabriel poteva percepire il profondo cambiamento avvenuto nella sua essenza, ma allo stesso Sam bastò un’occhiata per capire che c’era qualcosa di nuovo in lui.
Il viso di Castiel era disteso, la fronte e le sopracciglia spianate sotto i capelli scompigliati e dalla sua pelle emanava una tenue lucentezza come di stella. L’espressione era per la prima volta in vita sua completamente rilassata e nei suoi occhi si intravedeva una luce nuova, felice, colma di una serenità che chiunque avrebbe riconosciuto come la beatitudine di un angelo, di quelle che si vedono nei dipinti michelangioleschi.   
Castiel raggiunse suo fratello e i due si scambiarono uno sguardo pieno di significati. Gabriel sorrise.
-C’è qualcosa che devo vedere, a parte un film porno di voi due che vi date da fare, cherì?-
In risposta a quella domanda, Castiel spalancò lentamente le quattro ampie, luminose ali, costruite di piume incantate, lisce come argento lavorato, ma morbide come nuvole modellate dal vento.
Gabriel indietreggiò di un passo per ammirare l’ampia apertura alare di suo fratello. Le ali più piccole, nonché quelle appena nate, erano leggermente indolenzite, ma assolutamente perfette e al centro di quel mare di piume soffici si ergeva quel Castiel nuovo, rinato, come Gabriel non l’aveva mai visto, nemmeno durante il suo tempo trascorso con Samael.
-Pesano?-
-Un po’.-
Gabriel sorrise e anche lui spiegò le ali per incastrarne le piume con quelle di Castiel, dando vita a un puzzle oro e argento dall’aspetto mirabile come solo le ali di due angeli avrebbero potuto essere. La nevicata aumentò.
-Dean, cosa devo sapere?- sorrise Sam, cercando di contrastare la spossatezza per la notizia del cedimento finale di suo fratello davanti ai sentimenti che provava nei confronti di Castiel. Era chiaro anche ai muri ormai che Dean Winchester più che omosessuale fosse Castiessuale.
Strano a dirsi, ma questa notizia non scalfiva minimamente Sam, che in fondo al cuore l’aveva sempre saputo: l’attaccamento che provava Dean nei confronti di quel buffo angelo dagli occhi blu era sempre stato palese, e non solo ai suoi occhi. Lo stesso Bobby più di una volta aveva menzionato in modo più che velato il legame che stringeva Castiel e Dean come un filo rosso che circondava loro i polsi.
Vederli in quel momento, con Castiel che lanciava profonde occhiate a Dean quasi avesse paura che questi scappasse da un momento all’altro era una scena che avrebbe ammorbidito il cuore di Lucifero stesso. D’altro canto, Sam notava che suo fratello si manteneva molto vicino all’angelo, sfiorandone di tanto in tanto e quasi accidentalmente le ali. Sì, decisamente c’era qualcosa di diverso oltre il bel paio d’ali di troppo di Castiel nell’aria.
-Come è successo?- domandò Gabriel, fissando intensamente le nuove ali di Castiel. Lui abbassò lo sguardo incolore, lottando per nascondere il rossore che rischiava di invadergli le guance. Guardò Dean.
-Se lo dici ti spenno.- minacciò il cacciatore. Gabriel rise.
-Non ti sto chiedendo come funzionano certe cose, mia dolce scimmietta al cioccolato. Ho semplicemente chiesto le circostanze che hanno scatenato questo.-
Gabriel agitò un indice per aria, indicando principalmente il cielo. Tutti a parte Castiel alzarono gli occhi sulla volta celeste annerita di nuvole. I fiocchi di neve cadevano sempre più fitti sulle loro teste, costringendo Gabriel a inarcare in avanti un’ala per ripararli.
-Cosa… aspetta, mi stai dicendo che Cass sta facendo nevicare?- esclamò Dean, confuso. Gabriel annuì.
-Solitamente gli angeli ordinari possiedono capacità generiche, ma quelli di grado superiore hanno la possibilità di influenzare l’ambiente intorno a loro, chi in un modo, chi in un altro. Prendi me, ad esempio: io controllo in maggior misura il sole e il fuoco, nonostante abbia anche il potere di far venire a piovere, ma avrei più difficoltà a manipolare gli elementi in quel senso, e lo stesso adesso vale per Castiel, che ha più incidenza sul ghiaccio e sulla luna.-
-Un momento, Castiel non è un angelo di grado superiore… o sì?- intervenne Sam, guardando un corrucciato Castiel.
