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Autore: BlackKay97    22/01/2013    4 recensioni
[Storia scritta a quattro mani]
Quarant'anni terrestri dopo la Grande Guerra contro l'Ingannatore nuovi eroi sono chiamati a combattere contro una nuova minaccia.
Il compito è più arduo del previsto, infatti, dopo un lunghissimo periodo di pace gli abitanti della Scacchiera hanno dimenticato o vogliono ignorare il passato, ma la nuova Guerra sta cominciando più spietata di prima.
(Robin Round)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Stava seduto sulla nuda pietra con le spalle appoggiate alla ringhiera. Si guardava le mani, sempre coperte da un paio di guanti neri. Avrebbe voluto guardare l’acqua del fiume che scorreva sotto di lui, ma il male alle gambe era troppo forte. Arrivare fin lì era stato un supplizio. Tuttavia doveva reggere il gioco che lui stesso aveva creato e se il ragazzo, che aveva scoperto essere biondo ed avere più o meno la sua età, gli ordinava di seguirlo chiamandolo per nome, allora lui doveva farlo. La gola, inoltre, gli bruciava senza tregua. Per questo, dopo aver detto il proprio nome, era rimasto in silenzio. Il suono della corrente, tuttavia, lo tormentava e lui continuava a deglutire tutta la saliva che, uscendo dalle ghiandole salivari a getto continuo, gli impastava la bocca.
- Kylian Thomassen. - disse all'improvviso l'altro, guardando il fiume. L’incappucciato lo guardò qualche secondo, poi riabbassò lo sguardo:- Il tuo nome. - bofonchiò.
- Già. - tese la mano. L’incappucciato passò lo sguardo dal braccio teso al volto di Kylian:- Beh? Che t’aspetti? Che adesso siamo amichetti del cuore? Ritira la mano e la tua compassione, non ho la minima intenzione di considerarle.- tornò a guardare le pietre del ponte. - Scusa tanto! - ribatté infastidito il norvegese - Ma a casa mia usa presentarsi e ciò non legittima affatto l'essere amici, è solo una forma di cortesia. -
L’incappucciato alzò le spalle con indifferenza, poi sbottò:- Diamine! Quanto ti ci vuole a capire che chiuso là dentro non m’hanno dato neanche un goccio d’acqua?! Muoviti e fa qualcosa di utile!- sbuffò seccato.
Kylian rimase un secondo in un silenzio costernato, poi si riscosse: - C - come scusa? -
- Non capisci idiota?! T’ho chiesto di prendermi da bere!- puntò sull’Arciere uno sguardo da teppista.
- Per chi mi hai preso, per la cameriera?! -  sbottò l'altro, decisamente infastidito.
- No, una cameriera almeno ha la testa di ubbidire senza discutere, tu sei così stupido da non capire neanche i comandi più semplici.- quindi prese a parlare lentamente per sbeffeggiarlo:- Prendere _ acqua. Non _ essere _ cosa _ difficile! Ce _ la _ puoi _ fare. - e parlò in tono teatralmente accorto:- O hai bisogno di sostegno morale? Ti do una caramella se fai il bravo!- tornò alla sua voce:- Muoviti, forza!-
- Scusami tanto, ma credo che l'acqua tu possa prendertela da solo, oppure ti serve la baby sitter? - ribatté Kylian, alzando il tono della voce.
- Mi stai sempre così incollato addosso che inizio a credere d’averla già una servetta personale, e indovina! Non l’ho chiesto io!- ringhiò:- Ora muoviti! Bastardo!-
- Oh, tranquillo, se vuoi che diventi un bastardo non hai che da chiedere. - ringhiò l'altro, facendo minacciosamente un passo avanti.
- Lo sei già, figlio d’una sgualdrina e dell’uomo che l’ha pagata!-
Un lampo di rabbia passò negli occhi blu notte di Kylian. Nessuno, proprio nessuno aveva il diritto di insultare la sua famiglia, men che meno quello stupido ragazzino che si credeva chissà chi. Ma non aveva idea della persona con cui aveva a che fare. Reagisci. Gli diceva una vocina nella testa. E aveva intenzione di ascoltarla. Lasciò perdere i suoi propositi di controllarsi, dando spazio all'istinto. E fu una sensazione stranissima: sembrava che l'acqua del fiume lo stesse chiamando, sussurrando che era dalla sua parte e l'avrebbe aiutato. E sia. Reagì.
Fu come se avesse sempre saputo farlo. Mosse la mano destra ad arco, velocemente, e il fiume rispose, sollevandosi a frusta sopra il ponte, sopra le loro teste e descrivendo una parabola perfetta, prima di colpire il ragazzo in pieno petto, scaraventandolo a terra.
Kylian riprese fiato, per un istante gli era mancato il respiro. Appoggiò un ginocchio a terra, ansimando. Non aveva idea del modo in cui c'era riuscito, ma era come se l'acqua l'avesse davvero ascoltato e avesse obbedito ai suoi comandi.
-BASTARDO!- gli urlò pieno di rabbia l’incappucciato prendendo a tossire e sputare acqua.

