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Autore: drawandwrite    23/01/2013    1 recensioni
Protagoniste di questa storia saranno Nagisa e Honoka, una buona parte sarà assegnata a Shogo Fujimura e farà la sua apparizione anche Hikari.
Dopo un lungo tempo di pace, le amiche sono ormai convinte di aver chiuso con l'esercito del male. Ma un avvenimento inaspettato le costringerà a sfoderare le loro armi migliori per contrastare l'ormai imminente ritorno del male. Per una sfortunata coincidenza Shogo verrà coinvolto e spetterà alle Pretty Cure trarlo in salvo senza farsi smascherare.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premettendo che motivi salutari e (soprattutto) scolastici mi hanno tenuta lontana dal PC, mi scuso per l’enorme ritardo di questo capitolo. Nonostante questo, spero che vi piaccia ^_^. Alla prossima!
 
Viblis agì all’istante, esibendosi in un assalto dall’inaspettata repentinità.
Nagisa però, la quale aveva alle spalle numerose battaglie che le avevano donato un’amara esperienza, vinse il terrore iniziale e riuscì a prevedere l’iniziativa della donna.
Si rese conto che Shogo non  si era schiodato dalla sua posizione e che, come se non bastasse, Viblis mirava infidamente a lui.
Nagisa si gettò allora sul ragazzo, scansandolo dalla traiettoria nemica ed evitandogli un tremendo attacco che andò schiantandosi brutalmente al suolo, mancandoli per miracolo.
-Che aspetti? Vattene!- Riuscì a gridare Nagisa, prima che anche Regine partisse all’offensiva, richiedendo un ulteriore intervento fulmineo della ragazza.
Shogo rovinò a terra e gemette di dolore, schiacciato dal peso del corpo di Nagisa.
Lei si scansò immediatamente, lo fece alzare a forza e lo spinse poco garbatamente, inducendolo energicamente a mettersi al riparo.
-Non voglio lasciarti da sola- Gridò Shogo opponendo una solida resistenza alle sollecitazioni della ragazza.
Nagisa era terrorizzata al pensiero che l’Esercito Del Male potesse anche solo torcergli un capello, e l’insulsa riluttanza a fuggire da parte del ragazzo riuscì solo a farla infuriare più di quanto non lo fosse già.
Sentì un’ondata di rabbia montarle il corpo. Resa cieca dalla collera, fu indotta ad agire senza pensare due volte alle conseguenze delle sue azioni: Prese per il colletto Shogo.
-Stupido!- Ringhiò sgolandosi.
L’espressione di Shogo che seguì il suo sfogo ebbe su di lei un effetto paragonabile ad uno schiaffo in pieno viso. Ma non se ne pentì; perché in tal modo era riuscita a riscuotere il ragazzo dall’ insensato torpore in cui era caduto.
 
Shogo rimase spiazzato.
Il comportamento del tutto inatteso di Nagisa lo aveva colpito come un maglio.
Poi però si costrinse a ragionare: c’era effettivamente un motivo in grado di spiegare la sua azione impulsiva; lui stesso poteva rivelarsi un pesante fardello e ostacolo per il combattimento di Nagisa.
Un attacco nemico di rinnovata potenza troncò la loro breve conversazione. Questa volta Shogo non si mostrò bisognoso dell’aiuto di Nagisa, ma riuscì a sottrarsi al pericolo con le proprie forze. Tuttavia L’onda d’urto lo travolse violentemente, facendogli mancare improvvisamente il solido terreno sotto i suoi piedi.
Il ragazzo cadde a terra qualche metro più distante, ma non riportò che botte o lividi di trascurabile dolore. Alzò il capo e incrociò gli occhi aurei di Nagisa: Erano rabbiosi, ma soprattutto traboccanti di preoccupazione.
Fu allora che Shogo ebbe chiaro ciò che doveva fare.
Forzò un mezzo sorrisetto e le fece l’occhiolino, quindi si alzò e sfrecciò via speditamente.
 
Nagisa non si era mai sentita tanto sollevata come in quel momento: la consapevolezza che Shogo stava per mettersi in salvo  era indubbiamente una delle cose che le diedero il coraggio per rialzarsi.
Regine stava per fiondarsi all’inseguimento del ragazzo, ma lei, armata di sassi e bastoni secchi colti dal terreno circostante, la fermò con grinta.
Viblis, dalla sua posizione sopraelevata, la incenerì con lo sguardo, palesando l’odio che provava.
Nagisa ingoiò: ora era davvero nei guai. Senza Honoka non poteva trasformarsi in Cure Black e per di più non era nemmeno nel pieno delle sue forze, poiché la sua caviglia le doleva ancora. Ma non aveva alcuna intenzione di arrendersi: la determinazione era l’unica cosa che le rimaneva in quel momento, e non voleva perderla.
Regine stava ancora urlando di dolore per il colpo di fortuna di Nagisa, che le aveva assicurato un molesto sasso nell’occhio destro. Non appena si fu ripresa tese un braccio con aggressività, mentre i lineamenti del viso venivano trasfigurati da una temibile ira incontrollata. Dalla spalla della donna si avviò un fascio di luce vermiglia, inizialmente quasi impercettibile e sottile come un filo, poi aumentò progressivamente, mutando in un raggio dal diametro di un palo. L’aria attorno al corpo della donna cominciò a tremolare, come se facesse terribilmente caldo.
In un battito di ciglia il fascio fu sprigionato in tutta la sua potenza.
I polmoni di Nagisa furono vuotati con violenza dall’impatto e un dolore lancinante le si radicò all’altezza del petto.
La ragazza si sforzò di aprire la bocca in cerca di ossigeno, ma le parve di avere la gola stretta come un ago e una lancia che le perforava lo sterno, riducendolo a pezzi.
Si lasciò cadere, incapace di reagire. Ma, nonostante la gravità agisse sul suo corpo, non crollò, bensì rimase appesa per lo sterno e finalmente si accorse che il suo corpo era attraversato da parte a parte dal fascio vermiglio di Regine.
Con un penoso colpo di tosse, Nagisa riprese a respirare, osò un patetico tentativo per opporsi alla forza del nemico; ma ogni minimo movimento le procurava un dolore straziante. Fu sollevata da terra lentamente e il suo sterno si ribellò con una scossa terribile. Improvvisamente venne trascinata nuovamente a terra e, mentre cadeva, prese via via velocità fino a paragonare quella di un corpo gettato dal secondo piano di un palazzo.
 L’impatto fu tremendo.
Sentì la crudele risata di Viblis sfumare, accompagnata dal proprio urlo di sofferenza, e qualsiasi altro rumore si attenuò. La luce del giorno prese a smorzarsi e una strana calma si impossessò di Nagisa. Le palpebre pesanti si chiusero, il respiro si fece più lento.
L’ultima cosa che ricordò fu che ogni centimetro del suo corpo le doleva da impazzire.
 
  
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