-Non lo era, ma credo di aver capito cosa sta succedendo. Conosci il detto “morto un papa se ne fa un altro”?-
-Sì, ma questo cosa c’entra?-
-Vale lo stesso per gli arcangeli. Morto Michael il suo posto è stato assunto dall’arcangelo direttamente prossimo al suo seggio: Raphael. Io ho ucciso Ramiel e credo che adesso il suo posto sia stato preso da un angelo che per nostro Padre è abbastanza meritevole di una bella promozione. Diciamo solo che la scimmietta bionda qui presente ha… ehm… incrementato la sua Grazia ad espandersi.-
Dean guardò Castiel, il quale però concentrò lo sguardo sul viso fintamente innocente di Gabriel.
-Non posso diventare un arcangelo, fratello.-
-Oh, sì che puoi. Vedi, al contrario degli altri che facendo i bravi soldatini davano a Dio ciò che chiedeva, tu gli hai dato ciò che gli serviva: la libertà, e soprattutto l’amore. Ribellandoti hai dimostrato di essere la creatura perfetta, molto più di Raphael.-
Le ali di Castiel tremarono appena mentre l’angelo si portava una mano alla fronte, chiudendo gli occhi e massaggiandosi una tempia con fare decisamente stanco. Mormorò qualcosa a bassa voce, e la risposta in lingua enochiana di Gabriel non tardò a raggiungerlo. Castiel sembrava infinitamente insicuro, nonostante la nuova aura di potenza che lo attorniava e per la prima volta da quando era ricomparso, si allontanò da Dean per accostarsi al fratello, che gli appoggiò una mano sulla spalla. La neve si appoggiò in piccole montagnelle sull’ala tesa dell’angelo biondo, il quale tuttavia non sembrava avvertirne il peso ma anzi, tratteneva l’arto sulle loro teste con grande fermezza.
Un piccolo gemito distrasse Dean da quella visione, costringendolo a spostare gli occhi sulla bambina accoccolata tra le braccia di Sam.
-E quella cos’è?- si alterò il più grande dei Winchester con un pressante tono d’avvertimento nella voce. Sam guardò Gabriel, che tuttavia sembrava non aver ascoltato la domanda di Dean e continuava a conversare in lingua angelica con Castiel.
-Una bambina…-
-Lo vedo che è una bambina. La domanda giusta è cosa ci fa qui.-
Sam strinse più forte il piccolo corpo della bambina, come a volerla proteggere dall’imminente esplosione di Dean.
-L’ho salvata da un demone. La madre non era nei paraggi e lei mi è praticamente svenuta tra le braccia.-
-E non potevi lasciarla in qualche ospedale?-
-Tu l’avresti fatto?-
-Sì! Non può stare qui, siamo cacciatori e lei è una bambina!-
Dean alzò la voce, accostandosi di un passo al fratello per portare il viso a pochi centimetri dal suo, nonostante la differenza di altezza. Sam non si mosse e lo fronteggiò risoluto.
-Non potevo abbandonarla così, Dean.- disse, deciso. Dean strinse gli occhi e strinse i pugni, arrabbiato.
-Certo, perché portarla qui l’aiuterà, vero? Non è compito nostro prenderci cura di una mocciosa, perciò riportala dov’era!-
-Non se ne parla! Ha bisogno di aiuto e noi possiamo dargliela! Noi salviamo la gente, Dean!-
-La salviamo, non l’alleviamo! Hai fatto il tuo dovere, adesso riportala dove deve stare: in città, o in un orfanotrofio! Falla sparire!-
Dean fece dietrofront e tornò in casa, sbattendosi la porta alle spalle. Salì le scale, passando per il salotto dove Bobby dormiva profondamente, probabilmente steso dall’esplosione di Grazia di Castiel. Raggiunse la stanza degli ospiti e vi si chiuse, sbarrando la finestra per non essere disturbato. Si lasciò cadere di schiena sul letto, gli occhi serrati e le braccia incrociate dietro la testa, cercando di scollegare il cervello da quella baraonda di pensieri che gli invadevano il cervello.
Ci mancava solo una bambina trovatella a peggiorare la situazione.