S’alzò il piedi aggrappandosi al parapetto: i piedi gli dolevano ancora. Non importava. Aveva un orgoglio da difendere e se ne voleva andare per i fatti suoi, lontano da quel ragazzino che aveva osato prendersene gioco. Gliel’avrebbe fatta pagare, eccome se gliel’avrebbe fatta pagare! Ma non in quel momento, non ora, serviva pazienza per una buona vendetta. Prese a camminare a passo deciso verso la città. Quei minuti fermo seduto lo avevano aiutato e adesso era un male sopportabile il suo.

Il norvegese lo fissò andarsene, senza preoccuparsi di ribattere per l'insulto. Si sedette sul parapetto del ponte, con i piedi a penzoloni sull'acqua che scorreva lì sotto. Doveva riordinare le idee, decisamente. Si sentiva parecchio scombussolato dopo aver evocato una frusta d'acqua. Se non l'avesse visto con i suoi occhi non ci avrebbe creduto. Che stesse diventando matto?
Forse sei davvero l’Arciere d’Acqua di cui parla la Vestale disse di nuovo la vocina nella sua testa.
Kylian si passò una mano tra i capelli, esasperato. Fantastico, aggiungiamo il disturbo di doppia personalità alla lista delle stranezze. Ora iniziava pure a discutere con sè stesso. Tutto ciò non aveva senso! Non poteva averne. Rimase un altro po' ad ascoltare il rumore dell'acqua che scorreva, poi si alzò per fare due passi, sperando di schiarirsi le idee.

Si nascose all’ombra del ponte, seduto sul marciapiede. Si tolse gli stivali neri ed appoggiò i piedi scalzi sulla pietra fresca dalla notte. Sospirò e si voltò a guardare il canale. Chissà se è potabile, ma non ce la faceva più a reggere la sete e adesso gli sembrava d’avere la gola graffiata da quanto doleva. Aveva l’impressione che neanche tutta l’acqua della scacchiera avrebbe potuto dissetarlo. A carponi si portò sulla riva ed immerse le mani a coppa. Si portò l’acqua alla bocca, l’assaporò: era fresca come appena sgorgata da una montagna. Quindi immerse la testa nel canale. Il gelo gli punzecchiò la pelle e provò una strana sensazione di piacere. Bevve fino a che non sentì la gola calmarsi, quindi tirò fuori la testa prendendo un respiro. L’aria in quel punto soffiava una lieve brezza e tutto ciò gli ricordò casa. Mise i piedi a bagno e si tirò giù il cappuccio bagnato. Inspirò e si lasciò cadere a terra. Certo, avrebbe preferito i suoi sterminati campi erbosi, ma non importava. Si fece inondare il volto dai raggi del sole e sentì il suo compagno ritirarsi infastidito.