Dean sospirò, quando all’improvviso il suo pensiero corse a Castiel, ai suoi occhi liquidi di bramosia. Se non fosse arrivato Gabriel probabilmente loro due si sarebbero dati molto da fare, ma quell’arcangelo maledetto doveva sempre rovinare tutto.
Dean si rivide mentre accarezzava gli addominali di Castiel mentre gli mordeva il collo con forza e possessività, il corpo contratto nel tentativo di trattenere i più violenti istinti primordiali. In quei momenti Castiel era sembrato tutto fuorché il verginello di prima categoria che Dean aveva sempre immaginato. Era stato meraviglioso stringerlo di nuovo, sentire che finalmente erano tornati insieme… Dean si era sentito completo.
Con quei pensieri nella mente, Dean si addormentò.
§§§§
Quando Sam spalancò gli occhi, si sentiva ancora intontito dal sonno. Era andato a dormire qualche ora dopo Dean, sotto minaccia di Gabriel, che aveva promesso di prendersi cura della bambina. In realtà Sam non aveva dormito divinamente, perciò si sentiva un po’ a pezzi, anche perché non riusciva a non pensare ai due angeli rimasti davanti alla soglia di casa a conversare in un botta e risposta in lingua enochiana.
Una risata acuta gli fece sbarrare gli occhi e scattare in piedi. Il gesto troppo brusco fece girare la testa al povero Sam, che si portò una mano alle tempie con un sospiro esasperato.
La risata si ripeté e Sam si costrinse a correre fuori, preoccupato per la bambina e per Gabriel.
Appena spalancò la porta tuttavia, ciò che vide gli fece sciogliere il cuore, nonostante il freddo che lo avvolgeva.
Gabriel stringeva entrambe le mani della bambina e la tirava dolcemente, facendola scivolare sulla lastra di ghiaccio comparsa chissà sul terreno lasciato libero dai rottami di auto. La bambina, il cui viso ridente era illuminato da due occhi azzurro cielo, aveva ai piedi quelli che sembravano pattini professionali di stoffa, con sotto la lama per scivolare sul ghiaccio. Gabriel li aveva uguali e per avere maggior libertà di movimento si era cambiato e adesso indossava un paio di stretti pantaloni neri e una camicia bianca leggermente aperta sul petto. Rideva anche lui mentre tratteneva la bambina con un equilibrio che Sam non gli avrebbe mai attribuito, impedendole di cadere. Era una scena bellissima, con tanto di fiocchi di neve che cadevano loro intorno come una decorazione bianca sempre in movimento.
Sam avanzò di un passo, affondando un piede nella neve. Subito fu colto dalla sensazione di bagnato alle caviglie e dal gelo graffiante dell’inverno.
-Ehi, idiota, cosa credi di fare?- intervenne Bobby, comparendo sulla soglia a braccia conserte. Sam lo guardò, tremando di freddo.
-Scusa Bobby, non sono attrezzato a…-
-Ci ha pensato il pennuto biondo. Ha portato pattini e abbigliamento da yeti per tutti noi, perciò vedi di cambiarti se non vuoi prenderti una polmonite. Muoviti.-
Sam corse in casa e, appoggiato su una sedia poco lontana dal divano dove aveva dormito, trovò una grossa felpa nera con tanto di pellicciotto sintetico e un paio di pantaloni accompagnati da scarponi da neve. Sembrava un po’ poco per ripararsi dal freddo, ma appena Sam indossò quegli abiti si sentì al caldo, come se la stoffa fosse imbottita pur essendo sottile e molto agevolante. Sam indossò i guanti e si strinse una sciarpa al collo, dopodiché uscì fuori, insensibile al gelo della neve.
-Ben svegliato, Bella Addormentata.- salutò Gabriel, raggiungendolo con una giravolta, la bambina stretta tra le braccia che però lo fissava intensamente. Quello sguardo era così… familiare… che Sam sentì il bisogno di indietreggiare impaurito. Se avesse dovuto dare un viso all’infanzia di sua madre, Mary Winchester, sarebbe stato decisamente quello.
-Pasticcino, ti presento la piccola Mary.-
Sam trasalì, sbarrando gli occhi davanti al sorriso smagliante della piccola, che tese il busto verso di lui e allungò una mano. Sam s’irrigidì completamente, gli occhi fissi in quelli felici della bambina che adesso gli accarezzava una guancia con fare quasi consolatorio, grato. Sembrava ricordarsi di lui, nonostante l’avesse visto qualche istante prima di svenire.
Quasi inconsciamente, Sam appoggiò la guancia contro il palmo caldo della piccola Mary, chiudendo gli occhi a quel contatto così dolce e innocente di bambina. Avvertiva in quel gesto un mare di sincerità mista all’innocenza tipica dei bambini.
-Oh, guarda! Ti ha riconosciuto!- esclamò Gabriel entusiasta.
Mary tese entrambe le braccia verso Sam, che quasi automaticamente se la strinse al petto come aveva fatto in precedenza. Era un gesto talmente automatico che non gli parve strano.
Mary gli avvolse il collo con le piccole braccia e posò la guancia contro la sua clavicola, sospirando rilassata come se la stretta di Sam la facesse sentire a suo agio.
-Non parla.- intervenne Gabriel, attirando l’attenzione di Sam. –Credo che lo shock l’abbia ammutolita e non posso usare i miei poteri su di lei senza rischiare di comprometterle qualche facoltà cerebrale. Quando sono così piccoli è meglio tenerli lontani dalla nostra Grazia.-
Sam annuì, incapace di parlare. Intrecciò lo sguardo a quello verde dorato di Gabriel, che sorrise.
-Hai cominciato un bel percorso, tesorino. Tanto vale seguirlo finché puoi.- disse con fare canzonatorio, ondeggiando il capo a destra e a sinistra. Sam accarezzò il capo della bambina, socchiudendo gli occhi.
-Lo so. Dean forse non mi appoggerà, ma sento di aver fatto la scelta giusta. In tutta una vita ho sempre dubitato di me stesso e del mio operato. Mi fidai di un demone, mi nutrii del suo sangue, mentii a mio fratello. Erano tutti gesti stupidi, eppure li ho fatti, ben sapendo di sbagliare. Adesso però… adesso so di star seguendo la pista giusta. Lo leggo negli occhi di questa bambina e in parte lo leggo nei tuoi. Sarò anche da solo, ma non la lascerò andare.-
Lo sguardo di Gabriel si addolcì. Appoggiò la lama di un pattino sullo scalino sul quale era fermo Sam e gli accarezzò una guancia.
-Non sei solo, dolcezza. Tuo fratello è soltanto un po’ tardo, ma capirà. Ha paura che questa bambina diventi come voi, ed è qui che sbaglia: Dean vi vede come qualcosa di sbagliato, un pezzo di vita che non dovrebbe esistere. Ma cosa sarebbe il mondo senza cacciatori? Cosa sarebbe il mio mondo e quello di Castiel senza voi due, arroganti e pazzi esseri umani?-
Sam sorrise leggermente, strusciando la guancia contro la mano di Gabriel. Sentì il ciondolo che gli aveva regalato l’arcangelo scaldargli il petto, irradiando la tenue luce tipica di una piuma angelica.
Non aveva dubbi, ormai. Nemmeno Jessica l’aveva mai fatto sentire così completo, così bene. La semplicità di Gabriel, il suo totale affidamento a lui e la pazienza che dimostrava anche nei confronti dei suoi aspetti più antipatici era un chiaro segno del bene che l’arcangelo gli voleva. Gabriel era un volto coniato a immagine e somiglianza di infinite facce diverse:
Lui era il fratello che Castiel aveva sempre amato.
Lui era l’angelo temibile che lottava con spada e armatura in difesa di ciò in cui credeva.
Lui era il meschino e bastardo trickster.
Lui era Gabriel. Il suo angelo, il suo… amore. Sì, Sam lo amava, e in quel momento, davanti al volto sincero dell’uomo, sentì che avrebbe dato tutto se stesso per difenderlo e restare al suo fianco.
Si abbandonò contro il suo petto, facendo attenzione a non schiacciare la piccola Mary che intanto si era assopita con la guancia appoggiata contro il suo petto. Gabriel lo abbracciò forte, sfoderando le ali e in un attimo Sam si trovò stretto in un familiare quanto bellissimo mare di piume dorate che si rifletteva nella delicata lucentezza emanata dall’arcangelo.
Finalmente, il giovane Winchester si sentiva a casa.
 
Spazio dell’autrice:
Innanzitutto chiedo scusa per il ritardo, ma ho avuto la febbre e ancora adesso mi sento un po’ a pezzi… per non parlare degli imbecilli che continuano a farmi trovare montagne di neve sotto le coperte.
Gabriel: non è colpa mia! Credevo che quello fosse il letto di Castiel!