Stava sdraiato sul bordo del canale, con i piedi a penzoloni nell'acqua, poteva vederlo benissimo da quel punto della strada. Kylian si chiese per l'ennesima volta se voleva affrontare davvero quella conversazione. Guardò l'acqua che scorreva accanto a lui, in quella specie di pittoresca e surreale Venezia medioevale. Prese un respiro profondo e si decise una volta per tutte ad inghiottire l'orgoglio. Fece un passo avanti, certo che l'altro l'avrebbe sentito arrivare. Infatti quello si tirò subito a sedere riportandosi il cappuccio in testa a velare gli occhi d’oscurità. Kylian fece comunque in tempo a vedere una ciocca di capelli rosso fuoco sul capo dell’incappucciato.

La presenza di Kylian lo turbava. Preferiva starsene per i fatti suoi e, invece, quello gli stava sempre intorno. Doveva essere probabilmente venuto a scoccargli un’altra frecciatina a proposito della discussione avuta sul ponte. Questa volta, però, era pronto a menar le mani se necessario pur di togliersi un seccatore di troppo. Con il fare scontroso che aveva imparato a mettere su a comando sbuffò un:- Che cavolo vuoi?-
- Vorrei che mi spiegassi cos'è questa storia. - iniziò:- Com'è che non sono più a casa mia, vedo immagini, ricordi che non sono miei, sento una voce che mi dice che sono l'Arciere di cui parla quella Vestale e posso compiere atti sovrannaturali, insomma... - riprese fiato dopo aver detto tutto il resto in fretta - Mi sembra di diventare matto... -
-Siediti.- rispose in tono impassibile. Aspettò qualche secondo per dargli il tempo d’agire. Quanto lo capisco! giocherellò con una mano nell’acqua:- Tu sei l’Arciere. Proprio per questo vedi quei ricordi che ora ti appartengono. Sei in uno stato di simbiosi con uno spirito che ha il nome, appunto, di Arciere.- fece una piccola pausa per permettere a Kylian di assimilare:- Devi solo imparare che cosa questo comporta ed a conviverci.- ritirò la mano dal canale ed attese le repliche.
- Quindi... - gli gettò un'occhiata dubbiosa - Non sono diventato matto tutto in un momento? -
L’incappucciato rimase in silenzio qualche secondo:- Non so se avere la doppia personalità con uno spirito sia fuori dalla categoria “pazzi”. Cosa sicura è che non sei l’unico.-
Kylian sospirò: - Meglio di niente. -
L’incappucciato rimase in silenzio: aveva passato tutto quello che Kylian provava e sapeva di non dover forzare la cosa. Se l’Arciere voleva sapere avrebbe chiesto, altrimenti non avrebbe ottenuto di più che le risposte già ascoltate. S’alzò e s’infilò gli stivali neri, quindi tornò sul bordo del canale.

- Da quant'è che sei qui? Sembra che tu ci conviva abbastanza bene con il tuo Spirito. - chiese poco dopo Kylian. Tanto valeva approfittare di quel momento in cui non si stavano urlando contro.
L’incappucciato sospirò:- Un po’ più d’un mese. Ma non so quanto sia sulla Terra. Ho avuto modo di notare che il tempo qui scorre in maniera diversa.- sbuffò:- Hai intenzione d’imparare a convivere con il tuo spirito tu?-
- Immagino che mi eviterebbe parecchi problemi e fastidi... - rispose, come se riflettesse ad alta voce.
- Non più di qualcuno. Certe pedine hanno la brutta abitudine di cercare di soggiogare i propri umani se questi inesperti. Altre no. La tua no. - quindi s’alzò per andarsene:- Se vuoi sapere altro vieni con me. Altrimenti sei liberissimo di fare come vuoi.-
Il norvegese rimase un secondo fermo sul posto, esitando. Non sapeva cosa fare. E non gli piaceva affatto. Sospirò, alzando gli occhi verso l'altro: - Cos'hai in mente? -.
L’incappucciato lo ignorò e continuò avviandosi verso i vicoli della città.
- Ehi! - esclamò Kylian, venendo ignorato per la seconda volta - Nico, aspetta! - ordinò. Gli era venuto spontaneo. Abbassò gli occhi al suo ciondolo. Come minimo gliel'avrebbe fatta pagare per avergli imposto un ordine. Ma doveva sapere.
   
 
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