E secondo te Castiel dorme?!
Gabriel: che ne so, dipende da quanto l’ha stancato la scimmia bionda…
Gabriel, finiscila!
Gab: ok, ma solo se mi fai uscire da questa voliera per uccelli… ai lettori servo, altrimenti la storia non continua…
Userò la tua controfigura, tu resti qui!
Gab: ma la mia controfigura è il peluche di una poiana!
A dire il vero è il dipendente di un McDonald vestito da pennuto… credo pubblicizzasse le ali di pollo…
Gab: cosa?! STUPIDA SCIMMIA, SE TOCCHI IL MIO SAM TI FACCIO SPUNTARE ALTRE DUE TESTE A FURIA DI CALCI!!!
Dunque, tornando a noi e lasciando perdere il nostro ormai tramortito Gabriel, vi chiedo: che ne pensate del nuovo personaggio, la piccola Mary? Ammetto di non amare i bambini, ma non vedevo l’ora di vedere quell’orsacchiotto di Sam con una bambina in braccio… cioè, Sam, Gabriel e una bambina muta ma dolcissima sono… aaaaaaw!!!
Ok, detto ciò, non mi resta che ringraziare i miei angioletti recensori e chiedervi di farmi sapere cosa ne pensate. Tengo molto ai commenti, mi indirizzano su uno stile di scrittura migliore e sul migliorare questa storia brutta come la morte XD (si scusa con il Cavaliere Morte). Ora, spazio ai ringraziamenti!
 
Blacasi: Secondo te perché Castiel ha accettato la parte per questa storia? Insomma, finge la morte e si sbaciucchia Dean nel tempo rimasto, chi non lo farebbe? XD Che ci vuoi fare, Samael è un cretino, e continuo a dirglielo. Al momento però è irreperibile per l’orda di fan della Destiel che gli sta dando la caccia con forconi e olio santo a portata di mano… appena posso te lo mando così lo maltratti un po’, magari gli fai capire l’antifona! Eheh, Dean e Castiel avranno parecchio da fare nei prossimi capitoli, ma dovrò contenerli altrimenti diventa una storia a raiting rosso. Per le scene hot vai su YouAngelporn e cerca l’account di Gabriel. Se non sbaglio ha detto di chiamarsi TricksterSpupazzaSam2000, ma non ne sono sicura… e no, almeno da parte di Dean non si può ancora parlare di amore, mentre Castiel… be’, lui è cotto da sempre, questo lo sanno tutti e Gabriel sta ancora appendendo volantini in giro. Dunque, detto ciò ti ringrazio come al solito e mi prostro ai tuoi piedi, mio bellissimo angioletto recensore, spero di leggere presto altri magnifici commenti da parte tua! Un bacione!
xena89: oddio, qui c’è parecchia gente che richiede scene hot… e va bene, nel prossimo capitolo ti accontento, promesso. Il nostro caro Castiel si deve svegliare, o Dean lo sveglierà a modo suo e me lo traumatizzerà a vita… ho come la sensazione che Samael non gli abbia insegnato quello che doveva… ok gente, chi lo picchia? Ohohoho, avviso che nel prossimo capitolo Dean e Cass si chiariranno meglio e a modo loro, ma non ti anticipo niente. Grazie come sempre e un bacio! A prestissimo!
Sherlocked: hai sentito bene l’odore di avanzamento di grado nell’aria, ma questo riguarda solo Castiel, prima che si svegli davvero con Dean gli serviranno parecchi calci nel deretano, e non sono così convinta di voler trattenere Gabriel dal fargli il discorso su cosa succede quando due persone “si vogliono bene”. Così mi traumatizzo anche Cass e tanti saluti alla storia, ma quantomeno avrà capito di non avere un Teletubbies in mezzo alle gambe XD ah, ecco dov’era finito Sam! E io che ho chiuso Gabriel in una voliera… li stiamo facendo fuori uno dopo l’altro, a breve qui userò dei manichini per continuare la storia. XD grazie per il magnifico commento e come sempre tanta stima a te che ami lo splendido personaggio di Loki quanto quello altrettanto splendido di Gabriel. Tra parentesi, sto ancora aspettando che nella nuova serie il nostro arcangelo ritorni, o giuro che ammazzo tutti. A presto! Hasta la vistaaaaa!!!

Tomi Dark Angel
 

 
 
 
 
  
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